Ciclonica: storia dello spettacolo Ho cominciato a lavorare a questo

Ciclonica: storia dello spettacolo
Ho cominciato a lavorare a questo spettacolo il giorno che sono andata alla
prima manifestazione contro la guerra annunciata e promessa dagli Stati Uniti
all'Afganistan in seguito al crollo delle due torri: mi ricordo la sensazione di
essere in piazza, io come tanti altri, come una pazza, come una visionaria. La
sensazione che eravamo in tanti, decisi; che come sempre era importante e
giusto essere lì e, allo stesso tempo, l'immagine lucida di vivere su un piano
totalmente differente dalla realtà degli eserciti, degli stati, dei carri armati e
dei missili che comunque, noi volenti o nolenti sarebbero- e purtroppo sonopartiti per questa “guerra infinita”.
Comincio da lontano dunque, da una sensazione: quella di cavalieri erranti.
Che disperatamente
perseguono idee sensate in un mondo assolutamente
folle. E che alle volte lo fanno con ironia.
Comincio anche dalla città, la grande città del nord, giungla di motori, aria
pesante, rumori, velocità. Da me, che corro da una parte all'altra della
metropoli, in sella alla mia fedele a due ruote incurante del freddo, della
pioggia, e delle auto che mi sfrecciano a fianco. Da me che un giorno bianco,
gelido, più scivoloso di altri, vengo investita da un autobus e finisco al pronto
soccorso, con un trauma cranico. E che da quel giorno vado solo a piedi.
Le prove di Ciclonica cominciano così: nelle prime improvvisazioni ci sono io, i
racconti di Aimee Bender, molti pensieri che girano in testa e alcuni gesti. Una
donna sola che racconta da un'amica lontana.
Poi, come spesso accade quando si è per troppo tempo concentrati su qualcosa,
arrivo ad un punto morto. Mi manca la geografia dello spettacolo,
l'appartenenza, la motivazione. E il progetto teatrale può anche finire lì, come
molti altri prima e dopo questo. In più, per arrivare nel posto in cui faccio le
prove mi ci vogliono ore di metro-bus-cammino....
Ma un giorno, quasi per caso, incontro la Critical Mass1 di Milano. Risalgo su
una bici e mi diverto: sono biciclettate ludiche, siamo in tanti e scorrazziamo
per la città.
Così, prima insieme agli altri e poi a poco poco da sola, mi faccio coraggio e
ricomincio a pedalare: i miei spostamenti tornano ad essere su due ruote e ad
alto rischio e i miei pensieri a scorrere. Il training, le improvvisazioni diventano
tutt'uno con il percorso per arrivare alla sala prove. La bici è un fedele
destriero, io una Don Chisciotta.
È a questo punto che, su consiglio di Matteo, il mio compagno, leggo Cervantes.
E me ne innamoro. E da lì tutto va precipitosamente, dall'iscrivermi alla mailing
list della Critical Mass, a dare corpo e voce al personaggio, che si nutre
dell'idioma aulico di Cervantes e allo stesso tempo dei modi dei miei amici di
cicloscorribande.
Poi vengo a sapere che A Marzo , al centro sociale “Conchetta” la CM organizza
una mostra collettiva, “Ciclonica”.
Come una furia, improvvisamente ansiosa di mettere in scena il lavoro di tanti
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La Critical Mass è uno dei più contagiosi e spiazzanti movimenti degli ultimi decenni. Sorto nel 1992 a San Francisco,
si è in seguito diffuso in tutto il mondo, spingendo le moltitudini ad invadere con biciclette i centri urbani. La
“massa ciclonica”, nel suo irresistibile proliferare è riuscita ad unire il piacere dell'aggregazione alla rivendicazione
di un diverso modo di vivere la città. Come funziona? È una oincidenza organizzata di bici: ci si da un
appuntamento e si gira, senza una meta prefissata. Per maggiori info: www.criticalmass.org.
mesi, provo per dieci giorni, notte e dì. Coinvolgo i ragazzi della ciclofficina
(allora al centro sociale Bulk) e mi faccio regalare una bellissima Roma sport
verde, sogno di tutti ragazzini della mia generazione. Racconto le mie idee a un
amico, Guido della “Cadrega” di Via Pastrengo e facciamo alcune modifiche alla
bici, che d'ora in poi sarà Ronzina; il giorno dell'inaugurazione della mostra
arrivo, pronta, con il mio studio al centro “Conchetta”.
La risposta della gente è bella, calorosa. Sarà così in tutte le occasioni in cui
ripeterò lo spettacolo per le ciclofficine sparse per l'Italia: sono i miei compagni
di strada, parliamo la stessa lingua.
Questo è il debutto dello spettacolo.
Poi ho incontrato Livio Colombo, vero Chisciotte milanese che va ad insegnare
tutte le mattine dall'altra parte di Milano, in bici, con qualunque condizione
climatica. Livio, oltre che di bici, è appassionato di Super8 e vecchi proiettori.
Lo cerco perché - mi dicono – ha filmati della CM milanese, girati insieme al
gruppo “Graziano Predielis”2: vorrei inserire delle immagini. Ma quando glielo
racconto, Livio mi fa una proposta migliore: girare dei corti da inserire nello
spettacolo. Così parte una nuova avventura, fatta di pomeriggi interi a pensare
in due, a discutere di visioni e piccoli dettagli; di serate nel traffico intenso e
albe su ponti deserti a provare trenta volte lo stesso frammento...perché la
pellicola non si può buttare, si deve girare al meglio possibile e il montaggio
non si fa al computer, si fa con forbici e scotch....!
Così sono nati i due filmati all'interno dello spettacolo. Il proiettore me lo
regalano a Vicenza, alla cooperativa sociale “Insieme”: un gruppo di ragazzi ha
messo su un mercatino di cose usate; lì mi aspettava, in uno scaffale del loro
magazzino, dopo la replica organizzata dalla Cm vicentina all'interno del
capannone.
Nel 2006 pubblico un piccolo libro contenente il testo dello spettacolo, con le
illustrazioni di Natalia Caprili. In occasione della replica al Teatro Cooperativa di
Milano dello stesso anno io e Natalia allestiamo la mostra dei disegni: l'eroina
in bicicletta, diventata un personaggio, ha vita propria.
Ciclonica da allora ha fato un sacco di giri. Vado nelle ciclofficine, nelle scuole,
nelle piazze, nei festival e nei teatri. Nel 2004 sono a Roma alla CM nazionale,
quando, dopo una pedalata con migliaia di ciclisti viene inaugurata la
ciclofficina Don Chisciotte al centro sociale ex Snia. Il pubblico ascolta, ride,
piange, risponde, reagisce, chiede... a vedere lo spettacolo vengono teatranti,
addetti ai lavori, amanti di Cervantes e quelli che vanno in bici, ma non solo,
anche quelli che vanno a piedi o che sono stufi di piangersi addosso, i dadaisti,
i visionari, i funamboli...
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Graziano Predielis è un gruppo di appassionati al super8 che riprende, per alcuni anni, le CM Milanesi. Il nome è in
memoria di un anziano che, nel periodo di massimo splendore della CM lombarda è stato investito ed è morto. Con
lo stesso nome i cicloattivisti hanno ribattezzato il loro luogo di appuntamento settimanale: piazza Mercanti.