Verifica Assoggettabilità VAS Piano Particolareggiato San Quirico

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INDICE
1
PREMESSA
3
2
DESCRIZIONE DEL PIANO PARTICOLAREGGIATO
5
3
COERENZA CON LE PREVISIONI ED I VINCOLI DEL PIANO TERRITORIALE
DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (P.T.C.P.)
13
4
CARATTERISTICHE DELLE MATRICI AMBIENTALI E TERRITORIALI
4.1
ATMOSFERA
4.2
SUOLO E SOTTOSUOLO
4.2.1 Inquadramento geologico e geomorfologico
4.2.2 Classificazione sismica del territorio
4.2.3 Inquadramento idrogeologico
4.3
ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE
4.3.1 Idrologia
4.3.2 Piezometria e vulnerabilità degli acquiferi
4.4
ECOSISTEMI E PAESAGGIO
4.5
RUMORE
4.6
AMBIENTE ANTROPICO
17
5
EFFETTI DEL PIANO SULLE MATRICI AMBIENTALI E TERRITORIALI
5.1
AREA POTENZIALE D’INFLUSSO
5.2
METODOLOGIA DI ANALISI UTILIZZATA NELL’ INDIVIDUAZIONE DEGLI EFFETTI
43
5.3
5.4
6
POTENZIALI
SINTESI DEGLI EFFETTI POTENZIALI E DELLE MISURE DI MITIGAZIONE PER LE
DIVERSE MATRICI AMBIENTALI E TERRITORIALI
5.3.1 Atmosfera
5.3.2 Suolo e sottosuolo
5.3.3 Acque superficiali e sotterranee
5.3.4 Ecosistemi e paesaggio
5.3.5 Rumore
5.3.6 Ambiente antropico
VALUTAZIONE COMPLESSIVA DEGLI EFFETTI POTENZIALI DEL PIANO
CONCLUSIONI
58
2
1.
PREMESSA
Il Decreto Legislativo n. 4 del 16 Gennaio 2008, recante “Ulteriori disposizioni correttive
ed integrative del Decreto n. 152 del 3 Aprile 2006”, pubblicato sul supplemento speciale della
Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 Gennaio 2008, ha introdotto dei cambiamenti considerevoli, in
materia di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), rispetto a quanto riportato, a recepimento
delle Direttive comunitaria 42/2001/CE, nella Parte Seconda del D.Lgs. n. 152/2006.
In particolare, l’articolo 6 del Decreto Legislativo n. 4/2008, ha apportato importanti novità
in merito all’ambito di applicazione della suddetta procedura di Valutazione Ambientale
Strategica (V.A.S.), individuando:
Piani e Programmi che sono comunque soggetti a V.A.S. (comma 2);
Piani e Programmi che devono essere sottoposti a verifica di assoggettabilità, per i quali
si ritiene necessario valutare preventivamente i possibili effetti significativi sull’ambiente
(commi 3 e 3 bis);
Piani e Programmi che sono comunque esclusi dalla V.A.S. (comma 4).
Tali disposizioni non hanno subito variazioni in seguito alla recente ed ulteriore modifica
alla Parte Seconda del Decreto Legislativo n. 152/2006, introdotta con l’entrata in vigore del
Decreto Legislativo n. 128 del 11 Agosto 2010, avente ad oggetto “Modifiche ed integrazioni al
Decreto Legislativo del 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, a norma
dell'articolo 12 della Legge 18 giugno 2009 n. 69”, pubblicato sul supplemento ordinario alla
Gazzetta Ufficiale n. 186 del 11 agosto 2010.
Occorre inoltre rammentare come la Regione Emilia – Romagna, con l’entrata in vigore
della Legge Regionale n. 20 del 24 marzo 2000 e s.m.i. “Disciplina generale sulla tutela e l’uso
del territorio” e la conseguente introduzione della Valutazione Preventiva della Sostenibilità
Ambientale e Territoriale degli effetti derivanti dalla loro attuazione (Val.S.A.T.), avesse già
legiferato, addirittura in anticipo rispetto alla normativa europea, in materia di valutazione
ambientale di piani o programmi che possono avere impatti significativi sull’ambiente.
La Provincia di Parma, in seguito alle modifiche di recente apportate, con l’entrata in
vigore della Legge Regionale n. 6/2009, alla sopraccitata L.R. 20/2000 e s.m.i., ha peraltro
univocamente chiarito, mediante deliberazione di Giunta Provinciale n. 772 del 24 settembre
2009, il rapporto tra V.A.S. e Val.S.A.T., introducendo specifiche indicazioni operative al
riguardo.
3
Sulla base di ciò, è pertanto emerso che il Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica
(P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B” e la contestuale variazione al Piano
Regolatore Generale (P.R.G.), il cui iter procedurale segue i dettami di cui agli artt. 14 e 15
della L.R. 47/1978 e s.m.i., debbano essere assoggettati alla procedura di “verifica di
assoggettabilità” disciplinata dall’art. 12 del Decreto Legislativo n. 4/2008, che prevede la
redazione di un rapporto preliminare comprendente una descrizione del Piano e le informazioni
ed i dati necessari alla verifica degli effetti significativi sull’ambiente.
In particolare, il presente rapporto preliminare è stato elaborato facendo riferimento a
quanto riportato nell’Allegato I del Decreto Legislativo n. 4/2008, recante “Criteri per la verifica
di assoggettabilità di Piani e Programmi di cui all’articolo 12”, attenendosi scrupolosamente alle
indicazioni ed ai suggerimenti in esso contenuti.
4
2.
DESCRIZIONE DEL PIANO PARTICOLAREGGIATO
Il Comune di Trecasali, mediante deliberazione di Giunta Comunale n. 64 del 28/05/2010,
ha approvato il Documento Preliminare riguardante il nuovo Piano Strutturale Comunale
(P.S.C.) ed ha successivamente provveduto allo svolgimento, in tre differenti sedute, della
Conferenza di Pianificazione di cui all’art. 14 ed all’art. 32 della Legge Regionale n. 20/2000 e
s.m.i. “Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio”, avviando l’iter procedurale inerente
l’adozione e la successiva approvazione dello stesso P.S.C., attualmente non ancora concluso.
Lo strumento urbanistico ad oggi vigente nel territorio comunale di Trecasali risulta
pertanto ancora essere il Piano Regolatore Generale (P.R.G.), la cui variante generale è stata
approvata con deliberazione di Giunta Provinciale n. 851 del 24/09/1997, in seguito oggetto, nel
corso degli anni, di numerose varianti parziali.
Il Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico –
Comparto B” e la contestuale variazione al Piano Regolatore Generale (P.R.G.), oggetto di
trattazione del presente rapporto ambientale, riguardano invece un’area di proprietà della
società Tenedor S.r.l., ubicata in località San Quirico, rientrante, nello stesso P.R.G., tra le
“Zone D – produttive – industriali ed artigianali di espansione”.
Il Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica in oggetto, approvato nel 1989, è costituito
da due comparti: il “comparto A”, totalmente attuato, ed il “comparto B”.
Nello specifico, il presente Piano sviluppa la progettazione urbanistica di un piano
attuativo per il “comparto B” all'interno di una rivisitazione generale dell'intero P.P.I.P.
Le opere di urbanizzazione relative al “comparto A” sono state invece autorizzate dal
Comune di Trecasali con Concessione Edilizia n. 1336 del 22/2/1989 e n. 1513 del 27/12/1991
e sono state a suo tempo completate.
Di seguito si riporta una sintesi delle caratteristiche peculiari del Piano Particolareggiato di
Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B”, estrapolata dagli elaborati
progettuali
appositamente
redatti,
a
seguito
di
specifico
incarico
conferitogli
dall’Amministrazione Comunale di Trecasali, dallo Studio di Architettura, Urbanistica e
Valorizzazione Ambientale dell’Arch. Giuseppe Martinelli.
5
2.1
Stato dei luoghi
L'area in oggetto risulta essere censita, nel Nuovo Catasto Terreni (N.C.T.) del Comune di
Trecasali, al Foglio n. 12 Mappali n. 172, 378 e parte del n. 79.
Sono altresì interessati i Mappali n. 379, 380, 383, 384 e 385, posti sul fronte strada.
Il Mappale n. 382 viene invece stralciato dal “comparto B”.
Il “comparto B” ha una forma rettangolare in cui l'unico accesso dalla viabilità pubblica è
sul lato Nord attraverso la “Strada Comunale Torta”.
Il terreno si presenta totalmente pianeggiante e su di esso è stata praticata, da anni, una
coltura a prato o erba medica.
Nell’area non insistono fabbricati nè costruzioni di alcun tipo ma, come indicato nella
tavola relativa alla riproposizione dello “stato di fatto”, allegata agli elaborati progettuali redatti
dallo Studio di Architettura, Urbanistica e Valorizzazione Ambientale dell’Arch. Giuseppe
Martinelli, la zona Ovest è attraversata da una linea aerea per l’energia elettrica di media
tensione.
Poco oltre, sempre sul lato Ovest, l'area è altresì costeggiata dal canale Otto Molini,
mentre sul lato Est il sito di interesse confina con il “comparto A”, ormai completamente
edificato, sul quale insiste un'unica attività produttiva.
Il “comparto B” confina inoltre, sul lato Sud, con un'area inedificata, pure essa coltivata a
prato, di altra proprietà.
La dimensione complessiva dei due comparti ha una superficie catastale di 44.620 m2 ed
una superficie territoriale di 43.966 m2.
La suddivisione dei due comparti dichiarata nel Piano Particolareggiato di Iniziativa
Pubblica approvato nel 1989 è invece la seguente:
“comparto A” (superficie di 27.391 m2);
“comparto B” (superficie di 16.575 m2).
Al netto di rettifiche al perimetro del P.P.I.P., dovute alla modifica della viabilità pubblica
nell'incrocio posto a Nord - Est dell'area di intervento e allo stralcio del lotto identificato con il
Mappale n. 382, la superficie territoriale si può così riassumere:
“comparto A” (superficie di 27.352 m2);
“comparto B” (superficie di 14.360 m2).
6
Oltre ai due comparti principali, il P.P.I.P. è costituito anche dalle seguenti aree:
“Area E.C.” (area extra comparto che include una porzione della viabilità stradale da
urbanizzare, già appartenente al “comparto B”);
“Area Str.” (area stralciata dal “comparto B” del P.P.I.P., edificio ex colonico esistente
appartenente a ditta censuaria diversa da quella del “comparto B”, area classificata quale
zona industriale e artigianale di completamento, assoggettata al rispetto dell’articolo 16
delle Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.) del P.R.G.;
“R.P.C.” (rettifica del perimetro cartografico, area della viabilità utilizzata per l'ampliamento
della rotatoria stradale).
7
2.2
Caratteri tipologici del progetto
La progettazione urbanistica del “comparto B” all’interno del Piano Particolareggiato di
Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico” è stata attuata al fine di non porre vincoli
nella predisposizione degli elaborati progettuali inerenti le tipologie edilizie, pertanto gli schemi
tipologici allegati al Piano non sono da considerarsi come vincolanti per la progettazione
esecutiva futura ma puramente indicativi, allo scopo di visualizzare una possibile soluzione
volumetrica dell'intervento.
Gli schemi tipologici potranno subire quelle variazioni che i vari progetti costruttivi oggetto
di rilascio di Permesso di Costruire proporranno di volta in volta.
La morfologia edilizia in fase esecutiva sarà quindi soggetta a trasformazioni rese
opportune o necessarie in relazione alle esigenze dell’utenza, pur nel rispetto dei vincoli imposti
dal piano.
Per la costruzione dei fabbricati potranno essere adottate le tecnologie costruttive che i
soggetti richiedenti riterranno più idonee.
I fabbricati potranno adottare diversità tipologiche, distributive ed estetiche, diversetra
loro, tali da far apparire estremamente vario e composito l’intero complesso insediativo.
Gli interventi edilizi non dovranno avere necessariamente elementi architettonici unitari,
con riferimenti morfologici e formali comuni, mentre i materiali e le finiture esterne potranno
avere una loro autonomia estetica e formale.
La distribuzione planivolumetrica all’interno della zona edificabile del “comparto B” potrà
subire modifiche in fase di progettazione edilizia, pur nel rispetto dei limiti inderogabili imposti
dal Piano.
Fermo restando l’assetto urbanistico complessivo, la suddivisione ed il numero dei lotti
proposti nel presente Piano sono da considerarsi puramente indicativi, pertanto potranno subire
delle variazioni in fase di richiesta di rilascio di Permesso di Costruire.
Per quanto concerne gli aspetti riguardanti la viabilità e la morfologia urbana, si rammenta
come l'unico accesso viario possibile sia quello della “Strada Comunale Torta” confinante con lo
stretto lato Nord, sulla quale si innesta una breve strada di accesso ai lotti.
La pista ciclabile e pedonale avrà una larghezza di 2,50 m e verrà realizzata in adiacenza
alla stessa “Strada Comunale Torta” con direzione Est - Ovest, in modo da integrare la
connessione tra il quartiere a Est e la “CicloTaro” ad Ovest.
8
Il verde attrezzato ed i parcheggi sono invece stati posizionati sul lato Nord, in adiacenza
alla viabilità pubblica, in modo tale da essere facilmente fruibili da vari tipi di utenze, al fine di
creare una zona filtro prima di accedere alla nuova area produttiva.
L’area a verde pubblico ha una superficie di 1446 m2 ed è servita anche da una pista
ciclabile che costeggia la “Strada Comunale Torta”.
I parcheggi sono stati posti ai lati della strada d'accesso, in modo da essere facilmente
fruibili sia dalla attività produttiva che dai semplici utenti.
L’area per soste e parcheggi ha una superficie complessiva di 722 m2 ed è suddivisa in
due zone, denominate P1 e P2, la prima più profonda per la sosta di automezzi commerciali per
trasporto merci e l'altra per la normale sosta delle auto.
9
2.3
Opere di urbanizzazione primaria
Le aree poste all’interno del “comparto B”, così come individuato nel P.P.I.P., si affacciano
sulla “Strada Comunale Torta”, già servita da tutte le reti di urbanizzazione primaria.
Il piano urbanistico in oggetto, nel rispetto della normativa regionale, prevede uno schema
indicativo delle reti di urbanizzazione primaria.
Il progetto esecutivo delle reti stesse, corredato di approfondimenti e particolari costruttivi,
sarà invece oggetto di adeguata pratica specifica, quindi a sua volta sottoposto all’approvazione
degli Enti preposti e dei gestori delle rispettive reti.
2.3.1 Rete fognaria
La “Strada Comunale Torta”, su cui si affaccia il nuovo insediamento produttivo, è servita
da entrambi i collettori fognari distinti, pertanto il progetto delle opere di urbanizzazione primaria
prevede la distinzione della doppia rete fognaria, predisponendo anche i doppi allacci ai lotti
edificabili.
Il nuovo tronco fognario delle acque nere verrà collegato alla rispettiva rete esistente
ubicata sul lato opposto della strada comunale, mentre il tronco fognario delle acque bianche
raccoglierà le acque meteoriche di strade e parcheggi per collegarsi poi nel rispettivo tronco il
quale costeggia tutto il lato Sud della strada stessa.
Il collettore fognario comunale delle acque bianche è invece il risultato dell'intubamento
del fosso stradale eseguito durante i lavori di esecuzione dello stralcio precedente relativo al
“comparto A”.
2.3.2 Illuminazione pubblica
L'illuminazione pubblica stradale presente sulla “Strada Comunale Torta” è garantita da n.
5 corpi illuminanti su palo, di cui:
uno in prossimità della rotatoria, proprio davanti alla cabina ENEL;
due davanti all'ex casa colonica, che risponde ai Mappali n. 382 e 78;
due sul fronte del “comparto B”.
Questi ultimi quattro pali non sono stati piantati sul confine di proprietà ma ad una
distanza di circa un metro, pertanto ora si trovano tutti in mezzo alla nuova pista ciclabile.
10
Il progetto dell'impianto di illuminazione pubblica prevede la delocalizzazione dei suddetti
lampioni in modo che non si creino condizioni di disagio alcuno, creando quindi le condizioni per
poter illuminare anche la pista ciclabile e l'area verde.
E' prevista anche una estensione della suddetta rete mediante la messa in opera di due
lampioni nell'area di parcheggio.
2.3.3 Rete energia elettrica
All'interno del “comparto B” è presente una cabina ENEL ubicata sul lato Nord
dell'insediamento stesso, in prossimità della “Strada Comunale Torta”, realizzata durante i lavori
di esecuzione delle opere di urbanizzazione del “comparto A”.
Il tracciato della rete elettrica di progetto prevede ovviamente l'alimentazione della nuova
linea dalla cabina stessa.
Di rilevante importanza la presenza di una linea aerea di media tensione che attraversa il
“comparto B” per tutta la sua lunghezza costeggiando il confine Ovest, in prossimità del canale
Otto Molini.
Un palo della suddetta linea cade in mezzo alla nuova pista ciclabile.
In fase di progetto esecutivo dovrà essere consultato il soggetto gestore al fine di
verificare termini e costi di uno spostamento del palo, oppure, in alternativa, l'interramento
dell'intera linea elettrica.
I quadri per l'alloggiamento dei contatori e degli strumenti di misurazione dei consumi
saranno collocati sulle murette di recinzione dei lotti nel rispetto delle prescrizioni impartite dagli
Enti preposti.
2.3.4 Rete telefonica
La rete telefonica attraversa tutto il fronte Nord con una linea aerea, per il cui sostegno
sono presenti due pali che cadono all'interno del “comparto B”, uno in mezzo al parcheggio e
l’altro in corrispondenza della nuova pista ciclabile.
Il progetto prevede l'interramento della linea su tutto il fronte stradale.
2.3.5 Rete idrica e gas
Le reti idrica e del gas saranno derivate dalle rispettive tubazioni principali che sono
presenti sul lato Nord della “Strada Comunale Torta”.
11
Le lavorazioni previste per l'allaccio dei lotti saranno realizzate mediante un allaccio
diretto sui tronchi principali.
I quadri per l'alloggiamento dei contatori e degli strumenti di misurazione dei consumi
saranno collocati sulle murette di recinzione nel rispetto delle prescrizioni impartite dagli Enti
preposti.
Area Piano
Particolareggiato
“San Quirico –
Comparto B”
Fig. 2.1. Foto aerea del territorio comunale di Trecasali riportante l’ubicazione
degli areali interessati dal Piano Particolareggiato “San Quirico – Comparto B”
12
3.
COERENZA CON LE PREVISIONI ED I VINCOLI DEL PIANO
TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (P.T.C.P.)
Lo strumento di pianificazione territoriale sovraordinato rispetto al vigente Piano
Regolatore Generale (P.R.G.) del Comune di Trecasali è costituito dal Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) della Provincia di Parma, che rappresenta l’atto
pianificatorio contenente gli obiettivi e gli elementi fondamentali dell’assetto del territorio
provinciale, considerandone aspetti quali lo sviluppo socio - economico, le caratteristiche
geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, paesaggistiche e ambientali.
Tale strumento di pianificazione territoriale costituisce, di fatto, il mezzo attuativo del
P.T.P.R. della Regione Emilia – Romagna, del quale ne recepisce vincoli e proposte,
individuando altresì gli approfondimenti e le specificazioni da prodursi a livello comunale,
articolando i vari temi trattati sulla base di tre diversi sistemi: ambientale, insediativo ed
infrastrutturale.
Il P.T.C.P. della Provincia di Parma è stato approvato con deliberazione del Consiglio
Provinciale n. 71 del 7 luglio 2003 ed è in seguito stato oggetto di diverse varianti riguardanti i
temi della viabilità, del dissesto idrogeologico, delle aree produttive e delle fasce di pertinenza
fluviale.
I siti interessati dalla proposta di variante al Piano Regolatore Generale (P.R.G.) in
oggetto sono localizzati, nello strumento di pianificazione territoriale provinciale, all’interno
dell’unità di paesaggio denominata “Bassa pianura di Colorno”, così come indicato nella Tavola
C.8 - “Ambiti di gestione unitaria del paesaggio” (Fig. 3.1).
Dal punto di vista litologico, l’unità di paesaggio risulta essere prevalentemente
caratterizzata, in superficie, dalla presenza di terreni tendenzialmente argillosi e limosi,
riconducibili alle passate piene fluvio – torrentizie e, nel substrato, da banchi limosi e argillosi,
con intercalazioni sabbiose e livelli ghiaiosi.
La morfologia del territorio è contraddistinta da pendenze medie molto ridotte, inferiori al
10 %, ed è caratterizzata dalla presenza di tracce di percorsi fluviali estinti, sia recenti (alvei
abbandonati) che antichi (paleo alvei), e tipici dossi di pianura ad andamento allungato Sud –
Nord, con aree depresse intervallive.
I caratteri idrogeologici dei terreni si contraddistinguono per la presenza di falde freatiche
o a pelo libero e/o confinate, con una bassa vulnerabilità degli acquiferi, così come desumibile
dalla lettura della “Carta della vulnerabilità degli acquiferi” allegata al P.T.C.P..
13
La rete idrografica principale è invece caratterizzata dalla presenza di uno dei principali
affluenti appenninici del F. Po (F. Taro), mentre quella secondaria risulta essere particolarmente
estesa e rappresentata sia da fossi di scolo che da canali irrigui e/o d’uso misto.
Area Piano
Particolareggiato
“San Quirico –
Comparto B”
Fig. 3.1. Stralcio della Tavola C.8 del P.T.C.P. riportante l’ubicazione
degli areali interessati dal Piano Particolareggiato “San Quirico – Comparto B”
I lotti di terreno oggetto del Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.)
denominato “San Quirico – Comparto B” e dalla contestuale variazione al Piano Regolatore
Generale (P.R.G.) sono collocati, nella Tavola C.1 “Tutela ambientale, paesistica e storico –
culturale” del P.T.C.P. della Provincia di Parma (Fig. 3.2), all’interno di areali privi di rilevanti
vincoli ambientali e territoriali.
Analogamente, la Tavola C.4.1. “Carta del rischio ambientale e dei principali interventi di
difesa” del P.T.C.P. provinciale, riportante i principali fattori di rischio potenziale ed i relativi
interventi di difesa ambientale previsti, non individua, per i lotti di terreno di interesse, alcuna
interferenza con aree soggette a rischi ambientali o ad interventi da operare sul territorio.
14
Area Piano
Particolareggiato
“San Quirico –
Comparto B”
Fig. 3.2. Stralcio della Tavola C.1 del P.T.C.P. riportante l’ubicazione degli
areali interessati dal Piano Particolareggiato “San Quirico – Comparto B”
L’analisi della compatibilità del proposta di variazione urbanistica rispetto a quanto
riportato nella restante cartografia del P.T.C.P. della Provincia di Parma non ha altresì
permesso di rilevare la presenza di alcun vincolo ambientale e territoriale di particolare rilievo.
A completamento della verifica di coerenza del Piano Particolareggiato di Iniziativa
Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B” con il sistema vincolistico presente
sul territorio, si ritiene altresì utile rilevare come gli areali di interesse non rientrino all’interno
della perimetrazione dei siti S.I.C. – Z.P.S. appartenente alla Rete Natura 2000 presenti sul
territorio (Tav. C.5.1 “Aree protette ed interventi di tutela e valorizzazione ambientale” del
P.T.C.P.), come meglio desumibile dalla lettura di quanto specificato nei successivi paragrafi
4.4 e 5.3.4, e non interessi aree o edifici da sottoporre alle procedure di autorizzazione
paesaggistica di cui all’art. 146 del Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 e s.m.i.,
avente ad oggetto “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge
6 luglio 2002 n. 137”.
Relativamente alle previsioni ed alle scelte operate dal P.T.C.P. della Provincia di Parma
in tema di sistema insediativo, infrastrutturale e di trasporti si sottolinea invece la collocazione,
all’interno del territorio comunale di Trecasali, così come riportato nella Tavola C.12 “Assetto
15
territoriale”, del tracciato del futuro “Corridoio plurimodale Tirreno – Brennero” e del relativo
casello autostradale, oltre che della strada Cispadana.
In considerazione di tutto quanto asserito nel presente paragrafo, si ritiene pertanto di
sostenere la coerenza della proposta progettuale inerente il Piano Particolareggiato di Iniziativa
Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B” e la contestuale variazione del
Piano Regolatore Generale (P.R.G.) del Comune di Trecasali rispetto alle politiche ed ai vincoli
di carattere ambientale e territoriale riportati nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
(P.T.C.P.) della Provincia di Parma.
16
4.
CARATTERISTICHE
DELLE
MATRICI
AMBIENTALI
E
TERRITORIALI
In
considerazione
delle
caratteristiche
tipologiche
e
dei
contenuti
del
Piano
Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B” e
della contestuale variazione del Piano Regolatore Generale (P.R.G.) del Comune di Trecasali,
oltre che degli elementi generali dell’ambiente circostante, si è ritenuto di individuare le seguenti
componenti (o matrici) ambientali e territoriali di interesse:
Atmosfera;
Suolo e sottosuolo;
Acque superficiali e sotterranee;
Ecosistemi e paesaggio;
Rumore;
Ambiente antropico.
4.1
Atmosfera
La caratterizzazione climatica della zona di interesse è stata estrapolata da uno studio
recentemente divulgato dall’Amministrazione Comunale di Trecasali, redatto unitamente ad
A.R.P.A. nell’ambito di un protocollo d’intesa stipulato dallo stesso Comune di Trecasali con
un’azienda locale al fine di individuare azioni volte a tutelare le risorse ambientali del territorio in
oggetto.
Nello specifico, l’analisi svolta è stata condotta mediante l’utilizzo del preprocessore
meteorologico denominato CALMET, un modello meteorologico appositamente implementato
presso A.R.P.A. - SIM, dotato di un modulo diagnostico di generazione del campo di vento, che
può essere inizializzato sia attraverso dati da stazioni a terra e radiosondaggi che mediante le
stime ottenute da modelli meteorologici ad area limitata.
Il preprocessore CALMET, sulla base delle variabili puntuali misurate nelle stazioni
meteorologiche e delle caratteristiche della superficie, quali ad esempio orografia, uso del suolo
e rugosità, ricostruisce il campo tridimensionale di vento con una risoluzione spaziale
orizzontale di 5 Km.
Il comportamento prevalente del vento nel corso dell’anno preso come riferimento (2007)
viene quindi descritto dalla rosa dei venti mostrata in Fig. 4.1.
17
Fig. 4.1. Rosa dei venti presso le aree di interesse
Dalle frequenze delle classi di velocità del vento si deduce che, in maggioranza (75%), il
vento spira con una velocità minore di 2 m/s e, per il 95% dei casi, è inferire ai 4 m/s.
Più in dettaglio, la classe più frequente risulta essere quella in cui la velocità è minore di 1
m/s, con il 40% dei casi.
Per una descrizione più esaustiva della meteorologia della zona sono state rappresentate,
con specifici diagrammi, anche le frequenze percentuali delle classi di stabilità (Fig. 4.2) e delle
temperature (Fig. 4.3).
Nel primo caso si è voluto rappresentare graficamente la turbolenza dell’atmosfera, che
influenza la dispersione degli inquinanti e può essere schematicamente divisa in classi, sulla
base di diversi parametri meteorologici.
Le classi vanno da 1 (condizioni estremamente instabili) a 6 (condizioni stabili), con
stabilità crescente.
Nella zona di interesse la classe 6 è la più probabile, con il 38% delle frequenza.
18
Le temperature registrate in maggioranza nel 2007 sono invece risultate essere
ricomprese tra 10 e 20°C.
4000
classe 6
3000
2000
classe 4
classe 2
classe 3
1 000
0
classe 5
classe 1
Fig. 4.2. Grafico delle frequenze delle classi di stabilità
3%
3%
24%
35%
<0
0-1 0
1 0-20
20-30
>30
35%
Fig. 4.3. Grafico delle frequenze delle temperature
19
A completamento delle considerazioni riguardanti l’inquadramento climatico dell’area in
oggetto, appare utile riportare alcuni dati riguardanti il regime pluviometrico, desunti da
un’analisi ad ampio raggio comprendente tutto il territorio della bassa pianura parmense.
In particolare, il regime pluviometrico è stato definito prendendo in considerazione i dati
rilevati presso la vicina stazione meteorologica di Parma – Università nel periodo 1951 – 1980.
I valori medi mensili delle precipitazioni cumulate per tale stazione sono riportati in Fig.
4.4.
Dall’analisi degli andamenti mensili delle precipitazioni si evince che l’area interessata dal
presente studio è caratterizzata da un regime degli afflussi di tipo sublitoraneo appenninico con
due massimi, in primavera ed autunno, con prevalenza di quest’ultimo sul primo, e due minimi,
in inverno e in estate, quando raggiunge il minimo assoluto.
La piovosità media nel periodo considerato è di 780 mm/anno, con un massimo di 1.162
mm nel 1951 ed un minimo di 554 mm nel 1956.
Il valore massimo assoluto è pari a 118 mm in novembre e il massimo secondario è pari a
90 mm in aprile.
Il mese più piovoso nel periodo 1951 – 1979 è stato l’aprile del 1958, con 304 mm.
120
Precipitazioni medie mensili
(mm)
100
80
60
40
20
0
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
(mesi)
Fig. 4.4. Precipitazioni medie mensili (1951 – 1980)
20
Nov
Dic
4.2
Suolo e sottosuolo
4.2.1 Inquadramento geologico e geomorfologico
L’evoluzione geologica della pianura parmense si inserisce nel contesto geologico di
colmamento del bacino di avanfossa della Pianura Padana.
Lo schema strutturale di Fig. 4.5 presenta gli allineamenti delle superfici di deformazione
che interessano i terreni posti sul fronte padano dell'Appennino.
Con riferimento agli aspetti strutturali, è opportuno sottolineare la presenza, nel territorio
della pianura parmense, di due fasci di thrusts orientati NW – SE, noti coi nomi di Fronte di
Accavallamento Pedeappenninico (PTF) e Fronte di Accavallamento Esterno (ETF).
Il PTF trova espressione superficiale nel margine morfologico appenninico, che separa le
colline dall’alta pianura, mentre l’ETF (Pieghe emiliane) si trova sepolto, talvolta a poche decine
di metri, nel sottosuolo della pianura parmense.
Quest’ultimo è costituito dalle strutture di Collecchio e Parma, che delimitano dei bacini
interni in cui i depositi alluvionali di colmamento assumono modesti spessori.
Sepolto sotto i sedimenti quaternari della pianura, alle indagini geofisiche l’ETF si è
rivelato possedere le classiche strutture accatastate ad embrici che determinano marcata
flessurazione litosferica che origina l’avanfossa e comporta una notevole subsidenza tettonica.
Le due serie di thrusts (PTF ed ETF) sono segmentate da discontinuità trasversali, dovute
a fasi tettoniche neogeniche, note in letteratura col nome dei corsi d’acqua posti in
corrispondenza.
La pianura parmense è interessata quindi dalle Linee del Taro, del Baganza e dell’Enza,
che costituiscono un fascio di faglie legate dal punto di vista cinematico e che possono essere
riunite sotto il termine di “Sistema del Taro” .
Queste faglie trasversali segmentano il margine appenninico in settori caratterizzati da
diverso comportamento tettonico, con riflessi sul riempimento sedimentario.
I depositi quaternari sovrastanti le strutture positive dei thrusts non risultano essere
interessati dall’attività tettonica in quanto, con la loro geometria ondulata, dimostrano un
passivo adattamento alle strutture sottostanti.
La pianura parmense è costituita dalla sovrapposizione e interdigitazione di conoidi
alluvionali sepolte di età pleisto - olocenica, raccordate e livellate a formare una superficie subpianeggiante.
21
Queste si sviluppano allo sbocco dei relativi corsi d’acqua in pianura, dove hanno
divagato depositando i materiali litoidi provenienti dall’erosione dei corrispondenti bacini
montani.
Nella loro evoluzione si sono interdigitati e sovrapposti sino poco oltre la Via Emilia, per
poi amalgamarsi più a Nord, con i sedimenti limoso- sabbiosi della bassa pianura provenienti
dalle esondazioni passate e recenti del Fiume Po.
Nel suo insieme, la pianura parmense può essere suddivisa in tre fasce, subparallele al
margine Sud, orientate NW - SE.
Si tratta delle fasce della pedecollina, dell'alta e della bassa pianura.
La bassa pianura, dove è collocata l’area di studio, presenta caratteri topografici piatti,
con terreni superficiali sempre rappresentati da limi.
Essa è anche caratterizzata dalla presenza di bassure morfologiche (ad esempio tra il F.
Taro ed il T. Parma), di ventagli di rotta fluviale e di meandri fluviali abbandonati.
Fig. 4.5. Allineamenti delle superfici di deformazione che interessano
i terreni posti sul fronte padano dell'Appennino
22
La conformazione dei territori che contraddistinguono i siti interessati dalla variante al
Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B”
è caratterizzata dalla presenza di vaste superfici pianeggianti, con pendenze che variano
tipicamente dallo 0,3 % allo 0,8 %, solcate da una fitta rete di canali artificiali volti a favorire il
deflusso delle acque di scorrimento superficiale, in alcuni casi impostati in corrispondenza di
antichi drenaggi naturali, per il resto frutto degli interventi di bonifica agraria, regimazione
fluviale ed infrastrutturazione operati dal Medioevo fino ai giorni nostri, che hanno di fatto
modificato l’antica vocazione fluviale dell’area.
Tali aree, per ubicazione rispetto ai corsi d’acqua e per conformazione territoriale, non
sono peraltro soggette ad alcuna forma di dissesto.
Dal punto di vista strettamente litologico, i terreni affioranti negli areali in oggetto sono
tipicamente associabili alla formazione quaternaria di origine continentale denominata “Alluvium
medio recente”, di età olocenica.
Essa si caratterizza per la presenza, in superficie e nei primi orizzonti del sottosuolo, di
un’alternanza di orizzonti limoso – argillosi e di limi sabbiosi e sabbie limose.
Il pacco di orizzonti di differente granuolmetria, che si alternano in sequenze più o meno
ritmiche, testimonia le variazioni avvenute negli strati energetici delle correnti e quindi degli
ambienti deposizionali sviluppatosi localmente.
Esso sovrasta un substrato sabbioso che si attesta, solitamente, a profondità superiori ai
10 m dal piano campagna.
4.2.2 Classificazione sismica del territorio
Secondo la classificazione sismica del territorio italiano, con la pubblicazione
dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, avente ad
oggetto "Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio
nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica" (Supplemento Ordinario n.
72 della G.U. n. 105 del 8.05.2003), i Comuni italiani sono stati classificati in 4 categorie
principali, in considerazione del loro rischio sismico, calcolato tenendo conto della frequenza
dell’intensità degli eventi (Zona 1: sismicità alta, Zona 2: sismicità media, Zona 3: sismicità
bassa, Zona 4: sismicità molto bassa).
Il territorio comunale di Trecasali, sulla base della classificazione di cui all’O.P.C.M. n.
3274/2003, è inserito all’interno della Zona 3, a sismicità bassa (Fig. 4.6).
23
A tale zona, considerata con “grado di sismicità bassa”, risulta assegnato un intervallo di
valori dell’accelerazione di picco orizzontale del suolo (ag), con probabilità di superamento del
10% in 50 anni, ed in particolare, ai fini della determinazione delle azioni sismiche, risulta
assegnato un valore (ag/g) di ancoraggio dello spettro di risposta elastico pari a 0,15.
Fig. 4.6. Classificazione sismica dell´Emilia – Romagna
(O.P.C.M. n. 3274/2003 - Allegato 1 punto 3 “prima applicazione”)
Di seguito vengono invece elencati i principali elementi del territorio che concorrono
potenzialmente alla pericolosità sismica locale nelle zona della bassa pianura parmense,
desunti da quanto asserito, al riguardo, nei contenuti della delibera dell'Assemblea Legislativa
della Regione Emilia - Romagna progr. n. 112 - oggetto n. 3121 del 2 maggio 2007:
depositi che possono determinare amplificazione (spessore ≥ 5 metri): depositi fluvio –
lacustri, riporti antropici poco addensati;
elementi che possono determinare effetti differenziali, sia amplificazione che cedimenti:
contatto laterale tra litotipi con caratteristiche fisico – meccaniche molto diverse, cavità
sepolte, presenza di faglie e/o sovrascorrimenti attivi o potenzialmente attivi;
depositi suscettibili di amplificazione e cedimenti: depositi (spessore ≥ 5 metri) di terreni
granulari sciolti o poco addensati o di terreni coesivi poco consistenti caratterizzati da
valori NSPT < 15 o cu < 70 KPa, depositi granulari fini, con livello superiore della falda
acquifera a profondità minore di 15 metri dal piano campagna, con composizione
24
granulometrica che ricade nelle fasce critiche indicate nell’Allegato A3 (fattori
predisponenti al fenomeno di liquefazione).
Essendo il territorio comunale sub – pianeggiante, non sussistono elementi predisponenti
a fenomeni di instabilità in caso di sisma, né sono attese amplificazioni connesse all’assetto
geomorfologico o effetti di bordo.
Non è nota, inoltre, nel territorio in esame, la presenza di depositi fluvio – lacustri di
spessore ≥ 5 m, né la presenza di contatto laterale tra litotipi con caratteristiche fisico –
meccaniche molto diverse, cavità sepolte o riporti antropici poco addensati, potenzialmente
responsabili di amplificazione e/o cedimenti.
Per quanto riguarda la presenza di strutture tettoniche sepolte, attive o potenzialmente
attive, ad orientamento NO – SE, che intersecano il Comune di Trecasali in corrispondenza
dell’abitato di Ronco Campo Canneto, non si possono escludere a priori, in concomitanza di
sismi comunque di magnitudo eccezionale per l’areale in questione, possibili fenomeni
deformativi superficiali.
Detti fenomeni sono stati occasionalmente riconosciuti, in bibliografia, nella zona di
Correggio (RE) e di Massa Felinese (MO), ove furono responsabili di lesione a fabbricati in una
fascia di circa 5 km dalla struttura tettonica.
La presenza di depositi (spessore ≥ 5 metri) di terreni coesivi poco consistenti,
caratterizzati da valori NSPT < 15 o cu < 70 KPa, potenzialmente responsabili di amplificazione
e cedimenti, è stata riscontrata in particolare nella fascia adiacente e parallela all’alveo del
Fiume Taro, pressoché coincidente con il territorio urbano ed urbanizzabile.
Per quanto riguarda la possibile presenza di depositi granulari fini, con livello superiore
della falda a profondità minore di 15 metri da p.c., con composizione granulometrica compresa
entro le fasce critiche indicate nell’Allegato A3 “Atto di indirizzo e coordinamento tecnico ai
sensi dell’ art.16 c. 1 della L.R. 20/2000 e s.m.i.”, suscettibili di liquefazione, si è fatto
riferimento alle verifiche effettuate nell’ambito del progetto definitivo del Corridoio Plurimodale
Tirreno – Brennero.
Tali verifiche, condotte con il metodo proposto da Tokimatsu e Yoshimi (1983) sulle
stratigrafie relative ai sondaggi a carotaggio continuo eseguiti sul territorio comunale, non
hanno rilevato condizioni di liquefazione nell’ambito delle verticali indagate.
Tale fenomeno risulta piuttosto improbabile in considerazione alla storicità sismica
(magnitudo massima) dell’areale in questione, ma tuttavia non è escludibile a priori, in
25
considerazione alla natura limoso sabbiosa del primo sottosuolo dell’area intragolenale ed alla
presenza di una falda in interscambio diretto con il Fiume Taro.
Così come riportato nel Quadro Conoscitivo del nuovo Piano Strutturale Comunale
(P.S.C.), si reputano necessari, ai fini della valutazione dell’effettivo grado di pericolosità
sismica locale nel territorio comunale (II Fase – microzonazione sismica), in ottemperanza agli
indirizzi di cui alla delibera dell'Assemblea Legislativa della Regione Emilia - Romagna progr. n.
112 - oggetto n. 3121 del 2 maggio 2007, i seguenti approfondimenti:
un secondo livello di approfondimento (microzonazione sismica semplificata) per tutto il
territorio urbano ed urbanizzabile, funzionale alla definizione di un modello geologico –
tecnico del sottosuolo contenente indicazioni circa la velocità di propagazione delle onde
di taglio Vs in base alla quale valutare, in relazione alle condizioni stratigrafiche locali,
eventuali fenomeni di amplificazione;
un terzo livello di approfondimento (microzonazione sismica di dettaglio) per quanto
concerne le opere di rilevante interesse pubblico nonché le aree intragolenali
potenzialmente a rischio di liquefazione, la pianificazione urbanistica comunale dovrà
comunque subordinarne la realizzazione all’attuazione di uno specifico programma di
studio, mirato alla valutazione dell’effettivo grado di pericolosità sismica locale connessa a
possibile amplificazione del moto sismico.
La metodologia di indagine (prove, acquisizione dati e elaborati da produrre) per dette
analisi dovranno essere definite nelle fasi di predisposizione e approvazione dei Piani Operativi
ed attuata nei contenuti dei Piani Urbanistici Attuativi.
4.2.3 Inquadramento idrogeologico
Il quadro stratigrafico proposto, ed ormai di ampio utilizzo per i depositi continentali della
pianura parmense, è visualizzato nella “Carta Geologica dei Depositi Quaternari” pubblicata
dalla Regione Emilia Romagna, redatta da Di Dio et al. (1997) e schematizzato nel quadro
sinottico delle unità stratigrafiche riconosciute regionalmente nel bacino sud-padano.
In Fig. 4.7 è riportato uno stralcio della carta sopraccitata, che riporta i depositi
quaternari della pianura parmense.
26
Fig. 4.7. Stralcio della carta geologica dei depositi quaternari
pubblicata dalla Regione Emilia – Romagna redatta da Di Dio et al. (1997)
Nella carta risultano essere particolarmente interessanti le linee dentellate, che
rappresentano il tracciamento sulla superficie topografica dell'andamento dei fronti di
sovrascorrimento.
Seppure con qualche diversità rispetto a quelli presentati precedentemente, in questa
carta si evidenzia una rotazione laterale dei fronti di sovrascorrimento posizionata poco a Ovest
del F. Taro.
In sostanza, il piegamento e sollevamento che caratterizza il fronte di sovrascorrimento
sviluppa una cosiddetta “rampa laterale”, per cui i terreni a Sud - Est della rampa (blocco di
Parma) si sovrappongono a quelli a Nord - Ovest della stessa (blocco di Fidenza).
Risulta importante evidenziare l'esistenza di due sistemi acquiferi.
Il primo, a Nord, allineato lungo il percorso del canale assiale della pianura (F. Po), ed il
secondo, a Sud, nella parte alta della pianura.
27
Quest'ultimo è rappresentato da acquiferi localmente saldati, molto sviluppati allo sbocco
in pianura dei fiumi appenninici.
Anche il complesso di acquiferi riferibile al paleoalveo del Fiume Taro risulta
particolarmente sviluppato
Occorre inoltre sottolineare il ruolo importante svolto dai sedimenti affioranti nella zona di
margine della pianura, interessati dal fascio deformativo del fronte di sovrascorrimento
pedeappenninico.
Si tratta infatti di sedimenti fisicamente collegati ai corpi alluvionali profondi della pianura,
che possono quindi convogliare in profondità le acque superficiali del margine.
La sezione stratigrafica della pianura parmense alla destra idrografica del Fiume Taro di
Fig. 4.8, realizzata da Sagne (1998), rappresenta uno schema stilizzato del sottosuolo, creato
per presentare le unità stratigrafiche.
I terreni più antichi citati sono i depositi marini del Pliocene, che affiorano esclusivamente
nell'area collinare.
Si tratta di sedimenti deposti di ambiente marino qui rappresentati senza differenziazioni
stratigrafiche interne.
La loro sommità ha un'età di circa 2 milioni di anni dal presente.
Al di sopra del Pliocene giacciono i terreni del supersintema Quaternario Marino (Qm), qui
semplicemente chiamati Quaternario Marino.
In esso si distinguono più sequenze deposizionali, la cui parte sommitale è comunemente
rappresentata da sabbie di ambiente litorale o addirittura da ghiaie di ambiente fluviale.
La sommità del Quaternario Marino è rappresentata da una netta superficie erosiva.
Al di sopra del Quaternario Marino giacciono in discordanza angolare i terreni del
supersintema Quaternario Continentale (Qc) o Emiliano - Romagnolo.
Una inconformità riconosciuta regionalmente consente di dividere quest'ultimo in due
sistemi, inferiore e superiore, qui semplicemente chiamati Alluvionale Inferiore e Alluvionale
Superiore.
I sedimenti dell'Alluvionale Inferiore sono prevalentemente fini e solo allo sbocco dei
principali corsi d'acqua appenninici sviluppano spessori significativi di ghiaie e sabbie.
28
I sedimenti dell'Alluvionale Superiore sono rappresentati da sequenze, individuate da
linee tratteggiate, con porzione basaIe a depositi grossolani e porzione sommitale a depositi
fini, spesse da una a più decine di metri.
Di Dio et al. (1997) hanno distinto e cartografato (Fig. 4.9), sia in superficie che in
sottosuolo, 3 Unità Idrostratigrafiche di rango superiore, denominate Gruppi Acquiferi A, B e C,
che affiorano sul margine meridionale del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliana, per poi
immergersi verso Nord al di sotto dei sedimenti depositati dal Fiume Po e dai suoi affluenti.
I corpi geologici che fanno da acquiferi sono costituiti da sedimenti ghiaiosi e sabbiosi di
origine deltizia, litorale e alluvionale deposti dai paleo - fiumi appenninici a partire da circa 3,5
milioni di anni fa.
Ciascun Gruppo Acquifero risulta idraulicamente separato, almeno per gran parte della
sua estensione, da quelli sovrastanti e sottostanti, grazie a livelli argillosi di spessore
plurimetrico sviluppati a scala regionale.
I Gruppi Acquiferi B ed A, di origine continentale e sede dei flussi idrici, non costituiscono
mai un acquifero monostrato indifferenziato.
Essi risultano invece molto più complessi a causa della giustapposizione e
sovrapposizione di differenti sistemi deposizionali.
Fig. 4.8. Sezione stratigrafica della pianura parmense alla
destra idrografica del Fiume Taro realizzata da Sagne (1998)
29
Fig. 4.9. Quadro sinottico delle unità stratigrafiche
riconosciute regionalmente elaborato da Di Dio et al. (1997)
Nello specifico, il complesso schema evolutivo sopradescritto risulta essere proficuamente
applicabile anche gli areali oggetto del Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.)
denominato “San Quirico – Comparto B”, caratterizzati dalla netta dominanza dei depositi di
conoide alluvionale.
La struttura idrogeologica di tali areali è tipicamente contraddistinta dai seguenti caratteri
peculiari:
un orizzonte superficiale, costituito da depositi limoso – argillosi, limoso – sabbiosi e
sabbioso – limosi, con valori di permeabilità medio – bassi, al cui interno possono
rinvenirsi falde acquifere soggette ad escursioni piuttosto elevate in funzione della
potenza dell’orizzonte e degli apporti idrici;
un orizzonte profondo, posto a profondità superiore a 10 m dal piano campagna, costituito
da sabbie e sabbie limose a permeabilità elevata.
30
4.3
Acque superficiali e sotterranee
4.3.1 Idrologia
I caratteri idrologici dell’area sono fortemente determinati dalla presenza del Fiume Taro,
il cui bacino risulta essere delimitato dallo spartiacque appenninico a Sud, dalla valle d’Arda e
Ongina a Ovest, mentre a Est confina con la Val Baganza e l’area di pianura drenata dal
Torrente Parma.
La superficie imbrifera del Fiume Taro
è di 2026 km2 alla foce in Po, mentre la
lunghezza d'alveo è di circa 133 km.
La prima parte dell’alveo del F. Taro è piuttosto stretta e così rimane in gran parte del
percorso, mentre nel tratto poco a monte di Fornovo, dove l’ingresso del T. Ceno comporta un
notevole incremento della portata e dell’ampiezza, l’alveo diventa ghiaioso e forma isolotti,
spesso sabbiosi.
Da questo punto in poi, la valle si allunga, formando una piatta ed estesa conoide
alluvionale che, come un ventaglio, si estende fino all’altezza del ponte dell’Autostrada del Sole
(24 km circa più a valle).
Il F. Taro scorre in direzione SSO - NNE nella parte meridionale del sottobacino,
assumendo in quella settentrionale un andamento S - N.
II fiume presenta un alveo ghiaioso a canali intrecciati, configurazione che mantiene dalla
valle collinare, fino ai pressi dell’Autostrada A1, dove passa gradualmente a un alveo sabbioso
a isole fluviali.
Dopo circa un chilometro, all’altezza dell’abitato di Viarolo, evolve in un alveo a meandri
che solca la bassa pianura fino alla confluenza nel Fiume Po.
Il corso attuale del fiume divide la pianura in due settori, di cui quello occidentale risulta
più elevato dell’orientale già nelle vicinanze immediate dell’alveo.
Questo dislivello rende il corso d’acqua pensile sulla pianura orientale, già a monte della
Via Emilia, dove, in sponda destra, è presente un argine artificiale che si innalza
progressivamente verso valle.
Sulla pianura orientale, digradante con relativa regolarità verso NE, che rappresenta la
superficie morfologica costruita dal F. Taro all’inizio dell’Olocene, emerge il dosso stretto e
allungato che esprime il percorso pensile del T. Parma.
31
Questa situazione determina una valle, che dalla periferia Nord - occidentale della città di
Parma si allarga nella bassa pianura interposta tra i due corsi d’acqua fino al Fiume Po.
Si tratta di una zona di bonifica idraulica, che costituisce il recipiente naturale delle
esondazioni e presenta difficoltà di scolo naturale delle acque, a causa dell’accentuata pensilità
degli alvei.
In questa zona si sviluppa la maggior parte della rete idrografica secondaria del
sottobacino, caratterizzata da aste per lo più rettilinee e artificializzate, dove scorrono i canali
Naviglio Taro, Galasso e Lorno.
Tra le aste principali s’intreccia una fitta rete di piccoli canali secondari, che costituisce la
rete di distribuzione irrigua più minuta della bassa pianura parmense.
La rete di cavi, rii e canali è alimentata prevalentemente dalle risorgive ed è destinata allo
scolo delle acque meteoriche e alla distribuzione delle acque irrigue provenienti dalle
derivazioni fluviali e dagli emungimenti dal sottosuolo.
I rami secondari seguono in genere i percorsi lineari dei drenaggi di centuriazione, ripresi
e riadattati attraverso i secoli.
Le aste principali, comprese quelle alimentate da monte attraverso la canalizzazione
urbana, le derivazioni dagli alvei nella medio - alta pianura e i bacini planiziari o pedecollinari,
sono ottenute in parte con la regolarizzazione di rii preesistenti e scendono lungo la valle con
andamenti sinuosi, confluendo direttamente nel F. Po o nel T. Parma.
L’unica eccezione è rappresentata del canale Otto Mulini, peraltro non ricadente nel
sottobacino, che deriva le acque dalla rete idrografica minore a SO di Madregolo ed affianca il
F. Taro fino a confluirvi all’altezza di Sissa.
Una delle caratteristiche peculiari del sottobacino è la presenza, soprattutto nella zona di
bassa pianura, di numerosi fontanili.
Nel 2000 A.R.P.A. ha effettuato un censimento a livello provinciale di questi ambienti ad
elevato valore naturalistico, individuandone 11 nel bacino del Lorno e 9 nel bacino del Galasso,
molti dei quali si trovano ubicati all’interno del territorio comunale di Trecasali, all’interno della
perimetrazione del sito S.I.C. – Z.P.S. IT 4020017 denominato “Aree delle risorgive di Viarolo,
Bacini di Torrile, Fascia golenale del Po”.
Le aree in esame, all’interno del Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) redatto
dall’Autorità di Bacino del Fiume Po, ricadono all’interno della “Fascia C - Aree di inondazione
per piena catastrofica del Fiume Po e per inadeguatezza della rete scolante di pianura”,
32
costituita dalla porzione di territorio interessata da inondazione in relazione ad una piena
superiore a quella di riferimento, avente un TR di 500 anni o, in alternativa, la massima piena
storicamente registrata, se corrispondente ad un TR superiore ai 200 anni.
4.3.2 Piezometria e vulnerabilità degli acquiferi
Ogni considerazione in merito all’andamento nello spazio e nel tempo dei livelli
piezometrici non può essere svincolata dal modello geologico – idrostratigrafico che
attualmente descrive gli andamenti e la genesi degli acquiferi quaternari del bacino
idrogeologico della pianura emiliano - romagnola.
Sono state prese in esame le carte piezometriche elaborate da G.P. Beretta e B. Anelli,
costruite con un equidistanza di 10 m e pubblicate nelle relazioni annuali della Provincia di
Parma – Servizio Ambiente, Difesa del Suolo e Tutela del Territorio, riportanti le isopieze
ottenute con le misure dei livelli piezometrici statici dei pozzi filtranti il solo Gruppo Acquifero A
(Alluvionale Superiore).
La zona di alta pianura risulta caratterizzata da acquiferi a pelo libero con gradienti
idraulici elevati, talora prossimi al 5 - 6%, mentre nella zona di media pianura, in prossimità
della città di Parma (all’altezza della via Emilia), in cui predominano falde semiconfinate e
confinate, la diminuzione del gradiente è drastica, sino a valori pari allo 0,2%.
Il raffronto tra le campagne di monitoraggio ha inoltre evidenziato una generale costanza
negli andamenti dei livelli piezometrici.
La Provincia di Parma – Servizio Ambiente, Difesa del Suolo e Tutela del Territorio ha
altresì realizzato una “Nuova Carta di vulnerabilità degli Acquiferi della pianura parmense”,
basata sulla metodologia del CNR- G.N.D.C.I., in scala 1:25.000, che delimita le aree
sottoposte a diversi vincoli per la tutela delle acque sotterranee e delle aree di rispetto attorno ai
corsi fluviali ed ai pozzi.
Tale cartografia, approvata con delibera di Giunta Provinciale n. 243 del 6 aprile 2000,
costituisce un elaborato articolato a più chiavi di lettura, ottenuta a partire dalla precedente
zonizzazione della pianura parmense sulla base delle classi di vulnerabilità dell’acquifero
principale, già definite dalla metodologia CNR - GNDCI (1996).
A tale zonizzazione si è sovrapposta una suddivisione del territorio in tre aree di
alimentazione distinte, che specificano i diversi domini acquiferi (Gruppi Acquiferi A, B e C),
La carta prevede tre classi di vulnerabilità: poco vulnerabile, vulnerabile a sensibilità
attenuata e vulnerabile a sensibilità elevata.
33
Sono stati individuati anche i bacini drenanti direttamente su aree vulnerabili.
Successivamente, con deliberazione di Giunta Provinciale n. 530 del 13 luglio 2000, sono
stati approvati gli ”Indirizzi per la tutela delle acque” e la relativa cartografia in scala 1: 25.000.,
con i quali sono stati fissati i limiti all’emissione di scarichi idrici per l’azoto totale e ammoniacale
nella zona di alta vulnerabilità e sono state individuate modalità per garantire la sicurezza degli
impianti di depurazione e delle reti fognarie.
La caratterizzazione idrodinamica degli acquiferi in corrispondenza degli areali interessati
dal Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica denominato “San Quirico”, ricavabile dalla
lettura dei dati relativi alla rete piezometrica di controllo provinciale, permette di desumere un
andamento della superficie piezometrica relativamente regolare, con direzione di flusso
prevalente verso Nord/Nord – Est, gradiente idraulico con valori medi compresi tra lo 0,1 % e lo
0,2 %, soggiacenze medie pari a circa 3 – 4 metri e fluttuazione della falda idrica superficiale
valutabile in circa 1,5 – 2 metri.
Il regime idrico sotterraneo è inoltre contraddistinto da flussi che si allontanano dall’asse
fluviale del F. Taro, il quale esercita, sugli acquiferi, attraverso la filtrazione delle acque di
subalveo, una decisa azione alimentante.
Secondo quanto riportato nella “Nuova Carta di vulnerabilità degli Acquiferi della pianura
parmense”, gli areali di interesse sono classificabili come “poco vulnerabili”.
34
4.4
Ecosistemi e paesaggio
Il territorio comunale di Trecasali è ubicato in una zona a prevalente destinazione
agricola, nella quale la vegetazione potenziale naturale è quella tipica della Pianura Padana,
rappresentata da una foresta mista di caducifoglie querco - carpinetum, i cui riscontri sono
esigui.
Tuttavia, a questo ecotopo tipico della pianura, si accompagnano altri ecotopi specifici di
aree umide, che si caratterizzano per la presenza di formazioni boschive di ulmus minor, acer
campestre, phragmites, ecc…
Lungo i fiumi si trovano situazioni assai differenziate, con prevalenza di associazioni
igrofile, per cui l'ambiente fluviale viene spesso ad avere una sua caratterizzazione flogistica,
che certamente contribuisce ad elevare il gradiente di biodiversità.
In particolare sono rilevate, nell'ambito della fascia fluviale e perifluviale del F. Taro,
estese formazioni di vegetazione arborea ed arbustiva di natura spontanea, caratterizzate da
popolamenti a prevalenza di robinie e altre specie igrofile, salici e pioppi.
La vegetazione arborea presenta un’accentuata presenza di specie alloctone ed esotiche
nell'ambito dei giardini adiacenti alle abitazioni di più recente costruzione, mentre i parchi delle
ville di antica esistenza sono dotati di specie per lo più autoctone a prevalenza di latifoglie,
ancorché non abbiano specie di particolare valenza ambientale e vegetazionale.
Sempre nell'ambito delle formazioni arboree, arbustive ed erbacee, meritevole di
salvaguardia ambientale é da considerarsi la fascia adiacente ai canali Lorno ed Otto Mulini, ad
elevato grado di naturalità.
Grazie alla presenza di microstrutture di equipaggiamento paesistico (siepi, filari, ecc.), il
territorio comunale presenta una struttura abbastanza articolata, nella quale si rilevano alcuni
parchi privati con piccoli boschi, ed il disegno territoriale è chiaramente basato sulla
centuriazione romana, che si conserva su molti assi principali, ben visibile nella suddivisione tra
un podere e l’altro, nella rete stradale e nella distribuzione spaziale dei canali di scolo e di
irrigazione.
Relativamente agli aspetti faunistici, occorre sottolineare come il territorio comunale di
Trecasali, situato sulla destra idrografica rispetto al Fiume Taro, assicuri un 'importante ruolo
per la sosta, l'alimentazione ed il rifugio della fauna.
35
Le presenze faunistiche che interessano l'area sono, tra gli invertebrati, gli aracnidi,
comuni ragni assai diffusi, e gli acari, presenti nella pedofauna in quanto parassiti spesso di
vegetali e animali.
Nella nutrita classe degli insetti, diffusa è la presenza dell'ordine degli odonati (libellule,
ecc…), in quanto sono ottimi volatori e le loro larve sono acquatiche e quindi sono riscontrabili
nelle vicinanze delle acque.
L'ordine degli ortotteri è presente con grilli e cavallette, mentre l'ordine degli emitteri è
rappresentato da cimici, cicale e sputacchine.
L'ordine dei lepidotteri è presente sia con le farfalle notturne che con quelle diurne.
L'ordine dei ditteri, rappresentato da mosche, zanzare, tipule, tafani, ecc…, quello dei
coleotteri, costituito da maggiolini, lucciole, cetonie, coccinelle, e quello
degli imenotteri,
presenti con vespe, api, formiche e calabroni sono diffusi in abbondanza su tutto il territorio
comunale.
Tra i vertebrati sono presenti, specialmente nella zona di ristagno di acqua e lungo i
canali, il rospo comune (bufo bufo) ed il rospo smeraldino (bufo viridis), appartenenti alla
famiglia bufonidae, oltre alla raganella (hyla arborea) ed alla rana verde (rana esculenta
complex).
Per la classe dei rettili sono presenti la lucertola muraiola (podarcis murali), la lucertola
comune (podarcis sicula), il ramarro (lacerta viridis) e la biscia dal collare (natrix natrix).
Tra gli uccelli si segnalano il cormorano (phalacrocorax carbo), la nitticora (nycticorax
nycticorax), l’airone cenerino (ardea cinerea), l’airone bianco (egretta alba), il germano reale
(anas platyrynchos), il fischione (anas penelope), la poiana (buteo buteo), il gheppio (falco
tinunculus), il fagiano (phasianus colchicus), ecc….
A completamento della descrizione qui sopra riportata, si ritiene doveroso rammentare
come il territorio comunale di Trecasali presenti, al suo interno, significative porzioni di terreni
considerati ad elevato valore ambientale e naturale.
In particolare, occorre segnalare la presenza di una parte delle aree ricomprese all’interno
della perimetrazione dei siti S.I.C. – Z.P.S. appartenenti alla “Rete Natura 2000” e denominati IT
4020022 “Basso Taro” e IT 4020017 “Aree delle risorgive di Viarolo, Bacini di Torrile, Fascia
golenale del Po” (Fig. 4.10), al cui interno si evidenzia l’esistenza di numerosi habitat di
interesse comunitario meritevoli di particolare tutela e conservazione, debitamente riportati nella
“Carta degli Habitat” recentemente elaborata dall’Amministrazione Provinciale di Parma
36
nell’ambito del lavoro di qualificazione della rete ecologica provinciale, che costituisce, di fatto,
un aggiornamento dell’ultima versione della “Scheda Rete Natura 2000” redatta dalla Regione
Emilia – Romagna.
S.I.C.- Z.P.S.
IT 4020022
“Basso Taro”
S.I.C. - Z.P.S.
IT 4020017
“Aree delle
risorgive di
Viarolo, Bacini
di Torrile,
Fascia golenale
del Po”
Area Piano
Particolareggiato
“San Quirico –
Comparto B”
Fig. 4.10. Ubicazione degli areali oggetto del Piano Particolareggiato “San Quirico –
Comparto B” rispetto alla perimetrazione dei siti S.I.C. – Z.P.S. IT 4020022 e IT 4020017
37
4.5
Rumore
La caratterizzazione della qualità dell’ambiente in relazione al rumore è finalizzata alla
definizione delle modifiche introdotte dalle opere, in modo da verificarne la compatibilità con gli
standards esistenti, con gli equilibri naturali e la salute pubblica da salvaguardare e con lo
svolgimento delle attività antropiche nelle aree interessate.
In questo quadro occorre definire, per l’area vasta in cui si inseriscono le opere oggetto
della presente proposta di variante urbanistica, gli effetti nell’ambiente derivanti dalla messa in
atto di sorgenti acustiche sulla base dello stato “ante – operam”, con particolare riferimento ai
ricettori sensibili estrapolati dal tessuto insediativo.
Il territorio comunale di Trecasali, sulla base della Zonizzazione Acustica Comunale
(Z.A.C.) vigente, approvata, ai sensi della Legge Regionale n. 15/2001 e s.m.i., con delibera di
Consiglio Comunale n. 20 del 20 Maggio 2008, è suddivisibile in sei differenti classi, in virtù di
quanto normativamente previsto dal D.P.C.M. 01/03/1991 e dal D.P.C.M. 14/11/1997, così
come meglio riportato in Tab. 4.1.
Classe I
Classe II
Classe III
Aree particolarmente
protette
Aree destinate ad uso
prevalentemente residenziale
Aree di tipo misto
Rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete
rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree
ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago,
aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico,
parchi pubblici, ecc.
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate
prevalentemente da traffico veicolare locale, con basse densità
di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed
assenza di attività industriali ed artigianali
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico
veicolare locale o di attraversamento, con media densità di
popolazione con presenza di attività commerciali, uffici, con
limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività
industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano
macchine operatrici.
Classe IV
Aree di intensa attività umana
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso
traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata
presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività
artigianali; le aree in prossimità di strade di grande
comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con
limitata presenza di piccole industrie.
Classe V
Aree prevalentemente
industriali
Rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti
industriali e con scarsità di abitazioni.
Classe VI
Aree esclusivamente industriali
Rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da
attività industriali e prive di insediamenti abitativi.
Tab. 4.1. - Classificazione acustica del territorio comunale
ai sensi del D.P.C.M. 01/03/1991 e del D.P.C.M. 14/11/1997
38
Il D.P.C.M. 01/03/1991 ed il D.P.C.M. 14/11/1997 definiscono inoltre, per le suddette
classi, dei valori limite di immissione ed emissione, ripresi anche dalla Zonizzazione Acustica
Comunale (Z.A.C.) e riportati in Tab. 4.2 e Tab. 4.3.
CLASSE
AREA
Limiti assoluti
Limiti differenziali
notturni
diurni
notturni
diurni
I
Particolarmente protetta
40
50
3
5
II
Prevalentemente residenziale
45
55
3
5
III
di tipo misto
50
60
3
5
IV
di intensa attività industriale
55
65
3
5
V
Prevalentemente industriale
60
70
3
5
VI
Esclusivamente industriale
70
70
-
-
Tab. 4.2. Valori limite di immissione ai sensi del
D.P.C.M. 01/03/1991 e del D.P.C.M. 14/11/1997
CLASSE
AREA
Limiti assoluti
notturni
diurni
I
Particolarmente protetta
35
45
II
Prevalentemente residenziale
40
50
III
di tipo misto
45
55
IV
di intensa attività industriale
50
60
V
Prevalentemente industriale
55
65
VI
Esclusivamente industriale
65
65
Tab. 4.3. Valori limite di emissione ai sensi del
D.P.C.M. 01/03/1991 e del D.P.C.M. 14/11/1997
39
4.6
Ambiente antropico
Vengono trattate contestualmente, sotto la definizione data al paragrafo, le attività
antropiche intese come assetto demografico, socioeconomia locale e servizi offerti alla
popolazione.
La popolazione residente nel Comune di Trecasali al 31 maggio 2012 risulta essere pari a
3.781 unità, con una densità di circa 126 abitanti/Km2.
Tra le tendenze evidenziate, si ritiene utile sottolineare quanto segue:
il significativo aumento della popolazione residente nell’ultimo trentennio, con il
raggiungimento del valore più elevato dal 1861 ad oggi, come visibile in Tab. 4.4;
l’aumento della popolazione residente straniera, che comporterà, se l’incremento avverrà
con i tassi medi degli ultimi anni, un profondo mutamento della composizione sociale della
popolazione comunale;
l’incremento della popolazione giovane, dovuta ai sostenuti tassi di fertilità della
popolazione straniera;
la riduzione del numero di componenti della famiglia, fenomeno riconducibile a fattori di
vario genere.
Anno
1861
1871
1876
1881
1901
1911
1921
1931
1936
1951
1961
1971
1981
1991
2007
31/05/2012
Popolazione residente
3.441
3.431
3.379
3.234
3.343
3.419
3.644
3.661
3.530
3.601
2.788
2.617
2.564
2.736
3.054
3.781
Tab. 4.4. Dinamica della popolazione
residente nel Comune di Trecasali dal 1861 ad oggi
40
A ciò si aggiunge la previsione relativa alla realizzazione del nuovo casello di progetto
della bretella autostradale Tirreno - Brennero, che provocherà, inevitabilmente, una maggiore
appetibilità in termini insediativi del territorio comunale.
Per quanto riguarda il settore produttivo, occorre rilevare che il censimento delle attività
economiche insediate nel territorio del Comune di Trecasali non evidenzia peculiarità univoche.
Le attività agricole, pur se in calo, connotano fortemente l’occupazione del suolo.
In particolare, è stato denotata, su scala comunale, una diminuzione delle superfici
aziendali totali (-11,87%) e della S.A.U. (-9,12%) comunque nettamente inferiore rispetto a
quella provinciale, dove il dato è certamente influenzato dalla difficile situazione delle zone
montane.
La situazione del territorio comunale di Trecasali denota un certo rafforzamento del
settore in termini di razionalizzazione aziendale, con incremento delle superfici medie e del
numero dei capi allevati per azienda.
A fare da contraltare a tale tendenza, si riscontra invece un invecchiamento degli attivi in
agricoltura, arrivato ad un livello piuttosto avanzato, che pone il problema del ricambio
generazionale.
L’orientamento prevalente dell’agricoltura è quello zootecnico (bovini da latte e suini), con
le produzioni di punta del Parmigiano – Reggiano.
Il numero degli addetti nelle attività artigianali e industriali sta aumentando leggermente,
ma la tendenza in atto dimostra la mancanza di modifiche sostanziali rispetto alle dinamiche
degli ultimi anni.
L’unica presenza significativa è costituito dal polo agro – industriale – energetico di San
Quirico, formato dalle ditte Eridania Sadam S.p.A., Edison S.p.A. e Lesaffre Italia S.p.A. (ex
Lievitalia), che rappresenta da anni un elemento catalizzatore in termini di posti di lavoro, con
ovvie conseguenze in termini di dinamiche insediative.
Il settore terziario non ricopre per ora un ruolo di rilievo e presenta caratteristiche di
rilevanza meramente locale.
Altro settore presente è, ovviamente, quello commerciale, che assolve essenzialmente a
funzioni di livello locale, fatta eccezione per in centro commerciale recentemente insediatosi in
località San Quirico, costituito da una grande struttura di vendita alimentare, avente una
superficie di vendita pari a 2.000 m2 e da strutture di vendita non alimentari, per una superficie
massima pari a 1.000 m2.
41
Il Documento Preliminare del nuovo strumento urbanistico comunale (Piano Strutturale
Comunale - P.S.C., attualmente in fase di redazione), approvato mediante deliberazione di
Giunta Comunale n. 64 del 28 maggio 2010, al fine di promuovere azioni che stimolino lo
sviluppo ed il mantenimento delle attività economiche sul territorio, propone:
la realizzazione di un insediamento produttivo che possa soddisfare le richieste derivanti
dalla futura realizzazione delle infrastrutture di livello sovracomunale;
il completamento e la classificazione di aree produttive al fine di soddisfare moderate
esigenze di sviluppo delle attività artigianali e industriali esistenti;
la semplificazione procedurale per gli interventi di trasformazione negli ambiti produttivo
del territorio urbanizzato;
la semplificazione procedurale per gli interventi di trasformazione del patrimonio edilizio
delle aziende agricole;
l’individuazione delle infrastrutture ambientali a supporto della fruizione del territorio;
il potenziamento delle attività turistico - ricettive esistenti.
42
5.
EFFETTI
DEL
PIANO
SULLE
MATRICI
AMBIENTALI
E
TERRITORIALI
5.1 Area potenziale d’influsso
L’area potenziale d’influsso è definita in funzione delle possibili interazioni delle opere in
progetto con l’ambiente ed il territorio circostanti.
Tale area rappresenta l’estensione massima di territorio entro cui, allontanandosi dalle
opere in progetto, gli effetti sull’ambiente diventano gradualmente minimi.
Gli effetti potenziali sull’ambiente sono riferiti ai ricettori d’impatto, ovvero le componenti
ambientali e territoriali ritenute maggiormente interessate dalle potenziali fonti di impatto.
La dimensione e la forma dell’area potenziale varia da pochi metri a qualche centinaio di
metri, a seconda della componente ambientale e territoriale analizzata.
5.2
Metodologia di analisi utilizzata nell’individuazione degli effetti
potenziali
Gli studi di settore relativi alle componenti ambientali e territoriali individuate e descritte
nel capitolo precedente sono statti condotti con il ricorso a metodi e procedimenti analitici
specifici delle singole discipline.
La metodologia utilizzata per l’analisi delle componenti ambientali e territoriali e per
l’individuazione degli effetti potenziali (positivi o negativi) e delle eventuali misure di mitigazione
segue invece un’impostazione comune, in modo da consentire il confronto dei rispettivi risultati.
Per ogni componente ambientale e territoriale, sono stati considerati:
analisi dello stato di fatto della componente;
individuazione degli effetti potenziali;
valutazione degli effetti potenziali;
identificazione degli eventuali interventi di mitigazione o compensazione degli effetti
potenziali.
Per quanto riguarda la valutazione degli effetti potenziali, il giudizio è espresso sulla base
di considerazioni specialistiche di singolo settore, tuttavia, al fine di consentire il confronto
43
intersettoriale dei risultati, si è proceduto ad un’attribuzione di livelli di effetto che permettano di
operare una comparazione qualitativa delle problematiche emerse.
Il criterio adottato è di tipo analitico – comparativo e comprende i seguenti parametri di
giudizio: l'estensione a scala geografica dell'effetto, la reversibilità, la durata, la possibilità reale
di intervenire con opere di mitigazione, la significatività dell'effetto.
Sono stati definite tre categorie di effetto potenziale, ossia:
Effetto positivo;
Effetto nullo;
Effetto negativo.
La condizione di “effetto nullo” esprime situazioni di potenziale impatto negativo
trascurabili, dal momento che tali effetti, in virtù della maggiore o minore sensibilità ambientale
rilevata, non alterano, se non per durate limitate, in modo reversibile e a scala locale, la qualità
ambientale e territoriale nello stato “post – operam”.
Per i potenziali effetti negativi, sono inoltre state attribuite tre ulteriori categorie:
Effetto basso: quando gli effetti negativi, in funzione della maggiore o minore sensibilità
ambientale e territoriale rilevata, producono impatti riconosciuti di minor peso rispetto a
quelli riscontrabili in esperienze equivalenti.
Effetto medio: quando gli effetti negativi, in considerazione della maggiore o minore
sensibilità ambientale e territoriale rilevata, determinano impatti solitamente ravvisabili in
situazioni ambientali e/o progettuali analoghe.
Effetto alto: quando gli effetti non presentano caratteri consueti, ma singolari e di peso
rilevante, tali da esprimere, in taluni casi, il pericolo di anomale trasformazioni del
territorio, con implicazioni di rischio che potrebbero ingenerare situazioni di criticità
ambientale di tipo straordinario.
44
5.3
Sintesi degli effetti potenziali e delle misure di mitigazione per
le diverse matrici ambientali e territoriali
5.3.1 Atmosfera
Al fine di eseguire un corretto approfondimento dei potenziali effetti indotti dal Piano
Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B”
rispetto alla componente ambientale e territoriale “Atmosfera” occorre separare l’analisi inerente
la fase di realizzazione degli interventi afferenti alle nuove previsioni pianificate dallo strumento
urbanistico da quella riguardante la situazione “post – operam”.
E’ plausibile affermare come i effetti potenziali indotti sulla matrice “Atmosfera” durante la
fase di realizzazione degli interventi pianificati dal P.P.I.P. in oggetto siano essenzialmente ed
esclusivamente riconducibili all’emissione di polveri e sostanze inquinanti legate ai cantieri.
Le operazioni che comportano la formazione di polveri, strettamente connesse alle
condizioni meteoclimatiche (regime anemometrico, termico e pluviometrico) descritte nel
paragrafo 4.1, sono: movimentazione e lavorazione di materiali inerti, caricamento e
scaricamento dei mezzi di trasporto, accumuli temporanei di terreno, traffico veicolare.
E’ plausibile affermare che tali attività potrebbero comportare, complessivamente, rispetto
alla situazione attualmente già pianificata, un potenziale effetto negativo di tipo basso, peraltro
assolutamente reversibile in termini di inquinamento atmosferico e aumento del particolato
presente.
Si ritiene inoltre che il potenziale disagio indotto possa essere particolarmente localizzato
alle aree immediatamente adiacenti ai cantieri e che si possa completamente esaurire al
termine dei lavori.
Nei cantieri di nuova previsione, si reputa comunque opportuno che i futuri soggetti
attuatori prevedano specifiche misure di mitigazione, sia per il potenziale disturbo arrecato ai
residenti in prossimità delle aree di intervento che per i lavoratori, di seguito elencate:
periodica irrorazione ed umidificazione del cantiere;
velocità moderata dei mezzi d’opera sulle piste di cantiere;
sospensione dei lavori nelle giornate ventose, con ripresa degli stessi solamente in
seguito al miglioramento delle condizioni meteo – climatiche.
L’effetto potenziale arrecato sulla componente “Atmosfera” nello stato “post – operam” è
principalmente correlabile alle tipologie ed alle destinazioni d’uso previste dallo strumento
45
urbanistico per il Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) in oggetto, oltre che ad
un ipotizzabile lieve incremento delle emissioni atmosferiche di PM10 in seguito ad un possibile,
anche se non certo, aumento di traffico sulla viabilità comunale circostante le aree di interesse.
Al riguardo, si ritiene tuttavia doveroso sottolineare la compensazione legata al rinnovo
generale, in atto in questi anni, del parco veicoli ed il suo graduale adattamento agli standard
Euro 4, Euro 5 ed Euro 6, che ha portato ad una progressiva diminuzione delle emissioni
specifiche dei motori.
In considerazione delle tipologie e destinazioni d’uso riportate all’art. 15 delle Norme
Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore Generale (P.R.G.) ed all’art. 12 delle N.T.A. del
Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) in oggetto è altresì verosimile sostenere
come le previsioni urbanistiche in progetto non comportino, rispetto allo stato attuale,
significativi incrementi, né quantitativi né qualitativi, in termini di emissioni di sostanze inquinanti
in atmosfera.
Alla luce delle argomentazioni qui sopra riportate, è pertanto plausibile affermare come i
potenziali effetti negativi indotti dall’emissione di sostanze inquinanti in atmosfera nello stato
“post – operam” possa complessivamente ritenersi di tipo basso.
Resta comunque inteso che nella fase di progettazione esecutiva degli interventi oggetto
del presente P.P.I.P. il futuro soggetto attuatore delle opere dovrà valutare, in funzione delle
tipologie e destinazioni d’uso previste, la possibilità di attuare, a titolo precauzionale, idonei
interventi di mitigazione rispetto alle emissioni inquinanti eventualmente prodotte all’interno
dell’insediamento produttivo.
In tale fase dovranno ovviamente essere espletate, qualora necessarie, le procedure
previste dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. – Parte Quinta recante “Norme in materia di tutela dell’aria
e di riduzione delle emissioni in atmosfera”.
5.3.2 Suolo e sottosuolo
Gli effetti potenziali inerenti la componente “Suolo e sottosuolo” riguardano gli impatti
generati dal Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico –
Comparto B” rispetto ad indicatori ambientali e territoriali quali il consumo di suolo, le modifiche
all’assetto litostratigrafico e geomorfologico dei terreni interessati e la compatibilità con la
classificazione sismica dei luoghi.
Per quanto concerne i potenziali effetti indotti dall’attuazione degli interventi pianificati
dalla variante urbanistica in oggetto in termini di consumo di suolo preme sottolineare quanto
46
già specificato nel capitolo 2 in merito al fatto che le prospettive pianificatorie interessano
l’attuazione di un comparto ricompreso all’interno di un Piano Particolareggiato da tempo già
previsto e delineato nel Piano Regolatore Generale (P.R.G.) vigente con una specifica
destinazione d’uso (“Zone D – produttive – industriali ed artigianali di espansione”) disciplinata
dagli articoli 15 e 17 delle Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.).
Alla luce di ciò, il potenziale effetto indotto rispetto all’indicatore ambientale e territoriale
“consumo di suolo” può essere verosimilmente definito di tipo nullo.
Possono similmente essere considerati insussistenti, quindi di tipo nullo, anche i potenziali
effetti arrecati rispetto all’assetto litostratigrafico e geomorfologico dei terreni interessati,
ampiamente descritto, a livello generale, nel paragrafo 4.2.1 della presente relazione, in quanto
non risultano essere segnalati, ad oggi, fenomeni morfologici in atto e/o potenziali che possano
precludere l’attuazione ed il normale esercizio nel tempo delle opere previste dal Piano
Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) in oggetto.
In analogia con quanto appena asserito, si ritiene inoltre come, in considerazione della
classificazione sismica del territorio comunale e delle valutazioni riportate nel Quadro
Conoscitivo del redigendo Piano Strutturale Comunale (P.S.C.), riprese nel paragrafo 4.2.2 del
presente rapporto ambientale, le previsioni urbanistiche ricomprese nel Piano Particolareggiato
di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B” siano compatibili
rispetto alle condizioni di pericolosità locale degli aspetti fisici del territorio, con un effetto
potenziale, rispetto a tale componente, di tipo nullo.
A supporto delle deduzioni qui sopra riportate, si rammenta come nella relazione
geotecnica
appositamente
predisposta,
a
seguito
di
specifico
incarico
conferitogli
dall’Amministrazione Comunale di Trecasali, dallo Studio Tecnico “Mori Mantovani S.r.l.”,
allegata agli elaborati progettuali inerenti la variante in oggetto, venga evidenziato che “l’area di
interesse risulta da un punto di vista geotecnico e sismico idonea alla realizzazione
dell’intervento, fatte salve le seguenti prescrizioni tecniche:
- l'andamento generale della superficie finale di appoggio delle fondazioni dovrà essere
pianeggiante e priva di inclinazioni, tale da garantire la stabilità dell'opera; in particolare non
dovranno riscontrarsi gradini, risalti e cambiamenti bruschi di pendenza in qualsiasi direzione;
- le operazioni di scavo dovranno essere condotte con tutti gli accorgimenti affinché la superficie
finale risulti fresca e non sconnessa dalle operazioni stesse; prima di iniziare il getto del
calcestruzzo dovrà essere controllato, zona per zona, che la superficie di fondazione non
47
abbia subito alterazioni ed in particolare dovranno essere rimossi eventuali detriti presenti
sulla stessa;
- la posa in opera delle fondazioni dirette dovrà avvenire in successione immediata alle opere di
scavo, previa regolarizzazione e protezione del piano di posa con getto di conglomerato
magro ed asportando l’eventuale acqua di falda che potrebbe depositarsi sul fondo dello
scavo utilizzando opportuni metodi di aggottamento”.
In aggiunta a ciò, si sottolinea come nella relazione geologica predisposta dallo stesso
Studio Tecnico “Mori Mantovani S.r.l.” venga stabilito che “per quanto riguarda la pericolosità
connessa ai tematismi geomorfologici e sismici si segnala quanto segue:
- dal punto di vista geomorfologico, nel sito di intervento non si ravvisano né incompatibilità fra
le opere previste e le normative del P.A.I., né situazioni tali da richiedere l’esecuzione di
interventi per la messa in sicurezza morfologica;
- per quanto riguarda il rischio sismico si rimanda alla consultazione della relazione sismica
appositamente predisposta”.
La suddetta relazione sismica, anch’essa allegata agli elaborati progettuali, del Piano
Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B”,
riporta infatti, nel dettaglio, le risultanze della modellazione sismica del sito scrupolosamente
eseguita secondo i dettami di cui al D.M. 14 gennaio 2008.
5.3.3 Acque superficiali e sotterranee
La natura dei potenziali effetti arrecati dal Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica
(P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B” rispetto alla componente ambientale e
territoriale “Acque superficiali e sotterranee”, ampiamente descritta nel paragrafo 4.3, è
differenziabile tra la situazione riguardante lo stato di realizzazione delle nuove previsioni
pianificate dallo strumento urbanistico e quella inerente la condizione “post – operam”.
Le eventuali criticità legate alla fase di realizzazione delle opere sono essenzialmente
correlabili all’entità dei fabbisogni d’acqua necessari in cantiere ed ai caratteri quantitativi e
qualitativi degli scarichi idrici prodotti.
In merito ai quantitativi dei fabbisogni idrici dei cantieri di nuova previsione, è plausibile
prevedere, pur non potendo ovviamente avere a disposizione, allo stato attuale, alcun dato di
riferimento, un consumo d’acqua non particolarmente elevato, che comunque non andrà in
alcun modo ad intaccare i livelli degli acquiferi presso gli areali di interesse.
48
Per quanto concerne gli aspetti inerenti gli scarichi idrici, si può affermare che Il
sovraccarico che si andrà verosimilmente a determinare sulla rete di scolo esistente, con
particolare riferimento alla verifica dei maggiori carichi verso i canali recettori, possa essere
reputato, nel complesso, sopportabile.
Anche se il lotto di interesse risulta essere caratterizzato da un basso grado di
vulnerabilità dell’acquifero, si ritiene comunque utile suggerire, al futuro soggetto attuatore delle
opere, a scopo puramente cautelativo, la realizzazione di misure volte a prevenire e
scongiurare eventuali sversamenti accidentali di sostanze inquinanti quali oli e carburanti,
attraverso la previsione di idonei sistemi di impermeabilizzazione del suolo.
Alla luce delle considerazioni qui sopra riportate, il potenziale effetto negativo prodotto in
termini di fabbisogni e scarichi idrici durante la fase di realizzazione degli interventi pianificati,
può quindi essere reputato, nel complesso, basso.
I potenziali effetti negativi relativi alla situazione “post – operam” sono invece strettamente
connessi ai caratteri quantitativi degli scarichi idrici prodotti, che verranno recapitati in
corrispondenza del reticolo fognario ed idrografico attualmente insistente presso l’areale di
interesse.
In considerazione di un’analisi della effettiva collocazione territoriale del sito in oggetto,
posto all’esterno di aree assoggettate a possibili rischi di carattere idraulico individuati sia dal
Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) dell’Autorità di Bacino del Fiume Po che dal Piano
Provinciale di Tutela delle Acque (P.P.T.A.) della Provincia di Parma, il potenziale effetto
negativo indotto nella fase “post - operam” rispetto al suddetto indicatore può essere
verosimilmente definito basso.
A titolo precauzionale, si ritiene comunque utile che, nella fase di progettazione esecutiva
degli interventi in oggetto, i soggetti esecutori delle opere si attengano al rispetto delle seguenti
raccomandazioni tecniche:
valutazione dell’eventuale sovraccarico che le urbanizzazioni andranno a determinare
sulla rete di scolo esistente, con particolare riferimento alla verifica dei maggiori carichi
idrici che potrebbero sopportare i fossi recettori o la rete fognaria delle acque bianche, per
verificarne la compatibilità idraulica e garantire lo scolo delle acque senza mettere in crisi
il sistema idrico secondario locale;
realizzazione di un’efficiente rete di raccolta delle acque bianche, utilizzando tubazioni e
raccordi a perfetta tenuta, in modo da limitare accumuli e ristagni in corrispondenza delle
opere di fondazione;
49
attuazione di un’efficiente rete fognaria di raccolta delle acque nere che presenti ottimali
caratteristiche di tenuta, al fine di evitare pericolose dispersioni nel sottosuolo locale.
Le dissertazioni qui sopra riportate in merito all’analisi dei potenziali effetti indotti rispetto
ai caratteri quantitativi degli scarichi idrici nello stato “post – operam” sono peraltro supportate
da quanto riportato, al riguardo, nella relazione geologica redatta, a seguito di apposito incarico
conferitogli dall’Amministrazione Comunale di Trecasali, dallo Studio Tecnico “Mori Mantovani
S.r.l.”, laddove si addice, riguardo alla pericolosità connessa ai tematismi idraulici ed
idrogeologici, quanto di seguito riportato:
- “dal punto di vista idraulico, l’area è classificata, secondo la normativa del P.A.I. in fascia C,
non sono presenti pericoli direttamente connessi ad eventuali esondazioni del fiume Taro;
- dal punto di vista idrogeologico si sottolinea la falda molto superficiale, rilevata a 1 – 2 m dal
p.c.; si ritiene necessaria la realizzazione di un’efficiente rete di raccolta delle acque bianche e
delle acque nere utilizzando tubazioni e raccordi a perfetta tenuta in modo da limitare accumuli
e ristagni in corrispondenza delle opere di fondazione”.
Oltre a ciò, si rammenta comunque come, nello schema di convenzione allegato alla
documentazione progettuale redatta dallo Studio di Architettura, Urbanistica e Valorizzazione
Ambientale dell’Arch. Giuseppe Martinelli, sia previsto che il futuro soggetto attuatore degli
interventi provveda alla realizzazione, all’interno del sito di proprietà, di una cassa di
espansione idraulica avente lo scopo di contenere gli apporti idraulici e di non creare un
sovraccarico sul sistema urbano di smaltimento.
In aggiunta a quanto fin qui asserito riguardo ai potenziali effetti negativi indotti rispetto ai
quantitativi degli scarichi idrici provenienti dal nuovo insediamento in esame, è plausibile
affermare come, in virtù delle possibili future tipologie e destinazioni d’uso che potrebbero
interessare tali areali, una analoga conclusione possa essere traslata anche ai possibili impatti
arrecati riguardo ai caratteri qualitativi degli stessi.
In merito a ciò, si ritiene comunque utile sottolineare come, in fase di progettazione
esecutiva delle opere, il futuro soggetto attuatore dovrà valutare, in considerazione delle
possibili destinazioni d’uso previste, l’eventualità di adottare, a scopo preventivo, adeguati
interventi di mitigazione, assolvendo, qualora fossero dovuti, gli iter procedurali di cui al D.Lgs.
152/2006 e s.m.i. – Parte Terza avente ad oggetto “Norme in materia di difesa del suolo e lotta
alla desertificazione, di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche”.
50
5.3.4 Ecosistemi e paesaggio
Il sito ospitante le previsioni urbanistiche oggetto del Piano Particolareggiato di Iniziativa
Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B”, posto all’interno del quartiere
industriale ed artigianale di San Quirico, nell’ambito di un’area urbanisticamente rientrante, nel
vigente Piano Regolatore Generale (P.R.G.), tra le “Zone D – produttive”, risulta essere privo di
elementi di rilevanza ambientale, vegetazionale, faunistica o, comunque, ecosistemi di pregio.
Le superfici a destinazione produttiva presenti all’interno del territorio comunale hanno
infatti ormai assunto, a causa delle opere di bonifica agraria e delle attività antropiche che le
hanno contraddistinte nel corso degli anni, un assetto uniforme e costante, quasi del tutto privo
di elementi caratterizzanti lo stato di naturalità, che permane quindi in forma piuttosto relittuale.
Si ritiene pertanto che Il potenziale effetto indotto dalle previsioni urbanistiche in oggetto
sugli ecosistemi della flora e della fauna sia assolutamente da considerare di tipo nullo.
Alla luce della collocazione territoriale e della tipologia delle previsioni urbanistiche
oggetto della presente variante, si ritengono analogamente inesistenti, con potenziale effetto
nullo, eventuali interferenze con gli elementi e le peculiarità ambientali e naturalistiche che
contraddistinguono i siti S.I.C. – Z.P.S. appartenenti alla Rete Natura 2000 e denominati IT
4020022 “Basso Taro” e IT 4020017 “Aree delle risorgive di Viarolo, Bacini di Torrile, Fascia
golenale del Po”, la cui ubicazione cartografica rispetto alle aree di interesse è già stata
riportata nel paragrafo 4.4 della presente relazione (Fig. 4.10).
Per quanto concerne invece gli aspetti inerenti l’ingerenza visiva delle previsioni
urbanistiche in oggetto rispetto al contesto ambientale e territoriale di riferimento, è plausibile
presupporre, in considerazione delle tipologie degli interventi edilizi che contraddistinguono
l’area di interesse, un potenziale effetto negativo di tipo basso in termini di “interferenza
estetica” rispetto alla situazione esistente.
Al riguardo, resta comunque inteso che le progettazioni esecutive inerenti le previsioni
urbanistiche trattate all’interno del presente Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica
(P.P.I.P.) dovranno acquisire le necessarie valutazioni di competenza da parte della
Commissione Comunale per la Qualità Architettonica ed il Paesaggio.
In merito alle possibili interferenze con elementi di valore culturale e paesaggistico, si
ribadisce inoltre, così come già evidenziato nel capitolo 3 del presente rapporto ambientale,
l’assenza di aree o beni vincolati ai sensi del Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 e
s.m.i., avente ad oggetto “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10
della legge 6 luglio 2002 n. 137”.
51
Il potenziale effetto arrecato dal P.P.I.P. in oggetto rispetto al suddetto indicatore
ambientale e territoriale di riferimento è pertanto da considerare di tipo nullo.
5.3.5 Rumore
A corredo degli elaborati progettuali inerenti il Piano Particolareggiato di Iniziativa
Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B” è stata allegata una valutazione
previsionale di impatto acustico esclusivamente predisposta, secondo i criteri stabiliti dalle
normative vigenti in materia, a seguito di apposito incarico conferitogli dall’Amministrazione
Comunale di Trecasali, dallo Studio Tecnico “Mori Mantovani S.r.l.”.
Nella suddetta valutazione previsionale di impatto acustico viene asserito che “la
Zonizzazione Acustica del Comune di Trecasali inserisce l’area del Piano in classe IV, avente
limiti 65 dB diurni e 55 notturni. Il ricettore è rappresentato da un edificio attualmente abitato la
cui proprietà è stralciata dal perimetro del Piano ma comunque rientrante in classe acustica IV.
A Sud dell’edificio è presente un ulteriore piccolo fabbricato con gli interni al grezzo. Il ricettore
rientra nella fascia di pertinenza di Strada Torta. Le sorgenti di rumore sono suddivise tra fase
di cantiere e di esercizio e sono le seguenti:
- fase di cantiere: traffico di cantiere e macchinari per la realizzazione degli interventi previsti nel
Piano. La caratterizzazione delle sorgenti è stata ipotizzata con un valore rappresentativo
delle fasi più disturbanti di un cantiere edilizio pari a 100 db.
- fase di esercizio: sorgenti presenti attualmente e sorgenti delle attività produttive future.
Queste ultime sono ad oggi indeterminate ed è stato necessario adottare il massimo livello
acustico permesso dalla classe IV: 65 dB. La caratterizzazione delle sorgenti in fase di
esercizio è stata indagata contemplando i seguenti dati: rilievo fonometrico nel punto di misura
P1 (angolo Sud - Ovest della proprietà), rilievo fonometrico nel punto di misura P2 (all’interno
del fabbricato non abitato per la caratterizzazione della sorgente esistente), livelli acustici
rilevati da A.R.P.A. all’interno dell’abitazione.
Si segnala che tra il ricettore e la ditta attualmente presente nel fabbricato sono intercorsi
contenziosi riguardo l’impatto acustico dell’attività produttiva. Dopo il rapporto e le prescrizioni di
A.R.P.A. la ditta ha provveduto ad effettuare interventi di mitigazione acustica. La situazione si
mantiene comunque con livello alto di criticità per la ridotta distanza tra il ricettore e la realtà
produttiva e lo scorretto utilizzo delle strutture atte a contenere l’emissione acustica. Sono stati
analizzati i soli limiti diurni in quanto si ipotizza che tutte le sorgenti siano riferite al normale
orario di lavoro. Dai risultati delle misure e dai calcoli effettuati, sono emersi i seguenti risultati:
52
- in fase esecutiva (20 giorni prima dell’inizio del cantiere) si prescrive di richiedere
l’autorizzazione in deroga per le attività rumorose temporanee di cantiere come descritto ai
capitoli precedenti e nel rispetto dei limiti e di quanto dettato dalla D.G.R. 45/2002 per la
disciplina in deroga alle attività rumorose temporanee (è sufficiente compilare il modulo
allegato assieme ad una copia del presente studio acustico).
- il traffico di cantiere, stimato nella situazione acustica peggiore, rispetta il limite diurno della
fascia di pertinenza stradale come stabilito dal D.P.R. 142/2004.
- il valore di Leq diurno, riferito al rumore complessivo al ricettore dato dalla somma del livello di
fondo ambientale con la sorgente attuale e con la previsione del massimo livello acustico
permesso dalla classe IV, rispetta i limiti assoluti della classe IV.
- il limite differenziale diurno non risulta rispettato.
Per garantire il rispetto della normativa si prescrive di procedere con due possibili soluzioni:
- la realizzazione del piano urbanistico non deve comportare ulteriori emissioni di rumore
rispetto a quelle già presenti attualmente. In particolare si consiglia una riorganizzazione del
layout aziendale in modo da posizionare le attività e i macchinari rumorosi lontano dai ricettori.
- se in seguito alla definizione delle attività produttive nei nuovi fabbricati, dovessero palesarsi
nuove sorgenti, nell’impossibilità di posizionarle in modo da non inquinare lo stato acustico del
ricettore, sarà necessario progettare un intervento di mitigazione acustica in grado di tutelare il
ricettore. L’intervento dipenderà dalle caratteristiche della sorgente acustica (localizzazione,
intensità, morfologia) e sarà progettato sulla base di una relazione previsionale di impatto
acustico da redigere contestualmente al permesso di costruire. In via previsionale, si segnala
che
l’intervento
risolutivo
della
problematica
potrebbe
essere
realizzato
mediante
l’installazione di barriere acustiche in prossimità del confine fra le aree “comparto A e B” e
l’”Area Str.”.
In base allo studio del progetto, ai risultati delle misure e alle considerazioni precedentemente
elencate, si può concludere che il progetto del piano urbanistico è compatibile con la situazione
acustica attuale dell’area solo nel caso in cui non sopraggiungano nuove sorgenti nei confronti
del ricettore analizzato. In caso contrario, in fase di Permesso di Costruire dovrà essere redatta
una nuova valutazione previsionale di impatto acustico contenente la progettazione di un
idoneo e risolutivo intervento di mitigazione acustica. Si evidenzia, comunque, che ad eventuali
modifiche progettuali del Piano che comportino variazione dei dati acustici ipotizzati nei calcoli
riguardanti le caratteristiche dell’attività e delle sorgenti di rumore, dovrà essere eseguito un
aggiornamento della presente valutazione d’impatto acustico.”
53
Alla luce dei risultati delle analisi condotte nell’ambito della valutazione previsionale di
impatto acustico appositamente redatta dallo Studio Tecnico “Mori Mantovani S.r.l.” è pertanto
plausibile affermare come i potenziali effetti negativi indotti dal Piano Particolareggiato di
Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B” rispetto alla componente
ambientale “Rumore”, sia nella fase di realizzazione degli interventi che nello stato “post –
operam”, possano ritenersi, nel complesso, di tipo basso.
Resta ad ogni modo inteso che nella fase di progettazione esecutiva delle opere, il futuro
soggetto attuatore delle stesse dovrà attenersi alle prescrizioni tecniche contenute nella
suddetta relazione predisposta dallo Studio Tecnico “Mori Mantovani S.r.l.”, con particolare
riferimento alla necessità di progettare, qualora necessario, idonei interventi di mitigazione
acustica nei confronti del ricettore sensibile costituito dall’edificio attualmente abitato che verrà
stralciato dal perimetro del P.P.I.P., comunque rientrante, nella Z.A.C. comunale, in “classe IV”.
Al riguardo, si precisa inoltre come nello schema di convenzione allegato alla
documentazione
progettuale
predisposta
dallo
Studio
di
Architettura,
Urbanistica
e
Valorizzazione Ambientale dell’Arch. Giuseppe Martinelli sia previsto che il futuro soggetto
attuatore si impegni alla realizzazione delle opere di mitigazione acustica nei confronti dei
ricettori sensibili esistenti.
5.3.6 Ambiente antropico
La futura attuazione delle previsioni urbanistiche ricomprese all’interno del Piano
Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B”
determinerà un inevitabile effetto potenziale positivo rispetto alla componente ambientale e
territoriale ’Ambiente antropico”, con particolare riferimento ad indicatori di valenza prettamente
socio – economica quali i servizi offerti al territorio in termini di incremento delle attività
produttive e del livello occupazionale ed il miglioramento dell’assetto quali – quantitativo delle
dotazioni territoriali ed infrastrutturali attualmente presenti in sito.
In merito al primo degli indicatori ambientali e territoriali qui sopra menzionati, preme
sottolineare la volontà espressa dall’Amministrazione Comunale di Trecasali, mediante
l’attuazione del presente Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.), di soddisfare le
esigenze di carattere urbanistico ed edilizio espresse, al riguardo, da forze economiche ed
imprenditoriali già insediate, ormai da anni, sul territorio locale.
Tutto ciò nel rispetto dei limiti imposti dalla vigente normativa in materia urbanistica,
edilizia ed ambientale, oltre che nell’intento di garantire la massima sostenibilità territoriale delle
scelte operate dal Piano.
54
Al riguardo, preme inoltre soffermare l’attenzione sul potenziale incremento dell’attività
lavorativa sia durante la fase di realizzazione degli interventi pianificati all’interno del presente
P.P.I.P. che nello stato “post – operam”, aspetto di notevole rilevanza soprattutto se rapportato
al difficile momento di crisi economica attualmente in corso a livello locale, nazionale ed
europeo.
All’interno del presente paragrafo si ritiene altresì doveroso rammentare come la futura
attuazione della variante al Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato
“San Quirico – Comparto B” consentirà di sviluppare ed accrescere il livello di attrezzature ed
aree destinate a spazi pubblici o di interesse collettivo.
Mediante la stipula di un’apposita convenzione, il cui schema, come precisato nei
precedenti paragrafi, è stato allegato alla documentazione progettuale trasmessa dallo Studio di
Architettura, Urbanistica e Valorizzazione Ambientale dell’Arch. Giuseppe Martinelli, il futuro
soggetto attuatore del P.P.I.P. si obbligherà infatti, nei confronti dell’Amministrazione Comunale
di Trecasali, alla realizzazione, oltre che delle necessarie opere di urbanizzazione primaria e
degli interventi mitigazione ambientale già descritti nei paragrafi 5.3.3 e 5.3.5, di alcune
dotazioni territoriali ed infrastrutturali quali aree a verde e parcheggi pubblici, un tratto di pista
ciclabile, anche nelle aree fuori comparto, con intubamento di una porzione del Canale Otto
Mulini per il collegamento funzionale e la messa in sicurezza della viabilità ciclopedonale sulla
“Strada Comunale Torta”;
Nell’ambito della trattazione della matrice ambientale e territoriale “Ambiente antropico”
occorre comunque valutare anche i potenziali effetti negativi indotti in termini di eventuali
interferenze con il sistema delle reti tecnologiche attualmente esistente presso il sito di
interesse.
Al riguardo, si ritiene plausibile affermare come i potenziali effetti negativi indotti dalle
previsioni urbanistiche rispetto a tale indicatore possa ritenersi di tipo basso.
Come già evidenziato nei precedenti paragrafi, gli areali ricompresi nel P.P.I.P. sono
infatti collocati all’interno di una porzione di territorio già sufficientemente asservita dalle reti
fognarie, acquedottistiche, di energia elettrica, gas metano, telefono e pubblica illuminazione.
Il progetto predisposto dallo Studio di Architettura, Urbanistica e Valorizzazione
Ambientale dell’Arch. Giuseppe Martinelli già prevede, come anticipato nel paragrafo 2.3, una
analisi delle interferenze con il sistema delle reti tecnologiche esistente e la relativa proposta
progettuale, da porre all’attenzione degli Enti preposti e dei soggetti gestori delle stesse.
55
5.4
Valutazione complessiva degli effetti potenziali del Piano
La sintesi dei potenziali effetti indotti, sulle matrici ambientali e territoriali prese in esame,
dal Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto
B” e dalla contestuale variazione al Piano Regolatore Generale (P.R.G.) è riportata in Tab. 5.1.
Gli effetti potenziali sono stati individuati in considerazione della tecnica di calcolo
illustrata al paragrafo 5.2, che ha suddiviso gli effetti potenziali in positivi, nulli e negativi,
distinguendo a loro volta questi ultimi, sulla base del livello di impatto effettivamente indotto, in
altre tre categorie (effetti bassi, medi e alti).
In merito a ciò, si ritiene necessario precisare come i potenziali effetti negativi di maggior
peso ed impatto per il contesto ambientale e territoriale di riferimento, in quanto in grado di
provocare congiunture di criticità aventi carattere straordinario, siano quelli alti.
Dall’esame dei dati sintetizzati in Tab. 5.1, appare evidente come i potenziali effetti
negativi individuati per la variazione al P.R.G. in oggetto siano solamente quelli di tipo basso, in
molti casi limitati, peraltro, alle sola fase di realizzazione degli interventi, pertanto
completamente reversibili.
Per tutte le categorie di effetto potenziale negativo individuate sono stati comunque
determinati, a puro titolo precauzionale, idonei interventi di mitigazione.
Al riguardo, si precisa ad ogni modo come tali problematiche dovranno essere
attentamente affrontate, con la necessaria dovizia di particolari, dai futuri soggetti attuatori degli
interventi oggetto di variante urbanistica.
Le analisi condotte nel presente capitolo hanno altresì consentito di mettere in evidenza i
potenziali effetti positivi indotti, in termini di servizi offerti al territorio a livello occupazionale e
miglioramento delle dotazioni territoriali ed infrastrutturali esistenti, dalla futura attuazione del
Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B”.
56
Matrici ed indicatori ambientali
e territoriali di riferimento
Potenziale
effetto
positivo
Potenziale
effetto
nullo
Potenziale
effetto
negativo
basso
Potenziale
effetto
negativo
medio
ATMOSFERA
Emissioni di polveri e sostanze
inquinanti in fase di realizzazione
Emissione di sostanze inquinanti
nello stato "post - operam"
SUOLO E SOTTOSUOLO
Consumo di suolo
Assetto litostratigrafico
e geomorfologico dei terreni
Classificazione sismica dei luoghi
ACQUE SUPERFICIALI E
SOTTERRANEE
Fabbisogni e scarichi idrici
in fase di realizzazione
Caratteri degli scarichi idrici
nello stato "post - operam"
ECOSISTEMI E PAESAGGIO
Ecosistemi ed habitat presenti in sito
Sistema dei siti S.I.C. - Z.P.S.
appartenenti alla Rete Natura 2000
Ingerenza visiva delle previsioni
urbanistiche nel contesto di riferimento
Elementi di valore culturale
e paesaggistico
RUMORE
Inquinamento acustico
in fase di realizzazione
Inquinamento acustico
nella fase "post - operam"
AMBIENTE ANTROPICO
Servizi offerti al territorio
e livello occupazionale
Dotazioni territoriali ed infrastrutturali
Sistema delle reti tecnologiche
Tab. 5.1. Sintesi degli effetti potenziali del Piano
57
Potenziale
effetto
negativo
alto
6.
CONCLUSIONI
Dalla lettura del presente rapporto ambientale, elaborato facendo riferimento a quanto
riportato nell’ Allegato I del Decreto Legislativo n. 4/2008, avente ad oggetto ““Criteri per la
verifica di assoggettabilità di Piani e Programmi di cui all’articolo 12”, è stato rilevato il
potenziale effetto positivo che la futura attuazione del Piano Particolareggiato di Iniziativa
Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B” e la contestuale variazione al Piano
Regolatore Generale (P.R.G.) arrecheranno a livello di indicatori di valenza prettamente socio –
economica quali i servizi offerti al territorio a livello occupazionale ed il miglioramento
dell’assetto quali – quantitativo delle dotazioni territoriali ed infrastrutturali attualmente presenti.
Al riguardo, preme sottolineare come l’Amministrazione Comunale di Trecasali, attraverso
l’attuazione del presente Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.), abbia voluto
soddisfare il più possibile le esigenze di carattere urbanistico ed edilizio espresse da forze
economiche ed imprenditoriali già insediate, ormai da anni, sul territorio, garantendo, nel
contempo, la massima sostenibilità ambientale e territoriale delle scelte operate dal Piano.
In aggiunta a ciò, si rammenta come il futuro soggetto attuatore degli interventi, mediante
la stipula di un’apposita convenzione, si obbligherà, nei confronti dell’Amministrazione
Comunale, alla realizzazione, anche mediante congrue garanzie finanziarie, delle opere di
urbanizzazione e delle dotazioni territoriali ed infrastrutturali inserite nel progetto appositamente
predisposto dallo Studio di Architettura, Urbanistica e Valorizzazione Ambientale dell’Arch.
Giuseppe Martinelli.
Nella relazione sono stati pure rilevati anche i potenziali effetti negativi che le scelte
pianificatorie operate potrebbero arrecare sulle diverse matrici ambientali e territoriali
considerate, definiti utilizzando la tecnica di calcolo descritta nel paragrafo 5.2.
I soli effetti potenziali negativi determinati, spesso unicamente riconducibili alla fase di
realizzazione degli interventi in oggetto, quindi completamente reversibili, sono esclusivamente
di tipo basso.
Per essi sono stati ad ogni modo individuati e definiti, a puro titolo precauzionale, degli
opportuni ed idonei interventi di mitigazione ambientale.
In aggiunta a ciò, è stata accertata la coerenza e l’assenza di interferenze del Piano
Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) in oggetto con le previsioni ed i vincoli
ambientali e territoriali riportati nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.)
della Provincia di Parma.
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In conclusione, alla luce di tutto quanto qui sopra asserito, è possibile affermare che il
Piano Particolareggiato di Iniziativa Pubblica (P.P.I.P.) denominato “San Quirico – Comparto B”
possa essere escluso dall’applicazione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica
(V.A.S.) di cui al D.Lgs. n. 152 del 3 Aprile 2006, così come modificato dal D.Lgs. n. 4 del 16
Gennaio 2008.
59
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