ws36.qxd 23-06-2008 15:14 Pagina 34 MOONJUNE RECORDS Seguendo la luna del rock usica. Ultima Frontiera. Continua il nostro viaggio all’interno del settore discografico e della produzione musicale, per capire come sta cambiando la vita e l’azione delle case discografiche che si occupano della musica non di massa. M l nostro viaggio stavolta ci porta oltreoceano, dove ci attende uno dei personaggi piu’ carismatici e comunicativi di tutta la scena jazz prog mondiale: Leonardo Pavkovic. Leo, che come tanti slavi parla benissimo italiano, ha fondato a New York la sua casa discografica, la Moonjune Records, all’inizio del nuovo millennio, dando alle stampe tre dischi live: curiosamente, due erano dedicati a due nuove band italiane, D.F.A. e Finisterre. I sette anni di distanza, la “luna di giugno” di Wyattiana memoria continua il suo cammino, e i titoli pubblicati sono arrivati a piu’ di venti. Come al solito, pero’, parlare con Leonardo non significa solo parlare della sua etichetta discografica, ma anche ricevere una miriade di informazioni e anteprime su quanto sta succedendo in ambito jazz prog oltreoceano. E’ il caso ad esempio degli UK-Z, il nuovo progetto che vedra’ finalmente il ritorno sulla scena del tastierista e violinista Eddie Jobson, un progetto in cui Leonardo ha svolto e sta svolgendo un ruolo decisamente attivo. Oppure della “eredit‡’ ” dei Soft Machine, gruppo a cui Pavkovic tiene in maniera particolare e che ha voluto fortemente rimettere in pista, in un modo o nell’altro. A L a prima domanda che voglio farti riguarda i D.F.A.: ricordo ancora quando mi raccontasti che avevi spedito in tutto il mondo oltre 600 copie promozionali del loro live al Nearfest. Come sta andando il lavoro per il nuovo attesissimo album? Dopo anni di tentativi, siamo finalmente pronti per lanciare l’album quest’estate. 4th è un disco di cui si parlerà molto, e con il quale vorrei far conoscere la band anche al di fuori del mondo del rock progressivo, dove loro comunque hanno una fama quasi di culto. Per me i D.F.A. sono uno dei gruppi più interessanti della nuova leva del rock progressivo italiano degli ultimi 20 anni, insieme con Finisterre, La Maschera Di Cera e Deus Ex Machina. Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente tutte e quattro queste band e di aver collaborato con loro, ma per me i D.F.A. rimangono una cosa speciale. Figurati che sono bombardato da richieste da tutto il mondo, mi chiedono di portare in tour il gruppo addirittura in paesi esotici come Indonesia, Costa Rica e India. Come e quando è nata la Moonjune Records? MoonJune Records è sempre stata un extra da aggiungere alle tante cose che faccio da tempo, da quando ho deciso di lasciare il leggendario Studio T dell’artista grafico/fotografo brasiliano Fernando Natalici, dove ho lavorato sin dal mio arrivo a New York nell’estate del 1990. Lo Studio T è stato un vero e proprio punto di riferimento della scena musicale newyorchese dai primi anni ‘70 fino alla sua chiusura nel 2004. Anche se a un certo punto ero diventato socio, io sono uno spirito libero e volevo trovare la mia strada, volevo fare qualcosa inventata da zero, mi affascinano le cose “from the www.moonjune.com scratch”. Questa città, New York, carica di energia elettrizzante, é adattissima al mio carattere e al mio spirito, perché mi spinge e mi motiva in maniera giusta, mi gasa e mi ispira. L’etichetta mi da soddisfazione: MoonJune Records ha ormai 22 titoli in catalogo con altri 4-5 che usciranno quest’anno, ma la sorgente principale dei miei guadagni é il booking internazionale: lavoro soprattutto con Allan Holdsworth e Soft Machine Legacy in tutto il mondo, e porto le band storiche del jazz-rock e rock progressivo soprattutto in Asia e America Latina. Quale futuro attende secondo te il cd? Da un lato sembra infatti che ci sia una ripresa del vinile, dall’altro ha preso una certa consistenza il digital download, a cui ha aderito anche la Moonjune tramite il canale Mindawn… Io sono un amante della storia, sono affascinato dal futuro, ma in sintonia con il passato e il futuro ci vedo solo il presente. Quindi sarà quel che sarà… qualcosa certamente accadrà, ma non so cosa. Nel music business quasi ogni giorno ci sono delle nuove idee e delle nuove proposte, ma mi sembra che ancora non si sappia con certezza quale sarà il futuro della musica. Il vinile non vende poi cosi tanto, é un’ illusione: solo gli appassionati del vinile comprerebbero un vinile, sono una minoranza. Anche a me piacerebbe stampare alcuni dei titoli in vinile, in edizione limitata, ma non credo che ci sarà mai un boom del vinile, ne stavo parlando proprio l’altro giorno con il mio amico Derek Shulman e con altri esperti del settore. Il vinile é un’utopia: fa sensazione perché le rarità si vendono su eBay a 500 dollari o più, ma é roba per collezionisti. Lanciare una nuova band in vinile sarebbe un disastro economico. Se ws36.qxd 23-06-2008 15:14 Pagina 35 >> f r o n t i e r e a cura di Paolo Carnelli... invece potessi lanciare il back catalogue di Allan Holdsworth in vinile allora il discorso cambierebbe. Mindawn é OK, come anche iTunes e altri: ogni euro/dollaro in più aiuta la causa. Il vantaggio del digital download é che non ci sono spese di produzione, mentre per fare 500 LP devi spendere gli stessi soldi che spenderesti per fare 2500 cd in digipack. Non amo particolarmente il formato mp3, soprattutto se a 192 bit, ma applaudo l’idea di iTunes di iniziare a vendere anche mp3 in formato 320 bit o superiore, e presto, in formato m4a (Apple Lossless) oppure in formato wav. Qual è finora la produzione Moonjune che ha venduto di più? Soft Machine Floating World Live e Tribute To Jaco Pastorius Gospel For JFP III hanno venduto il doppio di tutto il resto del catalogo messo insieme. Altri dischi che sono andati bene sono i tre dei Soft Machine Legacy. In questi ultimi anni se ne sono andati due grandi musicisti, Pip Pyle e Elton Dean. So che con loro avevi un grande rapporto di amicizia… come li ricordi? Conoscevo Elton Dean dalla metà degli anni ’80. L’ho seguivo molto in Italia, dove veniva spessissimo, perché sono un appassionato del jazz inglese, che ritengo una musica molto progressiva: gente come Elton, Keith Tippett, Harry Beckett, Mike Westbrook, sono dei mostri sacri della musica improvvisata inglese. Io ed Elton eravamo molto amici, soprattutto da quando ci siamo riincontrati a New York nell’estate del 2000. Insieme abbiamo dato vita a diversi progetti: Soft Works, Soft Machine Legacy, l’ho aiutato con il suo duetto con Sophia Domanchic, e volevamo anche fare un progetto con Allan Holdsworth, oppure fare ‘come si deve” la sua Ninesense, ma purtroppo, se n’è andato. La sua salute era precaria da almeno una decina d’anni. Anche Pip l’avevo incontrato in Italia negli anni ‘80 quando suonava con gli In Cahoots, ma siamo diventati amici dal 2000. Un batterista eccezionale, che a mio avviso non ha avuto molta fortuna: poteva avere una carriera migliore, forse alla pari di Bill Bruford, ma aveva dei problemi con l’alcohol. Tutti e due sono state due persone di immensa umanità: pazzi, creativi, divertenti… con loro due ci si divertiva un sacco. Malgrado i problemi personali che ognuno di loro aveva, erano sempre pronti a scherzare e a Leonardo Pavkovic con gli Hatfield and the North Wonderous Stories 35 ws36.qxd 23-06-2008 15:14 4 lune da non perdere SOFT MACHINE LEGACY Same (2006) Il disco che ha riacceso la speranza: Dean, Hopper, Etheridge e Marshall insieme DFA Kaleidoscope (2007) In attesa del nuovo lavoro, la ristampa rimasterizzata con bonus tracks dei primi due album PHIL MILLER IN CAHOOTS Conspiracy Theories (2006) Il chitarrista degli Hatfield e un dream team del jazz rock con Malerbe, Sinclair, Stewart... THE WRONG OBJECT Stories From The Shed (2008) Il disco jazz rock più energico degli ultimi anni: jazzcrimson? 36 Pagina 36 divertirsi. Quell’humor che c’era negli Hatfield & The North veniva soprattutto dalla mente di Pip Pyle. Due persone dolcissime e di grande umanità, che ricorderò sempre perché abbiamo vissuto delle belle avventure insieme. Tra i sogni che avevi confessato di avere nel 2003, uno si è avverato: la reunion dei VdGG. Riuscirai a portarli in tour in America, dove sono stati una sola volta nel 1976? In realtà quest’anno volevo portare i VdGG in Giappone e Corea, forse in Indonesia, con uno dei maggiori promoter giapponesi, con cui ho già fatto PFM, New Trolls, Colosseum, Soft Machine Legacy, Hatfield & The North, Banco, e col quale farò i Curved Air a gennaio, ma loro hanno deciso di affidarsi un altro promoter, molto minore. I VdGG sono una delle mie band preferite: nel 2005, dopo aver visto due serate della reunion dei Cream alla Royal Albert Hall a Londra, il giorno dopo sono andato a vedere la reunion dei VdGG alla Royal Festival Hall, due eventi che ancora oggi ricordo. Non so se sarò coinvolto con i VdGG, mi piacerebbe, chi lo sa. Un’altra delle mie band preferite sono i Gentle Giant, ma credo che non si riuniranno mai. Conosco Derek Shulman, da anni, ma lui e suo fratello Ray non hanno nessuna intenzione di tornare insieme. Forse sarò coinvolto in una nuova band di Gary Green, un altro caro amico. Come vedi la nuova scena prog italiana dall’America? Gruppi come la Maschera di Cera stanno avendo un grande successo… In realtà non seguo moltissimo il prog: sono un amante del prog, certo, ma mi piace spaziare al di fuori del ristretto ghetto che il prog si è creato. MDC sono una eccellente band e Fabio Zuffanti è un musicista di grande calibro: mi pare che MDC abbia preso quella forza che gli ultimi Finisterre avevano incominciato a perdere. Il loro concerto al NearFest è stato uno dei migliori concerti prog tra quelli delle band nuove che abbia visto, davvero eccezionali. Purtroppo oggi molte altre band prog fanno musica senza grande mordente, manca una dimensione organica e genuina. Comunque ci sono delle band interessantissime in Italia: a parte quelle già menzionate mi piacciono gli Yugen, i Gecko’s Tear, e mi sta piacendo una band romana, Catasto Elettrico. Parlando del prog italiano, quello di una volta, adesso molti in America stanno scoprendo o riscoprendo i New Trolls, che hanno infiammato con due concerti strepitosi l’ultimo Baja Prog. Nel tuo roster ho visto che ci sono anche gli UK-Z, il nuovo gruppo di Eddie Jobson: puoi darci qualche anticipazione su questo attesissimo progetto? Eddie Jobson voleva fare gli UK con Allan Holdsworth, Terry Bozzio, Bill Brufurd (due batteristi insieme, mi pare) e un bassista di spicco, ma non è stato possibile. Allan Holdsworth non ama questo tipo di progetti… non é questione della musica di per sé, quanto del fatto di fare parte di una band con un leader che dice agli altri cosa fare. Allan ama la libertà: o fa la sua musica, oppure, suona con gusto e piacere nelle band jazz dove nessuno gli dice nulla, a parte “play whatever comes from you”, come era con Tony Williams, Soft Machine e recentemente con Soft Works. Dato che Allan non voleva fare parte del progetto, ho detto a Eddie “senti, a Los Angeles, c’é un chitarrista che fa paura: si chiama Alex Machacek ed è considerato l’erede di John McLaughlin e Allan Holdsworth, ma con un suo linguaggio e un suo stile”. Dopo un mesetto ho sentito sia Alex che Eddie e mi hanno detto che la cosa era andata in porto. Io e Alex, da bravi slavi “italianizzati” e “germanizzati”, siamo come due fratelli, ci divertiamo un sacco quando siamo insieme. Ti consiglio il suo ultimo cd Improvision, quasi un masterpiece del post-fusion progressivo. La sezione ritmica degli UK-Z è costituita da Trey Gunn e da uno straordinario batterista tedesco, Marco Minemann, una vera ‘bestia’ percussiva. Wonderous Stories ws36.qxd 23-06-2008 15:14 Quali caratteristiche deve avere un nuovo gruppo per poter sperare di essere prodotto da Moonjune Records? È semplice, mi deve piacere. Non saprei darti delle caratteristiche specifiche. In questo periodo sto seguendo un po’ di gruppi: Nude Fox Ensemble (Svezia), Catasto Elettrico (Roma), Sing Penelope Sing (Polonia), Jam Camp (USA), un giovanissimo chitarrista israeliano Yuvai Ron, uno straordinario pianista giapponese che si è stabilito negli Stati Uniti, Nobu Stowe… Amo produrre gruppi che suonano un jazzrock progressivo, che si ispira a Zappa, Miles Davis, Soft Machine, ma con un linguaggio originale. Non so se lancerò queste band, ma devo dire che sono le nuove band che finora mi hanno “detto” qualcosa con il loro messaggio musicale. Quali altre produzioni hai in arrivo? Nell’immediato futuro vorrei concentrarmi su due cose principali. La prima è la continuazione della Legacy dei Soft Machine. È un’eredità burra- Pagina 37 scosa e piena di contrasti, perché in giro ci sono persone che pensano che i Soft Machine sono solo quelli con Robert Wyatt o addirittura solo quelli dei primi due album, scartando tutto il resto. Per me i Soft Machine sono una band eccezionale dall’inizio alla fine, del resto le band si sviluppano durante un loro percorso, e i Soft Machine hanno sempre dato un grandissimo contributo alla musica contemporanea. Per quanto riguarda la seconda cosa, vorrei dedicarmi alla promozione di alcune giovani band: D.F.A., i belgi The Wrong Object, guidati dallo straordinario chitarrista/compositore/arrangiatore italobelga Michel Delville, che propongono un jazz-rock di avanguardia di stampo RIO-zappesco/milesmagmaburiano. Poi c’é una bellissima band di Winnipeg, Canada, che si chiama Mahogany Frog e fa un art-noisepsychedelic-post-prog-rock… insomma, sono semplicemente straordinari. Quest’estate pubblicherò il loro quinto disco. Infine ci sarà il nuovo cd dei simakDialog da Jakarta, guidati dal tastierista Riza Arshad accompagna- L’altra faccia della batteria... le lezioni di Gennaro Barba to dal sofisticatissimo chitarrrista Tohpati. Poi, parlando sempre di Michel Delville, che considero forse il piú grosso musicista tra tutti quelli presenti nella mia etichetta, a parte i veterani, ci sarà un power trio chiamato Blast3, di cui mi aspetto MOLTO. Michel Delville é già tenuto sotto osservazione da varie riviste importanti di chitarre e vorremmo fare un importante “trade-mark guitar album”. Sto seguendo anche un giovanissimo chitarrista israeliano, un ragazzo in gamba, di cui si parlerà a lungo e molto presto. E dei vecchietti cosa mi dici? Tornando ai veterani del rock progressivo, mi aspetto un capolavoro dal mio amicone Beppe Crovella, uno dei più bravi tastieristi italiani, che sta lavorando a un disco solista in cui ripropone le musiche del nostro idolo comune, Mike Ratledge. É incredibile come siano fresche e moderne ancora oggi le sue straordinarie composizioni. Abbiamo già il titolo: What’s Rattlin’ On The Moon? alve a tutti, nel numero precedente di WS, vi avevo promesso che vi avrei parlato di un ostinato swing eseguito con il piede sinistro sul charleston. Ecco dunque i primi rudimenti che vi permetteranno di suonare il charleston esclusivamente a pedale e contemporaneamente di eseguire delle figurazioni sul rullante. S i tratta di 3 esercizi fondamentali in cui sia il rullo singolo che il rullo doppio vengono integrati per formare dei paradiddles. Questa è la base di un tipo di assolo che faccio con gli Osanna. Avrete modo di ascoltarlo sul mio myspace o dal vivo nei prossimi concerti. Buon lavoro e buon divertimento! Alla prossima! S Per qualsiasi chiarimento, potete scrivermi a [email protected] A cura di Gennaro Barba e Daniela Lammoglia Trascrizione partitura di Mariano Barba Wonderous Stories Sito web: www.gennarobarba.com www.myspace.com/gennarobarba 37