5 Lezione - Corso di Infermieristica

Psicologia dell’Educazione
LA COMUNICAZIONE
NON - VERBALE
IL PROCESSO DELLA COMUNICAZIONE
-un modello esplicativo-
CONTESTO
20/04/2010
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LINGUAGGIO VERBALE E NON VERBALE
Il linguaggio verbale è la
comunicazione delle
parole, è il contenuto del
discorso.
Il linguaggio non verbale
è la comunicazione del
corpo, riguarda
l’espressione di
emozioni, atteggiamenti
ed intenzioni reciproche
tra due o più interlocutori.
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Il linguaggio
non verbale ha
un impatto
sull’efficacia
della
comunicazione
del 93%,
mentre il
linguaggio
verbale del 7%.
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I LIVELLI DELLA
COMUNICAZIONE
7%
Verbale
38%
Paraverbale
55%
Non verbale
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I LIVELLI DELLA
COMUNICAZIONE

VERBALE

PARA-VERBALE

NON-VERBALE
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contenuto
relazione
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FUNZIONI SPECIFICHE SVOLTE DALLA
COMUNICAZIONE NON VERBALE
Trasmissione degli atteggiamenti interpersonali
e di tutte quelle informazioni che riguardano questioni di relazione
(amore, odio, simpatia, dominanza, sottomissione, dipendenza).
Non a caso Ekman e Friesen (1968) definiscono il comportamento
non verbale come il linguaggio della relazione;
Espressione delle emozioni e dei sentimenti
e di quegli atteggiamenti che ciascuno ha di sé e della propria
immagine corporea;
Metacomunicazione
che qualifica il comportamento verbale. L’inflessione della voce, i gesti, la
mimica facciale e altri aspetti non verbali concomitanti al linguaggio
forniscono, cioè, informazioni su come debba essere inteso il messaggio
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verbale.
PARALINGUAGGIO

E costituito da quegli aspetti della dinamica vocale, quali il tono, il
timbro, l’intensità della voce, che sono in larga misura indipendenti dal
contenuto verbale. Sono, cioè, tutti quegli stimoli vocali, non verbali,
che qualificano il linguaggio verbale.

Nel paralinguaggio si distinguono due componenti: qualità della voce
(tono, ritmo del discorso, tem-po, risonanza) e vocalizzazioni; queste
ultime si suddividono a loro volta in caratterizzatori vocali (ridere,
piangere, sbadigliare, deglutire, schiarirsi la gola), qualificatori vocali
(intensità della voce, altezza del tono) segregati vocali (interlocuzioni
come: uhm, eh, mmh).
 Vengono fatti rientrare nella categoria del paralinguaggio anche le
pause, il silenzio, le interruzioni, i fenomeni di esitazione, ecc.

Il paralinguaggio, in particolare, costituisce un commento ininterrotto
su come debba essere inteso quanto viene convogliato con le parole
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IL TONO
Tono acuto
Associato a tensione, ansia, rigidità e
indisponibilità comunicativa.
Tono grave
Associato a tristezza, disinteresse,
malinconia e distanza dall’altro.
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IL VOLUME
Volume alto
Percepito come espressione di aggressività e
prevaricazione.
Volume basso
Può comunicare intimità, calore, ascolto e
disponibilità
Associato a insicurezza, malinconia quando
è eccessivamente basso.
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LA VELOCITA’
Velocità alta
Comunica un senso di urgenza ed è associato
ad ansia e insicurezza.
Velocità bassa
Può essere percepita come segnale di
disinteresse, o comunque di scarso
coinvolgimento emotivo.
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LE PAUSE
Un eccesso di pause segnala scarsa
sicurezza e dimestichezza del locatore
rispetto all’argomento, oppure una
continua attività di dialogo interno. Lo
scarso utilizzo di pause può rendere
l’eloquio poco chiaro o trasmettere
sensazioni di ansia o di indisponibilità
al confronto con l’altro.
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LE VOCALIZZAZIONI
Possono essere utilizzate per fornire un
feed-back di ascolto.
In alcuni casi denotano incertezza,
ansia o insicurezza.
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Comportamenti cinesici
CNV


Gli aspetti cinesici includono le espressioni
facciali, il comportamento visivo, i gesti, le
posture e gli altri movimenti del corpo. Il termine
cinesica viene, infatti, usato come sinonimo di
linguaggio del corpo. La maggior parte delle
ricerche sul comportamento non verbale
riguardano quest’ area.
Ekman e Friesen (1968) suddividono i
comportamenti cinesici in cinque categorie:
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
1. COMPORTAMENTI EMBLEMATICI: si tratta di azioni non verbali
con significato simbolico definito (es:fare il segno di vittoria)

2- COMPORTAMENTI ILLUSTRATIVI: azioni non verbali direttamente
correlate al linguaggio che servono ad illustrare quanto comunicato
verbalmente (es: fare cenno con la mano per indicare una strada)

3- ESPRESSIONI AFFETTIVE: sono configurazioni facciali rappresentative
di stati affettivi che possono ripetere, sottolineare, ma anche contraddire le
affermazioni verbali

4- COMPORTAMENTI DI REGOLAZIONE: sono azioni non verbali che
sostengono e regolano l’alternarsi del discorso tra due persone. Consistono
principalmente in movimenti del capo e degli occhi. Segnalano a chi sta
parlando di continuare, di ripetere, di chiarire il proprio pensiero, ecc. (es:
cenno di assenso con il capo).

5- COMPORTAMENTI DI ADATTAMENTO: sono comportamenti
presumibilmente sviluppati durante l’infan­zia come sforzi adattivi per
soddisfare bisogni, eseguire azioni, controllare emozioni, stabilire contatti
sociali.
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GESTI EMBLEMATICI O EMBLEMI
Sostituiscono le parole o costituiscono una
rappresentazione emblematica della parola o
del concetto che si intende esprimere.
Esempi: indicare una cifra, chiamare
qualcuno, salutare, indicare un oggetto, ecc.
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GESTI ILLUSTRATORI
Servono ad ampliare, accentuare e punteggiare
il significato delle parole.
Esempi: sottolineare, mettere tra virgolette,
“annullare”, ecc.
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GESTI REGOLATORI
Segnalano i turni di parola.
Rivolti verso l’altro per dare e chiedere
feed-back.
Centripeti per tenere
il turno di parola.
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GESTI ESPRESSIVI
Comunicano stati di tensione emotiva positiva
o negativa.
I gesti espressivi sono in gran parte
inconsapevoli.
Segnalano disagio e interesse, accordo e
disaccordo, gradimento e disapprovazione,
inimicizia, seduttività.
La corretta lettura dei gesti espressivi è
necessariamente collegata al contesto.
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GESTI DI ADATTAMENTO
Rispondono ai bisogni della persona, ma
hanno valore comunicativo perché sono
comportamenti.
Gesti auto-adattativi
Manipolazione di parti del corpo
(capelli, labbra, braccia, gambe).
Manipolazione di oggetti o verso oggetti
(mani giunte, indice teso, piede teso,
rotolamento di oggetti, giocare con le dita o
le chiavi, l’orologio o l’anello, ecc.).
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Vediamo ora come
riconoscere i :
1. segnali di tensione
2. segnali di gradimento
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COME RICONOSCERE I
SEGNALI DI TENSIONE
La gestualità tensionale si riscontra in
corrispondenza di contesti e\o contenuti in cui si
avverte disagio, difficoltà, scarsa fiducia nei confronti
dell’altro e\o scarsa speranza di impressionarlo
favorevolmente.
I segnali di tensione sono di rado continui.
Generalmente si manifestano in modo isolato
nell’ambito di un’interazione.
Sono sempre significativi ed è utile considerarli
nella progettazione nella relazione.
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I SEGNALI DI TENSIONE
Grattarsi braccia, gambe,
torso…
Serve a ridurre un leggero e
temporaneo stato di tensione che
può essere collegato al contenuto
del discorso o al contesto.
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I SEGNALI DI TENSIONE
Pizzicarsi il volto
Toccarsi il mento e le guance,
torcersi le sopracciglia, i capelli o
il labbro inferiore indicano il
desiderio di “trovarsi in altro
posto” frustrato dal fatto di non
poterlo agire.
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I SEGNALI DI TENSIONE
Deglutire
Il contenuto del discorso in atto
sta generando una tensione
negativa.
Il deglutire è associato all’atto di
“mandar giù” un pensiero o
un’associazione d’idee sgraditi.
Deglutizioni frequenti rivelano uno
stato di apprensione, di paura o il
timore che l’altro abbia scoperto
una bugia.
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I SEGNALI DI TENSIONE
Mordersi le dita
Mordicchiare le dita e le unghie
sono gesti associati ad uno stato
di preoccupazione e d’ansia.
Si tratta di un’azione spesso
molto frequente e scarsamente
indicativa.
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I SEGNALI DI TENSIONE
Schiarirsi la voce, tossire
Utilizzato intenzionalmente serve
a chiedere il turno di parola o ad
ottenere maggiore attenzione.
Quando non è intenzionale può
indicare un riflesso di espulsione
legato ad un innalzamento della
tensione.
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I SEGNALI DI TENSIONE
Giocare con le dita della mano e sfregare i
piedi
Indicano forte disagio derivante
dalla situazione o dalle persone
con le quali si sta interagendo.
Segnala i desiderio di fuga da una
circostanza in cui non è
conveniente allontanarsi.
Questi gesti si riscontrano anche
nei momenti di apprensione ed
ansia, per esempio nell’attesa di
ricevere gli esiti di un esame.
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I SEGNALI DI GRADIMENTO
Passarsi la lingua sulle labbra
Mordicchiarsi il labbro/ Portare le labbra all’interno
Protendere le labbra
Appoggiare l’indice o altro vicino o sulle labbra
Passarsi una mano fra i capelli
Giocare con l’anello
Manipolare oggetti propri o dell’altro
Accavallare le gambe verso l’interlocutore
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I SEGNALI DI GRADIMENTO
Passarsi la lingua sulle labbra
Segnala che la situazione,
l’argomento o l’interlocutore sono
graditi.
E’ un’azione molto rapida e rivolta
in prevalenza al labbro superiore.
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I SEGNALI DI GRADIMENTO
Mordicchiarsi il labbro/Portare le labbra
all’interno
Protendere le labbra/ Appoggiare un dito
sulla bocca
Segnala che la situazione,
l’argomento o l’interlocutore sono
molto graditi.
E’ un’azione assimilabile alla
suzione del bambino. L’atto del
mordicchiarsi il labbro è morbido.
Il significato è “portare dentro di
sé” stimoli piacevoli.
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I SEGNALI DI GRADIMENTO
Passarsi una mano fra i capelli
Viene generalmente eseguito
come atto seduttivo, per
comunicare all’altro disponibilità
ed attenzione.
Si riscontra inoltre quando siamo
esposti ad argomenti o stimoli
piacevoli ed ha sempre un valore
di rinforzo positivo verso
l’interlocutore.
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I SEGNALI DI GRADIMENTO
Giocherellare con l’anello
Segnala disponibilità ed interesse
ed è spesso associato alla
comunicazione seduttiva.
Il valore di questa automanipolazione è quello di
prolungare il piacere dello stimolo
a cui ci espongono il contesto,
l’argomento e l’interlocutore.
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I SEGNALI DI GRADIMENTO
Accavallare le gambe verso
l’interlocutore
Indica accordo, interesse,
desiderio di proseguire la
conversazione.
Accavallare le gambe verso
qualcuno serve anche a ridurre la
distanza se l’azione è
accompagnata dalla flessione in
avanti del busto.
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I SEGNALI DI GRADIMENTO
Sollevare un piede
Indica accordo, interesse,
desiderio di proseguire la
conversazione.
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Il miglior predittore dell’ atteggiamento
amichevole sembra essere il sorriso insieme
ai frequenti contatti oculari e alla postura
rilassata.
 L’atteggiamento ostile è, invece, trasmesso
principalmente da una postura tesa e dalla
fronte aggrottata

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
Il volto costituisce la sede privilegiata per
l’espressione delle emozioni, sebbene siano
stati individuati in alcuni movimenti delle
gambe e delle mani segnali di incertezza e
confusione o inabilità a controllare il
comportamento
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Legenda:
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1. felicità; 2. sorpresa; 3. paura; 4. tristezza; collera; 6. disgusto.
Fonte~ adattata da Ekman1982
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COME SI OSSERVA UN VOLTO
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COME SI OSSERVA UN VOLTO
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COME SI OSSERVA UN VOLTO
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COME SI OSSERVA UN VOLTO
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COME SI OSSERVA UN VOLTO
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POSTURA
Legenda:
1. perplesso; 2. disinteressato; 3. accogliente; 4. determinato;
5. furtivo;6. colerico; 7. disteso; 8. timido.
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Fonte:
cit. in Ricci Bitti, Zani (1983).Prof. De Villa
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Il LINGUAGGIO
PROSSEMICO
La distanza interpersonale scelta dagli
interlocutori è una misura delle loro intenzioni
comunicative.
L’ampiezza dello spazio comunicativo è un
indicatore
 del grado di coinvolgimento della relazione
 dello status che gli interlocutori si riconoscono
reciprocamente
 del livello di fiducia e di sicurezza
nell’interazione
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Il LINGUAGGIO
PROSSEMICO
Hall (1966) ha per primo misurato la
correlazione tra distanze interpersonali e grado
di coinvolgimento degli interlocutori.
Lo spazio comunicativo a livello psicologico è
organizzato come un insieme di sfere
concetriche che delimitano ambienti emotivi
differenti.
Un sistema di autoregolazione autorizza
l’accesso ai vari livelli di rapporto e le eventuali
violazioni innescano manovre di attacco o fuga
tra gli interlocutori.
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Il LINGUAGGIO
PROSSEMICO
DISTANZA INTIMA : da 0 a 45 cm
E’ la distanza riservata al partner e
ammessa nelle relazioni amicali.
L’accesso alla distanza intima è regolato anche dallo
stato d’animo del soggetto.
Livelli medi ed elevati di tensione rendono meno
permeabile la sfera della distanza intima mentre
situazioni di crisi ne riducono la selettività d’accesso.
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Il LINGUAGGIO
PROSSEMICO
DISTANZA PERSONALE : da 45 cm a 1,20 m
E’ la distanza riservata ad amici,
colleghi di lavoro ed è la più
frequente nelle relazioni d’aiuto.
All’aumentare della distanza personale diminuisce il
grado di collaboratività degli intelocutori.
Le persone con un basso grado di sicurezza
preferiscono distanze personali maggiori.
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Il LINGUAGGIO
PROSSEMICO
DISTANZA SOCIALE: da 1,20 m a 3,65 cm
E’ la distanza tenuta negli ambienti
in cui si è in co-presenza di
colleghi, conoscenti o estranei.
Chi viola il limite di distanza sociale viene percepito
genera un senso di fastidio e può essere percepito
come un aggressore.
Le distanze sociali sono meno rispettate dai gruppi
coesi, che tendono ad invadere lo spazio psicologico
dei singoli e delle coppie.
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Il LINGUAGGIO
PROSSEMICO
DISTANZA PUBBLICA : oltre i 3,65 m
E’ la distanza alla quale si avverte
il minimo coinvolgimento.
Oltre i 3,65 m l’altro non è vissuto
come agente interattivo.
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Differenze culturali


Molte ricerche hanno dimostrato la differenza tra
il nord e sud Italia rispetto alle norme di
interazione implicite.
Si è potuto rilevare che nel sud, una distanza che
consente il contatto e che dovrebbe essere
considerata “intima” può essere ritenuta
appropriata anche per una conversazione privata
tra amici, che invece al nord verrebbe mantenuta
nell’ambito della zona “personale”
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CARATTERISTICHE FISICHE

Si tratta di una categoria che comprende importanti stimoli
non verbali non legati ai movimenti, stimoli che rimangono
inalterati nel corso dell’interazione. Rientrano in questa
categoria: l’aspetto generale del corpo, la sua maggiore o
minore attrattività, l’altezza, il peso, la capigliatura, la
barba, il colore della pelle, gli odori del corpo e
dell’alito (questi ultimi sfuggono in parte alla regola della
stabilità durante l’interazione, in quanto possono variare a
seconda degli stati emotivi)
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

Secondo Argyle (1969; 1972), l’aspetto fisico
trasmette numerose informazioni relative allo
status sociale di appartenenza, agli atteggiamenti
interpersonali, alle caratteristiche di personalità,
all’ immagine che si vuole comunicare di sé.
L’aspetto esteriore fornisce, cioè,
un’autopresentazione congruente con l’immagine
che ciascuno vuole comunicare di sé e con la
situazione sociale a cui si partecipa.
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ARTEFATTI


Sono inclusi in questa categoria tutti quegli oggetti
la cui manipolazione o il cui contatto possono
partecipare alla trasmissione di segnali non
verbali.
In essa possono rientrare: oggetti di per sé neutri
(giocherellare con la penna) e oggetti il cui scopo
è quello di alterare le caratteristiche
dell’organismo (profumi, rossetti, occhiali,
parrucche, ecc.).
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FATTORI AMBIENTALI

Rientrano in questa categoria tutti quegli
elementi che pur non appartenendo di fatto
alla comunicazione umana contribuiscono
ampiamente ad influenzarla (arredamento,
illuminazione, rumori, musica, ecc.).
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In che misura il CNV può
essere controllato?


Alcune ricerche (Leary, 1995 et.al.) indicano che
le persone possono avere, in diverse situazioni,
diversi livelli di consapevolezza circa l’emissione
del CNV e quindi un certo margine di controllo
dello stesso.
La letteratura evidenzia che i segnali non verbali
sono influenzati da considerazioni relative alla
gestione delle impressioni in tutte le situazioni
nelle quali l’importanza di tali impressioni è più
saliente.
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ALCUNE RIFLESSIONI
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Alcuni comportamenti non verbali
possono facilitare la relazione...
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altri possono ostacolarla.
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Quindi nella relazione con la persona
(paziente, collega, medico, ecc) o con il
gruppo (equipe, ecc) è importante:
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ESSERE CONGRUENTI
ESSERE SENSIBILE
ESSERE ATTENTO
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