IL CAFFÈ 17 marzo 2013 SALA D’ATT ESA La scusa di Michelle è il figlio di Tomaso “Non mi piaccio, ecco perché canto” Un’altra follia per Frizzi? Oooo, finalmente ce l’ha detto. Michelle Hunziker (36) aspetta un figlio dal suo bel levriero, Tomaso Trussardi (30). Altro che mal di schiena e altre scuse per non essersi più presentata sul palco! “Sto bene solo quando canto”, confida Chiara Galiazzo (27). “Non mi piaccio, evito di guardarmi in foto e ho un brutto rapporto col mio corpo. La vincitrice di X Factor, ottava a Sanremo, parla di se e del suo futuro. “Se mi gira faccio una follia e sposo Carlotta”, dice Fabrizio Frizzi (55) dalla copertina di Visto. 55 anni lui e 30 lei, ex concorrente di Miss Italia, ora giornalista Sky, forse la follia l’ha già fatta. O no? Questo nostro a more La risposta di Linda Rossi M aledetto il cellulare e la sua funzione video, verrebbe da dire. Invece, la stravolgente scoperta le ha fatto scoprire altri pezzi del puzzle riguardante il suo caro. Capisco che per lei la scoperta sia stata alquanto scioccante, ma non sono convinta che sia così disorientante come scrive. L’ha portata infatti a considerare elementi della vostra intimità che lei tendeva a LUI PREDILIGE LA FELLATIO, MA NON CONTRACCAMBIA ESPRIMA ANCHE LEI I SUOI DESIDERI SOTTO LE LENZUOLA Ho 44 anni, 40 lui e siamo insieme da quattro. Forse esagero, ma da una recente scoperta mi sento alquanto sconvolta. Dovevo fare una foto, ma non avevo sotto mano il mio cellulare, allora ho preso quello di mio marito. Non trovavo la fotocamera, ma solo la funzione video. Quanto mai l’ho aperta! Ho scoperto video di sesso orale. Ma la cosa che più mi ha disorientata è che erano solo attori maschi. Lui non è mai stato sposato prima e mi ha sempre detto di aver voluto godersi la vita Scrivi a LINDA ROSSI psicoterapeuta e sessuologa e cambiare partner molto spesso, pochi rapporti sentimentali e più che altro incontri Posta: Linda Rossi – Il Caffè sessuali casuali, la gran parte delle volte solo Via Luini 19 - 6600 Locarno orali nei suoi confronti. Così ho pensato che E-mail: non fosse molto pratico nel dare piacere a una donna. D’altro canto con la penetrazione [email protected] è molto bravo, sa come muoversi. Il nostro rapporto va molto bene e anche i nostri incontri intimi, ma questa disorientante scoperta mi ha fatto venire molti dubbi. Mi vengono in mente anche cose a cui prima non davo peso. Mio marito è molto ossessionato dal sesso orale, o meglio, nei nostri rapporti è quello che predilige. Anche a me questa pratica piace molto e vorrei essere ricambiata, ma non succede spontaneamente, devo sempre chiederlo e mi sembra che non lo faccia con piacere ma solo per accontentarmi. Inoltre lo fa in modo frettoloso. A questo punto mi sorge spontaneo pensare che allora non gli piace! Sarà perché preferisce persone del suo stesso sesso? sorvolare. Ora osa finalmente dire che a lui non piace farle il sesso orale (cunnilingue) e lo deduce da come glielo concede, solo su richiesta e il più rapidamente possibile. Questo comunque non basta a fare di lui un omosessuale. Certo potrebbe anche essere il caso, ma allora perché l’ha sposata? Inoltre come potrebbe funzionare sessualmente con lei se non ne fosse attratto? A queste domande può rispondere solo lui, purché si ponga in modo sincero. C’è anche la possibilità che lui possa sentirsi innamorato di lei donna, senza per forza apprezzarla totalmente dal lato fisico, visto che a questo livello trova molto più piacere grazie a un abile maschio capace di soddisfarlo in quello che lei definisce essere la sua predilezione (sesso orale ricevuto, nonché fellatio). Sinceramente allo studio ho incontrato pochi uomini che non apprezzassero il cunnilingue, ma le ragioni di questa avversione vanno ricercate da persona a persona. A volte è una questione irrisolvibile, altre volte è possibile trovare una soluzione dove l’uomo si farà un gran piacere nel dare piacere alla sua donna, per quella via o per vie affini. È quindi arrivata l’ora di fare chiarezza esprimendo anche lei i suoi desideri in merito al sesso orale. Se il suo rapporto di coppia è pieno d’amore sono sicura che lui collaborerà con lei alfine di trovare una soluzione che tenga conto di entrambi. La domanda BenEssere Uno studio su 33mila persone ha rivelato che nei disturbi psichici più frequenti si riscontrano le stesse anomalie nel Dna SCHIZOFRENIA, DEPRESSIONE, AUTISMO... COLPA DEI GENI ROBERTA VILLA C he cos’hanno in comune un bambino irrequieto con la sindrome da iperattività e deficit di attenzione (la cosiddetta Adhd), una persona schizofrenica, una donna con una grave depressione e un ragazzo autistico? Apparentemente nulla, ma a scavare nel loro Dna si potrebbe scoprire che tutti questi malati, a differenza di chi non soffre di disturbi psichici, hanno anomalie genetiche simili. Finora le malattie mentali erano catalogate solo in relazione a come si manifestano. Ed è solo spuntando una serie di sintomi come in una check list che un ammalato viene etichettato con l’una o l’altra diagnosi. Un’etichetta che spesso è difficile adattare ai singoli casi e che talvolta rischia di portare fuori strada, come spiega Thomas Insel, direttore del National Institute of Mental Health di Bethesda, negli Stati Uniti: “Non esiste un esame del sangue o un’indagine strumentale che permetta con certezza di assegnare un paziente all’una o all’altra categoria, da cui dipende anche il tipo di Finora le malattie mentali erano catalogate in base a come si manifestano cura. E usando come unico criterio il riconoscimento di una serie di sintomi rischiamo di commettere lo stesso errore che se considerassimo alla stessa stregua, e pretendessimo di curare allo stesso modo, la malaria, l’influenza e un’infezione batterica, solo perché tutte e tre queste condizioni si manifestano con febbre alta, dolori muscolari e forte malessere generale”. La difficoltà di classificare queste malattie riflette la scarsa conoscenza dei fattori che le provocano e ne favoriscono lo sviluppo. Da molto tempo si pensa che i geni siano in qualche modo coinvolti, ma gli studi sui gemelli e sulle famiglie colpite da queste malattie non hanno aiutato a sciogliere il bandolo della matassa: nelle famiglie in cui ci sono più persone con sindrome bipolare, che alternano fasi depressive ad altre maniacali, per esempio, è più LE PSICOPATOLOGIE Le malattie mentali si distinguono in psicosi e nevrosi Le psicosi sono le forme più gravi di sofferenze psichica. Una profonda lesione della personalità rende difficile il rapporto con se stessi e con gli altri Le nevrosi sono più frequenti e meno gravi in quanto l’individuo riesce a mantenere un buon contatto con la realtà La nevrosi può essere: Fobica: è presente nell’individuo una paura irragionevole ed incontrollabile legata ad alcune situazioni specifiche (ad esempio folla, spazi aperti, spazi chiusi, animali ecc.) od oggetti Ossessiva: l’individuo è in continua lotta con idee che lo assediano (ad esempio ossessione della pulizia, ossessione di dover chiudere la porta, di lavarsi le mani, ecc.) Isterica: l’individuo si trova in una situazione conflittuale per cui da un lato ha un bisogno, un desiderio, e dall’altro non può esprimerlo e soddisfarlo a causa della repressione del suo Super-Io. Il bisogno troverà allora espressione nel sintomo (isterico), ossia in un disturbo fisico non causato da danni reali all’organismo frequente anche la schizofrenia. Per cercare un appiglio biologico che aiutasse a fare chiarezza, e di conseguenza a intervenire in maniera più efficace, ricercatori provenienti da 19 diversi Paesi hanno raccolto il Dna di 33mila individui di origine europea affetti da autismo, schizofrenia, depressione grave, sindrome bipolare o Adhd (cioè sindrome da iperattività e deficit di attenzione), e lo hanno messo a confronto con quello di 23mila soggetti che non avevano mai dato segno di disturbi mentali. “Nelle persone con malattie psichiche abbiamo trovato alterazioni localizzate in quattro punti ben specifici del Dna, che invece risultavano normali nei controlli”, spiega Thomas Lehner, anch’egli del National Institute of Mental Health statunitense, che ha partecipato all’importntissimo studio pub- blicato su The Lancet. Ci si potevano aspettare differenze tra i portatori dell’una o dell’altra malattia, e invece le anomalie sono risultate per lo più sovrapponibili. “Attenzione però - precisano gli psichiatri statunitensi -, l’ereditarietà aumenta di poco il rischio di ammalarsi nel corso della propria vita: gli eventi che poi effettivamente scatenano una malattia, o che spingono una persona verso la depressione o la schizofrenia, ancora non ci sono chiari”. Un indizio viene dal fatto che in tutti questi casi risultano alterati geni importanti per il passaggio di calcio all’interno delle cellule, un fenomeno fondamentale per la trasmissione dell’impulso nervoso: da qui si partirà per cercare i meccanismi biologici che possano spiegare meglio queste malattie e di conseguenza possibilmente curarle.