Sicurezza nel Laboratorio: Agenti Fisici a cura di: Manuel Fernández Servizio Prevenzione e Protezione Università del Salento Titolo VIII, Capo I del D. Lgs. 81/2008 Agenti fisici: Definizione e obblighi del datore di lavoro Art. 180, comma 1: Ai fini del presente decreto legislativo per agenti fisici si intendono il rumore, gli ultrasuoni, gli infrasuoni, le vibrazioni meccaniche, i campi elettromagnetici, le radiazioni ottiche di origine artificiale, il microclima e le atmosfere iperbariche che possono comportare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori; Art. 181, comma 1: Nell’ambito della valutazione di cui all’articolo 28, il datore di lavoro valuta tutti i rischi derivanti da esposizione ad agenti fisici in modo da identificare e adottare le opportune misure di prevenzione e protezione con particolare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi; Art. 181, comma 2: La valutazione dei rischi derivanti da esposizioni ad agenti fisici è programmata ed effettuata, con cadenza almeno quadriennale, da personale qualificato nell’ambito del servizio di prevenzione e protezione in possesso di specifiche conoscenze in materia. La valutazione dei rischi è aggiornata ogni qual volta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione. I dati ottenuti dalla valutazione, misurazione e calcolo dei livelli di esposizione costituiscono parte integrante del documento di valutazione del rischio; Art. 181, comma 3: Il datore di lavoro nella valutazione dei rischi precisa quali misure di prevenzione e protezione devono essere adottate. La valutazione dei rischi è riportata sul documento di valutazione di cui all’articolo 28, essa può includere una giustificazione del datore di lavoro secondo cui la natura e l’entità dei rischi non rendono necessaria una valutazione dei rischi più dettagliata. Titolo VIII, Capo II del D. Lgs. 81/2008 RUMORE: AGENTI FISICI “Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione ai rumore durante il lavoro” Suono e rumore: Frequenza di un suono Che cos’è il suono? Il suono è ogni variazione di pressione che l’orecchio umano può udire. Il numero di variazioni di pressione per secondo che avvengono è chiamata la frequenza del suono ed è misurata in Hertz (Hz). La frequenza del suono di una sorgente acustica stabilisce il suo tono distintivo. I suoni che l’orecchio umano può percepire sono compresi tra le frequenze di 20 Hz e di 20 kHz. Se il tono ha una frequenza alta è detto acuto, mentre se è bassa il tono è grave. I suoni al di sotto di 20 Hz sono detti infrasuoni, mentre quelli superiori a 20 kHz sono gli ultrasuoni. Un suono che ha solo una frequenza è detto tono puro. Un suono armonico come ad esempio quello di uno strumento musicale è costituito dalla sovrapposizione di toni puri. Tuttavia, la maggior parte dei suoni che incontriamo in natura sono costituiti da una miscela ampia di frequenze rapidamente variabili nel tempo; tali suoni costituiscono una banda di rumore. Il rumore è detto bianco se si distribuisce uniformemente su tutte le frequenze comprese tra 20 Hz e 20 kHz. Ampiezza di un suono: il dB Un’altra grandezza fisica che caratterizza il suono è l’ampiezza delle fluttuazioni di pressione. Il suono più debole che può percepire l’orecchio umano (soglia di percezione) è di ca. p0 = 20 mPa = 0.00002 Pa, mentre la soglia del dolore dell’orecchio umano è di 200 Pa. Si comprende che su una scala cosi ampia (8 ordini di grandezza) sia molto difficile fare dei ragionamenti. Per tale motivo si preferisce utilizzare una nuova scala: il decibel (dB). Il decibel in realtà non è un unità assoluta di misura, ma confronta il livello misurato con un altro valore di riferimento. La scala del dB è una scala logaritmica e usa come valore di riferimento la soglia di percezione. A tale suono corrisponde un valore di 0 dB. Ad ogni fattore 10 di crescita della pressione sonora p corrisponde una somma di 20 dB alla scala dei dB. In questo modo: a 20 mPa corrispondono 0 dB a 200 mPa corrispondono 20 dB a 2000 mPa corrispondono 40 dB, e cosi via. Ampiezza (dB ) 20log10 p p0 La soglia del dolore corrisponde a 140 dB. L’uso della scala logaritmica per la determinazione dell’ampiezza sonora è giustificato dal fatto che la percezione dell’orecchio riesce a discriminare suoni con differenza di 3 dB a qualunque valore effettivo della pressione sonora. Sorgenti tipiche di rumore – Scala in dB Sorgente dB Fruscio di foglie 10 - 20 Conversazione 40 Voce umana a toni elevati 50-60 TV ad alto volume 70 Macchine tessili 90 Sega circolare 100 Martello pneumatico 120 Aereo in decollo 140 Percezione del suono e curve di ponderazione La percezione dipende da molti fattori complessi, tra i quali il fatto che l’orecchio non ha la stessa sensibilità a tutte le frequenze; esso è più sensibile a quelle comprese tra 2 e 5 kHz. Questa differenza di sensibilità è più significativa a bassi livelli sonori. Per questi motivi si utilizzano le curve di ponderazione A, B e C tarate alla frequenza di 1 kHz per 40, 60 e 80 dB (phon) rispettivamente. In tali casi l’ampiezza si indica in dB(A), dB(B) e dB(C), per tener in conto questo fattore. Esposizione professionale Per valutare l’esposizione professionale di un lavoratore al rumore si introduce il concetto di livello equivalente (LeqA) nell’arco di una giornata di 8 ore. Esso rappresenta il valor medio, espresso in dB(A), della pressione sonora in tale periodo di tempo. Tuttavia, poiché il dB è una scala logaritmica, un’esposizione di breve durata (15 min.) a livelli elevati (ad es. 90 dB(A)) contribuisce già da sola ad innalzare il valore del livello equivalente (LeqA ≥ 75 dB(A)). È questo il motivo per cui risulta indispensabile indossare sempre i DPI (cuffie o inserti) in modo adeguato negli ambienti rumorosi. Si osserva che: o o Un dimezzamento nel tempo di esposizione porta ad un abbassamento di soli 3 dB nel livello equivalente; L’esposizione a due sorgenti acustiche, a parità di altre condizioni (ampiezza, distanza, orientamento, ecc.), porta ad un innalzamento di 3 dB del livello equivalente, rispetto alla singola sorgente. Effetti del rumore sull’udito Per esposizione a rumori eccezionalmente intensi (> 120 – 130 dB) si può avere la lesione del timpano che portano alla sordità immediata; Per esposizioni superiori a 80 dB si ha una perdita della sensibilità. Essa è: Temporanea, se l’esposizione è occasionale e di breve durata e intensità. In queste condizioni l’orecchio ha la capacità di recupero funzionale completo. Permanente, con un innalzamento della soglia di percezione se l’esposizione è cumulativa nel tempo, di durata e intensità notevole. L’effetto è maggiore sui toni acuti (alte frequenze). Frequenza (kHz) Livelli di azione e livelli di esposizione Il D. Lgs. 81/2008 prevede i seguenti limiti di rumore per il livello equivalente e per il livello acustico di picco (Lpeak, valore impulsivo che non deve essere mai superato durante le lavorazioni): Valore inferiore d’azione: Leq = 80 dB(A), Lpeak = 135 dB(C). Se tale livello viene oltrepassato il datore di lavoro ha l’obbligo Valore superiore d’azione: Leq = 85 dB(A), Lpeak = 137 dB(C). Se tale livello è superato il datore di lavoro: Di mettere a disposizione dei lavoratori dispositivi di protezione individuali (DPI) dell’udito; Di informarli e formarli sui rischi provenienti dall’esposizione al rumore. Elabora ed applica un programma di misure tecniche per ridurre l’esposizione al rumore; Fa tutto il possibile per assicurarsi che vengano utilizzati i DPI; Segnala, delimita e restringe l’accesso alle aree interessate; Sottopone i lavoratori a sorveglianza sanitaria. Limite di esposizione: Leq = 87 dB(A) Lpeak = 140 dB(C), valutati con i DPI indossati. Se uno di essi viene superato il datore di lavoro: Adotta misure immediate per riportare l’esposizione ad di sotto di tale valore; Individua le cause di esposizione eccessiva; Modifica le misure di prevenzione e protezione per evitare che la situazione si ripeta. Sorgenti di rumore Tra le sorgenti di rumore principali che si possono trovare nei dipartimenti biologici vi sono: Attrezzature di botanica e giardinaggio (motopompe, motozappe, biotrituratori, trattori); Sonicatori, frigoriferi e congelatori; Impianti di ricambio dell’aria dei laboratori. Tuttavia, solo per le attrezzature da giardinaggio è presumibile il raggiungimento dei valori d’azione professionali. Fisiologia dell’orecchio Schema anatomico dell’udito: 1. Condotto uditivo esterno; 2. Membrana del timpano; 3. Cavo del timpano; 4. Tuba di Eustachio; 5. Rinofaringe; 6. Coclea; 7. Catena ossiculare; 8. Finestra ovale con la staffa; 9. Canale semicircolare laterale; 10. Canale semicircolare posteriore; 11. Canale semicircolare anteriore; 12. Finestra rotonda; 13. Nervo coclare; 14. Nervo faciale; 15. Nervo vestibolare; 16. Sifone carotideo. La difesa acustica Per difendere l’udito di un lavoratore occorre porre qualche ostacolo al rumore prima che esso giunga all’orecchio. Ciò può essere fatto: Alla sorgente, rivedendo le guarnizioni delle apparecchiature rumorose o effettuando un adeguata manutenzione; Lungo il percorso: Ponendo degli ostacoli tra sorgente e ricevitore, Isolando acusticamente le pareti dell’ambiente, al fine di ridurre i fenomeni di riverbero, Confinando le apparecchiature rumorose in appositi locali fonoisolati; Alla ricezione, utilizzando i DPI acustici (cuffie e inserti). Ovviamente va preferito l’intervento alla fonte. Dispositivi di protezione individuali I principali DPI sono gli inserti e le cuffie: Gli inserti si inseriscono direttamente nel canale acustico esterno e sono suddivisi a loro volta in: Inserti sagomati, in materiale plastico morbido poco deformabile; Inserti deformabili, costituiti da materiali con elevate capacità plastiche (schiume, siliconi, etc.) Semi-inserti, che non entrano completamente nel canale uditivo e presentano un archetto di sostegno. Le cuffie si applicano esternamente a protezione dell’orecchio. I modelli più efficienti sono quelli dotati di auricolari in PVC pieni di liquido fonoassorbente. Si osservi comunque che anche quando il dispositivo è indossato dall’utente, il rumore può comunque raggiungere l’orecchio da 4 percorsi differenti: Fessure d’aria, vibrazioni del dispositivo, trasmissione attraverso il dispositivo, trasmissione attraverso il corpo. Legge 230 del 17 marzo 1995 RADIAZIONI IONIZZANTI: “Attuazione delle direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 92/3/Euratom e 96/29/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti.” Normativa specifica non integrata nel D. Lgs. 81/2008; Aggiornata varie volte (ad es. D. Lgs. 241 del 26/05/2000, D. Lgs. 257 del 09/05/2001, etc.) ; Introduce figure specifiche (Esperto qualificato di radioprotezione, medico autorizzato), con ben precise responsabilità. Spettro elettromagnetico Ionizzanti Energie elevate Non Ionizzanti Energie basse La parte ‘visibile’ dello spettro delle radiazioni rappresenta solo una “fetta” minuscola. Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti Curva di stabilità dei nuclei numero di protoni Z decadimento n p + e- + (60Co 60Ni +e-+) decadimento + p n + e+ + (22Na 22Ne +e++) decadimento numero di neutroni N A ZX A 4 Z 2 X 24He (241Am 237Np + ) Capostipite Famiglie radioattive Famiglia radioattiva dell’Uranio 238 Interazioni con il nucleo: Decadimento a e decadimento b decadimento A Z X A 4 Z 2 X 24He (241Am 237Np + ) decadimento n p + e- + (14C 14N + e- + ) cattura elettronica p + e- n + (7Be + e- 7Li + ) decadimento + p n + e+ + (15O 15N + e+ + ) Interazioni con il nucleo: Decadimento g Talvolta il nucleo “figlio” viene creato in un stato eccitato Si diseccita emettendo radiazione gamma 60Co Processo di decadimento 60Ni* (60Co 60Ni* + e- + ) 60Ni* 60Ni Emissione 60Ni* 60Ni + Tipologie di radiazioni ionizzanti: riassunto e classificazione Riassunto: • Raggi X : Fotoni dovuti a transizioni elettroniche • Raggi : Fotoni dovuti a transizioni nucleari • Neutroni (N ) • Protoni ( p+) • Particelle ++ : Nuclei di elio (He++) • Particelle - e + : Elettroni o positroni (elettroni con carica positiva). Criterio di classificazione – massa, densità, tipologia, …??? Sulla base della carica p+, ++ e + hanno carica positiva - hanno carica negativa X, e N sono privi di carica Perché ? Radiazioni direttamente ed indirettamente ionizzanti Dimensioni dell’atomo >> Dimensioni del nucleo L’atomo è sostanzialmente vuoto! Molto intense a dimensioni nucleari Forze nucleari: Trascurabili a dimensioni atomiche Forze elettromagnetiche: Meno intense a dimensioni nucleari Le più intense a dimensioni atomiche Particelle cariche (p+, ++, +, -) : • Interagiscono appena vengono generate • Cedono energia in più processi graduali Neutroni: • Interagiscono a distanza (solo forze nucleari) • Cedono energia in unico processo Fotoni (X, ): • Interagiscono sostanzialmente a distanza • Cedono energia in unico processo direttamente ionizzanti indirettamente ionizzanti indirettamente ionizzanti Ionizzazione diretta ed indiretta Potere di penetrazione Ionizzazione Interazione con il mezzo Potere di penetrazione Diretta (,) Continua Basso Indiretta (N,,X) Solo attraverso particelle cariche secondarie Alto Percorso massimo in aria ~ 4 cm ~4m Qualunque Elevato rischio di esposizione Nuclei instabili numero di protoni Z decadimento n p + e- + (60Co 60Ni +e-+) decadimento + p n + e+ + (22Na 22Ne +e++) decadimento ++ numero di neutroni N A ZX A 4 Z 2 X 24He (241Am 237Np + ++) Elevato rischio di contaminazione Vie di penetrazione nel corpo umano Esposizione (Irraggiamento): La sorgente è esterna all’organismo; Le radiazioni incidono sul soggetto. ingestione inalazione esalazione cute Contaminazione interna: polmoni La sorgente entra nell’organismo linfonodi ferita a seguito di: Inalazione; Ingestione; Ferite della cute. apparato gastro intest. polmoni e liquidi intercell. tiroide ..…....... ossa Si osservi che: Neutroni, Raggi X e g sono principalmente pericolosi per irraggiamento; fegato Particelle a e particelle b sono pericolosi soprattutto per contaminazione interna. feci reni urine Effetti delle radiazioni sull’uomo Attraverso la ionizzazione ed eccitazione delle molecole del tessuto si ha danno cellulare, che può essere: danno diretto al DNA per rottura dei legami molecolari; danno indiretto con la ionizzazione delle molecole di H2O (65 % del peso corporeo) e produzione di radicali liberi (H+ e OH-) molto reattivi, che attaccano chimicamente la cellula. La conseguenza è la generazione di mutazione genetiche e quindi l’induzione di tumori. Attenzione: L’effetto è privo di soglia (bastano due raggi g per provocare danno). Sorgenti di radiazioni Tipologia Macchine radiogene Sostanze radioattive Acceleratori Carattere Esempi di applicazioni Rischio Artificiale Diagnostica medica Esposizione esterna Naturale Ricerca su cavie (traccianti) Esposizione, inalazione e ingestione Radiodiagnostica Artificiale e radioterapia Principalmente esposizione esterna Macchine radiogene I tubi di Coolidge (schema a sinistra) generano raggi X accelerando un fascio di elettroni sotto vuoto a traverso una differenza di potenziale adeguata; Altri dispositivi, quali i microscopi elettronici a scansione (SEM) o a trasmissione (TEM, foto a destra), producono raggi X, ma non è prevista l’estrazione del fascio dalla macchina, per cui tali apparecchi sono intrinsecamente sicuri, dal punto di vista delle radiazioni. Decadimento radioattivo Le sorgenti radioattive sono costituite da atomi (isotopi) che si trasformano spontaneamente emettendo radiazioni ionizzanti. Il processo è definito dalla probabilità per unità di tempo che avvenga tale transizione. Questa grandezza rimane costante nel tempo. Ne segue che la popolazione iniziale di N0 atomi radioattivi identici si riduce nel tempo secondo una legge di decadimento esponenziale: N(t) = N0e-t/t dove t è la vita media. Tempo di dimezzamento fisico La vita media indica il tempo che una sorgente impiega a ridurre di ca. 2,7 volte la propria attività. Più intuitivo è il concetto di tempo di dimezzamento t1/2, che rappresenta il tempo per cui la popolazione di atomi radioattivi si dimezza. Si ha che: t1/2 = t ln2 = 0,6931 t. I tempi di dimezzamento dipendono dalla transizione e hanno valori molto variabili: Sorgente Argon 41 = 41Ar Tempo di dimezzamento - t1/2 1,8 ore Iodio 131 = 131I 8 giorni Trizio (Idrogeno 3) = 3H 12 anni Potassio 40 = 40K 1.300.000.000 anni Tempo di dimezzamento effettivo Oltre al tempo di dimezzamento fisico (tf) occorre tenere anche conto del tempo di dimezzamento biologico (tb). In un organo o tessuto, la quantità di radioisotopo presente viene influenzata, oltre che dal decadimento radioattivo della sostanza, anche dal metabolismo dell’organo (escrezione, scambi liquidi/gassosi, ecc.). Il tempo di dimezzamento effettivo (te) è dato da: 1/te = 1/tf + 1/tb ovvero te = (tf tb)/(tf + tb) Isotopo t1/2 fisico (tf) t1/2 biologico (tb) t1/2 effettivo (te) 131I 8 giorni 8 giorni 4 giorni 3H 12 anni 10 giorni 10 giorni Sorgenti sigillate e non sigillate Una sorgente sigillata è una sorgente formata da materie radioattive solidamente incorporate in materie solide e di fatto inattive, o sigillate in un involucro inattivo che presenti una resistenza sufficiente per evitare, in condizioni normali di impiego, dispersione di materie radioattive superiori ai valori stabiliti dalle norme di buona tecnica applicabili. La sigillatura evita la dispersione di materie radioattive, ma non è un mezzo di protezione contro le radiazioni prodotte dalla sorgente. Sorgenti sigillate Quando la sigillatura in forma di strato ricoprente assorbe integralmente le radiazioni che interessano (ad esempio sostanze o -emittenti) si ricorre a sorgenti in cui il materiale radioattivo è depositato su un foglio metallico sottile. La sorgente va maneggiata con cura per evitare graffi che rilascino atomi radioattivi. Sono sigillate le sorgenti + di bassa attività, usate per ricerca e didattica, quando interessa solo la radiazione . Sorgenti non sigillate Per sorgente non sigillata si intende qualsiasi sorgente che non ha le caratteristiche della sorgente sigillata. Tali sorgenti vengono spesso impiegate (anche in forma di soluzione o sospensione liquida) come traccianti radioattivi o per analisi radiochimiche e di laboratorio. Gli isotopi sono a contatto diretto con l’aria dell’ambiente in cui si lavora, per cui il rischio di contatto, ingestione o inalazione è elevato e pertanto l’uso dei dispositivi di protezione è fondamentale. Unità di misura della radioprotezione Le grandezze di interesse in radioprotezione sono: • Le grandezze di sorgente, che servono per descrivere le caratteristiche di una sorgente irradiante (attività); • Le grandezze dosimetriche, che misurano l’energia (per unità di massa) ceduta alla materia irradiata: – La dose assorbita misura l’energia per unità di massa fornita al mezzo indipendentemente dalla natura di questo; – La dose equivalente tiene conto degli effetti sul corpo umano in base al tipo di radiazione incidente su un dato tessuto interessato; – La dose efficace è la somma delle dosi equivalenti nei diversi organi o tessuti, ponderata con opportuni coefficienti. Dose equivalente Per valutare il danno che le radiazioni possono recare all’essere umano occorre tenere in conto: – che diverse tipologie di radiazioni (raggi X, raggi g, particelle a, particelle b e neutroni) hanno un diverso effetto sull’uomo; – che il danno prodotto è diverso a secondo del tessuto colpito. La dose equivalente è data da: H W D T R R T ,R dove DT,R è la dose assorbita nel tessuto T e dovuta alla radiazione R; WR è il fattore di ponderazione dovuto al tipo di radiazione. Tipo di radiazione WR Fotoni (X,) 1 Elettroni e positroni (-,+) 1 Protoni 5 (per energie ≥ 2 MeV) Neutroni (N) 5-20 (dipende dall’energia) Particelle 20 Grandezza dosimetrica Unità di misura Esposizione (E) C/kg Dose assorbita (D) Gray = J/kg Dose equivalente (HT) / Dose efficace (H) Sievert (dimensionalmente = J/kg) Dose efficace La dose efficace è data da: H T WT HT T ,RW WR DT ,R T dove DT,R è la dose assorbita nel tessuto T e dovuta alla radiazione R; WR è il fattore di ponderazione dovuto al tipo di radiazione; WT è il fattore di ponderazione dovuto al tessuto considerato sulla base del D. Lgs. 230/95 o della più recente norma ICRP 103 adottata dalla Direttiva Europea 2013/59/EURATOM. I fattori di ponderazione sono adimensionali. I tessuti specificati in tabella tra i rimanenti (14 in totale, 13 per ciascun sesso) sono: ghiandole surrenali, tessuto extratoracico, cistifellea, cuore, reni, linfonodi, muscolo, mucosa orale, pancreas, intestino tenue, milza, timo, utero/cervice (F), prostata (M). Tessuto WT 230/95 ICRP 103 Gonadi 0,20 0,08 Midollo osseo rosso 0,12 0,12 Colon 0,12 0,12 Polmone 0,12 0,12 Stomaco 0,12 0,12 Mammelle 0,05 0,12 Vescica 0,05 0,04 Fegato 0,05 0,04 Esofago 0,05 0,04 Tiroide 0,05 0,04 Pelle 0,01 0,01 Superficie ossea 0,01 0,01 Cervello --- 0,01 Ghiandole salivari --- 0,01 Tessuti rimanenti 0,05 (ICRP 60) 0,12 Dosimetri Per verificare l’esposizione alle radiazioni di un soggetto vengono utilizzati dei dosimetri. Esistono: Dosimetri a lettura differita, quali il dosimetro a luminescenza (TLD), oppure i Dosimetri a lettura immediata, che però sono più costosi ed ingombranti. I dosimetri possono essere utilizzati per effettuare: Dosimetria personale, per valutare la dose assorbita dal singolo soggetto, oppure Dosimetria ambientale, al fine di valutare la dose che viene generata in un dato luogo. Titolo VIII, Capo IV del D. Lgs. 81/2008 RADIAZIONI IONIZZANTI: AGENTI FISICI “Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione ai campi elettromagnetici” NON Legge 36 del 22 febbraio 2001 “Legge quadro sulla protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici.” È una normativa che riguarda gli ambienti di vita, ma non esplicitamente gli ambienti di lavoro; Di conseguenza non è integrata nel D. Lgs. 81/2008. NIR – Radiazioni non ionizzanti Con il termine radiazioni non ionizzanti vengono indicate tutte quelle forme di radiazione il cui meccanismo primario di interazione con la materia non è quello della ionizzazione. Talvolta in questa categoria vengono ricompresi anche i campi elettrici e magnetici statici (anche se non emettono radiazioni). Spettro delle radiazioni Effetti biologici a basse frequenze A basse frequenze (ELF – VLF) prevale il fenomeno di induzione di correnti nell’organismo. Il limite superiore di frequenza è determinato dalla necessità che siano soddisfatte le seguenti condizioni: I tessuti devono essere considerati buoni conduttori; Le dimensioni o distanze coinvolte devono essere piccole rispetto alla lunghezza d’onda o alla profondità di penetrazione del campo elettromagnetico nei tessuti. Effetti biologici alle RF e MW Alle RF e MW prevale il riscaldamento dei tessuti. L’assorbimento di energia non si traduce proporzionalmente in aumento della temperatura del tessuto. I meccanismi di termoregolazione dell’organismo tendono a contenere questo effetto. Da 20 MHz a 300 MHz l’assorbimento è relativamente elevato sul corpo intero con particolare riguardo a zone localizzate a causa di risonanze; Da 300 MHz a 10 GHz si hanno assorbimenti localizzati non uniformi. Particolare attenzione merita il caso di impulsi di radiazioni che possono generare aumenti di temperatura in tempi inferiori a quelli di risposta dell’organismo. Effetti biologici nell’organismo Tipo di radiazioni Effetto Estensione CMS (Campi magnetici statici) ed ELF-VLF (frequenze estremamente basse) Induzione di correnti nell’organismo Coinvolge il corpo intero RF-MW (radiofrequenze, microonde) Riscaldamento dei tessuti Localizzato su un volume definito IR-VIS-UV (infrarosso, visibile, ultravioletta) Surriscaldamento dei tessuti esterni (occhi, pelle) Localizzato a livello superficiale Grandezze dosimetriche e grandezze operative Tenuto conto della tipologia degli effetti biologici che si riscontrano, le grandezze dosimetriche più adatte sono la densità di corrente (J) per le basse frequenze, il tasso di assorbimento specifico (SAR), che rappresenta la potenza assorbita per unità di massa per le RF e MW ed infine la potenza assorbita per unità di superficie (S) per le altre radiazioni. Tali grandezze dosimetriche sono difficilmente misurabili. Tuttavia esse possono essere messe in relazione con altre grandezze, il campo elettrico (in V/m) ed il campo magnetico (in A/m), che sono più operative. Il superamento di un limite di grandezza dosimetrica implica forzosamente il superamento di una grandezza operativa, mentre il contrario non è obbligatorio (principio di cautela). Range di frequenze Effetti riscontrati Grandezza Dosimetrica Grandezza operativa ELF-VLF (10 Hz – 100 kHz) Elettrostimolazione delle cellule dovuto alle correnti indotte nei tessuti. Densità di corrente (J). Campo elettrico (E) e campo magnetico (H) RF – MW (100 kHz – 10 GHz) Surriscaldamento localizz. di organi e tessuti per assorbimento di energia elettromagnetica. Tasso di assorbimento specifico (SAR). IR – VIS – UV (> 10 GHz) Surriscaldamento superficiale dei tessuti esterni. Potenza assorbita per unità di superficie (S). Campo elettrico (E) o campo magnetico (H) Limiti d di grandezza d d dosimetrica 1 0 0 .0 0 0 M a g lia L a rg a M a g lia S tre tta S o g g e tti P ro fe s s io n a lm e n te E s p o s ti P o p o la z io n e J = D e n s ità d i c o rre n te 1 0 .0 0 0 S A R = T a s s o d i a s s o rb im e n to s p e c ific o S = D e n s ità d i p o te n z a 1 .0 0 0 S A R (m W /k g ) 2 J (m A /m ) 100 2 S (W /m ) 10 1 1Hz 10Hz 100H z 1kH z 10kHz 100kHz 1M Hz F re q u e n z a 10M Hz 100M Hz 1G Hz 10G Hz 100G H z Limiti di d grandezza d operativa 1MV/ 1MV/m E Soggetti Professionalmente Esposti E Popolazione H Soggetti Professionalmente Esposti H Popolazione 10kA/m 1kA/m 100A/m 10kV/m 10A/m 1A/m 1kV/m 100mA/m 10mA/m 100V/m 1mA/m 1Hz 10Hz 100Hz 1kHz 10kHz 100kHz 1MHz 10MHz100MHz 1GHz 10GHz 100GHz Frequenza (f) Camp po Magne etico (H) Campo o Elettrico o (E) 100kV/m 100kA/m Esposizione indiretta L’interazione indiretta fra organismi e campi elettromagnetici a frequenze inferiori ai 100 MHz è sostanzialmente dovuta all’induzione di cariche su oggetti metallici non messi a terra, come cavi o pannelli. Si può quindi verificare: Una scintilla, prima che la persona tocchi l’oggetto; Il passaggio di corrente elettrica verso terra, attraverso la persona che è a contatto con l’oggetto caricato. In genere le problematiche di interazione indiretta vengono ricomprese nel caso generale di rischio elettrico. Sorgenti di radiazioni non ionizzanti Alcune delle sorgenti di radiazioni NIR sono indicate nella seguente tabella: Tipo di radiazioni Frequenze Sorgenti CMS (Campi magnetici statici) 0 Hz Risonanza magnetica nucleare (NMR), celle elettrolitiche ELF-VLF (frequenze estremamente basse) 1 Hz – 300 kHz Rete elettrica (50 Hz) – Cabine, trasformatori, ecc. RF-MW (radiofrequenze, microonde) 300 kHz – 300 GHz Radio-TV, cellulari, marconiterapia, radarterapia, forni a MW IR-VIS-UV (infrarosso, visibile, ultravioletta) > 300 GHz Agitatori termici, flash per laser, lampade spettroscopiche, lampade germicide (UV) Sorgenti di campi magnetici Tra le principali sorgenti di campi magnetici vi sono gli apparecchi per risonanza magnetica nucleare (NMR) in cui sono presenti varie sorgenti di campo magnetico per produrre immagini diagnostiche: Un campo statico elevatissimo (≤ 10 T), generato da un magnete superconduttore; Un campo magnetico variabile nel tempo; Un campo a radiofrequenze (30 MHz – 600 MHz) con potenze medie fino a 100 Watt e potenze istantanee di picco di 10 kW. Sorgenti a basse frequenze (ELF-VLF) Tra le sorgenti di campi elettromagnetici a basse frequenze più diffuse nei laboratori vi sono: Apparecchiature che fanno uso della rete elettrica, anche ad alte tensioni e che operano quindi a 50 Hz; Videoterminali. In quelli che fanno uso di tubi a raggi catodici (CRT), per la generazione dell’immagine lo schermo viene spazzolato da un fascetto con le seguenti frequenze: Verticale 50 – 150 Hz Orizzontale 30 – 70 kHz Dot-clock (colore) ~ 20 MHz Nei moderni monitor a cristalli liquidi (LCD) sono presenti solo emissioni alla frequenza di dot-clock. Sorgenti di radiofrequenze e microonde Tra le sorgenti di radiofrequenze e microonde più frequenti nei laboratori e nelle strutture sanitarie vi sono: Forni a microonde: vengono usati per riscaldare o portare a alte temperature prodotti ben definiti o per sterilizzare o cuocere. Operano intorno a 2,45 GHz. Apparecchi sanitari: Servono per riscaldare tessuti (ad es. marconiterapia ~ 35 MHz oppure radarterapia ~ 2,45 GHz) Norme di prevenzione per CMS-ELF-VLF-RF-MW Predisporre un’adeguata schermatura delle sorgenti (normalmente garantita dal costruttore, prestare particolare attenzione nel caso di prototipi); Durante il funzionamento degli apparecchi mantenere una certa distanza di sicurezza (≥ 2 m); Limitare o vietare l’accesso a portatori di pacemaker e di protesi metalliche (solo CMS-ELF-VLF); Evitare l’uso di oggetti conduttori (soprattutto se ferromagnetici) vicino all’area di lavoro; Non posizionare più macchinari vicini tra loro; Evitare postazioni di lavoro permanenti vicine al macchinario (ad es. scrivania sul muro adiacente alla stanza in cui vi è il macchinario, oppure postazione di lavoro alle spalle di un videoterminale con tubo a raggi catodici). Norme di prevenzione per i CMS Per i campi magnetici statici e/o operanti a basse frequenze devono essere previste delle limitazioni all’ingresso in spazi definiti (zone di accesso controllato), viste le difficoltà di schermare i campi magnetici. Ciò è legato non tanto agli effetti diretti, ma piuttosto agli effetti indiretti che tali campi possono generare sulla salute (malfunzionamento di pace-maker, dispositivi intracranici, ecc.), ma anche su oggetti personali (ad es. carte di credito). Titolo VIII, Capo V del D. Lgs. 81/2008 RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI (ROA): AGENTI FISICI “Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a radiazioni ottiche artificiali” ROA – sono quelle con lunghezza d’onda compresa tra 100 nm ed 1 mm e che rispettano le leggi dell’ottica geometrica (e quindi non solo i laser). Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) Definizione: sono le radiazioni prodotte dall’uomo che hanno una lunghezza d’onda compresa tra 100 nm ed 1 mm (UV-VIS-IR) e che dunque rispettano le leggi dell’ottica geometrica. Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) Classificazione - Si dividono in due grandi sottogruppi: • Radiazioni ottiche non coerenti – l’emissione avviene in modo caotico, non esiste una relazione di fase tra le radiazioni, ovvero massimi e minimi tendono a compensarsi in alcuni punti e a sommarsi in altri; • Radiazioni ottiche coerenti (Laser) – esiste una quasi perfetta relazione di fase tra le radiazioni, l’onda risultante si rafforza sempre, dunque massimi e minimi delle onde coincidono. Radiazione incoerente: - Assenza di ordine interno; - Frequenza e fasi diverse. Radiazione coerente: - Presenza di ordine interno; - Frequenza e fasi identiche. Esempi di sorgenti non coerenti Infrarosso (λ > 780 nm): Riscaldatori radianti; Forni di fusione metalli e vetro; Lampade per il riscaldamento ad incandescenza. Visibile ( 780 nm > λ > 400 nm): Sorgenti di illuminazione artificiale (Lampade ad alogenuri metallici, al mercurio, sistemi LED); Lampade per uso medico e/o estetico (anche UV); Saldatura. Ultravioletta (λ < 400 nm): Sterilizzazione (ad es. lampade su cappe biologiche); Essicazione inchiostri e vernici; Fotoincisione; Saldatura ad arco. Effetti biologici per radiazioni IR-VIS-UV Per le radiazioni IR-VIS-UV prevale il surriscaldamento superficiale dei tessuti esterni (occhi, pelle). Più in particolare: Le radiazioni ultraviolette non penetrano molto al di sotto della superficie dei tessuti esposti e sono assorbite in modo particolare dalla cornea dell’occhio; Le radiazioni visibili sono assorbite in maniera particolarmente efficiente dai coni e dai bastoncelli disposti sulla retina; La radiazione infrarossa provoca il riscaldamento intenso dei tessuti esterni irradiati. Effetti dannosi per l’uomo Lunghezza d’onda della radiazione incidente Tipologia di effetti dell’esposizione Intensità della radiazione incidente Probabilità e gravità degli effetti Regione spettrale Occhio Pelle (lievi) Pelle (gravi) UV-C (100-280 nm) UV-B (280-315 nm) Fotocheratite, fotocongiuntivite Eritema (scottatura della pelle) UV-A (315-400 nm) Cataratta fotochimica Tumori cutanei, processo accelerato di invecchiamento della pelle VIS (400-780 nm) Lesione fotochimica e termica della retina IR-A (780-1400 nm) Cataratta, bruciatura della retina IR-B (1400-3000 nm) Cataratta, bruciatura della cornea IR-C (3000 nm - 1 mm) Bruciatura della cornea Reazione di fotosensibilità Bruciatura della pelle Penetrazione delle radiazioni nell’occhio Cornea Cornea Cristallino Retina Penetrazione delle radiazioni nella pelle Strato germinativo della pelle Epidermide Derma Sottocute Norme di prevenzione per IR-VIS-UV In tutte le situazioni che possono provocare l’esposizione a sorgenti intense di radiazione IR, VIS, UV (ad es. lampade spettroscopiche) vanno usati camici per difendere la pelle ed opportuni occhiali protettivi. In particolare, la visione diretta di sorgenti UV deve essere fatta attraverso schermi opachi alla radiazione stessa. Nel caso di esposizioni a livelli di radiazione nocivi si dovrebbe procedere ad una visita medica specialistica. Visita periodiche sono consigliabili a chi lavora usualmente con sorgenti di radiazioni IR-VIS-UV. LASER Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation Amplificazione di Luce tramite Emissione Stimolata di Radiazione Proprietà: Monocromaticità (emette su una banda molto stretta di lunghezze d’onda); Collimazione (ovvero molto direzionale); Coerenza (i fotoni sono in fase tra di loro). Classificazione dei LASER I laser possono essere classificati tenendo in conto: Il tipo di funzionamento (continuo o impulsato); La lunghezza d’onda emessa: Ultravioletta (140 – 400 nm) – Radiazione non visibile!; Visibile (400 – 700 nm); Infrarossa (700 – 300 mm) - Radiazione non visibile!. La potenza del fascio (è il fattore + importante). Classificazione secondo norma La norma CEI EN 60125 suddivide i laser in 7 classi: Classe 1 – Laser esente: Il fascio laser è considerato sicuro in qualsiasi condizione d'uso. Questo perché la radiazione emessa è sempre inferiore alla massima esposizione permessa, oppure perché il fascio è sempre confinato. Utilizzando laser di classe 1 non sono necessari interventi di protezione aggiuntivi. Classe 1M – Laser esente con ottiche di focalizzazione: È equivalente al laser di classe 1, ma all’interno del dispositivo sono presenti delle ottiche di focalizzazione (ad es. lenti). Classificazione secondo norma Classe 2 – Laser di bassa potenza, emissione nel visibile, funzionamento in corrente continua : Laser ad emissione continua e nel visibile, (400-700 nm) con potenza 1 mW. La radiazione emessa da questi laser può essere pericolosa, tuttavia la loro potenza è sufficientemente bassa da consentire, con un'azione di riflesso incondizionato, di evitare esposizioni inattese. Questo non esclude la possibilità di riportare danni nel caso di esposizione prolungata (> 0.25 s, tempo entro il quale si ha il riflesso incondizionato). Classe 2M – Laser di bassa potenza con ottiche di focalizzazione: È equivalente al laser di classe 2, ma all’interno del dispositivo sono presenti delle ottiche di focalizzazione (ad es. lenti). Classificazione secondo norma Classe 3R – Laser di potenza medio-bassa: Laser e sistemi laser operanti nel visibile con potenza ottica fino a 5 mW. Può essere pericolosa l’osservazione del fascio laser con l’ausilio di ottiche di amplificazione quali binocoli e telescopi. L’osservazione accidentale ad occhio nudo non risulta dannosa grazie al riflesso palpebrale. Include anche laser che emettono nell’UV e nell’IR. Classe 3B - Laser di potenza medio-alta: In generale appartengono a questa classe i laser con potenza ottica fino a 500 mW. È sempre pericolosa l’osservazione diretta del fascio laser. La visione di radiazione diffusa non è normalmente pericolosa; nel visibile la visione riflessa/rifratta non è normalmente a rischio purché la distanza minima di visione non sia inferiore a 13 cm e il tempo di visione non superiore a 10 s. Classificazione secondo norma Classe 4 – Laser di alta potenza: A questa classe appartengono tutti i laser e sistemi laser che superano i limiti della Classe 3B, che hanno quindi in generale una potenza ottica superiore a 500 mW. Sono i laser di potenza tale da causare seri danni ad occhi e pelle anche per esposizione al fascio diffuso. Possono anche costituire un potenziale rischio d'incendio. Inoltre, in molti casi le tensioni e le correnti di alimentazione o di scarica sono molto elevate. Requisiti di sicurezza Classe 2/2M: Il fascio laser non deve mai essere diretto verso gli occhi di una persona. Sul laser deve essere posto un cartello di pericolo, in bene evidenza, con la scritta: “ATTENZIONE! NON STAZIONARE IN PROSSIMITA’ DEL FASCIO LASER”. Tutti gli ingressi e gli schermi di osservazione inclusi come parte del laser, nonché l’ottica collegata (lenti, microscopi, etc.) utilizzata come punto di osservazione, dovranno incorporare connessioni, filtri, attenuatori od altri dispositivi atti a mantenere l’intensità della radiazione entro i livelli di sicurezza durante tutte le situazioni di utilizzo e di manutenzione. Requisiti di sicurezza Classe 3R: Devono essere prese tutte le precauzioni previste per la classe 2/2M. Bisogna evitare di fissare il fascio ad occhio nudo. Per esposizioni dirette e continuative è obbligatorio l’uso di appositi filtri di protezione per gli occhi. Requisiti di sicurezza Classe 3B: Devono essere prese tutte le precauzioni previste per la classe 3R. Il fascio deve essere bloccato alla fine del suo percorso utile da un materiale di colore tale da permetterne il posizionamento con una riflessione minima. I laser devono essere utilizzati in luoghi ad accesso controllato. Sono necessarie protezioni per gli occhi se è possibile che l’occhio possa intercettare accidentalmente il fascio. È richiesta la sorveglianza medica per prevenire od evidenziare eventuali danni agli occhi. Tutte le parti dell’alloggiamento che durante le operazioni di manutenzione vengono rimosse, consentendo così l’accesso alla radiazione, devono essere fornite di connessioni di sicurezza, per impedire l’accesso all’interno durante il funzionamento. Classe 4: Requisiti di sicurezza Devono essere prese tutte le precauzioni previste per la classe 3B. Il laser deve essere utilizzato in un’area ad accesso controllato; devono essere previste chiusure di sicurezza per evitare l’ingresso di persone non autorizzate nell’area di funzionamento del laser; l’accesso deve essere limitato a persone che indossino dispositivi di protezione individuali (DPI) per la protezione degli occhi quando il laser è in funzione. Per laser impulsati tali connessioni devono impedire la focalizzazione del fascio, scaricando l’energia immagazzinata; nei laser in continua i sistemi di sicurezza dovranno essere tali da spegnere il laser o da interrompere il fascio. devono essere forniti di una chiave di sicurezza o di un dispositivo di accensione e spegnimento; la chiave deve essere custodita da persona autorizzata. Requisiti di sicurezza Classe 4 (segue): I laser devono essere forniti di un sistema di bloccaggio o attenuazione del fascio. Durante l’attivazione e la procedura di avviamento devono essere utilizzati sistemi di allarme, luci di segnalazione e comando di conto alla rovescia; questo sistema di segnalazione va attivato prima che si abbia l’emissione laser, in modo da consentire ai presenti di prendere le misure appropriate per evitare l’esposizione al fascio. devono essere disponibili procedure scritte per l’allineamento del fascio, il suo utilizzo e la manutenzione. il personale addetto deve essere sottoposto a sorveglianza medica per prevenire o evidenziare eventuali danni agli occhi.