Musica in Sala Dante
quaderno 1 - 2013
della
Festa Grafica
per la musica
AMBASCIATA
DELLA REPUBBLICA DELL’AZERBAIGIAN
Dirigente
Maria Antonella Fusco
Si ringraziano Andrea Ettorre e Rosario Sprovieri per il
sostegno e la collaborazione.
L’Ambasciata dell’Azerbaigian ringrazia Alfio Mongelli
e Jenny Di Bert della R.U.F.A. ( Rome University of Fine
Arts) per il sostegno alla mostra di Maryam Alakbarli.
Ufficio della Dirigente
Marco Onofri, Gianfranco Zurzolo
Organizzazione eventi
Giovanni Pezzi
Tutta la struttura dell’Istituto Nazionale per la Grafica,
articolata in settori di conservazione e servizi, partecipa
agli eventi istituzionali con l’attenta organizzazione
delle proprie risorse professionali e umane.
Un ringraziamento particolare a tutto il servizio di
vigilanza.
Servizio educativo
Rita Bernini, Gabriella Bocconi
Collezione opere multimediali
Antonella Renzitti, Ilaria Savino
www.grafica.beniculturali.it
[email protected]
Relazioni esterne
Rita Parma
Ufficio Stampa e comunicazione
Angelina Travaglini
con la collaborazione di Roberta Ricci
e Matteo Maria Borsoi
della
Festa Grafica
per la musica
Progetto grafico
Luca Somma
venerdì 21 giugno
Bentornato Liszt
concerto pianistico di Costantino Catena
Sito web
Giuseppe Renzitti
G
della
F
Ufficio Tecnico
Agostino Tropea, Maurizio Micci,
Marina Buonocore, Stefania Ferroni
esta
sabato 22 giugno
La musica classica dell’Azerbaigian
Roberto Mannino
presenta in anteprima
Streams
rafica
inizio concerti ore 19,00
Istituto Nazionale per la Grafica
Palazzo Poli - Sala Dante
Il Piano per l’Arte Contemporanea è lo strumento
che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali si è
dato per interventi di cofinanziamento e di sostegno
programmatico scientifico, con il fine di promuovere la
qualità della creazione contemporanea, l’incremento
delle collezioni pubbliche, il sostegno a iniziative e
attività da condividere in un’ottica di vera e propria
Rete del Contemporaneo, in un quadro ampio di
cooperazione fra gli istituti del MiBAC e i diversi
qualificati soggetti che operano nel settore.
L’Istituto Nazionale per la Grafica - che opera
attivamente in stretta collaborazione con la
Direzione anche nel settore contemporaneo persegue l’incremento delle proprie collezioni di
opere grafiche e fotografiche contemporanee anche
attraverso lo strumento del Piano, distinguendosi
per capacità di pianificazione e valutazione nella
definizione della propria politica d’incremento e nella
coerenza e motivazione delle proposte d’acquisizione
e committenza, selezionando con cura anche le
espressioni d’arte che possano arricchire e valorizzare
la sede di Palazzo Poli, come nel caso dell’ultima
pregevole opera commissionata all’artista Roberto
Mannino.
La gestione di tale strumento - previsto dall’art. 3,
comma 1 della legge del 23 febbraio 2001, n. 29 – è oggi
affidata al Servizio architettura e arte contemporanee
della Direzione Generale per il paesaggio, le belle
arti, l’architettura e l’arte contemporanee (PaBAAC),
impegnata a sostenere la conoscenza e la strategia
d’incremento delle collezioni pubbliche statali d’arte
contemporanea, per corrispondere alla duplice esigenza
di documentare e colmare le lacune retrospettive
e di assicurare spazio alla creatività del presente, in
particolare delle più giovani espressioni dell’arte.
L’attività curata dalla Direzione - con la guida
consapevole e attenta del Direttore Generale,
Maddalena Ragni e con il qualificato apporto e il
costante confronto con istituzioni centrali e territoriali,
con fondazioni, enti e associazioni - accompagna
l’azione indirizzata a una più capillare diffusione della
conoscenza dei linguaggi del contemporaneo su tutto
il territorio nazionale.
Si mira in definitiva a sostenere la conoscenza e
promozione del patrimonio contemporaneo e
ad attualizzare il ruolo del MiBAC, per meglio
corrispondere alle aspettative di pubblici diversi
e sempre più attenti ad ampliare lo sguardo alle
espressioni culturali più recenti, nella consapevolezza
del ruolo strategico che può svolgere l’arte
contemporanea nell’ambito delle politiche culturali del
nostro Paese.
Maria Grazia Bellisario
Direttore del Servizio Architettura e Arte Contemporanee
Direzione generale per il paesaggio,
le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee
1
Ripercorrere la nostra Storia
Era da tempo che ci interrogavamo sul destino della
sala Dante, con quella sorta di ‘stupore storico’ che si
prova ogni volta che un luogo di grande fama tradisce
la sua nomea.
Nel caso della sala Dante, essa trae il suo nome
dall’esecuzione della Dante Simphonie nel 1866, in
prima italiana, alla presenza dell’autore, Franz Liszt.
E poi, cos’era successo? Come mai la sala, così
attentamente restaurata dal nostro architetto Agostino
Tropea negli anni del Giubileo, poneva problemi
acustici finanche durante le conferenze?
E’ vero, le stampe dell’Ottocento mostrano a mezza
altezza un ballatoio di legno, che certo migliorava la
percezione del suono, e che oggi sarebbe impossibile
restituire alla forma contemporanea, senza rischiare il
falso.
Avevamo pensato,con il consiglio e il sostegno dell’allora
Direttore generale Mario Lolli Ghetti, di mettere a
concorso il progetto di miglioramento acustico, ma non
senza qualche difficoltà nella redazione di un capitolato
e nell’individuazione dei destinatari dell’iniziativa.
Poi, l’incontro con Roberto Mannino, per sua natura
sensibile all’intreccio tra funzione e forma nell’operare
artistico. E con Fabrizio D’Ovidio, ingegnere fonico di
attenta sensibilità ai bisogni del nostro pubblico.
Ed infine, la presenza discreta e costante della nostra
Direzione Generale, nelle persone del Direttore Maria
Maddalena Ragni, ma soprattutto dell’Arch. Maria
Grazia Bellisario, che dirige con attenzione e fermezza il
Servizio V, Arte e Architettura contemporanee, tenendo
fermi nel Piano annuale per l’arte contemporanea
sia il tema delle acquisizioni che quello - per noi
fondamentale - delle istallazioni artistiche progettate
espressamente per i luoghi.
Così é stato nel 2010 per il soffitto del salone delle
Adunanze artistiche in Calcografia, dove Giuseppe
Caccavale ha ‘graffiato’ due poesie di Alfonso Gatto.
Così, oggi, per il progetto di sculture aeree di
Roberto Mannino, di cui parla in questo fascicolo
Antonella Renzitti, responsabile del Dipartimento
contemporaneo dell’Istituto.
Due mesi di chiusura della sala per operare l’istallazione,
che é stata in parte anche prodotta al suo interno,
procedendo con sperimentazioni artigianali e test del
suono. Alla riapertura, non potevamo che invitare di
nuovo Liszt, anche se abbiamo optato, piuttosto che
sulla complessa Dante Simphonie, sulla più leggera
forma della Fantasia quasi sonata Après une lecture du
Dante, che il pianista Costantino Catena ci ha donato
insieme ai sonetti di Petrarca, letti dalla giovane attrice
Giulia Chiaramonte, e a delicate trascrizioni da canzoni
napoletane di Donizetti. Infine, un delicato omaggio a
Giuseppe Verdi della soprano Chiara Fiorani.
Liszt ritorna, sì, ma cimentandosi con moderne sonorità.
E la sala Dante, da oggi, é a disposizione di chi voglia fare
musica affacciato sulla Fontana di Trevi, combattendo
con finezza d’ascolto il rumore del turismo di massa.
Maria Antonella Fusco
Dirigente Istituto Nazionale per la Grafica
3
La Sala Dante
La Sala è il luogo più significativo del palazzo, non
solo per le eccezionali dimensioni ma soprattutto per
l’esclusivo affaccio sulla Fontana di Trevi. Costruita negli
anni ‘20 del XVIII secolo da Stefano Conti, duca di Poli,
nipote del papa Innocenzo XIII, per ospitare la preziosa
biblioteca di famiglia, venne poi utilizzata anche come
salone per le feste. La denominazione storica della
sala ricorda l’iniziativa del cav. Romualdo Gentilucci,
che fra il 1865 e il 1866 affittò e ristrutturò questo
ambiente per ospitare le 27 grandi tele costituenti la
Galleria Dantesca, tele da lui commissionate a famosi
pittori del tempo, tratte dai disegni di Filippo Bigioli.
Questi dipinti, di enormi dimensioni venivano mostrati
alternativamente al pubblico con speciali meccanismi
e giochi di luci. Per l’inaugurazione della sala, il 26
febbraio 1866, fu eseguita la Sinfonia Dantesca di
Liszt per grande orchestra e cori, furono declamati un
erudito discorso e nuovi versi composti su ispirazione
delle scene della Divina Commedia illustrate. Franz
Liszt assistette al concerto e donò al giovane direttore
Giovanni Sgambati, suo discepolo romano, una
bacchetta d’ebano con dedica in argento. Subito dopo
l’Unità d’Italia la sala era affittata al noto musicista
Tullio Ramacciotti, il quale a sua volta la subaffittava a
società bancarie e commerciali per tenervi assemblee,
a circoli per feste da ballo, ad altri musicisti e molto
spesso alla Società Orchestrale Romana. Questa Società
nel 1891 stipulò direttamente il contratto di affitto con
il Comune di Roma, che aveva espropriato questa parte
del Palazzo Poli per salvaguardare la fontana. Il 16 aprile
1898 l’Orchestrale tenne l’ultimo grande concerto per il
50° anniversario della morte di Mendelshon.
Fino alla fine del secolo la sala Dante fu uno dei
più rinomati luoghi romani per la cultura musicale,
frequentato da D’Annunzio, Massenet, Mascagni,
Puccini, Martucci.
Giulia De Marchi
Responsabile Archivi Storici ING
4
Streams
L’installazione di sculture aeree di Roberto Mannino
prende spunto dall’esigenza di allestire nuovamente la
Sala Dante, con la consulenza degli architetti Fabrizio
D’Ovidio e Agostino Tropea. Nell’intento di migliorare
l’acustica e di connotarla con un segno artistico
Mannino ha giocato con la carta, supporto privilegiato
delle opere conservate in collezione, i segni, le impronte,
i rilievi, l’acqua, della adiacente Fontana di Trevi ed
elemento fondamentale di procedure e tecniche
grafiche che per l’artista diventa “veicolo della materia
stessa”.
L’artista italo americano, al quale è stato affidato questo
compito, da oltre quindici anni realizza installazioni
tridimensionali site specific in carta fabbricata a mano,
partendo dalla cellulosa, cioè dalle fibre naturali
presenti nelle diverse piante quali cotone, lino, canapa,
abaca e così via. La carta, materia prima del suo
fare, condiziona e suggerisce spunti alla sua ricerca.
Mannino può realizzare delle opere in pasta di carta,
con laminazioni preziose e trasparenti, sfruttando
i diversi colori delle fibre naturali o esaltandoli con
alcuni pigmenti; può creare delle carte sottili ma che,
adeguatamente trattate, rivelano una forza notevole;
può creare dei fogli così materici e spessi da resistere a
qualsiasi sollecitazione.“Sono affascinato dalla potenza
e potenzialità espressiva dell’hand papermaking, l’arte
di creare con la carta fatta a mano, dai suoi fenomeni
intrinseci e soprattutto dalla versatilità della materia,
come strumento nell’interrelazione con le altre
discipline e mezzo per catturare le forme della realtà
che ci circonda”.
La versatilità della carta e l’abilità di Mannino nel
gestirla, permettono di rileggere, attraverso forme,
materiali e processi di elaborazione, le ricerche
artistiche degli ultimi decenni, che hanno influenzato
il percorso dell’artista. Attento anche alle esperienze
europee e d’oltre oceano, l’artista coniuga i valori
culturali ed estetici inerenti all’Istituto proponendo
un confronto tra tradizioni culturali diverse per una
maggiore consapevolezza del presente.
Roberto Mannino è quindi uno scultore di vuoti, di
impronte, di calchi, che ha ideato le tre sculture aeree
all’interno di un organismo unico, i cui elementi, in carta,
sono idealmente collegati dalle dinamiche dell’acqua
e dell’aria - da qui il termine Streams per l’intera
installazione - alludendo ai flussi dei due elementi
naturali, simbolo di abbondanza e fertilità culturale.
Antonella Renzitti
Responsabile Dipartimento contemporaneo
5
Programma
Nazionale di Santa Cecilia insieme all’Accademia
Musicale Chigiana e alla Società Liszt all’Auditorium
Parco della Musica di Roma.
Ha al suo attivo anche un’importante attività
cameristica, collaborando con artisti quali Alessandro
Carbonare, Franco Maggio Ormezowski, Gabriele
Geminiani, Carlo Parazzoli, Michele Lomuto, Sashko
Gawriloff, Sabrina-Vivian Höpker, Claudio Casadei,
Maja Bogdanovich, Lynne Dawson, Claudio Brizi. Ha
inciso per le etichette Phoenix Classics e Nuova Era
International e nel 2011, anno lisztiano, ha inciso
l’integrale di Liszt per violino e pianoforte per la casa
discografica giapponese Camerata Tokyo, etichetta che
ha recentemente pubblicato un doppio CD lisztiano di
Costantino Catena e con cui sono in progetto numerosi
altri lavori discografici, tra i quali un blu-ray dedicato a
Debussy e Schumann in uscita il 25 giugno 2013.
L’attività didattica lo vede impegnato con masterclasses
e seminari per varie Accademie ed Università, (The
Ignacy Jan Paderewski Academy of Music in Poznań,
Tromsø University, Music College of the Moscow
Tchaikovsky Conservatoire, Yasar University of Izmir),
oltre che per il Conservatorio di Musica “Stanislao
Giacomantonio” di Cosenza, presso cui occupa la
cattedra di Pianoforte. Laureato sia in Filosofia presso
l’Università degli Studi di Salerno che in Psicologia
presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, ha
approfondito in particolare le tematiche concernenti la
gestione degli aspetti psicologici e fisiologici durante
l’esecuzione musicale.
Costantino Catena ha iniziato giovanissimo lo studio
del pianoforte. Dopo aver conseguito con il massimo
dei voti e la lode il diploma di pianoforte presso il
Conservatorio “G. Martucci” di Salerno sotto la guida
del M° Luigi D’Ascoli, ha proseguito e completato
la sua formazione pianistica seguendo corsi di
perfezionamento con Konstantin Bogino, Bruno
Mezzena e Boris Bechterev. Importanti riferimenti
per la sua formazione musicale sono stati anche gli
incontri con Aldo Ciccolini, Michele Campanella e
Joaquin Achucarro.
Ha suonato in vari paesi europei, in Australia, negli
U.S.A., in Russia e in Giappone, presso importanti
istituzioni musicali e culturali, tra cui l’Accademia
Filarmonica di Bologna, il Kennedy Center e la
Georgetown University di Washington, il Festival
Internazionale di Alghero, gli Amici del Teatro Regio
di Torino, gli Amici della Musica di Trapani, la Società
Dante Alighieri, il Festival Internazionale di Ravello,
l’Istituto Liszt di Bologna, il Conservatorio Tchaikovsky
di Mosca, il Kusatsu International Festival. Nel 2011, in
occasione del bicentenario della nascita, ha partecipato
all’esecuzione integrale della musica per pianoforte
di Franz Liszt, evento organizzato dall’Accademia
6
Programma
L
bentornato iszt
Note al Programma
Franz Liszt, nato nel 1811 a Raiding in Ungheria,
è stato uno dei più grandi compositori romantici
e il più leggendario pianista di tutti i tempi. Visse
prevalentemente a Parigi, quindi a Weimar e infine a
Roma, dove nel 1864 prese gli ordini minori e divenne
Abate, e morì durante il festival di Bayeruth, creato da
suo genero Richard Wagner, nel 1886. Egli diede un
contributo fondamentale allo sviluppo della tecnica
pianistica, cosa che però non deve far dimenticare
l’originalità delle sue ricerche in campo armonico e
formale e il suo atteggiamento sperimentale, ricco
di molteplici precorrimenti. Nella sua immensa
produzione spiccano la Sonata in si minore, le tre
raccolte degli Années de pèlerinage (da cui sono tratti
alcuni brani in programma stasera), le Harmonies
poétiques et religieuses, le Rapsodie ungheresi, gli Studi
di esecuzione trascendentale, la Faust-Symphonie e la
Dante-Symphonie, con cui venne inaugurata questa sala
il 26 febbraio del 1866, sotto la direzione di Giovanni
Sgambati: Franz Liszt accarezzava l’idea di rendere il
famoso capolavoro dantesco in musica fin dal 1837,
durante un soggiorno sul lago di Como, sogno che
realizzò sia nella Sinfonia Dantesca che nell’Après une
lecture du Dante, brano pianistico in programma questa
sera.
Costantino Catena
Pianista
Franz Liszt
Tre sonetti del Petrarca
Sonetto 47 - Benedetto sia ‘l giorno
Sonetto 104 - Pace non trovo
Sonetto 123 - I’ vidi in terra angelici costumi
Aprés une lecture du Dante: Fantasia quasi Sonata
Nuit d’été a Pausilippe: Trois amusements sur des
motifs de l’Album de Donizetti
Il Barcajuolo – Barcarola
L’alito di Bice – Notturno
La torre di Biasone – Canzone Napoletana
Tarantella da “Venezia e Napoli”
Chiara Fiorani
soprano
Ave Maria dall’Otello di Giuseppe Verdi
Franz Liszt – Tre sonetti del Petrarca
I Tre sonetti del Petrarca raggiungono un lirismo, una
ricchezza e un’efficacia espressiva, che li collocano ai
vertici della letteratura romantica per il pianoforte. Essi
adottano, più o meno, la forma del Lied. Il Sonetto 47 è
pieno di felicità:
Lettura di Petrarca
Giulia Chiaramonte
attrice
Benedetto sia ‘l giorno, e ‘l mese, e l’anno,
E la stagione, e ‘l tempo, e l’ora, e ‘l punto
E ‘l bel paese e ‘l loco, ov’io fui giunto
Da’ duo begli occhi che legato m’ànno;
21 giugno 2013, ore 19
7
E benedetto il primo dolce affanno
Ch’i’ ebbi ad esser con Amor congiunto,
E l’arco e la saette ond’ i’ fui punto,
E le piaghe, ch’infino al cor mi vanno.
Il Sonetto è un breve preludio il cui recitativo è qui
sostenuto e veemente. L’elegia amorosa è indicata
“molto espressivo” e alterna momenti di entusiasmo ad
altri di lancinante tristezza. Alla fine, tuttavia, c’è quiete
in un sospiro di riconciliazione con un sentimento più
sereno.
Benedette le voci tante, ch’io
Chiamando il nome di Laura ho sparte,
E i sospiri e le lagrime e ‘l desio.
I’ vidi in terra angelici costumi,
E celesti bellezze al mondo sole;
Tal che di rimembrar mi giova, e dole:
Che quant’io miro, par sogni, ombre, e fumi.
E benedette sian tutte le carte
Ov’io fama le acquisto, e il pensier mio,
Ch’è sol di lei, si ch’altra non v’ha parte.
(Sonetto 47)
E vidi lagrimar que’ duo bei lumi,
Ch’han fatto mille volte invidia al sole;
Ed udì’ sospirando dir parole
Che farian gir i monti, e stare i fiumi.
Dopo un breve preludio in tono recitativo, la melodia
principale viene enunciata quietamente dalla mano
destra sull’accompagnamento di dolci accordi di
liuto. Un improvviso, breve slancio di passione carnale
(modulazione in sol maggiore) si avverte verso la fine,
con cadenza di quinta diminuita.
Amor! senno! valor, pietate, e doglia
Facean piangendo un più dolce concento
D’ogni altro, che nel mondo udir si soglia.
Pace non trovo, e non ho da far guerra,
E temo, e spero, ed ardo, e son un ghiaccio:
E volo sopra ‘l cielo, e giaccio in terra;
E nulla stringo, e tutto ‘l mondo abbraccio.
Ed era ‘l cielo all’armonia s’intento
Che non si vedea in ramo mover foglia.
Tanta dolcezza avea pien l’aer e ‘l vento.
(Sonetto 123)
Tal m’ha in priggion, che non m’apre, né serra,
Né per suo mi ritien, né scioglie il laccio,
E non m’uccide Amor, e non mi sferra;
Né mi vuol vivo, né mi trahe d’impaccio.
Il Sonetto 123 è un sogno d’amore contemplativo,
appagato e fidente. La melodia principale si avvolge
di infinita tenerezza, ma cede dinanzi a un episodio
drammaticamente contrastato, teso, tempestoso,
in do maggiore, nel registro acuto del pianoforte;
ricompare tuttavia per tre volte su “celesti” accordi di
arpa. L’epilogo è un magnifico finale: trionfo dell’amore
mistico, distaccato da ogni legame terreno.
bentorn
Veggio senz’occhi; e non ho lingua e grido;
E bramo di perir, e cheggio aita;
Ed ho in odio me stesso, ed amo altrui:
Pascomi di dolor; piangendo rido;
Egualmente mi spiace morte e vita.
In questo stato son, Donna, per Voi.
(Sonetto 104)
8
Franz Liszt – Aprés une lecture du Dante: Fantasia
quasi Sonata
Nel secondo libro degli Années de pèlerinage (Italie) il
centro dell’interesse di Liszt abbraccia la letteratura e
le arti figurative. Après une lecture du Dante é il brano
più esteso ed elaborato; negli anni 1830 il musicista
lesse molto la Divina Commedia in compagnia di
Marie D’Agoult. La Fantasia quasi Sonata Dopo una
lettura di Dante era stata composta nel 1839 e aveva
avuto dapprima il titolo Frammento dantesco, poi
Paralipomeni della Divina Commedia, poi Prolegomeni
della Divina Commedia. Questa prima redazione era in
due movimenti: dopo averla modificata più volte Liszt
sintetizzò i due movimenti in uno solo, formalmente
molto complesso e basato su tre temi. Con questi
terribili venti minuti Liszt è riuscito nella incredibile
impresa di musicare la poesia dantesca senza neanche
cantare un verso: viene descritto l’Inferno di Dante
con le sue ”diverse lingue, orribili favelle, parole di
dolore, accenti d’ira” attraverso un’esitazione continua,
febbrile, tempestosa. Nella parte centrale, quando
dall’uragano del canto V emerge la tenera e disfatta
voce di Francesca da Rimini, il pianoforte realizza una
delle più incredibili sinestesie fra tatto, udito, letteratura
e memoria evocativa creando uno dei momenti più
belli del Romanticismo con un canto d’amore pieno
di nobiltà e speranza. Nel finale dal carattere un po’
teatrale, le porte dell’Inferno sembrano chiudersi senza
remissione. Viaggio oscuro ostruito da incontri difformi;
Spirale dai bordi incerti, dalle profondità enormi,
i cui cerchi ripugnanti si spingono sempre più avanti
in un’ombra in cui si muove l’inferno vago e vivo.
Questa rampa si perde nella nebbia indecisa
nel fondo di ogni gradino siede una pianta
e si vede passare con un debole rumore
un digrignare di denti bianchi nella notte oscura.
Là sono le visioni, i sogni, le chimere;
gli occhi che il dolore tramuta in amare sorgenti,
l’amore, coppia legata, triste e sempre ardente,
che in un attimo ferisce il fianco;
In un angolo la vendetta e la fame, sorelle empie,
su un tozzo teschio che si struggono fianco a fianco; Poi la pallida miseria, privata del sorriso,
L’ambizione, l’orgoglio da loro stessi nutriti,
e la lussuria immonda, e l’infame avarizia,
tutte le camicie di forza con cui l’animo può essere
gravato!
Più in là la codardia, la paura, il tradimento
che offrono scrigni e assaggiano il veleno;
E poi, ancora più in là, nel fondo della voragine
la maschera smorfiosa dell’odio che soffre!
Oh, è proprio la vita, o poeta ispirato,
e il suo cammino offuscato dalla nebbia.
Ma, affinché non manchi nulla, in questa stretta via
voi ci mostrate sempre in piedi alla vostra destra
il genio dalla fronte calma, dagli occhi pieni di luce,
il sereno Virgilio che dice: continuiamo! L
nato iszt
Après une lecture du Dante è anche il titolo di un
poemetto di Victor Hugo datato 6 agosto 1836, e
pubblicato l’anno seguente nella raccolta Les voix
intérieures. Nello stesso 1836 Liszt aveva iniziato la
stesura della sua sonata, conclusa nel 1849.
Quando il poeta dipinge l’inferno, dipinge la sua vita,
La vita, ombra che fugge inseguita da spettri;
Foresta misteriosa in cui i suoi passi spaventati
si perdono (andando) a tastoni fuori dai sentieri battuti;
9
Franz Liszt – Nuit d’été a Pausilippe
“Ho viaggiato attraversando molti nuovi paesi, ho visto
molti posti diversi e ne ho visitati molti pieni di storia
e di poesia. Ho sentito che i vari aspetti della natura
non passavano attraverso i miei occhi come dipinti
insignificanti, bensì evocavano profonde emozioni
nella mia anima: tra loro e me si è stabilita una vaga
ma diretta affinità, una reale, benché inesplicabile ed
indefinibile comprensione, ed io ho tentato di dare
un’espressione musicale ad alcune delle mie più forti
e vive sensazioni ed impressioni”. Franz Liszt, prefazione
all’Album d’un Voyageur
più sviluppato ed è basato sull’alternanza tra minore
e maggiore nella tonalità di sol. Il tema è tratto da
Guillaume Louis Cottrau: dopo una lunga attesa sul
punto con corona (re) il tema compare alla misura 74:
vivace, brillante, con brevi attimi di riposo. La Canzone
napoletana lo riprende in cantabile, su figurazioni
a terzine, poi lo varia abbondantemente (cadenze,
arpeggi, etc.). Il Prestissimo conclusivo – giocoso assai
– mostra un virtuosismo sbalorditivo.
Nella prefazione all’Album d’un Voyageur Liszt espresse
il sogno di elaborare la musica di varie nazioni. Liszt
dedicò gran parte della sua creatività alla realizzazione
di quest’idea, e le opere ispirate all’Italia sono l’esempio
più riuscito della riuscita di questo progetto. Liszt
esplorò la musica popolare italiana in vari modi:
attraverso l’elaborazione diretta di alcune forme
tipiche di folclore (come in Venezia e Napoli) oppure
attraverso la trascrizione della tradizione musicale
espressa in opere di musica colta da compositori come
Rossini, Donizetti, Auber ed altri. Nel 1836 Liszt scelse
e parafrasò alcune delle “Nuit d’été a Pausilippe” di
Donizetti, chiamandole “Trois amusements sur des
motifs de l’Album de Donizetti”. Dalle dodici canzoni
per voce e pianoforte di Donizetti Liszt ne scelse solo
tre: Barcarola, Notturno e Canzone napoletana. Mentre
i primi due pezzi corrispondono a quelli originali,
nell’ultimo Liszt combina la quarta e la quinta canzone
della raccolta: La Torre di Biasone e La Conocchia.
Franz Liszt – Tarantella da “Venezia e Napoli”
Come supplemento al secondo quaderno delle
Années de pèlerinage Liszt compose il trittico intitolato
Venezia e Napoli, sorta di evocazione popolare la cui
prima versione comprendeva quattro pezzi. I tre pezzi
della seconda versione sono di fattura più ricca, più
libera e più elegante: l’ultimo, la Tarantella, è il brano
10
mugham
Una casa per la stampa, una casa per le
persone speciali
Il concerto di musica tradizionale ci é stato gentilmente
offerto dall’Ambasciata dell’Azerbaigian in Italia, nel
quadro di una recente collaborazione, per la quale
ringrazio Sua Eccellenza l’Ambasciatore Vaqif Sadiqov
e l’addetto Zaur Farhadov. Si tratta della prima di
una serie di iniziative volte a presentare in Italia,
spesso per la prima volta, il patrimonio immateriale
musicale riconosciuto dall’Unesco come patrimonio
dell’umanità.
Contestualmente, l’Ambasciata ci ha chiesto di ospitare
nelle sale attigue una interessante mostra dell’artista
Maryam Alakbarli, cogliendone il rapido passaggio in
Italia, sulla strada da Mosca a Parigi.
Si tratta di un’iniziativa adatta a noi per molti versi: da
una parte l’Istituto Nazionale per la Grafica colleziona
e valorizza le testimonianze dell’arte grafica nelle sue
molteplici espressioni, dalle matrici incise alle stampe,
dai disegni ai pastelli agli acquerelli. Dedita soprattutto
al disegno di invenzione, la nostra collezione non
é peraltro estranea alla stampa decorativa: ed in
questo senso l’utilizzo da parte di Maryam Alakbarli,
della tecnica detta batik, ci ha colpito subito per la
sua originalità nel solco della tradizione asiatica. E’
un’azione al tempo stesso artistica, ma anche storica, a
voler rinnovare una fonte presente in tutte le case con
metodi e tecniche nuove, da artista profondamente
contemporanea, degna di rientrare tra le manifestazioni
che da tre anni dedichiamo alla attività di artiste e
intellettuali che esplorano vari aspetti dell’universo
del disegno e della stampa, riunendole sotto l’etichetta
Grafica, femminile singolare. Infine, si sono aggiunte
alle considerazione d’ordine specialistico altre, non
meno importanti: l’arte di Maryam é infatti promossa
dal governo azerbaigiano nell’ambito dei suoi progetti
di inclusione sociale delle persone con disabilità.
Come dire che il governo azerbaigiano ha ritenuto di
tenere in vita una tradizione grafica altissima grazie a
un progetto didattico di grande portata educativa.
Abbiamo così un motivo in più per aprire a questa
giovane donna le porte di casa nostra: il nostro Istituto
infatti é da molto tempo uno dei primi in Italia per la
promozione di progetti educativi dedicati alle persone
con disabilità. Dunque, l’artista Maryam Alakbarli é da
noi, davvero, la benvenuta. Le sue impressioni su seta,
le sue ricche variazioni cromatiche ci restituiscono
la soddisfazione di avere ospitato ancora una donna
differente dalle altre, un’artista originale e unica.
Maria Antonella Fusco
11
mugha
La musica classica dell’Azerbaigian
Solisti
Vafa Vazirova
Babak Niftaliyev
Interpreti
Shahriyar Imanov (tar)
Elvin Novruzov (kamancha)
Programma
Ouverture e Shabi Hijran
dell’opera di Uzeyir Hajibayli
Leyli e Majnum
Simai-shams
mugham ritmico
Canzone nazionale azera
Kunchalara su sapmisham
Segah
mugham
Canzone nazionale azera
Iravanda khal galmadi
Shikasta di Karabakh
22 giugno 2013, ore 19
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mugham
La musica classica dell’ Azerbaigian
Al crocevia geografico tra Europa e Asia, e sonoro fra
tradizione persiana e turca, il mugham è la musica
d’arte azerbaigiana per eccellenza. Il suo nome deriva
da maqam, termine che designa il complesso sistema
di scale modali delle principali culture musicali del
mondo islamico (araba, ottomana e persiana). Nel
paese transcaucasico questo nome per estensione
abbraccia non solo i modi della musica di tradizione
orale, ma anche l’intero repertorio di brani strumentali
e vocali inseriti dall’Unesco nella lista dei beni
intangibili considerati Patrimonio dell’Umanità. Il
mugham è dunque un genere musicale, affine alla
nostra categoria concettuale di musica classica,
sebbene di trasmissione e tradizione orale, costituito
da un ricco repertorio di poesia cantata accompagnata
da strumenti, basato su un sistema musicale che
é espressione della raffinata civiltà islamica dalle
radici mediterranee e asiatiche. L’intensità della sua
espressione vocale é una sintesi originale, frutto di
una osmosi tra le culture musicali del Vicino Oriente,
del Caucaso e dell’Asia Centrale. Nella esecuzione del
mugham la lingua azera, che appartiene al gruppo
oghuz delle lingue turche, viene intonata con una
tecnica vocale fortemente influenzata dalla tradizione
persiana: uno degli aspetti più evidenti è la presenza
ornamentale del cosiddetto jodel, quel rapido alternarsi
di registro dal medio - grave all’acuto e viceversa, e di
oscillazione timbrica, passando dalle appoggiature
della voce di gola a quelle di testa, che caratterizza la
sua virtuosistica interpretazione. L’influenza persiana è
evidente anche dal punto di vista del lessico musicale,
sia a livello teorico, dastagah, sho’be, gushe, che pratico,
come nei nomi delle forme: daramad, introduzione o
preludio, reng, aria strumentale su ritmo di danza, tasnif,
canzone, e così via. Sotto il profilo formale il mugham si
presenta come una giustapposizione di brani musicali,
vocali e strumentali, composti e improvvisati, che si
susseguono, senza una sostanziale interruzione, nello
stesso ambiente modale. Tale concezione, analoga
a quella della suite nella cultura musicale europea, è
un vero e proprio archetipo della musica d’arte del
mondo islamico. L’accompagnamento tradizionale
del mugham prevede la presenza di tre strumenti
fondamentali: il liuto a manico lungo, tar, la viella,
kamancha, e il tamburo a cornice, daf detto anche
gaval, che spesso risuona tra le mani del cantante,
khanende. La forza espressiva del mugham risiede non
soltanto nella vocalità, intensa e ricca di sfumature, ma
anche nel virtuosismo strumentale e nell’alternanza
tra la dilatazione temporale delle improvvisazioni
libere da vincoli metrici, e la vivacità della scansione
ritmica delle parti misurate. Dalla tradizione della
musica d’arte, nel corso del XX secolo, sono nate forme
ibride influenzate dalla cultura musicale europea, e più
specificamente sovietica, come il mugham sinfonico
e operistico, il cui pioniere è Uzeyir Hajibeyov (18851948), autore dell’opera Leyli ve Majnum (1908),
ispirata alla leggendaria storia dell’amore contrastato
di Qays per Leyla, gli amanti infelici per antonomasia
della poesia e della narrativa del mondo islamico. Se
nel repertorio del mugham tradizionale, quello del
modo segah, è considerato uno dei più antichi e il
più idoneo ad esprimere il sentimento dell’amore e
della nostalgia, esistono generi musicali di influenza
popolare che sono entrati nella sua orbita, come ad
esempio il cosiddetto zarbi-mugham (mugham ritmico)
che deriva dal repertorio dei bardi, legato alle aree
montane e rurali del paese. Mentre il mugham è un
patrimonio essenzialmente urbano, originariamente
legato al mecenatismo delle corti e radicato nella
parte settentrionale dell’Azerbaigian, la figura
dell’ashiq, cantore di leggende ed epopee, è associata
prevalentemente alle sue province meridionali, e più
in generale al resto del Caucaso e oltre. Un esempio
legato a questo repertorio è lo Shikasta di Karabakh,
la regione della città di Shusa che in passato è stata un
importante centro della cultura azera, in particolare per
il mugham, le cui principali istituzioni di formazione,
documentazione e diffusione, sono oggi concentrate
nella capitale Baku.
Paolo Scarnecchia
Etnomusicologo
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In copertina, pp. 4, 14
fotografie di Luca Somma
Roberto Mannino, Streams
2013
Istallazione ripresa durante l’allestimento
ING, Sala Dante.
pp. 1, 2,5
fotografie di Lucia Zaccara
Roberto Mannino, Streams
2013, particolare
istallazione in carta realizzata a mano
ING, Sala Dante.