ARS INVENIENDI Direttore Fabrizio L Università degli Studi di Napoli “Federico II” Comitato scientifico Louis B Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Giuseppe C Università degli Studi di Napoli “Federico II” Domenico C Università degli Studi di Napoli “Federico II” Antonello G Università degli Studi di Napoli “Federico II” Matthias K Martin Luther Universität Halle Wittenberg Edoardo M Università degli Studi di Napoli “Federico II” Rocco P Università degli Studi di Napoli “Federico II” José Manuel S F Universidad de Sevilla ARS INVENIENDI Questa collana del Dipartimento di Filosofia “Antonio Aliotta” dell’Ateneo Fridericiano nasce come “porta” aperta al dialogo interculturale con studiosi vicini e lontani dalla grande tradizione napoletana e italiana. Lo scopo è di offrire un nuovo luogo di confronto senza pregiudizi ma con una sola prerogativa, quella della serietà scientifica degli studi praticati e proposti sui più aggiornati itinerari della filosofia e della storiografia, della filologia e della letteratura nell’età della globalizzazione e in un’università che cambia. Chiara Fabbrizi La logica applicata Logica e condizioni empiriche soggettive nella filosofia di Kant Copyright © MMXII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: giugno Indice Premessa La logica e le condizioni empiriche soggettive 11 Capitolo I Retroterra storico e natura della logica applicata 19 1. La logica pratica dell’Illuminismo tedesco: «Aufklärung durch Logik und Logik als Aufklärung» 20 1.1. La prima fase dell’Illuminismo: Thomasius e Budde 1.2. La seconda fase dell’Illuminismo: Wolff e i wolffiani 1.3. La seconda fase dell’Illuminismo: Rüdiger, Crusius e Darjes 1.4. Alcune conclusioni 24 27 36 39 2. La definizione kantiana di logica applicata 42 2.1. Negazione della divisione logica teoretica / logica pratica 2.2. Logica dell’uso speciale dell’intelletto, parte tecnica della logica, Methodenlehre 2.3. La parte generale della logica che tiene conto del soggetto: la logica applicata 2.4. Methodenlehre e logica applicata come eredi della logica pratica 2.5. Il paragone con la Tugendlehre 2.6. Excursus: logica speciale e filosofia trascendentale 42 3. Logica applicata e psicologia 84 3.1. Lo status quaestionis: psicologia razionale e psicologia empirica 3.2. La psicologia nel sistema kantiano della metafisica 3.3. L’antropologia come unica possibile psicologia empirica 3.4. La concezione kantiana dell’antropologia pragmatica 3.5. Antropologia e logica applicata 47 55 60 63 79 85 89 94 101 111 8 Indice Capitolo II Il contenuto della logica applicata 117 1. L’oggetto e il risultato della logica applicata: l’intelletto comune e le massime 118 1.1. L’uso dell’intelletto in concreto: il comune e sano intelletto 1.2. Intelletto sano “in corpore sano”? 1.3. Le massime 119 130 150 2. Le condizioni soggettive che favoriscono l’uso delle facoltà 155 2.1. Influsso positivo della fisiologia corporea sulla conoscenza 2.2. Una euristica possibile 2.3. Logica applicata, estetica e retorica 159 162 168 3. Le condizioni soggettive che impediscono l’uso delle facoltà 183 3.1. Influsso negativo della fisiologia corporea sulla conoscenza 3.2. Le imperfezioni logiche della conoscenza 3.3. L’errore 3.4. Il pregiudizio e gli inganni del linguaggio 183 198 200 206 Capitolo III La recezione della divisione kantiana tra logica pura e applicata 211 1. La logica applicata nell’Aetas kantiana 212 1.1. Ludwig Heinrich Jakob 1.2. Johann Gottfried Karl Christian Kiesewetter 1.3. Johann Christoph Hoffbauer 1.4. Johann Gottlieb Buhle 1.5. La logica applicata nei lessici kantiani 213 225 230 231 235 2. La logica applicata nell’Ottocento 236 2.1. Gottfried Immanuel Wenzel 2.2. Wilhelm Traugott Krug 2.3. Jakob Friedrich Fries 2.4. Johann Friedrich Herbart 2.5. Georg Wilhelm Friedrich Hegel 2.6. Wilhelm Esser 237 240 243 248 250 251 Indice 9 2.7. Carl Friedrich Bachmann 2.8. Sir William Hamilton 253 254 3. Il Novecento 262 3.1. Edmund Husserl 3.2. La logica utens secondo Charles S. Peirce 262 263 Conclusione 267 Riassunto 269 Bibliografia 291 Premessa La logica e le condizioni empiriche soggettive Dalla fine del Seicento, come è stato riconosciuto da vari studiosi, si fa strada l’idea che la logica debba occuparsi anche di aspetti psicologici, come l’analisi delle facoltà conoscitive.1 Ne è prova il fatto che il lockeano Essay concerning Human Understanding del 1690 veniva considerato un testo di contenuto anche logico. 2 L’ambito di ricerca aperto dal saggio di Locke, tuttavia, non era una novità assoluta, poiché «non è altro che l’antichissimo ambito della logica utens». 3 Contemporaneamente, inoltre, in logica assume una particolare importanza il problema del metodo: se Ramo vi dedica una crescente attenzione nelle sue opere, esso diventa una parte aggiuntiva nella Logique di Port-Royal, che grazie alle edizioni latine conosce una diffusione capillare, ed è ben nota anche nel mondo tedesco. 4 Nella 1 Cfr. BUICKEROOD 1985; NUCHELMANS 1983; VIDAL 2000; POZZO 2007; CAPOZZI/RONCAGLIA 2009. Come scrive AUROUX (1993: 39): «le dualisme cartésien a une conséquence fondamentale pour l’étude de la cognition: la logique comme étude des lois de la pensée est vèritablement une étude des opérations de la pensée». 2 Cfr. EASTON 1997; M. WUNDT 1992; SCHNEIDERS 1995: 254; POZZO 2000: 106 (Meier adottò il testo di Locke nel semestre estivo del 1754). Da alcune Vorlesungen logiche, appare che lo stesso Kant ne parlava in tal senso a lezione, opponendosi però all’opinione comune, cfr. Wiener Logik, AA XXIV: 796 e Logik Hechsel, LV II: 288-9 («Mallebranche [sic: nel caso delle Reflexionen e delle Vorlesungen si riporta sempre la grafia originale] und Locke haben eine Logic unter dem Titel de intellectu humano herausgegeben. Das ist aber keine eigentliche Logic, den sie soll abstrahiren vom allem Inhalte der Erkentniße. Das Gegentheil aber haben davon Locke und Mallebranche gethan, und ihre Schriften sind vielmehr Vorübungen zur Metaphysic»); nella Logik Dohna-Wundlacken, AA XXIV: 701 si legge che Locke parla dell’origine dei concetti, però l’Essay appartiene alla metafisica e non alla logica. Va ricordato inoltre che in ambito tedesco, uno dei primi a scegliere il testo di Locke per le proprie lezioni fu proprio G.F. Meier, autore di una Vernunftlehre (MEIER 1752a) e dell’Auszug aus der Vernunftlehre (MEIER 1752), il testo sul quale Kant tenne le proprie lezioni di logica per tutti gli anni di insegnamento all’Albertina (cfr. OBERHAUSEN/POZZO 1999). 3 POZZO 2007: 47. 4 Cfr. SCHUURMAN 2004; secondo SCHOULS (1980: 5) la maggiore differenza tra la mentalità moderna e quella medievale «arises from matters of methodology». Il cambiamento viene riassunto in questo modo: «an individual approach to particular kinds of subject-matter […] 12 Premessa Logique, che si propone di insegnare in quattro o cinque giorni «tout ce qu’il y avait d’utile dans la logique», 5 infatti, come è noto, ai tradizionali tre atti fondamentali del pensiero (concepire, giudicare e ragionare) alla base della tripartizione della logica, si aggiunge l’ordinare, atto a cui corrisponde il metodo come quarta parte (De la méthode) − «sans doute l’une des plus utiles et des plus importantes». 6 Un influsso della Logique è riscontrabile anche in Locke, nel postumo Of the Conduct of the Understanding (1706), che, concepito come capitolo addizionale alla quarta parte dell’Essay, entra direttamente nel campo della letteratura logica. 7 In questo saggio, infatti, Locke abbandona il metodo storico utilizzato nell’Essay per descrivere come si comporta l’intelletto, con l’intento di studiarne la patologia, proporre dei rimedi e guidarne la condotta nella ricerca della verità. L’attenzione in logica alla psicologia e alla metodologia non sono disgiunte: si vuole proporre una logica che sia accessibile alle menti di tutti gli esseri umani e che fornisca un metodo utile per cercare la verità ed emendare gli errori. Questo è particolarmente chiaro nell’Illuminismo tedesco, durante il quale, fin dagli inizi con Christian Thomasius, l’attenzione alla psicologia si lega alla amplificazione della valenza pratica della logica, ovvero all’idea che la logica possa essere anche uno strumento, per was replaced […] by a general method through which, it was held, any kind of subject-matter must be approached, if knowledge of that subject was to be attained». L’universalizzazione del metodo, l’adozione di un unico approccio a tutti gli oggetti della conoscenza «is a crucial element in the constitution of the new mentality, and appears as a new element in history». SCHEPERS 1959 sottolinea che il problema del metodo è particolarmente importante per il XVII e XVIII secolo, soprattutto rispetto alla applicabilità del metodo matematico. La diffusione della Logique in ambito tedesco fu favorita dalla traduzione latina dell’opera pubblicata da Budde nel 1704. 5 ARNAUD/NICOLE 1662, Avis. Sulla Logique di Port-Royal cfr. AUROUX 1993. 6 ARNAUD/NICOLE 1662, IV: 272. Le tre prime parti sono dedicate al concepire (Contenant les réflexions sur les idées ou sur la première action de l’esprit qui s’appelle concevoir), al giudicare (Contenant les réflexions que les hommes ont faites sur leurs jugements) e al ragionare (Du raisonnement). Gli argomenti di cui si occupa la quarta parte dedicata al metodo sono: la scienza; il metodo analitico e sintetico; il metodo della composizione e le regole per gli assiomi, le definizioni e le dimostrazioni; la differenza tra definizione delle parole e definizione delle cose; i difetti frequenti del metodo dei geometri; le otto regole principali del metodo delle scienze. A partire dalla quarta edizione si aggiungono la trattazione della fede, del credere, della certezza e della probabilità. 7 Cfr. CAPOZZI/RONCAGLIA 2009. La logica e le condizioni empiriche soggettive 13 esempio per invenire nuove verità o purificare l’intelletto dall’errore e dal pregiudizio. 8 Questo è vero sia per Wolff e i suoi seguaci, sia per gli “antiwolffiani”, come emerge anche dai titoli delle opere e dai lessici dell’epoca. 9 D’altra parte l’importanza accordata alla psicologia empirica, che porta spesso a una rivalutazione della logica “naturale” rispetto alla logica “artificiale”, è rafforzata dal fatto che nella prima metà del Settecento, con il programma wolffiano di una psicologia empirica legata alla matematica, si assiste alla nascita della psicologia scientifica, che si affermerà nel secolo successivo con W. Wundt, T. Fechner e H. Helmoltz. 10 Quando Kant si trovò a elaborare una propria concezione della logica, dovette tenere conto del clima dell’epoca e quindi dall’attenzione 8 Sulle origini e sui caratteri fondamentali dell’Illuminismo tedesco cfr. CASSIRER 1932, CIAFARDONE 1983; SCHNEIDERS 1983 e 1973. Nella prima metà del XVIII secolo la logica in Germania è particolarmente importante poiché, come riassumono CAPOZZI/RONCAGLIA 2009: «Since logic was a subject included in most academic curricula, it became a privileged field of study and a great number of logical texts were published (cf. Risse 1965). Many German logicians enter the debate on Cartesianism, are fully aware of Bacon’s exhortation to work at a logic of empirical sciences, pay attention to the notion of probability, examine the relationship between logic and mathematics, and seem open to the suggestions of facultative logic. If one had to name a single author who takes a stand on all these questions, one should mention Leibniz. But […] in this period Leibniz’s logic enters marginally in the official picture of German logic, not only because his strictly logical production was unknown at that time, but also because he did not belong to the academic world. What was known of Leibniz’s philosophy and logic influenced a number of German logicians of that time, but the logical scene of the first two generations of the German Enlightenment was dominated by Christian Thomasius and Christian Wolff». 9 Cfr. SCHNEIDERS 1980: 80-81. Per la divisione scienza teorica / scienza pratica cfr. LEIBNIZ 1765 (Ak. VI, 6: 524), trad. it.: 520, da cui si evince che la scienza teorica è sintetica, procede secondo l’ordine delle prove, è scienza e le verità vi sono classificate in base all’origine; la scienza pratica è analitica, parte dai fini, si occupa del mezzi, è arte e le verità vi sono classificate in base all’utilità. 10 Cfr. WOLFF 1732 (§ 522 nota), ECOLE 1968: xii-xiii, ECOLE 1966: 595 ss., MARCOLUNGO 2007: 11; sulla psicheometria e sul ruolo della matematica nella psicologia di Wolff cfr. FEUERHAHN 2003 e MORETTO 2007. (ECOLE 1966: 590 sottolinea anche che «c’est Wolff qui a définitivement introduit le terme “Psychologia” pour désigner la science de l’âme, même s’il est vrai qu’il ne l’a pas créé. Rares, en effet, sont ceux qui, avant lui, l’ont employé»). W. WUNDT 1862, Vorrede: XX, sottolinea che Wolff nella psicologia razionale tenta di definire la natura dell’anima secondo la metafisica leibniziana (parte deduttiva della psicologia), e nella filosofia empirica tratta le facoltà come sarebbero date dall’osservazione (parte induttiva della psicologia), mentre la filosofia dell’Ottocento ha relegato la psicologia a una ruolo marginale; tuttavia per Wundt, comunque, non è a Wolff ma solo ad Herbart che va fatta risalire la creazione della psicologia matematica (cfr. POGGI 1980: 227; POGGI 1977: 493 ss.). Premessa 14 alla prassi e dalla connessa affermazione di una “logica delle facoltà”. La reazione kantiana di fronte a questa innovazione non fu positiva: secondo Kant non si dà una logica pratica e la logica deve prescindere da ogni aspetto psicologico e soprattutto essa non può e non deve essere fondata sulla psicologia empirica.11 I capitoli con i quali «alcuni moderni» hanno creduto di estendere la logica, come egli scrive nella Prefazione alla seconda edizione della KrV (BVIII), devono essere tenuti fuori dalla logica pura, poiché sono in realtà psicologici (sulle diverse facoltà conoscitive, come l’immaginazione e l’ingegno), o metafisici (sull’origine della conoscenza e sulle diverse specie di certezza a seconda della differenza degli oggetti, cioè l’idealismo, lo scetticismo, etc.), o antropologici (su cause e rimedi dei pregiudizi). Tuttavia anche Kant riconosce alla psicologia una funzione utile, in quanto a fianco della logica pura ammette anche una “logica applicata”. Questa disciplina compare sia nella Logik Jäsche, sia nella Kritik der reinen Vernunft, come logica che ha in vista le regole dell’uso generale e necessario in concreto dell’intelletto sotto le condizioni empiriche soggettive (cioè le condizioni accidentali del soggetto favorevoli o sfavorevoli al suo uso) insegnateci dalla psicologia. Il nostro intelletto infatti è impiegato in commistione con le altre capacità dell’animo, le quali esercitano un’influenza sulle sue operazioni. Poiché l’esperienza può essere l’unica fonte da cui apprendere le particolari circostanze dell’applicazione dell’intelletto, i principi della logica applicata sono empirici (e quindi in questo caso non si tratta propriamente di una scienza, per Kant). Essa è tuttavia generale per il fatto di riferirsi all’uso dell’intelletto senza distinzione degli oggetti ai quali l’intelletto si può rivolgere. In questa seconda parte della logica sarà possibile considerare alcuni degli argomenti psicologici o antropologici che, secondo Kant, sono stati surrettiziamente aggiunti nella logica pura o nella metafisica, e, fermo restando il carattere non strumentale della logica, sarà possibile esaminarne un aspetto “pratico”. Il problema che vede Kant non è secondario: se la logica deve astrarre da ogni aspetto psicologico, il pensiero umano è pur sempre il pensiero di un essere razionale e sensibile. Quindi nell’applicazione 11 Cfr. CAPOZZI 2002: cap. VI.