Globalizzazione, squilibri e crisi Connessioni tra global imbalances, crisi finanziaria e minacce di recessione mondiale. Enormi opportunità di accesso alla finanza grazie alla moltiplicazione degli strumenti di diversificazione e trasformazione del rischio anche su scala geografica. Difficoltà di gestire in maniera appropriata una catena del rischio sempre più lunga, ramificata e complessa, sempre meno trasparente, misurabile, accessibile a organi di controllo e di regolazione. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 1 Global imbalances Saldi di conto corrente, % PIL 1980 1985 Giappone -1 3.8 Stati Uniti 0.1 -2.8 Area euro -2.6 -0.3 Asia emergente -1 -2.8 Medio oriente 19.6 -0.1 Fonte: International Monetary Fund (2007) 1990 1.4 -1.4 -0.9 -1.2 1.3 1995 2.1 -1.5 1.5 -2.3 0.3 2000 2.6 -4.3 -0.6 1.7 11.4 2007 4.5 -5.7 -0.2 6.9 16.7 Principali fornitori degli Stati Uniti: Giappone; paesi Est emergenti (India, Cina, Sud-Est). Paesi esportatori: traino della "locomotiva" americana. Commercio mondiale cresciuto molto, come reddito procapite dei paesi esportatori netti e accumulatori di riserve valutarie che hanno evitato i rischi finanziari della globalizzazione, che avevano colpito i neo-globalizzati del decennio precedente. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 2 Disavanzo di parte corrente comporta un aumento del debito estero. Figura 1. Saldi conto corrente e posizione patrimoniale estera USA (miliardi di dollari) 19 82 198 7 1 99 2 1 997 20 02 2 00 6 50 0 0 -50 0 -1 00 0 -1 50 0 -2 00 0 -2 50 0 -3 00 0 -3 50 0 C o nto c orren te P os izio n e p a trim o n iale es t. Fonte: International Monetary Fund (2007) G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 3 Creditori (+) e debitori (−) globali, 2007 (% del PIL mondiale) 6 4 2 0 -2 -4 -6 -8 -10 Paesi petroliferi Paesi emergenti asiatici Giappone Area euro Stati Uniti F. Targetti, A Fracasso (2008), p. 260 USA debitore primario (9% del PIL mondiale), seguito da UME (3%). Creditori globali: paesi petroliferi, Giappone e paesi emergenti asiatici. Se si esclude il Giappone (e Germania): paradosso per cui i paesi in via di sviluppo sono creditori dei paesi ricchi. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 4 Sostenibilità di uno squilibrio internazionale: capacità del paese in disavanzo di far fronte agli impegni di pagamento in conto capitale. Forza dell'economia reale americana, credibilità finanziaria, beneficio che i suoi creditori hanno ricevuto dalla continua espansione della domanda americana per le loro merci e i loro risparmi hanno attenuato la percezione del problema e la ricerca di soluzioni. Non si può però ignorare il problema. La prima scossa è già arrivata. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 5 USA domanda più risorse (C, I, G) di quante ne produca, a fronte di Cina che produce più risorse di quante ne domandi. Il saldo finanziario del settore privato (risparmi − investimenti) è inferiore al fabbisogno finanziario del settore pubblico (spesa pubblica − gettito fiscale). Il contrario avviene in Cina. Se i due paesi fossero chiusi, i dati che hanno creato lo squilibrio macroeconomico interno dovrebbero modificarsi in modo da riequilibrare domanda e offerta di beni (e saldi finanziari privato e pubblico) in ciascun paese: USA dovrebbe ridurre la domanda (risparmiare di più) e/o aumentare l'offerta, viceversa la Cina. Lo squilibrio internazionale è la manifestazione di un sottostante squilibrio macroeconomico interno. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 6 Elementi critici: • squilibrio interno del modello americano di crescita basata sul debito • elevato risparmio e lentezza della crescita di salari e consumi interni e di spesa pubblica sociale in paesi emergenti in avanzo (Cina) • insufficiente dinamica della domanda interna nei paesi maturi (UME) • avanzo strutturale di paesi che esportano beni energetici a domanda rigida (paesi del Golfo e Russia) Squilibri globali dovrebbero correggersi nel libero mercato. Con tassi di cambio fluttuanti: svalutazione di lungo periodo per i paesi in disavanzo e rivalutazione per quelli in avanzo. Ciò non ha operato in misura sufficiente e, talvolta, lo ha fatto in modo sbagliato. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 7 Tasso di cambio reale (multilaterale), USA, Cina, UME (1989 = 100) 160 140 120 100 80 60 1989 1994 1999 C in a A re a E u ro 2004 USA Fonte: International Monetary Fund (2007) Tasso di cambio nominale al netto dell'inflazione: competitività di prezzo. Curva crescente: svalutazione reale (svalutazione nominale e/o minore inflazione); guadagno di competitività dei prodotti nazionali rispetto ai partner commerciali. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 8 • nel periodo fino al 2000: dollaro rivalutazione reale; euro e yuan svalutazione reale: nella direzione sbagliata • dopo il 2000-01 il dollaro e l'euro hanno invertito e corretto i trend; rispetto all'inizio del periodo: a) il tasso reale della Cina rimane sottovalutato, b) quello degli Stati Uniti rimane sopravvalutato Cina: mantiene valuta sottovalutata sul dollaro per non frenare esportazioni. USA e UME: ignorano tasso di cambio nella conduzione della politica monetaria. Svalutazione: parte del processo di aggiustamento degli squilibri dei pagamenti; l'altra è costituita dal riequilibrio tra risorse prodotte e assorbite all'interno di ciascuna area. Un paese in disavanzo assorbe più risorse di quante ne produce. Mondo post-correzione degli squilibri globali: riduzione dell'assorbimento interno negli Stati Uniti e un aumento in Europa e in Cina. Occorrerebbe sostituire la "locomotiva" americana con un'altra. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 9 I conti finanziari degli USA (% PIL) 6 S e t t o r e p r iv a t o 3 0 S a ld o fin a n z ia r io n e tto -3 S e tto re p u b b lic o -6 1980 1983 1986 1989 1992 1995 1998 2001 2004 2007 Fonte: International Monetary Fund (2007) Saldo finanziario netto: somma algebrica saldo finanziario del settore privato (risparmi − investimenti) e del settore pubblico (tassazione − spesa pubblica): se l'economia necessita di ricevere risorse finanziarie dall'estero (saldo negativo) o se dispone di risorse eccedenti da trasferire all'estero (saldo positivo). G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 10 1) Anni '80: saldi finanziari moderatamente positivi del settore privato; saldi pubblici negativi di entità maggiore; fabbisogno netto di risorse dall'estero per finanziare il settore pubblico: economia del debito pubblico. 2) 1988-1992: settore privato aumenta il saldo per stagnazione di I e C; ma appena sufficiente per finanziare crescente indebitamento settore pubblico e consentire un quasi annullamento del fabbisogno finanziario netto. 3) Anni '90: erosione del saldo finanziario del settore privato (boom di I e C della New Economy): economia del debito privato. Malgrado gli avanzi di bilancio pubblico del 1998-2000, il decennio si chiude con un fabbisogno finanziario netto dall'estero maggiore del 3% del PIL. 4) Anni 2000, l'economia del debito privato riparte e si riaccende quella del debito pubblico: fase del debito globale. I settori interni creano saldi negativi: fabbisogno di finanziamenti esteri supera 6% del PIL (raddoppia in 6 anni), dopo due decenni d'indebitamento con l'estero. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 11 Esplosione dell'economia del debito privato: il punto critico sono le famiglie (tipicamente fonte primaria di risorse finanziarie). Due spinte: (1) deregolazione dei mercati finanziari produce espansione dell'offerta di strumenti di debito a costi decrescenti; (2) domanda di debito, anche per peggioramento della distribuzione del reddito. Globalizzazione, progresso tecnico e outsourcing lo redistribuiscono verso profitti e alti redditi da lavoro. 1990-2007: C cresce al 3.4% medio annuo; PIL reale al 2.9%. Ciò è sostenibile nel lungo periodo se C è alimentato da redditi non da lavoro, ma le classi medie consumavano a debito: sviluppo delle carte di credito e politica dei mutui a debitori incapaci di ripagare il debito sulla base del flusso di reddito, ma concessi sulla presunzione che la garanzia fosse rivalutazione bene acquistato a debito. 2000: rapporto passività finanziarie/PIL famiglie USA = 77.4% (50.6% nel 1980). La sostenibilità del debito impone una crescita futura di Y maggiore di quella di C: riduzione del trend di C, o aumento crescita di Y, o default del settore privato. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 12 Che fare? L'economia di mercato richiede un appropriato sistema di istituzioni, regole e interventi pubblici, per impedire e correggere inefficienze ed iniquità. Se il market failure finanziario è un policy failure dovuto agli errori compiuti da (de-)legislatori e (de-)regolatori: stimolo a ripensare idee, ruoli e compiti di questi soggetti, non per concludere che è meglio il lasser faire. Occorre agire a tre livelli: statale, di Unione europea, mondiale. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 13 1. Regolazione dei mercati finanziari: misure di maggior trasparenza e responsabilità bancaria. Definire meglio l'assegnazione dei compiti di regolazione e vigilanza. Le BC dovranno considerare le condizioni della finanza privata, oltre che della finanza pubblica. 2. Il paradigma delle maggiori banche centrali, delimitato al controllo ciclico di prodotto e inflazione, si è dimostrato inadeguato. 3. Quanto più l'integrazione economica internazionale sottrae potere e rilevanza ai singoli attori politico-economici nazionali, tanto più essi invocano poteri e prerogative. 4. Europa: autorità di regolazione del sistema finanziario a livello di singoli stati. BCE ha il solo scopo statutario di contenere l’inflazione. La crisi ha dimostrato che questo assetto è inefficiente. Se banche operano a livello mondiale, l'assenza di organismi sovranazionali di regolamentazione (di coordinamento nazionale) consente alle banche facili operazioni di arbitraggio regolamentare. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 14 Gli stati europei si trovano in una situazione peggiore degli USA: • la UE non dispone di un governo centrale in grado di proporre leggi di emergenza • la BCE non è in grado di gestire le situazioni d'insolvenza; nessuno stato può chiedere il soccorso alla BCE per operazioni straordinarie di salvataggio come quelle realizzate dalla Riserva federale • le regole in tema di divieto di aiuti di stato rendono problematiche anche operazioni dai limitati impegni finanziari • il PSC limita lo spazio di manovra fiscale, creando di fatto un trade off tra consistenti operazioni di salvataggio o di nazionalizzazione di banche che debbano comportare (anche se temporaneamente) un peggioramento del disavanzo pubblico, e politiche di sostegno della domanda aggregata. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 15 Definizione di nuove regole: • Il PSC dovrebbe essere rivisto; le regole relative agli aiuti di stato dovrebbero essere riviste alla luce delle necessità di salvataggi bancari. • La BCE dovrebbe poter emettere euro per fare fronte al salvataggio di banche site in paesi dell’area euro. Dovrebbe dotarsi di uno statuto per le banche della zona euro che svolgano attività in più di uno stato membro. A queste: imporre requisiti comuni di capitalizzazione e di supervisione. • Affiancare un Tesoro Europeo alla BCE: a) emettere titoli garantiti dagli Stati membri per disporre di un fondo per operazioni di salvataggi bancari a livello europeo; b) emettere titoli garantiti dagli Stati per la realizzazione degli obiettivi di crescita, basata su investimenti in infrastrutture e in capitale umano. • 3 scopi: stimolo alla crescita dal lato dell’offerta; attuabile in momenti tali da costituire uno strumento anticiclico; sollevare gli USA dalla funzione di assorbimento dell’eccesso di risparmio dei paesi emergenti. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 16 Due ambiti internazionali su cui intervenire: squilibri globali e regolazione globale dei mercati finanziari. Sono le stesse missioni originarie del FMI. Dagli anni '70 FMI non è più il fornitore di prestiti ai paesi sviluppati in difficoltà di bilance dei pagamenti. Dagli anni 2000 non è più il fornitore di prestiti condizionati alle economie emergenti in difficoltà finanziarie. Ma occorre evitare l'illusione che un nuovo Fondo possa essere il deus ex machina del nuovo ordine internazionale. Regolazione globale dei mercati finanziari: il Fondo non può disporre di un potere d'indirizzo legislativo, o di coordinamento sovranazionale, o anche solo di avvertimento e raccomandazione, più esteso ed efficace di quello degli organismi già esistenti, come la Banca dei regolamenti internazionali ed il Financial Stability Forum. Tuttavia, il Fondo ha le caratteristiche e le competenze per monitorare l'andamento dei mercati finanziari internazionali e segnalarne le perturbazioni. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 17 Ruolo del Fondo sul fronte degli squilibri macroeconomici: • azione di monitoraggio dell'evoluzione macroeconomica globale, delle sue compatibilità o incompatibilità • identificare gli andamenti desiderabili di lungo termine dei tassi di cambio sui cui far convergere le politiche monetarie • identificare e raccomandare le politiche nazionali da mettere in pratica per non pregiudicare la stabilità esterna di ciascun paese e quella del sistema complessivo • mantenenre un proprio ambito d'intervento attivo come "intermediario finanziario"; i paesi in avanzo dovrebbero contribuire con i loro surplus alla dotazione di fondi del FMI, il quale sarebbe in condizione di fronteggiare gli attacchi speculativi contro i paesi in attivo e quelli in passivo e contro le istituzioni finanziarie. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 18 1. 2. 3. 4. Difficoltà Le politiche macroeconomiche dei maggiori paesi (USA) non favoriscono l'aggiustamento degli squilibri globali: politiche espansive in Asia (e in alcuni paesi europei), piuttosto che in America E’ possibile aggiungere altro debito pubblico al colossale debito privato. Gli USA devono accettare una riduzione della loro domanda interna. Ma chi li aiuta ad alleviare i costi dell'aggiustamento, mantenendo elevata la domanda mondiale? Volontà politica delle autorità nazionali di coordinarsi. E' credibile la promessa (degli Stati Uniti, ma in prospettiva anche della Cina) di sottometterla a un ente sovranazionale? Nel passato la politica del Fondo è stata fortemente influenzata dagli USA, ma oggi i paesi in surplus si trovano in Asia e nelle aree petrolifere. G. Ciccarone, Economia Globale e Politica Economica Internazionle a.a. 2008‐09; Seminario 1 Pagina 19