ValeurS Confini e frontiere Una rivista di informazioni dell’Ufficio federale di statistica – Numero 2/2012 Superare i confini, o abbandonare il terreno conosciuto … 2 UST ValeurS Editoriale «Come gestire i confini nella statistica pubblica» Dr. Jürg Marti Direttore dell’Ufficio federale di statistica Neuchâtel/Svizzera I confini separano ma offrono anche protezione e sicurezza. E poi mettono ordine, ma sono anche fatti per essere estesi e oltrepassati. Superare i confini apre la mente e permette di fare passi in avanti. La statistica pubblica esercita la sua attività all’interno di vari confini: di tipo geografico, regolatore, metodologico e contenutistico. Tali confini non sono limitanti, ma piuttosto garantiscono al sistema un quadro stabile, all’interno del quale può essere svolto il mandato politico di prestazioni. Ai confini e in particolare al loro superamento è dedicato il presente numero di ValeurS. 1852 sono i chilometri che circondano la Svizzera e che vengono quotidianamente altre passati da ­migliaia di persone, per esempio coloro che lavorano come frontalieri nel nostro Paese. La statistica dei frontalieri dell’Ufficio federale di statistica rileva informazioni su questi tipi di lavoratori, tra cui i loro Paesi di origine e le professioni in cui sono più spesso impiegati. L’introduzione della libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione europea ha «reso più labile» la nozione di confine e cambiato profondamente il mercato del lavoro. Uno studio dell’Ufficio di statistica del Cantone Ticino ha analizzato gli aspetti positivi e quelli negativi che una tale innovazione ha comportato per le zone di frontiera. Negli ultimi tempi si è affermata la tendenza a superare i confini anche nella direzione opposta per effettuare acquisti nei Paesi della zona euro. Il valore delle merci acquistate all’estero ha superato l’ordine del miliardo di franchi nel 2011. L’Amministrazione federale delle dogane spiega gli effetti del fenomeno sul lavoro degli uffici doganali svizzeri. Il fenomeno migratorio ha da sempre interessato anche i cittadini svizzeri che hanno abbandonato il proprio Paese per costruirsi una nuova vita altrove. Attualmente oltre l’11% della popolazione svizzera vive al di fuori dei confini nazionali; ma se un tempo era soprattutto la povertà a spingere le persone verso un futuro spesso incerto, oggi sono soprattutto i motivi professionali alla base dell’emigrazione o semplicemente la voglia di avventura. La povertà, però, è un fenomeno ancora presente in Svizzera. Per definirla, sono necessari valori di riferimento chiari: la nozione di povertà, infatti, dipende da vari fattori, tra cui il contesto e il metro di giudizio. L’articolo dedicato al tema presenta due tipi di concetto per la definizione di povertà. Su nuovi concetti e sul ripensamento dei confini tradizionali si basano gli Open Government Data, i dati liberamente accessibili delle autorità. La statistica pubblica riveste un ruolo precursore in questo ambito, nell’intento di attuare la strategia di e-government della Confederazione, ma restano ancora alcuni criteri da adempiere. Nessun vincolo, invece, per la statistica rappresentata sul palcoscenico dal progetto teatrale «100%» del gruppo Rimini Protokoll. I 100 attori in carne e ossa che rappresentano statisticamente la loro città sul palco rispondono a domande anche private, senza alcuna protezione della privacy, dando alla statistica un aspetto più concreto. Simone Nuber, Direttrice dell’Ufficio statistico della Città di ­Zurigo, ha dato il via alla reazione a catena per il casting dello spettacolo in scena nella stessa Zurigo. Infine Martin Vorrdouw, professore assistente all’Istituto di biologia dell’Università di Nechâtel, spiega quanto sia importante la statistica per la sua ricerca. Buona lettura! UST ValeurS 3 Statistica pubblica della Svizzera: superare i confini con un sistema ben funzionante è possibile Sono diversi i requisiti che la statistica pubblica deve soddisfare: qualità, scientificità, pertinenza, indipendenza. Per farlo, occorre definire in modo trasparente il sistema e i relativi confini. Ma i confini non devono essere né assoluti, né fissi. Come vengono definiti questi confini, come possono e devono essere infranti e superati? E cosa succede quando se ne delineano di nuovi? Jürg Marti e Ruth Meier L a statistica pubblica non può prevedere i risultati, ma è in grado di tracciare tendenze e tematiche di rilievo per il futuro. La lungimiranza e la flessibilità dei confini del sistema statistico garantiscono alla politica basi concrete su cui fondare il proprio lavoro, permettendo agli ­attori politici di prendere decisioni democratiche basate sui dati affidabili che la statistica pubblica offre. Questo costituisce il contributo essenziale del sistema statistico a una democrazia funzionante. Una questione molto attuale che interessa tutti i sistemi statistici riguarda l’adeguamento alla nuova realtà, che richiede un «superamento» dei confini della statistica. Superare i confini, abbandonare gli ambiti noti può essere interessante e promettente, ma ogni novità porta con sé insicurezze che rischiano di destabilizzare il sistema. Ridurre al minimo le incertezze e i rischi che ne derivano è possibile solo se i confini che si intendono superare fanno parte di un sistema stabile e ben funzionante, come quello della statistica pubblica. Così al superamento dei confini, con cui la statistica adegua i propri sistemi alla nuova realtà, si accompagna il necessario consolidamento che permette di ricreare la stabilità del sistema. Un quadro regolatore a prova di fiducia Il sistema della statistica pubblica è delimitato da una serie di confini. In primis, il mandato di informazione pubblica è determinato dal quadro regolatore definito dalla legislazione, che comprende la legge sulla statistica federale e altre leggi contenenti articoli dedicati alla statistica. Un altro «confine» è definito dalla legge federale sulla protezione dei dati, che disciplina il rapporto con le informazioni e crea una presupposto ­importante per la fiducia dell’opinione pubblica, che è fondamentale per la partecipazione degli intervistati 4 UST ValeurS alle rilevazioni. Nonostante la forte componente normativa, i confini definiti dal quadro regolatore non sono immutabili, ma possono essere modificati o riscritti. Nella maggior parte dei casi è il legislatore stesso che interviene in questo senso, assegnando mandati specifici finalizzati a trovare risposte alle nuove questioni emerse, oppure i provvedimenti vengono segnalati tramite interventi parlamentari. Ma anche i protagonisti della statistica, tra cui l’UST, partecipano al processo con proposte innovative. I confini regolatori sono determinati anche dai rapporti internazionali in cui il sistema statistico è coinvolto; l’Accordo bilaterale di cooperazione nell’ambito della statistica della Svizzera con l’UE, per esempio, definisce non quali regolamenti adottare – dato che la Svizzera li sceglie autonomamente – ma le modalità di attuazione di quelli adottati. Definizione e ampliamento delle aree geografiche L’idea di confine porta con sé la nozione di area geografica. Di regola, la statistica si rifà a delle unità territoriali e utilizza concetti contenutistici stabiliti, come il concetto interno, con cui si definiscono il prodotto interno lordo o l’indice nazionale dei prezzi al consumo. Anche se la statistica pubblica si orienta in primis al proprio Paese, ai fini statistici anche l’estero e quindi il raffronto internazionale acquistano un peso sempre più significativo. L’estero rappresenta sia uno «spazio di sbocco», per esempio per l’esportazione di merci e servizi, che uno «spazio di provenienza» del turismo o della migrazione. La crescente globalizzazione pone la statistica di fronte a nuove sfide, perché le catene economiche del valore aggiunto diventano sempre più complesse, più internazionali e quindi statisticamente più difficili da rilevare. Riconoscimento anticipato delle aree di intervento La maggiore complessità del contesto di riferimento crea nuove sfide per i sistemi statistici sul piano contenutistico: cresce, infatti, il fabbisogno di informazioni, aumenta il numero di richieste e di mandati. Alla statistica pubblica spetta anche il compito di seguire attivamente i dibattiti politici in modo da dedurre le possibili aree di intervento della statistica e agire come un radar, riconoscendo con anticipo i temi chiave per poi impostare con lungimiranza le basi statistiche. Questa struttura non deve necessariamente produrre nuove rilevazioni: la statistica ufficiale è piuttosto tenuta a impiegare metodi innovativi per analizzare in modo nuovo le questioni e le aree di intervento1. Tecnologie moderne e nuove opportunità I metodi usati in campo statistico sono caratterizzati da uno sviluppo incessante. Le innovazioni metodologiche permettono di ridefinire le strategie intraprese dalla statistica pubblica. La ridefinizione «più radicale» avvenuta negli ultimi anni è stata sicuramente la strategia dei registri introdotta con il censimento della popolazione 2010. Anche gli sviluppi della tecnica hanno spostato i limiti della fattibilità in campo statistico e le nuove tecnologie della comunicazione offrono nuove opportunità e possibilità. Nel campo tecnico, per esempio, la progressiva automatizzazione del trasferimento di dati garantisce maggiore efficienza nello scambio e minore onere a carico dei fornitori di dati.2 come l’indipendenza e l’obbligo della qualità. Tali regole devono essere note, accettate universalmente e riconosciute come confini del sistema. La collaborazione di tutti gli attori all’interno del sistema di statistica pubblica costituisce il fondamento principale per la condivisione di valori, la reciproca lealtà e trasparenza. Apolitica ma rilevante per la politica La statistica pubblica è apolitica per definizione ma deve essere rilevante per la politica. Questa caratteristica rappresenta da un lato una tipicità della statistica e dall’altro comporta una limitazione. Il ferreo rispetto di questi «confini» garantisce alla statistica pubblica la necessaria indipendenza, che le permette di illustrare situazioni e tendenze che possono anche contrastare l’opinione politica dominante. La complessità dei processi statistici richiede un orientamento lungimirante della produzione statistica. Tale approccio comporta una certa «inerzia di sistema» – i sistemi statistici, infatti, non sono molto agili – ma la lungimiranza genera anche un´ importante utilità del sistema ai fini comparativi: la continua estrazione di informazioni, cioè, crea le basi della «memoria della nazione» e le arricchisce costantemente. Dr. Jürg Marti, direttore dell’UST Ruth Meier, vice direttrice dell’UST Fattori per superare con successo i confini I differenti parametri che definiscono i confini del sistema statistico custodiscono una questione intrinseca: come tali limiti possono essere superati e quali fattori permettono di superare i confini con successo. Come già detto, un’apertura dei confini può provocare insicurezza e destabilizzazione, due fenomeni che vanno assolutamente evitati, o per lo meno attenuati, anche nella statistica pubblica. Superare i confini significa spostare i limiti o modificarli, generando in pratica una nuova focalizzazione: ciò crea una nuova o differente angolatura e, quindi, una nuova o differente riproduzione della realtà. Per realizzare questa nuova focalizzazione in un contesto quanto più stabile possibile servono valori base stabili, cioè regole chiave del sistema, 1 Si citano, ad esempio, i sistemi statistici integrati, i conti globali, i sistemi satellite e i sistemi di indicatori. 2 Un esempio è il sistema sedex (secure data exchange) sviluppato dall’UST, che ha riscosso grande successo. UST ValeurS 5 Povertà e soglie di povertà Cosa si intende per soglia di povertà e quando una persona può essere definita povera? Trovare una risposta univoca a simili domande non è facile, perché il concetto di povertà non si basa su criteri chiari e validi universalmente, ma varia a seconda dell’approccio e del contesto sociale, culturale e politico. Per definire la povertà, poi, servono valori di riferimento. Infine esistono modi diversi di analizzare il fenomeno e altrettanti approcci per la rilevazione statistica. Il punto di partenza di una statistica della povertà, però è lo stesso: come delimitare il fenomeno. Nell’articolo, due concetti per la misurazione della povertà. Martina Guggisberg L o status sociale, le opportunità e le condizioni di vita dipendono fortemente dal reddito e dal patrimonio. Le risorse finanziarie, dunque, rivestono un ruolo centrale nella definizione di povertà. Ed è proprio sulle risorse finanziarie delle economie domestiche, e quindi sulla povertà materiale o monetaria, che si concentrano normalmente le statistiche della povertà ufficiali. La povertà monetaria viene definita sulla base del reddito domestico disponibile1 (e, idealmente considerando anche il patrimonio). Per la definizione delle soglie di povertà monetaria si ricorre a due approcci: uno assoluto e uno relativo. Definizione di povertà assoluta Negli approcci assoluti, la povertà è definita come il fatto di ritrovarsi al di sotto di un determinato minimo vitale. Originariamente, veniva preso in considerazione un minimo esistenziale che includeva solo le risorse necessarie al sostentamento e quindi al soddisfacimento di bisogni primari come l’alimentazione, l’abbigliamento e l’abitazione. Nei Paesi industrializzati, tuttavia, questo tipo di sopravvivenza puramente fisica è in gran parte assicurato. Il concetto di povertà assoluta impiegato all’Ufficio federale di statistica si basa su una fissazione di una soglia di povertà orientata ai bisogni, partendo da un minimo vitale sociale che permetta non solo la mera sopravvivenza ma anche una minima partecipazione alla vita sociale 2. Questa soglia di povertà è assoluta in quanto non dipende direttamente dalle distribuzioni di beni e risorse che caratterizzano la società nel suo insieme anche se ne tiene conto implicitamente nella definizione delle risorse minime esistenziali (forfait per il mantenimento) 3. 6 UST ValeurS La fissazione di risorse minime è determinata anche dai valori di riferimento di una società. ­Solitamente la soglia di povertà monetaria assoluta viene definita sulla base dei costi di un determinato paniere tipo. L’importo derivato viene confrontato con il reddito disponibile di una persona o di un’economia domestica. Una persona viene considerata povera (economicamente) quando il suo reddito si trova al di sotto della soglia di povertà. Tale approccio presenta il vantaggio di orientare la misurazione della povertà direttamente sui bisogni della persona e permette anche di risalire alla situazione esistenziale e alle condizioni di vita della popolazione. Un tasso di povertà così definito si presta a essere utilizzato quale obiettivo quantitativo per le politiche sociali, in quanto il sostegno finanziario alle persone o alle economie domestiche povere si ripercuote direttamente in una riduzione misurabile della povertà. La scelta dei beni giudicati necessari per una vita integrata socialmente, che definisce anche la soglia di povertà, è per forza legata a dei valori stabiliti e quindi, in un certo senso, è arbitraria perché non si basa su criteri scientifici obiettivi. Uno spostamento anche minimo della soglia di povertà può avere conseguenze considerevoli sul numero di persone identificate come povere. Inoltre l’approccio assoluto permette di stabilire soglie nazionali di povertà, in quanto vengono utilizzati panieri diversi. Ne consegue, dunque, l’impossibilità di effettuare raffronti internazionali. La definizione di minimo vitale sociale adottata in Svizzera deriva dalle direttive della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSAS), che fungono da riferimento per la valutazione del diritto all’aiuto sociale. Le direttive della 1 Il reddito disponibile comprende tutti i redditi (patrimoniale, da lavoro e da trasferimento) di ogni membro dell’economia domestica e si ottiene sottraendo le spese obbligatorie dal reddito lordo complessivo dell’economia ­domestica. Per spese obbligatorie si intendono i contributi alle assicurazioni sociali (contributi AVS/AI, previdenza professionale ecc.), tasse, premi della cassa malati e trasferimenti regolari verso altre economie domestiche (es. alimenti). 2 L’adozione di tale concetto di povertà è stato raccomandato anche dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS). 3 Il forfait per il mantenimento dipende dallo standard di vita della società di riferimento e cambia nel tempo e nello spazio (ad esempio oggi in Svizzera una televisione rientra nel forfait per il mantenimento mentre in passato era un bene di lusso). COSAS sono riprese dalla maggior parte dei Cantoni e dei Comuni e risultano comunemente accettate. La determinazione della soglia di povertà in uso all’UST si riferisce a queste direttive e include: un forfait per il mantenimento, uno per le spese individuali per l’alloggio e una somma pari a 100 franchi al mese per ogni persona di 16 anni per altre spese4. Concetto relativo – rischio di povertà Diversamente dalla soglia assoluta, l’approccio relativo si orienta non al bisogno ma alla ripartizione dei beni e delle risorse all’interno della popolazione. Di norma i valori soglia relativi si riferiscono ai quantili più bassi della distribuzione dei redditi o vengono stabiliti come media aritmetica o mediana (quota di una misura di tendenza centrale della distribuzione). I valori relativi stabiliti recentemente a livello internazionale fissano la soglia del rischio di povertà, e quindi la misura della disuguaglianza sociale, tra il 50 e il 60% della mediana del reddito disponibile equivalente della popolazione di un Paese5. L‘approccio relativo si rivela particolarmente vantaggioso perché è un concetto diffuso a livello internazionale, permette raffronti internazionali basati su un metodo di valutazione unitario e ­perché il calcolo su cui si basa risulta semplice e facilmente condivisibile. I valori del rischio di povertà sono legati al livello medio di benessere di ciascun Paese e vengono ricalcolati ogni anno, in modo che nella misura della povertà si possa tener direttamente conto di eventuali cambiamenti del contesto socioeconomico (indipendentemente dai processi politici). Il principale svantaggio di un approccio relativo consiste nella sua inadeguatezza a prestarsi come unità di lotta alla povertà. Inoltre, se si prende il quantile inferiore della distribuzione del reddito come valore soglia, una determinata parte della popolazione rientrerà sempre – salvo nel caso di uguaglianza assoluta – nel gruppo dei poveri, a prescindere dalle effettive condizioni di benessere. Anche se si ricorre a percentuali di una misura centrale (come ad esempio il 60% della mediana del reddito equivalente) per il calcolo della soglia di povertà, l‘approccio non permette di formulare valutazioni dirette sull‘effettivo benessere della popolazione, ma riflette piuttosto la disparità sociale di un Paese. Secondo questo concetto, infatti, la percentuale di povertà rimane costante anche se, per esempio, tutti i membri di una società hanno a disposizione il 10% in più o in meno al mese. In questo caso la disparità rimane uguale, nonostante per alcune persone comporti un cambiamento significativo delle proprie condizioni di vita. Al contrario, le persone con un reddito leggermente superiore alla soglia di povertà relativa rischiano di rientrare nella definizione di poveri, se il reddito mediano aumenta, anche se le loro condizioni di vita, da un punto di vista assoluto, non cambiano. Non ci sono argomentazioni teoriche, metodologiche o analisi empiriche che supportino la scelta di un valore soglia, che sia il 50 o il 60% della mediana, per cui tale valore viene stabilito per convenzione. Il ricorso a due diversi valori attenua in parte il problema e permette di analizzare quanto il rischio di povertà dipenda dalla definizione del valore soglia. La distribuzione del reddito viene descritta in dettaglio nella parte più bassa del reddito. 20 Situation économique et sociale de la population Martina Guggisberg, collaboratrice scientifica nella Sezione Analisi sociale, settore Reddito e povertà, UST 852-1001 Pauvreté en Suisse: concepts, résultats et méthodes Résultats calculés sur la base de l’enquête SILC 2008 à 2010 Neuchâtel, 2012 Il testo è estratto dalla pubblicazione (disponibile in francese e tedesco): Pauvreté en Suisse: concepts, résultats et méthodes. Résultats calculés sur la base de l’enquête SILC 2008 à 2010. OFS, Neuchâtel 2012. 4 L’utilizzo del concetto di «spese individuali per l’alloggio» comporta una soglia di povertà definita per ogni economia domestica. 5 Il valore limite del 50% viene impiegato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo ­sviluppo economico (OCSE), mentre l’Ufficio statistico dell’Unione Europea (Eurostat) utilizza la soglia del 60%. UST ValeurS 7 … può essere un’esperienza interessante e molto promettente, 8 UST ValeurS ma anche essere una fonte di insicurezza. UST ValeurS 9 Il lavoro oltre il confine Negli ultimi anni il numero di frontalieri è aumentato considerevolmente in Svizzera. Il fenomeno ha ottenuto ampi spazi nei media di lingua francese e italiana, che si occupano regolarmente della questione, ed è entrato a pieno titolo anche nel dibattito politico. Ma quanti sono effettivamente i frontalieri? Da dove vengono e in quali professioni sono attivi? Il presente articolo offre una panoramica dei principali dati disponibili a inizio 2012. Martial Berset N el maggio 2011, l’entrata in vigore degli accordi bilaterali con l’Unione europea ha sancito l’abolizione delle zone di confine 1 con gli Stati dell’UE-8, come già era avvenuto per gli Stati dell’UE-17/AELS il 1° giugno 2007. Con questo cambiamento, le persone residenti nell’intera area UE-25/AELS possono liberamente fare richiesta di un permesso per frontalieri (permesso G). Il permesso per frontalieri I requisiti per l’assegnazione di un permesso G sono un contratto di lavoro dipendente o una sede sociale relativa a un’attività indipendente in Svizzera e il rientro nel domicilio principale all’estero almeno una volta a settimana. Anche all’interno del territorio svizzero sono state rimosse le delimitazioni geografiche un tempo vincolanti: una persona con permesso G, infatti, oggi può svolgere un’attività professionale ovunque in Svizzera. Il permesso è valido cinque anni e può essere prolungato. Solo per la Romania e la Bulgaria vige ancora il regolamento relativo alla zona di confine. Il contingentamento di un anno deciso dal Consiglio federale nel mese di aprile 2012 per i flussi migratori provenienti dagli Stati dell’UE-8 («clausola di salvaguardia») non riguarda i fron­ talieri. La maggiore flessibilità del mercato del lavoro ha reso più allettante lo status di frontaliere e sempre più lavoratori hanno scelto questa situazione lavorativa: negli ultimi cinque anni, compresi tra il primo trimestre 2007 e il primo trimestre 2012, il numero di frontalieri è aumentato del 28,8%, attestandosi attualmente a 256’000 unità (cfr. grafico 1) 2 . I cittadini svizzeri che vivono all’estero e lavorano in patria non necessitano di alcun permesso di lavoro, per cui sono esclusi dalla statistica dei frontalieri dell’UST, ma rientrano nella statistica delle persone occupate (SPO). Secondo i risultati di questa statistica, nel secondo trimestre 2011 i lavoratori di nazionalità svizzera residenti all’estero erano 56’000, una ­cifra quasi doppia (46,4%) rispetto al secondo trimestre 2006.3 È però impensabile che tutti i 312’000 frontalieri che lavorano in Svizzera attraversino i confini ogni giorno; per essere considerata frontaliere, infatti, una persona deve fare rientro almeno una volta a settimana al proprio domicilio: ciò significa che i frontalieri possono 1 Le «zone di confine» sono aree definite geograficamente che si trovano nelle immediate vicinanze dei confini e dove i frontalieri dovevano vivere e lavorare. 2 Tali affermazioni si basano prevalentemente sui dati della statistica dei frontalieri (STAF) realizzata dall’Ufficio federale di statistica (UST), che rileva il numero di frontalieri stranieri con permesso G residenti all’estero e attivi nel mercato del lavoro svizzero. Le cifre calcolate dalla STAF risultano dal 15 al 20% inferiori rispetto ai permessi notificati e ancora validi, perché la mansione degli occupati non viene sempre segnalata alle autorità. 3 Fonti: rilevazioni sulle forze di lavoro dei Paesi confinanti. Numero e tassi di crescita dei Paesi limitrofi, 1996 –2012 (stato: 1o trimestre) 300 000 30% Crescita (12 mesi) in % (destra) 200 000 100 000 20% 10% Numero di frontalieri (sinistra) 0 0% Fonti: UST, Statistica dei frontalieri (STAF) 1996 10 1997 UST ValeurS 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 anche vivere in Svizzera come soggiornanti settimanali. Tale status residenziale spiega anche il fatto per cui molti frontalieri non provengono dai Paesi limitrofi ma da Stati lontani, come il Regno Unito (104), il Belgio (83) e i Paesi Bassi (73). La Francia la fa da padrona La maggior parte dei frontalieri attivi nel mercato del lavoro svizzero proviene da tre Paesi confinanti: Francia (135‘000), Germania (54‘000) e Italia (59‘000). Quest’ultimo Paese, in particolare, ha fatto segnare l’aumento più marcato (+37%) negli ultimi cinque anni, seguito da quello dei cittadini di nazionalità tedesca (+31,0%; a livello nazionale: +28,8%) mentre i frontalieri residenti in Francia sono aumentati in una percentuale inferiore agli altri due Paesi (+25,0%). Le Grandi Regioni maggiormente interessate da questo fenomeno migratorio sono tre: Regione del Lemano (33,9%), Svizzera Nord-occidentale (25,3%) e Ticino (20,9%). Tuttavia non è in queste Grandi Regioni che si sono registrati gli aumenti più drastici del numero di frontalieri negli ultimi cinque anni, bensì nella regione di Zurigo (+59,2%), nell’Espace Mittelland (+37,6%) e nella Svizzera centrale. L’aumento dei frontalieri in questa regione, in particolare, è ricollegabile all’eliminazione della zona di confine per gli Stati dell’UE-17/AELS avvenuta il 1° giugno 2007: prima, infatti, non era possibile lavorare nella Svizzera centrale con un permesso G. Nonostante l’eliminazione della zona di confine del 2007, la maggior parte (94,8%) dei frontalieri provenienti dalla Francia si concentra nei dipartimenti prossimi al confine. Stesso comportamento dimostrano i frontalieri di cittadinanza tedesca: nel quarto trimestre 2011, il 79,5% dei cittadini tedeschi vive nelle aree immediatamente prossime al confine svizzero. Quasi i due terzi dei frontalieri (85’000) lavorano nella Regione del Lemano, 30’000 hanno trovato un impiego nella Svizzera Nord-occidentale e 19’000 nell’Espace Mittelland. Nella Svizzera Nord-occidentale, poi, si aggiungono 35’000 persone che risiedono in Germania. La terza Grande Regione con un elevato numero di frontalieri è il Ticino, che conta 35’000 lavoratori residenti quasi esclusivamente in Italia. Nella Regione del Lemano e in Ticino, i frontalieri provengono quasi esclusivamente dalla Francia e dall’Italia, mentre nella Svizzera Nord-occidentale lavora lo stesso numero di frontalieri provenienti dalla Germania e dalla Francia. In cifre assolute, la Regione del Lemano si distingue per il maggior numero di lavoratori con permesso G, ma per descrivere meglio un fenomeno così rilevante per il mercato del lavoro occorre raffrontare il numero di lavoratori frontalieri con quello delle persone attive. Emerge pertanto che in Ticino i frontalieri rappresentano circa un quarto (24,8%) del totale delle persone occupate, mentre la quota è notevolmente più ridotta nella Regione del Lemano (9,8%) e nella Svizzera Nord-occidentale (10,0%). Se si confronta con il totale degli occupati in Svizzera, la percentuale di frontalieri scende al 5,4%. Impiego nelle professioni meno qualificate Per definire con più precisione la situazione attuale dei lavoratori frontalieri in Svizzera e la rilevanza del fenomeno per l’economia nazionale è importante sapere quali settori economici e quali gruppi di professioni sono interessati e in cosa consistono le differenze rispetto al resto degli occupati. Se si considera il fenomeno dal punto di vista dei settori economici, i frontalieri sono maggiormente attivi nel settore secondario, ovvero nell’industria: la loro percentuale ammonta al 39,9% rispetto a una media nazionale del 22,5%. Frontalieri stranieri secondo il sesso, la Grande Regione, lo Stato di domicilio, la classe di età e il settore economico, 2012 Primo trimestre 2012 2012 Sesso Età Uomini 163 728 15–19 anni 1 540 Donne 92 307 20–24 anni 15 912 25–29 anni 32 969 30–34 anni 37 221 86 696 35–39 anni 36 705 Espace Mittelland 19 976 40–44 anni 38 069 Svizzera nordoccidentale 64 758 45–49 anni 37 461 7 699 50–54 anni 26 607 22 300 55–59 anni 17 217 60 anni e più 12 334 Grandi Regioni Regione del Lemano Zurigo Svizzera orientale Svizzera centrale Ticino 1 188 53 417 Stato di domicilio Germania Francia Italia Austria Altro Totale Settori 53 684 134 932 58 772 Agricoltura 1 720 Industria 102 135 Servizi 152 181 Totale 256 036 8 214 434 256 036 Fonti: UST, Statistica dei frontalieri (STAF) UST ValeurS 11 Occupati 1 e frontalieri stranieri secondo il grande gruppo di professioni, 2012 La situazione si rivela opposta nel settore terziario, quello dei servizi, dove si concentra il 73,9% dei lavoratori svizzeri e il 59,4% dei frontalieri. Nell’agricoltura, invece, trova impiego solo lo 0,7% dei frontalieri, a fronte del 3,6% del totale degli occupati. Interessante è anche esaminare il fenomeno secondo la classificazione CITP 081. Nel livello con la massima aggregazione i gruppi di pro­ Frontalieri stranieri secondo il sesso, fessioni si ripartiscono in dieci categorie; la Grande Regione, lo Stato di domicilio,le categorie «dirigenti» intellettuali2012 e scienla classe di età ee il«professioni settore economico, tifiche» richiedono per le Primo trimestre 2012un elevato skill level, 2012 categorie «conduttori di impianti e macchinari e Sesso Età addetti al montaggio» e «professioni non qualifiUomini 163 728 15–19 anni 1 540 cate», invece, le qualifiche necessarie sono infeDonne 92 307 20–24 anni 15 912 riori. Se si considera la distribuzione dei frontalieri 25–29 anni 32 969 in queste categorie e la si confronta con quella Grandi Regioni 30–34 anni 37 221 del totale degli occupati, emergono notevoli difRegione 86 696 35–39 anni 36 705 ferenze (cfr. tabella 2); la più lampante si delinea del Lemano Espace Mittelland 19 976 40–44 anni 069 nel gruppo delle «professioni intellettuali e38scienSvizzera nordocci64 758 45–49 degli anni occupati 37 resi461 tifiche», in cui è attivo il 23,5% dentale denti contro l’11,7% delle persone con permesso Zurigo 7 699 50–54 anni 26 607 G, con uno scarto di 11,8 percentuali. 17 Un’alSvizzera orientale 22 300 punti 55–59 anni 217 Svizzera centrale piuttosto 1 188 sostanziale 60 anni e più emerge 12 nelle 334 tra differenza Ticino 53 417 «professioni non qualificate»: in questa categoria loStato scarto tra i frontalieri e il totale degli occupati di domicilio Settori ammonta a 13 punti percentuali, con il 17,3% dei Germania 53 684 Agricoltura 1 720 Franciadi lavoro occupato 134 932 Industria 102 135 posti da lavoratori con perItalia G contro il 4,3% 58 772 degli Servizi 152 181 messo occupati. La panoraAustria 8 214 mica, dunque, mostra che i frontalieri sono conAltro 434 centrati in attività professionali meno esigenti Totale al totale degli 256 036 Totale 256 036 rispetto occupati. LaUST, minor presenza di frontalieri nelle categorie Fonti: Statistica dei frontalieri (STAF) che richiedono una migliore qualifica conferma i risultati di uno studio condotto dalla Segreteria di Stato dell’economia SECO che illustra come nei Cantoni di Ginevra (-16%) e Ticino (-18%) i frontalieri percepiscono in media un salario molto più basso rispetto al resto degli occupati (SECO 2011).2 Le differenze salariali si assottigliano se si filtrano i dati secondo vari fattori che incidono effettivamente sulla composizione salariale, come gli anni di formazione seguiti o il ramo di attività. Ciononostante, anche tenendo in considerazione tali fattori, lo studio della SECO conferma che la differenza salariale in questi Cantoni persiste (GE:-6%; TI:-11%). Statistiche importanti per osservare l’andamento Considerato il ruolo chiave che i lavoratori frontalieri rivestono in particolare nei mercati del lavoro della Svizzera francese e del Ticino, non stupisce che la tematica abbia invaso i canali mediatici e si sia ricavata uno spazio nel dibattito politico, destando soprattutto interesse riguardo alla possibile evoluzione del fenomeno. Prevedere lo sviluppo futuro del numero di frontalieri risulta difficile, in quanto l’afflusso è fortemente influenzato dalla situazione economica e politica. Si rivela ­comunque importante effettuare un monitoraggio efficiente degli sviluppi a breve e lungo termine e definire nel dettaglio la situazione attuale, sulla base dei dati forniti dalla statistica dei frontalieri. Martial Berset, psicologo del lavoro e collaboratore scientifico presso l’Ufficio federale di statistica Occupati 1 e frontalieri stranieri secondo il grande gruppo di professioni, 2012 Totale Frontalieri 2012 (1° tr.) Occupati 2012 (1° tr.) Valori assoluti Valori assoluti (in 1000) in % 256 036 in % 4 365 Quadri dirigenti 17 384 6,8% 344 7,9% Professioni accademiche ed equivalenti 30 013 11,7% 1 024 23,5% Professioni tecniche ed equivalenti 44 233 17,3% 771 17,7% Impiegati d’ufficio e di commercio 22 159 8,7% 413 9,5% Professioni nei servizi e nella vendita 35 437 13,8% 710 16,3% Addetti all’agricoltura Professioni artigianali e affini 1 284 0,5% 142 3,3% 42 462 16,6% 582 13,3% Addetti a installazioni e apparecchi 16 227 6,3% 167 3,8% Lavoratori non qualificati 44 357 17,3% 189 4,3% 2 480 1,0% 23 0,5% Nessuna attribuzione possibile 1 Occupati sulla popolazione residente permanente secondo la rilevazione delle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS) Fonti: UST, Statistica dei frontalieri (STAF) e Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS) 12 UST ValeurS 1 Classificazione internazionale tipo delle professioni: la CITP è una nomenclatura che suddivide le attività professionali in gruppi e le organizza in una struttura gerarchica in base alle necessarie competenze e abilità (skill level). 2 SECO, 2011. Effetti della libera circolazione delle persone sul mercato del lavoro elvetico. Settimo rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone fra la Svizzera e l’UE. Berna: SECO. Il presente articolo è stato pubblicato nella rivista terra cognita 21/2012. 2011: alta congiuntura per il turismo degli acquisti Complice l’euro debole, mai come l’anno scorso così tanti svizzeri sono andati oltre confine per fare acquisti. Si calcola che i consumatori svizzeri abbiano comprato merci all’estero per un valore che va dai tre ai cinque miliardi di franchi. Di conseguenza, le autorità doganali estere hanno registrato un numero record di attestazioni dell’esportazione, con cui i contribuenti possono farsi rimborsare l’IVA. Ma quali sono stati gli effetti del cosiddetto «turismo degli acquisti» sulla dogana svizzera? Walter Pavel I l turismo degli acquisti ha avuto i suoi effetti anche sulla dogana svizzera. Infatti, rispetto al 2010, l’anno scorso nel traffico turistico sono state allestite più di 515’000 dichiarazioni doganali, il che corrisponde a un incremento del 30%. Anche le rispettive entrate hanno registrato un aumento di oltre 11 milioni di franchi, attestandosi a 40 milioni circa. Tuttavia la prudenza è d’obbligo poiché, come è noto, a inizio 2011 l’aliquota dell’IVA è stata portata dal 7,6 all’8%. Inoltre questi dati non tengono conto delle merci che i consumatori potevano importare in esenzione da tributi, dato che gli acquisti erano inferiori al limite di franchigia di 300 franchi. Il turismo degli acquisti ha comunque lasciato segni tangibili sul bilancio annuale della dogana svizzera. Più contrabbando? Come sempre, se aumentano le importazioni di merci aumenta anche il contrabbando. Nel 2011 i casi registrati nel traffico turistico sono balzati a circa 20’000 (+36% rispetto al 2010). Va detto però che qui gli importi sono di solito più modesti. Ciò emerge anche dal confronto con i dati rilevati nel contrabbando organizzato in modo professionale, in cui l’ammontare dei tributi sottratti è di gran lunga superiore. In tale ambito, l’anno scorso gli inquirenti doganali hanno appurato circa 5800 casi, ossia 400 in più rispetto all’anno precedente. I tributi così sottratti hanno raggiunto complessivamente l’importo di 13 milioni di franchi. Le derrate alimentari rimangono le merci più contrabbandate, a causa degli elevati tributi cui soggiacciono. Nel 2011 sono stati contrabbandati alimentari per quasi 1000 tonnellate, mentre nel 2010 per circa 800. In questo contesto la frutta e la verdura detengono il primato assoluto. Più controlli doganali? L’anno scorso è stato chiesto più volte alla dogana se la crescita esponenziale del turismo degli acquisti implicasse anche un aumento dei controlli nel traffico turistico. Il Direttore generale delle dogane Rudolf Dietrich lo ha escluso in modo categorico. Egli ha affermato che in primo luogo l’AFD non dispone delle necessarie risorse di personale e, in secondo luogo, l’obiettivo della dogana svizzera non è fare più controlli possibili, bensì fare i controlli giusti. Un altro argomento riguarda l’incidenza dei tributi nel traffico turistico: il loro ammontare (0,2%) rappresenta una cifra trascurabile rispetto alle entrate complessive dell’AFD, pari a 23 miliardi di franchi. Perciò un’intensificazione dei controlli comporterebbe un onere sproporzionato. Occorre invece focalizzarsi sulle scoperte di grossi casi di contrabbando organizzato in modo professionale, dove gli importi in gioco sono molto più elevati. Secondo Dietrich, questa attività criminale stravolge la concorrenza in Svizzera, dal momento che la merce contrabbandata è offerta a prezzi molto più convenienti o, altrimenti detto, i margini di utile in tal modo si dilatano. Non da ultimo, queste merci potrebbero essere nocive alla salute dei consumatori, poiché non si sa da dove arrivino e in quali condizioni siano state trasportate. Più entrate? Con il turismo degli acquisti la Confederazione non incassa di più. «È vero piuttosto il contrario», precisa il Direttore generale delle dogane. Da un lato perché le merci acquistate all’estero per un valore inferiore ai 300 franchi sono esenti da imposta, mentre quelle vendute in Svizzera sono tassate; dall’altro perché i prezzi all’importazione sono di regola più bassi di quelli al dettaglio nel nostro Paese. Walter Pavel, capo della Comunicazione, Amministrazione federale delle dogane, AFD Articolo estratto dalla rivista informativa della dogana svizzera Forum D 1/2012. Maggiori informazioni sull’attività dell’Amministrazione federale delle dogane sul sito www.ezv.admin.ch. UST ValeurS 13 Libera circolazione delle persone CH-UE: gioie o dolori? La libera circolazione delle persone ha generato perdite di posti di lavoro o ha stimolato la crescita economica e l’impiego (anche) di forza lavoro locale? Ha condotto ad un livellamento verso il basso dei salari indigeni o gli stimoli di crescita li hanno rimpinguati? Attraverso la valutazione quantitativa dell’abolizione di un bastione della politica migratoria svizzera – la priorità d’impiego accordata alla forza lavoro indigena sino a giugno 2004 – lo studio dell’Ufficio di statistica del Cantone Ticino risposte a tali quesiti. Maurizio Bigotta, Oscar Gonzalez e Fabio B. Losa N el giugno 2004, nell’ambito della progressiva applicazione dell’Accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone, è stata abolita per i cittadini comunitari (UE17/AELS) una delle disposizioni cardine su cui sino ad allora si era fondata la politica svizzera d’immigrazione, ossia la priorità d’impiego accordata alla forza lavoro indigena rispetto alla manodopera estera di nuova venuta. Nel caso delle regioni di frontiera, questa disposizione aveva consentito alle autorità di regolare il flusso di frontalieri in base ai bisogni dell’economia e nel rispetto del diritto prioritario al lavoro degli indigeni. Dalla sua applicazione ha trovato origine l’accezione di funzione di cuscinetto congiunturale che la manodopera frontaliera ha svolto nelle regioni di confine nel corso degli ultimi decenni. I quesiti della ricerca Lo studio «Libera circolazione: gioie o dolori?» opera una valutazione quantitativa degli impatti di questa misura di deregolamentazione nelle regioni di confine svizzere (rispetto alle regioni interne, selezionate quale gruppo di controllo), determinando il cosiddetto effetto medio sugli esposti in termini di posti di lavoro e di salari della forza lavoro indigena. Risponde, con metodo scientifico e risultati estremamente robusti, a due quesiti: 1. La maggior libertà di assumere manodopera frontaliera nelle zone di confine svizzere ha generato effetti negativi in termini di perdita di posti di lavoro e crescente disoccupazione – frutti della sostituzione 14 UST ValeurS della manodopera locale con pendolari d’oltreconfine, in genere più flessibili e meno costosi – o ­piuttosto ha stimolato la crescita economica e con essa l’impiego (anche) di forza lavoro locale? 2. La deregolamentazione ha condotto ad un livellamento verso il basso dei salari oppure gli ­stimoli di crescita sono stati tali da indurre – almeno a medio termine – un incremento delle retribuzioni della componente indigena? Si tratta di quesiti di rilevanza sociale, economica e politica considerati l’elevata esposizione delle zone di confine ai flussi migratori e la conseguente sensibilità sociale e politica, il ruolo giocato dalla manodopera frontaliera nei mercati locali e il valore simbolico di questo bastione della politica migratoria svizzera. Gli effetti sui posti di lavoro Complessivamente, a fine settembre 2005 la misura ha cagionato nelle zone di frontiera una perdita di oltre 40’000 posti di lavoro (pari ad una variazione relativa di -1,5%). La riduzione dell’impiego totale sottende una contrazione della componente svizzera (-2,4%, vale a dire 49’477 posti di lavoro in meno) accanto a una crescita di posti di lavoro occupati da donne straniere residenti (+3,9%, pari a quasi 9’000 nuovi posti di lavoro). L’impatto negativo sull’impiego della componente svizzera, che ha riguardato praticamente tutti i rami economici, ha accomunato uomini e donne: per i primi si è trattato di una perdita netta di quasi 31’000 posti di lavoro (-2,6%), per le ­seconde invece di opportunità d’impiego che non si sono realizzate a causa della deregolamentazione (-18’549 impieghi pari a -2,1%). Gli effetti sui salari Nel suo complesso la deregolamentazione ha stimolato una crescita dei salari dell’ordine di +0,8%, pari a 55 franchi in più al mese (misurata a fine ottobre 2006). A beneficiare della deregolamentazione sono stati i salariati 1 maschi svizzeri con un incremento della retribuzione mensile media dell’1,7% tra il 2002 e il 2006. Non risultano invece influenzati né i salari degli stranieri (donne e uomini) né quelli delle donne svizzere. Impatti positivi emergono per una ­serie di gruppi con profili rispettivamente e retribuzioni elevati: i salariati di 50 anni e più (+1,8%), quelli con formazione terziaria (+2,5%) e quelli che occupano posti di lavoro di responsabilità o che richiedono qualifiche elevate (+1,7%). A questi si aggiunge chi occupa posti di lavoro che richiedono basse qualifiche (+0,9%). Hanno invece subito la misura tre gruppi di salariati delle zone di confine, per i quali la maggior concorrenza e la maggior presenza frontaliera hanno de­ terminato una minore crescita delle retribuzioni rispetto a quanto si sarebbe registrato senza la deregolamentazione: si tratta dei giovani (-1,0%), di coloro che occupano posti a qualifiche medie (-0,5%) o posti senza funzioni di quadro (-0,7%). Zone di frontiera e zone interne della Svizzera, conformemente agli accordi in materia di manodopera frontaliera vigenti fino a maggio 2007 Comuni di frontiera Comuni interni SH BS TG BL JU ZH AG AR SO SG ZG LU NE OW FR SZ Maurizio Bigotta, già collaboratore scientifico presso l’Ustat, attualmente dottorando in socioeconomia presso l’Università di Ginevra nell’ambito del Centro nazionale di competenza LIVES GL NW BE AI Ha generato posti di lavoro, e quindi crescita economica, accanto a perdite di posti di lavoro (quindi disoccupazione) e scemate opportunità d’impiego; ha prodotto incrementi salariali accanto a freni ai loro percorsi di crescita. UR GR VD Dr. Oscar Gonzalez, responsabile del Settore ­economia dell’Ustat TI GE 0 25 VS 50 km Fonte: Ufficio di statistica del Cantone Ticino, Giubiasco Tra i rami economici, solo l’industria manifatturiera, con un +1,3%, e l’industria estrattiva, che invece segna una sensibile minor crescita (-9,7%), fanno emergere risultati statisticamente significativi, negli altri casi la deregolamentazione non ha influenzato le dinamiche salariali. Anche dall’analisi regionale emergono vincenti e perdenti: da un lato vi sono i cantoni di Neuchâtel, Ginevra e l’aggregato dei due semicantoni basilesi, che registrano incrementi salariali del +6,2%, +5,3% e +1,7%; effetti nulli emergono invece nei Cantoni di Vaud e Zurigo; mentre in Ticino la deregolamentazione ha generato una perdita salariale dell’ordine di -1,9% (pari a -114 franchi al mese). Nei cantoni di confine la scomposizione degli impatti per diversi gruppi ­socioprofessionali genera quadri peculiari a riprova delle specificità nei profili e nei ruoli giocati dalla manodopera ­frontaliera. A Neuchâtel e Ginevra, ad esempio, praticamente tutti i gruppi analizzati hanno beneficiato della deregolamentazione, in primis gli uomini – svizzeri (+8,0% a Neuchâtel e +7,1% a Ginevra) e stranieri (+5,1% rispettivamente +6,1%) Ripartizione spaziale: Comuni Dr. Fabio Losa, attualmente in congedo dall’Ufficio di statistica del Cantone Ticino (Ustat) presso la Banca Africana di Sviluppo a Tunisi quale Senior Monitoring and Evaluation Specialist, è ricercatore associato al CREM-CNRS (Università di Rennes) © UST, ThemaKart – e tutti i gruppi con profili e salari elevati. A Basilea e a Zurigo gli impatti positivi hanno riguardato un più ristretto novero di gruppi: gli uomini svizzeri (+1,4% rispettivamente +2,5%) e, come in precedenza, chi dispone di profili e retribuzioni relativamente elevati. A Basilea, ai primi si sono aggiunte le donne svizzere con +2,7%, mentre a Zurigo le stesse hanno subito una minor crescita dell’ordine di -2,4%. In Ticino il quadro negativo è determinato dagli impatti sui salari delle donne straniere (-6,9%), e su quelli di altri quattro gruppi: 25–49 enni, salariati con formazione secondaria, con qualifiche medie e con funzioni di quadro. Per tutte le altre categorie, tra cui quindi anche gli occupati svizzeri di ambo i sessi, la misura non ha condizionato le dinamiche salariali. In estrema sintesi si può affermare che la ­soppressione della priorità ai lavoratori indigeni ha avuto impatti positivi e negativi – quindi gioie e ­dolori – a dipendenza dei rapporti di complementarietà rispettivamente di sostituzione che la nuova offerta di lavoro frontaliera esplica rispetto alle componenti indigene nei vari mercati del ­lavoro regionali. 1 Secondo la terminologia in uso all’UST, per salariati si ­intendono i lavoratori dipendenti. Synthèse de la publication Maurizio Bigotta, Oscar Gonzalez e Fabio B. Losa, Libera circolazione: gioie o dolori? Valutazione degli impatti sul mercato del lavoro svizzero dell’abolizione della priorità d’impiego ai lavoratori indigeni. Analisi dell’Ufficio di statistica del Cantone Ticino (Ustat), 2012. Di prossima pubblicazione anche in lingua francese. UST ValeurS 15 Non di rado questa situazione è legata anche a una certa destabilizzazione. 16 UST ValeurS Se però si superano i confini partendo da un sistema ben funzionante e chiaramente definito, come quello della statistica pubblica … UST ValeurS 17 Più di 700’000 Svizzeri registrati all’estero Quando si parla di Svizzera come Paese di immigrazione spesso si dimentica che nel passato il nostro è stato anche un Paese di emigrazione. Tra il 1837 e il 1880, per esempio, il numero di cittadini che abbandonarono la Svizzera fu superiore a quello degli stranieri che vi si stabilirono. Alla fine del 2011 gli Svizzeri all’estero erano 703’640, circa il 10% della popolazione residente nazionale. Thomas Kalau S econdo i dati della statistica 2011 degli Svizzeri all’estero, la maggioranza degli Svizzeri residenti all’estero vive in Europa, in uno dei Paesi dell’Unione europea (97%). All’incirca tre Svizzeri all’estero su quattro possiedono almeno una seconda nazionalità oltre alla cittadinanza svizzera. La Francia al primo posto, seguita da Germania e Stati Uniti La Francia ospita la comunità più numerosa di Svizzeri all’estero: presso le rappresentanze a Lione, Parigi, Marsiglia e Strasburgo sono registrati 183’754 compatrioti. Questa cifra corrisponde grossomodo a un quarto di tutti gli Svizzeri residenti all’estero (26%). Al secondo posto segue la Germania, che ospita 79’050 nostri concittadini (11,2%), seguita dagli Stati Uniti d’America (USA) con 75’637 compatrioti (10,7%). All’altro estremo della graduatoria troviamo, a São Tomé e Principe, in Micronesia e alle Kiribati (Gilbert Islands), le tre comunità più piccole di Svizzeri all’estero, ciascuna composta da un nostro concittadino. Il maggiore aumento percentuale in Asia L’anno scorso il numero di Svizzeri registrati all’estero è aumentato di 8517 persone (1,2%). Come nel 2010, il maggior tasso di crescita tra gli Svizzeri all’estero si registra in Asia, con un aumento del 4,5% (+1861 unità), quindi in Europa, con una progressione dell’1,3% (+5705) seguite da Oceania, con un incremento dell’1,1% (+334), Africa, con una crescita dello 0,8% (+155) e America, con un aumento dello 0,3% (+462). Gli elettori residenti all’estero Dei 545’844 Svizzeri all’estero con diritto di voto, il 26,3%, vale a dire 143’288 persone, esercita i propri diritti politici come votante iscritto nel catalogo elettorale di un Comune svizzero; tale percentuale corrisponde a un aumento del 5,5% rispetto all’anno precedente. Infatti, dal 1° luglio 1992, è possibile partecipare alla vita politica della Svizzera anche dall’estero, partecipando alle votazioni federali e alle elezioni del Consiglio nazionale senza dover rientrare in Svizzera. Andamento degli Svizzeri registrati all’estero, 1980–2011 (numero complessivo) 800 000 200 000 703 640 695 101 580 396 492 725 402 785 363 117 300 000 354 232 400 000 456 025 500 000 527 795 600 000 634 216 700 000 100 000 Fonte: Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE)1 0 1980 18 UST ValeurS 1983 1986 1989 1992 1995 2000 2005 2011 Principali comunità di Svizzeri all‘estero, 2011 Francia 183 754 Germania 79 050 Stati Uniti d’America Italia 75 637 49 555 Canada 39 045 Regno Unito 29 778 Spagna 23 978 Australia 23 378 Argentina 15 715 Israele 15 172 Fonte: Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE)1 Brasile 14 758 0 20 000 40 000 60 000 80 000 100 000 120 000 140 000 160 000 180 000 200 000 Andamento delle partenze e dei ritorni di cittadini svizzeri, 1981–2010 35 000 partenze 30 000 25 000 Arrivi 20 000 15 000 10 000 5 000 0 1981 Fonte: Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE)1 1985 1990 Molte partenze dal 2010 Mentre sino alla fine degli anni 80 il numero di partenze di cittadini svizzeri era più o meno equivalente a quello degli arrivi (circa 28–30’000 persone all’anno), dal 1990 il numero di emigrati ha superato quello degli immigrati: nel 2010 sono state registrate 26’311 partenze per 22’383 arrivi. Nuovo registro centralizzato Il censimento degli Svizzeri all’estero è stato effettuato a Berna per la prima volta in modo centralizzato su incarico della Direzione consolare del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) con l’ausilio di un registro centralizzato. In precedenza le ambasciate e i consolati generali rilevavano i dati statistici sui nostri concittadini registrati presso i loro uffici e li trasmettevano al 1995 2000 2005 2010 DFAE, dove i dati venivano riuniti nella statistica generale. La nuova procedura migliora l’efficienza e la precisione del rilevamento statistico. La statistica degli Svizzeri all’estero rileva tutti i cittadini svizzeri registrati presso una rappresentanza svizzera all’estero. Il numero di compatrioti residenti nel Principato del Liechtenstein viene ­comunicato dall’Ufficio di statistica del Principato, poiché a Vaduz non vi è un’ambasciata svizzera. Thomas Kalau, supplente del Capo Relazioni con gli Svizzeri all’estero, RSE 1 La OSE, (Organizzazione degli Svizzeri all’estero) è l’organizzazione mantello delle associazioni svizzere nel mondo e dei rappresentanti degli interessi dei cittadini della Quinta Svizzera. La OSE organizza, tra l’altro, il Consiglio degli Svizzeri all’estero, CSE («Parlamento della Quinta Svizzera») e dirige il Segretariato degli Svizzeri all’estero: www.aso.ch Dipartimento federale degli ­affari esteri, sito ­Internet: www.eda.admin.ch UST ValeurS 19 Con o senza frontiere Migrazione della popolazione residente permanente1 per Cantone, 2011 Migrazione internazionale Migrazione interna Arrivo Immigrazione Emigrazione 148 799 Regione del Lemano Vaud Total 2 Partenza Saldo migratorio Saldo migratorio da un altro Cantone 96 494 52 305 138 936 338 917 138 936 338 917 0 46 845 32 513 14 332 16 743 79 665 18 693 79 665 -1 950 da un Comune dello stesso Cantone verso un altro Cantone verso un Comune dello stesso Cantone Totale 23 256 14 825 8 431 9 543 41 887 9 863 41 887 -320 Vallese 4 848 3 010 1 838 4 573 13 192 3 806 13 192 767 Ginevra 18 741 14 678 4 063 2 627 24 586 5 024 24 586 -2 397 Espace Mittelland 20 633 12 835 7 798 28 750 79 671 26 932 79 671 1 818 Berna 10 012 6 766 3 246 12 256 47 686 12 038 47 686 218 Friburgo 4 514 2 429 2 085 6 664 12 793 4 507 12 793 2 157 Soletta 2 320 1 485 835 6 665 9 197 6 441 9 197 224 Neuchâtel 3 148 1 781 1 367 2 216 7 416 2 915 7 416 -699 639 374 265 949 2 579 1 031 2 579 -82 15 841 8 650 7 191 26 026 39 870 25 050 39 870 976 Giura Svizzera nordoccidentale Basilea Città 5 645 3 711 1 934 4 936 1 129 6 518 1 129 -1 582 Basilea Campagna 3 091 1 841 1 250 6 668 9 912 6 658 9 912 10 Argovia 7 105 3 098 4 007 14 422 28 829 11 874 28 829 2 548 Zurigo 31 572 19 635 11 937 22 688 61 683 22 562 61 683 126 Svizzera orientale 16 306 10 210 6 096 25 288 36 984 26 074 36 984 -786 120 Glarona Sciaffusa Appenzello Esterno Appenzello Interno 495 205 290 1 060 815 940 815 1 341 512 829 1 752 2 051 1 677 2 051 75 573 385 188 2 107 971 2 157 971 -50 126 95 31 394 5 439 5 -45 San Gallo 7 202 4 425 2 777 9 724 16 519 10 227 16 519 -503 Grigioni 2 909 2 536 373 3 383 7 208 4 612 7 208 -1 229 Turgovia 3 660 2 052 1 608 6 868 9 415 6 022 9 415 846 10 621 7 095 3 526 17 330 25 797 17 251 25 797 79 5 116 3 592 1 524 7 320 14 868 6 729 14 868 591 278 162 116 430 1 062 627 1 062 -197 1 381 1 242 139 4 290 3 847 4 190 3 847 100 393 236 157 830 769 936 769 -106 Svizzera centrale Lucerna Uri Svitto Obvaldo Nidvaldo 385 244 141 1 146 1 272 1 218 1 272 -72 Zugo 3 068 1 619 1 449 3 314 3 979 3 551 3 979 -237 Ticino 6 973 4 203 2 770 2 111 15 247 2 311 15 247 -200 In questa popolazione non sono compresi i titolari di un permesso di soggiorno di breve durata (permesso L) e le persone nel processo d›asilo (permessi F e N) per una durata di validità inferiore a 12 mesi. 2 Comprese le persone il cui Cantone di residenza è sconosciuto. 1 20 UST ValeurS P er «migrazione» s’intende ogni cambiamento di domicilio principale. Si distingue tra «migrazioni internazionali» (tra la Svizzera e l’estero) e «migrazioni interne» (all’interno della Svizzera). Nella categoria «migrazioni interne» si distingue inoltre tra le migrazioni tra i Cantoni, le cosiddette migrazioni intercantonali, e le migrazioni tra Comuni dello stesso Cantone, ovvero le migrazioni intracantonali. Fino al 2010 i cambiamenti di statuto e i trasferimenti del processo d’asilo, ovvero il saldo dei cambiamenti tra la popolazione residente permanente e quella non permanente, erano compresi nelle cifre delle immigrazioni e del saldo migratorio. Dal 2011 vengono prese in considerazione solo le immigrazioni e ciò incide sul saldo migratorio. Grazie alla migrazione internazionale, tutti i Cantoni hanno registrato un aumento della propria popolazione. I Cantoni con il tasso di migrazione internazionale netto più elevato sono Zugo, Vaud, Sciaffusa e Basilea Città, con più di dieci persone per 1000 abitanti. Per quanto concerne le migrazioni all’interno della Svizzera, il primo in classifica è il Cantone di Friburgo, con più di sette persone per 1000 abitanti. I Cantoni che perdono abitanti a causa delle partenze dal Cantone sono Ginevra, Uri, Grigioni e Basilea Città. Fabienne Rausa, collaboratrice scientifica, Sezione Demografia e migrazione, UST … allora il fattore dell’insicurezza può essere minimizzato e si può affrontare una nuova attività. UST ValeurS 21 Open Government Data: il punto di vista della statistica Il World Wide Web ha definito uno standard: informazioni liberamente accessibili e fruibili dal pubblico, e il medesimo discorso vale anche per i dati delle amministrazioni pubbliche, come richiedono le numerose iniziative di open data. Malgrado la statistica pubblica (nomen est omen) offra da tempo tale servizio, i requisiti di Open Government Data sono elevati: cataloghi di dati, richieste di licenze, formati di dati leggibili automaticamente. Armin Grossenbacher U n concetto si è imposto nel mondo dell’informazione: Open Government Data. Di cosa si tratta? Lo studio svizzero sul libero accesso ai dati governativi «Open Government Data Studie Schweiz» del giugno 2012 lo definisce così: «Per Open Government Data (OGD) si intende la libera accessibilità e la possibilità di riutilizzare i dati delle autorità pubbliche, nel rispetto delle disposizioni in materia di protezione dei dati, dei diritti d’autore e delle informazioni. Il concetto di OGD si basa sul principio della trasparenza e crea maggiore chiarezza, un vantaggio a uso della società e uno stimolo alla crescita economica. Gli OGD rappresentano un importante contributo per realizzare un contenitore globale di dati che, al pari del World Wide Web, promuova la conoscenza e l’innovazione»1 (liberamente tradotto dall’«Open Government Data Studie Schweiz», redatto in lingua tedesca). Gli OGD sono ormai realtà e alcuni Paesi, in primis i governi del Regno Unito e degli USA, hanno varato speciali portali di open data, facendo prova di apertura e di capacità democratica E la statistica pubblica fornisce un apporto indispensabile su questo fronte: i dati statistici sono presenti in abbondanza su questi portali 2. La statistica pubblica come precursore Anche se la Svizzera non dispone (ancora) di un portale a livello federale che offra un catalogo generale dei dati, l’accesso ai dati governativi è disponibile anche nel nostro Paese. Da tempo, infatti, molti uffici mettono a libera disposizione i propri dati e tra questi l’Ufficio federale di statistica svolge un ruolo precursore. La legge del 9 ottobre 1992 sulla statistica federale (LStat) disciplina il principio degli open data. 22 UST ValeurS Art. 18 Pubblicazioni Le basi e i principali risultati statistici sono pubblicati nelle lingue ufficiali in una forma rispondente ai bisogni degli utenti. I risultati non pubblicati devono essere resi accessibili in modo adeguato3. 1 Sicurezza totale con le licenze Le migliaia di dati che l’Ufficio federale di statistica (UST) offre sul proprio portale 4 sono liberamente accessibili e anche utilizzabili, e ne viene indicata la fonte. Il regolamento sulle tasse dell’UST, tuttavia, impone ancora alcune limitazioni all’uso commerciale dei dati e a livello federale manca ancora una licenza internazionale armonizzata (ad esempio secondo creative commons) che garantirebbe una totale sicurezza legale agli utenti. Gli standard degli open data: da semplici dati disponibili in Internet a dati collegati ­semanticamente e leggibili automaticamente 5 Necessaria la catalogazione dei dati La reperibilità di dati prodotti da diversi fornitori è complicata, senza un catalogo che offra una panoramica e un accesso centrale (single point of access). È su questo aspetto che la Confederazione sta concentrando i propri sforzi organizzativi, nell’intento di creare un catalogo centrale e definire i dati che vi rientrano a breve e a lungo termine. Un altro aspetto da risolvere riguarda la copertura economica delle entrate finora provenienti da dati ad accesso a pagamento, come per esempio nel settore dei geodati. Standard a cinque stelle Attualmente la maggior parte dei dati offerti nel quadro degli OGD è in un formato che si presta all’ulteriore elaborazione automatica, come per esempio i file Excel o pdf, che corrispondono a un cosiddetto standard a tre stelle. 1 André Golliez et al.: Open Government Data Studie Schweiz. Berner Fachhochschule. Kompetenzzentrum Public Management und E-Government, Bern, 2012 – http://goo.gl/yqi4J 2 Un esempio del portale OGD UK: www.data.gov.uk/data 3 RS 431.01 Legge sulla statistica federale (LStat) www.admin.ch/ch/i/rs/ c431_01.html 4 www.lexikon-stat.admin.ch 5 www.w3.org/ DesignIssues/LinkedData.html Il requisito, che attualmente rappresenta anche una sfida, di rendere tali dati ricercabili automaticamente e utilizzabili senza intervento umano, non è stato ancora raggiunto e quindi non si è ancora giunti allo standard a cinque stelle del ­collegamento semantico. Cosa comporta tale standard? Un esempio: se i dati sul rincaro di diversi fornitori sono descritti secondo gli standard corrispondenti (tramite metadati), i programmi informatici possono trovarli in tutto il mondo nella nuvola di dati a libero accesso, riunirli in un’unica pagina web, confrontarli fra loro o utilizzarli insieme ad altri dati (mash up) per un’applicazione che realizza previsioni 6. Attualmente la diffusione dell’UST si sta adoperando per realizzare tale formato di dati, definito anche come Linked Open Government Data. Un progetto prioritario Le fasi sopra elencate fanno parte della strategia di e-government della Confederazione elaborata in stretta collaborazione con i Cantoni e i Comuni 7. Il provvedimento B 2.12 della strategia definisce gli obiettivi relativi agli Open Government Data nel modo seguente: «I dati generati dall’attività amministrativa possono essere utili alla popolazione e all’eco­ nomia. Offrono un grande potenziale di innovazione e creano valore aggiunto grazie al loro ­riutilizzo e alla loro valorizzazione da parte dell’economia privata. L’accesso a questi dati può contribuire a una maggiore trasparenza dell’attività del Governo e dell’amministrazione. L’amministrazione provvede dunque affinché tutti i dati non riferiti alle persone, generati dall’attività ­amministrativa, siano accessibili e riutilizzabili per quanto possibile secondo i principi dell’Open Knowledge Foundation (http://okfn.org). In una prima fase occorre creare le basi per il libero ­accesso ai dati governativi e acquisire esperienza tramite progetti pilota». Gli OGD sono oggi al centro di numerose iniziative private, come per esempio opendata.ch 9 e fanno l’oggetto degli attuali dibattiti politici in Parlamento 10. 6 Florian Bauer e Martin Kaltenböck: Linked Open Data: The Essentials. A Quick Start Guide for Decision Makers. Edition mono/monochrom, Vienne, 2012 – http://goo.gl/ YcEAE 7 Segreteria e-government Svizzera: catalogo dei progetti prioritari, stato 15 giugno 2012. http://goo.gl/TVjj3 8 http://goo.gl/X8CDw Armin Grossenbacher, capo della Sezione Diffusione e pubblicazioni, UST 9 www.opendata.ch 10 http://goo.gl/wIXcT La nuvola di dati (data cloud) si compone di set di dati in formato Linked Open Data (LOD). Al centro: dbpedia, la versione LOD di Wikipedia 8. UST ValeurS 23 «100% Zürich» – la statistica a teatro Uno spettacolo porta sul palco un’intera città rappresentata da 100 abitanti. Un campione di 100 attori improvvisati, selezionati tramite una reazione a catena tra gli abitanti della città di Zurigo, sale sul palco del teatro Gessnerallee e racconta la propria storia. Intervista a Simone Nuber, Direttrice dell’Ufficio statistico della Città di Zurigo. Intervista di Verena Hirsch La media di una città sul palco Rimini Protokoll, il trio composto da due registi tedeschi, Helgard Hauge e Daniel Wetzel, e uno svizzero, Stefan Kaegi, porta la realtà sul palcoscenico, inscenando prospettive insolite della realtà. I registi hanno organizzato spettacoli in molte città, come Vienna, Vancouver e Melbourne, selezionando i 100 abitanti che formavano una media rappresentativa della popolazione di ciascuna città. Gli attori vengono selezionati sulla base di categorie definite: età, stato civile, sesso, nazionalità e circondario della città. Non sempre il campione risponde al 100% ai requisiti: per la produzione a Zurigo, per esempio, è stato impossibile reperire il giusto numero di uomini sposati tra 25 e 45 anni, o perlomeno la quota equivalente sulla popolazione della città. Gli attori non hanno un copione da recitare ma devono essere semplicemente loro stessi; sul palco rispondono a domande su questioni politiche, emozioni personali, gusti particolari, esprimendo la propria opinione. Durante lo spettacolo gli attori sono chiamati a rispondere a domande sulla pena di morte, sui problemi di parcheggio nella propria città, sulla felicità: per rispondere, basta lasciare libero spazio alla propria sfera privata, non guardare in faccia agli spettatori e spostarsi sul palco tra le zone «io» e «io no». Una sorta di lezione di demografia dal vivo, che concretizza il concetto di «media» e dà un volto alla statistica, percepita solitamente come un insieme di cifre confezionate sotto forma di diagrammi a torta o istogrammi. Questa statistica «dal volto umano» priva i diagrammi della loro anonimità ma è assolutamente fedele alla realtà. Per esempio, alla domanda se si abbia mai compiuto un furto, nessuno risponderebbe in modo libero sotto la luce dei riflettori. Quindi, anche la statistica ritenuta veramente incorruttibile, potrebbe in realtà essere falsata. Per questo i registi hanno pensato a uno stratagemma: spegnere le luci in sala e lasciare agli attori una torcia con la quale segnalare la propria posizione sul palco nella 24 UST ValeurS zona «io» o «io no». Ma anche questa soluzione non assicura che lo spettacolo «100% Zürich» rappresenti esattamente la realtà, perché dietro ogni statistica c’è una persona, che può anche mentire. Signora Nuber, lei è Direttrice dell’Ufficio ­statistico della Città di Zurigo. Cosa l’ha spinta a salire sul palco di «100% Zürich»? Seguo da tempo le produzioni di Rimini-Protokoll, personalmente come appassionata di teatro e professionalmente come esperta di statistica. Avevo assistito agli spettacoli «100%» già nelle città di Vienna e Karlsruhe e le produzioni mi avevano affascinato per la tipologia di teatro documentaristico e per la rappresentazione della statistica sul palco. Quando Rimini-Protokoll mi ha chiesto di essere il numero 1 della reazione a catena per l’individuazione del campione, ho accettato senza esitazione. Io, cittadina svizzera di media età residente nel circondario 7, rappresento sul palco del teatro Gessnerallee, insieme agli altri 99 attori, 3900 abitanti, quindi un centesimo della popolazione residente nella città di Zurigo. I 100 interpreti condividono le proprie storie con gli spettatori – foto Pigi Psimenou. Chi sì e chi no? Il gioco di domande e risposte orchestra la composizione del gruppo – foto Pigi Psimenou. Oltre alla sua presenza sul palco, qual è stato il contributo dell’Ufficio statistico della Città di Zurigo allo spettacolo «100% Zürich»? Abbiamo fornito i dati, i fatti e le particolarità della città, con cui è stata realizzata la bozza del programma. Poi abbiamo fornito lo schema per la creazione del campione: le rappresentazioni di «100% Zürich» sono state precedute da un mese di casting avvenuto tramite la reazione a catena innescata tra la sfera di conoscenti degli attori scelti. Come funziona questa reazione a catena per il casting? La produzione sceglie una sola persona per la messa in scena dello spettacolo: a Zurigo sono stata io. Io, poi, potevo scegliere una persona tra i miei conoscenti, che poi ne sceglieva un’altra e questa un’altra ancora e via via fino a mettere ­insieme i 100 cittadini necessari per rappresentare «100% Zürich» sul palco. Le persone sono state selezionate secondo determinate caratteristiche: sesso, classe di età, nazionalità, circondario e stato civile. La scelta che spettava a me era la più facile, perché le caratteristiche per la selezione del campione erano ancora tutte vuote. Il campionamento è diventato difficile dal numero 80: per esempio, non si riusciva a trovare una zurighese di origine italiana, residente nel circondario 10, tra i 25 e i 44 anni, vedova. Non è sempre facile per la produzione di Rimini-Protokoll risolvere certi problemi. La rappresentazione sul palco aiuta a capire meglio la statistica? Anche se sul palco non è possibile inscenare excursus metodologici, rappresentazioni del genere aiutano a rendere la statistica più comprensibile. Sul palco, il processo su cui si basa la statistica viene capovolto; nel lavoro quotidiano, infatti, dalle storie, dai fatti, dai destini si estrapolano le cifre, mentre per la produzione di «100%-Zürich» è stato l’esatto opposto. Cambia anche una caratteristica fondamentale delle statistiche: l’anonimato degli intervistati. A teatro, infatti, gli attori scelti incarnavano loro stessi e rispondevano dal vivo alle domande. Sul palco, quindi, si realizza una sorta di statistica artistica in tempo reale, anche se 100 persone non formano un campione completamente rappresentativo. Durante lo spettacolo si pongono domande a cui gli attori rispondono e i risultati vengono proiettati in tempo reale su uno schermo, in funzione delle risposte. Quindi «100% Zürich» aiuta non solo a conoscere meglio la statistica, ma anche la città in questione. E soprattutto la rappresentazione trasmette un messaggio che trovo avvincente: ognuno di noi, vivendo, lascia dietro di sé delle tracce. Con il nostro comportamento creiamo delle storie e i fatti che da queste si estrapolano rappresentano la base della statistica. Trovo che questo sia l’ esempio perfetto per spiegare che la statistica non è qualcosa di arido, ma altro non fa che raccontare storie e descrivere la vita. UST ValeurS 25 Dati anonimizzati e rappresentatività sono aspetti centrali della statistica. Sul palco, invece, ci sono persone in carne e ossa. Non è una contraddizione? Gli spettacoli a Zurigo si svolgono nel mese di ottobre nel teatro Gessnerallee. Il libro su cui si basa lo spettacolo è disponibile a teatro o presso ­l’Ufficio statistico della Città di Zurigo. Lo spettacolo «100%» sarà in tournée nel 2013 a Dresda, San Diego e, probabilmente, Mosca, Cracovia, Salvador da Bahia e Tokyo. Nel 2014, invece, sarà sicuramente a Parigi. Maggiori informazioni sul sito: www.rimini-protokoll.de/ website/de/index.php e www.stadt-zuerich.ch/statistik In effetti la statistica si basa su generalizzazioni, rappresentatività e dati anonimizzati. Le 100 persone sul palco rappresentano loro stesse e quindi portano a teatro qualcosa che manca alla statistica più esatta: l’anima della città. Questa contraddizione, solo apparente, fu già al centro delle riflessioni dello scrittore Max Frisch, che nel suo romanzo Homo Faber – Resoconto, fece dire al protagonista: «Per accettare l’improbabile come fatto di esperienza non ho bisogno della mistica, è sufficiente la matematica. Tra il probabile (...) e l’improbabile (...) non c’è una differenza essenziale, ma solo una diversità di frequenza, laddove ciò che è più frequente appare da principio più credibile. Ma quando poi sopravviene l’improbabile, non accade niente di soprannaturale, nessun miracolo o come simile, come il profano vorrebbe». «100% Zürich» rappresenta veramente la varietà e le particolarità della città di Zurigo? I 100 cittadini selezionati portano sul palco la loro esperienza personale di vita quotidiana a Zurigo. Nei video realizzati delle città in cui è già andata in scena la produzione «100%» si notano le differenze tra gli ambienti e a teatro si percepiscono ogni volta l’essenza e la particolarità della città selezionata. Quali emozioni la accompagnano sul palco? Agitazione, curiosità e apertura. Le prove con gli altri 99 attori e il conoscere persone nuove sono state di per sé già un’esperienza molto interessante. Io sono l’unica che, professionalmente, si occupa di statistica, e constatare di persona l’opinione dell’uno o dell’altra e trarne le conseguenze sul piano statistico è stata un’esperienza davvero arricchente Verena Hirsch, Capo della Sezione Comunicazione, UST Simone Nuber, Direttrice del Servizio statistico di Zurigo (Statistik Stadt Zürich) In «100% Zurich» si dà un volto al campione statistico – foto Pigi Psimenou. 26 UST ValeurS L’importanza della statistica per la biologia In riferimento al tema delle frontiere affrontato nel presente numero di ValeurS, abbiamo chiesto a Maarten Voordouw di spiegarci come la statistica è diventata un importante strumento di lavoro per la biologia e la ­medicina, in particolare nelle ricerche sull’evoluzione delle malattie trasmesse dalle zecche. Maarten Voordouw T ra la statistica e la biologia c’è stato un legame molto stretto sin dall’inizio del ventesimo secolo. A quel tempo la teoria dell’evoluzione di Darwin era stata ampiamente accettata dal mondo scientifico, ma era in corso un acceso dibattito fra due diverse fazioni sulla natura della variazione biologica e i cambiamenti dovuti all’evoluzione. Da un lato, i mutazionisti credevano che le evoluzioni biologiche si verificassero con picchi improvvisi provocati da nuove mutazioni basate sulle leggi di Mendel. Dall’altro, i gradualisti e il loro principale esponente, lo statistico Karl Pearson, credevano che le evoluzioni fossero graduali e guidate dalla selezione naturale, che agiva su variazioni continue già presenti nella maggior parte delle specie biologiche. La matematica a sostegno della teoria dell’evoluzione Fu un biologo e statistico inglese, sir Ronald Fisher, a conciliare questi due diversi approcci. La genetica di Mendel poteva spiegare la variazione continua nei caratteri quantitativi (come l’altezza nel genere umano) partendo dal presupposto che ci fossero vari geni responsabili di questo tipo di caratteri. Fisher sviluppò il campo della genetica delle popolazioni, fornendo un modello matematico rigoroso alla teoria evoluzionistica. Molti dei suoi importanti contributi alla statistica furono determinati dal suo interesse per la biologia, la genetica e l’evoluzione. Per esempio, Fisher inventò l’analisi della varianza (ANOVA) in modo da scindere la variazione dei tratti quantitativi in componenti genetiche e ambientali (ricollegandosi al precedente dibattito tra natura e cultura). Oggi l’ANOVA è insegnata agli studenti del primo anno di statistica ed è ampiamente usata dagli studiosi di ogni disciplina. Fisher scrisse anche alcuni dei primi testi sul disegno degli esperimenti, sottolineando l’importanza della replicazione, della randomizzazione e dei controlli, rivoluzionando le procedure di sperimentazione nel campo della biologia. L’importanza di disporre di numerosi set di dati Come biologo, Maarten Voordouw si serve spesso della statistica per interpretare i dati in maniera obiettiva. Le sue ricerche all’Università di Neuchâtel si concentrano sull’evoluzione e sul contesto delle malattie trasmesse dalle zecche, come la malattia di Lyme (borreliosi) e le encefaliti da zecche. Queste affezioni coinvolgono sempre almeno tre attori: l’agente patogeno all’origine del male, l’ospite che gli dà riparo (di solito un animale selvatico come un roditore o un uccello) e la zecca che lo fa passare da un ospite all’altro. Si affrontano varie questioni interessanti, quali: come variano le frequenze dei vari tipi di batterio responsabili della borreliosi nella popolazione di zecche? In che modo il sistema immunitario dell’ospite naturale (roditore) influenza il tasso di trasmissione del patogeno alle zecche portatrici? Gli agenti patogeni possono influenzare il comportamento delle zecche in modo da spingerle a scegliere un ospite? Quello che interessa è il processo che genera e mantiene la variazione biologica e come tale variazione può influire di volta in volta sull’evoluzione biologica. La statistica è uno strumento indispensabile che consente al biologo di descrivere le variazioni del mondo naturale in termini matematici. Poiché gli studiosi raccolgono set di dati sempre più grandi, la statistica diventa sempre più importante per dare un senso a tutte queste informazioni. Maarten Voordouw, professore assistente all’Istituto di biologia dell’Università di Neuchâtel UST ValeurS 27 Impressum Editore: Ufficio federale di statistica (UST), Neuchâtel, www.statistica.admin.ch Redazione: Verena Hirsch, Cornelia Neubacher e Ulrich Sieber, Divisione Comunicazione e diffusione, UST Informazioni: Sezione Comunicazione, Tel. 032 713 60 13, E-mail: [email protected] Autori: Martial Berset, Maurizio Bigotta, Oscar Gonzalez, Armin Grossenbacher, Martina Guggisberg, Verena Hirsch, Thomas Kalau, Fabio B. Losa, Jürg Marti, Ruth Meier, Walter Pavel, Fabienne Rausa, Maarten Voordouw Concezione del layout: Netthoevel & Gaberthuel, Bienne Layout: Nicole Frischknecht, sezione DIAM, Prepress / Print, UST Grafica: Daniel von Burg, sezione DIAM, UST Fotografie: Katharina Lütscher, Zurigo Traduzione: Servizi linguistici, UST N. di ordinazione: 1240-1202 (gratuito) ISBN: 978-3-303-00479-1 Diffusione: Ufficio federale di statistica, CH-2010 Neuchâtel, Tel. 032 713 60 60, Fax 032 713 60 61, E-mail: [email protected] Copyright: UST, Neuchâtel 2011 Riproduzione autorizzata dei testi e dei grafici, ­e ccetto per scopi commerciali, con la citazione della fonte