Squinzi: "Buttato l'1% di Pil, pazienza scaduta". Camusso, "chiudere la stagione degli strappi" Duro attacco del presidente di Confindustria alla politica: "Chiedo di non vivere in un Paese così". Imprenditori e sindacati a confronto su un patto comune per superare "l'irresponsabile" immobilismo di governo. Per il leader Cgil l'idea "affascina" ma servono "risposte concrete e non illusioni" http://www.repubblica.it/economia/2013/04/13/news/bonanni_si_al_patto_in_fabbrica_il_sinda cato_apre_a_confindustria-56535910/?ref=HRER1-1 MILANO - Mentre i numeri diffusi dall'Osservatorio della Cgil sulla cassa integrazione dipingono una situazione estremamente critica per il Paese, con 1 miliardo di euro sottratto ai redditi rispetto a dodici mesi fa, l'idea di Confindustria di dar vita a un patto con i sindacati per farsi carico dei problemi di imprese e lavoratori raccoglie le reazioni delle parti sociali, presenti a Torino a un convegno confindustriale. L'urgenza di superare l'impasse politica emerge chiara dall'attacco di Giorgio Squinzi: il leader degli imprenditori, dal palco di Torino, denuncia come l'assenza di governo sia costata al Paese già un punto di Prodotto interno lordo (Pil). Come già accaduto in passato, Squinzi ha usato parole di fuoco verso la politica. Dopo il voto "siamo a più di 50 giorni di inerzia totale" il che è "rischioso e costoso", attacca. "Grosso modo abbiamo contato di aver buttato un punto di Pil", con "il peggior risultato che potessimo immaginare: la vittoria del non governo", dice. E ora parlare di crescita è "un miraggio". Alla platea di imprenditori, Squinzi dice: "Come vostro presidente, e come italiano, chiedo di non vivere così". Dopo aver ricordato che "con la chiusura delle imprese muore il Paese", sentenzia: "Oggi, qui a Torino, insieme al tempo è scaduta anche la nostra pazienza. Cosa deve accadere ancora e di più perché si comprenda la gravità dell'emergenza economica ed i rischi, concreti, che stiamo correndo?", domanda retoricamente. Di frone "all'inadeguatezza politica che ci strangola", Confindustria chiede allora "un governo di qualità". Anche su un provvedimento tanto atteso, lo sblocco di40 miliardi di crediti della Pa verso le imprese, Confindustria ha espresso "dubbi" sul meccanismo e l'auspicio che "il Parlamento possa svolgere un ruolo fondamentale nel rendere la norma semplice, trasparente e di rapida applicazione". Centrale nel convegno di oggi il tema del "patto di fabbrica", lanciato ieri da Vincenzo Boccia: una collaborazione tra industriali e parti sociali per superare "l'immobilismo irresponsabile" della politica. Squinzi l'ha rilanciato come "patto tra produttori" per dare una "scossa" all'economia e riprendere il percorso di "crescita", che rappresenta la "sola priorità" del Paese. Per Susanna Camusso, leader della Cgil, la priorità nelle relazioni tra imprenditori e rappresentanti dei lavoratori è però non dare "illusioni" ma partire da "cose concrete". Per farlo, bisogna prima "riconosce le ferite che il sistema delle relazioni industriali ha e che in molte situazioni hanno complicato i nostri percorsi". Per questo, prosegue la sindacalista, "con Confindustria, Cisl e Uil rimettiamo in ordine le relazioni tra le parti, le regole della rappresentanza. Chiudiamo - è l'esortazione - la stagione degli strappi e delle divisioni, perché avere buone relazioni è premessa per agire diversamente insieme". Il ragionamento di Camusso parte proprio dal riconoscere che "tutti si chiedono se oggi esce un patto o no; devo dire che la Cgil non può che essere affascinata dal patto dei produttori che è di trentiniana memoria, di cui abbiamo il copyright. Ma non possiamo raccontare illusioni dobbiamo dire cose concrete". Prima di Camusso e Squinzi, il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, aveva rilanciato agli industriali la palla, dicendo che il patto "si può costruire" e può portare ad "una indicazione forte che dobbiamo dare e che deve essere recepita dalla politica". Bonanni, che rivolgendosi agli imprenditori ha evocato l'idea di "una santa alleanza tra di noi", ha ricordato che "siamo schiacciati dalle tasse, e da questa storia dobbiamo uscire, altrimenti l'economia non riprende". La produzione italiana - ha precisato il sindacalista - "va salvaguardata, perchè l'occupazione si salvaguarda tutelando la produzione e i produttori devono essere alleatissimi, per dare una sveglia politica". Parlando al convegno della situazione politica, Bonanni ha aggiunto: "Se non ci danno a tutti i costi un governo, nei prossimi giorni dovremo trovare le soluzioni migliori per farci sentire insieme". Sicuro del fatto che "l'accordo sulla rappresentanza lo faremo e daremo una scossa alle relazioni industriali", Bonanni ha aggiunto: "Dobbiamo tirare un pugno forte su un tavolo altrimenti non succede nulla". Sul tavolo c'è anche l'ipotesi di uno sciopero congiunto di imprese e lavoratori, avanzata dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. Sul tema Bonanni ha chiosato: "Vedremo, non decido io, si decide tutti insieme".