PROGETTO DI RICERCA
SALUTE E AMBIENTE: Analisi quali-quantitativa
Coordinatore scientifico: Prof. Arrigo Pedon, Università Telematica Internazionale
Uninettuno,Università LUMSA, di Roma.
Valutazione della relazione Salute-Ambiente nel Centro “G. Gioia” di Chiaromonte (PZ),
centro di riferimento regionale, inserito dal 2008 tra i cinque centri di eccellenza per la
ricerca multicentrica del Ministero della Salute “Le Buone Pratiche di Cura nel Trattamento
e nella Prevenzione dei Disturbi del Comportamento Alimentare, su un campione di soggetti
degenti.
Bacground teorico
Il tema dei Disturbi del comportamento Alimentare e del Peso (DCA) è stato affrontato da diverse
discipline nel corso del tempo: Psichiatria, Psicologia Clinica, Psicologia Dinamica… L’argomento
dei DCA, viene solitamente trattato analizzando i vari approcci terapeutici e di assistenza. Il
presente lavoro, si propone di affrontare questo argomento così complesso, da una prospettiva
innovativa. Infatti, partendo dal caso del Centro “G. Gioia” di Chiaromonte (PZ), che è diventato
centro di riferimento regionale e nel 2008 è stato inserito tra i cinque centri di eccellenza per la
ricerca multicentrica del Ministero della Salute “Le Buone Pratiche di Cura nel Trattamento e nella
Prevenzione dei Disturbi del Comportamento Alimentare”, si indagherà sulle influenze che possono
avere alla fine di un percorso terapeutico in lunga degenza, il setting esterno e quello interno con
una base teorica di riferimento di Psicologia Ambientale e Architettonica.
Con il termine “percezione ambientale” ci si riferisce alla varietà di quei processi psicologico
sociali che avvengono nelle persone nei confronti dell’ambiente socio-fisico con cui queste
interagiscono, e che trovano una esplicita manifestazione nelle modalità di azione e di pensiero che
esse tendono ad esibire nei confronti degli ambienti stessi (Bonnes, Secchiaroli, 1992).
Il potenziale psico-ambientale corrisponde alla capacità di un luogo di favorire l’adeguamento fra
la persona o il gruppo e l’ambiente. Ispirandosi al modello di attualizzazione di Maslow (1970),
Steele (1973) descrive sei funzioni che ciascun ambiente dovrebbe sostenere. Questo adeguamento
è salutare per tutti ma, esso riveste un’importanza particolare per quegli individui che esercitano
meno potere sulla propria vita o nella società. Le funzioni sono: il riparo e la sicurezza, contatto
sociale, la strumentalità legata al compito, il piacere , la crescita. Numerose ricerche hanno
dimostrato che l’ambiente o un luogo possono avere effetti restauratori sulla persona. L’esperienza
ambientale restauratrice è un processo che permette di recuperare la fatica di attenzione grazie a
quatto fattori centrali: l’evasione, il fascino, la coerenza e la compatibilità presenti nei quadri detti
ricostituenti. L’evasione corrisponde al fatto di fuggire fisicamente o virtualmente dal proprio
ambiente di vita abituale. Inoltre, per permettere l’evasione, l’ambiente deve offrire un diversivo
con un contenuto che porti l’individuo lontano dalle sue preoccupazioni. Il fascino è il processo
tramite il quale l’attenzione è trattenuta senza sforzo. Questo è favorito dalla presenza di elementi
naturali, come l’acqua, il rumore delle foglie mosse dal vento, gli animali o alcuni eventi: il
racconto di storie, la risoluzione dei problemi. La coerenza si riferisce all’equilibrio fra la facilità di
utilizzo e la ricchezza di un ambiente. Se l’individuo percepisce il proprio ambiente di vita come
una Gestalt ben organizzata, egli potrà facilmente gestire ed organizzare la propria relazione con
l’ambiente. Un ambiente ricostituente è anche compatibile con ciò che l’individuo cerca di fare, così
che egli possa esercitare un minore sforzo di selezione e di attenzione per rispondere ai suoi gusti,
alle sue aspirazioni e ai suoi scopi personali. Gli effetti ricostituenti dell’ambiente sono stati
dapprima osservati negli individui semplicemente esposti agli elementi naturali del paesaggio.
Ulrich (1984) ha osservato che in seguito ad un intervento chirurgico, i pazienti ricoverati che
avevano una finestra che dava su un luogo boschivo, recuperavano più rapidamente rispetto a
coloro la cui finestra dava su un muro. I soggiorni post operatori dei primi erano più brevi ed essi
assumevano meno analgesici degli altri.
Obiettivi della ricerca
▪ Rilevare se le ragazze con DCA, dopo una lunga degenza nel Centro “G. Gioia”, specializzato per
la cura di questi disturbi, traggono beneficio da un ambiente esterno naturalisticamente ricco.
▪ Rilevare se le ragazze con DCA, dopo una lunga degenza nel Centro “G. Gioia”, traggono
beneficio da un setting interno curato che richiama i luoghi familiari.
▪ Rilevare gli eventuali tessuti relazionali che si instaurano tra le ragazze intervistate e l’èquipe.
▪ Rilevare l’eventuale stato d’animo che le ragazze hanno nel momento in cui devono lasciare il
Centro “G. Gioia”, nei confronti dell’èquipe e del Centro in generale.
Metodologia della ricerca
Lo strumento- Lo strumento utilizzato è la lettera con schema libero. Questo metodo è stato
utilizzato allo scopo di eliminare del tutto la variabile “sperimentatore” e cercare di non perdere
nessuna libera espressione di emozione da parte dei soggetti.
I soggetti intervistati- Il gruppo di soggetti è composto da 90 ragazze di età compresa tra i 13 e i 50
anni. I soggetti provengono da diverse regioni italiane, in particolare, il 28% dalla Campania, il
23% dalla Basilicata, il 19% dalla Calabria, il 14% dalla Puglia, il 7% dalla Sicilia, l’1% dal
Piemonte, L’1% dalla Sardegna, il 2% dal Molise, il 2% dall’Abruzzo, l’1% dalle Marche, l’1% dal
Lazio, l’1% dal Friuli Venezia Giulia. Il 50% delle ragazze intervistate, erano ricoverate per
Anoressia nervosa, il 29% per Bulimia nervosa, il 18% per BED ed infine il 6% NAS.
Procedura di somministrazione- Al termine della lunga degenza nel Centro “G. Gioia”, le ragazze
potevano usufruire del diario custodito nella stanza del responsabile del Centro.
Nello scrivere la lettera, i soggetti, non avevano né una traccia imposta, né un limite di tempo, né un
limite di spazio. Le lettere sono state raccolte tra Agosto 2006 e il III trimestre 2009.
Risultati attesi
Questo lavoro dovrebbe mettere in evidenza, attraverso un’elaborazione dei dati raccolti, le
influenze che possono avere alla fine di un percorso terapeutico in lunga degenza, il setting esterno
e quello interno con una base teorica di riferimento di Psicologia Ambientale e Architettonica.
Nello specifico che le ragazze con disturbi dei DCA, durante il loro percorso di cura, traggono
giovamento da un ambiente immerso nel verde della natura, dalla presenza di animali, laghi e di aria
pulita, si sentono a loro agio, più confortate, accolte e integrate in un setting interno colorato,
accogliente, che richiama i luoghi di una vera e propria casa e che dopo un percorso di lunga
degenza nel Centro “G. Gioia”, le ragazze instaurano con l’èquipè un rapporto di fiducia, di
amicizia e di gratitudine .
Equipe : Prof. Arrigo Pedon, Università Telematica Internazionale Uninettuno,
Università LUMSA di Roma.
Dott. Mariangela Cersosimo, Università Telamatica Internazionale Uninettuno
Dott. Bianca La Gioia, Pdh Università LUMSA, di Roma