scarica il programma di sala - Orchestra Filarmonica Marchigiana

ministero per i beni e le attività culturali
regione marche assessorato alla cultura
in collaborazione con
consorzio marche spettacolo

sinfonica
FILARMONICA
DELL’ADRIATICO
FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana
Orchestra Sinfonica Abruzzese
violino
Pavel Berman
direttore
Manlio Benzi
venerdì 4 aprile 2014, ore 21.00
Ascoli Piceno, Teatro Ventidio Basso
In collaborazione con
Società Filarmonica Ascolana
sabato 5 aprile 2014, ore 18.00
L’Aquila, Ridotto del Teatro Comunale
domenica 6 aprile 2014, ore 17.00
Fabriano, Teatro Gentile
filarmonicamarchigiana.com
Programma
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P. I. Cajkovskij
(Votkinsk, Urali, 1840 – San Pietroburgo, 1893)
La Tempesta (Burya), fantasia sinfonica op. 18
R. Strauss (Monaco di Baviera, 1864 – Garmisch-Partenkirchen, 1949)
Concerto per violino e orchestra in re min., op. 8
I. Allegro
II. Lento ma non troppo
III. Rondò: Prestissimo
- intervallo -
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P. I. Cajkovskij
Sinfonia n. 4 in fa min., op. 36
I. Andante sostenuto – Moderato con anima (In movimento di Valse)
II. Andantino in modo di canzona
III. Scherzo. Pizzicato ostinato: Allegro – Trio
IV. Finale: Allegro con fuoco
Note
In occasione della prima esecuzione della sua Seconda Sinfonia,
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avvenuta a Mosca il 7 marzo 1873, Cajkovskij
fece la conoscenza del
critico Vladimir Stasov, l’intellettuale promotore del cosiddetto
Gruppo dei Cinque, il quale, molto impressionato dal suo talento, gli
suggerì alcuni soggetti cui ispirarsi per un nuovo pezzo sinfonico. Fra
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questi, La Tempesta di Shakespeare, che Cajkovskij
scelse di trattare
basandosi sul dettagliato programma letterario inviatogli dallo stesso
Stasov poco dopo il loro incontro. Nacque così La Tempesta (Burya),
fantasia sinfonica op. 18, scritta di getto durante l’estate e fatta poi
eseguire a Mosca con successo il 19 dicembre in un concerto della
Società Musicale Russa diretto da Nikolaj Rubinstein.
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Un lavoro affascinante, in cui Cajkovskij,
facendo leva sul suo innato senso della forma e sulle sue straordinarie doti pittoriche, ingloba i particolari del programma narrativo tracciato da Stasov entro
un percorso poetico unitario che, come nella commedia shakespeariana, ruota intorno alla contrapposizione “calma di mare”-“tempesta” quale allegoria del conflitto etico fra temperanza e intempe-
ranza, da risolversi necessariamente con la vittoria della prima sulla
seconda. La musica, infatti, nasce dal mare calmo, luogo di magia e
mistero meravigliosamente ritratto dalla lunga onda sonora degli
ottoni lievemente increspata dagli arpeggi degli archi, e al mare
calmo ritorna dopo aver descritto le fasi salienti del dramma indiviˇ
duate da Stasov e riportate sinteticamente da Cajkovskij
nella didascalia introduttiva della partitura: «Mare. Il mago Prospero invia il
folletto Ariele a scatenare una tempesta nella quale soccombe una
nave guidata da Fernando. Isola incantata. Primi, timidi approcci
amorosi tra Miranda e Fernando. Ariele. Calibano. I due innamorati
si abbandonano al fascino irresistibile della passione. Prospero si
libera della forza dell’incantesimo e lascia l’isola. Mare.»
Il Concerto per violino e orchestra in re min., op. 8, l’unico contributo di Richard Strauss nell’ambito del concerto violinistico, fu
scritto a Monaco tra la metà di febbraio e il 22 marzo 1882, quando
il compositore aveva all’incirca diciotto anni e frequentava ancora
l’ultimo anno del Gymnasium. Dedicato da Strauss al suo maestro
di violino Benno Walter, esso fu eseguito per la prima volta nella
riduzione pianistica il 5 dicembre dello stesso anno a Vienna, con
Walter al violino e l’autore al pianoforte. Fu poi riproposto a
Monaco, nella stessa forma e con gli stessi interpreti, l’8 febbraio
dell’anno successivo, ma il pubblico dovette attendere ancora tredici anni per poterlo ascoltare, nel 1896, nella versione orchestrale
e apprezzare così appieno le virtù di una composizione che, sebbene ormai da tempo ingiustamente svalorizzata dallo stesso Strauss
come altre sue opere giovanili, aveva pur ricevuto al suo primo
apparire l’elogio entusiastico dell’allora temutissimo critico musicale Eduard Hanslick.
Elogio del tutto meritato, essendo il concerto, per quanto influenzato da Mendelssohn, da Brahms e da Bruch sul piano linguistico,
un lavoro originale e di gran pregio, brillante e ricco d’inventiva
che rivela già nella sua complessità armonica e sintattica i tratti fondamentali dello stile di Strauss nella sua fase compiuta. In particolare, la tendenza del compositore a sfruttare fino in fondo, anche sul
piano della variazione timbrica, le potenzialità poetiche e insieme
costruttive di idee melodiche contrastanti fra loro, come ad esempio
l’eroico motto iniziale e i due motivi portanti del primo movimento, dando luogo, con il loro intrecciarsi e contaminarsi a vicenda
lungo piani armonici cangianti, a lunghi archi di tensione drammatica destinati a divenire un elemento topico del linguaggio straussiano nei grandi poemi sinfonici della maturità.
L’opera d’arte, come è stato osservato da più parti, è sempre
autobiografica, in quanto inevitabile riflesso della personalità del
suo autore. Ciò è vero, naturalmente, anche in riferimento specifico
alla musica. Esistono tuttavia opere musicali programmaticamente e
dichiaratamente autobiografiche che in modo più esplicito di altre
ritraggono l’aspetto interiore del compositore in un momento particolare della sua vita e che dunque, come in pittura, possono essere
definite a tutti gli effetti “autoritratti”.
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È questo il caso della Sinfonia n. 4 in fa min., op. 36 di Cajkovskij,
scritta nel 1877 ed eseguita per la prima volta a Mosca il 10 febbraio
1878 sotto la direzione di Nikolaj Rubinstein. Un annus horribilis il
1877 per il compositore, caratterizzato da una serie di sventure, fra
cui soprattutto il disastroso matrimonio con Antonina Miljukova,
che se da un lato devastarono profondamente la sua già fragile psiche, dall’altro lo indussero a prendere lucidamente coscienza della
tragica ineluttabilità del destino cui l’uomo, per quanto si affanni,
non può sottrarsi. Di questo vissuto, la sinfonia costituisce il ritratˇ
to musicale. Ce lo conferma Cajkovskij
stesso in una lettera indirizzata alla sua amica mecenate, Nadežda von Meck, dove egli descrive minuziosamente, passo per passo con puntuali riferimenti alle
battute della partitura, i sentimenti e i pensieri sottesi alla musica,
pur essendo perfettamente consapevole «della vaghezza e dell’inadeguatezza del programma» e che le sue parole sono solo «una complessiva reminiscenza delle forti e orribili sensazioni» vissute e poi
trasfigurate in suoni. Il testo della lettera, riportato qui di seguito
quasi integralmente nella traduzione italiana di Claudio Casini e
Maria Delogu, è una vera e propria “guida all’ascolto”, più efficace
di qualsiasi commento.
«Nella nostra sinfonia questo è il programma – per quanto è possibile esprimere con parole ciò che significa […] L’introduzione è il
germe di tutta la sinfonia, certamente l’idea principale. Questo è il
fato, la forza fatale che impedisce lo slancio verso la felicità, che
veglia gelosamente perché il benessere e la pace non siano sempre
perfetti e senza nubi, che resta sospesa sulle nostre teste come una
spada di Damocle e avvelena inesorabilmente e costantemente la
nostra anima. È una forza invincibile, nessuno può dominarla. Non
resta che rassegnarsi a una tristezza senza uscita. Il sentimento d’infelicità e disperazione cresce più forte e più ardente. Non è meglio
distogliersi dalla realtà e immergersi nel sogno? O gioia! ecco apparire, alla fine, un sogno dolce e gentile. Una figura umana felice e
luminosa appare e ci invita a seguirla. Come è bello! Come sono lontani adesso i suoni dell’ossessivo primo tema dell’allegro. I sogni a
poco a poco avvolgono del tutto l’anima. Tutto ciò che è cupo e triste è dimenticato. Eccola, eccola… la felicità! No! Erano sogni e il
fato ci risveglia. Così tutta la vita è un’interrotta alternativa di dura
realtà, di sogni dolcemente passeggeri e visioni di felicità… Non
esiste un porto… Dobbiamo navigare su questo mare finché esso
non ci inghiotte e non ci sommerge nelle sue profondità […]
«Il secondo movimento della sinfonia esprime un’altra fase dell’angoscia. È lo stato malinconico che si prova la sera quando soli, stanchi del lavoro, ci si siede, si prende un libro… ma esso cade di
mano. Ecco una torma di ricordi. È triste che, in ogni caso, così
tanto sia passato e trascorso, anche se si ricorda con piacere la gioventù. Si rimpiange il passato, anche se non si desidera ricominciare la vita. La vita stanca. È gradevole riposare e guardarsi intorno.
Si ricordano molte cose. Ci sono stati momenti felici quando il giovane sangue ribolliva, e la vita era soddisfacente. Ci sono stati
momenti penosi, perdite irreparabili. Tutto è lontanissimo adesso. È
triste, anche se talvolta è dolce immergersi nel passato.
«Il terzo movimento non esprime sentimenti definiti. È fatto di arabeschi capricciosi, di immagini inafferrabili, che passano nella fantasia quando si è bevuto un po’ di vino e si entra nella prima fase
dell’ebbrezza. Non si è gioiosi né tristi. Non si pensa a nulla; si
lascia libero corso all’immaginazione… e per diverse ragioni si
comincia a raffigurarsi strane immagini. Fra queste improvvisamente si ricorda l’immagine di contadini ubriachi e una canzone di
strada… Ancora, in lontananza, passa una marcia militare […]
immagini strane, selvagge, incoerenti.
«Il quarto movimento. Se non si trovano motivi di gioia in se stessi, occorre guardare gli altri. Andare fra il popolo. Osservare quanto esso sia capace di divertirsi, abbandonarsi interamente a sentimenti gioiosi. Un quadro di grande festa popolare. Non appena si
smette di pensare a se stessi e ci si lascia trasportare dallo spettacolo della gioia altrui, ecco il fato implacabile che riappare e ci riporta a se stesso. Ma gli altri non ci prestano attenzione. Essi non si
sono nemmeno voltati, non ci hanno nemmeno dato un’occhiata,
non hanno notato che siamo solitari e tristi. O, come sono allegri,
come sono fortunati a provare sentimenti semplici e spontanei!
Dobbiamo biasimare solo noi stessi; non dire che tutto è triste al
mondo. Ci sono gioie semplici ma forti. Gioire della gioia altrui.
Vivere è possibile!»
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Ancora... Fino alla Quinta Sinfonia Cajkovskij
riuscirà ancora ad
illudersi di poter vivere la felicità degli altri. Ma con la Sesta, il suo
testamento sinfonico, sarà costretto, come Leopardi nell’autoritratto poetico di A se stesso, ad accettare «l’infinita vanità del tutto». E
allora, la vita naufragherà in un disperato Adagio finale, dileguandosi al buio.
Cristiano Veroli
Pavel Berman violino
Violinista virtuoso e dalla “forza espressiva immensamente densa”, figlio
d’arte e già enfant prodige premiato a soli diciassette anni dalla Giuria del
Premio Paganini, Pavel Berman ha attirato l’attenzione del mondo musicale con il Primo Premio e la Medaglia d’Oro al Concorso Violinistico
Internazionale di Indianapolis nel 1990. “Un artista senza compromessi,
un interprete formidabile e profondo” (Ensemble Magazine, Germania).
Nel corso della sua carriera Pavel Berman ha suonato con orchestre quali la
Dresden Staatskapelle, la Indianapolis Symphony Orchestra, la Atlanta
Symphony, la Dallas Symphony, la Prague Symphony, la Royal Philarmonic
di Liverpool, la Beijing Philharmonic, i Berliner Sinfoniker e ha tenuto concerti nelle più prestigiose sale del mondo quali la Carnegie Hall di New
York, il Théâtre des Champs Elysées e la Salle Gaveau di Parigi, la
Herkulessaal di Monaco, il Bunkakaikan di Tokyo, il Teatro alla Scala di
Milano, il Palais des Beaux Arts di Bruxelles.
Pavel Berman appare inoltre nel ruolo di Solista e Direttore con orchestre
quali I Virtuosi Italiani l’Orchestra Sinfonica Nazionale di RAI di Torino,
con l’Orchestra del Teatro “La Fenice” di Venezia, la Haydn di Trento e
Bolzano, l’Orchestra da Camera di Mantova, l’Orchestra di Padova e del
Veneto, la Sinfonica Toscanini di Parma, la Sinfonica Abruzzese,
l’Orchestra del Carlo Felice di Genova, Orchestra del Teatro Sao Carlo di
Lisbona, Moscow Symphony Orchestra, Romanian National Radio,
Wurtembergische Philharmonie, i Virtuosi di Mosca, Baltic Virtuosi. E’
stato in tournée in Giappone e ha preso parte a un progetto dedicato
Rachmaninoff in collaborazione con il pianista Alexander Romanovsky e il
violoncellista Enrico Dindo, presentato all’Accademia di Santa Cecilia e al
Festival Settimane Musicali di Stresa.
Tra le sue registrazioni ricordiamo i CD per Dynamic dedicati a Prokofiev:
le Sonate e i due Concerti con Orchestra di Radio Svizzera Italiana diretta da Andrey Boreyko. Recentemente ha videoregistrato i 24 Capricci di
Paganini con l’Orchestra della Fondazione CRT.
Pavel Berman insegna presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di
Lugano mentre in Italia è attivo presso l’Accademia “Perosi” di Biella.
Suona il violino Antonio Stradivari ‘Conte De Fontana’ 1702 ex David
Oistrach affidatogli dalla Fondazione Pro Canale di Milano.
Manlio Benzi direttore
Iniziato alla Direzione d’Orchestra dal M° Jacques Bodmer, si è diplomato presso il Conservatorio “Boito” di Parma in Composizione con il M°
Togni (1989) e in Direzione d’orchestra con il M° Gatti (1990). Si è laureato con il massimo dei voti e la lode presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università di Parma, presentando una tesi musicologica.
Nel 1995 finalista al I Concorso internazionale di Direzione d’Orchestra
“L.V. Matacic” di Zagabria è stato premiato come miglior direttore d’opera. Nella stagione 1996/97 è stato direttore musicale del Teatro Nazionale
Serbo di Novi Sad. Dal 1997 al 1999 direttore associato dell’Orchestra
Sinfonica “G. Verdi” di Milano. Dal 2000 al 2007 direttore artistico e direttore musicale del Festival “Notti Malatestiane” della Provincia di Rimini.
Ha recentemente debuttato alla Bayerische Staatsoper di Monaco
(Madama Butterfly) all’Opéra di Parigi e al Lincoln Center di New York
(Orfeo e Eurydice) alla Semperoper di Dresda (Macbeth) e alla Staatsoper di
Amburgo (Madama Butterfly). Un bel successo di pubblico e critica ha
riscontrato il suo debutto con l’Orchestra National de France (Sibelius) al
Théâtre des Champs-Élysées.
Ha diretto nuove produzioni liriche con il Teatro La Fenice di Venezia (il
Principe Porcaro di Rota, la Lucia di Lammermoor) la Fondazione
Toscanini di Parma (Traviata), il Festival della Valle d’Itria (La Reine de
Saba e il Polyeucte di Gounod, la Siberia e la Marcella di Giordano,
l’Amica di Mascagni),) il Macerata Opera Festival (Don Carlo), Il Teatro
Sociale di Como e il circuito A.S.L.I.C.O (Don Pasquale, Lucia di
Lammermmor), il Teatro Nazionale dell’Estonia (Madama Butterfly,
Traviata, Puritani), Il Teatro Nazionale di Tbilisi (Ballo in Maschera),
l’Opéra Royal de Wallony di Liegi (Tosca), il Teatro di Erfurt (Don Carlo,
Gioconda, Beethoven Nona sinfonia), Opera North in Inghilterra (Capuleti
e Montecchi), Volksoper a Vienna (Rigoletto, Tosca), Opera Ireland di
Dublino (Capuleti e Montecchi), all’Holland Park Festival di Londra
(Gianni Schicchi, Madama Butterfly). Ultimi importanti impegni: all’Opéra
di Parigi con Orfeo ed Euridice e Concerto lirico-sinfonico, all’Holland
Park Festival di Londra (Adriana Lecouvreur), Staatsoper di Stoccarda
(Cenerentola).
Molto attivo anche nel repertorio sinfonico, è invitato a dirigere varie
orchestre in Italia e all’estero: Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano,
del Teatro Regio di Torino, del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro La
Fenice di Venezia, Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, Orchestra
Sinfonica Siciliana, Sinfonica di Sanremo, Sinfonica Abruzzese, Cantelli di
Milano, Stabile di Como, Filarmonica Veneta, Filarmonica Marchigiana,
ecc. Ha effettuato importanti tournée concertistiche con l’Orchestra
Sinfonica di Milano (in Francia e Svizzera) e con l’Orchestra Haydn di
Bolzano (al Festival Internazionale di Brescia e Bergamo e in Austria, esibendosi tra l’altro nella sala grande del Musikverein di Vienna). Ha debuttato al Teatro La Scala di Milano dirigendo due concerti con i solisti
dell’Accademia della Scala.
Dal dicembre 1999 è titolare della cattedra di Direzione d’Orchestra presso il Conservatorio “Rossini” di Pesaro.
È autore di musica da camera, teatrale, di vari saggi di argomento musicologico e di revisioni critiche per la casa editrice Ricordi di Milano e per
l’Istituto di Studi Verdiani di Parma.
Filarmonica dell’Adriatico
L’Orchestra Filarmonica dell’Adriatico è nata dalla collaborazione fra due
Istituzioni Concertistiche Orchestrali italiane: la Fondazione Orchestra
Regionale delle Marche (FORM) e l’Istituzione Sinfonica Abruzzese
(ISA). Essa ha ricevuto nell’ottobre del 2011 il suggello strategico delle
regioni Marche e Abruzzo con una convenzione sottoscritta dagli assessori regionali alla cultura Pietro Marcolini (Marche) e Luigi De Fanis
(Abruzzo) nell’ampio contesto del progetto di creazione della
Macroregione adriatico-ionica.
Giunta con questo concerto dedicato a Richard Strauss (nel 150° anniverˇ
sario della nascita) e a Cajkovskij
alla sua quarta esperienza artistica,
l’Orchestra Filarmonica dell’Adriatico ha debuttato nel marzo del 2011
sotto la guida di Donato Renzetti con l’esecuzione, al Teatro Ventidio
Basso di Ascoli Piceno, all’Auditorium “Gen. S. Florio” de L’Aquila e al
Teatro Gentile di Fabriano, della Sinfonia n. 10 di Mahler seguita dal
Romeo e Giulietta di Prokof’ev e dal Bolero di Ravel. Nel novembre 2012
ha avuto luogo un secondo concerto diretto da Giampaolo Maria Bisanti
con la partecipazione del violinista Ilya Grubert nel quale sono state proposte, presso le sedi di Ascoli Piceno, L’Aquila e Ancona (Teatro delle
Muse), La mer di Debussy, Poème op. 25 di Chausson e la Sinfonia “Dal
Nuovo Mondo” di Dvorák.
ˇ L’attività dell’Orchestra è poi proseguita nell’aprile del 2013 con l’esecuzione, diretta da Marcello Bufalini, del
Requiem verdiano all’Auditorium “Gen. S. Florio” de L’Aquila, al Teatro
Vespasiano di Rieti e al Teatro dell’Aquila di Fermo.
FORM ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
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