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. VV. “ Mi l l e papaver i r os s i ” , A R i vi s t a an ar ch i ca /
i de
I L T I R R ENO - Guido S iliott o
Ancora un commosso tributo alla memoria di Fabrizio De Andrè arriva da “A / Rivista anarchica”, dopo il
dossier “Signora libertà, signorina anarchia”, il cd “Ed avevamo gli occhi troppo belli” e il dvd “Ma la divisa di
un altro colore”. “Mille papaveri rossi” è un doppio cd-compilazione dove alcuni artisti poco noti e di rado a
contatto col mercato discografico tradizionale, talvolta esiliati per le loro scelte poco accomodanti e altre
volte essi stessi a disagio rispetto alle regole commerciali, si confrontano col repertorio del cantautore
genovese.
Non si tratta di una vera e propria novità discografica, in quanto il disco già esisteva in una diversa veste
grafica ed era disponibile fuori dal solito circuito di vendita, acquistabile solo attraverso una sottoscrizione
alla rivista. Ma presto gli ideatori del progetto hanno visto esaurirsi le copie disponibili e si è reso opportuna
una ristampa, optando stavolta per una normale distribuzione nei negozi. Scelta opportuna, giacché per nulla
sopita appare la voglia di De Andrè, uno dei pochi cantautori italiani davvero capaci di riempire la vita di chi
lo ama e non smette di ascoltarlo. Un aspetto che quelli di “A / Rivista anarchica” hanno ben chiaro, decisi
come sono ad indagare circa lo spessore del contributo intellettuale fornito dalle sue canzoni e a sottolineare
la profondità del suo sguardo libertario.
Corredate da un bel libretto con vari contributi – su tutti, quello dell’anarchico siciliano Alfonso Failla – il cd
contiene 37 canzoni introdotte da Judith Malina (fondatrice con Julian Beck del Living T heatre) che recita “Le
nuvole”. Più riuscite le tracce meno rispettose dell’originale, con uno spirito libero che sarebbe magari
piaciuto anche all’artista cui qui si rende omaggio: la versione in carnico di “Verranno a chiederti del nostro
amore” ad opera di Lino Straulino, ad esempio, o il contrabbasso di Roberto Bartoli per “Se ti tagliassero a
pezzetti”. Meno interessanti, ma spesso godibili, le troppe cover che con poca immaginazione si limitano a
riprodurre il verbo di De Andrè, talvolta con eccessivo timore reverenziale. Ma è peccato veniale, che non
intacca il significato, alto, dell’intera operazione.
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MU S I CB OOM - Car lo Cr udele
http://www.musicboom.it/mostra_recensioni.php?Unico= 20040524054608
Che De Andrè sia pienamente accostabile all'anarchismo propriamente detto è faccenda quantomeno da
discutere: di sicuro, però, l'affetto con cui "A", rivista anarchica per ecc
ellenza del nostro Paese, si dedica
periodicamente a tenere viva la fiamma del messaggio di Faber, è quasi commovente. Dopo un dossier, un
cd e perfino un dvd, ecco arrivare questo doppio cd con annesso libretto di 71 pagine: trentasette artisti per
quasi due ore e mezzo di celebratio Faber, sincera e viscerale come si conviene per uno dei pochi poeti che il
Belpaese possa offrire ai posteri. T anto per cominciare, togliamoci subito il sassolino dalla scarpa: c'è ancora
bisogno di tributi a De Andrè? Sì e no: da una parte queste operazioni, di certo condotte "a cuore aperto",
cominciano a stancare; eppure la poetica di De Andrè, sicuramente sfaccettata, merita approfondimenti
come quelli che si leggono nella pubblicazione che accompagna i dischi, in bilico tra la salmodia un po' trita e
l'omaggio critico contestualizzato. Per quanto riguarda il versante musicale, non c'è purtroppo molto di cui
entusiasmarsi: Mille Papaveri Rossi si pone come una sorta di "fratello minore" dei molti altri omaggi che
l'han prece
duto, puntando sull'amore "fan
-atico" più che sull'effettivo interesse musicale e risultando così in
un mero - ancorché simpatico - assortimento di curiosità. T ra registrazioni stile "buona la prima", buskers
all'arrembaggio e una manciata di nomi storicidell'underground che fu (l'ex Crass Pete Wright negli Judas 2,
Stefano Giaccone e Lalli reduci dal progetto Franti, Franco Fabbri già membro dei leggendari Stormy Six) il
risultato finale si perde dietro un compiacimento ed una forzosa punk attitude apprezzabili a livello di intenti
ma nocivi sul piano prettamente musicale. Le buone idee ci sono: anche dal vivo i Walkabouts sono un
toccasana, mentre Gatto Ciliegia, Roberto Bartoli, Spoon River Band e Lalli svolgono in maniera
estremamente degna il proprio lavoro, dimostrando insieme delicatezza e creatività. Con poche eccezioni,
ahinoi, rimangono invece in una medietas indecorosa gli altri partecipanti al progetto, divisi tra cover
pedisseque e spiacevoli banalizzazioni. La verità, in fin dei conti, è che da un omaggio a De Andrè non ci si
possono attendere novità eccezionali: pochi hanno il coraggio e la perizia di stravolgere le versioni originali,
a fronte di troppi altri impotenti di fronte ad una scrittura talmente personale ed originale.E' per questo ch
e,
forse, bisognerebbe dosare con più prudenza progetti di questo tipo: ed allo staff di " A", pur con tutta la
nostra stima, giriamo prontamente il consiglio.
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FR EAKOU T - Sandr o Chet t a
http://www.freakout-online.com/re_view.asp?id= 109
T utti bravi, ragazzi. E oso parlare a nome del Faber. Nel lavoro di “covering” delle perle deandreiane i nomi
che non contano battono i volti da classifica – intervenuti illo tempore per il tributo “Amico Fragile” – per
l’originalità delle soluzioni in una sfida che non c’è (e non ce n’è mai stata l’i ntenzione).
La rivista anarchica “A” pubblica il quarto episodio di una serie dedicata al cantautore genovese. Dopo il
dossier, le tracce inedite dei live, il dvd, ora è la volta di “Mille Papaveri Rossi”, grappolone di cover (ben 37!)
suonate dall’underground della musica nostrana, il cantuccio sicuro in cui ancora fa festa la creatività. Che
poi non si può neanche parlare di cover: le canzoni di De André infiorettate da nuovi arrangiamenti,
trasposte in dialetto, ululate alla luna, sono di chi le canta, sciolte dai copyright, donate dal poeta a chi ne
farà buon uso.
T utti bravi, ragazzi. Chi più chi meno. L’Estorio Drolo interpreta “I l Suonator e Jones” stornellando nel
vernacolo di Cuneo, proprio come avrebbe fatto un vero busker di strada; Alberto Cesa incalza con tono
minaccioso in “Maria nella bottega d’un falegname”; Stefano Santangelo lascia suggestivamente alle corde
della chitarra il compito di narrare “I l Pescatore”; i torinesi Gatto Ciliegia con la featuring di Stefano Giaccone
accostano strumenti classici a “sciami d’i nsetti elettronici” per l’i pnotica “Ho visto Nina volare”. Ancora: Eire
Nua canta “Geordie” in inglese ed è pelle d’oca; penicillina rock dei Frontiera per “Nella mia ora di libertà”.
Rispetto all’originale di “Hotel Supramonte”, non cambia quasi niente invece Franco Fabbri, ex Stormy Six, e
in questo caso il paragone con i toccanti sussurri di Fabrizio (che scrisse questo brano in memoria del
sequestro) è davvero troppo pesante. Paolo Capodacqua ne firma due, con estrema bravura, “Morire per
delle idee” e “Un malato di cuore”. L’Ensemble Laborintus va nel recitato per “La Canzone del Maggio”.
Menzione speciale: “Girotondo” è affidato alle cure della Spoon River Band che la butta egregiamente sul
tono da carillon, con controcanti e doppie voci, ottavini , flauti, insert di fantasia. Ne risulta
un’i nterpretazione spettacolare, che finisce vorticosamente coi motivetti delle fis armoniche da sagra
paesana!
Marco Pandin scrive a nome di ognuno dei musicisti partecipanti: “si è fatta festa con Fabrizio e per Fabrizio,
segno esplicito che le sue parole sono arrivate dritte in fondo al cuore senza fermarsi a galleggiare in
superficie”.
Nessuno si è voluto cimentare con “Via del Campo”: ci prova il sottoscritto, in questo momento, mentre
batte quest’ultima riga di recensione, con la giusta stonatura e l’inevitabile lacrimuccia.
(20/05/2004)
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D DI R EPU B B L I CA ONL I NE - T iziana L o Por t o
http://www.dweb.repubblica.it/dweb2/dettaglio.jsp?id= 694123&s= show
Fondo rosso in copertina e un piccolo Pertini che si domanda: « E De André? Dove l’avete?» . E poi: « T iratelo
fuori, musi di scimmia!» . Firmato: Andrea Pazienza. Ancora una volta pronto a prestare il suo talento alla
buona canzone (tra le copertine disegnate da Andrea ricordiamo quelle di Passpartù della Pfm e Antipatici
antipodi di Claudio Lolli). S’i ntit ola Mille papaveri rossi l’omaggio postumo al re della canzone d’autore,
Fabrizio De André, un doppio cd in uscita il 10 maggio con A/Rivista Anarchica, per ricordare e ringraziare
ancora una volta il cantautore scomparso. Apre la voce di Judith Malina (Le nuvole), seguita dai Marmaja
(Creuza de mâ) e da Gatto Ciliegia con Stefano Giaccone (Ho visto Nina volare). E poi, tra i tanti e in
anarchico disordine: Franco Fabbri (Hotel Supramonte), Lalli (Ave Maria) e i Walkabouts (Disamistade).
I mmancabili le cover di Verranno a chiederti del nostro amore (Lino Straulino), Bocca di Rosa (Mercanti di
Liquore) e La guerra di Piero (Kurkuma). Doppie e tutte quante belle quelle di Canzone del maggio (di
Alberto Cesa con Cantovivo e dell’Ensemble Laborintus) e de I l pes catore (Stefano M. Ricatti Ensemble e
Stefano Santangelo). 37 canzoni – tutte rigorosamente autoprodotte – per un tributo struggente ma sempre
coerente con gli omaggi a De André fatti nel passato dalla stessa A: era il 2000 quando usciva il dossier
Signora libertà, signorina anarchia, seguito a un anno di distanza dal cd parlato e cantato Ed avevamo gli
occhi troppo belli, e nel 2003, dal dvd Ma la divisa di un altro colore. Dentro i Mille papaveri rossi, oltre alle
canzoni, un libretto di 71 pagine con le storie dei gruppi coinvolti, interventi su De André e sulla « rilevanza
del suo contributo intellettuale e l’i mprescindibilità del suo sguardo anarchico» , e la testimonianza/storia di
vita dell’anarchico Alfonso Failla, siracusano, vittima delle persecuzioni fasciste tra gli anni T renta e
Quaranta. I l ricavato delle vendite del cd andrà a sostegno di A, che lo stesso De André, durante i concerti,
teneva spesso in tasca e ben in vista. I n fondo al libretto ancora un ricordo: Marina Padovese e Carlo Giuliani
che « dormono, dormono sulla collina» . E subito sotto una foto in bianco e nero di De André che, con un
cenno di mano e un mezzo sorriso, saluta. T ornando indietro, tra le prime pagine, ancora una frase in rosso
su fondo nero: « nulla da dire, solo da essere» .
Siti consigliati
www.arivista.org
www.viadelcampo.com
www.fondazionedeandre.it
www.anarca-bolo.ch/a-rivista/
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R OCKS HOCK - Massimo Gar of alo
http://www.rockshock.it/news.asp?id= 903
Un commosso omaggio a De Andrè una doppia compilation che conserva tutta la dolcezza dei testi del
menestrello ligure e delle sue riflessioni, re-interpretate da un variopinto melting pot musicale
7/10
La splendida voce di Judith Malina (storica co-fondatrice dei Living T heatre), tremolante come il soffio di
vento che accompagna Le Nuvole, che "...quando si fermano sono nere come il corvo... certe volte sono
bianche e corrono e prendono la forma dell'airone o della pecora
. ..", ci introduce all'ascolto diMille Papaveri
Rossi, tributo-omaggio-ringraziamento verso il mondo fragile e poetico di Fabrizio De Andrè ad opera di
musicisti empaticamente vicini all'indimenticabileFaber.
Una doppia compilation che conserva tutta la dolcezza dei testi del menestrello ligure, delle sue ballate, delle
sue invettive, delle sue riflessioni, re-interpretate da un variopinto melting pot musicale (si va dall'ensemble
post-rock dei Gatto Ciliegia Contro I l Grande Freddo alla chitarra dolce di Paolo Capodacqua, dal folk-rock dei
Gang alla profondità di Lalli, dai ritmi balcanici dell'
Alexian Group al cantautorato dei T he Walkabouts e tanti,
tanti altri), forse poco conosciuto, ma dotato di spessore e sensibilità, capace di oltrepassare la superficie per
arrivare dritto in fondo al cuore.
Un progetto che è un piccolo evento in sé, un (non) prodotto curato con passione da Marco Pandian e nato a
sostegno di A/Rivista Anarchica, rivista che De Andrè ha sempre sostenuto e di cui Pandian è uno storico
collaboratore. Un prodotto non distribuito commercialmente, che non si trova nei tradizionali negozi di dischi.
Per procurarsene una copia, infatti, bisogna muoversi, chiedere in giro, darsi da fare. Così come fa il
simpatico Pertini disegnato da Pazienza, e gentilmente concesso dalla famiglia, dalla copertina del disco: "E
De Andrè dove lo avete? T iratelo fuori, musi di scimmia!". Oppure più semplicemente versare, tramite
bonifico bancario o versamento su c/c postale, una sottoscrizione di almeno 15 euro a favore di A/Rivista
Anarchica. Per gli estremi dei pagamenti consultate il sito
www.anarca-bolo.ch/a-rivista/millepapaveri/index.htm.
Un libretto di ben 70 pagine contenente le note introduttive di ogni brano più alcuni contributi scritti, tra i
quali un inedito dello scrittore genovese Marco Sommaria, completa questo lavoro generoso e sincero, il
quale, oltre ad un discorso musicale vero e proprio, vuol porre l'attenzione "...
sul contributo intellettuale di
Fabrizio De Andrè e l'imprescindibilità del suo sguardo anarchico...".
Di cui si sente terribilmente la mancanza.
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KAT HODI K - Chiar a Delgado B or do
http://www.kathodik.it/modules.php?name= Reviews&rop= showcontent&id= 1162
Cercare di fare una recensione di un tributo alle canzoni, e in fondo al mondo di Fabrizio de Andrè, se da
una parte si presenta problematico, dall'altra resta un'operazione molto facile da eseguire. De Andrè ci
manca, manca a me come manca a molte persone che vivranno con una particella infinitesimale deandriana
in corpo, per sempre. Come si può recensire un disco in cui traspare tutto l'amore, la conoscenza e la
consapevolezza che quelle parole non sono parole, che quelle note non sono semplicemente note? Si rischia
di essere non obiettivi, accecati dalla bellezza imperitura di quelle parole, di quelle immagini. Se una cosa
colpisce di ogni canzone presente nei due dischi, questa è la gravità di ogni voce, come se invece della voce
arrivasse a chi ascolta l'anima dichi canta. De Andrè ha fatto della semplicità il velo su cui distendere tutta la
sua vita, e la vita del mondo che lo circondava. Forse è per questo motivo che parlandone non si riesce ad
usare lo stesso filtro, la stessa semplicità, geniale linearità. Qui non si tratta più di cantare parole altrui. Si
tratta di cantare il proprio modo di vivere e di vedere le cose, consapevoli allo stesso tempo che le parole
non sono di chi le canta ma appartengono al mondo intero, alla terra e alle urla silenziose di ognuno di noi.
Così, personalizzare le canzoni di Faber, cantarle a modo proprio, non significa voler imporre la propria voce,
la propria "bravura", ma far vedere come la musica di Fabrizio abbia varcato i confini spazio-temporali, e
come allora rotoli per deserti e si sporchi di sabbia ed entri nelle tende solitarie ( Sniper: I nverno). Come
percorra le strade solitarie dell'America (T he Walkabouts: Disamistade). Vagabondi per le lande brulle
irlandesi (Eire Nua: Geordie). Questo disco ha un filo caldo e vischioso dentro di sé, che lo percorre; sembra
quasi visibile tra le note, ci penetra con il suo calore. Così, ad esempio, dopo aver contemplato sbalorditi
l'Ave Maria, siamo trascinati a scalare i pensieri sonori che preludono a Se ti tagliassero a pezzetti.Far finta
poi che non esista un altro tributo, molto molto recente, ma molto molto più blasonato, non sarebbe giusto.
E non è giusto neanche volerli contrapporre, far uso di uno di quegli esercizi tanto di moda di critica a
prescindere. Perché se "Faber, amico fragile" è un tributo, a mio parere alla luce del sole, ma anche alla luce
dei riflettori, alla luce di un ennesimo "anch'io devo molto a questo genio", "Mille papaveri rossi" invece vive
nell'ombra, si nutre di quell'amore sconfinato che, una voltascoltato
a
ti salta in faccia e ti agguanta alla
gola. Non è un caso se la prima frase scritta a lettere cubitali nel libretto è "NULLA DA DI RE SOLO DA
ESSERE". Perché questo avrebbe voluto Fabrizio de Andrè, che si cantasse non la sua memoria, ma che si
continuasse a guardare con i suoi occhi, dopo che ci aveva mostrato come fare, il mondo, l'umana esistenza,
spogliata da orpelli estetici, e ricondotta alla sue essenza. Perché, se la forma muta, la sua radice è eterna.
Aggiunto: May 10th 2004
Voto:
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NEW S I C - Camilla B r ondi
http://www.newsic.it/php/body_newdiskrec.php?id= 714&vistipo= 2
“Mille Papaveri Rossi” è il titolo del cd doppio curato da Marco Pandin e realizzato da A/Rivista Anarchica.
Un tributo sonoro al grande Fabrizio interpretato dal mondo della musica indie italiana.
Musicisti virtuosi e talentuosi dalle grande qualità e capacità che però, il più delle volte anche per loro scelta
personale, non arrivano al grande pubblico.
Scopo del tributo è quello di celebrare De Andre, celebrarlo semplicemente cantando e reintempretando le
sue canzoni.
Ogni artista ha cercato di esprimere attraverso le note di Fabrizio le sue emozioni , le sue sensazioni e i suoi
stati d’animo che le fantastiche ballate del poeta ligure è sempre riuscito ad infondere fino a colpire ogni
volta il cuore dell’ascoltatore.
T ra le 37 tracce contenute nel disco ci sono nomi noti dell’universo underground come da Gatto Ciliegia (Ho
visto Nina volare), Stefano Giaccone (La Ballata dell’E roe ), Mercanti di Liquore (Bocca di Rosa), Fratelli di
Soledad (Fiume Sand Creek), Gang (Giovanna d’Arco) e tanti altri ancora.
Le registrazioni raccolte sono tutte autoprodotte, in massima parte sono casalinghe oppure riprese dal vivo,
una scelta ben precisa che vuole sottolineare il carattere documentario di questa iniziativa.
Ai due cd è allegato un libretto di 70 pagine con le note tecniche per ogni brano, più un contributo scritto
inedito dello scrittore genovese Marco Sommariva.
La copertina del cd è invece una eloquente vignetta di Andrea Pazienza dove Pertini chiede a Mao: « E De
André? Dove l’Avete?» .
May 15 2004
QU OT I DI ANO ONL I NE - Andr ea B r usa
http://qn.quotidiano.net/chan/musica:5349688:/2004/05/07:
AA.VV. - "Mille papaveri rossi"
A Fabrizio De Andrè sarebbe piaciuto molto questo doppio cd dedicato alla sua arte anarchica e senza
steccati: sarebbe piaciuto perché, attraverso le sue canzoni universali e popolari, si accendono le luci della
ribalta su band e singoli artisti a cui poche volte si lascia il grande palcoscenico della musica italiana.
Naturale alter ego di quel "Faber, amico fragile" che raccoglieva tutti i grandi nomi della canzone italiana,
"Mille papaveri rossi" fa sfilare sulla scena non proprio i 'soliti noti': 37 canzoni di Fabrizio (no, non mancano
certo "Creuza de Ma", "La guerra di Piero", "Bocca di rosa", "I l pescatore", "Rimini") che sono affidate, tra gli
altri, a Marmaja e Gang, Mercanti di Liquore e Flk, Gatto Ciliegia e Fratelli di Soledad, Lalli e Bevano Est.
Davvero toccante l'apertura del disco firmata dalla fondatrice del LivingT heatre, Judith Malina, che rilegge a
suo modo "Le nuvole" . Un'ultima annotazione: la copertina del disco è di Andrea Pazienza, ennesimo
omaggio a chi ancora una volta è riuscito a mettere d'accordo folk e jazz, rock e canzone d'autore, teatro e
musica.
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AL L AB OU T JAZ Z – Enr ico B et t inello
http://www.allaboutjazz.com/italy/reviews/r0504_034_it.htm
T erzo CD dedicato nel giro di pochi anni da "A" Editrice Anarchica alla musica indimenticata del grande
Fabrizio De Andrè, questo doppio "Mille Papaveri Rossi" raccoglie tante canzoni del cantautore genovese
rilette da nomi noti o meno noti del panorama folk/rock italiano.
Alla nostra naturale diffidenza verso tributi, omaggi e eredità si somma il fatto che sentiamo la musica e le
parole di De Andrè - pur universali - come estremamente legate al proprio autore/esecutore, anche se va
sottolineato come gli amici di "A" siano al di sopra di ogni sospetto per quanto riguarda lo strettissimo
legame con il cantautore e la assoluta onestà della proposta culturale.
Sta di fatto che in questo tributo [corredato da un ottimo libretto] si alternano una maggioranza di riletture
pedisseque e quasi mimetiche [come ad esempio nel caso del pur bravo Paolo Capodacqua] a altri piccoli
"stravolgimenti" che non sembrano particolarmente riusciti, con il risultato che sia nell'uno che nell'altro caso
ci viene più voglia di ascoltare l'originale.
I n apertura è la voce di Judith Malina a declamare la semplice magia di "Le Nuvole", e tra i tanti artisti
impegnati troviamo poi Franco Fabbri, Fratelli di Soledad, la Bonifica Emiliana Veneta, i Gang, i Gatto
Ciliegia, addirittura gli americani Walkabouts alle prese con "Disamistade", un Lalli particolarmente efficace
nella meravigliosa "Ave Maria".
I l problema di fondo è e rimane quello che di questo tributo non c'è particolare bisogno: non solo le canzoni
di Fabrizio De Andrè sono di una forza e di una bellezza sconvolgente cui aggiungere qualcosa è del tutto
pleonastico, ma la stessa memoria del musicista è assolutamente viva e tutt'altro che a rischio di estinzione.
[Uno degli effetti positivi di questo disco è che ci siamo andati a riascoltare per l'ennesima volta l'lp di quel
capolavoro assoluto che è Non Al Denaro, Non All'Amore, Né Al Cielo che riempiva i nostri pomeriggi di
bambino... che meraviglia!]
Valutazione: * * ½
Sito di "A":
arivista.org
Su Fabrizio De Andrè
www.viadelcampo.com
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MENT EL OCAL E
http://www.mentelocale.it/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_9865
25.maggio.2004
Al funerale di Fabrizio De André c'era tanta, tanta gente. Sullo sfondo di piazza Carignano si intravedevano molte di
quelle bandiere nere con la A rossa, simbolo dell'unico, sincero impegno politico che il cantautore ha espresso. Ogni
tanto ai suoi concerti aveva una copia di A/Rivista Anarchica piegata e infilata nella tasca della giacca. Qualche volta
quella stessa rivista ha visto articoli portare il suo nome.
La rivista A, in collaborazione con Marco Pandin, ha deciso di omaggiare Faber alla prorpia maniera. I l 10 maggio è stato
pubblicato un cd doppio contenente canzoni di De André interpretate da gruppi poco o per nulla noti al grande pubblico.
Mille papaveri rossi non è, per la verità, il primo album che A dedica al cantautore genovese. Da quando è morto, è già il
quarto lavoro, dopo Signora libertà, signorina anarchia (2000), ed avevamo gli occhi troppo belli (2001) e il Dvd ma la
divisa di un altro colore (2003). I noltre, Mille papaveri rossi è già uscito per l'etichetta di Marco Pandin, Stella* Nera, ma
si trattava di un operazione non commerciale. I l cd non era in vendita, si poteva ottenere con un contributo di 15 euro a
favore della rivista. Visto l'enorme successo, si è deciso di far distribuire la compilation da Eda, casa con cui erano usciti
anche i precedenti cd. 37 brani, due ore e mezza circa di suoni acustici e voci genuine, una veste cartonata fatta con
gusto, un libretto di 70 pagine in cui viene spiegata la filosofia del gesto e vengono presentati tutti i gruppi, un prezzo di
20 euro.
Paolo Finzi, che si occupa dei progetti editoriali di A, era amico personale di Faber: « nel '74 lui si era appena lasciato co
n
la prima moglie e viveva in un albergo di Milano. I o lavoravo già per “A”. Sono andato a trovarlo. Ero emozionatissimo.
Mi sono portato un registratore che non ho mai acceso perché appena sono entrato abbiamo iniziato una conversazione
che è diventata subito amicizia» . Che rapporto aveva De André con l'anarchia? « I ntanto lui si è sempre definito
anarchico, anche in situazioni ufficiali. I contenuti delle sue canzoni affrontano temi del sociale in modo anche
aggressivo, penso a “I l gorilla” o “Un Giudice”, canzoni in cui il linguaggio è piuttosto crudo. I n qualche modo ha anche
ispirato il movimento del '68. Verso i 15 anni ha cominciato a leggere libri anarchici e ad ascoltare i dischi di Brassens
che suo padre gli aveva portato dalla Francia. Non ha mai militato nel movimento ma bazzicava nel circolo genovese
(che esiste ancora oggi) in piazza Embriaci, dietro piazza Cavour. I nfine, ha collaborato con Mannerini, un cantautore
anarchico morto suicida nell'80. Per lui Faber aveva scritto alcuni testi. Ma l'a
pporto più importante ci è giunto dalle sue
idee, dalle parole, dalla sua poesia e dalla sua musica» .
I l pubblico di Fabrizio, però, è assolutamente trasversale, come mai? « Ma perché i temi che tocca sono temi universali,
come la vita, la morte, la droga, l'infelicità. Solo una persona sensibile come lui poteva fare la scelta culturale di stare
dalla parte dei più deboli provenendo da una famiglia dell'alta borghesia. Durante quel primo incontro, forse più
imbarazzato di me, mi disse: “I o mi sento anarchico perché sto dalla parte delle puttane, dei reietti, dei poveracci”» .
Mille papaveri rossi mette insieme una serie di interpretazioni particolari delle sue canzoni, è una scelta precisa? « Sì, è
stata una scelta naturale. I l nostro cd è uscito nello stesso periodo di Faber, amico fragile, il tributo in cui hanno cantato
i grandi nomi della musica italiana. Eppure, quando glielo abbiamo portato, Dori Ghezzi, che aveva contribuito a produrre
Faber, ha speso parole di rispetto e simpatia per noi, trovando nei brani di cantanti sconosciuti una freschezza e
un'interpretazione unica» . Solo un gruppo suona in entrambi i tributi, Mercanti di Liquore, che nel cd di A suona Bocca di
rosa.
Dove posso trovare il cd a Genova? « Da Feltrinelli, da Ricordi, nel negozio di Gianni T assio e a Voltapagina, a
Sampierdarena» . L'incasso va alla rivista? « I ntanto speriamo di averne incassi. E poi il nostro obiettivo non è quello di far
soldi. Gli introiti del Dvd ma la divisa di un altro colore sono andati a Emegency, circa 8.000 euro che finiranno in Sierra
Leone» .
E siccome le vie di Faber sono infinite, come gli stimoli che produce, l'avventura non finisce qui. C'è già un altro progetto
nel cassetto. Paolo ha intenzione di chiamare altri gruppi, specializzati in generi diversi, come il blues, per continuare a
tramandare la memoria di De André con un'altra iniziativa di questo tipo.
A presto dunque.
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VI T A - Enr ico B ar bier i
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSI D= 46118
Fabrizio De André, poeta anarchico che ci rende saggi
14/05/2004
Moriamo per delle idee, vabbè ma di morte lenta» : c'è tutta l'ironia corrosiva di Fabrizio De André e del
maestro Brassens in questo ritornello buttato lì. Figuriamoci, morire per delle idee: ad avercene una
almeno... Ritroviamo quei versi provocatori, ben interpretati da Paolo Capodacqua, nel doppio cd Mille
papaveri rossi. La rivista anarchica A dedica un numero speciale all'anarchico De André, e lo fa inmaniera
sobria e garbata: senza rivendicare militanze e appartenenze, ma solo facendo brillare il messaggio libertario
del genovese attraverso una bellissima rosa di interpretazioni. Si parte dalla fondatrice del Living T heatre,
Judith Malina, con una vibrante interpretazione delle Nuvole, e dopo ben 36 pezzi si arriva fino al Pescatore
di Stefano Santangelo, sicuramente un po' più saggi...
MU S I CAEDI S CHI - Fabio S chiavo
http://www.musicaedischi.it/md_recensioni_scheda.cfm?id= 2098
* * * 1/2 Editrice A – Wide
Un sentito tributo a Fabrizio De André e alla sua musica. Omaggio "di confine" e perfetta antitesi, ma nello
stesso tempo complementare, a quello ufficiale, rappresentato da Faber, amico fragile. Lasciando ad amici e
colleghi la scelta dei brani da rileggere, il disco si trasforma anche nel più bel gesto di amicizia e di amore
nei confronti di un grande musicista italiano. Si passa dai Walkabout che si cimentano con Disamistade, a Ho
visto Nina volare dei Gatto Ciliegia, per passare poi a due versioni della Canzone di Maggio, una
dell'Ensemble Laborintus l'altra di Alberto Cesa e Cantovivo, e arrivare ai Gang e la loro Giovanna d'Arco e
Bocca di rosa dei Mercanti di Liquore. Solo per fare dei nomi presi a caso. I l risultato è un disco
coinvolgente, variegato. E irregolare, nel senso che ognuno dei partecipanti ha potuto prendere quello che
più gradiva nell'immenso patrimonio musicale di Fabrizio De André e trattarlo come riteneva meglio. Un
lavoro "anarchico" nel senso più ampio del termine, rispettoso della filosofia di De André, amico e sostenitore
della rivista "A", giunta al quarto omaggio al cantautore genovese.
10/06/04
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W ONDER OU S ST OR I ES (n° 24) – St ef ano Fast i
Nove tributi su dieci non mi piacciono: o sono troppo ossequiosi o sono troppo dissacratori. O nascono dalle
esigenze di un (super)mercato discografico sempre avido di profitti garantiti. Nove volte su dieci non
consiglierei un tributo a chi non conosce un artista per accostarsi ad esso e, allo stesso tempo, non lo
consiglierei ad un fan integralista di acquistare un tributo. Ma tutto ciò viene dal fatto che su dieci tributi
ascoltati, appunto, nove non hanno senso alcuno. Le caratteristiche che però ha quell’unico di dieci che non
solo salverei, ma conserverei e suggerirei, ce le ha questo Mille papaver i r ossi. Un progetto, prima che un
tributo. Un progetto sviluppato con amore e cura di A/ Rivista Anarchica, che giunge con questo “dossier De
André” al quarto prodotto dedicato al cantastorie di Genova. Un uomo creativo dal quale spesso, noi gente
dedita alla musica sperimentale, “evoluta”, progressiva, abbiamo distolto lo sguardo quasi che la nostra testa
fosse troppo “impegnata”. Di certo, l’ascolto di questo Mille papaver i r ossi, fatto di così tante sensibilità
differenti, alcune delle quali davvero in linea con certe nostre inclinazioni alternative, forse possiamo iniziare
a sentire un po’ nostra una “eredità” di cui ci sentivamo estranei. E percepiam o vicine a noi non solo le varie
musicalità di Fabrizio De André, ma anche le “storie umane” da lui raccontate. Storie che riviviamo in un
flusso enorme (2 ore e 23 minuti) che si dipana tra artisti sconosciuti, artisti con una lunga tradizione alle
spalle (Gang, T he W alkabout s, L alli, l’ex Stormy Six Fr anco Fabbr i) e altri che stanno da qualche anno
già suscitato un grande interesse (Gat t o ciliegia cont r o il gr ande f r eddo, Mer cant i di liquor i, Fr at elli
di S oledad, L ino S t r aulino). Nel primo dei due lunghi CD è difficile non focalizzare tutte le nostre
attenzioni al lavoro fatto da S t ef ano Mar ia R icat t i nella sua jazzata lettura de I l pescatore, resa quasi in
bianco e nero, con tante fumose sfumature di grigio, alla performance del Gat t o ciliegia vs il gr ande
f r eddo che, senza alterare di una virgola la valenza di Ho visto Nina volare, ci restituisce una canzone postrock, alla vibrante esecuzione di Geordie, virata in un tradizionale irlandese da parte di Eir e Nua, al rock
degli statunitensi T he W alkabout s che, ricchi di vent’anni di onorata carriera, sanno accostarsi al materiale
sonoro di De André (Disamistade) meglio di tanti altri nostri connazionali, alla genialità della riproposizione di
R obet o B ar t oli di Se ti tagliassero a pezzettini, che tra sirene di polizia e stridii, prende la forma di un
lungo assolo di contrabasso, al folk avanguardistico (Avant-folk? Folk sprimentale?) della B onif ica Emiliana
Veneta che si cimenta nell’arduo compito di dar nuova vita a Amico Fragile. Del secondo dischetto di certo
stupisce subito la suggestiva versione con testo tradotto in carnico di L ino S t r aulino, appoggiata su un
tappeto di delicati arpeggi, di Verranno achiederti del nostro amore, e le vibranti trasposizioni delle canzoni
di Cr euza de Ma: convincono pienamente la Sidùn dei B evano Est (attraversata da una tensione emotiva
alfine liberatrice), la Jamin-a di S er gio Pugnalin e Mar co Giaccone (avventurosamente destrutturata), la
‘A pittima dei Judas 2 (aspirata, sospirata, sofferta e, comunque, radicale). Fondamentale poi il contributo
dei Gang, la combat-rock band italiana per eccellenza che, in una palpitante ballad ci regala una commossa
Giovanna D’Arco (già cover di un celebre brano di L eonar d Cohen). Menzione d’onore anche per i Fr at elli
di Soledad e La Rosa T atuata, impegnati rispettivamente in Fiume Sand Creek e Rimini, fedele eppure così
necessarie nel contesto compilativo dell’i ntero lavoro.
I due CD vengono custoditi da una essenziale eppur elegante custodia digipack arricchita da un libretto di 72
pagine che, oltre alle note estensive di ogni brano, contiene importanti “storie di Storia” di Luce Fabbri,
Alfonso Failla e Marco Sommariva.
Richiamandomi a quanto scritto in apertura di recensione, posso dire, con piena cognizione di causa, che il
progetto Mille papaver i r ossi, che stento a riconoscere come un semplice tributo (come i troppi che
sovraffollano i negozi di dischi) trasmette molte emozioni inedite. E quando dietro non ci sono le solite
ingorde leggi discografiche, ma una genuina voglia di aprofondire ed evolvere (laddove possibile) le idee
potenziali che porta in sé la musica di De André, bé, in certi casi la differenza nel risultato finale si sente.
Altroché se si sente!
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T I T L E: MI L L E PAPAVER I R OS S I
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