CAPITOLO PRIMO1
FISICA AMBIENTALE
La Fisica Ambientale di una determinata zona è compiutamente definita da una
molteplicità di tematiche che non possono essere tutte trattate in questo lavoro. Ci limiteremo
pertanto a tre aspetti qualificanti che, più di altri, determinano la relazione uomo-ambiente.
Essi condizionano, qualitativamente e quantitativamente, la presenza dell’uomo ma, a loro
volta, sono condizionati qualitativamente e quantitativamente, dalla presenza dell’uomo.
Questo processo di retroazione è estremamente delicato e può, in una sorta di equilibrio
metastabile, sia favorire lo sviluppo di nuove civiltà sia annichilire quelle esistenti.
Questi tre aspetti, che abbiamo definito qualificanti il territorio sono: la Geografia,
il Clima e la Geomorfologia.
A causa del rilievo orografico che percorre buona parte della Sardegna lungo un
meridiano, si possono evidenziare differenze climatiche tra il versante occidentale e quello
orientale dell’Isola. Questo rilievo si erge dal fondo marino occidentale di circa 2000 m e da
quello orientale di circa 1000 m. Esso è collegato all’Arcipelago Toscano mediante una
doccia sottomarina che si solleva fino alla profondità media di 500 m, ma presenta notevoli
differenze strutturali con l’Appennino a parità di latitudine. Nel complesso si tratta di un
massiccio cristallino del paleozoico, affiorato nel corso di un corrugamento erciniano ed è
costituito, essenzialmente, di granito e rocce congeneri.
In riferimento alla zona di interesse (area della Sardegna centro-orientale che si
affaccia sul golfo di Orosei ed è delimitata dai comuni di Baunei, Urzulei, Oliena e Dorgali)
possiamo dire che la condizione climatica di questi luoghi appare particolarmente interessante
per la notevole differenza dei microclimi esistenti nei vari settori geografici. La situazione
orografica, infatti, caratterizzata sia da due creste di rilievi, che definiscono una valle protetta,
sia dalla presenza dell'altopiano carsico del Supramonte, determina una forte variabilità
all’ingresso dei venti e della circolazione d’aria al suolo. Ciò condiziona certamente l’umidità
dell’aria, il regime pluviometrico e la persistenza e la diffusione dell’acqua nei suoli.
L’analisi dell’evoluzione storica e culturale di questi luoghi, che fonda le sue
radici nella preistoria, potrà fornire una giusta conoscenza del ruolo che il microclima di
quest’area ha avuto, e ha tuttora, nell’insediamento dell’uomo e nelle sue scelte territoriali.
Appare altrettanto interessante la possibilità di fornire una ricostruzione delle
variazioni climatiche che si sono succedute nel tempo storico e preistorico; i dati
provenienti dall’analisi dell’evoluzione della costa e dall’analisi dei depositi detritici situati,
in particolare, lungo i versanti carbonatici delle rocce del Mesozoico, potrebbe offrire un
quadro significativo sulla distribuzione del clima nel settore centro-orientale dell’Isola.
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Le figure di questo capitolo sono da pagina 91 pagina 93.
1
ENVIRONMENTAL PHYSICS
The environmental physics of a determined area is fully defined by a number of
themes which cannot be completely covered in this work. We will therefore limit our attention
to three qualifying aspects which, more than the others, determine the man-environment
relationship. They condition, both qualitatively and quantitatively, man’s presence but, in
turn, are qualitatively and quantitatively conditioned by man’s presence. This process of
feedback is extremely delicate and, in a sort of metastable equilibrium, can both favor the
development of new civilizations and annihilate those which already exist.
These three aspects, which we have defined as being qualifying for a territory are
Geography, Climate and Geomorphology.
Thanks to the orographic relief along a meridian of a good part of Sardinia, it is
possible to underline climatic differences between the western and eastern sides of the island.
This relief rises from the sea floor to about 2000 m on the west and about 1000 m on the east,
and it is connected to the Tuscan Archipelago by a submarine basin which reaches an
average height of 500 m, but it has considerable structural differences from the Apennines at
the same latitude. Overall, Sardinia relief is a crystalline massif from the Paleozoic, emerged
during an hercynian corrugation, it is formed, essentially, by granite and similar rocks.
With regard to the area under study (i.e. the central-eastern portion of Sardinia
facing the Gulf of Orosei, delimited by the municipalities of Baunei, Urzulei, Oliena and
Dorgali), we can say that the climatic condition in these areas seems particularly interesting
for the notable differences among the existing microclimates in the various geographic
sectors. Indeed, the orographic situation, characterized both by two relief crests which delimit
a protected valley and by the presence of the Karstic high plain of Supramonte, determines
strong variability with regard to the entering of winds and air circulation at ground level.
This, in turn, conditions humidity of the air, the pluviometric regime and the persistence and
diffusion of soil water.
Analysis of the historical and cultural evolution of these places, which have their
roots in prehistory, can provide understanding of the role that the microclimate of this area
has had, and continues to have, on territorial choices and human settlements.
The possibility of providing a reconstruction of climatic variations which have
occured in historic and prehistoric time seems equally interesting. Data from analysis of
the coast and of detrital deposits located, in particular, along the carbonate slopes of the
Mesozoic rocks may offer an important picture of the distribution of climate in the centraleastern sector of the island.
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FISICA AMBIENTALE
F. Benincasa, M. De Vincenzi, S. Ginesu
1.1 La geografia del territorio
La Sardegna, che con la Corsica fa da antemurale occidentale alla Penisola
Italiana, è posta a una latitudine corrispondente al litorale tirrenico meridionale (Sassari e
Napoli sono praticamente alla stessa latitudine, 40° 43' la prima, 40° 50' la seconda) e
costituisce, con la Corsica, per la sua giacitura e per la sua configurazione fisica, un
compartimento climatico ben definito che si differenzia sensibilmente da quello tirrenico.
Differenze climatiche si hanno inoltre tra il versante occidentale e quello orientale
dell’Isola, a causa del rilievo orografico disposto prevalentemente lungo un meridiano, ciò
determina un diverso comportamento termico, anemologico, idrometrico e pluviometrico su
detti versanti. Tuttavia il rilievo della Sardegna (più modesto di quello corso), nel suo
complesso, non è tale da modificare sensibilmente le condizioni atmosferiche generali
mentre incide sensibilmente su scala locale.
Questo blocco orografico si erge dal fondo marino occidentale di circa 2000 m e
da quello orientale di circa 1000 m. Esso è collegato all’Arcipelago Toscano mediante una
doccia sottomarina che si solleva fino alla profondità media di 500 m, ma presenta notevoli
differenze strutturali con l’Appennino a parità di latitudine. Nel complesso si tratta di un
massiccio cristallino del paleozoico, affiorato nel corso di un corrugamento erciniano ed è
costituito, essenzialmente, di granito e rocce congeneri.
Il Gennargentu rappresenta l’unica massa montuosa di una certa entità (Punta La
Marmora 1834 m) mentre il resto del territorio montano è caratterizzato da ristretti altopiani
di massicci isolati e da modeste colline. Molto più a nord i monti del Limbara (altezza
massima 1359 m) e poco più a nord-ovest le catene del Marghine (altezza massima 1200 m)
e del Goceano (altezza massima 1258 m).
Sul versante orientale, a nord del Gennargentu, la catena del Monte Albo (altezza
massima 1127 m) sovrasta la zona delle Baronie (a nord del Golfo di Orosei), quindi in
posizione centrale sul Golfo, a circa 23 km nell’entroterra, il gruppo isolato del Monte
Corrasi (1463 m) e quindi a dominare la zona dell’Ogliastra (a sud del Golfo di Orosei) la
parte orientale del massiccio del Gennargentu (figura 1.1).
In generale questi monti, pur non essendo molto elevati, presentano un aspetto
piuttosto tormentato con declivi molto ripidi. Tutto ciò esercita, localmente, una spiccata
influenza climatica e, come già detto, sussiste una netta differenza fra il versante
occidentale e quello orientale.
Il versante occidentale, prospiciente il Mar di Sardegna, presenta un più graduale e
regolare declivio, larghe valli fluviali e pianure litoranee piuttosto vaste; i rilievi sono qui
con altitudini fra 800 e 1200 m.
Il versante orientale, prospiciente il Mar Tirreno, ha valli anguste, pianure costiere
molto limitate e circoscritte, ripide falesie e, nell’immediato entroterra, altopiani
scarsamente abitati e vegetati. I rilievi sono qui con altitudini fra 1000 e 1300 m.
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Pienamente rispondente a queste caratteristiche è la zona di nostro interesse
(Sardegna centro-orientale) che guarda il Golfo di Orosei dai comuni di: Dorgali a 5 km dal
mare (Cala Gonone) che, in posizione quasi centrale nel Golfo, “apre” la zona di nostro
interesse; Oliena a 16 km dal mare, circondata dagli omonimi monti (a cui appartiene il già
citato Monte Corrasi); Urzulei a 12 km dal mare, sulle prime propagini a nord (in vista del
Monte Genziana 1505 m) del gruppo del Gennargentu; Baunei a soli 3 km dal mare, su un
altopiano di circa 500 m, che “chiude” la zona di nostro interesse (figura 1.1).
1.2 Il clima del territorio
È ben noto che il clima (con le sue variazioni) di una determinata regione dipende
da cause di carattere generale di varia natura e dalla loro interdipendenza. In base a ciò la
meteorologia e la climatologia della zona di nostro interesse vengono a dipendere, in una
sorta di “riduzione di scala”, dalla meteorologia e dalla climatologia del bacino del
Mediterraneo2 → regione Sardegna → versante orientale → Baronie e Ogliastra → Golfo di
Orosei e suo entroterra; con un passaggio, senza soluzione di continuità, da una macro a
una micro scala. In altre parole per spiegare l’influenza del clima sulle vicende storiche,
economiche, sociali ecc. dell’arco meridionale del Golfo di Orosei e del suo entroterra,
dovremmo analizzare la climatologia delle diverse scale su indicate. Ora mentre è possibile
farlo, con i dati storici esistenti, fino alla scala della Sardegna distinguendo fra versante
occidentale e versante orientale, risulta più complesso per la scala del Golfo di Orosei. La
difficoltà deriva non tanto dalla mancanza di dati meteorologici, ma piuttosto perché i dati
sono stati elaborati, a oggi, solo per la meteorologia sinottica e previsionale e non con le
finalità di cui abbiamo detto poco sopra. Uno studio più puntale si potrà fare con una
specifica campagna di misure per quanto riguarda le condizioni attuali, mentre per il passato,
anche remoto, dovremo utilizzare fonti archivistiche, storiche, archeologiche e letterali.
Nella tabella 1.1 sono indicate le stazioni meteorologiche attualmente attive
nell’arco meridionale del Golfo d’Orosei e del suo entroterra, e alcune particolarmente
vicine a questa area, evidenziate da un asterisco vicino al nome della località. Di ciascuna si
indica l’anno di attivazione, la tipologia (idrologica, meteorologica previsionale,
agrometeorologica) e l’Ente gestore.
Per quanto riguarda l’intera Isola, riferendosi all’inverno e all’estate possiamo
citare le parole del meteorologo A. Serra che nel 1958 descrisse in modo profondo, rigoroso
e definitivo, le masse d’aria che più frequentemente si avvicendano sulla Sardegna e alle
quali possiamo ricondurre la climatologia della Regione.
• Nel mese di gennaio, si ha una netta prevalenza di masse d'aria intermedie che
permangono sull'Isola in media per circa il 50 % di tutte le ore delle masse d’aria;
seguono, in ordine, la massa d’aria artica e mediterranea ciascuna per circa il 18 % e
infine la massa tropicale per il 5 %. Il rimanente è costituito da masse d’aria non
classificate.
Con le masse d’aria intermedia e artica prevalgono i venti provenienti dai settori di
Nord-Ovest e di Nord–Nord-Est sulle coste occidentali, e dal settore di Ovest sulle
2
Queste, a loro volta, dipendono da eventi alla scala del globo quali: l’anticiclone siberiano, le masse
d’aria dell’Atlantico centro-settentrionale, le alte pressioni sull’Africa dell’Atlante, ecc.
4
coste orientali e nella parte centrale dell’Isola. Con l’aria mediterranea prevalgono le
calme e le brezze locali.
•
Nel mese di luglio la massa d’aria mediterranea ha una netta prevalenza su tutte le altre
masse d’aria messe assieme (51 %); le masse tropicali e intermedie calde in media si
equivalgono (rispettivamente 22 % e 21 %), mentre sono trascurabili la intermedia
fredda (5 %) e le masse non classificate (1 %); la massa artica non appare per nulla.
Con le masse mediterranee si ha una prevalenza di calme e venti locali. Con le
masse tropicali e temperate calde si ha una prevalenza dei venti da Nord-Ovest sulle
coste centrali dell’Isola. Sono pure notevoli le frequenze dei venti provenienti da Nord
e dai settori meridionali. Con le masse d’aria intermedie fredde, mentre prevalgono i
venti da Nord-Ovest e Ovest, non compaiono quelli dei settori meridionali.
Tabella 1.1 – Sardegna centro-orientale: alcune stazioni meteorologiche attualmente attive
nell’arco meridionale del Golfo di Orosei e del suo entroterra.
Attivazione
Tipologia
Gestore
Orosei*
Località
1999
Agrometeorologica
SAR
Oliena
1999
Agrometeorologica
SAR
Dorgali Lanaitto
2008
Idrogeologica
Dorgali Mobile
2000
Agrometeorologica
Orgosolo Olai*
2008
Idrogeologica
Comune di Orgosolo
Comune di Orgosolo
Comune di Orgosolo
SAR
Orgosolo Montes*
2008
Idrogeologica
Villanova Strisailis
1999
Agrometeorologica
SAR
Capo Bellavista*
1951
Meteo. previsionale
AM
* Stazione particolarmente vicina alla zona di interesse.
Da quanto sopra esposto si può trarre, con A. Mennella, una descrizione generale
sul clima dell’Isola.
La prevalenza delle masse d’aria temperate nel cuore dell’inverno e la prevalenza
dell’aria mediterranea nel cuore dell’estate danno un indice chiaro della mitezza del clima
su tutta l’Isola; a ciò si deve aggiungere che i venti predominanti, provenienti dal mare in
inverno e in estate, sulle coste occidentali, contribuiscono a rendere, in questa zona
dell’Isola, il clima ancora più temperato che sulle coste orientali.
La marittimità della Regione è l’elemento essenziale e inconfondibile che, con la
latitudine e la notevole distanza da masse continentali di grande estensione, ne determina la
complessiva mitezza termica.
L’ubicazione in longitudine è particolarmente felice in quanto garantisce la piena
esposizione all’occidente mentre la parte centrale del tronco peninsulare fa da sbarramento
alle influenze dai quadranti orientali. L’ubicazione in latitudine esclude sia i rigori eccessivi
dell’inverno sia le pesanti calure dell’estate. Unico elemento di relativa eccezione, a questo
riguardo, è costituito da una accentuazione delle escursioni diurne sia di inverno sia
d’estate, specialmente nelle zone interne.
5
Dal punto di vista pluviometrico si hanno spiccate singolarità: quantità di pioggia
limitata, con regime annuale che ancora risente di un certo effetto di continentalità che si
manifesta attraverso una sensibile traccia di un massimo secondario primaverile (che è
proprio del clima sub-litoraneo appenninico). Le manifestazioni piovose assumono, però,
un particolare carattere di irregolarità consistente in una frequenza ancora più limitata della
quantità, per cui le intensità assumono valori elevati che sono spesso dannosi.
Il regime anemologico risulta a sua volta dominato dai venti occidentali e da una
elevata ventosità, capace di influire decisamente su varie forme di attività, come
agricoltura, pastorizia, turismo, ecc. Gli altri elementi del Clima, che qui possono essere
considerati secondari, almeno entro certi limiti, non manifestano niente di particolare che
possa assumere un carattere qualificatore.
In sintesi possiamo affermare che il clima della Sardegna fruisce di tutte le
pregevolezze intrinseche della vasta gamma mediterranea, che ne costituisce una autentica
risorsa ambientale di ampia e proficua utilizzazione sia per le attività agro-pastorali e
turistiche, sia per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (tabella 1.2). In
riferimento a queste ultime possiamo affermare che non tutte le potenzialità del Clima sono
utilizzate.
Tabella 1.2 – Produzione elettrica da Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) [GWh/anno] – anno 2004
Idrica
311,5
Eolica
218,2
Fotovoltaica
0,6
Biomasse
67,2
Tot. da FER % da FER
4,1
597,5
Prod. Reg. Tot.
14577,7
In riferimento alla zona di interesse, allo stato attuale, possiamo solo dare
indicazioni di massima dicendo che la condizione climatica di questi luoghi appare
particolarmente interessante per la notevole differenza dei microclimi esistenti nei vari
settori geografici. La situazione orografica, infatti, caratterizzata sia da due creste di rilievi,
che definiscono una valle protetta, sia dalla presenza dell'altopiano carsico del Supramonte,
determina una forte variabilità all’ingresso dei venti e della circolazione d’aria al suolo. Ciò
condiziona certamente l’umidità dell’aria, il regime pluviometrico e la persistenza e la
diffusione dell’acqua nei suoli.
La dorsale carbonatica orientale separa l’entroterra dal mare, isolando i venti
orientali e sud-orientali. A causa della sua presenza si formano, frequentemente, nubi
orografiche originate dalle masse d’aria provenienti dal II Quadrante, le quali risalendo la
dorsale portano, sul versante interno della zona, una notevole umidità che influenza la
climatologia dell’intera vallata. Questa condizione caratterizza il settore settentrionale
dell’area proposta, mentre nella parte meridionale la differente condizione orografica
produce una situazione sostanzialmente diversa.
La localizzazione delle aree urbane appare anch’essa interessante poiché tutti i
comuni sono nati sub condicione più dalle tipologie microclimatiche che dalla situazione
agro-pastorale.
L’analisi dell’evoluzione storica e culturale di questi luoghi, che fonda le sue
radici nella preistoria, potrà fornire una giusta conoscenza del ruolo che il microclima di
quest’area ha avuto, e ha tuttora, nell’insediamento dell’uomo e nelle sue scelte territoriali.
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Appare altrettanto interessante la possibilità di fornire una ricostruzione delle
variazioni climatiche che si sono succedute nel tempo storico e preistorico; i dati
provenienti dall’analisi dell'evoluzione della costa e dall’analisi dei depositi detritici situati,
in particolare, lungo i versanti carbonatici delle rocce del Mesozoico, potrebbe offrire un
quadro significativo sulla distribuzione del clima nel settore centro-orientale dell’Isola.
Nelle tabelle seguenti sono riportati i valori medi (mensili e annuali) dei singoli
elementi del clima relativamente ad alcune zone significative della Sardegna, alcune delle
quali possono essere considerate rappresentative del clima del Golfo di Orosei e del suo
entroterra, che, come già detto, potrà essere meglio studiato con una specifica campagna di
misure e con una dettagliata analisi della documentazione esistente.
Tabella 1.3 – Medie mensili e annuali della radiazione solare giornaliera [joule m–2], in
confronto con Napoli.
a) Extraterrestre: radiazione non attenuata dalle condizioni del cielo;
b) Radiazione globale al suolo.
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
Anno
Alghero
a)
b)
10048 13649 19008 24577 28889 30857 30354 26628 21855 16119 11514
6490
8750 13356 16663 23404 23404 27382 23781 18254 11095
8876 20139
6113
4899 15449
13649 19008 24577 28889 30857 30354 26628 21855 16119 11514
8876 20139
Olbia
a)
10048
b)
6490
9002 11681 15114 21604 21311 22190 19343 16119
8876
5903
4899 13523
10969 14528 19678 25121 29098 30857 30438 26963 22567 16873 12393
9839 20725
Cagliari
a)
b)
6322
9295 14151 17878 22567 25539 27005 22609 16705 11095
6950
5443 15449
10048 13649 19008 24577 28889 30857 30354 26628 21855 16119 11514
8876 20139
Napoli
a)
b)
5820
7997 13188 18757 22734 26544 24786 21060 15240 10802
6029
4982 14821
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Tabella 1.4 – Medie mensili e annuali delle ore di presenza di Sole (eliofania) giornaliera in
confronto con Napoli.
a) Eliofania teorica: ore di insolazione in assenza di nubi;
b) Eliofania reale: ore di insolazione in relazione al variare del grado di copertura del cielo;
c) Eliofania relativa o indice di insolazione: rapporto fra l’eliofania reale e quella teorica.
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
Anno
Cagliari
a)
9,7
10,6
11,9
13,1
14,3
14,8
14,5
13,5
12,3
11,1
9,9
9,4
12,1
b)
4,0
4,7
5,0
5,9
6,3
8,5
9,8
9,0
6,9
5,6
4,2
3,7
6,2
c)
0,42
0,43
0,42
0,45
0,49
0,58
0,68
0,66
0,56
0,50
0,42
0,40
0,51
Napoli
a)
9,5
10,6
11,9
13,2
14,4
15,0
14,8
13,6
12,5
11,2
9,8
9,2
12,1
b)
4,2
3,5
4,1
6,4
8,1
9,3
10,4
10,0
9,1
6,9
3,2
3,6
6,5
c)
0,44
0,33
0,34
0,48
0,56
0,62
0,70
0,73
0,73
0,61
0,31
0,39
0,54
Tabella 1.5 – Temperature [°C] medie mensili e annuali dell’acqua marina superficiale
presso le coste Sarde, in confronto con il Litorale Campano.
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
Anno
Settentrionali
13,4
13,3
13,2
14,0
16,3
19,9
22,7
23,4
22,3
19,6
17,1
14,7
17,5
Orientali N.
13,5
13,0
13,4
14,3
16,7
20,1
22,8
23,7
22,5
20,0
17,2
15,0
17,7
Orientali S.
13,8
13,4
13,7
14,7
16,9
20,4
23,2
24,7
23,7
20,4
17,7
15,3
18,2
Meridionali
14,0
13,5
13,8
14,8
16,9
20,4
23,5
24,5
23,4
20,5
18,0
15,6
18,2
Occidentali N. 13,5
13,0
13,5
14,5
16,5
20,1
23,0
23,5
22,5
19,6
17,4
14,8
17,7
Occidentali S.
13,8
13,4
13,8
14,7
16,8
20,3
23,4
24,3
23,0
20,4
17,8
15,4
18,1
Media
13,7
13,3
13,6
14,5
16,7
20,2
23,1
24,0
22,9
20,1
17,5
15,1
17,9
24,8
23,5
20,5
17,8
15,5
18,4
Litorale Campano
Media
8
14,0
13,3
13,7
14,7
17,5
21,5
24,0
Tabella 1.6 – Temperature [°C] medie mensili e annuali dell’aria nel versante orientale in
confronto con le Coste Campane.
quota
[m]
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
Anno
Terranova
15
8,4
8,9
10,9
14,2
17,9
22,0
25,6
25,0
22,6
18,4
15,0
10,4
16,6
Olbia
12
8,8
9,9
11,6
14,0
17,4
21,7
24,8
24,5
21,9
17,7
13,7
9,9
16,3
Capo
Comino
123
10,9
11,0
11,7
14,1
16,8
21,5
24,1
24,9
23,0
19,1
15,6
11,5
17,0
Orosei
19
10,7
11,1
12,7
15,0
17,9
22,1
25,0
24,9
23,3
19,4
15,9
12,0
17,5
Capo
Bellavista
156
10,2
11,3
12,2
14,5
17,7
22,0
24,7
25,2
23,3
19,6
15,8
11,5
17,3
Media
9,80 10,44 11,82 14,36 17,54 21,86 24,84 24,90 22,82 18,84 15,20 11,06 16,94
Coste Campane
Media
10,12 10,31 12,60 15,19 19,01 23,09 25,48 25,57 23,35 19,10 15,71 11,92 17,45
Tabella 1.7 – Temperature [°C] a Orosei (19 m s.l.m.):
a) massime assolute mensili;
b) medie delle massime diurne;
c) minime assolute mensili;
d) medie delle minime diurne;
e) medie mensili;
f) escursione diurna: (b – d).
Ultima colonna: voci precedenti riferite all’anno.
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
Anno
a)
25,0
27,0
28,0
30,0
35,0
39,5
40,5
39,0
40,2
34,0
29,0
26,5
40,5
b)
15,0
15,3
17,2
19,6
23,0
27,3
30,4
30,2
28,3
24,1
20,1
16,3
22,2
c)
–1,5
–1,5
–2,0
2,5
6,0
9,0
8,8
13,5
7,5
6,8
1,3
–5,0
–5,0
d)
6,6
6,9
8,3
10,3
13,2
16,9
19,7
19,8
18,4
14,7
11,3
8,0
12,8
e)
10,7
11,1
12,7
15,0
17,9
22,1
25,0
24,9
23,3
19,4
15,9
12,0
17,5
f)
8,4
8,4
8,9
9,3
9,8
10,4
10,7
10,4
9,9
9,4
8,8
8,3
9,4
Le precedenti tabelle mostrano che la costa orientale ha un clima termico livellato
su valori alquanto elevati con “punte” abbastanza spinte a causa dell’orografia. Rispetto alla
prospiciente costa del versante opposto del Tirreno, gli elementi termici della Sardegna
risultano, per taluni aspetti più miti per la mancanza di una massiccia catena montuosa
retrostante, per altri aspetti più accentuati come per taluni valori delle escursioni diurni dei
mesi estivi. Il fattore equilibratore è sicuramente la notevole marittimità corroborata dalla
notevole distanza delle masse continentali.
9
Tabella 1.8 – Frequenza stagionale dei venti [numero dei giorni], in riferimento alla
direzione di provenienza, nel versante centro-orientale.
N
NE
E
SE
S
SW
W
NW
Calma di vento
(inf. a 5 km/h)
Capo Bellavista
Inverno
ore 7
ore 16
Primavera ore 7
ore 16
Estate
ore 7
ore 16
Autunno ore 7
ore 16
Anno
ore 7
ore 16
7,9
2,3
5,6
2,0
4,0
0,2
4,6
2,5
22,1
7,0
9,5
19,5
9,5
13,0
9,5
11,0
6,7
14,1
35,2
57,6
3,8
11,0
4,2
13,2
2,5
12,8
1,7
11,9
12,2
48,9
2,0
8,8
4,2
22,3
2,3
41,2
2,3
22,7
10,8
95,0
1,5
6,2
2,9
6,5
2,6
7,3
2,4
6,0
9,4
26,0
4,0
4,3
1,0
2,5
3,3
1,0
5,8
2,9
14,1
10,7
10,8
3,7
5,3
3,2
2,5
0,5
9,4
3,7
28,0
11,1
35,7
15,8
17,5
5,0
16,5
4,5
32,9
9,2
102,6
34,5
15,2
18,6
38,2
24,2
48,8
13,6
25,2
18,0
127,4
74,4
Media annua
14,5
46,4
30,5
52,9
17,7
12,4
19,5
68,5
100,9
ore 7
ore 16
Primavera ore 7
ore 16
Estate
ore 7
ore 16
Autunno ore 7
ore 16
Anno
ore 7
ore 16
3,3
3,8
2,3
6,7
2,7
6,8
1,7
4,5
9,9
21,8
4,8
9,0
12,0
23,3
4,9
25,3
6,3
15,8
28,0
73,4
9,6
14,3
7,9
14,5
3,4
18,9
5,4
12,8
26,3
60,5
2,9
4,4
1,7
4,6
0,6
8,7
1,6
2,5
6,8
20,2
0,5
0,7
0,2
0,8
0,4
1,0
2,5
1,7
3,6
4,2
6,5
4,9
4,6
1,5
4,7
0,8
8,8
4,8
24,6
13,0
22,1
24,8
21,1
18,0
21,7
11,9
28,2
22,3
93,1
77,0
15,2
16,7
14,6
16,2
19,8
18,9
13,6
18,6
63,2
69,7
22,8
11,6
27,6
6,4
33,8
4,6
22,6
8,0
106,8
30,6
Media annua
15,9
50,7
43,4
13,5
3,9
18,8
85,0
66,5
68,7
Nuoro
Inverno
La precedente Tabella 1.8 e la successiva 1.9 mostrano che sul versante orientale
della Sardegna non ci sono venti dominanti in tutte le stazioni di rilevamento: a Capo
Bellavista prevale il vento da Nord-Ovest, seguito da quello da Sud-Est; a Nuoro domina il
vento da Ovest seguito da quello dal Nord-Est; a Olbia prevale il vento da Est, seguito da
quello dall’Ovest. In altre parole, su questo versante, la prevalenza è in qualche stazione dei
venti occidentali in altre dei venti orientali.
Le giornate di calma sono abbastanza limitate e le velocità massime si hanno a
Capo Bellavista (108 ÷ 110 km/h) di poco inferiore a quelle massime assolute dell’Isola che
si rilevano nella costa meridionale a Capo Carbonara (intorno a 115 km/h).
I venti stagionali nel versante considerato possono essere, brevemente, così
descritti:
– d’inverno prevalgono i venti da Ovest, soffianti con elevata velocità e accompagnati da
abbondanti precipitazioni;
– in primavera cresce la frequenza dei venti da Est;
– in estate si verificano venti di limitata intensità e spiranti da varie direzioni;
– in autunno aumenta la frequenza dei venti occidentali.
10
Tabella 1.9 – Frequenza stagionale dei venti [numero dei giorni], in riferimento alle gamme
di velocità indicate e velocità massima [km/h], nel versante centro-orientale.
Calma di vento
5 ÷ 15 km/h
(inf. a 5 km/h)
15 ÷ 35 km/h
35 ÷ 55 km/h
sup. a 55 km/h
Velocità
massima
Capo Bellavista
ore 7
ore 16
Primavera ore 7
ore 16
Estate
ore 7
ore 16
Autunno ore 7
ore 16
15,2
18,6
38,2
24,2
48,8
13,6
25,2
18,0
30,6
23,4
30,4
27,0
27,6
32,4
32,4
28,4
27,6
24,4
14,2
24,0
11,2
28,0
23,0
27,6
12,4
17,2
7,0
11,0
3,0
12,8
7,6
11,2
4,4
6,0
2,2
5,8
1,4
5,2
2,8
5,8
98
94
108
103
108
95
90
94
Anno
127,4
74,4
121,0
111,2
76,0
104,0
30,0
52,2
10,8
23,4
108
103
100,9
116,1
90,0
41,1
17,1
Inverno
ore 7
ore 16
Media annua
Nuoro
Inverno
ore 7
ore 16
Primavera ore 7
ore 16
Estate
ore 7
ore 16
Autunno ore 7
ore 16
Anno
ore 7
ore 16
22,8
11,6
27,6
6,4
33,8
4,6
22,6
8,0
106,8
30,6
35,6
34,0
40,8
31,2
39,4
26,4
43,8
32,0
159,6
123,6
25,0
29,8
19,0
40,6
16,0
48,4
20,2
38,2
80,2
157,0
6,0
12,6
4,0
12,0
2,2
10,4
4,2
11,0
16,4
46,0
0,8
2,2
0,6
1,8
0,6
2,2
0,2
1,8
2,2
8,0
Media annua
68,7
141,6
118,6
31,2
5,1
90
83
90
82
72
83
62
83
90
83
Tabella 1.10 – Prima riga, medie mensili e annuali della quantità di pioggia [mm], seconda
riga, numero dei giorni piovosi; in località più o meno prossime al Golfo di Orosei.
quota
[m]
Oliena
378
Nuoro
545
Orosei
19
Baunei
480
G
F
M
88
7
91
10
58
6
121
8
85
7
77
8
49
5
110
6
73
7
72
8
58
6
117
7
A
54
6
57
8
36
5
63
6
M
46
5
41
7
25
4
42
4
G
16
2
20
3
5
1
11
2
L
11
1
13
1
3
0
7
1
A
10
1
10
2
6
1
14
1
S
O
N
D
34
3
35
4
27
3
51
4
58
5
64
7
76
5
107
5
88
7
85
9
77
6
121
7
109
8
108
11
99
7
182
8
Anno
672
59
673
78
519
49
946
59
11
Tabella 1.11 – Umidità relativa [%] dell’aria: medie mensili e annue, sul versante orientale.
quota
[m]
Olbia
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
Anno
2
79
74
76
75
77
70
68
72
76
78
75
78
75
Nuoro
582
78
77
70
70
66
52
49
46
63
74
77
79
67
Capo Comino
123
69
65
70
75
74
66
62
66
73
79
70
69
70
Capo Bellavista
156
71
67
70
73
73
67
67
70
70
73
67
70
70
Tabella 1.12 – Medie mensili e annuali dei giorni sereni, misti e coperti.
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
Anno
Olbia
sereni
7
7
8
8
6
12
20
18
10
5
4
4
109
misti
13
13
14
13
15
15
10
10
15
17
17
15
167
coperti
11
8
9
9
10
3
1
3
5
9
9
12
89
Nuoro
sereni
8
7
12
11
8
16
23
21
14
10
7
6
143
misti
7
7
6
7
5
7
4
6
9
10
10
8
86
16
14
13
12
18
7
4
4
7
11
13
17
136
coperti
Tabella 1.13 – Medie mensili e annuali dei giorni con nebbia, sul versante orientale.
quota
[m]
Olbia
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
Anno
–
0,2
0,4
0,4
0,2
0,2
0,2
0,2
–
0,2
0,2
–
2,6
0,4
2
1
2
0,2
–
–
0,4
0,8
0,4
0,2
2
Nuoro
583
1
9
Capo Comino
127
–
–
–
0,2
0,2
–
–
–
–
–
–
–
0,4
Capo Bellavista
156
–
0,2
0,4
1,2
0,4
0,2
0,2
0,2
–
–
–
–
2,8
1.3 L’evoluzione geologica e geomorfologica del territorio
Il territorio considerato nel presente studio costituisce un interessante quadro
dell’evoluzione recente nel paesaggio sardo, in particolare in quelle aree dove alcuni
processi di formazione del territorio sono stati particolarmente incisivi, ad esempio quelli
legati all’attività vulcanica recente e quelli determinati dall’attività carsica. L’area considerata
coinvolge un vasto territorio, appartenente a soli quattro centri abitati, connotato da rocce
basaltiche e carbonatiche. È una terra di “confine”, situata al passaggio con le Baronie di
Orosei, Galtellì e Siniscola, al nord; al passaggio con l’Ogliastra, nel settore meridionale e
alla Barbagia di Orgosolo nel settore orientale. Morfologicamente la zona è caratterizzata
12
dal dominio del vasto altopiano del Supramonte di Oliena – Orgosolo e Urzulei che
costituisce un testimone dell’importante ruolo assunto dal mare del Mesozoico in questa
parte dell’Isola. Non possono essere trascurati, comunque, anche i pianori basaltici del
Gollei, del Monte S. Elena e le colate che hanno interessato la porzione centrale dell’area,
così come il ruolo assunto dalla dinamica marina nel rendere cosi spettacolare la fascia
costiera. Queste differenze morfologiche consentono di identificare tre settori nello studio
geomorfologico di quest’area, considerando quasi un transetto che segue
perpendicolarmente la fascia costiera verso l’interno. I tre settori considerati possono essere
identificati come: la fascia costiera, la porzione interna e, ultima, quella montana localizzata
lungo la cornice del Supramonte. Tuttavia, prima di addentrarci nella descrizione
morfologica del paesaggio di questi tre diversi settori appare evidente la necessità di offrire
un quadro sommario dei caratteri geologici, geomorfologici ed evolutivi dell’intera area
che, sebbene paia uniforme, ha subito una complessa storia per milioni di anni.
1.3.1 Lineamenti geologici
Gli affioramenti più antichi presenti nell’area sono costituiti da rocce
metamorfiche del Paleozoico rappresentate da sequenze e alternanze di metarenarie,
quarziti e filladi la cui attribuzione cronologica risulta assai incerta, compresa tra il
Cambriano e l’Ordoviciano inferiore per la gran parte degli affioramenti, sebbene alcune
successioni terrigene possono essere attribuite all’intervallo di tempo compreso tra
l’Ordoviciano superiore e il Carbonifero inferiore. Questi litotipi affiorano, spesso, ai
margini dell’area considerata mentre sono presenti solamente in prossimità della Gola del
Gorroppu, dove la valle del rio Flumineddu si chiude presso lo spartiacque di Genna Silana.
Le stesse formazioni sono, invece, particolarmente diffuse nel versante occidentale del
Supramonte dove costituiscono un dominio del paesaggio con le forme mature e ondulate.
La parte centrale di questo territorio è dominata dalla valle del Flumineddu le cui
acque drenano il settore orientale del Supramonte, percorrendo la spettacolare forra del
Gorroppu, per riversarsi sull’alveo del fiume che nella parte valliva incide le rocce
granitoidi del Paleozoico. Questa valle costituisce un bell’esempio di struttura di
sprofondamento sul modello di una piccola valle tettonica (o graben) che interessa le rocce
del Paleozoico e del Mesozoico che dominano questa parte. Il fondovalle è caratterizzato
dagli affioramenti delle rocce intrusive paleozoiche del complesso plutonico riferito al ciclo
del Carbonifero superiore - Permiano. Queste rocce sono rappresentate prevalentemente da
monzograniti, granodioriti e granodioriti monzogranitiche che mostrano strutture differenti
e gradi di alterazione assai variabili. Nella parte meridionale, in prossimità di Genna Silana
sono molto diffusi di porfidi granitici pur essendo il corpo intrusivo quasi ovunque
interessato dalla presenza di filoni aplitici, pegmatitici e quarzosi che costituiscono degli
sciami la cui direzione prevalente è nord ovest-sud est. In taluni casi questa direzione, oggi,
costituisce un lineamento preferenziale nelle creste dei rilievi laddove l’erosione
differenziale segue l’affioramento del filone rispetto alla roccia incassante.
In prossimità dell’abitato di Baunei, pochi chilometri a nord, in località Genna
Scalas e, poco distante, presso il Monte Orosei affiorano le rocce riolitiche e profiriche del
ciclo vulcanico del Permiano che, verso la fine dell’Era paleozoica ha seguito l’orogenesi
ercinica e ha accompagnato il lungo ciclo di erosione che ha condotto la paleo - Sardegna a
13
una condizione di peneplanazione evoluta. Altri affioramenti di queste vulcaniti si ritrovano ai
piedi del Monte Tuttavista di Orosei e Galtellì, situato ai limiti esterni dell’area in oggetto.
I versanti di questa valle sono caratterizzati dalla presenza delle rocce calcaree del
Mesozoico formatesi in ambiente tipicamente di piattaforma; queste sono principalmente
rappresentate da depositi carbonatici di piattaforma quali calcari, calcari dolomitici,
dolomie e calcari bioclastici, localmente sono presenti anche facies marnose e marnoso
arenacee. La loro età è ascrivibile soprattutto ai piani medio - alti del Giurassico, solo in
alcune località sono presenti affioramenti attribuibili al passaggio verso il Tias medio, come
lungo le profonde pareti del Gorroppu o sulle pareti inferiori delle scarpate orientali del
Monte Omene. I movimenti della tettonica terziaria hanno indotto, in queste rocce
comportamenti differenti nello spazio di brevi distanze, in particolare si può osservare il
generale assetto di questi affioramenti nelle diverse giaciture lungo la valle del Flumineddu.
La parte occidentale, rappresentata dai limiti del Supramonte, mostra una generale
condizione sub orizzontale di queste rocce, pur nelle variazioni locali della loro giacitura,
mentre il versante orientale della valle, costituito dai rilievi del Monte Bardia fino ai rilievi
calcarei di Baunei, è fortemente dislocato verso est dove costituisce una imponente falesia a
mare per oltre 30 kilometri. Questo basculamento interessa l’intera fascia centro - orientale
dell’Isola, determinando un’evoluzione del paesaggio singolare e complessa.
L’importante attività tettonica del Pliocene ha determinato, in quest’area, anche
profondi sconvolgimenti testimoniati oggi dall’impostazione del paesaggio strutturale
seguito alle faglie e alle fratture che hanno tagliato il basamento paleozoico e le coperture
del Mesozoico. Lungo queste linee strutturali sono giunti in superficie i magmi basaltici che
si sono riversati sulla morfologia preesistente del territorio; l’attività vulcanica è durata
poco oltre un milione di anni con fasi pulsanti e periodi di quiescenza che hanno
determinato un continuo rinnovo delle forme del paesaggio. In particolare, i centri di
emissione presenti sull’intero territorio considerato e sulle aree immediatamente periferiche
sono circa sessanta compresi in un arco di tempo tra 3 e 2 milioni di anni dal presente,
secondo le analisi K/Ar effettuate negli anni 80.
Tra le rocce di recente formazione meritano un particolare cenno i depositi detritici
del Pleistocene e, probabilmente, anche del Pliocene che spesso coronano i rilievi calcarei del
Mesozoico; tra questi assumono particolare importanza i depositi detritici caotici formati
esclusivamente da frammenti spigolosi di calcare, privi spesso di cemento ma comunque
particolarmente compatti e ben imbricati. Si tratta di depositi di origine periglaciale noti come
“falde detritiche stratificate” (stratified slope deposits o eboulis ordonnes) che hanno un
preciso significato evolutivo trattato nella geomorfologia. Lungo la fascia costiera assume
particolare significato la presenza del deposito di origine marina del Tirreniano, un livello di
spiaggia fossile che connota le fasi caldo - umide delle variazioni climatiche pleistoceniche.
1.3.2 Geomorfologia ed evoluzione fisica del territorio
Una lunga scarpata di 25 kilometri circa segue il bordo orientale del Supramonte
di Oliena, lungo la valle del rio Flumineddu; questa imponente morfologia si ripropone
lungo il bordo costiero formando una falesia le cui dimensioni, per lunghezza e per altezza,
costituiscono uno dei più scenografici paesaggi costieri della Sardegna. Queste forme
strutturali consegnano al territorio un aspetto evidente della varietà geomorfologica e della
14
sua complessa storia evolutiva, le cui origini sono da attribuirsi soprattutto alla tettonica
post miocenica che ha impostato l’embrione del paesaggio attuale. La colata del vulcano di
S.Elena, nei pressi dell’abitato di Dorgali, mostra che già durante la sua effusione, esisteva
la valle del Flumineddu; infatti, la colata basaltica si è riversata dal versante orientale del
Monte Tului, fino al versante opposto, occupando tutta l’incisione per tutti i suoi 3
chilometri di ampiezza. Il centro di emissione, posto oltre i 500 metri, ha riversato
sull’opposta sponda del fiume una colata fino alla quota attuale dei 230 metri; al momento
il corso d’acqua del rio Flumineddu scorre, ai piedi del fronte basaltico, a una quota di circa
100 metri. Appare evidente che l’attività vulcanica ha determinato la chiusura della valle e
la nascita di un lago di sbarramento vulcanico di cui non ci rimangono molte tracce,
probabilmente per il fatto che il rio Flumineddu è riuscito a “spezzare” questo sbarramento
con l’incisione e il taglio della colata lungo il contatto occidentale con i calcari mesozoici
assai più facili da erodere. Questa erosione è stata certamente favorita dalle particolari
condizioni del sistema idrografico del fiume e dell’intero suo bacino, proveniente in parte
dal Supramonte. Il fiume, prima dell’evento vulcanico, scorreva certamente al centro della
valle, come ancora oggi fa nella sua porzione centrale poco prima della Gola di Gorroppu;
lo sbarramento vulcanico ha determinato lo smembramento del reticolo idrografico e la
ricerca di un nuovo sistema lungo i contatti tra il basalto e le rocce preesistenti,
generalmente più tenere. Questo fenomeno è particolarmente visibile in tutte le zone dove
vi sono state attività effusive che hanno dato luogo ad effusioni di basalto: lo stesso
altopiano del Gollei, famoso per la presenza di significative testimonianze della civiltà
nuragica, ha determinato il blocco della valle del fiume Cedrino e di un suo tributario, nel
versante meridionale: il rio Sa Oche che scorre nella valle del Lanaitto. Molte altre attività
effusive hanno dato luogo a queste particolari condizioni morfologiche che si sono espresse
in un arco di tempo assai limitato, grossomodo le ultime si sono spente circa 2 milioni di
anni fa. Appare chiaro che il sistema idrografico in tutta la regione sia stato profondamente
condizionato e abbia necessariamente modificato in continuazione il suo assetto
morfologico e dinamico.
Tuttavia, dai dati offerti dall’attività effusiva e dall’evoluzione del sistema idrografico
si evince che le attività tettoniche di maggior efficacia, nell’impostazione di questo paesaggio,
si sono avute soprattutto nel Pliocene, in conseguenza di importanti movimenti di riequilibrio
che hanno determinato anche l’approfondimento delle stesse valli tettoniche, come quella del
Flumineddu e del rio Sa Oche, all’interno dello stesso Supramonte.
Rimangono, comunque, segni evidenti e manifesti di questa tettonica e di ciò che è
avvenuto successivamente agli eventi effusivi che, all’inizio del Pleistocene, sono entrati in
quiescenza mentre l’attività effusiva continuava in altre zone dell’Isola. Lungo i bordi del
versante orientale del Supramonte, seguendo la linea di scarpata del Monte Omene, del
Monte Fruncu Mannu, del Monte Tundu, del Monte Oddeu fino alla Gola del Gorroppu, si
possono osservare delle gradonature lungo le scarpate di faglia del versante. A tali gradoni
corrispondono superfici di differenti alterazioni del calcare che sottolineano la diversa
attività di formazione delle scarpate e la loro differente età. Tutto ciò è riconducibile
all’attività continua della tettonica, evidente per la presenza delle colate basiche quella
definita pliocenica. Ma sono altresì importanti i movimenti, ad essa successivi, che seguono
in continuità lo scorrere del tempo e che si manifestano nell’inversione del rilievo lungo
queste morfologie vulcaniche, assai notevole lungo il corso del Cedrino, ma significativa
anche nel corso del Flumineddu (valutabile oltre i 130 metri).
15
A testimonianza di questi movimenti recenti si può menzionare anche l’esistenza
di forme d’erosione lungo la falesia del Golfo di Orosei, impostata sui medesimi calcari
giurassici che dominano questo territorio. La linea di costa riferibile al Tirreniano, piano
geologico del Pleistocene superiore, riferibile a circa centomila anni dal presente, è qui
documentata da numerosi solchi di battente che segnano un livello del mare posto ad
altezze superiori al livello attuale di diversi metri (fino a 8 s.l.m.). Studi degli anni ‘70-‘80
hanno posto in evidenza un basculamento dell’assise calcareo - dolomitica che caratterizza
l’intero golfo, da Orosei, a nord, fino a Santa Maria Navarrese, nel settore meridionale. Le
misure effettuate lungo i solchi consentono di documentare un sollevamento maggiore della
parte settentrionale rispetto a quella meridionale. Gli effetti di questo movimento sono, altresì,
evidenti sul monte Tuttavista, posto nella parte settentrionale del golfo, laddove il sollevamento
anche precedente al solco di battente si è fatto maggiormente sentire. Infatti, il monte
Tuttavista, lungo i versanti settentrionali e occidentali, sempre più instabili, è caratterizzato
da imponenti movimenti di frana indotti dalle pulsazioni continue del sollevamento.
1.3.3 La fascia costiera
Il profilo costiero dell’area è, come precedentemente accennato, dominato
dall’imponente falesia calcareo - dolomitica costituita dalle rocce di piattaforma del Mesozoico.
Questa costa ricalca l’andamento degli affioramenti secondo un’arcatura che determina la
forma stessa dell’intero golfo che si chiude a sud con il Capo di Monte Santu. Localmente la
falesia è interrotta dalle foci dei canali torrentizi che solcano la superficie scavando profonde
gole e dando luogo, nei punti di foce a mare, a spiagge di piccole dimensioni caratterizzate
da una sabbia grossolana a componente carbonatica dominante. Localmente queste incisioni
torrentizie sono chiamate “codule” e provengono quasi tutte dalle acque di ruscellamento che
scorrono nel solo basamento calcareo. Alcune di queste, come Portu Cuau, Cala Magroni,
Portu Pedrosu e alcune altre minori, sono costituite da spiagge a blocchi o ciottolose per
l’elevata capacità di trasporto dei torrenti che giungono a mare seguendo il versante. Altre,
come Cala Luna, Cala Sisine, Cala Goloritzè, sono caratterizzate da spiagge a granulometria
più sottile e con dimensioni significative. In particolare, la nota spiaggia di Cala Luna è
formata dalle acque dell’omonima codula i cui limiti del bacino idrografico giungono in
prossimità dell’abitato di Urzulei, presso la Cantoniera Giustizieri e scorrendo, in parte, sulle
rocce del basamento paleozoico.
Appare particolarmente interessante la situazione che si determina in alcuni tratti
della falesia dove, periodicamente, avvengono movimenti gravitativi che riversano
direttamente a mare e sul piede della falesia ingenti quantità di materiale caotico di cui, la
parte più fine, va a costituire piccole spiagge di grande fascino. Questa condizione, com’è
ovvio, costituisce un rischio elevato per le persone che stazionano in queste spiagge la cui
origine è esclusivamente per frana e la loro situazione di equilibrio è precaria.
Lungo parte della falesia, lunga oltre 30 kilometri (figura 1.2), è possibile osservare
il solco di battente attuale e molti tratti dei solchi fossili, situati a differente altezza.
Nell’ambito dell’intera Sardegna, quella di Orosei è la falesia meno dinamica e più protetta,
dimostrando in tal modo una elevata capacità conservativa delle forme e dei depositi legati
alle ultime variazioni climatiche di tutto il Pleistocene.
Solo alcuni tratti di questa costa sono costituiti da rocce diverse da quelle sopra
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indicate, tratti che si possono osservare nella parte di litorale che insiste sulla conca di Cala
Gonone e nella zona più settentrionale, al passaggio verso il litorale di Orosei. Nel primo
caso la spiaggia di Gonone è costituita da vari tipi di rocce che differiscono profondamente
sia nelle forme sia nella resistenza alla dinamica del mare. Nella parte settentrionale, verso
Abba Drucche, la costa segue la linea dei basalti che si riversano a mare provenienti dal
centro di emissione di Codula Manna, dominante l’abitato di Cala Gonone. Le sorgenti di
acqua dolce, da cui il nome della località, sono il risultato dello scorrimento di acque di
falda tra il basalto e i sottostanti calcari. La parte meridionale della conca, in località
Pramaera e Abba Mejga, si trovano i depositi detritici di origine periglaciale che costellano
l’intera conca di Cala Gonone, determinando quasi ovunque un addolcimento dei versanti e
un loro più omogeneo raccordo con la linea di costa. Come enunciato precedentemente,
questi depositi sono noti come falde detritiche stratificate e sono spesso associate alle rocce
calcaree del Mesozoico e a quelle terziarie del Miocene. In alcuni casi lo spessore di dette
falde è impressionante, arrivando a circa 25 metri in località Canale Longu, presso il Monte
Tuttavista. Tale mole di materiale detritico non può prescindere da una importante attività
tettonica recente e da un accumulo (forse indifferenziato) attribuibile a cicli di rigelo
appartenenti a più periodi di irrigidimento del clima durante il Pleistocene.
1.3.4 La fascia interna
La porzione interna del territorio in oggetto è caratterizzata sia dal complesso di
forme e di depositi derivante dallo smantellamento dei rilievi paleozoici e mesozoici che
dominano l’area, sia dalla singolare evoluzione del paesaggio in periodi recenti che è seguita
al processo di inversione del rilievo determinato dalle continue attività effusive del Pliocene.
Al fine di rendere evidente il complesso discorso della ricostruzione della fascia
interna, ci appare utile focalizzare l’attenzione su due zone che assommano gran parte degli
avvenimenti che hanno plasmato recentemente questo territorio. L’area intorno l’abitato di
Oliena conserva molti depositi di origine recente che testimoniano il lento processo di
smantellamento seguito alla tettonica recente pliocenica e pleistocenica. Lungo il margine
settentrionale dell’altopiano del Supramonte, in prossimità della collina di Nostra Signora di
Monserrata, sotto le cime di Punta Cusidore, i versanti acclivi dell’altopiano si raccordano con
i contrafforti del rilievo carsico grazie a una serie di depositi caotici formati da elementi di
calcare con indici di maturità molto bassi o quasi nulli. Tali depositi potrebbero suggerire la
solita origine periglaciale, tuttavia, la presenza di un cemento che lega tutto il materiale
(talvolta anche litificandolo) e la colorazione rossastra dello stesso, induce a confermare la sua
origine climatica ma attribuendolo a un sistema caldo umido, contrariamente ai depositi assai
più diffusi di falde detritiche stratificate (eboulis ordonnes) di chiara origine arida (figura 1.3).
Purtroppo, mancano studi approfonditi dei rapporti intercorrenti tra questi
differenti depositi che coronano tutti i rilievi calcarei dell’area, uno studio sulla situazione
analoga presente sul Monte Tuttavista attribuisce età differenti alle falde detritiche
stratificate, dominanti il versante orientale della montagna, rispetto ai depositi detritici del
versante occidentale che sarebbero collegati agli imponenti movimenti di frana innescati dal
sollevamento del Tuttavista e dallo scalzamento del piede del rilievo causato dal continuo
processo di inversione al contatto con la colata basaltica di Fruncu Isteddu, presso Onifai,
che scorre lungo il corso del Cedrino, ai piedi del Monte Tuttavista.
17
Per semplice analogia e per corrispondenza di fenomeni tettonici si potrebbe
ipotizzare una medesima situazione stratigrafica, ma la complessità dell’evoluzione
geomorfologica che caratterizza questa zona ci induce ad essere prudenti e a sperare in una
possibile ripresa delle ricerche per mirare l’osservazione al rapporto di questi depositi e
queste forme tra loro, al fine di identificare processi omogenei che hanno contribuito alla
sostanziale modificazione climatica nel Pleistocene.
Una seconda località che si presta all’interpretazione delle problematiche della
fascia interna è la zona compresa tra l’abitato di Dorgali e la valle del Flumineddu; il cañon di
S’Adde che taglia i rilievi del Monte Coazza, separandolo dal Monte Omene, è la confluenza
del rio Flumineddu con il fiume Cedrino. Entrambi i corsi d’acqua, in questo tratto, viaggiano
incassati nelle rocce del Mesozoico e, a contatto con i basalti, lungo la valle del Cedrino. Si
tratta di forme di sovrimposizione seguite alla tettonica di sollevamento pleistocenica subita
da quest’area e resa ancor più evidente dalla modificazione del reticolo idrografico seguente
le attività vulcaniche. Proprio il rio Flumineddu ha sostanzialmente modificato il suo corso a
seguito della colata del Monte S. Elena. In precedenza, il corso del Flumineddu proseguiva
normalmente verso nord est, lungo l’ampia valle secca di Tinniperedu, fino a giungere al mare
dove oggi si trova il promontorio di Punta Nera di Osalla. In seguito alla rottura dello
sbarramento vulcanico del S. Elena, il fiume ha modificato il suo corso ed è stato catturato dal
fiume Cedrino, a sua volta costretto a migrare verso sud est dalle colate vulcaniche che si
riversavano numerose lungo la sua valle. Una di tali attività effusive si riversò sulla valle
secca di Tinniperedu, impedendo per sempre al rio Flumineddu di riprendere il suo antico corso.
Le tracce di queste variazioni del sistema fluviale sono documentate dalle
numerose testimonianze dei depositi e delle forme associate alla dinamica fluviale, ma si
possono osservare particolari interessanti che aggiungono informazioni di tipo climatico e
biologico utili alla ricostruzione degli ambienti e delle facies di formazione. Tra questi si
possono ricordare i giacimenti fossiliferi pliocenici di Nuraghe Su Casteddu, in prossimità
dell’altopiano basaltico del Gollei e i giacimenti fossiliferi del Monte Tuttavista che
fungono da modello per l’evoluzione faunistica del Plio - Pleistocene di tutta l’Isola.
Un altro particolare interessante è offerto dai blocchi di granito e di basalto
contenuti nei depositi lacustri del Pliocene e del Pleistocene inferiore - medio sparsi in
questo territorio, laddove gli antichi corsi d’acqua correvano incassati formando, sul fronte
dei basalti, piccoli e temporanei ambienti di ristagno delle acque prima del taglio dello
sbarramento vulcanico da parte del corso d’acqua. Questi blocchi, anche di notevoli
dimensioni, mostrano un’alterazione così spinta da aver coinvolto l’intero blocco fino al
suo interno, conservandone perfettamente forma e dimensione; questi caratteri mettono in
evidenza una situazione climatica di ambienti caldo - umidi piuttosto intensi.
1.3.5 Il settore montano
Il settore montano dell’area in studio può essere relegato al grande altopiano
carsico del Supramonte, le cui cime superano spesso abbondantemente i 1000 metri di
altitudine. Il Supramonte è uno dei lembi più estesi di ciò che resta della grandiosa
superficie carbonatica che testimoniava la piattaforma continentale durante l’Era del
Mesozoico, quando gran parte di questo territorio si trovava a diverse centinaia di metri
sotto il livello del mare. Si tratta di un altopiano carsico, pertanto la sua superficie oggi si
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mostra profondamente modellata e aspra, documentando la lunga esposizione all’attività
erosiva delle acque selvagge ed incanalate che hanno solcato la sua sommità.
Valutando il grande sollevamento di questo territorio dalla fine dell’Era
Mesozoica all’Attuale si può stimare un valore medio di circa 1 mm ogni 4 anni, valore che
si può stimare anche modesto nella valutazione degli indici di sollevamento e riequilibrio
isostatico che interessano ancora la Sardegna. Certamente l’esercizio è puramente di fantasia
avendo, queste rocce, superato condizioni geodinamiche tali da aver impresso sull’origine di
questo territorio movimenti tettonici relativi alla formazione del Tirreno, all’espansione del
Mar di Sardegna e alla dinamica legata al ciclo vulcanico calco-alcalino dell’Oligo – Miocene
e, successivamente, al ciclo basaltico del Plio – Pleistocene. Appare evidente che i movimenti
tettonici subiti da questi rilievi non sono stati omogenei e regolari ma hanno avuto carattere
compulsivo in determinati momenti della loro storia. Ciò che ne consegue è il fatto che questa
grande superficie carbonatica, all’inizio dell’Era terziaria, inizia a fratturarsi e, lungo queste
fratture, si imposta il sistema idrografico legato alle condizioni di continentalità raggiunte da
questi sedimenti, prima subacquei. Il progredire di questi eventi ha frazionato la superficie
mesozoica in tante porzioni che, in Ogliastra, in Sarcidano e in Barbagia, prendono il nome
di “Tacchi”; quello del Supramonte è un testimone così esteso che è stato considerato dalle
popolazioni locali come una struttura morfologica a parte (figura 1.4).
Nel corso di tutta l’Era cenozoica, questo rilievo è stato sottoposto a una intensa
attività erosiva poiché, con la sua emersione, queste rocce non sono più state sepolte o
sommerse dal mare, come avvenuto in altre zone dell’Isola. Il continuo processo di
sollevamento di quest’area ha portato il Supramonte ad altitudini tali da non essere stato più
coinvolto nelle continue variazioni del livello marino del Terziario e del Quaternario.
La forma dell’altopiano rivela un profilo assai diverso in alcune sue parti; appare
evidente una sfrangiatura della superficie carsica nel settore meridionale verso Baunei e,
fuori dall’area in esame, nel settore occidentale verso il paese di Orgosolo, intorno alla
località di Monte Novo San Giovanni. In queste parti dove la copertura calcarea è assai
ridotta ed in parte oramai assente, è possibile vedere e riconoscere la superficie di appoggio
di queste rocce mesozoiche: si tratta di una superficie erosiva nota come “penepiano post
ercinico” riferibile al ciclo erosivo che ha preceduto l’ingressione marina del Giurassico
inferiore. Questa superficie rappresenta l’aspetto del paesaggio della paleo - Sardegna verso
la fine dell’Era del Paleozoico e fino a tutto il Trias inferiore e medio quando ancora il
territorio era esposto agli agenti erosivi esogeni; la lunga esposizione a questa attività
erosiva (durata oltre 30 milioni di anni) ha determinato il totale smantellamento delle catene
di rilievi ercinici che connotavano il paesaggio dell’Isola durante il Paleozoico superiore,
fino a renderlo simile a una grande superficie sub pianeggiante costellata di rilievi distanti tra
loro e di modesta altitudine. Laddove i calcari del Giurassico sono stati erosi, oggi si può
camminare tranquillamente sulla superficie poco ondulata di circa 250 milioni di anni fa.
Vaste porzioni della copertura calcarea mesozoica sono state perdute a causa di
imponenti movimenti di frana che si sono innescati con il progressivo sollevamento
dell’altopiano e il conseguente aumento dell’energia del rilievo lungo le valli che si
approfondivano. In particolare, nella zona intorno al centro abitato di Urzulei e presso i
versanti settentrionali nell’area di Oliena, si possono ancora osservare i depositi di frana e
le morfologie ad essi associate riferibili a movimenti di frana di gigantesche proporzioni i
cui caratteri geomorfologici e strutturali le riconducono al tipo di deformazioni gravitative
profonde di versante, note con la sigla DGPV.
19
1.3.6 Il carsismo e le forme carsiche
In prossimità dell’abitato di Oliena, in località San Giovanni, è localizzata una
delle più significative emergenze idriche dell’intera Sardegna, certamente la più conosciuta
e la più frequentata: la sorgente di Su Gologone. Questa fonte ha un’origine carsica e
possiede un sifone che ancora non è stato definitivamente esplorato nonostante le numerose
spedizioni subacquee speleologiche organizzate nel corso degli ultimi decenni. È noto,
invece, il suo bacino idrogeologico che possiede la gran parte della superficie dell’altopiano
carsico; pertanto, una notevole quantità di acqua proveniente dal Supramonte arricchisce un
sistema di circolazione sotterraneo fino alla risorgiva del Gologone. Questa sorgente è solo
una delle infinite testimonianze del processo carsico che in questa parte della Sardegna
offre gli aspetti più spettacolari e significativi. L’assenza di sorgenti e di acque correnti
sulla superficie del calcare giustifica la spettacolarità degli ambienti ipogeici che costellano
ogni parte di questo territorio; alcune grotte e cavità hanno assunto una “fama” fuori dai
confini regionali e nazionali, è sufficiente ricordare la dolina di crollo di Tiscali, presso la
valle del Lanaitto, al cui interno è situato un villaggio nuragico e in cui si accedeva, un
tempo, con un tortuoso e difficile sentiero.
Nei dintorni di Baunei si trova uno degli inghiottitoi più profondi e più
impressionanti d’Europa: la Voragine del Golgo, in località Su Sterru; in quest’area
l’ambiente è dominato dalle colate basaltiche associate alle morfologie epigeiche dei calcari
che, in località Planu Supramonte, si arricchiscono di numerose doline. Le grotte si trovano
dappertutto, anche lungo la costa (celeberrima la turistica grotta del Bue Marino) dove
testimoniano, con forme e depositi, le variazioni recenti del livello del mare. La loro origine
è sostanzialmente legata alle due condizioni che hanno interessato l’area: la litologia e la
tettonica. Infatti, la gran parte delle grotte è impostata seguendo le linee di fratturazione e i
giunti di stratificazione; questa condizione si mostra differente rispetto al carsismo del
Monte Tuttavista dove, oltre i citati motivi di genesi, il carsismo è stato condizionato anche
dall’attività effusiva dei basalti e dalle formazioni detritiche attribuite all’Eocene.
Il Supramonte offre spettacolari esempi della morfologia carsica anche in
considerazione del fatto che il paesaggio carsico di questa montagna è il frutto di una lunga
evoluzione morfologia del processo, in differenti ambienti di formazione, fino a giungere a un
modello molto evoluto che, in geomorfologia, è noto come cockpit. Ancora il rilievo conserva
la forma digitata e aspra che connotava il paesaggio di questi calcari nel periodo compreso tra
il Miocene superiore e il Pliocene inferiore, come ancora ben documentato in altre regioni
dell’Isola, quali la Nurra. Sulla sua superficie è possibile osservare giganteschi inghiottitoi
come Su Sercone, un gigantesco buco circolare di 400 metri di diametro e profondo 130 metri.
In prossimità di questo, circa 500 metri ad est, si trova la polje di Campu Donnanigoro che
determina l’unica vera zona pianeggiante di tutto l’altopiano. Si tratta di una depressione
lunga circa 1300 metri e larga, mediamente, 550 metri che copre un kilometro quadrato.
Le linee strutturali sono ben conservate e documentate sulle pareti carsiche delle
rocce mesozoiche, in alcuni casi lo scorrimento delle acque torrentizie ha determinato la
formazione di profonde gole o veri e propri cañons come la Codula di Luna o la Gola del
Gorroppu che rappresenta l’ingresso orientale per salire sul Supramonte. Nella maggior
parte delle valli le stesse acque hanno creato tratti a forra o gole, dove le fratture sono più
marcate o dove le acque si raccolgono con maggior energia; ovunque nel paesaggio carsico
montano si incontrano tutte queste morfologie spesso associate tra loro. Anche la linea di
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costa definita dall’imponente falesia calcarea evidenzia i risultati di questo processo
attraverso le forme e i depositi carsici all’interno delle grotte, nelle cavità aperte e nelle
incrostazioni esterne di travertino. Le morfologie carsiche appaiono con evidenza anche
sotto il livello del mare, dove, nelle beachrocks del fondale, si possono osservare imponenti
marmitte associate ai canali di scorrimento delle acque all’interno del deposito stesso.
1.4 Lo studio proposto
La ricerca che si intende condurre è finalizzata alla soluzione di alcuni problemi,
senza la pretesa di raggiungere un risultato esaustivo per tutti i processi che hanno concorso
alla evoluzione geomorfologica, del territorio proposto, nel corso degli ultimi milioni di
anni. In particolare, si possono indicare alcuni obiettivi necessari per la ricostruzione degli
eventi che hanno caratterizzato la fascia costiera e il settore montano.
Nel primo caso è evidente l’interesse verso il profondo mutamento di questo
territorio, a partire dal Pliocene medio e superiore, in accordo agli eventi effusivi che hanno
determinato, principalmente nella zona settentrionale, la fuoriuscita dei magmi basaltici
inducendo profondi mutamenti del paesaggio anche nella porzione meridionale. La
variazione dello schema idrografico, in stretto rapporto con il mutamento del clima, è
l’oggetto di maggior interesse in questo settore dell’area proposta, poiché il processo di
inversione del rilievo ne ha decisamente influenzato l’evoluzione morfologica. Pertanto, si
intende individuare e mettere a confronto le varie situazioni, presenti nella zona, cercando
una loro corrispondenza con il mutamento climatico del Pliocene superiore e di tutto il
Pleistocene, senza trascurare il ruolo della tettonica recente e del sistema erosivo che è
passato, alternativamente, da una incidenza areale (durante le fasi fredde) a una prevalenza
lineare (durante le fasi temperate). Le forme e i depositi situati alla base delle colate
basaltiche, noti anche in stazioni prossime al sito, fungeranno da nuova conferma per le
datazioni relative e assolute che potranno essere elaborate nel corso dell’attività di ricerca.
In questo contesto particolare attenzione sarà data alla zona di litorale, l’obiettivo
dell’indagine appare come un punto chiave per l’interpretazione delle fluttuazioni
paleoclimatiche e per la ricostruzione degli effetti legati ai movimenti tettonici recenti. Si
intende affrontare questo problema con l’implementazione dei dati mancanti agli studi
intrapresi fin dagli anni ’70, che hanno avuto un ruolo straordinario nella comprensione dei
fenomeni recenti lungo le coste dell’intera Isola. A tale scopo si procederà con un
rilevamento dei fondali attraverso campagne di immersione in circa quaranta siti compresi
tra Cala Gonone e S.Maria Navarrese. I rilievi subacquei saranno finalizzati alla
ricostruzione degli eventi del Pleistocene superiore e medio, localizzati fino all’isobata dei
25 metri. A terra i rilievi saranno effettuati lungo la falesia e le spiagge che la
interrompono, al fine di raccordare la porzione sommersa con quella emersa tenendo nella
giusta considerazione il ruolo svolto dai depositi periglaciali che si sono riversati lungo la
costa quando la linea di riva era situata molto distante dall’attuale.
Problemi diversi vengono presentati dal settore montano dove l’impervietà dei
luoghi ha sempre limitato l’indagine morfologica dell’evoluzione del paesaggio nei
plateaux carsici. Analisi che, nel tempo, si è concentrata sull’evoluzione del sistema carsico
particolarmente ricco di aspetti, grandiosi e singolari, che hanno richiamato l’attenzione
delle discipline esplorative e di rilevamento in grotta. Gli obiettivi che si intendono
21
raggiungere sono finalizzati alla ricostruzione delle fasi di deposizione dei prodotti
periglaciali e interglaciali che coronano le assise carbonatiche del Mesozoico. Appare
evidente che tali informazioni potranno essere confrontate con i risultati ottenuti
dall’esplorazione e dal riconoscimento delle variazioni nel sistema idrografico, in
precedenza esposte per l’area costiera, ottenendo un quadro più completo degli effetti
conseguenti alla variazione del clima.
Tali obiettivi, solo in apparenza richiedenti un lungo tempo di operatività nella
conduzione dell’indagine, possono essere raggiunti durante questa proposta grazie
all’esperienza e alla conoscenza dei luoghi raggiunta dall’unità di ricerca nel corso degli
anni passati.
1.5 Bibliografia essenziale
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