1.7 Economia politica ed economia del turismo

Guido Candela, Paolo Figini - Economia del turismo, 2ª edizione
1.7
Economia politica ed economia del turismo
Nel paragrafo introduttivo abbiamo accennato al fatto che l’economia del turismo è un settore
relativamente recente dell’economia politica, anche se non mancano importanti radici storiche. Per
illustrare la relazione tra economia politica ed economia del turismo pensiamo sia corretto prendere
spunto dal classico saggio di Vilfredo Pareto sull’economia matematica (Pareto, 1937). In questo
saggio Pareto, fra i molti problemi cui si dedica, introduce, discutendo sui modelli economici e sui
vincoli che determinano l’equilibrio economico, un’importante distinzione fra economia pura ed
economia applicata.
Egli parte dalla duplice constatazione: a) che nell’atto economico vi è un grande numero di
vincoli che derivano dall’osservazione della realtà (come per esempio i costumi e le abitudini, le
leggi, le istituzioni, le specificità del prodotto, le disposizioni fiscali, i sindacati, le associazioni di
produttori ecc.); b) che il modello economico si distingue per il grado di approssimazione con cui
questi vincoli sono presi in considerazione.
Sulla base di queste premesse, Pareto pone la seguente distinzione concentrandosi sui vincoli
considerati esplicitamente dal modello economico-matematico:
“L’economia applicata deve studiarli tutti; l’economia pura trae da questo studio soltanto la nozione dei tipi
che conviene analizzare”.
(Pareto, 1937, p. 363)
Con questa affermazione, Pareto individua con grande semplicità un fundamentum divisionis che
spiega la specializzazione scientifica delle diverse discipline economiche. L’economia politica,
come ogni altro lavoro scientifico, prima di fare qualsiasi altra cosa astrae e ignora tutti i dettagli
irrilevanti; ma come si deve intendere quest’affermazione per rendere operativi i concetti di
astrazione e irrilevanza?
Eliminare i dettagli irrilevanti è il primo passo per costruire qualsiasi modello scientifico del
mondo (Notes 1.1), e noi facciamo questa operazione inconsciamente ogni giorno. Farlo, tuttavia, in
maniera cosciente è altra questione, e cancellare le informazioni superflue è la parte più difficile e
importante dell’apprendimento. Inoltre ciò che è da ritenersi irrilevante in una determinata
situazione non lo è tuttavia in maniera assoluta, ma dipende nella maggior parte dei casi da quello
che di volta in volta si studia.
Nella realtà si pongono allora problemi che considerano vincoli più specifici e problemi che,
ricorrendo a maggiori astrazioni, si limitano a considerare quelli più generali. L’economia politica
si occupa dei vincoli generali e imprescindibili del fatto economico. Lo studio specifico dei vincoli
contrapposto a quello dei tipi (cioè degli aspetti più generali di essi) può dar corpo, invece, a varie
discipline che possono essere chiamate applicate, così denominate sia per la maggiore
approssimazione al fenomeno economico concreto sia per la maggiore specializzazione dell’oggetto
di studio: fra queste discipline è possibile riconoscere appunto l’economia del turismo.
Per portare un esempio, torniamo alla definizione di prodotto turistico del paragrafo precedente.
In un trattato di economia politica, il tema del mercato è affrontato considerando un prodotto
astratto non necessariamente denominato, ma per ipotesi perfettamente identificabile; in un manuale
di economia del turismo, invece, il mercato viene specificatamente riferito al prodotto identificato
da quella matrice di prodotti da cui siamo partiti. Quindi l’economia del turismo sta all’economia
politica come un’economia applicata sta all’economia pura.
Rispetto all’economia pura, l’economia del turismo stabilisce un rapporto più capillare con la
realtà oggetto del suo studio, pur integrandosi nell’ambito della teoria economica. Quindi anche lo
studio dell’economia del turismo è condotto in via ipotetica ed è di teoria astratta. L’economia del
turismo è, per noi, scienza applicata, nel senso attribuitole da Pareto, che procede cioè sempre per
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modelli, sebbene di diverso grado d’astrazione, e che collabora con altre discipline, la statistica
economica e l’econometria, nella fase dell’osservazione empirica.
Ricalcando la stessa distinzione tradizionale dell’economia politica, i contenuti dell’economia
del turismo riguardano sia la microeconomia sia la macroeconomia. Gli aspetti microeconomici
studiano la domanda, l’offerta e il mercato turistico, anche se – come vedremo nel Capitolo 2 – per
il turismo la nozione di mercato deve essere intesa come un oggetto più convenzionale che
rigorosamente definito.
Gli aspetti macroeconomici del turismo abbandonano questa prospettiva di mercato e si
soffermano, invece, sull’analisi delle relazioni fra aggregati economici. In particolare si cerca di
definire in quale misura l’insieme delle operazioni di produzione e consumo di beni e servizi
turistici influisca sulla formazione delle principali grandezze macroeconomiche, quali la produzione
interna, il valore aggiunto, il reddito nazionale, l’occupazione, la bilancia dei pagamenti.
Nell’economia del turismo si replica la distinzione tra aspetto positivo e aspetto normativo della
scienza economica. Come ogni scienza, anche l’economia ha come scopi sia di comprendere e
spiegare l’oggetto del suo studio sia di mettere a disposizione le conoscenze teoriche acquisite per
indirizzare l’azione. Quella parte di disciplina che ha come fine la costruzione di schemi per
spiegare i fenomeni è detta a contenuto positivo; quella parte di disciplina che ha come fine
l’esplicitazione di norme di comportamento è detta a contenuto normativo.
L’economia del turismo ovviamente non fa eccezione. In essa vi sono un ramo positivo e un
ramo normativo: l’economia del turismo tout court tratta dei fenomeni economici del turismo nel
loro contenuto positivo, mirando allo studio di ciò che è; la politica economica del turismo tratta dei
fenomeni economici del turismo nel loro contenuto normativo, mirando allo studio di ciò che
dovrebbe essere o, come con più chiarezza si può dire, di ciò che si desidererebbe che fosse (Mill,
1976; si veda anche Balducci et al., 2001). La politica economica è, in questo manuale, nei Capitoli
3, 14 e 15.
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