1
Non solo le materie prime; se non ci fossero focolai di guerre ed instabilità politica,
povertà e debolezza delle infrastrutture
Che paradiso turistico
sarebbe l’Africa Centrale!
di Mario G.R. Pagliacci
I massicci flussi migratori che interessano l’Italia - provenienti soprattutto dalla costa
mediterranea dell’Africa, ma composti nella maggior parte da persone di origine subsahariana - rafforzano la necessità di dare una risposta concreta e di largo respiro alle
popolazioni africane, ancora alla ricerca di un tenore di vita dignitoso, o almeno al di sopra
della soglia di povertà.
Le incerte regolamentazioni comunitarie, i recenti difficili rapporti fra gli stati europei che
partecipano al Sistema Shengen, ma soprattutto la percezione che nessuna sovrastruttura
regolamentale può frenare i flussi migratori, ricordano la necessità di disegnare delle strategie
ed attuare dei programmi volti ad offrire alle popolazioni più disagiate la possibilità, o
quantomeno l’aspettativa, di ricercare il benessere nel proprio paese d’origine.
Nel caso dei paesi africani, il maggior potenziale di sviluppo in loco è offerto dalle risorse
naturali: non più e non solo le materie prime, ma anche le risorse paesaggistiche e culturali,
che possono rappresentare un importante attrattiva turistica finora scarsamente sfruttata,
salvo pochi casi soprattutto localizzati nell’Africa mediterranea e nel Sud Africa.
Questo articolo vuol mettere in evidenza alcune potenzialità turistiche dell’Africa Centrale,
anche allo scopo di sollecitare iniziative di investimento da parte delle imprese italiane del
settore.
2
Tabella 1: Caratteristiche dei Paesi dell’Africa Centrale
Nome
Superficie
Camerun
475 444 km²
Ciad
Guinea Equatoriale
1,2 milioni km²
28051 km²
Capitale
Lingue ufficiali
Yaoundé
16,4 milioni
francese e inglese
N’Djaména
9,7 milioni
arabo e francese
Malabo
Congo
341821 km²
Brazzaville
Gabon
267667 km²
Libreville
Repubblica Centrafricana 622436 km²
Popolazione
Bangui
500 000
spagnolo e francese
4 milioni
francese
1,4 milioni
francese
4,2 milioni
francese
Gli accordi di cooperazione per lo sviluppo economico
Le travagliate vicende dell’Africa, sia nel periodo coloniale sia nella successiva fase postcoloniale (tuttora condizionata dagli interessi delle potenze esogene), sono state
caratterizzate da profondi e strazianti conflitti fra gli stati, che solo negli anni più recenti
stanno trovando una qualche composizione anche grazie ad accordi di cooperazione per lo
sviluppo.
Nel caso dell’Africa Centrale gli accordi più importanti sono : Comunità Economica e
Monetaria dell’Africa Centrale; Comunità Economica dei Paesi dei Grandi Laghi; Comunità
Economica degli Stati dell’Africa Centrale; Nuovo Partenariato per lo Sviluppo dell’Africa.
Malgrado gli sforzi per attivare e rendere operativi tali accordi, esiste tuttora un notevole
scarto fra le intenzioni dichiarate e le azioni effettive di integrazione e cooperazione, anche a
motivo del permanere nell’area dell’Africa Centrale di tre fenomeni rilevanti:
- Persistenza di focolai di guerre civili e di instabilità politica
In particolare nelle zone frontaliere operano nuclei di forze armate più o meno regolari, che
ingenerano un clima di insicurezza e di diffidenza sia fra le popolazioni sia negli organismi
statuali. Sotto il profilo economico, si assiste alla moltiplicazione dei dazi doganali ed altre
forme di esazioni monetarie a carico degli operatori economici e della popolazione, che
frenano il decollo e lo sviluppo socio-economico dei territori.
- Povertà
In Africa Centrale il 50% circa della popolazione vive al di sotto del livello di povertà, secondo
l’Indice di Sviluppo Umano (IDH). Le manifestazioni più eclatanti riguardano la bassa
accessibilità ai servizi sociali di base (istruzione, salute, elettricità, acqua potabile, abitazioni,
ecc.), le grandi disparità fra zone urbane e zone rurali e fra gli uomini e le donne.
3
- Debolezza delle infrastrutture
La carenza delle infrastrutture si manifesta soprattutto nel settore della viabilità e dei
trasporti, con la conseguenza di accentuare i fenomeni di isolamento sia fra i nuclei sociali sia
fra le città e le zone periferiche e rurali. In questo modo si paralizza l’attività dei mercati
rurali, che rappresentano il primo ed essenziale volano di lotta alla povertà e di sviluppo
regionale.
L’esempio del lago Ciad
Fra le varie esperienze di collaborazione ed integrazione che sono state avviate nei territori
dell’Africa Centrale, sembra interessante soffermarsi sul caso della Commissione di Bacino del
Lago Ciad (CBLT). Il grande lago è piuttosto un mare interno con la profondità massima di 286
metri, alimentato dai fiumi Logone, Chari, El-Beid, Komadugu e Yobé. Si tratta dell’ecosistema
più importante della regione sub-sahariana, con un bacino idrografico di 2.381.636 km2.
Gli stati rivieraschi del Camerun, Niger, Nigeria, Ciad dettero vita nel 1964 alla Commissione
di Bacino del Lago Ciad, con la finalità istituzionale di cooperazione e gestione delle risorse
naturali al fine di uno sviluppo durevole dell’area. La sfida più urgente che si impone alla
Commissione è quella di salvare il bacino dagli effetti del cambiamento climatico, che hanno
prodotto il progressivo prosciugamento del Lago, con una superficie lacustre che è passata da
25.000 km2 del 1964 a 9.000 Km2 attuali. La soluzione allo studio è quella della captazione
delle acque del fiume Congo.
Il Bacino del Lago Ciad, ricco di risorse faunistiche, floreali, agricole e pastorali, ha
rappresentato storicamente un polo di attrazione di popoli di differente etnia, di nomadi e di
sedentari, che furono anche causa di gravi conflitti. Oggi la Commissione cerca di operare in
un clima di concertazione e di dialogo per offrire sostentamento ad una popolazione
complessiva di 30 milioni di abitanti, ma anche per trasformare quest’area in un centro di
sviluppo commerciale e di scambi culturali e religiosi fra le popolazioni del nord Africa e
quelle sub-sahariane. Tutte condizioni che favoriscono in prospettiva anche il decollo di
fruttuose iniziative di turismo.
4
Le potenzialità turistiche dell’Africa Centrale
A seguito della recente aspettativa di progressiva pacificazione fra gli stati dell’Africa centrale,
si è aperta una prospettiva di sviluppo anche attraverso la via del turismo.
Si tratta di un processo imitativo, che è stato stimolato dai buoni risultati turistici ottenuti da
alcuni paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, ma soprattutto dalle interessanti
performance del Sud Africa, che nel settore del turismo ha fatto registrare la crescita più
rapida rispetto ad altri settori. Il contributo (diretto e indiretto) del settore turismo al PIL
sudafricano e’ passato dal 4,6% del 1993 all’8,1% nel 2007 (159,6 miliardi) e si prevede possa
raggiungere il 12% entro il 2014.
L’esperienza positiva del Sud Africa ha messo in evidenza e dimostrato agli altri stati africani
che il settore del turismo può rappresentare un grande potenziale di sviluppo, capace di
favorire la creazione di posti di lavoro, la valorizzazione del patrimonio di risorse naturali e
culturali e l’afflusso di rilevanti entrate in valuta estera.
Sotto questa spinta imitativa, anche l’Africa Centrale si è resa conto di disporre di potenzialità
turistiche non valorizzate, che potrebbero rappresentare uno dei principali volani di sviluppo
su scala sub-regionale.
I principali poli di interesse turistico riguardano:
Parchi naturali:
-
Camerun settentrionale. Notevoli sono i sei Parchi Nazionali: Waza (170.000 ha),
Bénoué (180.000 ha), Boubandjida (22.0000 ha), Faro (330.000 ha), Kala Maloue (5.400 ha),
Mozogo-Gkoro (1.400 ha).
-
Congo. Il Parco Nazionale di Odzala rappresenta un ecosistema forestale tropicale
pressoché sconosciuto, ma di eccezionale interesse faunistico, floreale e paesaggistico.
Attrazioni marine e fluviali:
-
Camerun meridionale. Pregevoli le spiagge di sabbia fine di Kribi.
-
Congo. Offre uno paradiso di evasione e di avventure, grazie alle spiagge bordate di
palme da cocco, lagune, gole (Diosso), cascate (Loufoulakari), fiumi (Congo, Kouilou, Djoué,
Niari).
-
Gabon. Notevole è la laguna tipica di Fernan Vez.
Patrimonio culturale:
-
In tutti i territori si possono osservare dei mosaici di tipologie umane, che si
manifestano soprattutto durante i festival, le feste, le cerimonie tradizionali e le varie
5
commemorazioni. Una ricchezza di varietà gastronomiche, artigianali, di architetture tipiche e
di monumenti storici, di reperti archeologici e di curiosità naturalistiche come le foreste fossili
di Toorock e Bissi-Mafou.
-
Nel Ciad l’architettura tradizionale è rappresentata soprattutto dalla fortezza reale di
Moundang e dalle capanne Obus dei Mouloui.
-
Il Congo è ricco di musei storici (Croix Coma, Kinkala).
Figura 1: Aree di maggiore interesse turistico in Africa Centrale
Fonte: Catherine Lytrice Akamba Mani
Le linee guida per una valorizzazione turistica
L’obiettivo di una valorizzazione turistica delle regioni sub-sahariane ha una valenza non solo
economica, ma anche di pacificazione ed integrazione etnica, in quanto l’industria turistica
coinvolge tutte le componenti economiche e sociali di un territorio sia nella fase di
progettazione sia nella fase successiva di attuazione. Inoltre i benefici dell’attività turistica
6
non restano concentrati nelle mani di pochi investitori, ma tendono ad allargarsi ad una serie
di soggetti secondo la logica dell’indotto.
D’altro canto, occorre che siano assicurate alcune condizioni preliminari, utili non solo alla
finalità specifica, ma anche all’intero sistema socio-politico:
Adozione di un quadro giuridico e regolamentale che abbia come obiettivo una politica
turistica comune e dei programmi intergovernativi di promozione turistica. Un tale
obiettivo deve necessariamente coinvolgere la volontà, le strutture e le risorse dei
governi.
Realizzazione di strutture di viaggio e soggiorno (tour operator, agenzie di viaggio,
guide turistiche, concessionari di siti turistici, ecc.), di strutture alberghiere e
ristorazione, di centri benessere, anche con la collaborazione di soggetti esteri che
siano disponibili alla creazione di iniziative miste destinate sia alla offerta dei servizi
turistici sia alla formazione del personale locale.
Costruzione di infrastrutture di viaggio e trasporto (porti, aeroporti, reti viarie stradali
e ferroviarie, reti di telecomunicazione), di infrastrutture sanitarie e di servizi multiutilities (elettricità, acqua, gas, ciclo rifiuti, ecc). Queste infrastrutture dovranno
necessariamente vedere la cooperazione economica e manageriale di soggetti con
grande esperienza, che provengano da paesi esteri di lunga tradizione non solo
turistica.
Infine, è essenziale il coinvolgimento della popolazione locale, alla quale è richiesto un
atteggiamento di accoglienza e di partecipazione, e non di diffidenza o di ostilità. A tale
scopo è essenziale un’opera di educazione e di formazione, anche basata sulla
dimostrazione concreta di una prospettiva di impiego lavorativo multifunzionale e di
crescita verso ruoli anche gestionali e direzionali.
Le linee guida sopra delineate mettono chiaramente in evidenza la necessità di coinvolgere sia
soggetti governativi che non governativi, sia degli stati locali sia esteri.
Il ruolo del settore privato risulta essenziale per co-finanziare i progetti che il settore pubblico,
da solo, non potrebbe sostenere; ma anche per assicurare la gestione economica delle iniziative,
quale condizione per lo sviluppo durevole.
7
Il ruolo dell’Italia ed il Piano Africa
L’Italia è il primo partner commerciale dell’Africa mediterranea, ma aspira ad assumere un
ruolo importante anche nell’Africa sub-sahariana, attraverso il Piano Africa varato dal
Ministero per lo Sviluppo Economico nel 2009. Esso ha l’ambizione di cambiare la politica
dell’Italia: non solo aiuti ma intese per lo sviluppo.
Il Piano per l’Africa Sub Sahariana punta su 2 direttrici: la promozione degli investimenti
anche attraverso il counter trade e la promozione del capitale umano tramite interventi di
microcredito, che investono anche il settore del turismo. Il governo intenderebbe raddoppiare
entro 3 anni il valore sia dell’export italiano che degli investimenti, arrivando alla soglia di 9
miliardi di esportazioni e 150 milioni di investimenti.
Il Piano Africa coinvolge una serie di soggetti pubblici e privati: l’ICE
avrebbe dovuto
supportare l'attività di inserimento delle imprese italiane e la loro conoscenza degli
investitori locali attraverso manifestazioni, fiere e incontri fra delegazioni dei vari paesi; con
la sua annunciata soppressione tali compiti dovranno essere trasferiti ad altre istituzioni
pubbliche; la SIMEST dovrà sostenere gli investimenti nell'area; la SACE prestare i suoi
servizi assicurativi contro i rischi internazionali.
Altri partner di questo progetto sono ABI, Banca Intesa, Confindustria, Assocamere, Ance,
Unioncamere, Comunità di S. Egidio, Assocamerestero, Confai. Un ruolo importante gioca
anche l’ OICE, con il suo progetto di internazionalizzazione cofinanziato dal MiSE, che
interessa in particolare la parte sub-sahariana.
Il Progetto Africa può consentire anche alle piccole e medie imprese di conoscere meglio i
paesi dell’area sub-sahariana, di aprire filiali, di intervenire presso le amministrazioni
pubbliche locali. E’ tuttavia necessario che le imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni,
dimostrino un atteggiamento più aperto ed interessato verso i bandi di gara, che
rappresentano la via ottimale per avviare una presenza in loco. Un compito di fluidificazione
che è richiesto anche alle Ambasciate, agli organismi esecutivi della Banca Mondiale e delle
Banche Locali di Sviluppo - come la Banca Africana di Sviluppo - ed alle Associazioni di
categoria.
Importanti sono anche le missioni d’affari che sono state organizzate nei diversi paesi
(Etiopia, Tanzania, Kenya , Mozambico, Angola, Congo, Malawi, Gabon), con particolare
attenzione ai settori agro-alimentare, agricoltura, tessile, pelle/calzaturiero, costruzioni,
ingegneria leggera. Forse un settore trascurato è proprio quello del turismo, verso il quale sia
8
gli organismi istituzionali sia le imprese hanno una percezione di scarsa potenzialità
economica.
Eppure le interessanti performance della Tunisia, dell’Egitto, del Marocco, ma anche del
Kenya e soprattutto del Sud Africa dovrebbero dare evidenza delle potenzialità di un settore
che può generare interessanti flussi di reddito pur senza richiedere investimenti troppo
onerosi.
**********************************
Mario G.R. Pagliacci Docente alla Facoltà di Economia,
Sede di Terni, dell’Università degli Studi di Perugia.
Presidente del Laboratorio Athena per gli studi di impresa e
di economia.