Il problema dell`assegnazione degli strumenti agli

24
Appendice
Il problema dell’assegnazione
degli strumenti agli obiettivi
A24.1
䊏
Introduzione
Esprimendo il concetto di assegnazione degli strumenti agli obiettivi si fa riferimento alla possibilità di assegnare ogni strumento di politica economica a uno specifico obiettivo,
dopo avere svolto un’attenta osservazione finalizzata a ricavare indicazioni su come manovrarlo in riferimento al valore della variabile obiettivo. Quando si manovra uno strumento di politica economica, tuttavia, accade spesso che questo abbia effetto non su un
solo obiettivo, ma su più obiettivi. Perciò, nel momento in cui si pianifica un intervento
di politica economica, bisogna tenere a mente che si possono mettere in atto effetti, desiderati o indesiderati, su più variabili. Per esempio, quando si svaluta (o si fa deprezzare)
la moneta domestica, con il prioritario obiettivo di migliorare le partite correnti, si producono effetti non solo sulla bilancia dei pagamenti, ma anche sul livello e sulla composizione della domanda aggregata.
In prima approssimazione, questa constatazione sui complicati legami tra strumenti e
obiettivi diversi sembra portare all’affermazione della necessità di un centro di coordinamento fra tutte le politiche, in modo che sia possibile prendere in considerazione, in maniera congiunta, gli effetti di ogni politica sui possibili, molteplici obiettivi. Tuttavia, la
teoria della politica economica si è chiesta se esista, anche in questo caso di complicati
legami fra strumenti e obiettivi diversi, un criterio per stabilire quale strumento (o quale
gruppo di strumenti) sia da assegnare a uno specifico obiettivo (o gruppo di obiettivi). In
tale direzione, si potrebbe immaginare di decentrare la responsabilità dell’attuazione di
specifiche politiche a determinati soggetti, che potrebbero poi operare con regole semplici, non prendendo in considerazione ciò che accade nei comparti dell’economia diversi da
quelli dei quali questi ultimi si debbono direttamente occupare. Se si agisse con questa logica, si procederebbe alla decentralizzazione delle azioni di politica economica.
Il problema dell’assegnazione degli strumenti agli obiettivi è un tema assai rilevante
nell’ambito della teoria della politica economica; rappresenta, infatti, un tentativo di semplificazione dell’attività dei policy maker, poiché se fosse possibile portare a termine l’assegnazione di ogni strumento a un obiettivo specifico, allora se ne trarrebbe una regola di
comportamento assai semplice, che guiderebbe all’adozione univoca di un certo strumento per raggiungere lo specifico obiettivo che ci si prefigge.
Nel corso di questo capitolo, esamineremo dapprima alcuni casi, davvero particolari,
in cui la struttura dell’economia è tale per cui l’assegnazione di un obiettivo a uno specifico strumento (e quindi a un singolo soggetto) si rivela banale. Successivamente, prenderemo in esame il caso, più realistico, in cui le relazioni tra le variabili (esogene ed endogene) del modello che rappresenta l’economia sono più articolate e, dunque, il problema dell’eventuale assegnazione degli strumenti risulta sensibilmente più complicato. In
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decentralizzazione
attribuzione di ciascuna
manovra di politica
economica a una specifica
decisione differente.
2
䊏
Appendice informatica 24
questo ambito, illustreremo il teorema di Mundell, che riveste un’importanza centrale nella visione tradizionale della teoria della politica economica.
A24.2
䊏
Alcuni casi un po’ speciali
Si esamini il caso particolare in cui la struttura dell’economia può essere rappresentata dal
sistema di equazioni in forma ridotta:
y 5 Ax
dove A è una matrice diagonale. Ciò vuol dire che la matrice A dei parametri contiene,
al di fuori della diagonale principale, tutti zeri.
In questo caso particolare accade che:
y1 5 a11 x1
y2 5 a22 x2
y3 5 a33 x3 ecc.
e perciò ciascuna variabile esogena influenza una, e una sola, variabile endogena, ossia,
ciascuna variabile endogena risponde a una, e una sola, variabile esogena.
In questo caso è banale stabilire quale sia lo strumento di politica economica da attivare per raggiungere il valore desiderato di ogni variabile endogena. In particolare, il valore da assegnare allo strumento x1, affinché sia raggiunto l’obiettivo y1 5 y*,
1 sarà semplicemente x1 5 (1>a11) y*.
1
Un caso qualitativamente simile a questo è quello nel quale la matrice A è diagonale a blocchi, ossia può essere scritta in modo che siano individuati dei blocchi lungo la
diagonale principale con parametri diversi da zero e che la diagonale contenga soltanto
zeri al di fuori di questi blocchi. In tal caso, si possono individuare dei sottogruppi di variabili endogene rispetto alle quali risulta rilevante soltanto un sottoinsieme di variabili
esogene. In tal caso, sottoinsiemi di strumenti sono assegnabili a sottoinsiemi di obiettivi. Il caso è rappresentato, a titolo di esempio, dal seguente sistema (1), in cui compaiono 5 variabili endogene e 5 variabili esogene (e dove ogni parametro aij è diverso da 0):
a11
y1
y2
a21
Ey3U 5 E 0
y4
0
y5
0
a12
a22
0
0
0
0
0
a33
a43
a53
0
0
a34
a44
a54
0 x1
0 x2
a35U Ex3U
a45 x4
a55 x5
(1)
Nell’economia descritta dal sistema (1), ciascuna delle variabili esogene, x1 e x2, agisce in
modo significativo soltanto su una delle due variabili endogene, y1 e y2, mentre le variabili
x3, x4 e x5 agiscono sulle endogene y3, y4 e y5. In tal caso, chi controlla lo strumento x1 potrà preoccuparsi soltanto dell’effetto che la sua manovra avrà sulla variabile y1 e sulla variabile y2, e dovrà sapere che cosa succede alla variabile x2, mentre potrà disinteressarsi di ciò
che accadrà nel sottoinsieme delle variabili strumento x3, x4, x5 e degli obiettivi y3, y4 e y5.
In questa situazione, potranno sorgere conflitti (e necessità di eventuale coordinamento) soltanto fra chi controlla le variabili che appartengono al medesimo sottogruppo.
Il terzo (e ultimo) caso particolare che prendiamo in esame è quello in cui la matrice A sia triangolare: di seguito, a titolo di esempio, mostriamo un’economia (sistema 2)
per la quale la matrice dei parametri comportamentali nella forma ridotta è una matrice
triangolare inferiore; tuttavia, teniamo a sottolineare che nulla cambierebbe se questa fosse triangolare superiore. In un caso simile, sono nulli tutti i parametri che si trovano al di
fuori del triangolo (inferiore o superiore).
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Il problema dell’assegnazione degli strumenti agli obiettivi
y1
a11
y2
a21
Ey3U 5 Ea31
y4
a41
y5
a51
0
a22
a32
a42
a52
0
0
a33
a43
a53
0
0
0
a44
a54
0 x1
0 x2
0 U Ex3U
0 x4
a55 x5
(2)
Nel caso in cui la matrice dei parametri sia triangolare, è possibile procedere secondo un
criterio gerarchico: infatti, in riferimento al sistema (2), la variabile endogena (e quindi
potenziale obiettivo) y1 reagisce soltanto alla variabile esogena x1, la quale, quindi, è l’unico strumento utilizzabile per governarla. Dato l’obiettivo y1 5 y*,
1 il suo raggiungimento
pone un vincolo al valore da fare assumere allo strumento x1. La variabile endogena y2
reagisce soltanto alle variabili esogene x1 e x2 e per governarla, pertanto, dopo avere stabilito il valore di x1, atto a raggiungere l’obiettivo y*,
1 si dovrà scegliere l’appropriato valore di x2. Si noti che il valore da fare assumere alla variabile strumento x2 è condizionato dal valore preventivamente trovato per lo strumento x1 (che, pur essendo associato all’obiettivo y1, incide anche sulla endogena y2). Successivamente, e condizionatamente ai
valori assegnati a x1 e x2, si può trovare il valore da fare assumere allo strumento x3 per
raggiungere l’obiettivo posto su y3 e così via.
Si noti anche che: l’esogena x1 influisce su tutte le endogene (ma è vincolata a un dato valore, se il policy maker ha un obiettivo circa y1), la x2 incide su quattro esogene e così via, fino alla esogena x5 che è efficace solo sulla endogena y5. L’assegnazione di una
variabile strumento a ogni variabile obiettivo, in questo caso, è un problema banale, ma
si noti che il valore da fare assumere allo strumento x2 dipende anche dal valore che si è
dato a x1; il valore che si deve fare assumere a x3 è condizionato dai valori fatti assumere a x1 e a x2 e così via, fino al valore da fare assumere allo strumento x5, efficace su y5,
che sarà condizionato da quanto è accaduto alle altre quattro variabili esogene. In questo
caso, perciò, chi governa la variabile x2 non può disinteressarsi di quanto deciso da chi
governa la x1; chi governa la x3 non può disinteressarsi di quanto deciso in merito a x1 e
x2 e così via, fino al momento decisionale su x5 che deve prendere in esame quanto deciso sulle altre quattro variabili esogene precedenti.
A24.3
䊏
Il caso generale
Nel caso in cui, però, la matrice A non fosse diagonale, né diagonale a blocchi, né triangolare, allora ciascuna variabile esogena sarebbe, potenzialmente, rilevante rispetto a ciascuna variabile endogena e, pertanto, la variazione del valore di uno strumento avrebbe
impatto su tutte le variabili endogene del sistema e quindi su tutti i potenziali obiettivi. In
questo caso, dunque, potrebbe succedere che il raggiungimento di un obiettivo faccia allontanare dal raggiungimento di un altro, generando così un conflitto tra obiettivi. In maniera analoga, ovviamente, potrebbe anche darsi il caso che, invece, inseguendo un obiettivo si faciliti il raggiungimento di un altro. Quello che accade in concreto dipende da come è in concreto strutturata la matrice A.
In linea generale, la soluzione del problema dell’assegnazione dello strumento agli
obiettivi è risolvibile facendo ricorso a quanto sostiene il teorema di Mundell (o teorema dell’assegnazione appropriata):
Teorema dell’assegnazione appropriata P
È appropriata quell’assegnazione che associa
a ogni obiettivo quello strumento che su di esso ha la maggiore efficacia relativa.
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3
4
䊏
Appendice informatica 24
Perché il teorema possa essere compreso a pieno, è necessario chiarire il concetto di efficacia relativa di uno strumento su un obiettivo.
In linea generale, se sugli obiettivi y e w hanno effetto i due strumenti x e z, allora
l’efficacia relativa dello strumento x, rispetto allo strumento z, in relazione all’obiettivo y,
è misurata dal valore assoluto della grandezza
0y/0x
0y/0z
mentre l’efficacia relativa dello strumento x rispetto allo strumento z, in riferimento all’obiettivo w, è data dal valore assoluto della grandezza
0w/0x
0w/0z
Il teorema di Mundell spinge ad associare all’obiettivo y lo strumento x quando risulta:
`
0y/0x
0w/0x
` 7 `
`
0y/0z
0w/0z
Per meglio comprendere il teorema, faremo riferimento a un esempio concreto.
A24.4
䊏
Un esempio di assegnazione: perseguire il pieno impiego
e il pareggio dei conti con l’estero, utilizzando come
strumenti la spesa pubblica e la base monetaria
Assumiamo di trovarci in un’economia dove vi siano due strumenti e due obiettivi. Supponiamo che le variabili endogene siano il reddito Y e l’esito della bilancia dei pagamenti BP. In una situazione simile, gli obiettivi della politica economica siano quindi il livello del reddito, per esempio quello di pieno impiego, Y 5 Y*, e il pareggio della bilancia
dei pagamenti, BP 5 0. Immaginiamo di avere a disposizione gli strumenti della spesa
pubblica G, cioè la politica fiscale, e la base monetaria M, ossia la politica monetaria (per
una discussione sui due tipi di politica, vedi i Capitoli 18 e 19).
Soffermiamoci sulle relazioni che legano le variabili di interesse, considerando date
tutte le altre (questa è un’ipotesi eroica, che non trova giustificazione nel mondo reale!).
Scriviamo il sistema di economia politica in forma ridotta:
Y 5 h (G, M)
(A24.3)
BP 5 q (G, M)
(A24.4)
Questo sistema può anche essere scritto in forma linearizzata:
Y 5 a11G 1 a12M
BP 5 a21G 1 a22M
Le due equazioni possono essere compattate nella seguente scrittura matriciale:
c
Y
a11
d 5 c
a21
BP
a12 G
d c d
a22 M
Anche in questo caso, i coefficienti che compaiono nella matrice A, di dimensione 2X2,
possono essere interpretati come le derivate degli obiettivi rispetto agli strumenti. Infatti,
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Il problema dell’assegnazione degli strumenti agli obiettivi
a11 esprime come vari Y al variare di G, ossia, a11 5 0Y>0G; analogamente, il parametro
a12 è interpretabile come la derivata parziale di Y rispetto a M, cioè esprime come vari Y
al variare di M e così via per gli altri coefficienti. Se tutti i quattro coefficienti che compaiono nella matrice sono diversi da 0, sia la variabile G sia la variabile M influiranno su
entrambe le variabili endogene Y e BP.
Per prima cosa si deve stabilire la variazione qualitativa dell’effetto delle variabili
strumento sulle variabili obiettivo: si deve cioè stabilire il segno dei coefficienti a.
Partiamo concentrandoci sulla variabile obiettivo reddito, badando a come venga influenzata dalle due variabili esogene che stiamo considerando.
Sulla base delle conoscenze teoriche (e, nel caso di problemi concreti, anche sulla base dell’evidenza econometrica derivante dalla stima dei parametri delle equazioni), assumiamo che se aumenta la spesa pubblica, aumenta anche il reddito, ossia a11 .0 (in proposito vedi il Capitolo 17). Analogamente, assumiamo a12 . 0, poiché all’aumentare della base monetaria, aumenta il reddito.
Queste assunzioni possono essere anche espresse in forma grafica, attraverso curve
dette curve di iso-obiettivo. La curva di iso-obiettivo è quella curva che rappresenta tutte le possibili combinazioni dei valori delle variabili strumento associate a un medesimo
livello della variabile obiettivo. Nel caso specifico, si tratta di costruire un grafico sfruttando gli assi G e M e disegnando una curva (il luogo delle combinazioni tra G e M) a cui
è associato il medesimo livello di reddito. Se ci concentriamo sul livello di reddito di pieno impiego, vorrà dire che si avrà una curva che rappresenta tutte le combinazioni fra G
e M che si associano al reddito di pieno impiego. Tale curva è ovviamente inclinata in modo negativo, poiché se diminuisce G, per mantenere il medesimo livello di reddito, deve
necessariamente aumentare M, e viceversa.
Alla stessa conclusione, in modo più formale ed elegante, si può pervenire, applicando il teorema di Dini (o teorema della funzione implicita) all’Equazione (A24.3); calcoliamo il differenziale totale dell’equazione di partenza:
dY 5
0Y
0Y
dG 1
dM
0G
0M
Ricordando la definizione dei parametri della scrittura linearizzata dell’Equazione (A24.3),
la stessa espressione coincide con la seguente: dY 5 a11 · dG 1 a12 · dM. Lungo l’isoobiettivo (proprio per definizione di iso-obiettivo) deve valere dY 5 0, poiché Y non varia lungo una curva di iso-obiettivo e quindi deve valere dY 5 a11 · dG 1 a12 · dM 5 0,
da cui è immediato ricavare la relazione che lega dG con dM, per dato Y (cioè dato dY 5 0):
`
a12
dG
0Y/0M
`
5 2
; 2
a11
dM dY5 0
0Y/0G
Il segno dell’espressione, date le ipotesi sui coefficienti fatte in precedenza, risulta negativo, cioè per dato Y, sarà dG>dM , 0; inoltre, la grandezza –a12>a11 rappresenta
l’espressione analitica dell’inclinazione della curva di iso-obiettivo, rappresentata nella
Figura A24.1.
Si noti che tutti i punti al di sotto della curva di iso-obiettivo Y 5 Y* rappresentano
combinazioni di G e M a cui è associato un reddito minore del livello di pieno impiego,
mentre al di sopra della curva vi stanno le combinazioni di G e M associate a livelli di
reddito maggiori al pieno impiego (cioè a situazioni di inflazione).
Lo stesso procedimento può essere compiuto per l’equazione di forma ridotta associata alla variabile endogena BP. Anche in questo caso il risultato qualitativo (e la rappresentazione grafica della curva di iso-obiettivo) dipende dalle ipotesi sui coefficienti a21
e a22. Quando aumenta M, sicuramente l’esito della bilancia dei pagamenti peggiora, poiché diminuiscono sia le partite correnti sia il saldo dei movimenti di capitale; perciò si vePolitica economica - Introduzione ai modelli fondamentali 2/ed
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curva di iso-obiettivo
luogo dei punti delle
combinazioni di variabili
strumenti associati al
medesimo valore
dell’obiettivo.
5
6
䊏
Appendice informatica 24
G
Figura A24.1
La curva di isoobiettivo relativa
al reddito.
Y = Y*
M
rificherà a22 5 0BP>0M , 0. Quando aumenta G, invece, le partite correnti diminuiscono,
ma il saldo dei movimenti di capitale – ci attendiamo – aumenterà (per via dell’aumento
dei tassi di interesse); pertanto, l’effetto finale sulla bilancia dei pagamenti è ambiguo,
cioè il segno del coefficiente a21 è incerto. Come sappiamo, il prevalere di uno o dell’altro effetto dipende dai parametri che sottendono le curve IS, LM e BP (e in particolare
dalla sensibilità del movimento dei capitale al tasso d’interesse). Quindi, per poter continuare, bisogna assumere che prevalga uno dei due effetti. Nel mondo reale, quel che porta a stabilire il segno del coefficiente sono la conoscenza degli elementi istituzionali e
l’evidenza derivante dalle stime econometriche. Supponiamo che i cambi siano fissi e i
capitali siano poco mobili rispetto al tasso di interesse e che quindi un aumento della spesa pubblica G porti a un peggioramento dell’esito della bilancia dei pagamenti:
a21 5 0BP>0G , 0. Ripetendo lo stesso ragionamento effettuato in precedenza, e applicando il teorema di Dini, troviamo che, lungo una curva di iso-obiettivo legata alla bilancia dei pagamenti vale:
`
a22
0BP/0M
dG
`
; 2
5 2
a21
dM dBP 5 0
0BP/0G
il cui segno è negativo, date le ipotesi introdotte sui coefficienti in questione. Quindi anche questa curva di iso-obiettivo avrà inclinazione negativa: se aumenta G, al fine di mantenere lo stesso livello dell’esito di bilancia dei pagamenti, deve diminuire M: infatti, un
aumento di G porta a un peggioramento della bilancia dei pagamenti e, affinché ciò venga neutralizzato, è necessario che M diminuisca.
Lasciamo che sia il lettore a dare la rappresentazione grafica di questa curva. L’inclinazione, negativa, è di entità pari al rapporto (–a22>a21). Si noti che al di sotto della curva BP 5 0 staranno le combinazioni tra G e M associate a un surplus, mentre al di sopra
della curva vi saranno combinazioni associate al deficit (infatti, al di sotto della curva di
iso-obiettivo, per ogni dato livello di M vi sono livelli di G minori rispetto a quelli che assicurano l’equilibrio e quindi viene rappresentata una situazione di surplus, mentre al di
sopra della curva, per ogni dato M vi sono valori di G più elevati di quelli di equilibrio,
che danno quindi vita a un deficit).
La simultanea considerazione delle due curve di iso-obiettivo – una riferita al reddito e l’altra alla bilancia dei pagamenti – dà luogo a un grafico in cui, posto che le due curve non coincidano, lo spazio risulta diviso in quattro regioni (Figura A24.2). Entrambe le
curve hanno inclinazione negativa. Quale delle due sia più ripida dipende da come sono i
coefficienti a; in particolare, la curva di iso-obiettivo associata al reddito, Y 5 Y* sarà meno ripida della curva di iso-obiettivo associata a BP 5 0, se, e solo se, (–a11>a12) . (–
a21>a22). Si noti che questo caso corrisponde esattamente a quanto rappresentato nella Figura A24.2, dove cioè vale (a11>a12) , (a21>a22).
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Il problema dell’assegnazione degli strumenti agli obiettivi
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G
BB
CC
AA
DD
Y = Y*
BP = 0
M
Lo spazio viene diviso in quattro regioni. Esisterà un unico punto in cui entrambi gli
obiettivi siano raggiunti simultaneamente: il punto di intersezione fra le due curve di isoobiettivo. I punti della regione AA descrivono situazioni nelle quali vi è sottoccupazione
(infatti ci si trova al di sotto della curva Y 5 Y*) e surplus della bilancia dei pagamenti
(infatti si è al di sotto della curva BP 5 0). Nella regione BB vi sarà produzione superiore a quella di pieno impego (ossia inflazione) e deficit nella bilancia dei pagamenti. Nella regione CC vi sarà inflazione e deficit nei conti con l’estero. Nella regione DD vi sarà
sottoccupazione e deficit nei conti con l’estero.
Se l’economia si trova nel punto di intersezione fra le due curve di iso-obiettivo, non
è richiesto alcun intervento di politica economica. In caso diverso, chiediamoci che cosa
si deve fare per raggiungere entrambi gli obiettivi.
A questo punto, riprendiamo il problema dell’assegnazione e immaginiamo che ciascuno strumento venga utilizzato come una medicina per curare uno e un solo squilibrio;
una volta stabilito quale medicina usare per quale squilibrio (ossia quale strumento associare a quale obiettivo), si deve stabilire in che direzione usarla.
Immaginiamo i due scenari alternativi seguenti.
Nello scenario 1 operiamo la seguente assegnazione: si utilizza lo strumento G per
raggiungere Y 5 Y*, e lo strumento M per conseguire BP 5 0. Perciò, nella metafora delle medicine, G rappresenta la medicina per curare Y, mentre M è la medicina per curare
BP. In questo scenario, date le ipotesi fatte sui parametri, la regola da seguire, per raggiungere gli obiettivi, sarà la seguente:
scenario 1
•
•
•
•
se Y , Y*, allora G sarà mosso in aumento;
se Y . Y*, allora G sarà mosso in diminuzione;
se BP .0, allora M sarà mosso in aumento;
se BP ,0, allora M sarà mosso in diminuzione.
Nello scenario 2, l’assegnazione è quella opposta, sicché si utilizza lo strumento G per
raggiungere l’obiettivo BP 5 0 e lo strumento M per perseguire Y 5 Y*. In questo scenario, date le ipotesi fatte sui parametri, la regola da seguire, per consentire il raggiungimento degli obiettivi, sarà la seguente:
scenario 2
•
•
•
•
se Y , Y*, allora M sarà mosso in aumento;
se Y . Y*, allora M sarà mosso in diminuzione;
se BP .0, allora G sarà mosso in diminuzione;
se BP ,0, allora G sarà mosso in aumento.
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Figura A24.2
Due obiettivi, due
strumenti, e quattro
regioni.
7
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Appendice informatica 24
È del tutto evidente che la possibilità di contare su regole semplici, quali quelle dello scenario 1 o dello scenario 2 rende i problemi di scelta dei policy maker più facili da risolvere. Il problema si traduce, semplicemente, nello stabilire quale dei due scenari sia il più
appropriato.
A questo proposito, ricorriamo al teorema di Mundell, in precedenza enunciato.
In riferimento all’esempio concreto che stiamo analizzando, l’efficacia relativa della spesa pubblica (rispetto alla base monetaria) sull’obiettivo del reddito è misurata dal
rapporto:
0Y/0G
0Y/0M
mentre l’efficacia relativa della spesa pubblica rispetto alla base monetaria, in riferimento all’obiettivo della bilancia dei pagamenti è data dal rapporto:
0BP/0G
0BP/0M
Le espressioni dell’efficacia relativa hanno a che fare, evidentemente, con i parametri a:
infatti, l’efficacia relativa della spesa pubblica in riferimento al reddito è pari al rapporto (a11>a12), mentre l’efficacia relativa della spesa pubblica (rispetto alla base monetaria), in riferimento all’obiettivo della bilancia dei pagamenti, è misurata dal rapporto
(a21>a12). Questi rapporti hanno evidentemente a che fare con l’inclinazione delle due
curve di iso-obiettivo.
Si ricordi che nella Figura A24.2 avevamo assunto che valesse (a11>a12) , (a21>a22).
Ora sappiamo che questo equivale ad affermare che la spesa pubblica ha un’efficacia relativa maggiore sul reddito. Adesso mostreremo che, in questo caso, è appropriato assegnare lo strumento spesa pubblica, G, all’obiettivo reddito, Y, ossia attenerci allo scenario 1.
Comparando che cosa accade nello scenario 1 con quanto accade nello scenario 2,
ci rendiamo immediatamente conto che è più appropriato seguire il primo che non il secondo. A tal fine, riprendiamo la Figura A24.2 e inseriamo delle frecce in direzione di
ognuna delle quattro regioni AA, BB, CC, DD. Poiché M è misurata sull’asse orizzontale e G sull’asse verticale, i movimenti di M saranno rappresentati da frecce orizzontali, orientate verso destra (se M deve aumentare) oppure verso sinistra (se M deve diminuire), mentre i movimenti di G saranno raffigurati da frecce verticali, orientate verso l’alto o verso il basso, a seconda – rispettivamente – che G debba aumentare oppure diminuire.
Ragioniamo secondo le regole stabilite dallo scenario 1. Se ci troviamo nella regione AA, poiché vi è sottooccupazione, G deve aumentare (freccetta verticale verso l’alto) e, poiché vi è surplus nei conti con l’estero, M deve aumentare (freccetta orizzontale verso destra); se siamo nella regione BB, poiché vi è sovraproduzione, G deve diminuire (freccetta verticale verso il basso) e, poché vi è surplus nei conti con l’estero, M
deve aumentare (freccetta orizzontale verso destra). Se siamo nella regione CC, poiché
vi è sovraproduzione, G deve diminuire (freccetta verticale verso il basso), e, poiché vi
è deficit della bilancia dei pagamenti, M deve diminuire (freccetta orizzontale verso destra). Infine, se ci si trova nella regione DD, la spesa pubblica deve aumentare e la base
monetaria diminuire. Queste freccette sono rappresentate nel riquadro (a) della Figura
A24. 3.
Ragioniamo ora secondo le regole stabilite nelle attibuzioni dello scenario 2. Se ci si
trova nella regione AA, la sottoccupazione determina un aumento della variabile strumento
M, mentre il surplus di bilancia dei pagamenti deve determinare un aumento di G. Nella
regione BB, poiché vi è sovra-produzione, M deve diminuire e, poiché vi è surplus nei
conti con l’estero, G deve aumentare. Se siamo nella regione CC, la sovraproduzione porPolitica economica - Introduzione ai modelli fondamentali 2/ed
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Il problema dell’assegnazione degli strumenti agli obiettivi
G
G
Y = Y*
Y = Y*
BP = 0
BP = 0
M
(a)
M
(b)
ta M a diminuire e il deficit della bilancia dei pagamenti porta a diminuire G. Infine, se ci
si trova nella regione DD, la base monetaria deve aumentare e la spesa pubblica deve diminuire. Le freccette appropriate a questo scenario sono rappresentate nel riquadro (b) della Figura A24.3.
Confrontando i diversi processi di aggiustamento corrispondenti ai riquadri (a) e
(b) della Figura A24.3, ci si renderà conto che l’assegnazione dello scenario 1 assicura la piena stabilità dell’equilibrio nel punto di intersezione tra i due iso-obiettivi, poiché, da qualunque punto ci si inizi a muovere, le variabili strumento si muoveranno (nei
sensi indicati dalle freccette) in modo da convergere ai valori che assicurano l’equilibrio. Questo invece non è necessariamente vero nel caso dei movimenti associati allo
scenario 2.
In altre parole, seguendo la ricetta di politica economica dello scenario 1 si è sempre
sicuri di raggiungere entrambi gli obiettivi, mentre questo non è necessariamente vero per
l’assegnazione dello scenario 2.
Lasciamo al lettore verificare che l’assegnazione dello scenario 2 sarebbe stata
più appropriata, invece, se la curva di iso-obiettivo associata al reddito fosse stata
più ripida della curva di iso-obiettivo associata ai conti con l’estero, cioè sotto l’ipotesi che (a11>a12) . (a21>a22): in questo caso, infatti, poiché la politica monetaria sarebbe stata relativamente più efficace della politica fiscale in riferimento all’esito della bilancia dei pagamenti, all’obiettivo BP sarebbe stata da associare la variabile strumento G e alla variabile obiettivo Y sarebbe stata da associare la variabile strumento M.
A24.5
䊏
Conclusioni
La ricerca dell’assegnazione appropriata mira a trovare regole di decentramento delle decisioni e quindi può contribuire a eliminare occasioni di conflitto tra i soggetti investiti di
decisioni politiche. Queste occasioni di conflitto possono essere eliminate se vi è accordo
sul segno (e sulla dimensione) dei parametri di comportamento degli agenti, altrimenti potrebbero sorgere differenti valutazioni su quale sia l’assegnazione più appropriata. Nel
mondo reale, il ricorso a valutazioni teoriche (o a evidenze econometriche) può essere
sempre risolutivo di eventuali conflitti, dal momento che esistono modelli teorici (e modelli econometrici) che possono essere in conflitto tra loro nello spiegare i fenomeni economici (e nel misurarne la dimensione quantitativa).
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Figura A24.3
Scelte alternative
di assegnazione.
䊏
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Domande di autoverifica
1.
2.
3.
4.
Illustrate in che cosa consiste il problema dell’assegnazione degli strumenti agli obiettivi e perché sia tanto rilevante nella gestione della politica economica.
Commentate la seguente affermazione: “La grande complessità dei moderni sistemi
economici rende difficile immaginare un’efficace attribuzione decentralizzata dei compiti di politica economica a diversi centri decisionali”.
Posto che la critica di Lucas abbia fondatezza, quale giudizio bisognerebbe dare, a
vostro avviso, sul tema dell’assegnazione degli strumenti agli obiettivi di politica economica?
Considerate un sistema economico nel quale le variabili endogene siano il livello di
attività e l’esito delle partite correnti. Tali variabili rappresentano anche obiettivi per
l’autorità di politica economica. Immaginate che l’autorità di politica economica, in
questo sistema, ritenga di potere disporre di due strumenti: la base monetaria e il livello di imposizione fiscale. Discutete i legami fra le variabili strumento e le variabili obiettivo; in particolare, motivate economicamente i segni dei legami tra queste
variabili; procedete a disegnare le curve di iso-obiettivo, coerentemente alle vostre
ipotesi. Individuate infine l’assegnazione appropriata degli strumenti agli obiettivi,
procedendo sia per via grafica, sia in base al teorema di Mundell sull’appropriata assegnazione.
Politica economica - Introduzione ai modelli fondamentali 2/ed
Roberto Cellini
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