IIS “
G. Peano” - Torino
FORMAZIONE GENERALE PER I
LAVORATORI
ai sensi della lettera a, co. 1 art. 37 del D.Lgs. n. 81/2008
RISCHIO, PERICOLO E DINTORNI
a cura di G. Simonetta - Dicembre 2012
SOMMARIO
Concetto di rischio
Differenza tra rischio e pericolo
Percezione dl rischio
Tipologie di rischio
Valutazione del rischio
PERICOLO E RISCHIO
PERICOLO
PERICOLO(HAZARD)
(HAZARD)
qualcosa
di
oggettivo,
qualcosa di oggettivo,in
ingrado
gradodi
diledere
ledere
l’integrità
psicofisica
della
persona
l’integrità psicofisica della persona
Pericolo per la sicurezza (safety hazard) ovvero
quelle condizioni che possono determinare
incidenti con danni all’individuo;
Pericolo per la salute (health hazard) ovvero
quelle circostanze o agenti che possono colpire la
salute dell’operatore o della sua prole, sia
nell’immediato che nel futuro
RISCHIO
RISCHIO(RISK)
(RISK)
probabilità
probabilitàche
cheuna
unasituazione
situazione
di
pericolo
si
concretizzi
di pericolo si concretizziin
indanno
danno
PERICOLO E RISCHIO
1
.8
s
Lg
D.
0
/2
08
PERICOLO O FATTORE DI RISCHIO
proprietà
proprietàooqualità
qualitàintrinseca
intrinsecadidiuna
una
determinato
determinatofattore
fattoreoo entità
entità(materiali,
(materiali,
attrezzature,
metodi
e
pratiche
attrezzature, metodi e pratichedidi lavoro)
lavoro)
avente
il
potenziale
di
causare
danni
avente il potenziale di causare danni
RISCHIO
probabilità
probabilitàche
chesia
siaraggiunto
raggiuntoilillivello
livello
potenziale
di
danno
nelle
condizioni
potenziale di danno nelle condizionididi
impiego
impiegooodidiesposizione
esposizionead
adun
undeterminato
determinato
fattore
fattoreooagente
agenteoppure
oppurealla
allasua
sua
combinazione
combinazione
Il RISCHIO è una stima!!! (dimensione di
incertezza)
PERICOLO E RISCHIO
Esposizione
Fonte di pericolo
Persona
Incidente
Danno
Area
Area del
del rischio
rischio
SEQUENZA LOGICO-CRONOLOGICA
ESEMPI
VALUTAZIONE DEI RISCHI
ANALISI DEL
RISCHIO
GESTIONE E
COMUNICAZIONE
DEL RISCHIO
VALUTAZIONE
DEL RISCHIO
VALUTAZIONE DEI RISCHI
Complesso di operazioni, conoscitive ed
operative, che devono essere attuate per
stimare il rischio di esposizione ai fattori di
pericolo per la sicurezza e la salute dei
lavoratori e per individuare le adeguate
misure di prevenzione e protezione
!
la valutazione dei rischi riguarda i rischi derivanti
dall'attività lavorativa e che risultano prevedibili
GESTIONE E COMUNICAZIONE
GESTIONE
DEL RISCHIO
(Risk management)
COMUNICAZIONE
DEL RISCHIO
(Risk communication)
E' il monitoraggio del tempo delle misure di
E' il monitoraggio del tempo delle misure di
prevenzione e protezione adottate e
prevenzione e protezione adottate e
individuate nella fase di risk assessment
individuate nella fase di risk assessment
Rappresenta un processo di scambio aperto di
Rappresenta un processo di scambio aperto di
informazioni tra tutti i soggetti coinvolti sui
informazioni tra tutti i soggetti coinvolti sui
pericoli, rischi e scelte di gestione
pericoli, rischi e scelte di gestione
STRUMENTI PER VALUTARE I RISCHI
LEGGI
NORME TECNICHE (UNI, CEI, ecc.)
LINEE GUIDA (Nazionali, Regionali, ecc.)
OSSERVAZIONE DIRETTA
ANALISI DEGLI INFORTUNI E DELLE MALATTIE
PROFESSIONALI
DATI BIBLIOGRAFICI/SCIENTIFICI (OSHA, ACGIH)
STATISTICHE E ANALISI DI COMPARTO (Spisal, Inail)
CAMPIONAMENTI E MISURE AMBIENTALI
RISCHI LAVORATIVI
Dal punto di vista della tipologia del pericolo:
RISCHI CONVENZIONALI
RISCHI SPECIFICI
RISCHI DA CARENZA
ORGANIZZATIVA
Legati alle strutture e agli
impianti, sono generalmente più
noti in quanto presenti nella
totalità degli ambienti di lavoro.
Legati alla presenza di specifici
agenti fisici, chimici e biologici
fisici,
biologici.
chimici,
Derivano
da
una
inefficiente
organizzazione del lavoro, sia in
termini gestionali, sia in termini
metodologici,
sia
in
termini
operativi.
RISCHI LAVORATIVI
Rischi per la sicurezza
dovuti a
(responsabili del potenziale verificarsi di
incidenti o infortuni ovvero danni o
menomazioni fisiche)
Rischi per la salute dovuti a
( responsabili della potenziale
compromissione dell’equilibrio biologico
del personale )
Rischi per la sicurezza e la
salute dovuti a
(derivanti dal rapporto tra operatore e
organizzazione del lavoro)
•Strutture
•Macchine e attrezzature di lavoro
•Impianti
Sostanze pericolose
•Incendio-esplosioni
•Agenti fisici (rumore, CEM,
•microclina, vibrazioni, radiazioni )
•Agenti chimici
•Agenti biologici (virus, batteri,
•parassiti, ecc)
•Organizzazione del lavoro
•Fattori ergonomici
•Fattori psicologici
•Condizioni di lavoro difficili
VALUTAZIONE DEI RISCHI
TERMINOLOGIA UNI
2
22992
EENN
I
UUNNI
a
rm a
NNoorm
PERICOLO
PERICOLO
SITUAZIONE
SITUAZIONE
PERICOLOSA
PERICOLOSA
RISCHIO
RISCHIO
VALUTAZIONE
VALUTAZIONE
DEL
DELRISCHIO
RISCHIO
fonte di possibili lesioni o danni alla salute. Il termine
pericolo è generalmente usato insieme ad altre
parole che definiscono la sua origine o la natura della
lesione o del danno alla salute previsti: pericolo di
elettrocuzione, di schiacciamento, di intossicazione ,
etc…
qualsiasi situazione in cui una persona è esposta
ad un pericolo o a più pericoli
combinazione di probabilità e di gravità di possibili
lesioni o danni alla salute in una situazione
pericolosa.
valutazione globale della probabilità e della gravità
di possibili lesioni in una situazione pericolosa per
scegliere le adeguate misure di sicurezza.
PERICOLI NEGLI UFFICI
ALCUNE CONSIDERAZIONI
NEL PERICOLO TROVIAMO L'OGGETTIVITA' DELLA
PRESENZA FISICA DELLA FONTE POTENZIALE DI
DANNO
IL RISCHIO NON E' UN'ENTITA' FISICA E NON E'
ASSEGNABILE AD UN EVENTO O UN OGGETTO, MA
E' LEGATO ALL'INCERTEZZA DELL'EVENTO,
DELL'EVOLUZIONE DI UN SISTEMA, DI UNA
SITUAZIONE
L’incertezza
L’incertezzaconnaturata
connaturataalalconcetto
concettodidirischio
rischio èèalla
allabase
basedella
della
problematicità
della
percezione
ed
accettabilità
del
rischio
problematicità della percezione ed accettabilità del rischio
MATEMATICA, CHIMICA E RISCHIO
Il rischio derivante dall'esposizione ad agenti chimici
pericolosi è espresso da:
R=f(P, E)=PxE
dove:
R
=
P
=
E
=
indice di rischio
indice di pericolosità della sostanza
o del preparato (identificato con le
frasi R di cui alla direttiva 67/548/
CEE)
livello di esposizione
MATEMATICA, CHIMICA E RISCHIO
Il rischio così espresso tiene conto dei parametri di cui all'art. 223 co.1 del
D.Lgs 81/2008:
Per il pericolo P sono tenute in considerazione le proprietà pericolose e
l'assegnazione di un valore limite professionale, mediante un punteggio;
Per l'esposizione E sono stati considerati: tipo, durata dell'esposizione,
modalità con cui avviene l'esposizione, le quantità in uso, gli effetti delle
misure preventive e protettive adottate.
In questo modello si può calcolare il rischio separatamente per esposizioni
inalatorie e per esposizioni cutanee
Rinal=PxEinal
Rcute=PxEinal
MATEMATICA, CHIMICA E RISCHIO
Nel caso in cui per un agente chimico siano previste
contemporaneamente le due vie di assorbimento il rischio
cumulativo può essere calcolato come segue:
2
Rcum = √ Rinal
+ R 2cute
Gli intervalli di variazione sono i seguenti
0,1 Rinal 100
1R cute 100
1 Rcum141
MATEMATICA, CHIMICA E RISCHIO
L'indice Einal viene determinato attraverso il prodotto di un
sub-indice I (intensità di esposizione) per un sub-indice d
(distanza del lavoratore dalla sorgente)
L'intensità di esposizione dipende da:
- proprietà chimico-fisiche (4 livelli, in ordine crescente
relativamente alla possibilità della sostanza di rendersi disponibile in
aria)
- quantità in uso (5 classi)
- tipologia d'uso (4 livelli)
- tipologia di controllo (segregazione dalla sorgente di rilascio,
disponibilità ventilazione-aspirazione, ciclo chiuso, manipolazione
diretta con DPI)
- durata dell'esposizione (5 intervalli)
CONCETTO DI SICUREZZA
DATI
sistema costituito da N oggetti (apparecchi, impianti, ecc.), nominalmente identici e funzionanti in
condizioni prefissate nell’intervallo di tempo t (tempo di esposizione al rischio);
un guasto che possa dar luogo ad un evento sfavorevole per le persone;
n(t) oggetti che, dopo il tempo t, non sono affetti da guasto.
Si definisce SICUREZZA S(t) di uno qualunque degli N oggetti nei riguardi dell'evento
sfavorevole il rapporto
0 ≤ S (t)≤1
La
Lasicurezza
sicurezzacontro
controun
unevento
eventosfavorevole
sfavorevoleèèdunque
dunque
la
laprobabilità,
probabilità,che
chein
incondizioni
condizioniprestabilite
prestabiliteeein
inun
un
tempo
tempodeterminato,
determinato,non
nonsi
siverifichi
verifichiquell'evento
quell'evento
CONCETTO DI SICUREZZA
CONCETTI DI PERICOLO E RISCHIO
PERICOLO
La
La quantità
quantità P(t)=1P(t)=1- S(t)
S(t)
rappresenta
rappresenta la
la probabilità
probabilità che
che si
si
verifichi
verifichi l'evento
l'evento contro
contro la
la
sicurezza;
sicurezza; viene
viene detta
detta pericolo
pericolo oo
insicurezza
insicurezza
Per
Per rischio
rischio si
si intende
intende ilil prodotto
prodotto
R(t)=[1R(t)=[1- S(t)]kM
S(t)]kM
RISCHIO
dove:
dove:
M
M èè l’entità
l’entità del
del danno
danno
kk èè la
la probabilità
probabilità che
che ilil guasto
guasto
produca
produca un
un evento
evento dannoso
dannoso
IlIl prodotto
prodotto kM
kM assume
assume la
la
denominazione
denominazione di
di danno
danno probabile
probabile
LA PERCEZIONE DEL RISCHIO
La percezione del rischio in generale non
corrisponde a quanto matematicamente calcolato.
I fattori che determinano la percezione del rischio sono
diversi e non quantificabili, in quanto legati all'età, al
sesso, al contesto sociale e culturale e alla sfera
soggettiva ed emotiva
Consequenziale alla percezione del
rischio è il problema dell’accettabilità
Fino
Finoaache
chepunto
puntoun
unrischio
rischioèèaccettabile
accettabilesocialmente?
socialmente?
RISCHIO ACCETTABILE
La causa dell’incidente è nota e
storicamente prevedibile ma:
La causa
dell’incidente è
sconosciuta alla
scienza e tecnica
DANNO
il rischio è accettabile dalla norma
per cui non è richiesta alcuna misura
di protezione
Il rischio non è accettabile ma le
misure di protezione previste hanno
fallito
Può sopraggiungere per
Cause di forza maggiore
Cause fortuite
Non è tecnicamente ed economicamente possibile ridurre il
rischio a zero occorre definire un “livello di sicurezza
accettabile” compromesso fra economia e sicurezza
LA PERCEZIONE DEL RISCHIO
La natura del rischio può portare a percezioni differenti. Le ricerche hanno trovato che, in una data
situazione, le coppie di caratteristiche riportate di seguito influenzano in genere la percezione del rischio.
+ RISCHIO - RISCHIO
Esposizione
involontaria
Non è
controllabile
Es.: Le persone che non usano i telefonini percepiscono come un
rischio elevato quello dei CEM relativamente bassi emessi dalle SRB.
Gli utenti dei telefoni mobili generalmente percepiscono come basso il
Esposizione
rischio da CEM molto più intensi emessi dagli apparecchi che hanno
volontaria
volontariamente scelto.
Es.: incidente aereo (per chi non pilota) contro incidente
E' controllabile automobilistico.
La familiarità con la situazione, o la sensazione di comprendere la
tecnologia, aiutano a ridurre il livello del rischio percepito. Il rischio
percepito aumenta quando la situazione o la tecnologia è nuova,
non familiare o di difficile comprensione.
Non Familiare
Familiare
Esperienza
recente
Mancanza di
esperienza
L'esperienza può non includere un evento serio nella memoria
delle persone in vita, poiché alcuni fenomeni sono rari
Rischio
drammatico
Rischio non
drammatico
Es. : attentato terroristico contro normale incidente
automobilistico.
Disparità
Equità
Es: Se si è esposti a campi ELF da un elettrodotto che non fornisce
energia alla propria comunità, la situazione è considerata non equa e
si è meno disposti ad accettare qualunque rischio ad essa associato.
ERRATA PERCEZIONE DEL RISCHIO
SOTTOVALUTAZIONE
SOTTOVALUTAZIONE
SOPRAVVALUTAZIONE
SOPRAVVALUTAZIONE
Sottovalutare
Sopravvalutare
un
un
rischio
rischio
può
può
condurre
Sopravvalutare
Sottovalutare
un
un
rischio
rischio
può
può
condurre
condurre
a
non
attuare
a
non
le
attuare
necessarie
le
misure
misure
di
condurre
a
non attuare
a non
leattuare
necessarie
le misure
misure
didi
di
prevenzione
prevenzione
Sopravvalutare
Sopravvalutareun
unrischio
rischiopuò
può
condurre
condurreaanon
nonattuare
attuaredelle
delleazioni
azioni
necessarie
necessarieoocomunque
comunquepositive
positive
Es. : pensiamo alla necessità di creare dei ‘depositi’ per le
scorie radioattive. Anche se il rischio d i danni all’ambiente
dovesse essere molto remoto una comunicazione poco curata
potrebbe portare la popolazione del luogo a ribellarsi all’idea.
Sappiamo che l’utilizzo di sostanze radioattive ha molteplici e
utili impieghi a cui non è pensabile rinunciare.
SICUREZZA ACCETTABILE
1
EVOLUZIONE
EVOLUZIONE
CAMBIA
CAMBIA
2
Evolve con le condizioni sociali, etiche ed economiche della
collettività e con l’importanza che viene assegnata ai valori
umani
Evolve con le conoscenze scientifiche, con le possibilità
tecniche. Tale evoluzione non è sempre positiva, dal
momento che la stessa tecnica introduce nuovi rischi
Secondo che il rischio sia imposto o liberamente
accettato. Statistiche riferiscono di un rapporto uno a
cento, anche uno a mille
Per motivi psicologici
Perché nel rischio
volontario vanno tutti
alla persona, nel rischio imposto
vanno anche agli altri
LIVELLO DI SICUREZZA ACCETTABILE
Per
Perconseguire
conseguireun
un
livello
di
sicurezza
livello di sicurezza
contro
controun
unevento
evento
sfavorevole
sfavorevole
1
2
IlIlcosto
costo(economico
(economicooosottoforma
sottoformadi
difatica
faticaooaltri
altri
disagi)
che
si
è
disposti
a
pagare
aumenta
con
disagi) che si è disposti a pagare aumenta con
l’aumentare
l’aumentaredei
deivantaggi
vantaggi
Contemporaneamente
Contemporaneamente alal crescere
crescere dei
dei vantaggi,
vantaggi, sisi
accettano
accettanolivelli
livellidi
disicurezza
sicurezzaminori
minori
IlIllivello
livellodi
disicurezza
sicurezzaaccettabile,
accettabile,così
cosìcome
comeililcosto
costo
che
si
è
disposti
a
sostenere,
dipende
che si è disposti a sostenere, dipende
Dal
Dal danno
danno probabile
probabile
Dai
Dai vantaggi
vantaggi direttamente
direttamente
conseguibili
conseguibili
PROBABILITA' E RISCHIO
itiàtà
l
i
aabbil
b
rorob
p
ddi i p
’
ppoo’
n
un
……u
FREQUENZA
FREQUENZA
PROBABILITA’
PROBABILITA’
èèililrateo
rateocon
concui
cuisisiverifica
verificaun
unevento;
evento;viene
vieneespressa
espressainin
termini
terminididieventi/anno
eventi/anno
èèun
unnumero
numerocompreso
compresofra
fra00ee1,1,che
cheesprime
esprimeililgrado
gradodidi
fiducia
fiduciariguardante
riguardanteililpossibile
possibileverificarsi
verificarsididiun
unevento
evento
Definizion e classica (Laplace)
DEFINIZIONI
DEFINIZIONIDI
DIPROBABILITÀ
PROBABILITÀ
s
P ( A) =
n
Definizione frequentista
s
P ( A ) = lim f n ( A ) = lim
n→ ∞
n→ ∞ n
RISK ASSESSMENT
ANALISI DETERMINISTICA
ANALISI OPERATIVA
E’ praticabile se si hanno a
disposizione solo dei valori da
sostituire ai fattori P, M, k
(provenienti da indagini statistiche)
E’ praticabile se non si hanno a
disposizione valori da sostituire ai
fattori P, M,k
ANALISI OPERATIVA DEL RISCHIO
Nasce in Italia al CEI, successivamente è esportata in sede
IEC e CENELEC, ritorna come documento europeo: la
norma EN 60079-10
Si basa su una valutazione per estremi: in qualsiasi situazione è
possibile fare una valutazione qualitativa del tipo: certamente si,
certamente no; tutto ciò che non è ne “si” ne “no” lo chiamiamo “forse”
ANALISI OPERATIVA DEL RISCHIO
Graduazioni dei
valori di P, M, k
M
k
P
0=non c’è mai contatto
3=il contatto c’è sempre
1=il contatto c’è raramente
2=è presente talvolta
0=mai
3=sempre
1=raramente
2=talvolta
0=danno trascurabile (infortunio con una prognosi ≤ a 3 gg)
3=danno gravissimo (morte o lesioni gravi irreversibili)
1=danno lieve (infortunio con prognosi ≥ 3 gg e comunque ≤40 gg)
2=danno grave (infortunio con prognosi ≥ 40 gg o comunque lesioni gravi reversibili)
ANALISI OPERATIVA DEL RISCHIO
I gradi dei fattori P e k possono essere dunque determinati, oltre che in
termini temporali, in termini di progetto del sistema
Un fattore di grado 1
Un fattore di grado 3
Essendo un fatto raro, è dovuto ad
una anomalia del sistema
Un fattore di grado 2
Rappresenta un pericolo o contatto
che è sempre presente e come tale
non può essere dovuto ad
un’anomalia. E’ presente nel
funzionamento ordinario
Essendo presente talvolta, riguarda
il funzionamento normale
ANALISI OPERATIVA DEL RISCHIO
Nella pratica si usa spesso il metodo a 4 variabili
R=f(N, P, M, k, )
N: conformità normativa
l’esistenza di norme specifiche di igiene e
sicurezza del lavoro, indica che il
legislatore non solo ha provveduto alla
valutazione dei rischi, ma propone e/o
impone delle misure preventive e
protettive. La variabile N dovrà dunque
rendere ininfluente la valutazione delle
altre variabili ogni qual volta si riscontri
una non conformità normativa, e di
classificare direttamente il rischio con
il livello massimo, mancando i requisiti
minimi di sicurezza ed igiene.
VALORE
Non conformità
Piena Conformità
0
1
RISCHIO ACCETTABILE E NORME
RISCHIO
Rischio naturale
zona a rischio
fuori norma
Rischio accettabile (Norme tecniche)
zona a rischio
anche secondo le
norme
Rischio minimo possibile
Rischio nullo (impossibile)
COSTO
RISCHIO ACCETTABILE E NORME
RISCHIO
Rischio naturale
zona a rischio
fuori norma
Rischio accettabile (Norme tecniche)
zona a rischio
anche secondo le
norme
Rischio minimo possibile
Rischio nullo (impossibile)
COSTO
RIDUZIONE DEL RISCHIO
P
2
R = 10 R = 20
a
Il Rischio R si riduce del 50%
dimezzando M
b
1
5
(a)
10
(b)
M
Un intervento che mira alla sola
riduzione del danno è detto di
protezione
RIDUZIONE DEL RISCHIO
P
(b)
(a)
R = 20
2
b
Il Rischio R si riduce del 50%
dimezzando P
R = 10
1
a
5
10
M
Un intervento che mira alla sola
riduzione della probabilità di
accadimento dell’evento è detto di
prevenzione
RIDUZIONE DEL RISCHIO
P
(b)
R = 20
2
b
(a)
1
Il Rischio R si riduce del 75%
dimezzando sia P che M
R = 5
a
5
(a)
10
(b)
M
Intervenendo congiuntamente
su entrambi i fattori P e M si possono
ridurre ancor più drasticamente le
conseguenze
MATRICE DEL RISCHIO
Priorità di intervento (art.75 D.Lgs.81/2008)
riduzione dei rischi con misure tecniche di prevenzione
riduzione dei rischi con mezzi di protezione collettiva
riduzione dei rischi attraverso DPI
La tendenza è quella di mirare alla riduzione o eliminazione
del rischio preferendo le misure di prevenzione a quelle di
protezione
RIDUZIONE DEL RISCHIO
MATRICE DEL RISCHIO
MATRICE DEL RISCHIO
MATRICE DEL RISCHIO
MISURE DA ATTUARE
LIMITE DI ACCETTABILITÀ
INDIVIDUAZIONE
DEL RISCHIO
VALUTAZIONE DEL LIMITE DI
ACCETTABILITÀ O DELLA
MATRICE DEL RISCHIO
NO
SOGGETTO
ALLE NORME
VIGENTI
ACCETTABILITÀ?
(CONFORMITÀ
AL LIMITE)
SI
SI
ACCETTABILITA’?
(CONFORMITA’
ALLE NORME)
SI
NO
NO
PIANI DI ADEGUAMENTO ALLE NORME O AL LIMITE ACCETTABILE
ELIMINAZIONE
RIDUZIONE
PREVENZIONE
PROTEZIONE
DOCUMENTO DELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI
RITENZIONE
MANUTENZIONE
ELABORAZIONE
ELABORAZIONE
PIANO
PIANO DI
DI SICUREZZA
SICUREZZA
INDIVIDUAZIONE
DELLE ATTIVITA’
ANALISI
ANALISI
FASI
LAVORATIVE
FASI LAVORATIVE
UFFICI:
UFFICI: posti
posti di
di
lavoro,
attrezzature,
lavoro, attrezzature,
strumenti
strumenti
VALUTAZIONE
VALUTAZIONE
DEI
DEI RISCHI
RISCHI
AGENTI
AGENTI FISICI,
FISICI,
CHIMICI,BIOLOGICI
CHIMICI,BIOLOGICI
MAGNITUDO:
MAGNITUDO:
MISURE
MISUREDI
DITUTELA
TUTELA
IDONEITA’:
IDONEITA’:
visita
visita medica
medica
PREVENZIONE:
PREVENZIONE:
infortuni,
infortuni,incendi
incendiee
igiene
igiene
PROTEZIONE:
PROTEZIONE:
individuale,
individuale,collettiva
collettiva
PROBABILITA’,
PROBABILITA’,
DANNO
DANNO
ARCHIVI:
ARCHIVI:
posti
posti di
di lavoro,
lavoro,
attrezzature,
attrezzature,strumenti
strumenti
IMPIANTI
IMPIANTITECNICI
TECNICI
RIDUZIONE:
RIDUZIONE: parziale,
parziale,
totale
totale
DANNI
DANNI SUL
SUL
CORPO:
CORPO: sensoriali,
sensoriali,
motori,
motori, malattie
malattie
professionali
professionali
MANUTENZIONE:
MANUTENZIONE:
ambienti,
ambienti,impianti,
impianti,
attrezzature
attrezzature
FORMAZIONE:
FORMAZIONE:
specifica,
specifica,generale
generale
…
…
VERIFICHE
VERIFICHE
APPROCCIO SEMPLIFICATO
Gli orientamenti CEE consigliano di riservare il metodo dell’analisi
quantitativa o semi quantitativa solamente ad alcuni problemi
complessi. Nella maggior parte delle situazioni si può utilizzare
un metodo di buona pratica corrente che
ASSICURI LA MAGGIORE SISTEMATICITÀ POSSIBILE
CONSENTA DI EMETTERE UN GIUDIZIO SULLA GRAVITA’ DEL RISCHIO
CONSENTA DI INDIVIDUARE LE MISURE DI PREVENZIONE E
PROTEZIONE
ESEMPI DI RISCHI
PER LA SICUREZZA
RISCHIO ELETTRICO
Può derivare da………...
1. Contatto diretto con parti normalmente in tensione
RISCHIO ELETTRICO
Può derivare da………...
2. Contatto indiretto con parti accidentalmente in tensione
RISCHIO ELETTRICO
Può derivare da………...
3. Azione indiretta in conseguenza di un arco elettrico
RISCHIO ELETTRICO
Può derivare da………...
4. Rischi di incendio dovuti a corto circuiti o sovracorrenti
5 Rischi di esplosione (dovuti al
funzionamento degli impianti elettrici installati
in luoghi in ambienti nei quali è possibile la
presenza di miscele esplosive)
RISCHIO ELETTRICO
Può derivare da………...
6. Campi elettromagnetici
RISCHIO ELETTRICO (nella manutenzione)
MANCATO SEZIONAMENTO
1. Errore di manovra
Seziono interruttore sbagliato!
RISCHIO ELETTRICO (nella manutenzione)
MANCATO SEZIONAMENTO
2. Mancata individuazione di più punti di alimentazione
RISCHIO ELETTRICO (nella attività fuori tensione)
Tensione trasferita in conseguenza di guasto a
terra o indotta da scariche atmosferiche
RISCHIO ELETTRICO (nella attività in tensione)
1. Corto circuito tra parti vicine in tensione per accidentale
interposizione di attrezzi o materiali metallici
RISCHIO ELETTRICO (nella attività in tensione)
2. Mancato uso di mezzi protettivi
Parti in tensione
Guanti non isolanti
RISCHIO ELETTRICO (nella attività in tensione)
3. Inosservanza dello spazio di sicurezza
5m
RISCHIO ELETTRICO (nella attività in tensione)
4. Andata in tensione di masse metalliche, per guasto o
cedimento d’isolamento
RISCHIO ELETTRICO
Al fine di scongiurare il rischio elettrico…
...occorre…
1. Effettuare la messa fuori tensione dell’installazione
Sezionamento
RISCHIO ELETTRICO
Al fine di scongiurare il rischio elettrico…
...occorre…
2. Effettuare la messa a terra ed in cortocircuito sul posto
di lavoro
RISCHIO ELETTRICO
Al fine di scongiurare il rischio elettrico…
...occorre…
3. Realizzazione della condizione di equipotenzialità
NODO
RETE DI TERRA
RISCHIO ELETTRICO
Al fine di scongiurare il rischio elettrico…
...occorre…
4. Uso di attrezzi e mezzi di protezione isolanti
Parti in tensione
Guanti isolanti
Giravite isolato
RISCHIO ELETTRICO
Al fine di scongiurare il rischio elettrico…
...occorre…
5. Delimitazione ed interposizione di barriere
RISCHIO ELETTRICO
Al fine di scongiurare il rischio elettrico…
...occorre…
6. Uso di vestiario di dotazione ed impiego dei dispositivi
di protezione individuale (DPI)
Elmetto con visiera
Attrezzo isolato
Parti attive
Guanti isolanti
Vestiario idoneo che non lasci scoperto
parti del tronco o degli arti
RISCHIO ELETTRICO (Le prese)
Presa standard italiano 10 A 2P+T, P11
Presa standard italiano 16 A 2P+T, P17
Presa standard italiano 10/16 A 2P+T, P11/17
Presa standard italiano con terra centrale e laterale.
Questo tipo di presa accetta l'inserzione di spine
standard italiano con terra centrale 16 A e tedesco con
terra laterale, P30
Presa standard europeo (tedesco) "Shuko" 10/16 A, con
terra laterale
RISCHIO ELETTRICO (Gli adattatori)
Gli adattatori sono dispositivi che possono essere
utilizzati quando la spina dell’apparecchio da collegare
non è compatibile con la presa dell’impianto elettrico.
Sono costruiti in versione monoblocco, cioè con la spina
e una o più prese contenute in uno stesso involucro non
apribile, e devono essere conformi alle relative norme
CEI.
Non devono essere usati adattatori con spinotti
piccoli da 10 A e fori grandi da 16 A né
devono essere utilizzati inseriti uno sull’altro.
La norma CEI 23-57 (del marzo 2007) in vigore dal 1
gennaio 2008, introduce l'obbligo di riportare sui
cataloghi e sulle confezioni destinate al pubblico il
simbolo rappresentato a lato che deve avere una
dimensione minima di 10 mm .
RISCHIO ELETTRICO (Le ciabatte)
L’utilizzo delle prese mobili a ricettività multipla è
ammesso a condizione che:
sulla presa sia riportato il marchio IMQ
sia rispettato il carico max ammissibile
dell’impianto elettrico nel punto di inserimento.
Le prese mobili multiple sono considerate come
elemento dell'utilizzatore e quindi non sono soggette alle
prescrizioni della norma CEI 64-8, la quale non va oltre la
presa fissa.
Non è obbligatorio che l'asse di inserzione della spina sia
orizzontale, quindi possono essere posate a terra e
consentire l'inserzione verticale, è però opportuno avere
cura che non vengano esposte alla penetrazione negli
alveoli di polvere e liquidi.
RISCHIO STRUTTURALE
Ogni possibile rischio legato
a carenze dovute alla
struttura dell’edificio, sia
all’interno che all’esterno dei
locali, rientra nel rischio
strutturale.
RISCHIO STRUTTURALE
L’edificio deve presentarsi in buono stato di
conservazione; la struttura muraria deve essere
integra in ogni sua parte (es. interni, serramenti,
pavimenti etc.).
I muri devono essere privi di crepe, fessurazioni,
scrostamenti; gli infissi ed i serramenti devono essere
integri di ogni parte prevista (es. vetri, sistemi di
chiusura, sistemi di fermo in apertura etc.).
Le pareti, i soffitti ed i pavimenti non devono
presentare zone umide, bagnate o ammuffite.
RISCHIO STRUTTURALE
I pavimenti ed eventuali rivestimenti
devono essere integri in ogni loro parte; non
devono notarsi piastrelle danneggiate,
instabili. I pavimenti devono essere privi di
buche e sporgenze particolari, cavità e piani
inclinati pericolosi.
Le pareti e i soffitti devono essere
opportunamente tinteggiati, privi di
scrostamenti e, qualora necessario,
facilmente pulibili.
RISCHIO STRUTTURALE
Le scale devono essere agevoli al
passaggio, con gradini ben livellati
e, qualora necessario, provviste di
strisce antisdrucciolo.
RISCHIO STRUTTURALE
Gli spazi esterni devono
essere sgombri da materiali in
deposito, puliti da vegetazione
spontanea pericolosa, privi di
buche o dislivelli accentuati.
•I percorsi pedonali devono essere adatti allo scopo, evitando la possibilità di
formazione di pozzanghere e comunque antisdrucciolevoli.
•Le aree esterne destinate alle attività lavorative devono essere valutate idonee in
relazione all’attività che si intende intraprendere.
RISCHIO IMPIANTISTICO
L’edificio di norma è dotato di impianti tecnologici tali da garantire
almeno i seguenti servizi:
energia elettrica: illuminazione ordinaria e di sicurezza,
alimentazione apparecchiature di servizio
riscaldamento: i locali occupati permanentemente devono essere
riscaldati a temperatura di almeno 18-20°C.
Acqua calda-fredda: l’edificio dovrà prevedere locali di servizio
igienico-sanitario in numero sufficiente in relazione all’impiego,
muniti di impianto idro-sanitario.
ESEMPI DI RISCHI
PER LA SALUTE
RISCHIO DOVUTO AD AGENTI CHIMICI
I laboratori didattici di chimica rappresentano realtà nelle
quali si utilizza un certo numero di sostanze chimiche pericolose
per la salute e per la sicurezza in quantità generalmente ridotte.
Il nuovo TU, D.Lgs. 81 del 9 aprile 2008, in materia di rischio
chimico, art. 233 richiama gli stessi principi già espressi dall’ art.
72 quater c. 1 del titolo VII bis del precedente D.Lgs. 626/1994 e
definisce i criteri per una corretta valutazione del rischio chimico
che devono essere adottati. Essi valgono per qualunque
strumento utilizzato per la valutazione del rischio chimico siano
esse misure (ambientali o personali di inquinanti), stime
predittive del rischio o modelli di calcolo matematici.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO DOVUTO AD AGENTI
CHIMICI
La valutazione del rischio deve essere effettuata preliminarmente all’inizio
dell’attività; ha inizio con il censimento di tutti gli agenti chimici presenti nel ciclo
lavorativo. Il DVR deve contenere quanto segue (art. 223 D.Lgs. n. 81 del 9
aprile 2008):
analisi del processo lavorativo e classificazione delle mansioni;
identificazione degli agenti chimici pericolosi;
proprietà pericolose degli agenti chimici identificati;
le informazioni desunte dalla scheda di sicurezza di cui ai D.Lgs n.52/97, n.
285/98 e s.m.; oppure, in alternativa, le informazioni ricavate dalla letteratura;
il livello, il tipo e la durata dell’esposizione;
le circostanze in cui viene svolto il lavoro in presenza di tali agenti, compresa
la quantità degli stessi;
i valori limite di esposizione professionale o i valori limite biologici;
gli effetti delle misure preventive e protettive adottate o da adottare;
le eventuali azioni di sorveglianza sanitaria già intraprese;
la definizione del livello di rischio per ogni sostanza “irrilevante per la salute
e basso per la sicurezza” o meno secondo l’art.224 del nuovo TU (che nel
D.Lgs. 626/94 veniva definito con il termine “moderato”) anche attraverso
l’utilizzo di modelli e/o algoritmi.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO DOVUTO AD AGENTI
CHIMICI
La valutazione dei rischi per la salute segue il
modello universale della curva dose-risposta. Su
questa curva possono essere stabiliti 2 livelli di
soglia: il valore limite ed il livello di azione. Il
primo indica il livello di esposizione che non
deve essere superato; il secondo il livello a cui
scatta l’obbligo di adottare misure di
prevenzione specifiche (sorveglianza sanitaria,
formazione, DPI, sistemi di prevenzione
collettiva, ecc.), si tratta cioè di un livello a cui il
lavoratore può essere esposto a condizione che
vengano adottate le misure preventive.
Generalmente al di sopra del valore limite la
maggior parte dei lavoratori corre il rischio di
ammalarsi, mentre tra il livello di azione ed il valore
limite verosimilmente si possono ammalare solo i
soggetti ipersuscettibili. Al di sotto del livello di
azione, infine, l’esposizione è talmente bassa che
nessun lavoratore (nemmeno un ipersuscettibile)
può ragionevolmente ammalarsi.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO DOVUTO AD AGENTI
CHIMICI
In base a criteri, metodi e finalità della valutazione
distinguiamo tre situazioni molto diverse :
Valutazione preliminare del rischio. Si basa
su dati informativi come le schede di sicurezza
delle sostanze o preparati usati, i quantitativi, i
tempi di esposizione, le caratteristiche del lavoro,
ecc. In base all’esito della valutazione preliminare
si può procedere ad una valutazione approfondita
ovvero si può concludere che non è necessario
procedere ulteriormente. In quest’ultimo caso
presumibilmente, dalle informazioni preliminari è
stato possibile concludere che l’esposizione è
inequivocabilmente al di sotto del livello di azione
(rischio irrilevante).
VALUTAZIONE DEL RISCHIO DOVUTO AD AGENTI
CHIMICI
Valutazione approfondita del rischio. In tutti i casi in cui la
valutazione preliminare non consente di giungere ad una
definizione di rischio certa, si rende necessario una valutazione più
approfondita qualitativa e quantitativa che prevede l’utilizzo di
algoritmi o misure ambientali. In questo caso in base all’esito della
valutazione si può concludere sia che l’esposizione sia sopra il
livello di azione, sia che sia al di sotto (rischio irrilevante).
Verifica del rispetto del valore limite di esposizione. Prevede
obbligatoriamente il ricorso a misure ambientali e si riferisce a tutte
quelle situazioni che non solo superano il livello di azione, ma che
potrebbero superare anche il valore limite. Quindi le misure
ambientali non sono sempre necessarie, ma solo quando non vi è
altro modo di verificare il rispetto del valore limite di esposizione.
IL LIVELLO DI RISCHIO
La definizione del livello di rischio da agenti chimici pericolosi deve avvenire
per ogni sostanza utilizzata nell’ambiente di lavoro, e la definizione di tale giudizio
può avvenire utilizzando o meno modelli matematici. In ogni caso il datore
di lavoro deve poter fornire una giustificazione convincente e razionale di
come è pervenuto a tale risultato.
Nel caso di attività in cui l’esposizione di un lavoratore ad una sostanza pericolosa
proviene da più sorgenti (es. da prodotti diversi) sarà necessario considerare
l’esposizione totale.
Nel caso di attività lavorative che espongono uno stesso lavoratore a più agenti
chimici pericolosi la valutazione del rischio dovrà tenere conto anche degli
effetti sinergici e combinatori, se necessario verranno utilizzate concentrazioni
miscela
RISCHIO PER LA SALUTE DOVUTO AD AGENTI FISICI
Radiazioni ionizzanti
Radiazioni non ionizzanti
Microclima
VDT
MMC
Rumore
RISCHIO DA RADIAZIONI IONIZZANTI
Radiazioni ionizzanti: D.Lgs. 230/95
Rischio non presente nelle scuole
L’unità di misura degli effetti delle radiazioni ionizzanti è il sievert (Sv).
Viene misurata la dose equivalente che si ottiene moltiplicando la dose assorbita
per un fattore di ponderazione che dipende dal tipo di radiazione.
SORGENTI
- Generatori di raggi X per diagnostica e/o
terapia
- LINAC : acceleratori lineari di elettroni
Essi sono presenti in molti ospedali per la terapia
antitumorale. Producono fasci di elettroni di energia
relativamente alta, che può raggiungere la decina di
MeV.
tubo sotto vuoto
-∆V
+
filamento
elettroni
Raggi X
RISCHIO DA RADIAZIONI IONIZZANTI
L’ICRP distingue due categorie:
a) Gli individui esposti per motivi professionali
b) La popolazione nel suo insieme
IlIllimite
limiteper
peri ilavoratori
lavoratoriprofessionalmente
professionalmenteesposti
esposti (Cat.
(Cat.A)
A)
è:è:20
20mSv
mSvall’anno
all’anno
Supponendo un periodo lavorativo di 50 anni, il lavoratore alla
fine della attività potrà al massimo aver assorbito:
H = [20 mSv/anno]·[50 anni]= 1Sv
Poiché il RIM (indice di rischio globale) = 1.6510-2 eventi gravi per Sv ricevuto
per questo lavoratore esisterà una probabilità dello
P = H·RIM = 1,65·10-2
Cioè, in media, uno su 165 si ammala.
91
RISCHIO DA RADIAZIONI IONIZZANTI
L’ICRP distingue due categorie:
a) Gli individui esposti per motivi professionali
b) La popolazione nel suo insieme
IlIllimite
limitedididose
doseequivalente
equivalenteper
perlelepersone
personedel
delpubblico
pubblicoèè11
mSv
mSvper
peranno
annosolare
solare
Questo valore è comparabile con la dose imputabile alla
radioattività naturale (raggi cosmici, 222Rn, 40K, 14C, … ), che è
stimata tra 1.3 e 2.3 mSv/anno (dipende da molti fattori).
La probabilità di contrarre durante l’intera vita (70 anni) una grave
malattia per esposizione naturale a dosi di 1 mSv/anno è P =
1.25 . 10-2 . 10-3 . 70 = 8.75 . 10-4 .
In media un individuo su 1142 dovrebbe ammalarsi per la
radiazione naturale !
92
RISCHIO DA RADIAZIONI IONIZZANTI
ATTIVITA' CON RIM 10-6
93
RISCHIO DA RADIAZIONI IONIZZANTI
94
RISCHIO DA RADIAZIONI IONIZZANTI
Tipo di rischio
riduzione di aspettativa di vita
0.35 mSv/yr
0.1 mSv/yr
95
RISCHIO DA RADIAZIONI IONIZZANTI
Riduzione media della durata di vita associata a varie
cause di tipo lavorativo
RISCHIO DA RUMORE
TITOLO V-bis - PROTEZIONE DA AGENTI FISICI
(Il decreto legislativo n. 195/2006 è stato inserito nel Titolo V-bis del D.Lgs. 626/94)
Precedente normativa (D.Lgs 277/91): prevedeva l’applicazione
graduale di provvedimenti a seconda del LEP, D raggiunto:
80 dBA
informazione – formazione
85 dBA
sorveglianza sanitaria – fornitura DPI
90 dBA
segnaletica, accesso limitato, obbligo DPI
Attualmente:
Valori inferiori di azione: LEX,8h= 80 dB(A) e ppeak= 112
Pa (135 dB(C)
Valori superiori di azione: LEX,8h= 85 dB(A) e ppeak=
140 Pa (137 dB(C)
Valori limite di esposizione: LEX,8h= 87 dB(A) e ppeak=
200 Pa (140 dB(C)
RISCHIO DA RUMORE
RISCHIO DA RUMORE
TITOLO V-bis - PROTEZIONE DA AGENTI FISICI
(Il decreto legislativo n. 195/2006 è stato inserito nel Titolo V-bis del D.Lgs. 626/94)
DPI
Il datore di lavoro li mette a disposizione per valori
LEX≥ 80 dB; fa il possibile perché vengano indossati
per valori di LEX ≥ 83 dB
Formazione e informazione
Diventa obbligatoria per valori LEX≥ 80 dB
Sorveglianza sanitaria
Per valori LEX≥ 80 dB solo a richiesta dei lavoratori;
obbligatoria per valori LEX≥ 83 dB
Nelle scuole la valutazione dei rischi dovrà essere prevista se alcuni
laboratori sono in possesso di strumenti o macchinari particolarmente
rumorosi. Se si prevede un valore di livello equivalente che si avvicina a
quello indicato è necessario eseguire un rilievo fonometrico.
RISCHIO DA RUMORE
L’esposizione al rumore prevede la comparsa di:
danni uditivi
danni extra-uditivi
La malattia professionale più frequente determinata dal rumore
è l’ipoacusia da rumore, tuttora la più frequente tecnopatia
irreversibile.
EFFETTI
EFFETTIDELLA
DELLA
CORRENTE
CORRENTE
ELETTRICA
ELETTRICASUL
SUL
CORPO
CORPOUMANO
UMANO
IL CIRCUITO ELETTRICO
PER FAR CIRCOLARE UNA CORRENTE OCCORRE...
• disporre di un generatore di tensione
• disporre di un circuito elettrico
• disporre di un utilizzatore che chiuda il circuito
I
G
V
U
CIRCUITO EQUIVALENTE
DEL CORPO UMANO
IL CIRCUITO
EQUIVALENTE
Z p1
p1
Z ii
Z UU R UU
Z p2
p2
Z pp : impedenza della pelle
Z ii : impedenza interna
Z UU : impedenza del corpo umano
RUU : resistenza del corpo umano
Tensione di
Contatto [V]
25
50
75
100
125
220
700
1000
Impedenza tot. del
corpo umano [Ω]
3250
2625
2200
1875
1625
1350
1100
1050
MACROSHOCK
Ic: valore limite convenzionale di pericolosità
MICROSHOCK
IL PAZIENTE HA CONDIZIONI DI SALUTE PRECARIE
Ic: valore limite convenzionale di pericolosità
CIRCUITO EQUIVALENTE DI CONTATTO
PER L’UOMO NEL MACROSHOCK
RU=f(V)
Z p1
Zi
Z U RR
U
Z p2
=1000Ω
A1
RA2=3ρ/2
Z p : impedenza della pelle
dove ρ: resistività del terreno
Z i : impedenza interna
Z U : impedenza del corpo umano
RA1 : resistenza aggiuntiva calzature
RU : resistenza del corpo umano
RA2 : impedenza verso terra del luogo di sosta
R : resistenza del corpo umano
U
SOLUZIONE CONTRO I PERICOLI
DELL'ELETTRICITA'
ISOLAMENTO
ISOLAMENTO
EQUIPOTENZIALIZZAZIONE
La dose accettabile
LA DOSE ACCETTABILE
IIg
E
MASSA B
MASSA A
Rete di terra
B
A
RAB
UAB = RAB X IE
UAB <DOSE = f (i,t,R)
EFFETTI PATOFISIOLOGICI DELLA
CORRENTE
TETANIZZAZIONE
ARRESTO
DELLA RESPIRAZIONE
FIBRILLAZIONE
VENTRICOLARE
USTIONI
DEFINIZIONI
SOGLIA DI PERCEZIONE
Valore minimo di corrente che causa una sensazione alla persona
attraverso cui fluisce la corrente
SOGLIA DI RILASCIO
Massimo valore di corrente per cui la persona può lasciare gli elettrodi con
i quali è in contatto
SOGLIA DI FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE
Valore minimo di corrente che provoca la fibrillazione ventricolare
CURVE CORRENTE TEMPO
Zone tempo/corrente relative agli effetti
della corrente alternata sulle persone
tt [ms]
t(ms)
[ms]
10000
10000
10000
a
5000
5000
5000
b
c
2000
2000
2000
1000
1000
1000
500
500
500
1
200
200
200
2
3
4
100
100
100
50
50
50
20
20
20
(mA)
10
10
10
0,1
0,1
0.1
0,2
0,2
0.2
0,5
0,5
0.5
111
222
555
10
10
10
20
20
20
zona 1: assenza di percezione
zona 2: assenza di effetti pericolosi
zona 3: gravi effetti patofisiologici non mortali
zona 4: elevata probabilità di fibrillazione ventricolare
50
50
50
100
100
100
200
200
200
500
1000
2000
500 1000
1000
2000
500
2000
5000
10000
I[mA]
5000
10000 I[mA]
5000
10000
EFFETTI DELLA CORRENTE
(*)
(*)
(*) valori in mA
SOCCORSO AI COLPITI DA CORRENTE
ELETTRICA
• ART. 343 D.P.R. 547/55
• ART. 6.1.7. NORMA CEI 11-1
• ART. 4.3 NORMA CEI EN 50110
• SUI LUOGHI DI LAVORO DEVONO ESSERE RICHIAMATE
LE ISTRUZIONI, MEDIANTE QUADRI O TABELLE
ESPOSTI O SPECIFICI DOCUMENTI IN POSSESSO
DEL PERSONALE, PER IL PRIMO SOCCORSO
DA PRESTARE AI COLPITI DA CORRENTEE ELETTRICA
• I LAVORATORI DEVONO ESSERE ADDESTRATI (ANCHE
CON ESERCITAZIONI PERIODICHE) E INFORMATI
SULLE MODALITA’ DA ADOTTARE PER SOCCORRERE
IN CASO D’URGENZA I COLPITI DA CORRENTE ELETTRICA
...esempio che fa riflettere
Fig.1
Fig.2
Fig.3
Fig.4
PROTEZIONE
PROTEZIONE
CONTRO
CONTROII
CONTATTI
CONTATTIDIRETTI
DIRETTI
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI
PROTEZIONE TOTALE
•ISOLAMENTO DELLE PARTI ATTIVE
Dipende dalle caratteristiche del materiale
isolante che deve essere dimensionato in
relazione alla tensione nominale del
sistema. L'isolante che ricopre le parti
attive è rimovibile solo mediante
distruzione.
•USO DI INVOLUCRI E BARRIERE CON OPPORTUNO GRADO DI
PROTEZIONE “IP”
Morsetto di giunzione
Involucro con opportuno
grado IP
GRADO DI PROTEZIONE (GRADO IP)
Il grado di protezione di un involucro o di una barriera è
identificato dalle lettere IP (international protection) seguite da 2
cifre (+ 1 aggiunta)
IP XXX
1° cifra
2° cifra
lettera aggiunta
0…6
0…8
A…D
Protezione
contro
penetrazione
liquidi
Protezione
delle
persone
Protezione
contro
penetrazione
corpi solidi
GRADO IP: 1a cifra
cifra protezione del materiale protezione delle persone
0
1
2
non protetto
non protetto
protetto contro corpi solidi di dim. protetto contro l’accesso con il
superiori a 50mm
dorso della mano
protetto contro corpi solidi di dim. protetto contro l’accesso con un
superiori a 12mm
dito di prova
3
protetto contro corpi solidi di dim. protetto contro l’accesso con un
superiori a 2,5mm
attrezzo
4
protetto contro corpi solidi di dim. protetto contro l’accesso con un
superiori a 1mm
filo (φ=4mm)
5
protetto contro la polvere (non
totalmente)
il filo (φ=4mm) non deve entrare
6
protetto contro la polvere (non
totalmente)
il filo (φ=4mm) non deve entrare
GRADO IP: 2a cifra
cifra
protezione del materiale
0
1
non protetto
2
protetto contro la caduta di gocce con inclinazione max 15°
3
protetto contro la pioggia (inclinazione +/-60°)
4
protetto contro spruzzi (360°)
5
protetto contro getti
6
protetto contro getti potenti
8
protetto contro gli effetti dell’immersione temporanea
9
protetto contro gli effetti dell’immersione continua
protetto contro la caduta verticale di gocce
GRADO IP: lettera aggiunta
lett.
protezione delle persone
A
protetto contro l’accesso con il dorso della mano
B
protetto contro l’accesso con un dito
C
protetto contro l’accesso con un attrezzo
D
protetto contro l’accesso con un filo
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI
PROTEZIONE PARZIALE….DESTINATE UNICAMENTE
ALLA PROTEZIONE DELLE PERSONE
ELETTRICAMENTE ADDESTRATE (aree elettriche chiuse)
•OSTACOLI
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI
PROTEZIONE PARZIALE….DESTINATE UNICAMENTE
ALLA PROTEZIONE DELLE PERSONE
ELETTRICAMENTE ADDESTRATE (aree elettriche chiuse)
•ALLONTANEMENTO PARTI A TENSIONE DIFFERENTE
SIMULTANEAMENTE ACCESSIBILI
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI
…è da considerarsi misura di protezione addizionale
contro i contatti diretti, l’impiego di un interruttore
differenziale ad alta sensibilità (Idn30mA)…
L
N
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI
…perché misura di protezione addizionale?…
PROTEZIONE
PROTEZIONE
CONTRO
CONTROII
CONTATTI
CONTATTIINDIRETTI
INDIRETTI
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI
INDIRETTI
DUE METODI...
• Senza interruzione dell’alimentazione
• Interruzione automatica dell’alimentazione
dipende dal sistema distributivo (TT, TN, IT)
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI
SENZA L'INTERRUZIONE DELL'ALIMENTAZIONE
• UTILIZZO DI APPARECCHI IN CLASSE II
classe II
eventuali parti
metalliche senza
messa a terra
isolamento
principale +
isolamento
supplementare
Apparecchi, morsettiere, cavi,
quadri elettrici,…tutti i
componenti dell’impianto
elettrico devono essere in
classe II
Gli apparecchi in classe II riportano il simbolo:
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI
SENZA L'INTERRUZIONE DELL'ALIMENTAZIONE
•SEPARAZIONE ELETTRICA
L’impianto viene alimentato con
trasformatore di isolamento che ha
il compito di isolare il circuito
secondario dagli altri circuiti e da
terra
Applicabile solo per lunghezze
<500 m e tensione <500V
Il trasformatore di isolamento riporta in targa:
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI
SENZA L'INTERRUZIONE DELL'ALIMENTAZIONE
•LOCALI ISOLANTI
La protezione prevede
l’isolamento completo verso terra
dell’ambiente nel quale operano le
persone
Pareti e pavimento devono
presentare una resistenza verso
terra ≥50kΩ per sistemi con
tensione ≤500V
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI
CON L'INTERRUZIONE DELL'ALIMENTAZIONE
Consiste nel realizzare un impianto di messa a terra delle masse degli
apparecchi elettrici opportunamente coordinato con interruttori posti a
monte dell’impianto atti ad interrompere l’alimentazione elettrica in caso
di guasto verso terra.
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI
CON L'INTERRUZIONE DELL'ALIMENTAZIONE
• L’alimentazione si attesta su un interruttore generale
equipaggiato con protezione magnetotermica differenziale
che alimenta il quadro B.T.
• La distribuzione è normalmente radiale:
quadro secondario
quadro
generale B.T.
int. generale
consegna
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI
CON L'INTERRUZIONE DELL'ALIMENTAZIONE- SISTEMA TT
PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI
CON L'INTERRUZIONE DELL'ALIMENTAZIONE- SISTEMA TT
Deve essere soddisfatta la seguente condizione:
RA. Ig < 50
Dove:
RA = è la somma delle resistenze del dispersore e dei
conduttori di protezione delle masse, in Ohm;
Ig = è la corrente che provoca il funzionamento
automatico del dispositivo di protezione entro 5 s, in
ampere; in pratica la Ig è la corrente differenziale
nominale Idn.
IMPIANTO DI TERRA
L’impianto di terra disperdente si realizza infiggendo nel terreno
dei dispersori e/o utilizzando elementi esistenti, quali, i ferri di
armatura del cemento armato tra loro interconnessi, in modo da
realizzare un impianto di terra unico. Lo scopo è quello di
realizzare la messa a terra delle masse metalliche degli apparecchi
elettrici.
IMPIANTO DI TERRA
RESISTENZA DI TERRA...
RE ;
L
ρE
L
ρE=resistività terreno
L=lunghezza dispersore
ρE
RE ;
2D
ρE=resistività terreno
D=diametro del cerchio di area
equivalente alla rete magliata
PROTEZIONE
PROTEZIONE
CONTRO
CONTROII
CONTATTI
CONTATTIDIRETTI
DIRETTI
CAMPI EM
Campi
elettrici e
magnetici
statici
V
i
Micro
s UV-A
onde
Infra i
rossi b
i UV-B
l
e
Onde radio
ELF
6x106
106
∞
Lunghezza d’onda (m)
50
0
300
Frequenza (Hz)
Radiazioni ionizzanti (IR)
UV-C
Radiazioni non ionizzanti (NIR)
1
10-3
10-8
3x108
3x1011
3x1016
Raggi X
Raggi γ
10-13
3x1021
CAMPI NIR
Campi statici
0 Hz - 1 Hz
Frequenze estremamente basse (ELF)
Frequenze intermedie (IF)
1 Hz - 300 Hz
300 Hz - 10 MHz
Radiofrequenze (RF)
10 MHz - 300 MHz
Microonde (MW)
300 MHz - 300 GHz
Nota : suddivisione a fini protezionistici
CAMPI NIR
Campi statici
0 Hz - 1 Hz
Frequenze estremamente basse (ELF)
Frequenze intermedie (IF)
1 Hz - 300 Hz
300 Hz - 10 MHz
Radiofrequenze (RF)
10 MHz - 300 MHz
Microonde (MW)
300 MHz - 300 GHz
Nota : suddivisione a fini protezionistici
SPETTRO CAMPI EM NIR
Frequenza
30 Hz
300 Hz
3 kHz
30 kHz
300 kHz
3 MHz
30 MHz
300 MHz
3 GHz
30 GHz
300 GHz
Lunghezza d’onda
Applicazioni
Generazione, trasmissione,
distribuzione energia
elettrica
ELF
1000 ÷ 10000 km
VF
100 ÷ 1000 km
VLF
10 ÷ 100 km
LF
1 ÷ 10 km
MF
100 ÷ 1000 m
HF
10 ÷ 100 m
Radioamatori, processi industriali
VHF
1 ÷ 10 m
Radio MF, comunicazioni aeronautiche
UHF
10 ÷ 100 cm
SHF
1 ÷ 10 cm
EHF
1 ÷ 10 mm
Telefono
Aiuti alla navigazione
Processi industriali
comunicazioni transoceaniche
Radio AM, processi industriali
TV, tel. Satellitare, radiomobili, forni
microonde, appl. mediche
Comunicazioni satellitari
Sistemi di controllo, aiuto alla guida
CAMPI EM
RADIAZIONE
ELETTROMAGNETICA
NON IONIZZANTE
(NIR)
f < 1015
IONIZZANTE
(IR)
f > 1015
f = 1015 è nel campo dell’ultravioletto
RADIAZIONI NIR
Una radiazione ionizzante è in grado di ionizzare le cellule del
tessuto umano
LA IONIZZAZIONE CAUSA LA ROTTURA DEI
LEGAMI COVALENTI MOLECOLARI
Viene danneggiato DNA delle cellule
RADIAZIONI NIR
L’ENERGIA DI UNA NIR NON E’ SUFFICIENTE A ROMPERE I
LEGAMI CHIMICI DELLE MOLECOLE DEI TESSUTI UMANI
DUNQUE NON SI VERIFICANO EFFETTI SUL DNA
CELLULARE (ALMENO A BREVE TERMINE)
EFFETTI ACUTI : sono determinati da campi di
entità elevata (circa 100 volte superiori a quelli
riscontrati normalmente) le cui conseguenze sono
percepite dal corpo umano a tal punto da provocare
segni fisici.
EFFETTI CRONICI : possono essere determinati
da campi di piccola entità, le cui conseguenze
devono essere valutate da un completamento delle
conoscenze.
EFFETTI ACUTI
SCOMPAIONO AL CESSARE DELL'ESPOSIZIONE
I PRINCIPALI EFFETTI A BREVE TERMINE DELLE NIR
SULL’UOMO SONO:
 EFFETTI TERMICI (RISCALDAMENTO DEI
TESSUTI)
 STIMOLAZIONE ANOMALA DEI TESSUTI
MUSCOLARI E NERVOSI ECCITABILI
ELETTRICAMENTE (INDUZIONE DI EXTRASISTOLE,
MAGNETOFOSFENI, PERCEZIONE SENSORIALE)
PRINCIPALI SOGLIE PER EFFETTI ACUTI
NON TERMICI
Soglia
Frequenza
Effetti
10 mA/m2
20 Hz
Allucinazioni visive
100 mA/m2
10 ÷ 400 Hz
Stimolazione di recettori nervosi
periferici (formicolio…)
0,5 A/m2
10 ÷ 100 Hz
Stimolazione di contrazioni nella
muscolatura scheletrica
0,8 A/m2
10 ÷ 100 Hz
Eccitazione di extrasistole
ventricolare
2 A/m2
10 ÷ 100 Hz
Innesco di fibrillazione ventricolare
(stimolazione di almeno 1 s)
PRINCIPALI SOGLIE PER EFFETTI ACUTI
TERMICI
Soglia
Effetti
10 mA/m2
Allucinazioni visive
100 mA/m2
Stimolazione di recettori nervosi
periferici (formicolio…)
0,5 A/m2
Stimolazione di contrazioni nella
muscolatura scheletrica
0,8 A/m2
Eccitazione di extrasistole
ventricolare
2 A/m2
Innesco di fibrillazione ventricolare
(stimolazione di almeno 1 s)
EFFETTI CRONICI
AD OGGI I RISULTATI DEGLI STUDI SPERIMENTALI E
DELLE INDAGINI EPIDEMIOLOGICHE NON
CONSENTONO UNA CHIARA COMPRENSIONE DEI
MECCANISMI DI INTERAZIONE DEI CAMPI CON I
SISTEMI BIOLOGICI.
SI ASSUME TUTTAVIA, CHE LA LORO ENTITA'
AUMENTI CON L'ESPOSIZIONE STESSA
LEGISLAZIONE
• D.P.C.M. 8 luglio 2003 :”Fissazione dei limiti di esposizione, dei
valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della
popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici alla
frequenza di rete (50Hz) generati dagli elettrodotti”
limiti di esposizione
Limite di esposizione inteso come
valore efficace istantaneo
Valore di attenzione inteso come
mediana dei valori nell’arco delle 24h
(nelle aree gioco per l’infanzia, in
ambienti abitativi, in ambienti
scolastici e in luoghi adibiti a
permanenze non inferiori a 4 ore
giornaliere)
Obiettivo di qualità inteso come
mediana dei valori nell’arco delle 24h
(nelle aree gioco per l’infanzia, in
ambienti abitativi, in ambienti
scolastici e in luoghi adibiti a
permanenze non inferiori a 4 ore
giornaliere e nella progettazione di
nuove aree)
CAMPO ELETTRICO
E
INDUZIONE MAGNETICA
B
5 kV/m
100 µ T
non precisato
10 µ T
non precisato
3µ T
LEGISLAZIONE
• D.P.C.M. 8 luglio 2003 :”Fissazione dei limiti di esposizione, dei
valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della
popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100kHz e
300GHz”
limiti di esposizione
Valore efficace di
Frequenza f
intensita' di campo
elettrico E
(MHz)
(V/m)
60
0,1 < f ≤
3
20
3<f≤
3000
40
3000 < f ≤
300000
Valore efficace di
intensita' di campo
magnetico H
(A/m)
0,2
0,05
0,1
Densita' di potenza
dell'onda piana
equivalente
2
(W/m )
1
4
valori di attenzione (per esposizione non inferiori a 4h)
Valore efficace di
Frequenza f
intensita' di campo
elettrico E
(MHz)
(V/m)
6
0,1 < f ≤
300000
1
3 MHz – 300 GHz
Valore efficace di
intensita' di campo
magnetico H
(A/m)
0,016
Densita' di potenza
dell'onda piana
equivalente
2
(W/m )
(1)
0,10
LEGISLAZIONE
• Raccomandazione 1999/519/CE: ”Raccomandazione del Consiglio
relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi
elettromagnetici da 0 a 300GHz”
limiti di esposizione
CAMPO ELETTRICO E
250/f V/m
1
5/f µ T
(5 kV/m per f = 0,05 kHz)
(100 µ T per f = 0,05 kHz)
1
0,025-0,8 kHz
1
INDUZIONE MAGNETICA B
f frequenza nominale rete espressa in kHz
(recepita dal D.P.C.M. 8 luglio 2003)
NORMATIVA
• norma CEI 211-6: ”Guida per la misura e per la valutazione dei
campi elettrici e magnetici nell’intervallo di frequenza 0-10kHz, con
riferimento all’esposizione umana”
• norma CEI 211-7: ”Guida per la misura e per la valutazione dei
campi elettrici e magnetici nell’intervallo di frequenza 10kHz-300GHz,
con riferimento all’esposizione umana”
CAMPI EM ELF
Campo elettrico (kV/m)
8
6
380 kV
4
220 kV
380 kV
2
0
-50
-40
-30 -20 -10
0 +10 +20 +30
Distanza dal centro della linea (m)
+40 +50
DPCM 8/7/03 : 5 kV/m, 10 kV/m
CAMPI EM ELF
Induzione magnetica (µT)
20
380 kV
1500 A
10
380 kV
1500 A
220 kV
550 A
0
-40 -30 -20 -10 0 +10 +20 +30 +40
Distanza dal centro della linea (m)
DPCM 8/7/03 : 0,1 mT, 1 mT
CAMPI EM ELF
50
Induzione magnetica (µT)
Linea interrata
40
0,5 m 0,5 m
380 kV
750 A
30
380 kV
1500 A
20
10
0
20
16
12 8
4
0
4
8 12
Distanza dall’asse della linea (m)
16
20
CAMPI EM ELF
DISTANZA DAGLI ELETTRODOTTI...
D.P.C.M. 23 aprile 1992
≥ 28 m
≥ 18 m
≥ 10 m
380
220
132 kV
CAMPI EM ELF
INDUZIONE MAGNETICA DI ALCUNI ELETTRODOMESTICI...
• asciugacapelli 6 - 2000 µT
(3 cm)
15
MAX
B (µT)
Lavatrice
• rasoio elettrico 15 - 1500 µT
(3 cm)
10
• televisore 0,04 - 2 µT (30 cm)
Centrifuga
Medio
5
• forno elettrico 0,15 - 0,5 µT
(30 cm)
Lavaggio
0
0
25
50
75
100
Distanza dalla sorgente (cm)
• aspirapolvere 2 - 20 µT (30 cm)
• radiosveglia 17 µT (10 cm) - 0,1
µT (1 m)
ESEMPI DI RISCHI
PER LA SALUTE E
SICUREZZA
RISCHI TRASVERSALI
BURNOUT
La sindrome da burnout (o più semplicemente burnout) è uno stato di
esaurimento fisico, emozionale e mentale che colpisce le persone che
esercitano professioni d'aiuto (helping profession), qualora queste non
rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro
lavoro li porta ad assumere.
RISCHI TRASVERSALI
BURNOUT
Colpisce operatori di servizi pubblici:
infermieri e medici
insegnanti ed educatori
operatori sociali
managers
poliziotti, VVF, guardie carcerarie
ecc.
Queste figure sono caricate da una duplice fonte di stress: il loro stress personale e quello
della persona aiutata.
Ne consegue che, se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un
lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e
di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato
RISCHI TRASVERSALI
Burnout negli insegnanti
Gli studi hanno dimostrato che sono più facilmente coinvolti:
gli insegnanti maschi
gli insegnanti giovani
i single
gli insegnati di scuola media superiore rispetto a quelli di scuola
elementare
chi vive maggiormente un divario tra lavoro e aspettative personali
anche se ciò non determinante
chi insegna in classi con alunni particolarmente indisciplinati
chi non ha rapporti particolarmente favorevoli con colleghi o dirigenti
RISCHI TRASVERSALI
STRESS LAVORO-CORRELATO
L'OMS nel 1946 definiva la salute
“STATO DI BENESSERE FISICO, MENTALE E SOCIALE E NON SOLO
ASSENZA DI MALATTIA”
Oggi vi è la necessità di inquadrare a livello psicofisiologico e sociale
la condizioni lavorativa delle persone nelle moderne realtà attuali
caratterizzate da
USO INTENSIVO DI TECNOLOGIE
INCREMENTO COMPETITIVITA' INTERNAZIONALE
INCERTEZZA DEI MERCATI
FLUTTUAZIONI DEMOGRAFICHE
IN PASSATO...
•
•
•
Dimensione stabile e regolare del lavoro
Struttura gerarchica ben definita
Ruoli e responsabilità chiare, stabili e ben
identificate
• Sicurezza/certezza temporale ed economica
• Facile processo di identificazione e fedeltà
all’organizzazione
In passato, processo lineare, continuativo e
stabile di sviluppo e accumulo di conoscenze ed
esperienze lavorative
OGGI...
• Organizzazione snella, ruoli meno definiti
e responsabilità più sfumate
• Incarichi a breve termine temporale
• Prospettiva temporale di medio breve
termine
• Varietà nella tipologia dei contratti
• Mobilità nella sede fisica
• Richiesta la capacità di “manipolare”
conoscenza
Flessibilità e imprevedibilità come
fattore comune trasversale per
molte tipologie di lavoro
In aumento il “disagio e le malattie aspecifiche”
ovvero sintomatologie mal definite (non riferite a
quadri nosologici noti) e malattie diffuse nella
popolazione
generale,
prodotte
da
cause
professionali e non (malattie da ambiente)
Gli effetti del cambiamento nelle modalità e nella
natura del lavoro in termini di salute e benessere
possono essere drammatici e distruttivi
… “nuovo” rischio occupazionale:
…lo STRESS!!!
STRESS
Folk illness o “malattia popolare” molto diffusa
nella società moderna.
Più di un lavoratore su quattro nell'Unione Europea
soffre di stress legato all'attività lavorativa.
(European Agency for Safety and Health at Work, 2002)
La patologia da stress non appare più come fenomeno
isolato, occasionale nel tempo e nello spazio, ma risulta
essere il risultato di un malessere ampiamente diffuso ed
intrinseco alla attività lavorativa.
(Commissione Europea, 1999)
Lo stress come causa di disagio psichico in
ambiente di lavoro
“Lo stress legato all'attività lavorativa si manifesta
quando le richieste dell'ambiente di lavoro superano la capacità
del lavoratore di affrontarle (o controllarle).
Lo stress non è una malattia, ma può causare problemi di
salute mentale e fisica (come ad esempio depressione,
esaurimento nervoso e cardiopatie) se si manifesta con intensità
per periodi prolungati”.
(Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro, 2000)
Una definizione storica di stress
“Degenerazione arteriosa derivante
dalle preoccupazioni e dalla pressione
della vita moderna, con la conseguenza
di far lavorare la macchina biologica al
massimo delle capacità ”
(Sir William Osler, 1897)
Altre definizioni di stress lavorativo
“Lo stress è ogni interferenza che disturba il
funzionamento dell’organismo a qualsiasi livello e
produce una situazione che in condizioni normale
l’organismo eviterebbe”
(Hinsie e Campbell, Dizionario di Psichiatria, 1979)
“Insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose
che si manifestano quando le richieste poste dal lavoro
non sono commisurate alle capacità, risorse, esigenze del
lavoratore. Lo stress connesso al lavoro può influire
negativamente sulle condizioni di salute e provocare
perfino infortuni”
(NIOSH, 1999)
La varietà degli agenti stressanti
STRESSOR
Shock elettrico, esposizione al freddo, al caldo,
Alterazione livelli glicemici, …
Fisici
Psicologici
Sociali
Esame, prova, incidente, insicurezza personale, …
Lutto, separazione, nuova attività, nuovo capo, …
Diverso grado di prevedibilità ed evitabilità
Risposta attivata in base alla soglia di reattività di ciascuno
FILTRO = condizione soggettiva, sentimento di adeguatezza, vulnerabilità,
senso sfida, sentimento del potere, attribuzione di responsabilità, tendenza al
cambiamento, età, cultura, ecc, …
Stress e disagio come fenomeni percettivi
Lo stress è un fenomeno percettivo individuale,
legato alla percezione del singolo individuo
(Cox e Mackay, 1976)
Non esistono situazioni stressogene, ma solo
“situazioni potenzialmente stressogene per una
certa popolazione/target/individuo”
(stato soggettivo + ambiente)
Lo stress deriva da una situazione percepita come
minacciosa, a causa di una richiesta dell’ambiente
percepita come eccessiva, rispetto alla percezione
della propria capacità di fronteggiarla.
La dinamica dello stress sul lavoro
FONTI di STRESS:
Fattori fisici
ambientali
Ruolo
organizzativo
Rapporti sul
lavoro
Evoluzione
della carriera
Clima e
struttura
organizzativa
Interfaccia
casa-lavoro
Caratteristiche
di personalità
SINTOMI di STRESS
Sintomi Individuali
• aumento
pressione
sanguigna
• stato di
depressione
• bere in modo
eccessivo
• irritabilità
• dolori al petto
MALATTIA
ATTACCO CARDIACO
MALATTIA MENTALE
?
INDIVIDUO
Sintomi
Organizzativi
• elevata
percentuale di
assenteismo,
• elevata rotazione
del personale
• difficoltà nelle
relazioni aziendali
• controllo di
qualità scarso
Adattato da Cooper e Marshall, 1976
Lunghi scioperi
Infortuni gravi e
frequenti
apatia
?
Effetti a lungo termine dello stress e
disagio lavorativo
MODIFICAZIONE
DELLA
PERFORMANCE
LAVORATIVA
ATTEGGIAMENTO DI FUGA DAL LAVORO
MODIFICAZIONI SUL PIANO COGNITIVO
MANIFESTAZIONI PSICOLOGICHE/EMOTIVE
MODIFICAZIONI COMPORTAMENTALI
MANIFESTAZIONI PATOLOGICHE
INAIL, 2000
Situazioni organizzative “critiche”:
Troppo o troppo poco da fare
Estrema rigidità e/o ambiguità dei compiti
Assenza o esasperazione dei conflitti di ruolo
Responsabilità nulla o eccessiva, specialmente verso terzi
Ripetitività e monotonia nelle attività
Necessità di elevato livello di vigilanza
Elevato carico psicofisiologico (turni, rumore, sforzo fisico,
pericolo..)
(Documento di consenso linee guida SIMLII, 2005)
La presenza di una o più di queste situazioni va considerata come
manifestazione di una condizione di rischio che deve essere
approfondita e indagata nelle sue cause
…e per la valutazione del
rischio?
Quadro normativo attuale
Decreto legislativo 19.9.1994, n. 626,
“Attuazione delle direttive CEE
riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori
durante il lavoro”
Decreto legislativo 23.6.2003, n. 195,
“Modifiche ed integrazioni al D.L. 626”
Circolare INAIL n. 71 del 17.12.2003 “Disturbi
psichici da costrittività organizzativa sul
lavoro”
Direttiva del Ministro della Funzione
Pubblica sulle “Misure finalizzate al
miglioramento del benessere organizzativo
nelle pubbliche amministrazioni” (2004)
RISCHI ERGONOMICI
E PSICOSOCIALI
RISCHI ERGONOMICI
E PSICOSOCIALI
COSTRITTIVITÀ
ORGANIZZATIVE
BENESSERE
ORGANIZZATIVO
...IERI
Maggiore attenzione ai “fattori di rischio” legati
all’organizzazione del lavoro
Disadattamento al lavoro
Nascita della soggettività
Le indagini per la valutazione di questi rischi vengono
condotte su gruppi omogenei
No analisi del caso singolo
Visione “tayloristica”
e scusami per il disturbo
D.Lgs 626/94
Introduzione di nuova metodologia e di nuovi strumenti
di tutela nei confronti dei lavoratori
VALUTAZIONE DI TUTTI I RISCHI
Anche rischi organizzativi
Ripercussioni sul benessere psicofisico dell’individuo
Disagio/malessere
Somatizzazioni/Malattia
e scusami per il disturbo
D.Lgs 626/94
VALUTAZIONE DI TUTTI I RISCHI
Però applicabile a rischi di tipo
tradizionale
Identificabili e Misurabili
Correlati al processo produttivo
e scusami per il disturbo
...OGGI
Rischi organizzativi
Influenzati dalla soggettività, dal vissuto e dalla percezione
Esigenza: nuovo tipo di valutazione
Non solo indagini su gruppi omogenei…
ma anche indagini
sul singolo lavoratore
Risultati non estendibili al
gruppo
e scusami per il disturbo
CRITICITÀ NELLA VALUTAZIONE
Approccio integrato allo stress lavorativo
Approccio del medico del lavoro alla valutazione e gestione
dello stress e delle patologie ad esso correlate
Medico del lavoro
Prevenzione
Diagnosi
Terapia
Approccio multidisciplinare
Ergonomo, sociologo, psicologo…
Complessità nella misura del rischio stress
MISURE DI SITUAZIONE:
- Osservazione diretta: check-list riconosciute e standardizzate sugli aspetti
che riguardano: richiesta organizzativa, controllo, supporto sociale, qualità
rapporti interpersonali, ruoli, modalità gestione cambiamento (Britain’s Health
and Safety Commission, Health and Safety Executive, Agenzia Europea
Sicurezza e Salute sul lavoro)
- Definizione della classe socio-occupazionale
MISURE DI PERCEZIONE:
- Misure psicologico soggettive: questionari di tipo descrittivo con basso
livello di standardizzazione; scale di valutazione validate a livello
internazionale (Job Content Questionnaire di Karasek, Effort Reward
Imbalance di Siegrist, …); test psicometrici che misurano vari aspetti della
personalità (nervosismo, ansia, depressione, focus di responsabilità)
ponendoli in relazione con la percezione dello stress
(Documento di consenso linee guida SIMLII, 2005)
Check list delle condizioni organizzative
• DIMENSIONI ORGANIZZATIVE CRUCIALI PER
L’EQUILIBRIO PSICOFISICO SUL POSTO DI
LAVORO
• FANNO PARTE DI UNA RILEVAZIONE
CONSIDERATA “OGGETTIVA”
• INDISPENSABILI PER RACCOGLIERE
INFORMAZIONI SU ASPETTI ORGANIZZATIVO,
AMBIENTALI, RELAZIONALI CHE
NECESSITANO DI UN INTERVENTO
Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro, 2000
Check list delle condizioni organizzative
Atmosfera e clima sul lavoro
Si ha la sensazione di dover lavorare di più per mantenere il proprio posto
di lavoro o per essere promossi?
Il problema dello stress è considerato una debolezza o viene preso sul
serio?
Il lavoro ed i suggerimenti forniti vengono apprezzati?
Si avverte una sensazione costante di pressione per fare di più e più
velocemente?
Richieste
È stato assegnato troppo lavoro da fare in troppo poco tempo?
Si ritiene che il lavoro assegnato sia troppo difficile?
Il lavoro assegnato soddisfa? Il lavoro assegnato è noioso?
Il posto di lavoro è troppo rumoroso? La temperatura è adeguata?
Come sono la ventilazione e l'illuminazione?
Si è preoccupati per i pericoli inerenti la stabilità del posto di lavoro, quali
ad esempio l'uso di sostanze chimiche?
Si ritiene che vi sia il rischio di subire violenza da parte di clienti o, più in
generale, da parte del pubblico?
Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro, 2000
Check list delle condizioni organizzative
Controllo
E' possibile influire sul modo in cui si svolge il proprio lavoro?
Si è coinvolti nel processo decisionale?
Rapporti
Il rapporto con il superiore è buono?
Com'è il rapporto con i colleghi, oppure con i subordinati, se si ricopre una
posizione manageriale?
Nel posto di lavoro, si è vittime di atti di mobbing; ad esempio, si è insultati od
offesi dal proprio superiore, oppure quest'ultimo abusa del suo potere?
Si subiscono delle molestie per il colore della pelle, per il sesso, le origini
etniche, per un eventuale handicap ecc.?
Cambiamenti
Si è tenuti al corrente in merito ai cambiamenti nel posto di lavoro?
Si è coinvolti nei cambiamenti che riguardano l'attività lavorativa?
Si è appoggiati nel portare a termine questi cambiamenti?
Si ha la sensazione che i cambiamenti siano eccessivi o, al contrario, che non
siano di sufficiente portata?
Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro, 2000
Check list delle condizioni organizzative
Compiti
Si è ben compreso quali sono le mansioni e le responsabilità affidate?
Si devono svolgere dei compiti che si ritiene non facciano parte del proprio
ambito di competenza? Capita mai di trovarsi in situazioni conflittuali?
Sostegno
Si può contare sul supporto del diretto superiore e dei colleghi?
Si viene apprezzati quando si fa un buon lavoro?
Si ricevono dei commenti costruttivi oppure si ha la sensazione di ricevere
solamente delle critiche?
Formazione
Si possiedono le capacità necessarie per svolgere le mansioni affidate?
Si è incoraggiati a sviluppare le proprie abilità?
Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro, 2000
Misure di percezione psico-soggettiva
Job Content Questionnaire (Karasek 1985): una delle scale di valutazione più
utilizzate anche in Italia per via della validazione della versione italiana. Misura il
rapporto fra domanda esterna organizzativa e capacità/percezione del controllo sul
proprio lavoro. Disponibili 3 versioni di differente lunghezza e complessità
Occupational stress Indicator (Cooper 1988): versione italiana convalidata,
basato su diverse scale (fonte di pressione sul lavoro, coping, patterne di
comportamento, job satisfaction, locus of controll, salute mentale e fisica
Generic Job Stress Questionnaire (Hurrel, 1988) – Job Stress Survey
(Spielberger, 1994): strumenti molto utilizzati all’estero ma non dotati di
versione italiana
• RILEVANO REAZIONI SOGGETTIVE ALLE CONDIZIONI AMBIENTALI,
ORGANIZZATIVE, SOCIALI DEL POSTO DI LAVORO.
• LA QUALITÀ DEI DATI RACCOLTI È MOLTO VARIABILE
• EVIDENZIANO PRINCIPALMENTE LA PRESENZA DI FATTORI NEGATIVI.
Alcuni possibili indicatori biologici di stress
Aumento dei livelli di catecolamine ematiche
Profilo del cortisolo
Profilo ACTH
TSH; FT4
Prolattina
LH, FSH
Melatonina (metaboliti salivari)
Modificazioni delle sottopopolazioni linfocitarie
Alterazione della liberazione di interleuchine (IL6 e IL1ß)
GH e somatomedina C (IGF1)
Modificazione delle Ig sieriche e salivari
Anticorpi antitiroidei
Anticorpi anti HP
Aumento della secrezione gastrico di HCl
Alterazioni del metabolismo lipidico e glucidico
Alterazioni degli oppioidi endogeni
Pressione arteriosa in clino e ortostatismo, valori pressori nelle
24h
Patologie stress-correlate
Patologie a componente autoimmune
Lupus eritematoso sistemico
Psoriasi
Patologia autoimmuni tiroidee (morbo di
Basedow, ipotiroidismo)
Patologie associate a riduzione della
risposta immunitaria
Maggiore suscettibilità a infezioni virali,
batteriche, micotiche ecc.
Maggiore suscettibilità allo sviluppo di
neoplasie
Patologie cardiovascolari
Ipertensione arteriosa transitoria o
permanente
Tachicardia transitoria o permanente
Extrasistoli
Infarto miocardico acuto e morte improvvisa
Patologie della funzione sessuale
Disturbi mestruali (sindrome dell’ovaio
policistico, oligomenorrea/amenorrea
ipotalamica)
Riduzione della fertilità
Calo della libido fino all’impotenza nell’uomo
Maggiore incidenza di aborti spontanei e di
parti prematuri
Altre patologie su base ormonale
Increzione dei livelli di cortisolo
Diabete mellito (?)
Sindrome di Cushing (?)
Patologia cutanea
Eczemi ad altre eruzioni cutanee
Acne
Patologie muscolo-scheletriche
Dolore cervico-dorso-lombare
Altre contrazioni muscolari dolorose
Patologia gastrointestinale
Dispepsia
Gastralgie, fino alla gastrite ed all’ulcera
Alterazioni dell’alvo («colite spastica» e
sindrome del colon irritabile)
Patologie oculistiche
Astenopia
Patologie psichiche
Astenia
Ansia
Depressione
Disturbi del sonno
Modificazioni del comportamento
alimentare in senso anoressico e/o bulimico
Cefalea
Valutazione del rischio da stress
Attività lavorativa in esame (rischio noto/non noto)
Confermare/verificare presenza di fattori critici
nell’organizzazione (utilizzo check-list organizzazione,
attenzione a campanelli di allarme o eventi sentinella)
NO
S
I
Conferma del
rischio e
inserimento nel
DVR
Sorveglianza sanitaria
epidemiologica una
tantum
Positività
epidemiologicam
ente significativa
Positività in
singoli
lavoratori
Intervento
mirato sul
singolo
Sorveglianza sanitaria
sistemica  flusso 2
Suggerimenti del medico
competente su
interventi organizzativi
(Documento di consenso linee
guida SIMLII, 2005)
Sorveglianza sanitaria
Verificare l’esistenza del rischio ricorrendo a:
1. Indicatori Comportamentali,
2. Indicatori Organici
3. Indicatori Disturbi Psichici
Se positivi indicatori 1-3
Se tutti negativi o positivo solo 2
Visite specialistiche mirate
per gestione caso e
attribuzione a fattori lavorativi
o extra lavorativi
STOP
MALATTIA
LAVORO
CORRELATA
SI
DIAGNOSI
CERTA DI
MALATTIA?
NO
Fattori
professionali
causa o
concausa
Fattori extra
professionali
Intervento sul
singolo lavoratore
segnalazioni
secondo obbligo
di legge
Suggerimenti
interventi organizzativi
(Documento di consenso linee
guida SIMLII, 2005)
Interventi di gestione dello stress a livello
individuale
(Documento di consenso linee guida SIMLII, 2005)
OBIETTIVI :
 rafforzare le capacità
del singolo lavoratore di
affrontare le criticità sul
posto di lavoro e gestire
lo stress;
 ridurre il livello di stress
in persone che già ne
hanno i sintomi
rafforzando la capacità
di risposta individuale.
TIPOLOGIA:
 Programmi di
formazione,
informazione (focus su
concetto di stress,
capacità di gestione del
cambiamento,
negoziazione e conflitto
organizzativo, …)
 Piani di coaching
(affiancamento) e
counselling (colloqui
individuali con figure
professionali certificate)
Interventi di gestione dello stress a livello
individuale
(Documento di consenso linee guida SIMLII, 2005)
ASPETTI POSITIVI:
 Non necessaria
interruzione attività
lavorative
 Risultati rapidi e visibili
 Modulabili in base alle
esigenze del singolo e
dell’organizzazione
 Costo contenuto
ASPETTI NEGATIVI:
 Non eliminano le cause
profonde dello stress
 Intervengono solo sulla
strategia di coping del
singolo
 Risultati che si
dissolvono nel breve
periodo
(da Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro, 2002; Murphy, 1984; Cooper 1992 et al.)
Interventi di gestione dello stress a livello
organizzativo
(Documento di consenso linee guida SIMLII, 2005)
OBIETTIVI :
 Intervenire in modo
strutturale sulle cause
organizzative che
possono generare
stress e disagio;
 Effettuare cambiamenti
radicali
nell’organizzazione in
ottica preventiva
TIPOLOGIA:
 Programma di change
management su ruoli e
responsabilità organizzative
 Interventi ergonomici
(sull’ambiente fisico e sugli
artefatti cognitivi)
 Riprogettazione
processi/attività
“critiche”(ripetitive,
pericolose, complesse, …)
 Istituzione di consultorio
interno
Interventi di gestione dello stress a livello
organizzativo
(Documento di consenso linee guida SIMLII, 2005)
ASPETTI POSITIVI:
ASPETTI NEGATIVI:
 Risultati più significativi
e stabili nel tempo
 Interventi intrusivi, costosi e
di lungo periodo
 Rimuovono le cause
(organizzative) di stress
alla radice
 Necessario forte
commitment del vertice
manageriale e grande
coinvolgimento dei
lavoratori
 Fortemente coinvolgenti
e responsabilizzanti
 Spesso incontrano
diffidenza interna da parte di
lavoratori e manager
(NIOSH, 2004; Jackson, 1983;
MacLennan, 1992 et al.)
…e per la prevenzione?
203
Prevenzione del rischio stress
Medico del lavoro svolge un ruolo chiave nella gestione di situazioni di
disagio sul lavoro perché:
conosce il paziente e la storia clinica
ha visibilità su fenomeni più estesi che possono riguardare il
gruppo
si relaziona con il datore di lavoro e figure professionali interne
(risorse umane, relazioni industriali, ecc.) o esterne (psicologo,
ergonomo, psichiatra, ecc.)
Gli interventi di gestione dello stress in ottica preventiva possono agire
su due livelli:
 INDIVIDUO
 GRUPPO/ORGANIZZAZIONE
(Documento di consenso linee guida SIMLII, 2005)
Idoneità lavorativa
La necessità di valutare l’idoneità lavorativa per motivi di
stress è fenomeno relativamente raro, che fa supporre una
particolare fragilità della personalità del lavoratore affetto
In presenza di richiesta di valutazione della idoneità lavorativa, il
medico competente deve:
1) identificare la malattia
2) verificare la plausibilità biologica della relazione tra malattia e stress,
3) documentare appunto la relazione della malattia con lo stress, ovvero
con la situazione lavorativa origine di esso.
Il primo e il secondo passaggio non presentano grandi difficoltà, se non
quella, variamente frequente, di dover inquadrare in un’unica sindrome
disadattativa sintomi mal definiti.
Tale difficoltà si affronta - con il terzo passaggio più complesso - attraverso
una procedura possibilmente standardizzata: l’esame psicodiagnostico
(Documento di consenso linee guida SIMLII, 2005)
Idoneità lavorativa
Il ricorso all’esame psicodiagnostico è inevitabile.
L’esame psico-diagnostico deve avere una “robustezza
clinica”, ovvero deve essere in grado di valutare la
complessità della personalità e, soprattutto, le sue
inclinazioni patologiche più o meno franche.
Alla luce della psicodiagnosi il medico del lavoro dovrà esprimere il
giudizio conclusivo di idoneità o non idoneità (temporanea o
permanente; totale o parziale), avvalendosi comunque di:
Ricostruzione eziologica
Esame clinico
Rilevanze epidemiologiche
(Documento di consenso linee guida SIMLII, 2005)
Principali problemi aperti:
1) Stabilire un nesso causale ben chiaro fra fattori di
ordine
psico-socio-lavorativo
e
insorgenza
dell’affaticamento, usura e della conseguente
degenerazione in malattia
2) Separare aspetti “stressanti” della vita privata da
quelli lavorativi
3) Attribuire un peso ai fattori personali del singolo
(caratteristiche di personalità) nella percezione e
dello stato di affaticamento e disagio e nella
reazione ad esso
Tutela della persona nel suo complesso
Benessere psicofisico
Salute
Sicurezza
Relazioni
interpersonali
Organizzazione
del lavoro
e scusami per il disturbo
Dignità
Rispetto
dei diritti
civili
Integrità
dei valori
Eticità dei
comportamenti
Tutela della persona nel suo complesso
Benessere psicofisico
Salute
Sicurezza
Relazioni
interpersonali
Organizzazione
del lavoro
e scusami per il disturbo
Dignità di
Possibilità
valutare,
Rispetto
sorvegliare,
dei diritti
civili
intervenire,
formare…
Integrità
dei valori
Eticità dei
comportamenti
Tutela della persona nel suo complesso
Benessere psicofisico
Difficoltà
a
Salute
misurare,
monitorare,
Sicurezza
intervenire,
formare…
Relazioni
interpersonali
Organizzazione
del lavoro
e scusami per il disturbo
Dignità
Rispetto
dei diritti
civili
Integrità
dei valori
Eticità dei
comportamenti