Eredità viva di don Italo Calabrò, don Domenico Farias, don Lillo Spinelli, Incontro su CARITÀ E GIUSTIZIA IN DON LUIGI DI LIEGRO Un incontro nel segno della memoria grata e della responsabilità, l’iniziativa comune promossa da diverse realtà diocesane nel ricordo di tre figure di preti reggini, come don Italo Calabrò, don Domenico Farias, don Lillo Spinelli, profondamente amici ed in comunione tra di loro che, nella diversità dei carismi e delle biografie, hanno saputo accogliere ed attuare la primavera del Concilio senza facili entusiasmi, ma nella traduzione concreta della vita ordinaria della Chiesa e del rapporto con il mondo. Non una commemorazione apologetica e celebrativa, ma - come ha evidenziato il presidente del MEIC Giorgio Bellieni nella sua presentazione - un memoriale “nel ricordo di” e non tanto “come ricordo di”, un andare al senso profondo della storia e delle “storie” per promuovere una riflessione critica per il presente e i suoi segni dei tempi e come contributo alla speranza, dono e servizio ai giovani, in questo periodo che vede al centro della vita diocesana il cammino verso il loro Sinodo, mettendo in comune tra generazioni esperienze, iniziative e riflessioni ancora vive ed attuali per la ricerca del bene comune, il risveglio delle coscienze, il sorgere di nuove vocazioni all’impegno storico e nella solidarietà umana e sociale. L’Incontro ha posto a tema un’altra luminosa e complessa figura di prete del Concilio, don Luigi Di Liegro, protagonista della vita religiosa nella Diocesi di Roma e della vita nazionale civile ed ecclesiale. Il prof. don Maurilio Guasco, professore emerito di Storia del pensiero politico nell’Università del Piemonte Orientale e di Storia della Chiesa nello Studio Interdiocesano di Teologia di Alessandria, autore del volume Carità e Giustizia. Don Luigi Di Liegro (1928-1997), ne ha ripercorso i tratti biografici a partire dalla vocazione di un ragazzo vivace e non eccessivamente studioso, coltivata nel Seminario del Divino Amore. Con toni arguti si è quindi soffermato sulla sua profetica attività pastorale cominciata nel quartiere romano del Prenestino e animata da un interesse sociale che sapeva avvalersi dell’apporto di indagini sociologiche e sperimentazioni pastorali, spaziando dagli esperti dell’Università Gregoriana ad alcune esperienze di frontiera (GIOC) conosciute a Parigi. Divenuto collaboratore del card. Poletti contribuì all’organizzazione dello storico Convegno ecclesiale sulla “Responsabilità dei cristiani nella Giustizia e nella Carità”, del febbraio del 1974, noto come Convegno sui “Mali di Roma” in quanto letto riduttivamente in chiave di denuncia dell’amministrazione della DC. Fondatore e direttore della Caritas Romana nel 1979, cominciò un periodo di attività frenetica che portò allo sviluppo a Roma di mense e ostelli per i barboni, ambulatori, assistenza per strada, e poi via via il centro per i malati di AIDS e l’impegno verso l’emergente problema degli immigrati. Considerato una presenza scomoda nei quartieri borghesi e “benpensanti”, negli ambienti politici abituati al tradizionale collateralismo e da parte degli Enti pubblici, di cui pur sapeva avvalersi per il sostegno alle sue opere, fu un grande animatore del Volontariato, che non considerò un semplice atto di carità o di supplenza nei confronti dello Stato, riconoscendogli il ruolo di denuncia delle carenze dell’impegno pubblico, nella ricerca di sempre nuovi campi di impegno. Per questo di don Di Liegro è stato detto cha arrivava sempre un po’ prima degli altri a capire cosa stava succedendo e cosa era opportuno fare. Uno dei capitoli più interessanti della sua vita è stato l’impegno nei confronti dei terroristi, sia nelle carceri che coi fuoriusciti in Francia. In questo campo si colloca il suo incontro con suor Teresilla, Chiara Barillà, di origine reggina, “l’angelo dei terroristi” che ha collaborato coraggiosamente con don Luigi nelle carceri e tra gli emarginati, “attivissima e discretissima”, e di cui provvidenzialmente il nostro relatore ha raccolto l’ultima intervista, prima dell’incidente automobilistico che l’ha travolta mentre era in pellegrinaggio al Santuario del Divino Amore. Il prof. Guasco ha permesso di confrontarsi in maniera documentata, anche con la lettura di testi significativi, con l’originale figura di don Di Liegro: un pastore impegnato fino a spendere tutte le sue energie vitali; un uomo di cultura che riteneva fondamentale la preparazione e l’aggiornamento, che leggeva molto annotando i suoi testi e preparava dossier sui diversi argomenti, in modo da non parlare mai improvvisando; e soprattutto un cristiano dalla intensa vita spirituale, che ogni mattina dedicava alcune ore al silenzio e alla meditazione attingendovi la linfa vitale e la forza per la sua intensa vita di azione. Nello stesso tempo il valore profetico di molti temi trattati ha riportato l’attenzione sulle grandi questioni della società e della fede, della carità e della giustizia, dell’impegno politico del cristiano, dello Stato sociale e assistenzialismo, di laicità ed ecclesialità, dell’esclusione sociale e delle periferie, della cittadinanza e dell’immigrazione… Come ha sottolineato Ornella Occhiuto, Presidente dell’A.C. diocesana, introducendo il dibattito, ne è emerso un profilo alto, difficile, complesso di cristiano e di prete, che mentre ci ha aiutato ad individuare i tratti comuni ai “nostri” presbiteri reggini, è diventato stimolo e monito per tutta la comunità diocesana perché preti e laici di oggi ci sentiamo sollecitati a partecipare a questa comune “storia” di impegno e santità. I diversi e qualificati interventi hanno ricordato caratteri ed episodi dei sacerdoti reggini, la fecondità del loro ministero, il loro spirito di comunione, lo stile di presenza e di dialogo, la capacità di amicizia e di collaborazione con i laici, cattolici e non, con tutte le categorie sociali e i diversi ambienti e nuove frontiere. Nelle conclusioni Mario Nasone, della Piccola Opera Papa Giovanni - Agape, si è soffermato sulla testimonianza di carità e giustizia data da don Di Liegro, don Calabrò, don Farias, don Spinelli, e soprattutto sulla loro capacità di essere, ancora oggi, punto di riferimento per tanti laici, aiutandoci a saldare la terra con il cielo. L’incontro nel ricordo di presbiteri che hanno fatto della loro vita una continua esperienza di sinodalità, all’interno del presbiterio, con i laici, tra associazioni, tra generazioni e con la città tutta, è stato vissuto da tutti i partecipanti come un momento di comunione, con l’auspicio e la responsabilità che questo “stile conciliare” possa sempre più riversarsi sulla vita diocesana e cittadina. Caterina Borrello