giugno-agosto 2010 1 Grifone ** ISSN 1974-3645 Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA “associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA Giugno-Agosto 2010 ANNO XIX n. 3 (104) Sulle tracce della “Caretta caretta” di Fulvio Maffucci segu seguito del rilevamento delle tracce di risalita di “Caretta caretta” negli arenili di Vendicari, il 04 luglio e il 14 agosto c. a., al compimento del 90° giorno dal primo accertamento delle tracce, il Dott. Fulvio Maffucci, della Stazione Zoologica A. Dorhn di Napoli, ha ritenuto di verificare la presenza di nidi e catalogare eventualmente gli stessi. Pubblichiamo di seguito la sua relazione di servizio. Il giorno 04/10/2010, il sottoscritto Dott. Maffucci Fulvio, della difficoltose le operazioni di scavo. Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, Ente pubblico di ricerca, L’ultimo sito denominato “stazione prima”, corrispondente alla accompagnato da Corrado Bianca Segretario Regionale dell’Ente seconda risalita del 03/07/2010, mostrava le migliori potenzialità Fauna Siciliana si è recato presso la RNO di Vendicari al fine di per l’effettiva nidificazione della tartaruga marina. L’area delimitata verificare l’effettiva nidificazione di Caretta caretta lungo queste dai volontari dell’Ente Fauna era infatti a grande distanza dalla batcoste. Giunti in loco abbiamo in primo luogo controllato la disponibitigia e la sabbia aveva una granulometria idonea. Purtroppo, però, lità di tutto il materiale e la strumentazione necessaria alla corretta anche in questo caso lo scavo non ha portato alla luce alcun uovo. apertura dei nidi ed alla catalogazione dei loro contenuti. Abbiamo, E’ stato notato un netto cambiamento nella tipologia del substrato quindi, predisposto un incubatrice per il mantenimento delle uova e nel grado di umidità a circa 40 cm di profondità. o degli esemplari ancora vivi che si saSulla base dell’ispezione effettuarebbero potuti trovare nel nido. ta risulta che solo il sito denominato Come da programma, alle ore 15.00, “stazione seconda” presentava caratci siamo poi spostati in prossimità teristiche chiaramente non idonee alla dell’area di potenziale nidificazione ed nidificazione sia in termini di prossimità abbiamo avviato le procedure di scavo alla battigia che di tipologia di substraalla presenza dei seguenti rappresentati to. In particolare la limitata estensione delle diverse autorità: del litorale in questo punto e la forte Dott. Filadelfo Brogna, Direttore RNO presenza di vegetazione in profondità Vendicari; Dott. Giovanni Galante, Riparrende molto difficile la costruzione del tizione Faunistica Venatoria di Siracusa; nido. Non è possibile, invece, deterCommissario Vincenzo Consiglio, Corpo minare le ragioni che hanno portato Forestale; Comandante Paolo Cascione, all’abbandono della spiaggia negli altri Capitaneria di Porto di Siracusa. due tentativi in quanto le caratteristiLe operazioni si sono svolte sotto il che macroscopiche dei siti appaiono mio coordinamento e con il fattivo supadeguate. Al riguardo si ricorda che Fasi della ricerca delle uova di “Caretta caretta” porto dei volontari dell’Ente Fauna Sicil’esplorazione della spiaggia per la liana e della Dott. Marianna Chimienti. selezione del sito di nidificazione è Il primo sito ad essere ispezionato è stato quello denominato un tratto tipico del comportamento della tartaruga marina. Infatti “stazione terza” e corrispondente alla risalita del 14/08/2010. La sono riportati casi di risalite multiple dello stesso esemplare, anche distanza dalla linea di battigia e la granulometria della sabbia nel corso di una singola notte, e su un solo tratto di costa prima risultavano ad un primo e macroscopico esame conformi a quelle dell’effettiva deposizione delle uova. presenti in siti idonei alla nidificazione. Lo scavo, avvenuto per Alla luce delle informazioni raccolte è possibile ipotizzare il tutta l’area delimitata dai volontari dell’Ente Fauna e per una seguente scenario. L’area di Vendicari è stata oggetto di tentativi profondità di circa 50 cm, ha evidenziato l’assenza di uova. In di nidificazione ad opera, verosimilmente, di due esemplari di profondità la sabbia risultava molto umida e con un’elevata preCaretta caretta. Il primo ha effettuato due risalite esplorative la senza di egagrofile. notte del 03/07/2010 prima di abbandonare questo sito. PlausibilAbbiamo quindi ispezionato il sito denominato “stazione semente si tratta dello stesso esemplare che ha nidificato nell’area di conda” e corrispondente alla risalita del 03/07/2010 avvenuta in Contrada Cicerata di Avola. Un secondo esemplare ha effettuato prossimità del limite Sud della zona interdetta alla fruizione. L’area una risalita esplorativa la notte del 14/08/2010 per poi andare a delimitata era in vicinanza della linea di battigia ed a ridosso dello nidificare quella stessa notte in località San Lorenzo. Si ipotizza zoccolo dunale. Lo scavo, avvenuto con le stesse modalità del che si tratti di due esemplari diversi a causa del periodo intercorso precedente, evidenziava nuovamente l’assenza di uova. La fitta tra i due eventi che è superiore all’intervallo di nidificazione medio presenza di vegetazione ed egagrofile rendeva, però, molto più per questa specie. Grifone giugno-agosto 2010 La Tigre del Caspio Panthera tigris virgata (Illiger, 1815): un esempio moderno di Biologia della conservazione di Maurizio Siracusa I l rapido progresso tecnologico come il Cinghiale Sus scrofa Linnaeus, degli ultimi decenni ha permesso, nel 1758, ed aveva l’abitudine di seguirne campo della zoologia, l’utilizzo di nuovi gli spostamenti migratori; per questo strumenti e metodologie sempre più ela- motivo il popolo kazako la chiamava borate, sia negli studi sul campo che in “travelling leopard”. Secondo Nowell e Jackson (1996) quelli di laboratorio; ciò ha determinato il consolidarsi di un corpo consistente l’ultima sua osservazione risale ai pridi nuove conoscenze che hanno avuto mi anni ’70 nella Valle Pyzandh, una e continuano ad avere numerose riper- regione di confine tra Turkmenistan, cussioni nelle scienze applicate, come Uzbekistan e Afghanistan. Recentemente alcuni studiosi (Driad esempio quelle relative alla conserscoll e collaboratori, 2009) dell’Univazione e gestione della vita selvatica. versità di Oxford e del US National Com’è noto, a causa delle profonde Cancer Institute, Laboratorio di Getrasformazioni ambientali avvenute nel nomic Diversity nel Maryland, hanno secolo scorso, è attualmente in atto un processo rapido di estinzioni che interessa un numero consistente di specie vegetali ed animali, senza precedenti in epoca storica. Ciò sta intaccando profondamente anche quella che è considerata la varietà geografica delle stesse con relativo impoverimento della variabilità genetica. Un esempio di ciò è rappresentato da un grosso Carnivoro, che un tempo viveva anche Foto storica di Tigre del Caspio nella Regione mediterranea: la Tigre Panthera tigris (Linnaeus, 1758); questa specie esaminato campioni di tessuto di 20 nel passato aveva una distribuzione differenti tigri del Caspio, vissute in molto ampia ed è stata suddivisa dagli natura, e conservate nelle collezioni museali. Mediante metodologie che studiosi in più sottospecie. Una di queste, la Tigre del Caspio prevedono l’uso di DNA antico (aDNA) Panthera tigris virgata (Illiger, 1815), e DNA mitocondriale (mDNA), sono viveva in habitat forestali aperti e in stati effettuati confronti con materiale foreste ripariali dall’ovest della Turchia genetico delle altre sottospecie di tigri e sud dell’Iran nel Mar Caspio, e attra- attualmente viventi. Il lavoro giunge alla verso l’Asia centrale fino al deserto di conclusione che non ci sono differenze Takla Makan (Xinjiang, China). Si nu- apprezzabili (gli aplotipi dei due gruppi triva principalmente di grossi Ungulati, differiscono solo per un singolo nucle- 2 otide) tra il DNA della Tigre del Caspio e quello della Tigre dell’Amur (o siberiana) Panthera tigris altaica Temminck, 1844. L’analisi filogeografica suggerisce inoltre che meno di 10.000 anni fa un comune antenato dei due ceppi colonizzò l’Asia centrale e inoltre l’areale delle due “sottospecie” non era disgiunto fino agli inizi del ’900. Gli autori concludono: “Depending on further study of nuclear genes and morphology, and in view of previous equivocal or conflicting morphological assessments, Caspian and Amur tigers (Panthera tigris virgata, Illiger,1815 and Panthera tigris altaica, Temminck, 1844, respectively) might be considered as synonymous under the prior Panthera tigris virgata trinomial as prescribed by the rules of the ICZN (1999), in which case pronouncing the Caspian Tiger extinct may have been premature”. In Turchia sono state raccolte recentemente informazioni sulla presenza della Tigre (Can, O. E. 2004. Status, Conservation and Management of Large Carnivores in Turkey. Council of Europe. 29 Pp. Strasbourg, France); la specie risulterebbe segnalata durante gli anni ’80 e ’90 ed i ricercatori turchi non escludono che andrebbero effettuate ricerche più approfondite per verificarne l’attuale presenza. La Tigre del Caspio non sarebbe dunque estinta, ma relegata in una porzione ristretta del suo antico areale (quello ora occupato dalla Tigre dell’Amur); gli individui superstiti, come suggerito dal Prof. Driscoll, sarebbero potenzialmente idonei per eventuali programmi di reintroduzione. Questo esempio evidenzia come il continuo progredire delle conoscenze muta radicalmente cognizioni note da tempo e ciò permette di lavorare con maggior rigore scientifico su problematiche complesse, non di facile soluzione e dove spesso le nozioni a disposizione sono ancora incomplete. L’aggravarsi della crisi ambientale renderà nel futuro sempre più necessario operare delle scelte a cui dare priorità, queste dovranno essere prese con la maggiore consapevolezza possibile anche per non investire tempo, finanziamenti e sforzi su obbiettivi che possono poi dimostrarsi non reali. giugno-agosto 2010 3 L’allevamento in cattività delle farfalle neotropicali del genere Heliconius (Nymphalidae Heliconiinae) di Alessandro Marletta T ra tutte le specie di farfalle diurne, quelle del genere Heliconius sono certamente tra le più facili da allevare in cattività. Appartenenti alla famiglia Nymphalidae e alla sottofamiglia Heliconiinae, presentano colorazioni molto vivaci e sono diffuse esclusivamente nelle aree tropicali ed equatoriali dell’America centro-meridionale, dove sono state descritte numerose sottospecie. Il loro habitat elettivo è rappresentato dalle foreste pluviali, ma possono frequentare anche aree antropizzate, in particolare parchi e giardini ove crescano piante del genere Passiflora, delle cui foglie si nutrono i bruchi. Anche per la facilità di allevamento, queste specie sono state oggetto di svariati studi scientifici che hanno messo in evidenza numerosi e interessanti aspetti della loro biologia. Molto noto, ad esempio, è il loro mimetismo Mülleriano: differenti specie non commestibili presentano una colorazione molto simile al fine di ridurre le probabilità di essere predate. Le specie del genere Heliconius sono molto allevate nelle case delle farfalle e nelle serre di tutto il mondo, in particolare sono molto diffuse Heliconius erato (fig. 1), H. melpomene (fig. 2), H. hecale ed H. charitonius. Queste farfalle sono caratterizzate da un volo lento e da grandi capacità di adattamento ai piccoli spazi, pertanto, se non si dispone di una serra, possono riprodursi ed essere allevate facilmente anche in una gabbia di 2 x 2 x 1,5 m, purché si mantenga un’umidità relativa dell’aria non inferiore al 70% ed una temperatura compresa tra i 21 ed i 30°C. Gli adulti si alimentano del nettare Fig. 1 - Adulto di Heliconius erato Fig. 2 - Adulto di Heliconius melpomene Grifone e del polline dei fiori di svariati generi di piante, tra cui Lantana, Pentas, Stachytarpheta, Heliotropium, Odontonema e Psiguria. Il polline viene predigerito all’esterno della spiritromba e costituisce un’importante fonte di aminoacidi, che permette a queste specie di avere un’elevata longevità (fino a 3-4 mesi in cattività). In mancanza, o in carenza di fiori freschi, le farfalle possono essere alimentate anche con nettare artificiale, costituito da una soluzione di saccarosio al 20%, che può essere iniettata all’interno della corolla di fiori freschi o artificiali, preferibilmente di colore rosso o giallo. La deposizione delle uova avviene esclusivamente su Grifone giugno-agosto 2010 4 Fig. 3 – Bruco di Heliconius erato germogli, foglie giovani o viticci di piante del genere Passiflora, tra cui P. caerulea, P. biflora, P. edulis, P. serratifolia e P. amethystina. Ciascuna specie di Heliconius è legata ad una o poche specie di Passiflora. Ad esempio H. erato ed H. charitonius depongono le uova prevalentemente su P. biflora, mentre H. melpomene preferisce P. edulis, P. serratifolia e P. caerulea. Alla temperatura di 25°C, le uova impiegano circa 4-6 giorni per schiudersi. I bruchi di alcune specie (per esempio H. erato) presentano tendenze cannibalistiche e di conseguenza vanno allevati separatamente. In altre specie, come Grifone Fig. 4- Crisalide di Heliconius erato H. melpomene, i bruchi appena nati tendono invece a divorare le eventuali uova non ancora schiuse, che quindi vanno isolate prima della schiusa. I rametti di Passiflora devono essere sempre freschi e vanno cambiati ogni 2-3 giorni. E’ importante mantenere il contenitore di allevamento ben pulito e aerato per evitare l’insorgenza di malattie ed infezioni letali. Lo sviluppo dei bruchi è molto rapido ed in circa 8-10 giorni essi raggiungono la massime dimensioni. I bruchi maturi hanno una colorazione biancastra con punteggiature scure e spine nere (fig. 3). L’impupamento avviene solitamente su rametti secchi, O Organo Bimestrale dell’Ente Fauna Siciliana “Associazione naturalistica di ricerca e conservazione” “A o semplicemente sotto il coperchio del contenitore di allevamento. Le crisalidi (fig.4), pendule, di colore bruno o grigiastro, presentano spine ed espansioni laminari che le rendono simili a piccole foglie secche accartocciate. Lo sfarfallamento degli adulti avviene dopo circa 10 giorni, in base alla temperatura di allevamento. Entro uno o due giorni avviene l’accoppiamento, preceduto da un particolare rituale di corteggiamento, in cui il maschio per alcuni minuti si libra in volo a mezz’aria sopra la femmina (posata con le ali aperte), liberando su di essa paricolari squamette impregnate di feromoni con funzione attrattiva. Hanno collaborato a questo numero - Salvatore ARCIDIACONO, Segretario Sezione di Catania, E. F. S. - Corrado BIANCA, Segretario Regionale dell’E.F.S. - Filadelfo BROGNA, Dipartimento Regionale Azienda Regionale Foreste Demaniali U.P.A. Siracusa - Regione Siciliana. N. 3/93 reg. stampa - Tribunale di Siracusa - Chiara COPAT, Dipartimento di Anatomia, “G.F. Ingrassia” - Università di Catania. - Francesco CORBETTA, già Ordinario di Botanica, Università dell’Aquila, Direttore responsabile Corrado Bianca direttore della rivista “Natura e Montagna”. - Venera FERRITO, Dipartimento di Biologia Animale “M. La Greca”, Responsabile di redazione Giorgio Sabella Università di Catania. - Carmelo FRUCIANO, Dipartimento di Biologia Animale “M. La Greca”, Comitato di redazione Fabio Amenta, Marco Mastriani, Paolo Pantano, Università di Catania. Alfredo Petralia, Francesco Ragonese, Paolino Uccello. - Fulvio MAFFUCCI, Centro di recupero tartarughe marine Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. Redazione e Amministrazione Via Sergio Sallicano, 74 - Noto (SR) - Alessandro MARLETTA, Curatore della Casa delle Farfalle, Università Tel. 338 4888822. di Catania. - Giuseppe MAZZARELLA, Delegato Sezione di Palazzolo A., E.F.S. Versamenti sul c/c postale n. 11587961 intestati a: Ente Fauna Siciliana - Noto - Anna Maria PAPPALARDO, Dipartimento di Biologia Animale “M. La Greca”, Università di Catania. - Maurizio SIRACUSA, Dipartimento di Biologia Animale “M. La Greca”, Sito: www.entefaunasiciliana.it - E-mail: [email protected] Università di Catania. - Concetta TIGANO, Dipartimento di Biologia Animale “M. La Greca”, Università di Catania. Realizzazione e stampa: - Emanuele UCCELLO, Direttore della Biblioteca Naturalistica “Bruno Due Elle - Siracusa - [email protected] - Tel. 339 7708276 Ragonese”. 5 giugno-agosto 2010 come nelle vecchie pubblicità. Benché la cava si possa definire “ricca d’acqua”, almeno rispetto alle pianure che in estate diventano aride, la portata del corso d’acqua è del tutto insufficiente a generare movimento nella classica ruota verticale presente nei mulini dell’Italia settentrionale. L’astuzia popolare è tuttavia riuscita a trovare un ottimo rimedio: si captava l’acqua ad un’altezza superiore e, mediante canalizzazione, la si manteneva tale fino in prossimità del mulino, qui veniva convogliata per caduta su una ruota verticale capace di ottenere forza motrice anche da moderati salti di livello. Il movimento veniva poi trasmesso Grifone visita qualche vecchia abitazione, oppure qualche museo etnoantopologico, si può ancora trovare il forno posizionato accanto ad una struttura in muratura utilizzata per la cottura: “a tannura”. La cava ha anche una grande importanza naturalistica, come in tutte le valli iblee la presenza d’acqua favorisce la presenza di una rigogliosa flora di Giuseppe Mazzarella ripariale. Le caratteristiche microclimatiche del comprensorio ibleo favoriscono la crescita di una grande varietà di piante spontanee, alcune addirittura endemil complesso dei Monti Iblei è coche, tanto da paragonare questo territostituito prevalentemente da calcari miorio come ad un giardino variegato. cenici che formano spesso ampi tavolati Nella parte alta della cava si può incisi da numerose valli fluviali, chiamatrovare la tipica vegetazione te localmente cave. Esse rapa gariga, lungo la strada che presentano uno degli ambienti costeggia la valle possiamo più caratteristici dell’area iblea riconoscere la valeriana rossa e rivestono grande valore na(Centranthus ruber) con le sue turalistico ed ambientale. Gran splendide infiorescenze porpoparte dell’altopiano ibleo è forra, gli accattivanti fiorellini arantemente antropizzato a causa cio della calendula (Calendula delle varie colture agricole e dei suffruticosa), le caratteristiche pascoli per l’allevamento del bocche di leone siciliane (Anbestiame. Gli ambienti naturali tirrhinum siculum), la candida si riscontrano prevalentemente rosa di San Giovanni, o rosa di nei tratti più impervi e poco acmacchia (Rosa sempervirens), cessibili, soprattutto sul fondo l’ampelodesma, o tagliamani e lungo i versanti delle cave, (Ampelodesmos mauritanicus), tuttavia alcuni di questi ambienla comune edera (Hedera heti nel passato sono stati abitati Particolare della ruota idraulica fra le capelveneri (foto G. Mazzarella) lix), ma anche la salsapariglia dall’uomo. (Smilax aspera), conosciuta Una di queste valli è stato pure con il nome di edera spioggetto di un’escursione della nosa, l’erba vaiola (Cerinthe delegazione dell’Ente Fauna major), che in dialetto viene Siciliana di Palazzolo Acreide, chiamata sucameli in quanto si tratta della cava del torrente dai suoi fiori è possibile sugPurbella, uno degli affluenti del gere il nettare, operazione fiume Anapo. compiuta spesso quando si era Questa valle costeggia bambini, ma anche la malva il cimitero monumentale del selvatica (Malva sylvestris) e comune di Palazzolo Acreide la piantaggine (Plantago lane si insinua, quasi incontamiceolata). nata, verso est fino ad arrivare Queste ultime due, insieme a breve distanza dalla conal ficodindia (Opuntia ficustrada Bibbinello. In passato indica) ed alla pluririnomate quest’area era abitata e si aloe, sono piante mucillagipossono ancora osservare le Un momento della visita al mulino (foto G. Mazzarella) nose che nella civiltà contadina tracce della presenza umana. La sua ricchezza idrica e la sua imper- ad una mola mobile in pietra che, venivano utilizzate per curare tagli e vietà ne hanno fatto il sito ideale per ruotando sopra un’altra mola fissa, per ferite cutanee, mentre per le scottature l’installazione dei mulini ad acqua; ne frizione riusciva a macinare il grano e si impiegava una preparazione ottenuta dalla macerazione in olio dei fiori sono presenti sei, tutti di proprietà pri- gli altri cereali. Nella prima stanza del mulino era di iperico (Hypericum perforatum), o vata tranne il quarto che, nel dicembre 2000, a cura del museo “I Luoghi del anche presente il forno a legna in pietra erba di San Giovanni, o scacciadiavoli: Lavoro” di Buscemi, è stato restaurato per la preparazione del pane; impasto, l’uogghiu i piricò. Molte di queste piante, infatti, in nei suoi elementi tecnici riattivandone lavorazione e cottura, avvenivano in l’antica meccanica molitoria. Non si casa secondo un rito ben preciso, non passato venivano usate a scopo medicitratta, tuttavia, del classico mulino ad deve quindi stupire di trovarlo anche nale, anziché andare in farmacia (lusso acqua con la grande ruota verticale, all’interno del mulino. Ancora oggi, se si riservato ai più abbienti); i contadini La valle dei Mulini I Grifone giugno-agosto 2010 6 VIAGGI IN SICILIA Ricordi e sensazioni L’Abete dei Nebrodi (Abies nebrodensis) in un giardino privato a Polizzi Generosa di Francesco Corbetta L ’affascinan t e p r o b le m a dell’esistenza di questo emblematico “endemismo” mi aveva sempre colpito e, forse, la prima volta che ne ero venuto a conoscenza era stata grazie alla lettura di una breve nota di Alessandro Ghigi, che ne aveva fotografato due o tre individui le cui possenti chiome sporgevano dal muro di recinzione di un giardino privato, a Polizzi Generosa, sulle Madonie. Forse si trattava degli stessi osservati agli inizi del ‘900 anche dal Mattei che, per primo, ne aveva intuito la diversità dal ben più diffuso Abete bianco (Abies alba) del continente che, lungo la Penisola, scende sino all’Aspromonte. Obietterà (peraltro giustamente) qualcuno, Polizzi Generosa è sulle Madonie e allora perché l’Abete endemico siciliano è detto dei “Nebrodi”? L’incongruenza l’ho avvertita anch’io più volte e non ho trovato che una sola possibile spiegazione: anticamente tutta la catena montuosa settentrionale era nota come “Nebrodi” e solo in un secondo tempo venne rivalutato il nome, più specifico e locale di Madonie. In ogni modo durante il mio periodo a Catania decisi che una escursione per fare conoscere ai miei studenti l’Abies nebrodensis non poteva mancare e così fu. Trovare quel giardino a Polizzi Generosa, sulla semplice base dell’esistenza di tre Abeti, non fu affatto facile, ma ad Abies nebrodensis: due esemplari di Villa Casale in Polizzi Generosa; esposizione sud-est; altitudine circa 800 m. avevano imparato ad utilizzare molte delle piante che nascevano spontanee nei campi come rimedio contro gli im- fitoterapia e fitoalimurgia. Spostandoci nella parte più prossima al torrente le piante si fanno più rigogliose e ritroviamo alberi tipici della flora fluviale come il salice (Salix pedicellata) e i pioppi (Populus alba e Populus nigra). Tra le piante commestibili possiamo ritrovare il crescione (Nasturtium officinale), la nepitella (Calamintha nepeta), l’ortica (Urtica dioica) e la parietaria (Parietaria officinalis), o erba i vientu, che tuttavia può essere pericolosa per chi è allergico a questa pianta. Tra le altre specie vi sono pure la capelvenere (Adiantum capillus-veneris) e varie altre felci, nonché numerosi fiorellini colorati come le margheritine (Bellis perennis) e i fiori gialli dell’acetosella (Oxalis acetosella) su cui svolazzano bottinandole le cleopatre (Gonepteryx cleopatra), le vanesse del cardo (Vanessa cardui) e le cavolaie (Pieris brassicae), mentre sulle acque trasparenti del torrente planano le libellule, in La rosa di macchia o rosa di San Giovanni (foto G. Mazzarella) previsti che potevano accadere. Non solo, molte delle essenze spontanee erano impiegate a scopo alimentare attuando, a loro insaputa, quello che oggi viene scientificamente chiamata un tratto ecco le agognate “silhouettes” sporgere dal muro di recinzione. Naturalmente scattai anche la immancabile foto ricordo ai piedi di quegli alberi (anche se con la fastidiosa interposizione fisica del muro). Di foto di importanti soggetti ne ho fatte sicuramente a centinaia (e le ho perdute quasi tutte) e mi dispiace moltissimo. Mi sarebbe comunque dispiaciuto particolarmente perdere proprio questa, ma dopo una lunga e faticosa ricerca l’ho finalmente ritrovata a ricordarmi una bellissima escursione sulle Madonie. Cleopatra mentre bottina un fiore di acetosella (foto G. Mazzarella) particolare le Calopteryx virgo. Un magnifico spettacolo di biodiversità che solo i più impervi anfratti del nostro territorio può mostrarci in tutta la sua incontaminata bellezza. 7 giugno-agosto 2010 Grifone Poster presentato all’ultimo congresso dell’Unione Zoologica Italiana, svoltosi a Palermo dal 20 al 23 settembre 2010 Grifone giugno-agosto 2010 Dal “Giornale di Bordo” dell’Associazione 28 maggio 2010 Si chiude a Canicattini Bagni il IV Corso di Etnobotanica, nell’occasione tutti i corsisti hanno potuto gustare alcune pietanze preparate con piante mangerecce. Invitati alla festa il Sindaco del Comune di Canicattini Bagni e il Segretario Regionale dell’Ente Fauna Siciliana. 3 maggio 2010 Incontro presso la sede legale dell’E.F.S tra il Segretario Regionale Corrado Bianca e il Consigliere del Comune di Noto Nino Sammito per discutere del costruendo Centro Recupero per la fauna selvatica di S. Lucia di Mendola. 7 maggio 2010 Riunione a Noto, presso il Convitto Ragusa, sull’educazione ambientale organizzato dall’Arch. Giovanni Fugà. Ha partecipato per l’Ente Fauna Siciliana Paolo Pantano. 10-14 maggio 2010 Si svolge, presso il Centro Visitatori, uno stage di preparazione per una classe V dell’Istituto “Principe di Napoli”. 14 maggio 2010 Nell’Aula Consiliare di Canicattini Bagni si svolge un forum sul tema “La tutela del cane- collaborazione tra enti pubblici e associazioni”. Il Segretario Regionale Corrado Bianca ha svolto una relazione su “Impatto del randagismo sulla fauna selvatica”. 15 giugno 2010 Riunione sul randagismo presso il Comune di Canicattini Bagni, in relazione alla segnalazione nel territorio comunale di un branco di cani randagi. Il Comune ha convocato le forze di polizia, l’A.S.P., le Associazioni per attenzionare il problema. L’Ente Fauna Siciliana era presente con il Segretario Regionale. 23 giugno 2010 All’interno dell’A.M.P. del Plemmirio viene realizzata, da Video Mediterraneo, un’intervista al Responsabile del Corpo Guardie Ecologiche dell’E.F.S. sul servzio di vigilanza svolta nell’Area Marina Protetta. 3 luglio 2010 Nell’arenile di Vendicari rilevate, dai volontari che partecipano al progetto “Caretta caretta”, due tracce di risalita della tartaruga durante la notte. 8 13 agosto 2010 Il Segretario Regionale ed il vice dell’Ente Fauna Siciliana, visitano il Campus Universitario di C.da Petracca, dove anche quest’anno gli studenti hanno continuato le operazioni di scavo nel sito archeologico. 14 agosto 2010 Si rilevano nell’arenile di Vendicari, in prossimità di Cittadella, tracce di risalita di tartaruga marina. Tracce di “Caretta caretta” 26 agosto 2010 Incontro di lavoro tra il Segretario Regionale Corrado Bianca ed il Direttore della R.N.O. Vendicari Filadelfo Brogna, sulle attività da svolgere presso il Centro Visitatori. 26-27-28 luglio 2010 Si è svolto a Vendicari, presso le case Cittadella, il Campo Naturalistico Estivo “Giovani Grifoni”, che ha visto 12 Foto di gruppo “Giovani Grifoni” 27 agosto 2010 Incontro, presso gli uffici dell’Azienda Foreste Demaniali di Siracusa, tra il neo Dirigente Prov.le Carmelo Frittitta, il Dott. Filadelfo Brogna, il Segretario Regionale Corrado Bianca ed il vice Paolino Uccello. L’incontro è servito a pianificare i rapporti di collaborazione. Un momento del forum nell’Aula Consiliare di Canicattini Bagni 19 maggio 2010 Si riunisce a Noto, presso la sede legale dell’E.F.S., la Giunta Regionale. ragazzi partecipare alle attività naturalistiche (escursioni, ricerche, giochi) a stretto contatto con la natura. 28 agosto 2010 Inizia, ad opera dei volontari dell’E.F.S., il monitoraggio notturno dei nidi di Caretta caretta. giugno-agosto 2010 9 Attività delle Sezioni a cura di Emanuele Uccello DOMENICA 11 LUGLIO Escursione di medio-alta difficoltà Risalita del “Torrente Calcinara” Durata: Mezza giornata; rientro ore 14,00 Equipaggiamento: Scarpe comode e costume da bagno Contributo: € 5,00 (soci € 4,00) Info: 347/9585052 Il tavolato ibleo, ricco di calcare, è particolarmente favorevole all’accumulo di acque meteoriche che permettono a molteplici piccoli corsi d’acqua e torrenti di esistere. All’interno del comprensorio di Noto scorrono le acque del torrente Santa Chiara che, immerse fra incantevoli gole naturali e marmitte, arricchiscono il fondovalle della omonima cava di rigogliosa vegetazione. Grifone Raduno: 08,30 Ingresso Palazzolo A. c/o rifornimento Agip; Durata: Mezza giornata; Equipaggiamento: Scarpe comode e cappellino Contributo: € 5,00 (soci € 4,00) Info: 339/6681571 Partendo dalla sede dell’”Orto botanico ibleo” (foto) percorreremo l’alta valle dell’Anapo lungo il tracciato che fu della ferrovia a scartamento ridotto Siracusa- Ragusa-Vizzini. Attraverso la strada carraia ottenuta dallo smantellamanento dei binari si percorre la maestosa valle, frutto della lenta erosione delle acque del fiume Anapo. Questo è uno dei cinque corsi d’acqua che, partendo da Monte Lauro, da secoli scavano il tavolato calcareo ibleo creando gli spettacolari canyon conosciuti con il nome di “cave”. La lussureggiante vegetazione di tipo ripariale costituisce l’habitat ideale per la vita di numerose specie della flora e della fauna. 26 – 27 – 28 Luglio 2010 Campo Naturalistico Estivo “Giovani Grifoni” nella R.N.O. Oasi Faunistica di Vendicari In collaborazione con l’Azienda Foreste Demaniali di Siracusa sarà realizzato il progetto: “Campo Naturalistico Estivo Giovani Grifoni”. Nella R.N.O. di Vendicari a contatto con la natura, si svolgeranno diverse attività, escursioni, snorkeling, decoupage, documentari, giochi ecc. Il campo sarà aperto a ragazzi dagli 8 ai 12 anni. Per informazioni telefonare al 338/4888822 Torrente Calcinara Guida: Marco Mastriani Raduno: ore 09,00 c/o Piazza S. Giovanni – Siracusa Durata: Mezza giornata; rientro ore 14,00 Equipaggiamento: Scarpe sportive e costume da bagno Contributo: € 5,00 (soci € 4,00) Info: 347/9585052 All’interno della R.N.O. “Pantalica Valle dell’Anapo”, scorrono le acque del torrente Calcinara, affluente del fiume Anapo. Fra incantevoli gole e marmitte, è possibile risalire il torrente a nuoto fino alla nota Grotta dei Pipistrelli, una delle cavità carsiche più importanti che esistano nel meridione d’Italia. Lungo il percorso, entreremo all’interno dell’acquedotto greco denominato Galermi, voluto dal tiranno Gelone all’inizio del V sec. a. C. e fatto costruire ai prigionieri cartaginesi e lungo ben 30 km. Le sue acque arrivano, ancora oggi, fino a Siracusa e in particolare sgorgano all’interno del parco archeologico della Neapolis. DOMENICA 18 LUGLIO Escursione di medio-alta difficoltà Trekking acquatico al “Torrente S. Chiara” Guida: Marco Mastriani Raduno: ore 08,30 c/o Piazza S. Giovanni – Siracusa Il torrente Santa Chiara, affluente del fiume Asinaro, offre agli escursionisti la possibilità di ristorarsi nelle sue acque e godere di paesaggi di particolare fascino. DOMENICA 25 LUGLIO Escursione di lieve difficoltà L’Alta valle dell’Anapo Guida: Giuseppe Mazzarella Orto botanico ibleo DOMENICA 22 AGOSTO Escursione di lieve difficoltà Da “Eloro a Torre Vendicari” Guida: Marco Mastriani Raduno: ore 08,30 c/o Piazza S. Giovanni – Siracusa Durata: Mezza giornata; rientro ore 14,00 Equipaggiamento: Scarpe comode, cappellino, maschera e tubo da sub Contributo: € 5,00 (soci € 4,00) Grifone giugno-agosto 2010 Info: 347/9585052 È possibile percorrere tutta la R.N.O. di Vendicari attraverso un sentiero costiero e retrodunale che collega il confine nord, Eloro, con in confine sud, Cittadella dei Maccari, lungo ben 8 km. Noi faremo solo metà del percorso, ovvero 4 km, fermandoci a Torre Vendicari, dove potremo visitare l’impianto ellenistico per la lavorazione del Garum, la tonnara, che risale ai primi del 1900 e serviva per la lavorazione e l’inscatolamento del tonno, il Centro per visitatori con proiezioni di filmati naturalistici e alla fine un bagno lungo la costa di Vendicari, per osservare i fondali della riserva. Lungo il percorso ci fermeremo per fare il bagno all’incantevole spiaggia di Calamosche. DOMENICA 29 AGOSTO Escursione di medio-alta difficoltà Risalita del “Torrente Calcinara” Guida: Paolino Uccello Raduno: ore 08,30 ingresso Canicattini Bagni c/o rifornimento Erg Durata: Mezza giornata Equipaggiamento: Scarpe sportive e costume da bagno Contributo: € 5,00 (soci € 4,00) Info: 339/2994857, 338/1914975 La risalita del torrente Calcinara, il maggiore affluente del fiume Anapo, è sicuramente uno dei percorsi di trekking acquatico più emozionanti che si possano fare nelle cave iblee nel periodo estivo. Questo torrente deve il suo nome alla particolarità delle sue acque, ricche di calcite ed è probabile che tale termine derivi dall’arabo. Incassato nelle strette e suggestive gole della R.N.O. “Pantalica/Valle dell’Anapo”, offre incantevoli e suggestivi paesaggi ricchi di vegetazione ripale. DOMENICA 05 SETTEMBRE Escursione di lieve difficoltà Cassaro “Porta di Pantalica” Guida: Concetto Giuliano Raduno: ore 8,00 c/o Piazza Melbourne – Floridia Durata: Mezza giornata Equipaggiamento: Scarpe comode, borraccia e cappellino Contributo: € 5,00 (soci € 4,00) Info: 338/9595568; 333/3619736 L’odierna Cassaro, l’antica “Cacyrum”, è una zona abitata da tempi remotissimi, come testimonia la presenza nelle immediate vicinanze di tombe molto antiche. Queste tombe si trovano in contrada S. Ranieri, uscendo dal rione San Antonio, e sono la testimonianza della presenza di un villaggio preistorico Siculo. Questa località durante il periodo arabo venne chiamata “Kasr” per via del castello che ivi esisteva e di cui oggi sono ancora visibili le rovine e le opere sopravvissute ai due terremoti del 1542 e del 1693. Diversi storici testimoniano che Cassaro fu dominata dai re normanni (1085) ed in seguito da numerosi baroni, tra cui Francesco Alcassar e Giovanni di Cassaro. Durante la visita scenderemo a valle per una stradina che conduce all’ingresso di Pantalica, il “Ponte di Cassaro” e, proseguendo sulla sterrata, giungeremo ad una zona di sosta posta sotto un’estesa area boschiva dove potremo ammirare una bella lecceta. DOMENICA 12 SETTEMBRE Escursione di lieve difficoltà Noto: Il “Cenobio di S. Marco” Guida: Marco Mastriani Raduno: ore 08,30 c/o Piazza S. Giovanni – Siracusa Durata: Mezza giornata; rientro ore 14,00 Equipaggiamento: Scarpe comode e cappellino; Contributo: € 5,00 (soci € 4,00) Info: 347/9585052 Nella parte alta del fiume San Marco, presso Noto, è situata una delle chiese rupestri più interessanti e probabilmente la più grande esistente negli Iblei: il Cenobio di San Marco. Questa chiesa, le cui pareti un tempo erano tutte affrescate, è stata studiata ed analizzata dal noto archeologo di Rovereto, Paolo Orsi, il quale ipotizzò l’esistenza del sito già in periodo cristiano e poi successivamente riutilizzato in periodo bizantino. Adiacenti al sito, sono presenti alcune tombe ad arcosolio, che testimoniano la presenza di comunità cristiane. DOMENICA 19 SETTEMBRE Escursione di lieve difficoltà Santolio “Le terre dell’ex Feudo Tachartini” Guida: Concetto Giuliano Raduno: ore 8,30 c/o Piazza Melbourne – Floridia Durata: Mezza giornata Equipaggiamento: Scarpe comode, borraccia e cappellino Contributo: € 5,00 (soci € 4,00) Info: 338/9595568; 333/3619736 Porta di Pantalica 10 Santolio o San Lio, ex feudo in territorio di Noto, è una splendida e rigogliosa area esplorata da Paolo Orsi e da Joseph Fuhrer tra il 1895 e il 1904, i quali ritennero che tutto l’altopiano fosse stato occupato da villaggi di varia estensione dai Siculi poi dai Bizantini, che dovettero difendersi dalla conquista araba. In tutto l’altopiano la presenza della comunità cristiana è ben attestata dai resti di abitazioni e necropoli e dalla toponomastica relativa al culto bizantino dei santi (San Lio, San Marco, Santa Maria, San Nicola, etc.). Lungo il percorso un limpido ed incontaminato corso d’acqua fa da scenario naturale all’escursione. DOMENICA 26 SETTEMBRE Escursione di lieve difficoltà La Grotta di San Nicola e il Bosco Pisano Guida: Marco Mastriani Raduno: ore 08,30 c/o Piazza S. Giovanni – Siracusa Durata: Mezza giornata; rientro ore 14,00 Equipaggiamento: Scarpe comode e cappellino Contributo: € 5,00 (soci € 4,00) Info: 347/9585052 La grotta di San Nicola, ubicata a 1 km dal paese di Buccheri, è costituita da due ambienti affiancati di dimensioni ridotte, aperti ad ovest e preceduti da un vestibolo rettangolare, in parte crollato. Originariamente quasi tutte le pareti della grotta dovevano essere affrescate, ma pochi sono i pannelli che rimangono visibili. Si riconosce ancora la figura di San Nicola, in abiti vescovili, barbato e con il nimbo giallo. L’escursione ci porterà anche all’interno del bosco Pisano, dove nel 1991 è stata scoperta la Zelkova sicula, una pianta endemica che ancora oggi riesce a sopravvivere in questa affascinante sughereta. 11 giugno-agosto 2010 Etnobotanica. 23 di Salvatore Arcidiacono L’erba dei porcelli L a Porcellana (Portulaca oleracea) (fig. 1) è un’erba annuale che, da giugno a settembre, cresce sia negli incolti che nelle colture irrigue (agrumeti, orti, ecc.). In questi agrosistemi si comporta da infestante, in quanto mostra una strepitosa capacità disseminativa e crea sottrazione di cibo alle piante in coltura. La pianta, in tutti i suoi organi aerei, ha una costituzione succulenta ed è provvista di un vasto apparato radicale che si estende sotto terra in cerca di acqua. Produce piccoli fiori gialli, dai quali maturano frutticini a capsula, forniti di valve che si aprono a scatto per liberare piccolissimi semi neri e durissimi, i quali vengono disseminati attivamente dalle formiche. Il suo nome in lingua - “porcellana”- non ha nulla a che vedere con la nota ceramica, bensì con i porci, i quali la prediligono come alimento a ragione della sua succulenza. Quest’ultima proprietà della pianta è dovuta alla capacità di trattenere l’acqua, la qual cosa la rende fresca al nostro palato anche nei mesi caldi, quando gli altri erbaggi sono secchi. Da qui la destinazione che l’uomo ne ha fatto come verdura mangereccia. In Sicilia, dove è detta Pucciddana, Purcillana, Purciaca, Erva rassa, Pirciaca, Burdulaca, per siffatti fini eduli, si raccolgono i suoi apici vegetativi (giummiteddi) per preparare con essi godibili insalate crude, mescolandoli con pomodoro, origano e basilico e condendoli con sale, olio e aceto. In queste saporite pietanze, oltre alle cime della nostra pianta, vanno aggiunti anche i Fig. 1 - Porcellana (Portulaca oleracea), pianta con portamento decombente. suoi fusticini (zucchi), che sono cavi e carnosetti. Nella raccolta della Porcel- lana, destinata alle suddette insalate, occorre fare attenzione allo sviluppo della pianta, visto che essa, a maturità, è sdraiata (abbiata ‘nterra), mentre da poco germinata il suo caule ha un por- Grifone tamento ascendente. Questo è proprio il momento (quan’è all’aria) per raccoglie l’erbaggio e giammai quando, prostrato, è carico dei suoi minuscoli frutti, dentro i quali si annidano i semi già menzionati, che sono tenacissimi e fastidiosissimi alla commestibilità, poiché s’insinuano fra i denti. Dunque, nella nostra tradizione alimurgica, la Porcellana viene usata come verdura cruda rinfrescante per preparare festose insalate estemporanee. Come s’è accennato, essa cresce allo stato selvatico, nociva alle colture; pertanto è impensabile supporre un qualsiasi cenno della sua coltivazione. Di contro in tutta Europa (è pianta cosmopolita) la Porcellana, oltre che essere raccolta come erba spontanea, viene coltivata e commerciata. Qui è consumata, oltre che cruda, anche lessata oppure fritta con una adatta pastella od ancora saltata in padella, nonché aggiunta alle minestre o agli stufati per impartire loro la giusta s consistenza. Inoltre le sue foglie e i suoi carnosi rametti f si s conservano sottoaceto o in salamoia per essere adoperati s come condimento, al pari dei c boccioli di Cappero. b Come s’è detto precedentemente, la Porcellana è enort memente diffusa nelle nostre m aree coltivate; da qui il motto a vernacolo “si pedi, pedi, comu v a pucciddana”; riferito a persona n invadente che infastidisce con c la sola presenza. Malgrado siffatta invasiva presenza dels la l nostra pianta, essa non è specie indigena, ma proviene s dall’Asia meridionale, dove già d 3000 anni fa era stata ridotta a 3 coltura e da dove s’è diffusa in c tutto il mondo. t Per concludere una curiosità t linguistica. Il nome scientifico del d genere - “portulaca”-, che gli g fu dato da Linneo nel secolo XVIII, presenta una etimologia X oscura. Secondo alcuni l’auo tore glielo avrebbe attribuito t ricavandolo dal latino portula r = porticina, con riferimento alle a valve dalla capsula che si aprono di scatto; secondo altri a lo avrebbe derivato da Dioscoride (I sec. d. C.) che la faceva discendere plausibilmente da porcus = genitali femminili; in quanto adoperata nella antica medicina nelle complicazioni post parto. Grifone giugno-agosto 2010 12 Dall’ampelodesma alle sculture di paglia I l Centro Visitatori della R.N.O. Vendicari si arricchisce di due manufatti raffiguranti l’attività di pesca del tonno. Una riproduzione delle reti della tonnara realizzata magistralmente in ampelodesma (liama) (Fig. 1) da Michele Nanzarelli, esperto speleologo e Guida Naturalistica dell’Ente Fauna Siciliana. L’altro manufatto raffigura la mattanza, realizzata dalla sig.ra Concetta Amenta con gli steli del grano (Fig. 2). L’arte dei “canniscia ri usa”, ceste realizzate con i culmi, ormai caduta in disuso, era un tempo molto diffusa presso le famiglie contadine. Essa nacque dal bisogno di riporre in appositi recipienti alimenti secchi, utensili e biancheria e proprio per questo motivo le ceste variavano in grandezza e forma. Comune era “ a cruedda”, grande cesta robusta e compatta dalla base circolare, o ovale, e dai bordi che verso l’alto si restringevano lasciando un’apertura rotonda per introdurre il pane, tale apertura era provvista talvolta di un coperchio. Non mancava il cestino portaposate nel cassetto del tavolo rotondo e altre ceste più grandi, utilizzate per la pasta fresca, per i biscotti fatti in casa, o altri Fig. 2 - La mattanza in fusi di grano alcuni dei quali dolci Fig. 1 - La tonnara in ampelodesma decorati anche con tipici ed cartoline, che talvolta reinoltre un’ampia cesta, dalla manifattura più raffinata, galava a qualche amica emigrante dove si conservava la biancheria della come ricordo della terra natia. In seguito, come la maggior parte sposa. La lavorazione delle ceste veniva delle sue coetanee, ha abbandonato praticata dalle donne in tempo di mieti- questa tradizione per un lungo petura. Dopo aver raccolto le spighe, esse riodo, sia per altri interessi, sia per selezionavano quelle dallo stelo più la difficoltà di procurarsi gli steli a lungo e, separando le spighe dagli steli, causa della meccanizzazione della procedevano alla realizzazione della ce- mietitura. Oggi, oltre alle ceste, con la stessta. La tecnica seguita era semplice, ma impegnativa e faticosa, e richiedeva mol- sa tecnica crea figure stilizzate in cui ti giorni di lavoro, in base alla grandezza rievoca quadri di vita contadina. Una dell’oggetto. Gli steli, opportunamente creazione del tutto singolare e unica ripuliti ed inumiditi, venivano raggruppati nel suo genere è il “presepe ri usa”, e legati in due modi: o con gli stessi steli molto apprezzato dai visitatori, esso è utilizzando un piccolo ferro ricurvo (quel- composto da circa 40 personaggi che, lo usato per fissare i capelli a tupè), o con oltre alla natività, rappresentano arti e l’ago e lo spago per rendere la cesta più mestieri di un tempo. Alcuni esemplari si possono ammisolida nel tempo. La signora Concetta Amenta fin da rare al Museo Etnografico di Buscemi e piccola ha avu- alla Casa Museo “A. Uccello” di Palazto la passione zolo Acreide; ultimamente ha realizzato per quest’arte, la “Mattanza” che è esposta nel Centro creando parti- Visitatori della R.N.O. Vendicari. C. B. colari cestini,