La malattia del Pinot
grigio: news dal mondo
della ricerca
Vally Forte, Nadia Bertazzon, Elisa Angelini
Panoramica vigneto con fallanze
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La malattia del Pinot grigio
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La malattia del Pinot grigio
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La globalizzazione rende ogni giorno più facili gli scambi tra Paesi di tutto il Mondo,
permettendo una crescita più veloce sotto
diversi punti di vista, e però mettendoci di
fronte anche a nuove problematiche a cui la
Ricerca è chiamata a dare risposte risolutive.
In ambito viticolo, lo scambio di materiali di
vario genere favorisce la diffusione di insetti
e patogeni, che colonizzando nuovi territori
producono effetti inaspettati.
Potrebbe essere questo il caso della “malattia del Pinot grigio”, fitopatia della vite identificata per la prima volta nel 2003 nella Piana Rotaliana in Trentino Alto Adige e l’anno
successivo nel Collio in Friuli Venezia Giulia
sulla varietà Pinot grigio (da qui il nome),
ma ritrovata in seguito anche su molte altre
varietà, come Pinot bianco, Pinot nero, Traminer aromatico, Tocai friulano e Glera (tra
le più colpite). Per un decennio la malattia
è sembrata confinata in questi territori, ma
più probabilmente nessuno si è accorto della
sua espansione. In effetti all’inizio i sintomi
che procura sono stati confusi con altre patologie che colpiscono di frequente la vite.
Soltanto nel 2013 la fitopatia è stata individuata in qualche distretto del Veneto, dove,
però, l’anno successivo ne è stata riscontrata
l’ampia diffusione in tutte le province a forte vocazione viticola, in certi casi anche con
incidenza molto alta. Attualmente essa interessa anche l’Emilia Romagna, la Lombardia
e la Puglia.
Bollosità: sintomi fogliari su glera
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Sintomi fogliari su traminer
Sintomi fogliari su glera
Sintomi su grappolo su glera
I sintomi si manifestano fin dall’inizio della stagione vegetativa con germogliamenti
ritardati e a volte necrosi degli apici, ma da
giugno risulta più difficile il loro riconoscimento, poiché vengono parzialmente mascherati dalla crescita di tralci asintomatici.
La malattia si esplicita con deformazioni fogliari, scolorimenti nervali e punteggiature
delle foglie, che, però, sono anche le manifestazioni tipiche della presenza di tripidi
ed acari eriofidi, oltre che di indesiderati
effetti di diserbanti o della presenza di altre
virosi o di carenze minerali. Alcune ricerche hanno valutato eventuali conseguenze della patologia sulla produttività delle
piante malate, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo (ottenendo risultati
non sempre coerenti, che hanno bisogno di
ulteriori approfondimenti). Sembra che i
danni siano soprattutto di tipo quantitativo, in alcuni casi si è riscontrata una diminuzione di oltre il 50% di peso in vendemmia, a causa di grappoli meno numerosi e
più piccoli. In vigneti di Pinot grigio è stata
osservata una graduale diminuzione della
produzione per ceppo direttamente proporzionale alla gravità della sintomatologia. Dal punto di vista qualitativo, invece,
la forte acinellatura dei grappoli a volte è
causa dell’aumento dell’acidità totale. Nei
casi più gravi sono stati osservati danni
anche ai tralci, compromettendo la produzione nelle annate successive, nonché la sopravvivenza della pianta stessa.
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Sintomi fogliari
Vite stentata
Nel 2014 il CREA Centro di Ricerca in Viticoltura, in collaborazione con l’Università
di Padova ed il Consorzio DOCG Prosecco,
ha condotto una ricerca approfondita sulla
diffusione in campo della malattia, tramite
numerosi monitoraggi soprattutto in provincia di Treviso, nel territorio dei Consorzi
DOCG Prosecco e Lison-Pramaggiore. Su
circa 250 vigneti controllati, il 65% presentava almeno una vite sintomatica; fra questi, il 25% aveva dall’1 al 10% delle piante
malate, mentre nel 70% degli appezzamenti
l’incidenza della malattia non raggiungeva
l’1%. La malattia non è quasi mai stata riscontrata in vigneti di un anno d’impianto,
mentre era diffusa in vigneti con meno di 10
anni (84% dei vigneti con sintomi). Nessuna correlazione, invece, sembra esserci tra la
percentuale di viti malate e l’età del vigneto
o la provenienza delle barbatelle. La distribuzione dei ceppi sintomatici all’interno dei
vigneti è per lo più puntiforme, ma, dove
Percentuale di vigneti con diversa incidenza sintomatologica
3%
16%
35%
Nessun sintomo
Meno di 1%
Tra 1 e 10%
Più del 10%
Monitoraggio da parte del personale del CREA-VIT
46%
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l’incidenza è maggiore, si sono osservati sia
casi di espansione diffusa e disomogenea
sia a focolaio. Infine, è stata constatata una
maggiore incidenza della malattia in vigneti
caratterizzati da terreni argillosi, che potrebbero sottoporre le piante a stress maggiori
rendendole più suscettibili alla manifestazione dei sintomi.
anche da studi del CREA che evidenziano
la correlazione tra la presenza della sintomatologia e la maggiore concentrazione del
virus nella pianta. Sembra inoltre evidente
che la recrudescenza dei sintomi sia legata
anche a fattori ambientali, come ad esempio il tipo di terreno, l’andamento climatico
stagionale e la presenza di altri stress biotici
o abiotici. è stato visto, infatti, che l’intensità dei sintomi varia da un’annata all’altra:
la malattia era esplosa in maniera grave e
aggressiva nel 2014, ma poi si è attenuata
nell’anno successivo.
La malattia sembra essere associata alla presenza di un nuovo virus, chiamato Grapevine Pinot gris Virus (GPGV), tassonomicamente molto simile al Grapevine Berry
Inner Necrosis Virus (GINV), presente unicamente in Giappone e trasmesso dall’acaro
eriofide Colomerus vitis. Analisi molecolari
specifiche permettono di diagnosticare la
presenza del virus, che viene ritrovato in
tutte le viti sintomatiche ma anche in un’alta
percentuale di viti senza sintomi. Studi condotti dal CNR di Bari e dalla FEM-IASMA
di San Michele all’Adige hanno dimostrato
l’esistenza di due varianti virali: soltanto una
delle due provocherebbe i sintomi, mentre
l’altra resterebbe latente. Un’ulteriore conferma sull’associazione virus-sintomi viene
Potrebbe essere di grande aiuto capire come
si diffonde in vigneto il virus. Infatti l’epidemiologia della malattia fa supporre che esistano uno o più vettori animali. Una recente
ricerca, condotta dall’Università di Padova
con il CNR di Bari e la FEM-IASMA di San
Michele all’Adige, ha constatato che in condizioni sperimentali l’acaro Colomerus vitis
è in grado di trasmettere il virus GPGV a
piante di vite sane, ipotizzando un suo potenziale coinvolgimento nella diffusione
della malattia anche in condizioni di campo.
Mappa della presenza del virus nei diversi Paesi Europei
Pianta con germogliamento stentato in zona Consorzio DOCG Prosecco
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Ma se la presenza del virus GPGV non è
strettamente correlata alla manifestazione
della malattia, da quanto tempo era presente il virus nei nostri vigneti prima che ce
ne potessimo rendere conto? La presenza
di una ricca collezione di campioni di vite,
conservati presso il CREA e pervenuti da diversi Paesi europei nel corso degli ultimi 15
anni circa, ha permesso di formulare alcune
interessanti ipotesi. Infatti, le analisi molecolari effettuate su questi campioni rivelano
la presenza massiccia del virus in campioni raccolti prima del 2005 dall’Est-Europa,
mentre la escludono in viti presenti in Veneto prima del 2000-2002 (viti che, però,
attualmente risultano infette!). Da ciò si deduce che in Italia il virus è stato introdotto
in tempi recenti e si è diffuso molto velocemente, probabilmente sia grazie a vettori che
a materiale di propagazione infetto. Oggi il
virus è presente circa nell’80% delle viti analizzate in Veneto, e praticamente in tutti i
vigneti, come osservato anche in Friuli (dati
ERSA) e in Trentino (dati FEM-IASMA di
San Michele all’Adige); in altre regioni, invece, le segnalazioni sia della malattia che del
virus sono per il momento sporadiche.
Risultati recenti indicano che il virus è presente in moltissimi Paesi europei: Portogallo, Spagna, Francia, Svizzera, Slovenia,
Croazia, Serbia, Montenegro, Bosnia, Macedonia, Grecia, Turchia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ucraina. Negli altri
Paesi europei qui non elencati il virus non
è stato ancora ricercato, ma l’ipotesi più
accreditata è che sia un virus ubiquitario
in Europa. Inoltre di recente il virus è stato ritrovato anche in Corea e Cina, nonché
in Canada ed USA. Non è stato identificato
in Australia e Nuova Zelanda, nonostante
le ricerche ivi effettuate. Non ci sono invece
ancora informazioni sulla presenza dei sintomi della malattia nei Paesi in cui il virus è
stato riscontrato.
Germogli stentati su glera
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Esempio di diffusione della malattia in un
vigneto in provincia di Treviso; in rosso sono
indicate le viti malate nel 2014 e in giallo
quelle sintomatiche nel 2015: in un anno la
malattia si è estesa da 49 a 92 ceppi
alto
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Sintomi fogliari su glera
Il CREA sta conducendo diversi filoni di
ricerca di base, come studi sull’origine del
virus, sulla sua interazione con la pianta
ospite e la diversità genetica, oltre a dedicarsi alla ricerca applicata mirante a capire il
diverso comportamento della malattia sulle
differenti varietà di vite, al fine di accertare
la suscettibilità varietale e l’importanza del
portinnesto. Inoltre, vista l’ampia diffusione
del virus e il diverso grado di sintomatologia, sono in corso alcuni studi volti a trovare
sistemi di difesa utili ad attenuare i sintomi
stimolando la pianta a rispondere in maniera positiva all’aggressività del patogeno,
al fine di un miglioramento quantitativo e
qualitativo delle produzioni nelle viti sintomatiche. Dal 2014, infatti, sono in via di
Vally Forte
CREA
Centro di Ricerca
per la Viticoltura
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sperimentazione alcuni concimi fogliari e
diversi elicitori delle difese, che stanno portando risultati promettenti, ma che richiedono ulteriori conferme.
Molte sono ancora le problematiche che
attendono di essere risolte. Quali azioni di
lotta predisporre, dato che il virus è largamente diffuso, ma non necessariamente
dannoso alla produzione viticola? Come difendersi da un’ulteriore futura diffusione, la
cui aggressività è difficilmente prevedibile?
Cosa rispondere a vivaisti, venditori e viticoltori, che vogliono tutelarsi? La Ricerca
sta tentando di dare risposte efficaci, grazie
anche al coinvolgimento di Enti pubblici,
vivaisti privati, Consorzi e aziende viticole
sensibili.
Nadia Bertazzon
CREA
Centro di Ricerca
per la Viticoltura
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Il destino in una promessa
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Elisa Angelini
CREA
Centro di Ricerca
per la Viticoltura
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