Grifone Sulle tracce della “Caretta caretta”

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giugno-agosto 2010
1
Grifone
** ISSN 1974-3645
Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA
“associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS
ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA
Giugno-Agosto 2010
ANNO XIX n. 3 (104)
Sulle tracce della “Caretta caretta”
di Fulvio Maffucci
segu
seguito del rilevamento delle tracce di risalita di “Caretta caretta” negli arenili di Vendicari, il 04 luglio e il 14 agosto c. a., al
compimento del 90° giorno dal primo accertamento delle tracce, il Dott. Fulvio Maffucci, della Stazione Zoologica A. Dorhn di Napoli,
ha ritenuto di verificare la presenza di nidi e catalogare eventualmente gli stessi. Pubblichiamo di seguito la sua relazione di servizio.
Il giorno 04/10/2010, il sottoscritto Dott. Maffucci Fulvio, della
difficoltose le operazioni di scavo.
Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, Ente pubblico di ricerca,
L’ultimo sito denominato “stazione prima”, corrispondente alla
accompagnato da Corrado Bianca Segretario Regionale dell’Ente
seconda risalita del 03/07/2010, mostrava le migliori potenzialità
Fauna Siciliana si è recato presso la RNO di Vendicari al fine di
per l’effettiva nidificazione della tartaruga marina. L’area delimitata
verificare l’effettiva nidificazione di Caretta caretta lungo queste
dai volontari dell’Ente Fauna era infatti a grande distanza dalla batcoste. Giunti in loco abbiamo in primo luogo controllato la disponibitigia e la sabbia aveva una granulometria idonea. Purtroppo, però,
lità di tutto il materiale e la strumentazione necessaria alla corretta
anche in questo caso lo scavo non ha portato alla luce alcun uovo.
apertura dei nidi ed alla catalogazione dei loro contenuti. Abbiamo,
E’ stato notato un netto cambiamento nella tipologia del substrato
quindi, predisposto un incubatrice per il mantenimento delle uova
e nel grado di umidità a circa 40 cm di profondità.
o degli esemplari ancora vivi che si saSulla base dell’ispezione effettuarebbero potuti trovare nel nido.
ta risulta che solo il sito denominato
Come da programma, alle ore 15.00,
“stazione seconda” presentava caratci siamo poi spostati in prossimità
teristiche chiaramente non idonee alla
dell’area di potenziale nidificazione ed
nidificazione sia in termini di prossimità
abbiamo avviato le procedure di scavo
alla battigia che di tipologia di substraalla presenza dei seguenti rappresentati
to. In particolare la limitata estensione
delle diverse autorità:
del litorale in questo punto e la forte
Dott. Filadelfo Brogna, Direttore RNO
presenza di vegetazione in profondità
Vendicari; Dott. Giovanni Galante, Riparrende molto difficile la costruzione del
tizione Faunistica Venatoria di Siracusa;
nido. Non è possibile, invece, deterCommissario Vincenzo Consiglio, Corpo
minare le ragioni che hanno portato
Forestale; Comandante Paolo Cascione,
all’abbandono della spiaggia negli altri
Capitaneria di Porto di Siracusa.
due tentativi in quanto le caratteristiLe operazioni si sono svolte sotto il
che macroscopiche dei siti appaiono
mio coordinamento e con il fattivo supadeguate. Al riguardo si ricorda che
Fasi della ricerca delle uova di “Caretta caretta”
porto dei volontari dell’Ente Fauna Sicil’esplorazione della spiaggia per la
liana e della Dott. Marianna Chimienti.
selezione del sito di nidificazione è
Il primo sito ad essere ispezionato è stato quello denominato
un tratto tipico del comportamento della tartaruga marina. Infatti
“stazione terza” e corrispondente alla risalita del 14/08/2010. La
sono riportati casi di risalite multiple dello stesso esemplare, anche
distanza dalla linea di battigia e la granulometria della sabbia
nel corso di una singola notte, e su un solo tratto di costa prima
risultavano ad un primo e macroscopico esame conformi a quelle
dell’effettiva deposizione delle uova.
presenti in siti idonei alla nidificazione. Lo scavo, avvenuto per
Alla luce delle informazioni raccolte è possibile ipotizzare il
tutta l’area delimitata dai volontari dell’Ente Fauna e per una
seguente scenario. L’area di Vendicari è stata oggetto di tentativi
profondità di circa 50 cm, ha evidenziato l’assenza di uova. In
di nidificazione ad opera, verosimilmente, di due esemplari di
profondità la sabbia risultava molto umida e con un’elevata preCaretta caretta. Il primo ha effettuato due risalite esplorative la
senza di egagrofile.
notte del 03/07/2010 prima di abbandonare questo sito. PlausibilAbbiamo quindi ispezionato il sito denominato “stazione semente si tratta dello stesso esemplare che ha nidificato nell’area di
conda” e corrispondente alla risalita del 03/07/2010 avvenuta in
Contrada Cicerata di Avola. Un secondo esemplare ha effettuato
prossimità del limite Sud della zona interdetta alla fruizione. L’area
una risalita esplorativa la notte del 14/08/2010 per poi andare a
delimitata era in vicinanza della linea di battigia ed a ridosso dello
nidificare quella stessa notte in località San Lorenzo. Si ipotizza
zoccolo dunale. Lo scavo, avvenuto con le stesse modalità del
che si tratti di due esemplari diversi a causa del periodo intercorso
precedente, evidenziava nuovamente l’assenza di uova. La fitta
tra i due eventi che è superiore all’intervallo di nidificazione medio
presenza di vegetazione ed egagrofile rendeva, però, molto più
per questa specie.
Grifone giugno-agosto 2010
La Tigre del Caspio
Panthera tigris virgata (Illiger, 1815):
un esempio moderno di Biologia
della conservazione
di Maurizio Siracusa
I
l rapido progresso tecnologico come il Cinghiale Sus scrofa Linnaeus,
degli ultimi decenni ha permesso, nel 1758, ed aveva l’abitudine di seguirne
campo della zoologia, l’utilizzo di nuovi gli spostamenti migratori; per questo
strumenti e metodologie sempre più ela- motivo il popolo kazako la chiamava
borate, sia negli studi sul campo che in “travelling leopard”.
Secondo Nowell e Jackson (1996)
quelli di laboratorio; ciò ha determinato
il consolidarsi di un corpo consistente l’ultima sua osservazione risale ai pridi nuove conoscenze che hanno avuto mi anni ’70 nella Valle Pyzandh, una
e continuano ad avere numerose riper- regione di confine tra Turkmenistan,
cussioni nelle scienze applicate, come Uzbekistan e Afghanistan.
Recentemente alcuni studiosi (Driad esempio quelle relative alla conserscoll
e collaboratori, 2009) dell’Univazione e gestione della vita selvatica.
versità
di Oxford e del US National
Com’è noto, a causa delle profonde
Cancer
Institute, Laboratorio di Getrasformazioni ambientali avvenute nel
nomic
Diversity
nel Maryland, hanno
secolo scorso, è attualmente in atto
un processo rapido di
estinzioni che interessa
un numero consistente
di specie vegetali ed animali, senza precedenti
in epoca storica. Ciò sta
intaccando profondamente anche quella che
è considerata la varietà
geografica delle stesse
con relativo impoverimento della variabilità
genetica.
Un esempio di ciò
è rappresentato da un
grosso Carnivoro, che
un tempo viveva anche Foto storica di Tigre del Caspio
nella Regione mediterranea: la Tigre Panthera
tigris (Linnaeus, 1758); questa specie esaminato campioni di tessuto di 20
nel passato aveva una distribuzione differenti tigri del Caspio, vissute in
molto ampia ed è stata suddivisa dagli natura, e conservate nelle collezioni
museali. Mediante metodologie che
studiosi in più sottospecie.
Una di queste, la Tigre del Caspio prevedono l’uso di DNA antico (aDNA)
Panthera tigris virgata (Illiger, 1815), e DNA mitocondriale (mDNA), sono
viveva in habitat forestali aperti e in stati effettuati confronti con materiale
foreste ripariali dall’ovest della Turchia genetico delle altre sottospecie di tigri
e sud dell’Iran nel Mar Caspio, e attra- attualmente viventi. Il lavoro giunge alla
verso l’Asia centrale fino al deserto di conclusione che non ci sono differenze
Takla Makan (Xinjiang, China). Si nu- apprezzabili (gli aplotipi dei due gruppi
triva principalmente di grossi Ungulati, differiscono solo per un singolo nucle-
2
otide) tra il DNA della Tigre del Caspio
e quello della Tigre dell’Amur (o siberiana) Panthera tigris altaica Temminck,
1844. L’analisi filogeografica suggerisce
inoltre che meno di 10.000 anni fa un
comune antenato dei due ceppi colonizzò l’Asia centrale e inoltre l’areale delle
due “sottospecie” non era disgiunto fino
agli inizi del ’900.
Gli autori concludono: “Depending
on further study of nuclear genes and
morphology, and in view of previous
equivocal or conflicting morphological
assessments, Caspian and Amur tigers
(Panthera tigris virgata, Illiger,1815 and
Panthera tigris altaica, Temminck, 1844,
respectively) might be considered as
synonymous under the prior Panthera
tigris virgata trinomial as prescribed by
the rules of the ICZN (1999), in which
case pronouncing the Caspian Tiger
extinct may have been premature”.
In Turchia sono state raccolte recentemente informazioni sulla presenza
della Tigre (Can, O. E. 2004. Status,
Conservation and Management of
Large Carnivores in Turkey. Council of
Europe. 29 Pp. Strasbourg, France); la
specie risulterebbe segnalata durante
gli anni ’80 e ’90 ed i ricercatori turchi
non escludono che andrebbero effettuate ricerche più approfondite per verificarne l’attuale
presenza.
La Tigre del Caspio non
sarebbe dunque estinta, ma
relegata in una porzione ristretta del suo antico areale
(quello ora occupato dalla
Tigre dell’Amur); gli individui
superstiti, come suggerito
dal Prof. Driscoll, sarebbero potenzialmente idonei
per eventuali programmi di
reintroduzione.
Questo esempio evidenzia come il continuo progredire delle conoscenze muta
radicalmente cognizioni note da
tempo e ciò permette di lavorare
con maggior rigore scientifico su problematiche complesse, non di facile
soluzione e dove spesso le nozioni a
disposizione sono ancora incomplete.
L’aggravarsi della crisi ambientale renderà nel futuro sempre più necessario
operare delle scelte a cui dare priorità,
queste dovranno essere prese con la
maggiore consapevolezza possibile
anche per non investire tempo, finanziamenti e sforzi su obbiettivi che possono
poi dimostrarsi non reali.
giugno-agosto 2010
3
L’allevamento in cattività
delle farfalle neotropicali
del genere Heliconius
(Nymphalidae Heliconiinae)
di Alessandro Marletta
T
ra tutte le specie di farfalle diurne, quelle del genere Heliconius sono
certamente tra le più facili da allevare
in cattività. Appartenenti alla famiglia
Nymphalidae e alla sottofamiglia
Heliconiinae, presentano colorazioni
molto vivaci e sono diffuse esclusivamente nelle aree tropicali ed equatoriali
dell’America centro-meridionale, dove
sono state descritte numerose sottospecie.
Il loro habitat elettivo è rappresentato dalle foreste pluviali, ma possono
frequentare anche aree antropizzate, in
particolare parchi e giardini ove crescano piante del genere Passiflora, delle
cui foglie si nutrono i bruchi.
Anche per la facilità di allevamento,
queste specie sono state oggetto di
svariati studi scientifici che hanno messo in evidenza numerosi e interessanti
aspetti della loro biologia. Molto noto, ad
esempio, è il loro mimetismo Mülleriano:
differenti specie non commestibili presentano una colorazione molto simile
al fine di ridurre le probabilità di essere
predate.
Le specie del genere Heliconius
sono molto allevate nelle case delle
farfalle e nelle serre di tutto il mondo,
in particolare sono molto diffuse Heliconius erato (fig. 1), H. melpomene (fig.
2), H. hecale ed H. charitonius.
Queste farfalle sono caratterizzate
da un volo lento e da grandi capacità
di adattamento ai piccoli spazi, pertanto, se non si dispone di una serra,
possono riprodursi ed essere allevate
facilmente anche in una gabbia di 2 x 2
x 1,5 m, purché si mantenga un’umidità
relativa dell’aria non inferiore al 70%
ed una temperatura compresa tra i 21
ed i 30°C.
Gli adulti si alimentano del nettare
Fig. 1 - Adulto di Heliconius erato
Fig. 2 - Adulto di Heliconius melpomene
Grifone
e del polline dei fiori di svariati generi
di piante, tra cui Lantana, Pentas,
Stachytarpheta, Heliotropium, Odontonema e Psiguria. Il polline viene
predigerito all’esterno della spiritromba
e costituisce un’importante fonte di aminoacidi, che permette a queste specie
di avere un’elevata longevità (fino a 3-4
mesi in cattività). In mancanza, o in carenza di fiori freschi, le farfalle possono
essere alimentate anche con nettare
artificiale, costituito da una soluzione
di saccarosio al 20%, che può essere
iniettata all’interno della corolla di fiori
freschi o artificiali, preferibilmente di
colore rosso o giallo. La deposizione
delle uova avviene esclusivamente su
Grifone giugno-agosto 2010
4
Fig. 3 – Bruco di Heliconius erato
germogli, foglie giovani o viticci di piante
del genere Passiflora, tra cui P. caerulea, P. biflora, P. edulis, P. serratifolia
e P. amethystina.
Ciascuna specie di Heliconius
è legata ad una o poche specie di
Passiflora. Ad esempio H. erato ed
H. charitonius depongono le uova
prevalentemente su P. biflora, mentre
H. melpomene preferisce P. edulis, P.
serratifolia e P. caerulea.
Alla temperatura di 25°C, le uova impiegano circa 4-6 giorni per schiudersi. I
bruchi di alcune specie (per esempio H.
erato) presentano tendenze cannibalistiche e di conseguenza vanno allevati
separatamente. In altre specie, come
Grifone
Fig. 4- Crisalide di Heliconius erato
H. melpomene, i bruchi appena nati
tendono invece a divorare le eventuali
uova non ancora schiuse, che quindi
vanno isolate prima della schiusa. I
rametti di Passiflora devono essere
sempre freschi e vanno cambiati ogni
2-3 giorni. E’ importante mantenere il
contenitore di allevamento ben pulito e
aerato per evitare l’insorgenza di malattie ed infezioni letali. Lo sviluppo dei
bruchi è molto rapido ed in circa 8-10
giorni essi raggiungono la massime
dimensioni.
I bruchi maturi hanno una colorazione biancastra con punteggiature scure
e spine nere (fig. 3). L’impupamento
avviene solitamente su rametti secchi,
O
Organo
Bimestrale dell’Ente Fauna Siciliana
“Associazione naturalistica di ricerca e conservazione”
“A
o semplicemente sotto il coperchio del
contenitore di allevamento. Le crisalidi
(fig.4), pendule, di colore bruno o grigiastro, presentano spine ed espansioni laminari che le rendono simili a
piccole foglie secche accartocciate.
Lo sfarfallamento degli adulti avviene
dopo circa 10 giorni, in base alla temperatura di allevamento. Entro uno o
due giorni avviene l’accoppiamento,
preceduto da un particolare rituale di
corteggiamento, in cui il maschio per
alcuni minuti si libra in volo a mezz’aria
sopra la femmina (posata con le ali
aperte), liberando su di essa paricolari
squamette impregnate di feromoni con
funzione attrattiva.
Hanno collaborato a questo numero
- Salvatore ARCIDIACONO, Segretario Sezione di Catania, E. F. S.
- Corrado BIANCA, Segretario Regionale dell’E.F.S.
- Filadelfo BROGNA, Dipartimento Regionale Azienda Regionale Foreste
Demaniali U.P.A. Siracusa - Regione Siciliana.
N. 3/93 reg. stampa - Tribunale di Siracusa
- Chiara COPAT, Dipartimento di Anatomia, “G.F. Ingrassia” - Università
di Catania.
- Francesco CORBETTA, già Ordinario di Botanica, Università dell’Aquila,
Direttore responsabile Corrado Bianca
direttore della rivista “Natura e Montagna”.
- Venera FERRITO, Dipartimento di Biologia Animale “M. La Greca”,
Responsabile di redazione Giorgio Sabella
Università di Catania.
- Carmelo FRUCIANO, Dipartimento di Biologia Animale “M. La Greca”,
Comitato di redazione Fabio Amenta, Marco Mastriani, Paolo Pantano, Università di Catania.
Alfredo Petralia, Francesco Ragonese, Paolino Uccello.
- Fulvio MAFFUCCI, Centro di recupero tartarughe marine Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.
Redazione e Amministrazione Via Sergio Sallicano, 74 - Noto (SR)
- Alessandro MARLETTA, Curatore della Casa delle Farfalle, Università
Tel. 338 4888822.
di Catania.
- Giuseppe MAZZARELLA, Delegato Sezione di Palazzolo A., E.F.S.
Versamenti sul c/c postale n. 11587961 intestati a: Ente Fauna Siciliana - Noto - Anna Maria PAPPALARDO, Dipartimento di Biologia Animale “M. La
Greca”, Università di Catania.
- Maurizio SIRACUSA, Dipartimento di Biologia Animale “M. La Greca”,
Sito: www.entefaunasiciliana.it - E-mail: [email protected]
Università di Catania.
- Concetta TIGANO, Dipartimento di Biologia Animale “M. La Greca”,
Università di Catania.
Realizzazione e stampa:
- Emanuele UCCELLO, Direttore della Biblioteca Naturalistica “Bruno
Due Elle - Siracusa - [email protected] - Tel. 339 7708276
Ragonese”.
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giugno-agosto 2010
come nelle vecchie pubblicità. Benché
la cava si possa definire “ricca d’acqua”, almeno rispetto alle pianure che
in estate diventano aride, la portata del
corso d’acqua è del tutto insufficiente a
generare movimento nella classica ruota verticale presente nei mulini dell’Italia
settentrionale.
L’astuzia popolare è tuttavia riuscita
a trovare un ottimo rimedio: si captava
l’acqua ad un’altezza superiore e, mediante canalizzazione, la si manteneva
tale fino in prossimità del mulino, qui
veniva convogliata per caduta su una
ruota verticale capace di ottenere forza
motrice anche da moderati salti di livello. Il movimento veniva poi trasmesso
Grifone
visita qualche vecchia abitazione, oppure qualche museo etnoantopologico, si
può ancora trovare il forno posizionato
accanto ad una struttura in muratura
utilizzata per la cottura: “a tannura”.
La cava ha anche una grande importanza naturalistica, come in tutte le
valli iblee la presenza d’acqua favorisce la presenza di una rigogliosa flora
di Giuseppe Mazzarella
ripariale.
Le caratteristiche microclimatiche
del comprensorio ibleo favoriscono la
crescita di una grande varietà di piante
spontanee, alcune addirittura endemil complesso dei Monti Iblei è coche, tanto da paragonare questo territostituito prevalentemente da calcari miorio come ad un giardino variegato.
cenici che formano spesso ampi tavolati
Nella parte alta della cava si può
incisi da numerose valli fluviali, chiamatrovare la tipica vegetazione
te localmente cave. Esse rapa gariga, lungo la strada che
presentano uno degli ambienti
costeggia la valle possiamo
più caratteristici dell’area iblea
riconoscere la valeriana rossa
e rivestono grande valore na(Centranthus ruber) con le sue
turalistico ed ambientale. Gran
splendide infiorescenze porpoparte dell’altopiano ibleo è forra, gli accattivanti fiorellini arantemente antropizzato a causa
cio della calendula (Calendula
delle varie colture agricole e dei
suffruticosa), le caratteristiche
pascoli per l’allevamento del
bocche di leone siciliane (Anbestiame. Gli ambienti naturali
tirrhinum siculum), la candida
si riscontrano prevalentemente
rosa di San Giovanni, o rosa di
nei tratti più impervi e poco acmacchia (Rosa sempervirens),
cessibili, soprattutto sul fondo
l’ampelodesma, o tagliamani
e lungo i versanti delle cave,
(Ampelodesmos mauritanicus),
tuttavia alcuni di questi ambienla comune edera (Hedera heti nel passato sono stati abitati Particolare della ruota idraulica fra le capelveneri (foto G. Mazzarella)
lix), ma anche la salsapariglia
dall’uomo.
(Smilax aspera), conosciuta
Una di queste valli è stato
pure con il nome di edera spioggetto di un’escursione della
nosa, l’erba vaiola (Cerinthe
delegazione dell’Ente Fauna
major), che in dialetto viene
Siciliana di Palazzolo Acreide,
chiamata sucameli in quanto
si tratta della cava del torrente
dai suoi fiori è possibile sugPurbella, uno degli affluenti del
gere il nettare, operazione
fiume Anapo.
compiuta spesso quando si era
Questa valle costeggia
bambini, ma anche la malva
il cimitero monumentale del
selvatica (Malva sylvestris) e
comune di Palazzolo Acreide
la piantaggine (Plantago lane si insinua, quasi incontamiceolata).
nata, verso est fino ad arrivare
Queste ultime due, insieme
a breve distanza dalla conal ficodindia (Opuntia ficustrada Bibbinello. In passato
indica) ed alla pluririnomate
quest’area era abitata e si
aloe, sono piante mucillagipossono ancora osservare le Un momento della visita al mulino (foto G. Mazzarella)
nose che nella civiltà contadina
tracce della presenza umana.
La sua ricchezza idrica e la sua imper- ad una mola mobile in pietra che, venivano utilizzate per curare tagli e
vietà ne hanno fatto il sito ideale per ruotando sopra un’altra mola fissa, per ferite cutanee, mentre per le scottature
l’installazione dei mulini ad acqua; ne frizione riusciva a macinare il grano e si impiegava una preparazione ottenuta dalla macerazione in olio dei fiori
sono presenti sei, tutti di proprietà pri- gli altri cereali.
Nella prima stanza del mulino era di iperico (Hypericum perforatum), o
vata tranne il quarto che, nel dicembre
2000, a cura del museo “I Luoghi del anche presente il forno a legna in pietra erba di San Giovanni, o scacciadiavoli:
Lavoro” di Buscemi, è stato restaurato per la preparazione del pane; impasto, l’uogghiu i piricò.
Molte di queste piante, infatti, in
nei suoi elementi tecnici riattivandone lavorazione e cottura, avvenivano in
l’antica meccanica molitoria. Non si casa secondo un rito ben preciso, non passato venivano usate a scopo medicitratta, tuttavia, del classico mulino ad deve quindi stupire di trovarlo anche nale, anziché andare in farmacia (lusso
acqua con la grande ruota verticale, all’interno del mulino. Ancora oggi, se si riservato ai più abbienti); i contadini
La valle
dei Mulini
I
Grifone giugno-agosto 2010
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VIAGGI IN SICILIA
Ricordi e sensazioni
L’Abete dei Nebrodi (Abies
nebrodensis) in un giardino
privato a Polizzi Generosa
di Francesco Corbetta
L
’affascinan t e p r o b le m a
dell’esistenza di questo emblematico
“endemismo” mi aveva sempre colpito
e, forse, la prima volta che ne ero venuto a conoscenza era stata grazie alla
lettura di una breve nota di Alessandro
Ghigi, che ne aveva fotografato due
o tre individui le cui possenti chiome
sporgevano dal muro di recinzione di
un giardino privato, a Polizzi Generosa,
sulle Madonie.
Forse si trattava degli stessi osservati agli inizi del ‘900 anche dal Mattei
che, per primo, ne aveva intuito la diversità dal ben più diffuso Abete bianco
(Abies alba) del continente che, lungo la
Penisola, scende sino all’Aspromonte.
Obietterà (peraltro giustamente)
qualcuno, Polizzi Generosa è sulle Madonie e allora perché l’Abete endemico
siciliano è detto dei “Nebrodi”? L’incongruenza l’ho avvertita anch’io più volte
e non ho trovato che una sola possibile
spiegazione: anticamente tutta la catena montuosa settentrionale era nota
come “Nebrodi” e solo in un secondo
tempo venne rivalutato il nome, più
specifico e locale di Madonie.
In ogni modo durante il mio periodo
a Catania decisi che una escursione per
fare conoscere ai miei studenti l’Abies
nebrodensis non poteva mancare e
così fu.
Trovare quel giardino a Polizzi Generosa, sulla semplice base dell’esistenza
di tre Abeti, non fu affatto facile, ma ad
Abies nebrodensis: due esemplari di Villa Casale
in Polizzi Generosa; esposizione sud-est; altitudine circa 800 m.
avevano imparato ad utilizzare molte
delle piante che nascevano spontanee
nei campi come rimedio contro gli im-
fitoterapia e fitoalimurgia.
Spostandoci nella parte più prossima al torrente le piante si fanno più
rigogliose e ritroviamo alberi tipici
della flora fluviale come il salice (Salix
pedicellata) e i pioppi (Populus alba e
Populus nigra). Tra le piante commestibili possiamo ritrovare il crescione
(Nasturtium officinale), la nepitella (Calamintha nepeta), l’ortica (Urtica dioica)
e la parietaria (Parietaria officinalis), o
erba i vientu, che tuttavia può essere
pericolosa per chi è allergico a questa
pianta.
Tra le altre specie vi sono pure la capelvenere (Adiantum capillus-veneris) e
varie altre felci, nonché numerosi fiorellini colorati come le margheritine (Bellis
perennis) e i fiori gialli dell’acetosella
(Oxalis acetosella) su cui svolazzano
bottinandole le cleopatre (Gonepteryx cleopatra), le vanesse del cardo
(Vanessa cardui) e le cavolaie (Pieris
brassicae), mentre sulle acque trasparenti del torrente planano le libellule, in
La rosa di macchia o rosa di San Giovanni (foto
G. Mazzarella)
previsti che potevano accadere. Non
solo, molte delle essenze spontanee
erano impiegate a scopo alimentare
attuando, a loro insaputa, quello che
oggi viene scientificamente chiamata
un tratto ecco le agognate “silhouettes”
sporgere dal muro di recinzione.
Naturalmente scattai anche la
immancabile foto ricordo ai piedi di
quegli alberi (anche se con la fastidiosa
interposizione fisica del muro). Di foto
di importanti soggetti ne ho fatte sicuramente a centinaia (e le ho perdute
quasi tutte) e mi dispiace moltissimo.
Mi sarebbe comunque dispiaciuto particolarmente perdere proprio questa, ma
dopo una lunga e faticosa ricerca l’ho
finalmente ritrovata a ricordarmi una
bellissima escursione sulle Madonie.
Cleopatra mentre bottina un fiore di acetosella
(foto G. Mazzarella)
particolare le Calopteryx virgo.
Un magnifico spettacolo di biodiversità che solo i più impervi anfratti del
nostro territorio può mostrarci in tutta
la sua incontaminata bellezza.
7
giugno-agosto 2010
Grifone
Poster presentato all’ultimo congresso dell’Unione Zoologica Italiana, svoltosi a Palermo dal 20 al 23 settembre 2010
Grifone giugno-agosto 2010
Dal “Giornale
di Bordo”
dell’Associazione
28 maggio 2010
Si chiude a Canicattini Bagni il IV
Corso di Etnobotanica, nell’occasione
tutti i corsisti hanno potuto gustare
alcune pietanze preparate con piante
mangerecce. Invitati alla festa il Sindaco del Comune di Canicattini Bagni e il
Segretario Regionale dell’Ente Fauna
Siciliana.
3 maggio 2010
Incontro presso la sede legale
dell’E.F.S tra il Segretario Regionale
Corrado Bianca e il Consigliere del
Comune di Noto Nino Sammito per
discutere del costruendo Centro Recupero per la fauna selvatica di S. Lucia
di Mendola.
7 maggio 2010
Riunione a Noto, presso il Convitto
Ragusa, sull’educazione ambientale organizzato dall’Arch. Giovanni Fugà. Ha
partecipato per l’Ente Fauna Siciliana
Paolo Pantano.
10-14 maggio 2010
Si svolge, presso il Centro Visitatori,
uno stage di preparazione per una classe V dell’Istituto “Principe di Napoli”.
14 maggio 2010
Nell’Aula Consiliare di Canicattini
Bagni si svolge un forum sul tema “La
tutela del cane- collaborazione tra enti
pubblici e associazioni”. Il Segretario
Regionale Corrado Bianca ha svolto una
relazione su “Impatto del randagismo
sulla fauna selvatica”.
15 giugno 2010
Riunione sul randagismo presso il
Comune di Canicattini Bagni, in relazione alla segnalazione nel territorio
comunale di un branco di cani randagi.
Il Comune ha convocato le forze di
polizia, l’A.S.P., le Associazioni per
attenzionare il problema. L’Ente Fauna
Siciliana era presente con il Segretario
Regionale.
23 giugno 2010
All’interno dell’A.M.P. del Plemmirio
viene realizzata, da Video Mediterraneo, un’intervista al Responsabile del
Corpo Guardie Ecologiche dell’E.F.S.
sul servzio di vigilanza svolta nell’Area
Marina Protetta.
3 luglio 2010
Nell’arenile di Vendicari rilevate, dai
volontari che partecipano al progetto
“Caretta caretta”, due tracce di risalita
della tartaruga durante la notte.
8
13 agosto 2010
Il Segretario Regionale ed il vice
dell’Ente Fauna Siciliana, visitano il
Campus Universitario di C.da Petracca, dove anche quest’anno gli studenti
hanno continuato le operazioni di scavo
nel sito archeologico.
14 agosto 2010
Si rilevano nell’arenile di Vendicari,
in prossimità di Cittadella, tracce di
risalita di tartaruga marina.
Tracce di “Caretta caretta”
26 agosto 2010
Incontro di lavoro tra il Segretario
Regionale Corrado Bianca ed il Direttore della R.N.O. Vendicari Filadelfo
Brogna, sulle attività da svolgere presso
il Centro Visitatori.
26-27-28 luglio 2010
Si è svolto a Vendicari, presso le
case Cittadella, il Campo Naturalistico
Estivo “Giovani Grifoni”, che ha visto 12
Foto di gruppo “Giovani Grifoni”
27 agosto 2010
Incontro, presso gli uffici dell’Azienda Foreste Demaniali di Siracusa, tra il
neo Dirigente Prov.le Carmelo Frittitta,
il Dott. Filadelfo Brogna, il Segretario
Regionale Corrado Bianca ed il vice
Paolino Uccello.
L’incontro è servito a pianificare i
rapporti di collaborazione.
Un momento del forum nell’Aula Consiliare di Canicattini Bagni
19 maggio 2010
Si riunisce a Noto, presso la sede
legale dell’E.F.S., la Giunta Regionale.
ragazzi partecipare alle attività naturalistiche (escursioni, ricerche, giochi) a
stretto contatto con la natura.
28 agosto 2010
Inizia, ad opera dei volontari
dell’E.F.S., il monitoraggio notturno dei
nidi di Caretta caretta.
giugno-agosto 2010
9
Attività delle
Sezioni
a cura di
Emanuele Uccello
DOMENICA 11 LUGLIO
Escursione di medio-alta difficoltà
Risalita del “Torrente Calcinara”
Durata: Mezza giornata; rientro ore 14,00
Equipaggiamento: Scarpe comode e costume da bagno
Contributo: € 5,00 (soci € 4,00)
Info: 347/9585052
Il tavolato ibleo, ricco di calcare, è particolarmente favorevole all’accumulo di acque
meteoriche che permettono a molteplici
piccoli corsi d’acqua e torrenti di esistere.
All’interno del comprensorio di Noto scorrono le acque del torrente Santa Chiara
che, immerse fra incantevoli gole naturali
e marmitte, arricchiscono il fondovalle della
omonima cava di rigogliosa vegetazione.
Grifone
Raduno: 08,30 Ingresso Palazzolo A. c/o
rifornimento Agip;
Durata: Mezza giornata;
Equipaggiamento: Scarpe comode e cappellino
Contributo: € 5,00 (soci € 4,00)
Info: 339/6681571
Partendo dalla sede dell’”Orto botanico ibleo”
(foto) percorreremo l’alta valle dell’Anapo
lungo il tracciato che fu della ferrovia a scartamento ridotto Siracusa- Ragusa-Vizzini.
Attraverso la strada carraia ottenuta dallo
smantellamanento dei binari si percorre la
maestosa valle, frutto della lenta erosione
delle acque del fiume Anapo. Questo è uno
dei cinque corsi d’acqua che, partendo da
Monte Lauro, da secoli scavano il tavolato
calcareo ibleo creando gli spettacolari
canyon conosciuti con il nome di “cave”. La
lussureggiante vegetazione di tipo ripariale
costituisce l’habitat ideale per la vita di numerose specie della flora e della fauna.
26 – 27 – 28 Luglio 2010
Campo Naturalistico Estivo “Giovani Grifoni”
nella R.N.O. Oasi Faunistica di Vendicari
In collaborazione con l’Azienda Foreste
Demaniali di Siracusa sarà realizzato il progetto: “Campo Naturalistico Estivo Giovani
Grifoni”.
Nella R.N.O. di Vendicari a contatto con la
natura, si svolgeranno diverse attività, escursioni, snorkeling, decoupage, documentari,
giochi ecc. Il campo sarà aperto a ragazzi
dagli 8 ai 12 anni.
Per informazioni telefonare al 338/4888822
Torrente Calcinara
Guida: Marco Mastriani
Raduno: ore 09,00 c/o Piazza S. Giovanni
– Siracusa
Durata: Mezza giornata; rientro ore 14,00
Equipaggiamento: Scarpe sportive e costume da bagno
Contributo: € 5,00 (soci € 4,00)
Info: 347/9585052
All’interno della R.N.O. “Pantalica Valle
dell’Anapo”, scorrono le acque del torrente
Calcinara, affluente del fiume Anapo. Fra
incantevoli gole e marmitte, è possibile risalire il torrente a nuoto fino alla nota Grotta
dei Pipistrelli, una delle cavità carsiche
più importanti che esistano nel meridione
d’Italia.
Lungo il percorso, entreremo all’interno
dell’acquedotto greco denominato Galermi,
voluto dal tiranno Gelone all’inizio del V sec.
a. C. e fatto costruire ai prigionieri cartaginesi e lungo ben 30 km. Le sue acque arrivano,
ancora oggi, fino a Siracusa e in particolare
sgorgano all’interno del parco archeologico
della Neapolis.
DOMENICA 18 LUGLIO
Escursione di medio-alta difficoltà
Trekking acquatico al “Torrente S. Chiara”
Guida: Marco Mastriani
Raduno: ore 08,30 c/o Piazza S. Giovanni
– Siracusa
Il torrente Santa Chiara, affluente del fiume
Asinaro, offre agli escursionisti la possibilità
di ristorarsi nelle sue acque e godere di
paesaggi di particolare fascino.
DOMENICA 25 LUGLIO
Escursione di lieve difficoltà
L’Alta valle dell’Anapo
Guida: Giuseppe Mazzarella
Orto botanico ibleo
DOMENICA 22 AGOSTO
Escursione di lieve difficoltà
Da “Eloro a Torre Vendicari”
Guida: Marco Mastriani
Raduno: ore 08,30 c/o Piazza S. Giovanni
– Siracusa
Durata: Mezza giornata; rientro ore 14,00
Equipaggiamento: Scarpe comode, cappellino, maschera e tubo da sub
Contributo: € 5,00 (soci € 4,00)
Grifone giugno-agosto 2010
Info: 347/9585052
È possibile percorrere tutta la R.N.O. di
Vendicari attraverso un sentiero costiero e
retrodunale che collega il confine nord, Eloro, con in confine sud, Cittadella dei Maccari,
lungo ben 8 km. Noi faremo solo metà del
percorso, ovvero 4 km, fermandoci a Torre
Vendicari, dove potremo visitare l’impianto
ellenistico per la lavorazione del Garum, la
tonnara, che risale ai primi del 1900 e serviva per la lavorazione e l’inscatolamento del
tonno, il Centro per visitatori con proiezioni
di filmati naturalistici e alla fine un bagno
lungo la costa di Vendicari, per osservare
i fondali della riserva. Lungo il percorso ci
fermeremo per fare il bagno all’incantevole
spiaggia di Calamosche.
DOMENICA 29 AGOSTO
Escursione di medio-alta difficoltà
Risalita del “Torrente Calcinara”
Guida: Paolino Uccello
Raduno: ore 08,30 ingresso Canicattini
Bagni c/o rifornimento Erg
Durata: Mezza giornata
Equipaggiamento: Scarpe sportive e costume da bagno
Contributo: € 5,00 (soci € 4,00)
Info: 339/2994857, 338/1914975
La risalita del torrente Calcinara, il maggiore
affluente del fiume Anapo, è sicuramente
uno dei percorsi di trekking acquatico più
emozionanti che si possano fare nelle cave
iblee nel periodo estivo. Questo torrente
deve il suo nome alla particolarità delle sue
acque, ricche di calcite ed è probabile che
tale termine derivi dall’arabo. Incassato nelle
strette e suggestive gole della R.N.O. “Pantalica/Valle dell’Anapo”, offre incantevoli e
suggestivi paesaggi ricchi di vegetazione
ripale.
DOMENICA 05 SETTEMBRE
Escursione di lieve difficoltà
Cassaro “Porta di Pantalica”
Guida: Concetto Giuliano
Raduno: ore 8,00 c/o Piazza Melbourne –
Floridia
Durata: Mezza giornata
Equipaggiamento: Scarpe comode, borraccia e cappellino
Contributo: € 5,00 (soci € 4,00)
Info: 338/9595568; 333/3619736
L’odierna Cassaro, l’antica “Cacyrum”, è una
zona abitata da tempi remotissimi, come
testimonia la presenza nelle immediate
vicinanze di tombe molto antiche. Queste
tombe si trovano in contrada S. Ranieri,
uscendo dal rione San Antonio, e sono la
testimonianza della presenza di un villaggio
preistorico Siculo.
Questa località durante il periodo arabo
venne chiamata “Kasr” per via del castello
che ivi esisteva e di cui oggi sono ancora
visibili le rovine e le opere sopravvissute ai
due terremoti del 1542 e del 1693. Diversi
storici testimoniano che Cassaro fu dominata dai re normanni (1085) ed in seguito da
numerosi baroni, tra cui Francesco Alcassar
e Giovanni di Cassaro.
Durante la visita scenderemo a valle per una
stradina che conduce all’ingresso di Pantalica, il “Ponte di Cassaro” e, proseguendo
sulla sterrata, giungeremo ad una zona di
sosta posta sotto un’estesa area boschiva
dove potremo ammirare una bella lecceta.
DOMENICA 12 SETTEMBRE
Escursione di lieve difficoltà
Noto: Il “Cenobio di S. Marco”
Guida: Marco Mastriani
Raduno: ore 08,30 c/o Piazza S. Giovanni
– Siracusa
Durata: Mezza giornata; rientro ore 14,00
Equipaggiamento: Scarpe comode e cappellino;
Contributo: € 5,00 (soci € 4,00)
Info: 347/9585052
Nella parte alta del fiume San Marco, presso
Noto, è situata una delle chiese rupestri più
interessanti e probabilmente la più grande
esistente negli Iblei: il Cenobio di San Marco.
Questa chiesa, le cui pareti un tempo erano
tutte affrescate, è stata studiata ed analizzata dal noto archeologo di Rovereto, Paolo
Orsi, il quale ipotizzò l’esistenza del sito già
in periodo cristiano e poi successivamente
riutilizzato in periodo bizantino.
Adiacenti al sito, sono presenti alcune tombe ad arcosolio, che testimoniano la presenza di comunità cristiane.
DOMENICA 19 SETTEMBRE
Escursione di lieve difficoltà
Santolio “Le terre dell’ex Feudo Tachartini”
Guida: Concetto Giuliano
Raduno: ore 8,30 c/o Piazza Melbourne –
Floridia
Durata: Mezza giornata
Equipaggiamento: Scarpe comode, borraccia e cappellino
Contributo: € 5,00 (soci € 4,00)
Info: 338/9595568; 333/3619736
Porta di Pantalica
10
Santolio o San Lio, ex feudo in territorio
di Noto, è una splendida e rigogliosa area
esplorata da Paolo Orsi e da Joseph Fuhrer
tra il 1895 e il 1904, i quali ritennero che tutto
l’altopiano fosse stato occupato da villaggi di
varia estensione dai Siculi poi dai Bizantini,
che dovettero difendersi dalla conquista
araba. In tutto l’altopiano la presenza della
comunità cristiana è ben attestata dai resti di
abitazioni e necropoli e dalla toponomastica
relativa al culto bizantino dei santi (San
Lio, San Marco, Santa Maria, San Nicola,
etc.).
Lungo il percorso un limpido ed incontaminato corso d’acqua fa da scenario naturale
all’escursione.
DOMENICA 26 SETTEMBRE
Escursione di lieve difficoltà
La Grotta di San Nicola e il Bosco Pisano
Guida: Marco Mastriani
Raduno: ore 08,30 c/o Piazza S. Giovanni
– Siracusa
Durata: Mezza giornata; rientro ore 14,00
Equipaggiamento: Scarpe comode e cappellino
Contributo: € 5,00 (soci € 4,00)
Info: 347/9585052
La grotta di San Nicola, ubicata a 1 km
dal paese di Buccheri, è costituita da due
ambienti affiancati di dimensioni ridotte,
aperti ad ovest e preceduti da un vestibolo
rettangolare, in parte crollato.
Originariamente quasi tutte le pareti della
grotta dovevano essere affrescate, ma pochi
sono i pannelli che rimangono visibili. Si
riconosce ancora la figura di San Nicola, in
abiti vescovili, barbato e con il nimbo giallo.
L’escursione ci porterà anche all’interno del
bosco Pisano, dove nel 1991 è stata scoperta la Zelkova sicula, una pianta endemica
che ancora oggi riesce a sopravvivere in
questa affascinante sughereta.
11
giugno-agosto 2010
Etnobotanica. 23
di Salvatore Arcidiacono
L’erba dei
porcelli
L
a Porcellana (Portulaca oleracea) (fig. 1) è un’erba annuale che, da
giugno a settembre, cresce sia negli incolti che nelle colture irrigue (agrumeti,
orti, ecc.). In questi agrosistemi si comporta da infestante, in quanto mostra
una strepitosa capacità disseminativa
e crea sottrazione di cibo alle piante in
coltura.
La pianta, in tutti i suoi organi aerei, ha una costituzione
succulenta ed è provvista di un
vasto apparato radicale che
si estende sotto terra in cerca
di acqua. Produce piccoli fiori
gialli, dai quali maturano frutticini
a capsula, forniti di valve che
si aprono a scatto per liberare
piccolissimi semi neri e durissimi, i quali vengono disseminati
attivamente dalle formiche.
Il suo nome in lingua - “porcellana”- non ha nulla a che vedere con la nota ceramica, bensì
con i porci, i quali la prediligono
come alimento a ragione della
sua succulenza. Quest’ultima
proprietà della pianta è dovuta
alla capacità di trattenere l’acqua, la qual cosa la rende fresca
al nostro palato anche nei mesi
caldi, quando gli altri erbaggi
sono secchi. Da qui la destinazione che l’uomo ne ha fatto
come verdura mangereccia. In
Sicilia, dove è detta Pucciddana, Purcillana, Purciaca, Erva
rassa, Pirciaca, Burdulaca, per
siffatti fini eduli, si raccolgono i
suoi apici vegetativi (giummiteddi) per preparare con essi
godibili insalate crude, mescolandoli
con pomodoro, origano e basilico e condendoli con sale, olio e aceto. In queste
saporite pietanze, oltre alle cime della
nostra pianta, vanno aggiunti anche i
Fig. 1 - Porcellana (Portulaca oleracea), pianta
con portamento decombente.
suoi fusticini (zucchi), che sono cavi e
carnosetti. Nella raccolta della Porcel-
lana, destinata alle suddette insalate,
occorre fare attenzione allo sviluppo
della pianta, visto che essa, a maturità,
è sdraiata (abbiata ‘nterra), mentre da
poco germinata il suo caule ha un por-
Grifone
tamento ascendente. Questo è proprio il
momento (quan’è all’aria) per raccoglie
l’erbaggio e giammai quando, prostrato,
è carico dei suoi minuscoli frutti, dentro i
quali si annidano i semi già menzionati,
che sono tenacissimi e fastidiosissimi
alla commestibilità, poiché s’insinuano
fra i denti.
Dunque, nella nostra tradizione
alimurgica, la Porcellana viene usata
come verdura cruda rinfrescante per
preparare festose insalate estemporanee. Come s’è accennato, essa cresce
allo stato selvatico, nociva alle colture;
pertanto è impensabile supporre un
qualsiasi cenno della sua coltivazione. Di contro in tutta Europa (è pianta
cosmopolita) la Porcellana, oltre che
essere raccolta come erba spontanea,
viene coltivata e commerciata. Qui è
consumata, oltre che cruda, anche
lessata oppure fritta con una adatta
pastella od ancora saltata in padella,
nonché aggiunta alle minestre o agli
stufati per impartire loro la giusta
s consistenza. Inoltre le sue
foglie
e i suoi carnosi rametti
f
si
s conservano sottoaceto o in
salamoia
per essere adoperati
s
come
condimento, al pari dei
c
boccioli
di Cappero.
b
Come s’è detto precedentemente,
la Porcellana è enort
memente
diffusa nelle nostre
m
aree
coltivate; da qui il motto
a
vernacolo
“si pedi, pedi, comu
v
a pucciddana”; riferito a persona
n invadente che infastidisce
con
c la sola presenza. Malgrado
siffatta
invasiva presenza dels
la
l nostra pianta, essa non è
specie
indigena, ma proviene
s
dall’Asia
meridionale, dove già
d
3000
anni fa era stata ridotta a
3
coltura
e da dove s’è diffusa in
c
tutto
il mondo.
t
Per concludere una curiosità
t linguistica. Il nome scientifico
del
d genere - “portulaca”-, che
gli
g fu dato da Linneo nel secolo
XVIII,
presenta una etimologia
X
oscura.
Secondo alcuni l’auo
tore
glielo avrebbe attribuito
t
ricavandolo
dal latino portula
r
= porticina, con riferimento
alle
a valve dalla capsula che si
aprono
di scatto; secondo altri
a
lo avrebbe derivato da Dioscoride (I sec.
d. C.) che la faceva discendere plausibilmente da porcus = genitali femminili; in
quanto adoperata nella antica medicina
nelle complicazioni post parto.
Grifone giugno-agosto 2010
12
Dall’ampelodesma
alle sculture
di paglia
I
l Centro Visitatori della R.N.O.
Vendicari si arricchisce di due manufatti raffiguranti l’attività di pesca del
tonno. Una riproduzione delle reti della
tonnara realizzata magistralmente in
ampelodesma (liama) (Fig. 1) da Michele Nanzarelli, esperto speleologo
e Guida Naturalistica dell’Ente Fauna
Siciliana.
L’altro manufatto raffigura la mattanza, realizzata dalla sig.ra Concetta
Amenta con gli steli del grano (Fig. 2).
L’arte dei “canniscia ri usa”, ceste
realizzate con i culmi, ormai caduta
in disuso, era un tempo molto diffusa
presso le famiglie contadine. Essa nacque dal bisogno di riporre in appositi recipienti alimenti secchi, utensili e biancheria e proprio per questo motivo le
ceste variavano in grandezza e forma.
Comune era “ a cruedda”, grande cesta
robusta e compatta dalla base circolare, o ovale, e dai bordi che verso l’alto
si restringevano lasciando un’apertura
rotonda per introdurre il pane, tale
apertura era provvista talvolta di un
coperchio. Non mancava il cestino portaposate nel cassetto del tavolo rotondo
e altre ceste più grandi, utilizzate per
la pasta fresca, per
i biscotti fatti
in casa,
o altri
Fig. 2 - La mattanza in fusi di grano
alcuni dei quali
dolci
Fig. 1 - La tonnara in ampelodesma
decorati anche con
tipici ed
cartoline, che talvolta reinoltre un’ampia
cesta, dalla manifattura più raffinata, galava a qualche amica emigrante
dove si conservava la biancheria della come ricordo della terra natia. In
seguito, come la maggior parte
sposa.
La lavorazione delle ceste veniva delle sue coetanee, ha abbandonato
praticata dalle donne in tempo di mieti- questa tradizione per un lungo petura. Dopo aver raccolto le spighe, esse riodo, sia per altri interessi, sia per
selezionavano quelle dallo stelo più la difficoltà di procurarsi gli steli a
lungo e, separando le spighe dagli steli, causa della meccanizzazione della
procedevano alla realizzazione della ce- mietitura.
Oggi, oltre alle ceste, con la stessta. La tecnica seguita era semplice, ma
impegnativa e faticosa, e richiedeva mol- sa tecnica crea figure stilizzate in cui
ti giorni di lavoro, in base alla grandezza rievoca quadri di vita contadina. Una
dell’oggetto. Gli steli, opportunamente creazione del tutto singolare e unica
ripuliti ed inumiditi, venivano raggruppati nel suo genere è il “presepe ri usa”,
e legati in due modi: o con gli stessi steli molto apprezzato dai visitatori, esso è
utilizzando un piccolo ferro ricurvo (quel- composto da circa 40 personaggi che,
lo usato per fissare i capelli a tupè), o con oltre alla natività, rappresentano arti e
l’ago e lo spago per rendere la cesta più mestieri di un tempo.
Alcuni esemplari si possono ammisolida nel tempo. La signora Concetta Amenta fin da rare al Museo Etnografico di Buscemi e
piccola ha avu- alla Casa Museo “A. Uccello” di Palazto la passione zolo Acreide; ultimamente ha realizzato
per quest’arte, la “Mattanza” che è esposta nel Centro
creando parti- Visitatori della R.N.O. Vendicari.
C. B.
colari cestini,
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