ANALISI DINAMICA SPERIMENTALE DI EDIFICI DANNEGGIATI DAL SISMA DEL 6 APRILE 2009 Caratterizzazione Dinamica dell’edificio di Via dei Tigli 6-8-10, Pianola (AQ) Giacomo Buffarini Attività in campo sismico: recenti studi e sviluppi futuri Casaccia, 16 dicembre 2009 Giacomo Buffarini DESCRIZIONE DELL’EDIFICIO Si tratta di un edificio in C.A. costituito da tre corpi scala separati da giunto sismico In altezza si sviluppa per complessivi 5 livelli, il primo adibito a rimessa e cantine, tre ad abitazione e un livello di sottotetto destinato in parte a soffitta e in parte ad abitazione La fondazione è di tipo superficiale a travi rovesce e il piano di posa è differente per le tre palazzine per la presenza di un lieve pendio La forma in pianta del singolo corpo è un V molto aperta, e la composizione crea il profilo simile alle ali di un gabbiano Giacomo Buffarini DESCRIZIONE DEL DANNEGGIAMENTO (ED. 1) Il danneggiamento ha colpito in maniera più pesante l’Edificio 1 nel quale, il primo livello, presenta la crisi completa delle tamponature che risultano danneggiate anche ai livelli superiori Giacomo Buffarini DESCRIZIONE DEL DANNEGGIAMENTO (ED. 2) L’Edificio 2 è quello che ha subito i danni minori e si differenzia dagli altri due per la presenza di un campo di solaio e una trave in più nella zona antistante le scale Giacomo Buffarini DESCRIZIONE DEL DANNEGGIAMENTO (ED. 3) L’Edificio 3 ha un quadro di danni intermedio dove si nota solo l’innesco di quanto poi è completamente avvenuto nell’Edificio 1 Giacomo Buffarini Strumentazione Sono stati utilizzati 15 sensori velocimetrici (collegati a due acquisitori) disposti secondo 4 Configurazioni: - Una Globale - Tre Locali La Globale è servita per mettere in evidenza le differenti frequenze e deformabilità dei tre edifici. Le Locali sono utili per indagare in profondità le caratteristiche dinamiche di ciascun Edificio e per associare il danno alle grandezze misurate. Terna di sensori velocimetri Acquisitore Giacomo Buffarini Configurazione Globale Sensori Livello 12.70 m Sensori Livello 6.50 m Sensori Livello base Giacomo Buffarini Configurazione Locale Edificio 1 e Edificio 3 Giacomo Buffarini Configurazione Locale Edificio 2 Giacomo Buffarini Test effettuati Sono state effettuate tre registrazioni della durata di circa 5 minuti per ciascuna configurazione con una frequenza di campionamento di 200 campioni/sec N. Test 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 K2-1408 pe003 pe004 pe005 pf004 pf006 pf007 ph003 ph004 ph005 pi002 pi003 pi004 K2-1410 pj003 pj004 pj005 pk004 pk005 pk006 pm002 pm003 pm004 pn002 pn003 pn004 Configurazione Globale Globale Globale Locale Ed.2 Locale Ed.2 Locale Ed.2 Locale Ed.1 Locale Ed.1 Locale Ed.1 Locale Ed.3 Locale Ed.3 Locale Ed.3 Durata (s) 315 306 336 301 310 322 310 309 308 308 300 309 Giacomo Buffarini ANALISI DEI DATI Tutte le registrazioni sono state analizzate nel dominio della frequenza, tracciando i diagrammi delle auto-densità spettrali di potenza (PSD) e, per tutte le coppie di sensori, le densità spettrali di potenza incrociate (CSD), rappresentate in termini di ampiezza e fattore di fase e le relative funzioni di coerenza. CH06 PSD 3.5E-03 (mm/s)^2/Hz 3.0E-03 2.5E-03 2.0E-03 1.5E-03 1.0E-03 5.0E-04 0.0E+00 0 5 10 15 CH05-CH09 CSD(mm/s)^2/Hz 7.0E-04 6.0E-04 5.0E-04 4.0E-04 Si ricorda che la presenza di picchi nei grafici delle PSD indica le possibili frequenze di risonanza strutturale; la conferma di ciò è data dalla presenza di picchi nei CSD in corrispondenza delle stesse frequenze, con valori significativi del fattore di fase (differenza di fase nulla o in opposizione di fase) e della funzione di coerenza (valori prossimi all’unità). 3.0E-04 2.0E-04 1.0E-04 0.0E+00 0 5 10 PHASE 15 COHER 1.0 180° 90° 0.5 0° -90° 0.0 -180° 0 5 10 15 Giacomo Buffarini ANALISI DEI DATI – CONFIGURAZIONE GLOBALE DIREZ. LONGITUDINALE PSD 1.8E-02 Livello 5 Longitudinale (mm/s)^2/Hz 1.6E-02 1.4E-02 1.2E-02 1.0E-02 8.0E-03 6.0E-03 4.0E-03 2.0E-03 0.0E+00 0 5 CH10 PSD 8.0E-03 10 CH12 15 CH14 Livello 3 Longitudinale (mm/s)^2/Hz 7.0E-03 6.0E-03 5.0E-03 4.0E-03 3.0E-03 2.0E-03 1.0E-03 0.0E+00 0 5 CH04 10 CH06 15 CH08 E’ evidente la maggiore deformabilità dell’Ed.1 maggiormente danneggiato e la variazione della frequenza propria. Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Globale direz. Trasversale PSD 1.4E-02 Livello 5 Trasversale (mm/s)^2/Hz 1.2E-02 1.0E-02 8.0E-03 6.0E-03 4.0E-03 2.0E-03 0.0E+00 0 5 CH11 PSD 8.0E-03 10 CH13 15 CH15 Livello 3 Trasversale (mm/s)^2/Hz 7.0E-03 6.0E-03 5.0E-03 4.0E-03 3.0E-03 2.0E-03 1.0E-03 0.0E+00 0 5 CH05 10 CH07 15 CH09 Anche in questa direzione si conferma la maggiore deformabilità dell’Ed.1 e lo shift della frequenza propria. Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Globale Sintesi PSD 1.4E-02 Livello 5 Trasversale (mm/s)^2/Hz 1.2E-02 Corpo Freq. dir. trasversale (Hz) Freq. dir. longitudinale (Hz) Ed. 1 Ed. 2 Ed. 3 2.15 3.51 3.80 2.34 3.41 3.32 1.0E-02 8.0E-03 6.0E-03 4.0E-03 2.0E-03 0.0E+00 0 5 CH11 PSD 1.8E-02 10 CH13 15 CH15 Dalle frequenze misurate emerge chiaramente la diminuzione di rigidezza dell’Ed.1 dovuta alla crisi delle tamponature a conferma dell’importanza fondamentale delle tamponature nel comportamento dinamico degli edifici in C.A. Livello 5 Longitudinale (mm/s)^2/Hz 1.6E-02 1.4E-02 1.2E-02 1.0E-02 8.0E-03 6.0E-03 4.0E-03 2.0E-03 0.0E+00 0 5 CH10 10 CH12 15 CH14 Le lievi differenze tra Ed.3 e Ed.2 sono dovute sia alla citata presenza di una trave e di un campo di solaio in più in Ed.2, sia a lievi differenti distribuzioni nelle masse in quanto, all’epoca del sisma, non tutte le abitazioni erano arredate, sia ad inevitabili differenze nella realizzazione dei diversi edifici. Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Locale Ed.1 direz. Trasversale CH12 PSD 6.0E-03 Autospettri 2.15 5.0E-03 4.0E-03 CH13 PSD 3.5E-03 (mm/s)^2/Hz (mm/s)^2/Hz 3.0E-03 2.15 2.54 2.5E-03 2.0E-03 3.0E-03 1.5E-03 2.0E-03 1.0E-03 1.0E-03 5.0E-04 0.0E+00 0.0E+00 0 5 CH15 PSD 9.0E-03 10 15 0 5 10 8.0E-03 2.15 CH11 PSD 1.4E-02 (mm/s)^2/Hz 15 (mm/s)^2/Hz 2.54 1.2E-02 7.0E-03 1.0E-02 6.0E-03 5.0E-03 8.0E-03 2.54 4.0E-03 6.0E-03 3.0E-03 4.0E-03 2.0E-03 2.15 1.0E-03 2.0E-03 0.0E+00 0.0E+00 0 5 10 15 0 5 10 Si riconoscono due frequenze, 2.15 Hz e 2.54 Hz, presenti in tutti i canali tranne la 2.54 assente nel CH12 15 Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Locale Ed.1 direz. Trasversale Cross-spettri CH11-CH15 CSD(mm/s)^2/Hz 7.0E-03 6.0E-03 2.54 5.0E-03 4.0E-03 3.0E-03 2.0E-03 2.15 1.0E-03 5.37 0.0E+00 0 5 10 PHASE 15 COHER 180° 1.0 90° 2.15 0° 0.5 -90° -180° 0 2.54 0.0 5 10 15 L’analisi dei cross-spettri dei sensori posti agli estremi al quinto livello (CH15-CH11evidenzia come tali coppie siano in fase alla frequenza 2.15 Hz, a dimostrazione che questa è associata a un modo di traslazione e in opposizione di fase in corrispondenza della frequenza 2.54 Hz, associata quindi a un modo torsionale. Ciò spiega anche l’assenza di picchi a tale frequenza nell’autospettro del CH12, posizionato quindi in prossimità del centro di rotazione del modo. La frequenza 5.37 Hz, molto meno energizzata, è ascrivibile ad un modo torsionale complesso delle singole ali di cui è costituito l’edificio. Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Locale Ed.1 direz. Longitudinale Autospettri In direzione longitudinale i gli autospettri relativi ai sensori al quinto livello (CH14 e CH10) mostrano un unico picco accentuato a 2.34 Hz. Non essendoci alcuna relazione di fase con i sensori trasversali, si deduce che tale frequenza è associata ad un modo di traslazionale in direzione longitudinale. Da notare la presenza della frequenza 5.37 Hz, ascrivibile al citato un modo torsionale complesso, solo nel CH14. (mm/s)^2/Hz (mm/s)^2/Hz 2.37 9.0E-03 8.0E-03 CH10 PSD 6.0E-03 CH14 PSD 1.0E-02 2.37 5.0E-03 4.0E-03 7.0E-03 6.0E-03 3.0E-03 5.0E-03 4.0E-03 2.0E-03 3.0E-03 2.0E-03 1.0E-03 5.37 1.0E-03 0.0E+00 0.0E+00 0 5 10 0 15 5 10 Sintesi Corpo Freq. dir. trasversale (Hz) Freq. dir. longitudinale (Hz) Freq. torsionale (Hz) Freq. torsionale compl. (Hz) Ed. 1 2.15 2.34 2.54 5.37 15 Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Locale Ed.2 direz. Trasversale 1.2E-03 Autospettri CH12 PSD (mm/s)^2/Hz 3.51 1.0E-03 4.0E-04 4.0E-04 2.0E-04 2.0E-04 0.0E+00 0 0.0E+00 0 5 10 5 10 15 15 CH15 PSD (mm/s)^2/Hz 1.6E-03 3.51 4.39 CH11 PSD 1.8E-03 (mm/s)^2/Hz 1.0E-03 3.51 1.0E-03 6.0E-04 6.0E-04 1.2E-03 (mm/s)^2/Hz 8.0E-04 8.0E-04 1.4E-03 CH13 PSD 1.2E-03 3.51 4.39 1.4E-03 1.2E-03 8.0E-04 1.0E-03 6.0E-04 8.0E-04 6.0E-04 4.0E-04 4.0E-04 2.0E-04 2.0E-04 0.0E+00 0.0E+00 0 5 10 15 0 5 10 La frequenza che si riconosce in direzione trasversale è quella a 3.51 Hz, che presenta spostamenti analoghi per i quattro sensori;. La frequenza 4.39 Hz, presente soprattutto sui sensori CH15 e CH10 posti agli estremi del fabbricato, è probabilmente una frequenza torsionale. 15 Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Locale Ed.2 Cross-spettri CH05-CH09 CSD(mm/s)^2/Hz 7.0E-04 4.39 6.0E-04 4.39 3.5E-04 3.0E-04 5.0E-04 3.51 4.0E-04 CH05-CH08 CSD(mm/s)^2/Hz 4.0E-04 2.5E-04 2.0E-04 3.0E-04 1.5E-04 2.0E-04 1.0E-04 1.0E-04 5.0E-05 0.0E+00 0.0E+00 0 5 10 PHASE 4.39 180° 15 0 COHER 5 10 PHASE 1.0 90° 15 COHER 180° 1.0 90° 0° 0.5 0° -90° 0.5 4.39 3.51 -90° -180° 0.0 0 5 10 15 -180° 0.0 0 5 10 15 Dall’analisi dei cross-spettri possiamo notare come è pienamente confermata la natura traslazionale della frequenza 3.51 Hz, CH09-CH05 in fase, e la natura torsionale della frequenza 4.39 Hz, CH09-CH05 in opposizione e CH08-CH05 in fase. Da sottolineare la totale assenza del modo torsionale complesso notato su Ed. 1 e che, vedremo in seguito, sarà presente anche in Ed.3 Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Locale Ed.2 direz. Longitudinale Autospettri L’analisi degli autospettri in direzione longitudinale mostra la frequenza 3.41 Hz di natura traslazionale, mentre ritroviamo la frequenza 4.39 Hz supposta torsionale, soprattutto nel sensore CH14, con conseguente deduzione che il sensore CH10 è prossimo al centro di rotazione. CH14 PSD 3.0E-03 3.41 2.5E-03 2.0E-03 1.5E-03 1.5E-03 1.0E-03 1.0E-03 4.39 5.0E-04 (mm/s)^2/Hz 3.41 2.5E-03 2.0E-03 CH10 PSD 3.0E-03 (mm/s)^2/Hz 5.0E-04 0.0E+00 0.0E+00 0 5 10 15 0 Sintesi Corpo Freq. dir. trasversale (Hz) Freq. dir. longitudinale (Hz) Freq. torsionale (Hz) Ed. 1 3.41 3.51 4.39 5 10 15 Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Locale Ed.3 direz. Trasversale PSD 8.0E-04 3.80 Autospettri CH12 (mm/s)^2/Hz 7.0E-04 CH13 PSD 6.0E-04 (mm/s)^2/Hz 3.80 5.0E-04 6.0E-04 4.0E-04 5.0E-04 4.0E-04 3.0E-04 3.0E-04 4.80 2.0E-04 2.0E-04 1.0E-04 1.0E-04 0.0E+00 7.80 0.0E+00 0 5 10 (mm/s)^2/Hz 3.80 1.0E-03 5 PSD 7.0E-04 CH15 PSD 1.2E-03 0 15 (mm/s)^2/Hz 6.0E-04 10 15 CH11 4.80 5.0E-04 8.0E-04 4.0E-04 6.0E-04 3.80 3.0E-04 4.80 4.0E-04 7.80 2.0E-04 1.0E-04 2.0E-04 7.80 0.0E+00 0.0E+00 0 0 5 10 5 10 15 15 Si riconosce una frequenza principale trasversale pari a 3.80 Hz, con ampiezze decrescenti procedendo da sinistra verso destra. A circa 4.80 Hz è possibile collocare la frequenza torsionale evidente in CH11 e pressoché assente in CH12 (centro di rotazione). La frequenza 7.80 Hz presente nei sensori posizionati nei bordi e lontani dal nucleo scale, è compatibile con una deformata torsionale complessa, con centro nel nucleo scale e spostamenti, alternati delle due zone in cui risulta costituito l’edificio Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Locale Ed.3 Cross-spettri CH05-CH09 CSD(mm/s)^2/Hz 4.80 2.5E-04 3.80 2.0E-04 CH05-CH08 CSD(mm/s)^2/Hz 6.0E-04 5.0E-04 4.0E-04 1.5E-04 3.0E-04 1.0E-04 7.80 5.0E-05 4.80 7.80 2.0E-04 1.0E-04 0.0E+00 0 5 10 0.0E+00 15 0 PHASE 5 10 15 COHER 180° 1.0 PHASE 180° 7.80 COHER 1.0 90° 3.80 0° 90° 7.80 0.5 4.80 0° 0.5 -90° -90° -180° 0 5 4.80 0.0 10 15 -180° 0.0 0 5 10 15 Dall’analisi di cross-spettri significativi, possiamo notare come è pienamente confermata la natura traslazionale della frequenza 3.80 Hz, CH09-CH05 in fase, e la natura torsionale della frequenza 4.80 Hz, CH09-CH05 in opposizione e CH08-CH05 in fase. Si riconosce anche la frequenza torsionale complessa a 7.80 Hz con la particolare forma modale a “battito d’ali”. Giacomo Buffarini Analisi dei dati – Configurazione Locale Ed.3 direz. Longitudinale Autospettri In direzione longitudinale gli autospettri dei sensori del quinto livello evidenziano la frequenza 3.32 Hz di natura traslazionale, mentre ritroviamo la frequenza 4.80 Hz supposta torsionale, soprattutto nel sensore e CH14, con conseguente deduzione che il sensore CH10 è prossimo al centro di rotazione. CH14 PSD 3.0E-03 3.32 2.5E-03 PSD 4.0E-03 (mm/s)^2/Hz 3.32 CH10 (mm/s)^2/Hz 3.5E-03 3.0E-03 2.0E-03 2.5E-03 1.5E-03 2.0E-03 1.5E-03 1.0E-03 4.80 5.0E-04 1.0E-03 5.0E-04 0.0E+00 0.0E+00 0 5 10 15 0 5 10 15 Sintesi Corpo Freq. dir. trasversale (Hz) Freq. dir. longitudinale (Hz) Freq. torsionale (Hz) Freq. torsionale compl. (Hz) Ed. 1 3.80 3.32 4.80 7.80 Giacomo Buffarini CONCLUSIONI Lo studio condotto, grazie alla presenza di tre edifici simili e, due di essi, addirittura uguali prima dell’evento sismico (Ed. 1 e Ed. 3), ha permesso di operare una serie di confronti utili per motivare il differente quadro di danno che appare a posteriori e per giustificare differenze di comportamento prevedibili anche a priori. A posteriori l’ Ed. 1, risulta evidentemente più deformabile rispetto agli altri due come si evince dall’ampiezza degli autospettri e dal valore inferiore delle frequenze di risonanza. E’ quindi maggiore l’effetto di riduzione della rigidezza rispetto alla diminuzione di massa causato dalla mancanza delle tamponature crollate. L’asimmetria che si viene a creare nella distribuzione delle rigidezze comporta una modifica delle forme modali originarie fino ad alterare la sequenza con cui si presentano. Corpo Freq. dir. trasversale (Hz) Freq. dir. longitudinale (Hz) Ed. 1 Ed. 2 Ed. 3 2.15 3.51 3.80 2.34 3.41 3.32 Giacomo Buffarini CONCLUSIONI A priori i due corpi estremi, nei quali manca una porzione di solaio di collegamento tra le due ali dell’edificio in corrispondenza del nucleo scale, mostrano una forma modale con spostamenti torsionali complessi, cosa completamente assente nel corpo centrale Ed.2, dove tale solaio è presente. Questa differenza è probabilmente la causa principale del diverso danneggiamento Giacomo Buffarini CONCLUSIONI Nella seguente tabelle, si riportano le componenti delle forme modali riconosciute nell’analisi nel dominio delle frequenze per i modi trasversali e per i modi torsionali Cprpo Ed. 1 Ed. 2 Ed. 3 Ampiezze modali in direzione trasversale per modi trasversali Frequenza (Hz) CH15 CH12 CH13 2.15 1.00 0.81 0.60 3.51 0.96 0.94 0.95 3.80 1.00 0.88 0.71 CH11 0.37 1.00 0.52 Edificio Ed. 1 Ed. 2 Ed. 3 Ampiezze modali in direzione trasversale per modi trasversali Frequenza (Hz) CH15 CH12 CH13 2.54 -0.60 -0.19 0.48 4.39 -0.93 -0.25 0.20 4.78 -0.73 -0.23 -0.49 CH11 1.00 1.00 1.00 È evidente come l’Ed. 2, abbia un comportamento più regolare del modo trasversale rispetto gli altri due e che il più danneggiato (Ed.1) ha la forma modale più alterata Anche la forma modale torsionale presenta una maggiore regolarità per Ed. 2 Giacomo Buffarini CONCLUSIONI E PROVVEDIMENTI Perché Ed.1 e Ed.3, pur essendo uguali, hanno avuto un danneggiamento differente? 1) Per edifici con irregolarità geometriche, anche piccole differenze in fase realizzativa possono causare una diversa evoluzione del danneggiamento 2) La precaria posa in opera delle tamponature può avere provocato una casuale crisi di alcune zone con conseguente variazione delle rigidezze e ancora una diversa evoluzione del danneggiamento 3) Variazioni repentine di spessore nei terreni costituenti il sottosuolo ove è fondato l’edificio (terreno in pendenza e distanza di circa 100 metri tra i due estremi del fabbricato) potrebbero avere causato un diverso livello di sollecitazione tra gli edifici ai due estremi PROVVEDIMENTI 1) Eliminazione delle irregolarità strutturali che comportano forme modali anomale (ripristino campo solaio mancante in Ed.1 e Ed.3) 2) Intervento sulle tamponature volto a stabilizzare la loro posizione introducendo collegamenti diffusi tra i due strati della muratura a cassetta e fissaggio della stessa alla maglia strutturale in C.A