ACCADEMIA INTERNAZIONALE DI IMPROVVISAZIONE ALL’ORGANO E AL CLAVICORDO SMARANO - BOLOGNA 25 LUGLIO - 4 AGOSTO 2012 30 LUGLIO 2012 ore 18.30 – San Petronio, Bologna Concerto a due organi Francesco Cera all’organo Lorenzo da Prato 1471-75 Liuwe Tamminga all’organo Baldasarre Malamini 1596 GIOVANNI GABRIELI (1554-1612) Canzon primi toni a 8 (1597) ** ANDREA GABRIELI (1533ca-1585) Canzon francese detta Petit Jaquet - FC CLAUDIO MERULO (1533-1604) Canzon la Bovia (1592) - FC GIOVANNI GABRIELI Mottetto “O Doctor optime” a 6 -LT Canzon I La Spiritata (1609) - LT GIROLAMO FRESCOBALDI (1583-1643) Toccata per l’Elevazione (da Messa degli Apostoli, 1635) - LT Capriccio I sopra ut re mi fa sol la (1624) - FC GIOVANNI GABRIELI Canzon Sol Sol La Sol Fa Mi a 8 ** Liuwe Tamminga all’organo Lorenzo da Prato 1471-75 Francesco Cera all’organo Baldasarre Malamini 1596 GIOVANNI GABRIELI Canzon francese del duodecimo tono - LT Canzon del duodecimo tono - LT Toccata dell’ottavo tono - LT Ricercar dell’ottavo tono - LT GIROLAMO FRESCOBALDI Capriccio III sopra il Cucco (1624) - LT GIOVANNI PAOLO COLONNA (1637-1695) Sonata VII - FC BARTOLOMEO MONARI (1660ca.-1697) Sonata per l’Elevazione - FC GIOVANNI PAOLO COLONNA Sonata VIII -FC CESARIO GUSSAGO sec. XVII Sonata La Leona a 8 ** ** a due organi Francesco Cera (www.francescocera.it) bolognese, dopo gli studi di organo e di clavicembalo conclusi sotto la guida di Luigi Ferdinando Tagliavini e di Gustav Leonhardt al Conservatorio di Amsterdam, si è affermato tra gli interpreti italiani della musica antica, facendosi apprezzare per una consapevolezza stilistica che abbraccia diverse espressioni musicali. Oltre agli strumenti storici a tastiera, Francesco Cera estende il suo approccio interpretativo alla musica vocale e strumentale del periodo barocco. Tiene concerti come solista partecipando a rassegne internazionali tra le quali "Musica e poesia in S. Maurizio" a Milano, "Le Feste di Apollo" a Parma, Festival delle Fiandre di Bruges e Gand, Resonanzen a Vienna e su organi storici in tutta Europa, registrando per diverse emittenti nazionali e per Euro Radio. Interessato alla voce e alla musica vocale, dirige l'Ensemble Arte-Musica col quale esegue repertorio vocale italiano dai madrigali di Gesualdo alle cantate del Settecento, oltre a musiche inedite di Carissimi, Leo, Scarlatti (incisioni per Tactus). Particolarmente apprezzato nel repertorio cembalo-organistico del seicento italiano, ha realizzato l'incisione delle opere complete di Michelangelo Rossi, Tarquinio Merula, Bernardo Storace e Antonio Valente per la Tactus, ottenendo i più alti riconoscimenti dalla critica specializzata (Amadeus, Diapason, Goldberg). La sua interpretazione delle Sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti è stata accolta come una rivelazione, per l'inedito rilievo retorico-drammatico oltre che brillante, messo in evidenza con maturità interpretativa. Ha realizzato tre CD dedicati alle Sonate di Scarlatti tratte dal manoscritto datato 1742 (Tactus) e partecipa all'esecuzione integrale intrapresa dal Festival delle Fiandre di Gand. Per Radio France-Tèmperaments ha inciso l'antologia "Rome Baroque" con musiche da Frescobaldi a Haendel sul monumentale organo Guglielmi 1612 della chiesa di S.Maria in Vallicella a Roma. Dal 1991 al 1994 ha fatto parte dell'ensemble Il Giardino Armonico e dal 1995 collabora con il coro della Radio Svizzera Italiana e i Barocchisti diretti da Diego Fasolis, coi quali ha inciso per la ARTS quattro concerti per clavicembalo di J.S. Bach. Per la stessa etichetta ha inciso le suites Francesi di Bach. Ha tenuto corsi d'interpretazione e seminari presso l'Accademia di Musica Italiana per Organo, la Royal Academy of Music di Londra, l'Università di Berkeley e l'Académie d'Orgue de Fribourg. Dal 2001 vive a Roma e nel 2003 è stato nominato Ispettore Onorario per gli organi storici di Roma e del Lazio. Liuwe Tamminga è considerato uno dei massimi esperti del repertorio organistico italiano del Cinque- e Seicento. È organista titolare della Basilica di S. Petronio a Bologna insieme con Luigi Ferdinando Tagliavini, dove suona i due magnifici strumenti di Lorenzo da Prato (1471-75) e Baldassarre Malamini. Ha registrato numerosi CD tra cui l’opera completa di Marc’Antonio Cavazzoni (“Diapason d’Or”, Premio della Critica Discografica Tedesca 2005, Premio Goldberg 5 stelle), le Fantasie di Frescobaldi (disco migliore del mese Amadeus marzo 2006), “Mozart in Italia” (Premio della Critica Discografica Tedesca 2006 e Diapason 5 stelle), e la raccolta dedicata ad Andrea e Giovanni Gabrieli, realizzata con L. F. Tagliavini (“Choc de la musique” e Premio Internazionale del disco Antonio Vivaldi della Fondazione Cini di Venezia 1991). Nel 2006 l’uscita di “Gli organi storici dell’Appennino Modenese” (Diapason e Musica 5 stelle), nel 2008 tre CD dedicati a Fiorenzo Maschera, agli organi storici delle isole Canarie ed a Giacomo Puccini. Suona regolarmente con il Concerto Palatino, con l’Orchestra del Settecento, diretta da Frans Brüggen, e con il Royal Concertgebouw Orchestra. Ha curato diverse edizioni di musica organistica, tra cui i ricercari della Musica Nova (1540), opere per tastiera di Giovanni de Macque e Pierluigi di Palestrina (per Andromeda Editrice), i ricercari di Jacques Buus (per l’editore Forni) e musiche per due organi di maestri italiani intorno 1600 (per l’editore Doblinger di Vienna). La sua intensa attività concertistica l’ha portato in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Giappone. Note di sala: L’Italia a partire dal Settecento divenne il principale centro di produzione ed edizione di musica strumentale per strumenti da tasto, liuto e per ensemble. La pietra miliare in tal senso è certamente rappresentata dalla pubblicazione di Musica Nova (1540), contenente i più antichi ricercari composti da Adrian Willaert, Julio Segni, Nicolò Benoist, Guilielmo Colin, Hieronimo Parabosco; essi rappresentano l’inizio di una regolare produzione di forme, quali canzoni e ricercari, che saranno pubblicate fino all’inizio del diciassettesimo secolo. La maggior parte delle composizioni è scritta per quattro strumenti, tuttavia compaiono degli esempi di musica a due, a tre, a cinque, a sei, a otto, a nove a tredici parti che spesso recano il titolo di Fantasie, Capricci, Tercetti a note, Mottetti. Fu così che anche la musica organistica italiana conobbe, in coincidenza con i lavori del Concilio di Trento e specialmente dopo la loro chiusura, una straordinaria fioritura. Una città però si distinse sopra le altre: Venezia. Qui la congiuntura positiva fu determinata dalla presenza attiva di grandi organisti, anche stranieri, che la Serenissima ingaggiava per San Marco: l’antica basilica era infatti l’immagine della grandezza e della potenza cittadina. L’ascesa dell’operosità musicale a Venezia è impetuosa; si viene organizzando una scuola omogenea ben caratterizzata, la quale eserciterà assai presto una durevole e profonda influenza sull’area del nord Italia e su quella mitteleuropea. Anello imprescindibile della catena di organisti che fecero la storia della scuola veneziana è certamente Claudio Merulo, che, oltre ad essere un memorabile virtuoso della tastiera, si prodigò anche come compositore ed editore. Fu tuttavia l’attività organistica a renderlo famoso: nelle testimonianze dei contemporanei è descritto come esecutore “abilissimo e soavissimo”; le sue stesse opere confermano le straordinarie capacità tecniche e le finezze interpretative. Nonostante il maggior merito di Merulo si riconosca da sempre nell’ambito della toccata (a lui si deve l’assestamento formale del genere e la nobilitazione ad espressione tipica dello stile veneziano), anche altre opere concepite per l’organo offrono spunti di notevole interesse. Tra queste, le canzoni alla francese allineano Merulo accanto ai maggiori cultori del genere: Nicola Vicentino, Marc’Antonio Ingegneri, Florentio Maschera. La Bovia fu pubblicata nel Primo libro di Canzoni d’intavolatura d’organo fatte alla francese (1592): si tratta in gran parte di intavolature di canzoni scritte precedentemente da Merulo per gruppi strumentali; nella versione per tastiera è preservata solo la struttura armonica, mentre il tessuto contrappuntistico originario si carica di figurazioni e abbellimenti consone al nuovo mezzo strumentale. Successore di Merulo all’organo di San Marco (dal 1564 alla morte), Andrea Gabrieli oltre ad un grande organista fu esperto didatta e versatile compositore. Tutti i lavori strumentali di Andrea, e in particolare le pagine organistiche, risultano editi dopo la sua morte e ciò impedisce una sicura collocazione cronologica ai fini di una valutazione della maturazione artistica. Le composizioni per organo sono lavori originali o intabulati “per sonar sopra istromenti da tasti”, delle specie formali in voga: ricercari, mottetti, madrigaletti, messe, canzoni alla francese. Altra figura di spicco della scuola veneziana è Giovanni Gabrieli, nipote e allievo di Andrea; della sua educazione si occupò lo zio, ma grande influsso esercitò su di lui Orlando di Lasso, della cui cappella a Monaco di Baviera egli fece parte dal 1576 al 1580. Quella di Giovanni Gabrieli fu una carriera rapida, inarrestabile, che sulle soglie del nuovo secolo gli procura un’indiscussa fama europea: nel 1585 è organista alla Scuola Grande di San Rocco che Tintoretto stava affrescando, 1586 ottenne la nomina a primo organista di San Marco, ma si accontentò del secondo posto per cedere quello più onorifico allo zio Andrea. Difficilmente si distinguono nel catalogo di Giovanni le composizioni vocali da quelle strumentali, perché spesso sono concepite “tam vocibus quam instrumentis”: il più scontato esempio è la famosa raccolta Sacrae Symphoniae (1597) da cui è tratta la Canzone primi toni a 8. “Arte spaziosa, fatta di grandi campi sonori, di spesse lunghe gittate; trascura le minuzie, ignora i meccanismi sottili della più ricercata polifonia imitativa; gioca con le contrapposizioni e le associazioni di masse e di tinte”: e mai descrizione fu tanto aderente e concisa di questa di Claudio Gallico. Nulla di più lontano dai Capricci fatti sopra diversi soggetti et arie del 1624 di Girolamo Frescobaldi e alla loro spiccata industriosità dell’elaborazione contrappuntistica e figurativa. Egli raggiunge con questa raccolta una delle punte massime di maturità stilistica dimostrando una spiccata abilità nell’arte della variazione. I capricci, infatti, sono composizioni costruite su brevi e incisivi nuclei tematici sottoposti ad ogni sorta di modificazione ritmica ed armonica, con il corredo di una chiarissima tecnica contrappuntistica a sostegno. Trova spazio in queste composizioni un esperienza naturalistica come l’imitazione del canto dl “Cucco”, elemento che prelude ad una empiristica contemplazione delle natura tipico della ventura età dei lumi. Quella dei Fiori musicali di diverse composizioni (1635) è l’ultima delle raccolte complete pubblicate durante la vita dell’autore, e contiene musiche organistiche destinate all’uso liturgico distribuite in tre messe. La Toccata per l’Elevazione della Messa degli Apostoli è un ulteriore esempio di come Frescobaldi abbia raggiunto una perfetta consapevolezza del suo lessico di “affetti”, sfruttato fino all’inverosimile: abbondano sfuggenti cromatismi, affascinanti stravaganze armoniche, saggi del suggestivo “ritmo lombardo”. Risulta tuttavia difficile per il fruitore cogliere il labile confine fra sacro e profano, intuire l’istante in cui la musica fugge il suo ruolo di ancilla theologiae per incarnare una totalità umanistica dove il significante prevale (in una fin troppo umana compiacenza) sul significato. Spostando lo sguardo da Venezia a Bologna, troviamo un ambiente più circoscritto e sicuramente meno votato ad una carattere internazionale, ma ugualmente attivo. Giovanni Paolo Colonna e Bartolomeo Monari sono due bolognesi, entrambi allievi di Filippuzzi e entrambi organisti in San Petronio. Il primo è figlio di un organaro bresciano, Antonio del Corno Colonna, che era stato incaricato nel 1622 della manutenzione degli organi proprio di San Petronio. Giovanni Paolo Colonna ne fu maestro di cappella a partire dal 1674, succedendo a Maurizio Cazzati. La musica di Colonna coniuga un’ariosa invenzione melodica e una libera condotta delle parti con un stile più “osservato”: questa duplice personalità stilistica fu notata già dai suoi contemporanei (“[Colonna] ne’ suoi componimenti alletta i cantori, con vaga armonia, diletta gli animi degli ascoltanti, e con nobil artficio e tessitura si fa ammirare dai più dotti maestri”) Bartolomeo Monari, più giovane di circa 25 anni, è descritto così da Giovanni Battista Martini: “divenne primieramente organista così raro, che pochi se ne contarono ai suoi tempi; fu poi nel comporre dotato di una naturalezza e d’una bizaria così rara, che meritò l’applauso universale”. Pochissimo invece si conosce attualmente di Cesario Gussago, organista e compositore bresciano. Conseguì la laurea in Filosofia e Teologia a Pavia, ma tornò presto nel paese natale dove fu organista nella chiesa di Santa Maria delle Grazie e riuscì a pubblicare alcune delle sue composizioni a Venezia. Nella Sonata XIX à 8 “La Leona” esplora l’effetto di alternanza organizzando la scrittura in due gruppi di quattro voci, assegnate rispettivamente ai due organi, dove l’effetto di replica del materiale musicale sfocia in una sorta di anafora retorica che lascia spazio a diminuzioni e fioriture. Come spesso accade nelle canzoni la parte centrale è in tempo ternario: cambio di piede che conferisce alla composizione un interessante mutamento di scena e che diventerà un must per più di un secolo a seguire.