Introduzione al corso Mario Tirelli AA 2010-2011 Ogni scienza ha una parte positiva e una normativa, rispettivamente di studio e analisi dei fenomeni d'interesse e di intervento. L'economia politica (micro- e macro-economia) costituisce la parte positiva delle scienze economiche e la politica economica quella normativa. La politica economica studia quindi le ragioni e i meccanismi di intervento dello Stato nell'economia. Cerchiamo di capire cosa ciò voglia dire, in concreto, guardando all'esperienza italiana. In Italia le linee principali di politica economica vengono dettate dal Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, il DPEF, predisposto ogni anno dal Governo, per il triennio successivo, viene sottoposto all'approvazione del Parlamento. Nell' introduzione del documento del 2010-13, a titolo di esempio, si legge: [..] Durante la crisi, il Governo ha agito in modo mirato per garantire condizioni di stabilità per la nanza pubblica, per dare supporto all'economia, per assicurare la coesione sociale. Una masiccia concentrazione e riallocazione delle poste all'interno del bilancio ha tra l'altro permesso di liberare risorse per una pluralità di interventi in funzione anticrisi. In particolare il Governo ha agito per salvaguardare il sistema creditizio e il risparmio delle famiglie, per sostenere i redditi e i consumi, per estendere e rinanziare gli ammortizzatori sociali, per potenziare e accelerare gli investimenti pubblici e incentivare gli investimenti privati.[..] Lasciando pienamente operare gli stabilizzatori automatici, l'utilizzo prudente della leva scale ha consentito al Governo di limitare il deterioramento dei conti pubblici. [..] E' ferma intezione di continuare a operare secondo questa logica di prudenza scale [..]. In una prospettiva più vasta è necessario guardare al dopo-crisi, per ristabilire condizioni di crescita più robuste nel medio-lungo termine. La riforma dell'architettura istituzionale dello Stato (a partire dal federalismo scale) e l'investimento in capitale umano e in infrastrutture, alla base del rilancio della produttività e 1 della crescita economica nel suo complesso, saranno le aree di principale intervento. Quest'ultima parte si riallaccia al DPEF 2008-2011, che nell'introduzione dice: Lo sforzo del Governo e del Paese deve concentrarsi sullo sforzo di trasformare la ripresa ciclica in crescita elevata e sostenibile. Gli andamenti recenti confermano che persistono gravi carenze rispetto al resto dell'Europa: bassa capacità di innovazione e di adozione delle nuove tecnologie; insuciente pressione concorrenziale, particolarmente nel settore dei servizi; partecipazione al lavoro molto inferiore alla media europea, soprattutto per le donne e i lavoratori in età avanzata; basso grado di istruzione della forza lavoro; penuria di infrastrutture; inecienza degli apparati pubblici. Il DPEF oltre a delineare gli obiettivi prioritari, descrive le modalità di intervento, cioè gli strumenti che si intende adottare, sia ragionando all'interno dell'assetto istituzionale esistente, sia indicando linee di modica di tale assetto. Da queste brevi citazioni è possibile cogliere due delle tre principali tipologie di scelte che la politica economica è chiamata a compiere: 1. scelte sociali, 2. scelte istituzionali, 3. scelte correnti. Le scelte sociali hanno come scopo l'individuazione di una serie di norme e principi che dovrebbero orientare il decisore pubblico nella scelta degli obiettivi. Norme e principi sono sottesi al DPEF, che invece si soerma nell'indicare obiettivi con essi coerenti. Nelle citazioni si trova il riferimento a un obiettivo di breve periodo, dare supporto all'economia garantendo condizioni di stabilità per la nanza pubblica, e un obiettivo di più lungo periodo, ristabilire condizioni di crescita più robuste. Le scelte istituzionali determinano l'assetto istituzionale, in primo luogo denendo gli ambiti di azione di Stato e mercato. Il riferimento alla stabilità della nanza pubblica e alla necessità di evitare il deterioramento dei conti pubblici esprime l'intento di contenere le dimensioni complessive del settore pubblico e quindi dello Stato; la scelta di termini come riallocazione delle poste di bilancio esprime concretamente tale impostazione. Inoltre, all'interno di queste macro istituzioni, Stato e mercato, viene indicato il proposito di una riforma dell'architettura istituzionale dello Stato con un esplicito riferimento all'attuazione del federalismo scale. 2 Le scelte correnti stabiliscono obiettivi prioritari, programmati nel rispetto delle scelte sociali, nonché strumenti e modalità di intervento dello Stato nell'economia, in un dato contesto istituzionale. Ad esempio si mensiona l'utilizzo degli stabilizzatori automatici (ad es. le varie tipologie della cassa integrazione guadagni e i sussidi di disoccupazione) come strumenti volti a dare supporto all'economia, assicurare la coesione sociale e evitare l'aggravarsi degli squilibri di nanza pubblica. Inoltre, si fa riferimento agli investimenti pubblici in capitale umano e in infrastrutture come lo strumento per sostenere la crescita economica nel medio-lungo periodo. Cerchiamo di chiarire meglio la natura delle tre tipologie di scelta proprie della politica economica. 1 Scelte sociali La situazione, o stato, di un sistema economico può essere descritto da una molteplicità di indicatori: il PIL (prodotto interno lordo), il tasso di disoccupazione, il tasso di inazione, i tassi di interesse, il tasso di cambio nominale e reale, il saldo della bilancia dei pagamenti, il saldo del bilancio pubblico, il debito pubblico, il tasso di povertà. Molti altri indicatori vengono utilizzati anche per misurare il benessere socio-economico della popolazione. Livelli diversi di questi indicatori per un dato paese congurano stati diversi della sua economia. La teoria delle scelte sociali si occupa di fornire un criterio di ordinamento di tali stati, attraverso la denizione di una preferenza sociale. La denizione di un ordinamento o preferenza sociale può avvenire attraverso la denizione di un • ordinamento diretto, o di un • ordinamento indiretto L'ordinamento diretto si basa sull'applicazione di una serie di principi fondamentali di tipo economico, etico, sociale, civile, o religioso. In Italia, alcuni di questi principi hanno ispirato i Costituenti. La Costituzione, a proposito dei principi economici (Titolo III), recita: [Art. 36] Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso suciente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.[...] [Art. 38] [...] I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di 3 infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. [...] Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L'assistenza privata è libera. La Costituzione, a proposito dei principi etico-sociali (Titolo II), ad esempio, recita: [Art. 34.] La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende eettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso. Per ciascuna coppia di stati dell'economia, l'ordinamento diretto si costruisce vericando quale dei due stati meglio ottempera i principi dati. Ad esempio, in un certo paese, in un dato momento, è preferibile uno stato nel quale si ha una distribuzione del reddito più o meno concentrata? L'ordinamento indiretto deriva un ordinamento sociale a partire dalle preferenze individuali. Al contrario di quello diretto, non stabilisce dei principi fondamentali; tali principi, se emergono, lo fanno attraverso le preferenze individuali. Tra i criteri di aggregazione delle preferenze individuali vi sono le votazioni, ad esempio, a maggioranza o all'unanimità. Se il criterio di decisione tra due alternative, lo status quo e un nuovo stato, è all'unanimità l'approvazione del nuovo stato avverrà solo ove tutti siano d'accordo che esso sia da preferire allo status quo. Vedrete in seguito che un tale ordinamento sociale promuove (indirettamente) il principio di ecienza paretiana. Un altro modo per costruire un ordinamento indiretto si basa sul concetto di rappresentanza politica indiretta. In un sistema democratico molte delle scelte sociali sono demandate al potere politico. In tal caso l'ordinamento sociale, concernente un insieme di scelte anche di tipo economico, può essere ricondotto più direttamente alle preferenze dei politici o dei partiti politici, che non sempre coincidono con quelle degli elettori di riferimento. Così spesso votiamo il soggetto politico che presenta un orientamento (quindi delle preferenze) il più vicino possibile al nostro (quindi, alle nostre preferenze), sulle questioni che sono per noi più rilevanti. A titolo di esempio e semplicando, negli USA un cittadino con un un ordinamento di preferenze individuali che attribuisce un elevato peso all'impegno dello Stato centrale nell'oerta di servizi pubblici come la scuola e la sanità, piuttosto che in investimenti nel sistema di difesa nazionale, propenderà in genere a dare il suo voto al partito democratico. 4 2 Scelte istituzionali A chi spetta l'attuazione di un certo ordinamento sociale? Una volta ordinati gli stati o situazioni possibili in un dato sistema economico, occorre stabilire quali sono le istituzioni che meglio possono consentire la realizzazione degli stati socialemente preferiti. La prima, fondamentale, scelta istituzionale è tra Stato e mercato. Tale scelta che tipicamente è di natura costituzionale, tende a stabilire una ripartizione generale di funzioni tra poteri pubblici e settore privato. Ad esempio, l'Art. 38 della Costituzione prevede che dell'assicurazione contro l'infortunio, la malattia, l'invalidità, la vecchiaia, la disoccupazione involontaria siano responsabili organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato, anche in concorrenza con il settore privato. Qualcosa di analogo vale per l'istruzione: l'Art. 33 recita, [...] La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.[...] Più in generale, per Stato si intendono sia istituzioni di tipo nazionale (Governo, Parlamento, autorità di controlloConsob, Antitrustenti pubblici e aziende pubbliche di carattere nazionale come ad esempio, rispettivamente, gli enti di previdenza, l'ANAS) e locale (regioni, provincie, comuni, aziende pubbliche di trasporto locale, aziende sanitarie localiASL), sia sovranazionale e internazionale (Parlamento Europeo, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale ecc.). Il mercato è, in astratto, il contesto istituzionale nel quale ciascuna attività economica prende la forma di scambio di un bene o di un servizio. Alle attività di mercato partecipano una moltitudine di operatori diversi (imprese, famiglie, enti privatianche con nalità no-prote pubblici) secondo forme e regole denite. 3 Scelte correnti Una volta deniti gli obiettivi dell'ordinamento sociale e l'assetto istituzionale, in particolare, occorre determinare le scelte concrete di intervento dello Stato nell'economia; ovvero, le scelte correnti. La politica economica delle scelte correnti consiste appunto nello studio delle modalità di intervento di istituzioni dello Stato in una certa cornice istituzionale e dei loro eetti. Ad esempio, sull'istruzione l'Art. 34 della Costituzione indica un insieme di scelte attuative possibili (borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze), tra le quali lo Stato (quindi, il Governo centrale, il Parlamento, o i governi locali) dovrà concretamente scegliere e disporne l'attuazione. 5 Ovviamente a tale sfera di analisi spetta anche la funzione di valutare la coerenza tra obiettivi, strumenti disponibili per l'intervento e assetto istituzionale. Cosicché le tre dimensioni di scelta, sociale, istituzionale e corrente, risultano fra loro fortemente interconnesse. Dicoltà nel conseguire determinati obiettivi con gli strumenti a disposizione, segnalano talvolta l'esigenza di rivedere l'assetto istituzionale. Cerchiamo di chiarire meglio questo punto. esempio 1 Supponiamo che in un dato paese l'ordinamento sociale indichi come preferiti stati nei quali l'economia registra bassa inazione e disoccupazione. Tuttavia, il perseguimento di un obiettivo di minor inazione e disoccupazione è problematico nel contesto istituzionale esistente, nel quale il legame tra queste variabili poniamo sia rappresentato da una curva di Phillips: minore disoccupazione può essere ottenuta solo al costo di una maggiore inazione. Inoltre, i responsabili di politica economica possono ottenere solo riduzioni limitate e temporanee della disoccupazione al costo di considerevoli aumenti dell'inazione; ovvero, nel lungo periodo, la curva di Phillips è verticale. In tale contesto, tuttavia, un diverso assetto istituzionale, ad esempio, del mercato del lavoro potrebbe contribuire a ridurre in modo permanente il livello di disoccupazione medio a parità di inazione. Il mercato del lavoro è spesso caratterizzato da relazioni condotte su base bilaterali e pervaso da asimmetrie informative, tra lavoratori e datori di lavoro. Questo, determina elevati costi di transazione, con l'eetto di accrescere i tempi di ricerca del lavoro e il tasso di disoccupazione naturale, a parità di altre condizioni. Un intervento istituzionale, volto a ridurre tali costi, avrebbe l'eetto desiderato. Ad esempio, per chi entra nel mercato del lavoro una più ecace azione informativa da parte di scuole e università potrebbe aiutare le imprese a selezionare i lavoratori e viceversa. Analogamente potrebbe operare un eciente sistema di agenzie di collocamento (pubbliche o private). 4 I contenuti del corso Il corso di politica economica si concentrerà soprattutto sulle scelte correnti, principalmente, nel contesto europeo attuale. Parleremo quindi di istituzioni, europee e nazionali, ma non ci occuperemo in maniera sistematica del processo che porta alle scelte volte a costituirle e modicarle. Saremo, tuttavia, in grado di capire quanto le scelte istituzionali siano importanti e possano vincolare quelle correnti. Altresì, parleremo di scelte sociali senza addentrarci nei meccanismi che le determinano. Assumeremo come principi guida delle scelte economiche quelli di ecienza economica, intesa come il buon utilizzo delle risorse economiche e di equità, intesa come il conseguimento di una distribuzione perequata del reddito, della ricchezza e delle opportunità di intraprendere attività economiche. 6 Obiettivi formativi Il corso presenta un quadro aggiornato del dibattito e dei principali problemi di politica economica nell'area dell'euro, orendo strumenti di analisi comprendenti modelli economici, evidenza statistica e evoluzione storica. L'obiettivo è quello di costruire una base di metodi e conoscenze che aiuti a comprendere i processi di decisione e le scelte di governi e autorità, delinearne le possibili alternative e analizzarne le implicazioni economiche e nanziarie. L'analisi di tali processi riguarderà politiche microeconomiche volte ad arontare, tra gli altri, problemi come l'inquinamento, lo sfruttamento di posizione dominante, l'oerta di beni pubblici; politiche macroeconomiche come quelle volte al mantenimento della stabilità dei prezzi, alla stabilizzazione del ciclo economico, allo sviluppo, al riequilibrio della bilancia dei pagamenti. Contenuti principali • Elementi introduttivi allo studio della politica economica. • Le istituzioni e le politiche microeconomiche in presenza di esternalità, beni pubblici, potere di mercato, asimmetrie informative. • Le istituzioni e le politiche macroeconomiche: la politica scale e la politica monetaria nel contesto europeo. • Le politiche per la bilancia dei pagamenti, le politiche commerciali e le istituzioni pubbliche internazionali. 7