1. Definire Prof. Giovambattista Fatelli L’azione del definire Che cosa è la comunicazione? Nel senso comune, la «definizione» è l’azione del definire, del determinare; la spiegazione del significato di un vocabolo. Il termine descrive un’operazione quasi spontanea e prevalentemente pratica, il cui valore viene meglio chiarito dalla parola usata per designare ciò che vi si oppone, che è “indefinibile”, e perciò ambiguo e sfuggente. (Vocabolario della lingua italiana Zingarelli, XII ed., 2004) La definizione in filosofia Nel linguaggio filosofico, la definizione è «l’esplicitazione dell’essenza di qualcosa» (Aristotele, Analitici secondi). (Enciclopedia Garzanti di Filosofia, 1993) Il senso originario del riferimento all’essenza di un oggetto (Aristotele, Analitici secondi) viene successivamente indicato come «definizione reale», mentre la spiegazione del significato di una parola è la «definizione nominale» La definizione in filosofia La critica delle nozioni di sostanza ed essenza reale induce a dubitare delle definizioni reali. Se l’essenza di una cosa è semplicemente una combinazione di idee il cui fondamento reale è sempre dubbio, sono possibili solo definizioni nominali, volte appunto all’analisi delle idee complesse associate alle parole. John Locke La definizione oggi Nella filosofia contemporanea il posto della definizione reale viene preso dalla «spiegazione scientifica» e la definizione diventa solo un’operazione di determinazione del significato linguistico, distinta in – Definizione lessicografica – Definizione esplicativa – Definizione stipulativa Difficoltà epistemologiche Nel nostro mondo, perciò, l’azione del definire è generalmente più difficile perché sostanza, idee e accidenti non sono più nettamente distinti ed è considerata inutilmente faticosa la ricerca dell’essenza ultima di qualcosa. Appare pertanto illogico coltivare l’idea che possa esistere una definizione di comunicazione certa, “essenziale”, vera, per quanto generalissima. Difficoltà epistemologiche • Tradizione cattolica, fondata sull’etimologia “comunitaria” del termine. • Disprezzo, non sempre motivato, per il modello trasmissivo o “del pacco postale”. Difficoltà epistemologiche È naturalmente sempre possibile un set di fondamenti che riescono a conservare inalterato, sincronicamente e diacronicamente, il concetto di comunicazione. Si deve ricorrere però a caratteri estremamente generali, che chiedono un notevole tasso di astrazione. Lo sforzo di tenere logicamente unito l’oggetto comporta inoltre una perdita notevole della capacità di spiegarne le evoluzioni e gli esiti concreti nel tempo e nello spazio. La sensazione complessiva è quella di un concetto unitario (almeno tendenzialmente), che descrive un tipo di azione (tendenzialmente) sociale, ma disseminato secondo ambiti, modalità e funzioni diverse. Peculiarità della comunicazione La comunicazione è un fenomeno “vistoso” (Ugo Volli, Introduzione a Il libro della comunicazione, p. 11) È un’entità misteriosa ma familiare L’idea della comunicazione dovrebbe suscitare dubbi anche solo a pensare alle dimensioni di questa immagine. (p. 11-12) Peculiarità della comunicazione Laddove il bisogno, la necessità hanno lungamente costretto gli uomini a comunicare fra loro, a comprendersi l’un l’altro in maniera rapida e sottile, esiste alla fine un eccesso di questa forza e arte della comunicazione, per così dire una facoltà che si è gradualmente potenziata e che aspetta ora soltanto un erede che ne faccia un prodigo uso… Peculiarità della comunicazione La comunicazione è un concetto recente. (p. 12) L’idea della comunicazione è profondamente ambigua e oscilla lungo diverse polarità (p. 12) Il termine comunicazione si riferisce a una realtà sociale del tutto peculiare rispetto al passato, complessa e in continua mutazione. È un termine polisemico, che ospita diversi concetti che hanno solo qualche punto di coincidenza. Peculiarità della comunicazione «Questo campo d’osservazione scientifica che, storicamente, s’inscrive in perenne tensione fra reti fisiche e immateriali, il biologico e il sociale, la natura e la cultura, i dispositivi tecnici e i linguaggi, l’economia e la cultura, le prospettive micro e macro, il villaggio e il mondo, il singolo attore e il sistema, l’individuo e la società, il libero arbitrio e i determinismi sociali». Armand e Michèle Mattelart, Storia delle teorie della comunicazione, p. 9. Definire la comunicazione Il libro di Volli, pur dichiarando di voler contemplare tutti i casi, non tenta «di proporre un unico concetto sotto il nome ombrello di “comunicazione”, da cui dedurre tutte queste diverse attività». (p. 13) Ma neppure di demistificare (o negare) questa tendenza unificante. Definire la comunicazione La dispersione dell’oggetto di studio, insomma, è accettata in entrambi i volumi, ma più volentieri in quello di Volli che in quello di Morcellini e Fatelli. Definire la comunicazione «La nostra società (e solo essa nella storia e nella geografia) vede tutti questi diversissimi aspetti della vita e della società sotto tale etichetta della “comunicazione”, tanto da averne fatto una sorta di equivalente o di misura dell’essere» (p. 13) La teoria della comunicazione non è stata in grado di seguire l’estensione semantica del concetto di comunicazione. Molte sono le discipline che intervengono, ma nessuna è in grado di elaborare una “teoria generale della comunicazione”, operazione impossibile e non feconda per l’ampiezza e l’eterogeneità del suo oggetto. (p. 14) Il libro è quindi concepito come una “cassetta degli attrezzi”, inventario e cartografia «se non dell’oggetto comunicazione (che come tale forse non esiste), almeno dei metodi, dei concetti, dei modelli, dei problemi che sono stati formulati a questo proposito negli ambiti più diversi». (p. 13) Definire la comunicazione Che cosa perdiamo? – La dimensione storica dell’evoluzione degli studi (poco realistica e tendenziosa) – Un punto di vista unitario nell’analisi delle idee sulla comunicazione – Il dibattito, il conflitto delle scuole, la critica (privilegio dell’aspetto strumentale, ordinamento della materia funzionale e non storicista) (pp. 15-16) Definire la comunicazione Carattere non neutro, non empirico, non banale, non pacifico della nozione di comunicazione. Il nostro tempo parla della comunicazione in maniera diffusa, frequente e convinta, ma anche dissonante e incoerente. (p. 16) 2. Etimologia Prof. Giovambattista Fatelli Percorso etimologico L’aggettivo latino communis (composto dunque dalla preposizione cum e dal sostantivo munus) a sua volta è alla base del verbo communicare il cui iniziale significato era quello di “condivisione di una carica” Fondamenti della comunicazione Percorso etimologico Il termine comunicazione si ottiene attraverso la terminazione «atio» (indicante forme astratte di azione), che determina la parola: communicatio (partecipazione, lett. «messa in comune») Fondamenti della comunicazione Percorso etimologico La derivazione originaria proviene naturalmente dal greco antico: Il termine koin nia, infatti, designava il concetto di comunità e fu assorbito dal latino attraverso la parola Communio (società/comunità) Distorsione etimologica «Il valore fondamentale che sembra avere accompagnato la voce communis già dalla sua formazione e poi costantemente lungo tutta la sua corsa attraverso la storia pare quello della reciprocità, dunque quello di diffusione incrociata, di partecipazione in accoglienza e di ritorno.» La comunicazione. Il dizionario di scienze e tecniche, p. 254. La misurazione della distanza che separerebbe una pretesa prassi linguistica contemporanea infedele da una purezza originaria del termine ha però senso solo dentro un’opzione ideologica. La storia etimologica della parola e la pretesa di trovare un valore semantico unitario non forniscono la chiave del problema. Dizionario Devoto, Oli, Nuovo vocabolario illustrato della lingua italiana, Milano, 1987, Ia ediz. Comunicazione s.f. 1. Notizia o dichiarazione diffusa per ragioni informative, organizzative, direttive (sin. di comunicato): dare una c.; una c. urgente; il testo relativo: leggere, ascoltare una c. # generic. Partecipazione, trasmissione: c. d’idee, di pensieri; la c. del moto si effettua mediante ruote dentate – mezzi di c. di massa, V. MASS MEDIA. Etimologia sincronica 2. part. Apporto di un contributo letterario o scientifico da parte di un partecipante a un congresso, a un simposio culturale, accademico e simili, in forma di relazione inviata o letta #C. giudiziaria: atto con il quale il magistrato inquirente informa qualcuno che nei suoi confronti è stata formulata un’ipotesi di reato e che pertanto si tenga a disposizione per la relativa inchiesta. Etimologia sincronica 3. Collegamento attuabile con mezzi di trasporto, di trasmissione o diffusione: vie di c.; c. ferroviaria, telefonica, radiofonica; essere in c., di luoghi, enti o persone variamente collegati attraverso lo spazio per ragioni di reciproca informazione o di collaborazione; meno com., delle parti di un organismo o di un meccanismo: la cavità orale è in c. con lo stomaco per mezzo dell’esofago. Etimologia diacronica Confrontando edizioni diverse di uno stesso dizionario (es. Zingarelli) è possibile cogliere, oltre al significato attuale del termine COMUNICAZIONE, anche il cambiamento semantico avvenuto nel corso del tempo. Emerge così un progressivo abbandono del legame comunicazione/mezzi e vie di trasporto e una sempre più ampia accoglienza dei significati derivati dalle tecnologie e dagli studi scientifici sulla comunicazione. 3 Epistemologia Prof. Giovambattista Fatelli Il sistema scientifico gioca nella società contemporanea un ruolo importante nella legittimazione di linee politiche, strategie economiche, scelte etiche. Il ruolo degli scienziati assomiglia a quello svolto anticamente della casta sacerdotale: un apparato di interpretazione della realtà credibile e rispettato, in virtù della fiducia nelle metodologie e dell’autorevolezza dei suoi interpreti, reputati a priori super partes. Gli apparati scientifici, cioè, sono legittimati a interpretare il mondo più in virtù della rispettabilità, all’immagine positiva della loro strumentazione logica e al ruolo autorevole e super partes degli scienziati, che non alla evidenza delle argomentazioni e alla capacità di risolvere i problemi. Scienza e Comunicazione La scienza come professione (Wissenschaft als Beruf) conferenza tenuta nel 1918 e pubblicata in volume nel 1919. Trad. it: Il lavoro intellettuale come professione, Einaudi, Torino 1948 Anzitutto rendiamoci chiaramente conto di che cosa propriamente significhi, dal punto di vista pratico, questa razionalizzazione intellettualistica per opera della scienza e della tecnica orientata scientificamente. Vorrà forse significare che oggi noi altri, e per esempio ogni persona presente in questa sala, abbiamo una conoscenza delle condizioni di vita nelle quali esistiamo, maggiore di quella di un indiano o di un ottentotto? Ben difficilmente. Max Weber (1864-1920) Scienza e Comunicazione Chiunque di noi viaggi in tram non ha la minima idea – a meno che non sia un fisico specializzato – di come la vettura riesca a mettersi in moto. Né, d’altronde, ha bisogno di saperlo. Gli basta di poter “fare assegnamento” sul modo di comportarsi di una vettura tramviaria, ed egli orienta in conformità la sua condotta; ma nulla sa di come si faccia per costruire un tram capace di mettersi in moto. Il selvaggio ha una conoscenza dei propri utensili incomparabilmente migliore. Rispetto all’epoca mitica del positivismo, che poneva la scienza su un piedistallo, sono trascorse due guerre mondiali, un genocidio mai visto prima nella storia, gravissime crisi economiche globali e minacce ricorrenti di apocalissi totali. L’ordinamento liberale e della società borghese, ancora non del tutto affrancato dall’ancien régime e bardato di pennacchi e alamari, è stato demolito e arato dall’avvento delle democrazie di massa. Gli intellettuali si sono compromessi con il potere: hanno «tradito» e si sono «sporcate le mani», mentre l’influenza dell’etica sulla vita sociale appare notevolmente avvilita dal livellamento e dalla massificazione. All’ammirazione per la scienza e gli scienziati si è sostituita una strisciante dipendenza dalla tecnologia, simboleggiata nella cultura europea dalla profonda antipatia per le “macchine”. La scienza inoltre è stata devastata da una profonda crisi epistemologica che, pur non vista dalle piazze, ha gravemente minato la sua fibra interna. Da questo punto di vista, la 2a guerra mondiale è spesso indicata come uno spartiacque di grande impatto emotivo, che mette a dura prova il prestigio sociale della scienza, per almeno due motivi. Da un lato tecnologi e scienziati vengono coinvolti nei peggiori crimini che la storia ricordi, dall’altro è emersa, con maggiore evidenza che nel passato, l’incapacità della cultura di rappresentare una sicura garanzia contro l’orrore. Altri colpi, in tempi meno remoti, sono venuti dalla percezione della “crisi ecologica” del pianeta, a partire dal Rapporto sui limiti dello sviluppo pubblicato dal Mit nel 1972. Il mondo scientifico appare spesso diviso, con l’espressione di posizioni dissonanti e talora la contrapposizione fra diversi “partiti” scientifici. Come per l’arte, sembra di essere di fronte alla progressiva perdita dell’aura “sacrale” e alla crisi della neutralità etica, che a volte viene dimenticata e in altre lascia sempre più trasparire la sua seconda natura di alibi precostituito. Scienza e Comunicazione Il concetto di verità ha perso il suo carattere monolitico e trasmesso il senso della frammentazione e del pluralismo anche al metodo razionale, mettendone in discussione le pretese di universalità. La tradizionale suddivisione gerarchica fra le discipline ha perso gran parte del suo appeal e nello stesso tempo la tendenza all’unificazione del sapere ha smesso di pensarsi come una federazione sotto l’egida delle scienze più “dure”, riscoprendo invece la vocazione per il paradigma olistico. Nel frattempo non si è mai veramente ricomposta la frattura fra scienze naturali e cultura umanistica. Scienza e Comunicazione Nonostante la “fiducia sociale” nei suoi confronti sia ancora molto diffusa, il prestigio della scienza sembra oggi assai ridimensionato, e anche gli statuti interni di molte discipline - che pure hanno avuto una notevole «presa» sul clima dell’epoca - iniziano a mostrare pericolosi segni di “cedimento”. Scienze mediche Uno di questi settori è la ricerca medica, la cui immagine appare estenuata dalla continua richiesta di fondi attraverso iniziative umanitarie e appannata dai sospetti sulla scarsa limpidezza con cui si decidono obiettivi e percorsi e sul ruolo delle industrie farmaceutiche. Cresce inoltre la resistenza dei batteri agli antibiotici, mentre si diffondono nuove malattie che appaiono “incontrollabili”. Nello stesso tempo si moltiplicano le discipline che mostrano un’efficacia almeno analoga a quella della medicina ufficiale. Scienze aerospaziali Dopo l’entusiasmo collettivo culminato nella conquista della luna (1969), il mito dello spazio si ridimensiona notevolmente, anche per effetto di alcuni incidenti. Si assopisce l’esigenza militare degli scudi stellari e aumentati i dubbi sull’utilità sociale dell’impresa, a fronte degli enormi investimenti richiesti. Scienze biologiche L’enorme importanza assunta dalle scienze della vita ha fatto crescere intorno all’attesa di grandi successi una sensazione di angoscia per la carica distruttiva e per le conseguenze etiche. Scienza e Comunicazione L’attuale proliferazione di idee, teorie, paradigmi e “scuole” (spesso contrapposte) ha compromesso il mito della scienza come sistema depositario di “verità assolute”. La moltiplicazione delle verità scientifiche produce un effetto di spaesamento sui singoli e sulla collettività, rafforzando l’adesione “fideistica” a una tesi piuttosto che a un’altra. Scienza e Comunicazione La responsabilità dei media è forte su due livelli. – Nella messa in scena si instaura una sorta di par condicio, trasmettendo il messaggio che il tema in questione è complesso e neppure gli esperti si trovano d’accordo fra loro, e incoraggiando scelte basate sulla simpatia o sulla chiarezza espositiva. – La divulgazione scientifica operata dai media produce una specie di imbuto, che lascia filtrare solo gli elementi più semplici e comprensibili, perdendo progressivamente ricchezza e complessità. Scienza e Comunicazione La ridondanza di messaggi scientifici diversi e contraddittori genera confusione a diversi livelli. Gli stessi ambienti scientifici si caratterizzano per una crescente incertezza e per la distanza e l’incompatibilità fra le diverse linee teoriche. Le contrapposizioni nei dibattiti generano accuse reciproche, avallando le interpretazioni delle rispettive posizioni in termini di difetti caratteriali o di pregiudizi personali. Scienza e Comunicazione Queste considerazioni valgono per la sostenibilità dello sviluppo, per l’effetto serra, così come – per quanto concerne la comunicazione – valgono per la contrapposizione fra ricerca amministrativa e teoria critica e per la questione degli effetti dei media. La fine della guerra fredda ha provocato tagli finanziari alla ricerca scientifica e una maggiore dipendenza verso i capitali privati e le imprese, aumentando il rischio di risultati “aggiustati”. Fondamenti della comunicazione Scienza e Comunicazione La riflessione su “deviazioni” e “deriva tecnocratica” propone infine una nuova idea di scienza, fondata sulla debolezza e sull’umiltà, sull’accettazione dell’incertezza e della complessità come dati strutturali del sapere contemporaneo e sulla rinuncia alla ricerca di certezze e verità assolute. (es. approccio “precauzionale” sugli OGM, “effetti limitati” o “teorie ecologiche” negli studi sui mass media) Complessità della comunicazione • Fortuna recente e attuale del termine comunicazione • Necessità di un nuovo territorio per ospitare la conoscenza su fenomeni “ tipicamente moderni” • Emancipazione dalle aree scientifiche tradizionali • Concetto “composito” – che designa insiemi complessi – soggetto a forti spinte centrifughe. Fondamenti della comunicazione Complessità della comunicazione semplice complessa quantità azione comunicativa Inoltre, ciò che definiamo comunicazione si riferisce spesso ad attività tipicamente umane. Questo comporta, rispetto ad una sua precisa definizione scientifica (e di conseguenza nello studio e nell’analisi) due altre importanti difficoltà. Complessità della comunicazione • L’appartenenza al mondo storico La comunicazione è un insieme in continuo movimento che si trasforma attraverso le vicende umane • L’autoreferenzialità Ogni riflessione su aspetti della società umana deve tener conto del punto di vista dell’osservatore Fondamenti della comunicazione Definizioni scientifiche C’è stata una stagione creativa periodo tra gli anni 50 e gli anni 70 in cui gli studiosi, presi da una febbre fondativa, molto hanno lavorato intorno alla definizione rigorosa della comunicazione, cercando le sue componenti essenziali e le differenze rispetto alle nozioni simili. Hanno cercato cioè di definire un quadro concettuale unitario e tracciare un modello esaustivo. Fondamenti della comunicazione Definizioni scientifiche Il tentativo somiglia a quello di un sarto che vuol fare un vestito su misura a un bambino: quando l’ha finito, al bambino già cresciuto non sta più bene. La comunicazione e la relativa riflessione scientifica si sono sviluppati così rapidamente da rendere inevitabilmente “approssimativo” ogni tentativo di racchiuderli in una definizione. Definizioni scientifiche La silloge di questi studi viene proposta nel 1970 da Frank Dance, docente di “Studi sulla comunicazione umana” all’Università di Denver dal 1971, nell’articolo The “concept” of communication sul Journal of Communication. Raccogliendo e analizzando 126 definizioni, Dance individuò 15 tratti fondamentali ricorrenti Dimensione simbolica e linguistica; comprensione del messaggio; interazione; riduzione di incertezza; processo; trasmissione; collegamento, legame; messa in comune; canale, via, mezzo; riattualizzazione della memoria; capacità di rispondere in modo discriminante; stimolo; azione consapevole; dipendenza dal tempo e dalla situazione; potere. Frank E.X. Dance (1936-)