A. BARONE - C.P. VINCI WAGE DIFFERENTIALS AND FACTOR INTENSITY REVERSAIS ABSTRACT In this paper we consider the Bhagwati and Srinivasan model (1971) which takes into account the impact of wage differentials on production response and factor price equalization theorem. We modify it introducing the distinction between skilled and unskilled workers and the existence in each sector of a union which all the workers, skilled and unskilled, are members of. The most interesting result concerns the relationship between factor intensity and wage rewards: the main theorems of international trade do not hold if in the skilled (unskilled) labour intensive sector skilled (unskilled) workers have a greater power within the union compared to that of the unskilled (skilled) workers. JEL Classification: J31. RIASSUNTO Differenziali salariali ed inversioni nell’intensità fattoriale Nel presente lavoro viene considerato il modello di Bhagwati e Srinivasan (1971) che esamina l’impatto dei differenziali salariali sulla produzione e il teorema del pareggiamento dei fattori. In tale modello viene introdotta la distinzione tra lavoratori qualificati e non qualificati e si ipotizza l’esistenza in ciascun settore dell’economia di un sindacato cui aderiscono tutti i lavoratori, qualificati e non. Il risultato più interessante è legato alla relazione esistente tra intensità fattoriale e retribuzioni percepite dai lavoratori: i principali teoremi del commercio internazionale non sono validi se, nel settore che utilizza in modo intensivo il lavoro qualificato (non qualificato), i lavoratori qualificati (non qualificati) hanno un maggior potere all’interno del sindacato rispetto ai lavoratori non qualificati (qualificati). Y. GEYIKDAGI - N.V. GEYIKDAGI TOURISM AS A STABILIZER OF FOREIGN CURRENCY RECEIPTS: AN APPLICATION TO THE MEDITERRANEAN COUNTRIES ABSTRACT This paper aims at examining merchandise exports and tourism receipts growths for twelve Mediterranean countries during the 1982-1994 period and seeing if the interaction of both can contribute to the stabilization of foreign currency receipts. The Markowitz portfolio investment model has been used to measure the instability or fluctuations of both export and tourism earnings taken together by combining the weighted variances of exports receipts as well as the covariance between the two. The results of the test show that, for the majority of the Mediterranean countries, tourism did indeed play a stabilizing role in the flow of foreign currency receipts. The stabilizing effect was most pronounced in countries where the correlation coefficient between export and tourism growth rates was negative. With the optimal theoretical weights for exports and tourism, which were calculated for each country, it was shown that fluctuations in foreign currency income could be reduced even L Classification: F14. RIASSUNTO Il ruolo del turismo nella stabilizzazione delle entrate valutarie: una applicazione ai paesi mediterranei In questo lavoro viene esaminata la crescita delle entrate valutarie per esportazioni1di beni e di quelle derivanti dal turismo in dodici paesi dell’area del Mediterraneo nel periodo 1982-1994 per verificare se la loro interazione può contribuire alla stabilizzazione delle entrate valutarie complessive. Viene utilizzato il modello di portafoglio di Markowitz per misurare l’instabilità delle fluttuazioni delle entrate derivanti sia dalle esportazioni che dal turismo mando le varianze ponderate e considerando anche la covarianza tra i due tipi roventi. I risultati della verifica indicano che, per la maggioranza dei paesi mediterranei, il turismo ha avuto un ruolo stabilizzatore per le entrate valutarie. fetto stabilizzante è stato più pronunciato in quei paesi in cui il coefficiente di corre1azione tra i tassi di crescita delle esportazioni e del turismo era negativo. Vengono calcolati per ciascun paese i pesi teorici ottimali per esportazioni e turismo sulla base dei quali si dimostra che le fluttuazioni delle entrate valutarie potrebbero essere ulteriormente ridotte. K. GHALI - E AL - SHAMSI FISCAL POLICY AND ECONOMIC GROWTH: A STUDY RELATING TO THE UNITED ARAB EMIRATES ABSTRACT The aim of this paper is to study and hence establish stylized facts for the effects of fiscal policy on long-run economic growth for the small oil producing economy of the United Arab Emirates. Using multivariate cointegration techniques, this is done by decomposing total government spending into investment and consumption expenditures and assessing their intertemporal causal effects on output growth. Robust evidence from the analysis shows that government investment has a positive and significant effect on growth, while the effect of government consumption is negative and insignificant. Since in recent years the United Arab Emirates’ government is facing a substantially growing budget deficit, the paper recommends reducing the share of government consumption expenditures. JEL Classification: E62. RIASSUNTO Politica fiscale e crescita economica: uno studio riguardante gli Emirati Arabi Uniti Vengono esaminati gli effetti della politica fiscale sulla crescita economica a lungo termine in una “piccola economia” produttrice di petrolio, gli Emirati Arabi Uniti. Il totale della spesa pubblica viene scomposto in spese per investimenti e per consumi e vengono impiegate tecniche di cointegrazione multivariata per valutarne gli effetti causali intertemporali sulla crescita del prodotto. I risultati dell’analisi dimostrano che gli investimenti pubblici hanno un considerevole effetto positivo sulla crescita mentre l’effetto dei consumi pubblici è negativo e irrilevante. In considerazione del crescente disavanzo pubblico registrato negli Emirati Arabi Uniti negli ultimi anni, gli autori suggeriscono di ridurre la quota del consumo pubblico. M. GIANNETTI TEORIA DELLE TARGET ZONES: UN’ANALISI FORMALE DEI CONTRIBUTI RECENTI RIASSUNTO La letteratura sulle target zones ha visto la sua nascita alla fine degli anni 80 in seguito a due successivi articoli di Krugman (1987, 1988). Si è poi sviluppata in due fasi successive: in una prima fase, seguendo lo schema originale di Krugmari, tutti i modelli assumevano perfetta credibilità e assenza di interventi intramarginali da parte delle autorità monetarie. In una seconda fase, invece, data la non rispondenza dei dati alle proprietà statistiche che ci si aspettava dai modelli di target zone, si è sviluppato un secondo filone di articoli nei quali si introducevano sia l’ipotesi di non perfetta credibilità sia la possibilità di interventi intramarginali. Si è ottenuto così una maggiore rispondenza dei modelli con i dati provenienti dall’EMS. Tutti gli articoli utilizzano concetti matematici e statistici avanzati, dando spesso per scontati taluni risultati. Con questo lavoro si è inteso realizzare una rassegna aggiornata della letteratura sulle target zones e contemporaneamente, esplicitando i passaggi matematici più complessi, creare uno strumento che rendesse accessibile tale letteratura anche a chi non abbia una profonda dimestichezza con la matematica. ABSTRACT Target Zones Theory: a Formal Analysis of the Most Recent Contributions The target zones literature has developed extensively after the seminal papers by Krugman (1987, 1988). The literature has followed two waves: in the first wave, following the original Krugman model, all the articles assumed a perfectly credible target zone and the absence of intramarginal interventions. In the second wave, after much empirical work had shown the faillure of the model to fit the EMS\ data, a new strand of literature has come to life taking into account a non perfect credibility assumption and the possibility of intramarginal interventions. Almost all the articles use advanced mathematical and statistical tools. In addition many of the papers lack an intuitive explanation and fail to provide the workings from fundamental equations to important results. In this paper the aim has been to provide an updated review of the literature and, by making explicit the most complex passages, create a useful tool to readers that are not experts in mathemathics. JEL Classification: F31, F33. T. GRIES - S. JUNGBLUT CATCHING UP AND STRUCTURAL CHANGE ABSTRACT In this paper we analyze the dynamics of catching up for a backward three sector economy and investigate the transitional structural adjustment process. A theoretical model is developed to explain international development and trade patterns as a transitory process of technological catching up. The endogenous adoption of international available technologies will cause permanent structural adjustment for a non symmetric sectoral diffusion of international technologies. The model is individually tested for 146 countries. The estimations support the implied s-shaped path of upgrading for a large number of countries. The estimation results are used to calculate the speed of convergence and the final income position for each of the 146 countries. JEL-Classification: F11, F21, F22, 041 RIASSUNTO Processo di convergenza e cambiamento strutturale Il lavoro analizza la dinamica di catching up in una economia tecnologicamente arretrata a tre settori e studia il processo di adeguamento strutturale nella fase di transizione. Viene costruito un modello di sviluppo internazionale e di commercio internazionale come processo di catching up tecnologico. L’adozione di tecnologie disponibili a livello internazionale determina un aggiustamento strutturale permanente a causa della diffusione settoriale non simmetrica delle tecnologie internazionali. Il modello viene sottoposto a verifica per 146 paesi. Le stime indicano un andamento a s del progresso tecnico per numerosi paesi. I risultati delle stime vengono utilizzati per calcolare la velocità della convergenza e la posizione finale in termini di reddito per ciascuno dei 146 paesi considerati. C. IMBRIANI - E RECANATI SPILLOVERS INTERNAZIONALI DI EFFICIENZA NEL SETTORE MANIFATTURIERO ITALIANO RIASSUNTO Questo lavoro esamina le principali interpretazioni teoriche ed empiriche concernenti gli effetti degli investimenti diretti esteri sulla efficienza delle imprese locali ed, in particolare, in che modo gli spillovers di efficienza si collegano alla dimensione del gap tecnologico esistente tra imprese locali ed affiliate estere. Esso inoltre, prendendo in considerazione il settore manifatturiero italiano ed usando dati cross-section, giunge alla conclusione che, se da un lato la presenza di imprese estere ha un effetto positivo sul livello di efficienza delle imprese italiane, dall’altro gli spillovers di efficienza sono maggiori in quelle industrie dove minore è la dimensione del gap tecnologico tra imprese italiane ed imprese estere. ABSTRACT International efficiency spillovers into the Italian manufacturing sector This paper examines the main theoretical and empirical interpretations regarding the effects of foreign direct investment on technical efficiency of local firms and, in particular, in which way technical efficiency spillovers relate to the size of the technology gap between domestically-owned firms and foreign firms. By taking into account the Italian manufacturing sector and using cross-sectional data, we find that productivity levels are higher in the domestic sectors where multinational firms account far larger shares and that efficiency spillovers are higher the lower the size of the technology gap between domestic and foreign firms. JEL Classification: F23; O30. PC. PADOAN GLOBALIZATION AND EUROPEAN REGIONAL INTEGRATION ABSTRACT The two main current trends in the world economy are regionalism and globalization. It remains still largely unclear, however, how these two trends interact and what the implications of such an interaction for the world economy are. In this paper I consider one aspect of the interaction among the two trends: whether increased globalization will favor a more “open” regionalism, i.e. a tendency towards the progressive enlargement of regional agreements to outsiders. Discussion relates to the European experience. The relationship between globalization and regionalism presents both a deepening and a widening dimension. It is considered why globalization should influence the process of regional widening by fostering a process of convergence among countries participating in a regional trade agreement. The analysis of the European experience is carried out by looking at the evolution of FDI activities, international mergers and acquisitions and FDI specialization in Europe over the period following the announcement the Single European 1\’Iarket as well as at the characteristics of a number of industrial sectors where multinational activities are particularly relevant. The relationship between trade specialization and investment specialization in the four largest European economies (Germany, France, Italy and the UK) is then considered. Finally we consider the experience of four “peripheral members” of the EU (Greece, Ireland, Portugal and Spain) from the point of view of trade specialization and FDI inflows and we discuss the perspectives of future EU enlargements. JEL Classification: F15, F23, L60. RIASSUNTO Globalizzazione ed integrazione regionale europea I rapporti tra regionalismo e globalizzazione nell’economia internazionale sono tuttora in gran parte poco chiari. In questo lavoro si affronta un aspetto di tali rapporti, e in particolare se la globalizzazione, intesa come crescente diffusione degli investimenti diretti, conduca verso forme di regionalismo “aperto”, cioè favorisca l’allargamento a paesi non membri degli accordi regionali. Si prende in esame il caso dell’integrazione regionale europea considerando la relazione tra specializzazione commerciale e andamento degli investimenti diretti nei principali paesi “centrali” e nei membri “ periferici” dell’unione europea. Ne emergono sia fenomeni di polarizzazione che di diffusione dei modelli di specializzazione. A. RUOCCO - W WIEGARD IL DISAVANZO PUBBLICO NELL’UNIONE EUROPEA: QUANTO SONO IMPORTANTI I CRITERI DI CONVERGENZA? RIASSUNTO In questo lavoro ci siamo concentrati su quanto siano rilevanti i criteri di convergenza relativi alle politiche di bilancio stabiliti dal Trattato di Maastricht per l’ammissione all’Unione monetaria. In particolare, la discussione si è concentrata sul problema se sia più importante rispettare i termini previsti per l’inizio della terza fase dell’Unione monetaria, piuttosto che esigere uno stretto soddisfacimento dei criteri di convergenza. Nel corso dell’ultimo anno tutti gli Stati membri, fatta eccezione per la Grecia, hanno ottenuto ottimi risultati con riguardo a tutti i parametri fissati dal Trattato all’infuori di quelli inerenti al consolidamento delle finanze pubbliche. Ci siamo quindi concentrati su alcuni punti chiave: in che senso si possono giustificare economicamente i limiti di indebitamento armonizzati sanciti dal Trattato? Che relazione esiste tra queste giustificazioni e la creazione di una Unione monetaria? In breve, la ragione più plausibile per porre dei limiti all’indebolimento è la presenza nelle democrazie parlamentari di forti incentivi per le spese in disavanzo e la conseguente indesiderabile redistribuzione intergenerazionale a danno delle generazioni future. Queste motivazioni hanno, però, poco a che spartire con la creazione di una Unione monetaria. L’aver fissato dei valori di riferimento ha, comunque, esercitato un grande stimolo al processo di consolidamento delle finanze pubbliche di tutti gli Stati membri, che difficilmente avrebbe avuto luogo altrimenti. In questo senso si dovrebbe propendere per una interpretazione generosa dei parametri, comunque in linea con lo spirito della norma del Trattato e fare quindi partire la terza fase dell’Unione monetaria il i gennaio 1999, con la partecipazione di tutti gli Stati membri ad eccezione fatta per la Grecia. ABSTRACT Government deficit in the European Union: How important are convergence criteria? This paper is concerned with the question as to whether or not the deficit criteria of the Maastricht Treaty are a necessary precondition for entry into the monetary union. More specifically, the discussion is reduced to whether or not adhering to the timetable is more important than the strict fulfillment of the convergence criteria themselves while all the member countries except Greece have been successful in controlling inflation, exchange rate stability and the convergence of long—term interest rates, in the area of budgetary consolidation further improvements are still required. This is the reason why have restrict ourselves to providing answers to the following questions: are harmonized deficit restrictions economically justifiable? What relationship exists between these justifications and the establishment of a monetary union? In summary, the main convincing reason for the establishment of borrowing limits is the excessive borrowing incentive inherent to parliamentary democracies and the resulting undesirable intergenerational redistribution at the expense of future generations. But these reasons are completely independent of the creation of a monetary union. ‘The politically defined reference values for the deficit criteria have caused great consolidation efforts in all member countries of the European Union, which were hardly considered possible. In this light there is much reason to support the adherence to the time schedule and a generous interpretation of the budget policy values, which would be still in accordance with the Maastricht Treaty The monetary union could then begin on January 1, 1999, including all member states except Greece. JEL Classification: H62, F33.