Bollettino 2004 - Gruppo Astronomico Viareggio

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G.A.V. - GRUPPO ASTRONOMICO VIAREGGIO
RECAPITO: Casella Postale 406 - 55049 Viareggio (LU)
RITROVO: Collegio C. Colombo – Viareggio
www.gav1973.org
[email protected]
Delegazione UAI e Sez.Meteore: [email protected]
QUOTE SOCIALI
Quota annuale
€ 68,00
Quota annuale (soci U.A.I.)
€ 60,00
Quota annuale minori anni 18: la metà degli importi di cui sopra
CONTO CORRENTE POSTALE N° 12134557 INTESTATO A:
GRUPPO ASTRONOMICO VIAREGGIO
CASELLA POSTALE 406, VIAREGGIO
CONSIGLIO DIRETTIVO PER L’ANNO 2004
Beltramini Roberto
Pezzini Guido
Martellini Davide
Martellini Michele
D’Argliano Luigi
Presidente
Vice Presidente
Segretario
Consigliere
Consigliere
Responsabili Sezioni di Ricerca
Meteore
Sole
Comete
Quadranti Solari
Immagini Digitali
D’Argliano Luigi
Martini Massimo
Martellini Michele
D’Argliano Luigi - Martellini Michele
Beltramini Roberto e Massimo Martini
SOMMARIO
N° 1 0 2
Il Transito di Mercurio sul Sole del 7 Maggio 2003
Pag.
4
L’eclisse totale di Luna del 16 Maggio 2003
Pag.
10
L’eccezionale attività solare dell’Ottobre 2003
Pag.
12
L’eclisse totale di Luna del 9 Novembre 2003
Pag.
18
Testi di Michele Martellini
Foto di: Biagio Marullo (pag. 20 e 21) – Davide Martellini (pag. 4, 6, 7 e 8) –
Osserv. Alpi Apuane (pag. 5, 9 e 11) – Massimo Martini (pag. 16)
IL TRANSITO DI MERCURIO SUL SOLE
DEL 7 MAGGIO 2003
Attesissimo, da anni, il transito del pianeta Mercurio davanti il disco solare, era
ancora uno dei fenomeni astronomici che ancora non avevo avuto modo di
osservare nell’arco della mia “carriera” di astrofilo. Diversi anni fa c’era stato un
transito visibile dall’Italia ma solo nelle sue fasi conclusive col sole appena sorto,
quindi già in condizioni disagiate per l’osservazione e per di più quella mattina a
Viareggio era nuvoloso.
Il fenomeno del 7 maggio 2003 aveva tutte le caratteristiche per poterlo definire
“molto favorevole” e quindi, solo il tempo atmosferico poteva decidere se il
transito di Mercurio era da relegare nel gruppo di quei fenomeni che “è destino che
non si riesca ad osservare” (l’eclissi totale di Sole del 1999 insegna!) oppure tra
quelli che “almeno una volta nella vita l’ho visto”.
Infatti, il piccolo pianeta avrebbe cominciato la sua “marcia solare” alle ore 05:13
circa di Tempo Universale. (le ore 07:13 del nostro orologio) cioè quando la nostra
stella era già sorta da 1 ora e 10 minuti ed era alta sopra l’orizzonte 11°14’. Nelle
successive cinque ore il pianeta avrebbe “disegnato” una corda sul disco del Sole
che lo avrebbe portato al lembo opposto.
Il caso ha voluto che alcuni mesi prima avessimo programmato uno dei corsi di
base di Astronomia e che la data della “lezione” pratica nella specola
dell’Osservatorio “Alpi Apuane” fosse stata fissata per la sera del 6 maggio.
A questo punto, considerando che l’incontro serale sarebbe terminato verso la
4
mezzanotte, che c’erano 45 minuti di macchina per tornare a casa e la mattina alle
7 almeno avremmo dovuto essere pronti in specola per gli ultimi preparativi per il
transito, è stato giocoforza che decidessimo di collaudare l’osservatorio anche in
versione “dormitorio”.
Così la sera del 6 maggio ci siamo trovati io (Michele), Roberto Beltramini,
Davide Martellini, Massimo Martini più i corsisti. Massimo ha portato tutta la
strumentazione per riprese con Web-cam “Vesta Pro” e così è stato possibile
effettuare alcune interessanti sequenze di frames di Giove e Luna e successive
elaborazioni hanno restituito immagini veramente notevoli considerando che sono
state riprese col rifrattore da 8 centimetri. Il lavoro di quella sera ha permesso di
verificare che tutto funzionasse bene per la mattina successiva.
Finita l’osservazione e una volta che i corsisti ci hanno salutato, non era ancora
tempo di andare a dormire. Dovevamo portare in specola tutto il materiale predisposto per il transito: oltre alla strumentazione di Massimo, anche la solida montatura della Vixen sulla quale ho montato il teleobiettivo MTO da 1000 mm. di
focale,
il
telescopio
114/900 di Massimo, apparecchi fotografici e,
ultimi ma “vitali”, i filtri
solari: quello acquistato
da Massimo per il suo
114 e i due autocostruiti
da me: uno, quello da
applicare all’MTO proviene direttamente dall’eclisse
del
1999:
vederlo
montato
sull’MTO instal-lato sulla
Vixen (la con-figurazione
con la quale ripresi le fasi
parziali della sfortunata
eclisse … eclissata dalle
nuvole al momento topico
della totalità) ha generato
una sorta di flash-back cinematografico che mi ha fatto rimanere imbambolato
alcuni secondi a fissare la montatura. Ma non c’era tempo per i ricordi dovevo
ancora provare se avevo realizzato bene il filtro di ultima generazione roba che a
confronto, il filtro dell’MTO con supporto in cartoncino rigido appariva dell’età
della pietra!. Infatti quello che avevo realizzato alcuni giorni prima per il rifrattore
da 8 cm. aveva un supporto cilindrico in rigida plastica (riciclato di uno spezzone
di tubo degli scarichi realizzati nell’Osservatorio) da inserire sul paraluce del
rifrattore ed un supporto in forex (composto da due quadrati di uguale misura uniti
5
a “sandwiches” e fissati al tubo, forati al centro: fra i due strati la sottile pellicola
filtrante di “Astrosolar” acquistata tempo prima.
Quando finalmente tutto è stato montato siamo potuti andare a dormire ma non so
come mai una vocina mi fa tornare su in specola e svito il quadrato del filtro a cui
è attaccata la pellicola di Astrosolar e lo porto giù, la riavviterò domattina, mi dico.
Al piano terra, ci facciamo spazio tra sacchi di cemento, carriola e attrezzi vari,
stendiamo un telo di plastica sul pavimento e i materassini quindi i sacchi a pelo.
Non è che abbiamo molte ore per dormire ma siamo emozionati e anche in quelle
poche ore, ci svegliamo parecchie volte anche perché non siamo proprio nel
massimo del comfort!
Verso le 6,20 ci alziamo e andiamo a guardare il cielo: sereno. Ci concediamo una
ricca colazione mentre facciamo mente locale sulle ultime cose da portare in
specola.
Roberto sale per aprire il tetto scorrevole: …sento il rumore cupo delle ruote che
scivolano sulle rotaie e poi un urlo di Roberto. Mi fiondo su. Uno dei montanti del
tetto nel suo scorrere a pochi centimetri dal rifrattore aveva letteralmente
decapitato uno spigolo del
quadrato in forex attaccato
al tubo di plastica del
supporto del filtro solare.
Ho
un
attimo
di
smarrimento. Ma il filtro è
giù sano e salvo, benedetta
l’intuizione della sera
precedente! E con tutte le
viti che ho applicato al
“sandwiches”,
quanto
resta del supporto è più
che
sufficiente
per
sorreggere il quadrato con
l’”Astrosolar”. Ok, si può
proseguire, e prendendo a
prestito una frase del film
“Apollo 13” dico a un
Roberto ancora costernato
per quanto accaduto: “il
solito intoppo di inizio
missione” (del resto era
stata colpa mia: sapevo
che il montante passa ad
un capello dal rifrattore e
che il supporto del filtro
andava “fuori sagoma”).
6
Come avevamo previsto, il Sole, al momento del primo contatto si trovava ancora
tra le fronde degli alberi verso nord-est ma Massimo vi punta ugualmente il suo
114/900 e alle 07:14 è il primo a vedere Mercurio che ha cominciato il transito da
appena un minuto. Rimane perplesso: quanto vede sulla superficie solare non è un
piccolo puntino come ci eravamo tutti figurati ma non è nemmeno una macchia
solare poiché lo si vede spostare. Guardo anche io. In effetti il disco di Mercurio,
nero, tondo, dai bordi belli netti, è più grande di quanto me lo immaginassi. L’aria
è tersa, il disco del Sole è ancora frastagliato dai rami dell’albero dai quali pero’
sta uscendo rapidamente. Perbacco! In vita mia ho visto Mercurio tre volte, quattro
al massimo e sempre con grande difficoltà, basso sull’orizzonte della sera e ora è
lì, me lo posso guardare tranquillamente, mentre fa la sua passeggiata solare! Sul
Sole ci sono alcuni piccoli gruppi di macchie ma Mercurio non vi passerà molto
vicino: comunque la loro “scurezza” è molto inferiore se confrontata con quella del
pianeta. Verso le 8,00 si aggrega a noi Pietro Maiarelli ha portato con se anche una
Web-cam Vesta Pro e un portatile. Luigi D’Argliano ci telefona. Lui deve
accontentarsi di una visione al binocolo 10x50. Doveva essere dei nostri, ma alcuni
giorni prima mentre predisponeva la domanda per un
giorno di ferie il suo capo gli
comunicava che doveva recarsi a Roma il giorno
7……addio transito! Così via
telefono: “vedo un puntino
ma
non
so
se
è
Mercurio”…..”è in alto a
destra? Circa 1/6 del diametro
solare dal bordo?”….. “Si”
…”allora è lui”. Beh’, meglio
di niente!
Massimo dà inizio alla riprese
con Web-cam, ma c’è
l’incon-veniente (non previsto!) che la luce del sole acceca il monitor del computer.
Così Davide e Roberto allestiscono
una
spe-cie
di
“baraccopoli”. Il mate-riale
non manca (con i lavori in
corso
all’Osservatorio!).
Finisce così che ad ogni
sequenza di riprese Massimo,
Roberto e Pietro devono
infilare la testa sotto un telo
7
come i fotografi dei primi del ‘900 e col caldo che fa non è un grande piacere.
Poi do’ il via io alle riprese con l’MTO con pellicola da 200 ISO. Non è che al
fuoco diretto di un 1000 di focale, Mercurio si apprezzi molto ma tutto sommato è
una documentazione interessante. Certo, un duplicatore di focale avrebbe
migliorato di gran lunga le cose….prendo nota. Massimo, a più riprese, effettua
anche scatti con la sua fotocamera digitale attraverso il riflettore 114/900.
Riprese con la web-cam, una serie di scatti fotografici, un’occhiata al telescopio
quattro chiacchiere e già a ragionare sulla prossima, rarissima passeggiata solare,
quella di Venere dell’8 giugno 2004. Caspita, se Mercurio si vede così figuriamoci
Venere!
Intorno alle 10:30 ecco che fanno la loro apparizione ed in progressione rapida sul
disco solare, le nuvole! La sindrome di “Austria ’99” si fa nuovamente spazio nel
mio animo. Oddio! Almeno fino ad ora abbiamo potuto vedere Mercurio
ma….insomma se aspettavano qualche ora! Fino alle 11:20 è black out.
Per fortuna la copertura è temporanea e le riprese con i vari strumenti possono
ricominciare. Ormai Mercurio si avvicina al lembo solare e viene tentata anche una
serie di riprese fotografiche su pellicola 200 ISO al rifrattore con proiezione
oculare da 25 mm.
A pochi minuti dalla fine del fenomeno, ci alterniamo rapidamente al riflettore
114/900 per poter godere della visione del dischetto di Mercurio che lentamente va
a toccare il disco interno della nostra stella. Poi comincia a mostrare una fase,
sempre più stretta.
Massimo da la via alla web-cam e ammira il fenomeno dal monitor del portatile. E’
8
bellissimo. Mercurio sembra quasi non voler scomparire dalla ribalta cui si è
trovato quest’oggi e si mostra fino all’ultimo facendo apparire il bordo del sole
come un disco cui è stato dato un microscopico morso. Infine scompare. Sono le
12:29. Alle 12:40 cessiamo le osservazioni. Siamo soddisfatti. Le nuvole non ci
hanno rovinato lo spettacolo anche se
TABELLA FOTO - PELLICOLA 200 ISO
per 50 minuti hanno pericolosamente
imperversato, sono state effettuate
Ora
Esposizione
08:07
1/125
molte riprese e sicuramente l’espe08:08
1/250
rienza fatta ci consentirà di lavorare
08:09
1/500
con maggiori cognizioni l’8 giugno
08:43:30
1/125
2004 durante il transito di Venere. Ma,
08:45
1/250
08:46:30
1/500
soprattutto, dalla sera precedente ad
08:47:45
1/1000
ora, sono state ore di astronomia “full
09:27:30
1/125
time”
come
da
anni
non
09:30
1/250
assaporavamo, un piacevole tuffo nel
09:31
1/500
09:31:30
1/1000
passato. Peccato solamente che il
09:58
1/125
giorno lavorativo abbia consentito a
09:59
1/250
pochi di poter partecipare.
09:59:30
1/500
A titolo di curiosità, nel pomeriggio si
10:00
1/1000
10:44
1/125
è coperto di nuovo ed ha piovuto!
10:45
10:45
11:44
11:44
11:44
12:23
12:23
12:23
12:23
1/250
1/500
1/125
1/250
1/500
1/125
1/250
1/500
1/60
(in grassetto corsivo le pose risultate corrette)
9
L’ECLISSE TOTALE DI LUNA DEL
16 MAGGIO 2003
Si trattava di un’eclisse molto scomoda per il suo orario (vedi tabella) e per di più
le condizioni meteorologiche della sera precedente erano per niente invoglianti a
causa di una fitta cappa nuvolosa stratificata. Alcuni giorni prima avevo pianificato
di recarmi su, in montagna, per ammirare il fenomeno ma ora, viste le condizioni
del cielo non me la sentivo di fare spostamenti del genere nel cuore della notte per
rischiare magari di prendere dell’acqua. Così avevo rinunciato. Ma la sera del 15
mi chiama Pietro Maiarelli e la sua proposta è troppo allettante per rinunciare:
Osservazione da casa sua. Così non ci sono spostamenti esagerati da fare, c’è
l’appoggio confortevole di
LUNA entra in penombra: 2003 mag 16 03:05:18
casa sua e poi si sta in
LUNA entra in ombra:
2003 mag 16 04:02:44
compagnia. Purtroppo, anInizio totalità:
2003 mag 16 05:13:42
cora una volta è un giorno
Massimo eclissi:
2003 mag 16 05:40:03
lavorativo e a me va bene
Fine totalità:
2003 mag 16 06:06:24
per puro caso perché
LUNA lascia ombra:
2003 mag 16 07:17:22
l’indomani ho un turno di
LUNA lascia penombra: 2003 mag 16 08:14:49
sera e quindi ho tempo per
recuperare.
Così, verso le due, parto alla volta di Quiesa. Attraverso la densa e alta foschia si
vede la Luna ma è “smorta” proprio perché filtrata. A casa di Pietro c’è anche
Caterina Pardini e insieme allestiamo il telescopio, uno Schmidt Cassegrain da 20
cm. cui viene applicata la web-cam. Bello strumento davvero.
Alle 04:04 circa percepiamo il primo contatto dell’ombra ma le condizioni
meteorologiche non vogliono saperne di rassicurarci poiché c’è un continuo via vai
di strati di nebbia densi che in alcuni momenti rendono quasi impossibile la visione
della Luna. La web-cam non restituisce immagini decenti, peccato, comunque il
fenomeno è godibile e lentamente la Luna viene ingoiata dall’ombra terrestre.
Passa da una tonalità grigia ad una giallognola fino a rossastra ma purtroppo gli
strati di nebbia alta non permettono di gustare appieno il variare delle tonalità di
colore.
Molto opportunamente, Caterina prepara dei caffè: la stanchezza e l’aria freschina
e umida danno del filo da torcere!
La nebbia si infittisce comunque ci consente di vedere l’inizio della fase totale che
è ormai prossima all’aurora. Infatti il chiarore del cielo avanza rapidamente mentre
la Luna eclissata sembra spegnersi sempre più. Infine, alle 5:23, quando la Luna è
ancora immersa nel cono d’ombra terrestre, scompare completamente alla nostra
vista in quanto il chiarore del cielo diviene preponderante rispetto al chiarore della
Luna in eclisse. Non è facile dire a quale valore della scala di Danjon possa essere
equiparata questa totalità anche a causa della nebbia, comunque non è stata
un’eclissi “buia” e quindi assegnerei, pur con le dovute cautele, un valore 3. E’
10
stata la prima volta che ho potuto assistere alla scomparsa totale della Luna ancora
sopra l’orizzonte, per la combinazione del sopraggiungere dell’aurora in
concomitanza della fase totale dell’eclissi. E devo dire che fa un effetto particolare
vedere la “regina della notte” cancellata come un tratto a lapis su un foglio di carta
sotto l’azione di una gomma. Così pur “travagliata” per il tempo non favorevole e
disagiata per l’orario, anche questa eclissi, alla quale volevo rinunciare, mi ha dato
qualcosa di nuovo…..e il bello dell’Astronomia è anche qui, nel saper rinnovare
ogni volta gli spettacoli che la natura mette in scena.
Tre immagini della Luna riprese nella notte tra il 27 ed il
28 Marzo 2004 dall’Osservatorio Alpi Apuane con rifrattore diam. 8 cm. Focale 1200
– proiezione dell’oculare –
ripresa con webcam Vesta Pro
11
L’ECCEZIONALE ATTIVITA’ SOLARE
DELL’OTTOBRE 2003
A metà ottobre 2003 un gruppo di macchie solari, fortemente energetico si è
formato sopra la fotosfera solare. Il complesso di macchie, denominato Regione
Attiva 10484 (o semplicemente Regione 484), si è ingrandito nei giorni successivi
e di ben 5 volte in sole 48 ore diventando così visibile facilmente ad occhio nudo.
La 484 ha subìto fatto sentire la sua presenza emettendo un flare di classe X-1 alle
16:51 TU del giorno 20 oltre ad una “raffica” di altri eventi minori ma pur sempre
rispettabili. Tutto lasciava prevedere che altri flares altamente energetici si
sarebbero sviluppati a breve termine.
Favorevoli erano anche le condizioni per osservare nella zona penombrale,
compresa tra le due macchie più grandi, un flare visibile alle lunghezze d’onda del
visibile, fenomeno estremamente raro. Infatti, la penombra avvolgeva queste due
macchie che formavano una configurazione magnetica a delta dove le due
macchie, contenute nella stessa penombra, presentavano polarità opposta. Questa
area era anche quella in cui si erano sviluppati i flares fino a quel momento
osservati.
L’espulsione di massa coronale associata col flare sopra detto, non era diretta
verso la Terra ma nei successivi giorni, col ruotare della 484 verso il centro del
disco solare, eventuali flares avrebbero “sparato” il loro potenziale energetico
verso la Terra costituito da protoni capaci di creare disturbi nei segnali radio e
creando possibili pericoli per astronauti in orbita e malfunzionamenti dei satelliti
artificiali. Come effetto spettacolare, la formazione di aurore boreali ed australi.
Certo che, sapendo che il Sole ha un ciclo undecennale e che il “picco” del
massimo era passato da quasi tre anni, faceva impressione questo gruppo 484 che,
sviluppandosi ulteriormente, raggiungeva una superficie di 5.200 milioni di
chilometri quadrati. Per dare un’idea di cosa rappresenti una superficie del genere,
si tenga presente che essa equivale alla somma delle superfici di Mercurio, Venere,
Marte e DUE Terre. Come se non bastasse il 22 ottobre faceva il suo ingresso
un’altra grande regione attiva, anch’essa capace di eventi altamente energetici. A
partire dalle 19:30 TU del 21 ottobre, questa nuova regione, quando quindi si
trovava ancora fuori dalla visuale del nostro pianeta, ha prodotto un flare di lunga
durata. Le zone superiori delle esplosioni solari ad esso correlate, erano lo stesso
visibili nonostante la regione fosse ancora dietro il lembo solare. Alle 03:24 TU
del 22 ottobre, un altro fenomeno di lunga durata ha prodotto un’emissione di
raggi X che è rimasta al livello di classe M per ben 8 ore. L’energia totale rilasciata
in questo evento era comparabile all’energia di un tipico flare di classe X. In
entrambe le occasioni, si è verificata l’espulsione di massa coronale. In definitiva,
la coppia 484 ed il nuovo gruppo entrato, denominato Regione Attiva 10486 (486),
promettevano “faville”.
Alle 08:35 TU del 23 ottobre, in un crescendo di fenomeni energetici, la Regione
12
486 emetteva un flare di classe X5.4 e sebbene questa regione fosse ancora poco
studiabile nel dettaglio per effetto della prospettiva, a terra erano via via sempre
più numerosi gli occhi che venivano puntati verso le due spettacolari regioni attive.
Cresceva anche sempre più nel pubblico l’aspettativa di aurore boreali e australi,
complici anche i soliti mezzi di informazione che, lasciando da parte ogni
prudenza, sempre dovuta quando si ha a che fare con fenomeni la cui portata è
sempre di difficile prevedibilità, preannunciavano aurore visibilI da ogni parte del
mondo o quasi!
Sicuramente la 486 sembrava avere intenzione di spodestare la sua compagna di
viaggio sulla fotosfera solare visto che gli ultimi eventi di notevole portata erano
partiti da li.
Sabato 25 ottobre, chi scrive e Davide Martellini si trovavano a lavorare (nel senso
di lavori edili!) all’osservatorio astronomico “Alpi Apuane”. Giornata molto
limpida, un vero invito ad osservare il Sole con i suoi spettacolari gruppi. Così tra
tanto lavoro “edile” ci siamo concessi anche una parentesi astronomica.
Personalmente avevo avuto modo di vedere nelle riprese della sonda Soho i due
gruppi di macchie ma quando , applicato il filtro Astrosolar al rifrattore, abbiamo
inquadrato la stella a basso ingrandimento… bam! è stato uno spettacolo
emozionante. Gruppi grandi ne avevo osservati ma due così, insieme mai!
Composti di molte macchie, “annegate” in una penombra che conferiva una
gradazione di grigi al quadretto d’insieme, molto bella. Non abbiamo resistito alla
tentazione di dedicarci all’astrofotografia. Così abbiamo approfittato per provare
alcune combinazioni di oculari, filtri e pellicola che ci daranno indicazioni utili in
vista del prossimo 8 giugno (transito di Venere davanti il Sole).
In tabella 1 si riportano tutte le riprese effettuate e le relative caratteristiche
tecniche; in grassetto, le immagini risultate riuscite.
La mattina dello stesso giorno, Massimo Martini, col suo riflettore 114/900,
oculare 25 mm, fotografava con la sua macchina fotografica digitale il Sole:
decisamente otteneva un risultato eccellente come si può vedere nell’immagine che
proponiamo. Ai lati, Massimo ha riprodotto l’ingrandimento di ciascun gruppo
ottenuto interponendo all’oculare una lente di Barlow 2x e come vediamo ne stava
entrando un terzo.
Il 26 ottobre venivano registrati due flares di classe X, uno partito dal 484 e l’altro
dal 486. Entrambi i flares erano associati all’emissione di massa coronale e
curiosamente nessuno dei due era diretto verso la Terra, sfiorandola solamente.
Comunque, quanto bastava perché gli “alert” per possibili aurore venissero
prorogati di giorno in giorno. Questo fatto non deve destare sorpresa: sebbene
siano numerosi i parametri relativi ad un flare e alla successiva emissione di massa
coronale, che possiamo misurare o calcolare, la previsione circa gli effetti che
avremo sulla Terra è incerta, peggio di quelle meteorologiche.
Ma la “tempesta” era oramai imminente. Alle 04:35 T.U. del 28 ottobre viene
diramato un “alert” per un possibile imminente flare di classe X dalla Regione
attiva 486 e alle 09:51 TU, uno dei più grandi flares di questo ciclo solare erutta
13
dalla 486. I flares solari possono essere anche più grandi ma non di molto. Eventi
corrispondenti a circa due volte il presente flare sono ritenuti possibili. Non di
meno questo evento ha mostrato i muscoli e tutte le carte in regola per creare le
condizioni per l’innesco di attività aurorale significativa per le successive 24-48
ore.
Il flare ha raggiunto l’intensità di classe X17.2 ad una lunghezza d’onda nei raggi
X compresa tra 1 e 8 Angstrom. I raggi X da questo flare hanno raggiunto il picco
massimo di intensità alle 11:10 TU del 28 ottobre.
I raggi X sono stati così intensi che sul lato illuminato della Terra (sopra l’Europa),
si sono formate correnti ionosferiche tali da provocare un abbassamento di forza
del campo magnetico
25 ottobre 2003 - Sole
terrestre. Conosciuto
Pellicola 100 ISO – Fuoco Diretto
come “uncinetto magnetico”, questi eventi
Ora
Tempo esp.
Filtro
Note
sono stati rilevati dai
14:21
1/250
Astrosolar
Autoscatto
magnetometri e sono
14:23
1/125
Astrosolar
Autoscatto
tipicamente osservati
14:24
1/60
Astrosolar
Autoscatto
durante flasres solari
14:25
1/30
Astrosolar
Autoscatto
14:26
1/15
Astrosolar
Autoscatto
molto intensi. Questo
14:27
1/8
Astrosolar
NO Autos.
flare
ha accelerato
14:27
1/8
Astrosolar
Autoscatto
protoni ad energie
14:28
1/4
Astrosolar
Autoscatto
estremamente alte che
14:29
1/2
Astrosolar
Autoscatto
si sono irradiati verso
14:30
1
Astrosolar
Autoscatto
la Terra. Dieci minuti
14:38
1/250
Filtro oculare
Autoscatto
dopo che i raggi X
14:39
1/125
Filtro oculare
Autoscatto
hanno raggiunto la
14:39
1/60
Filtro oculare
Autoscatto
loro massima intensità,
14:40
1/30
Filtro oculare
Autoscatto
14:40
1/15
Filtro oculare
Autoscatto
la raffica di protoni
energetici cominciava
ad inondare lo spazio
25 ottobre 2003 - Sole
circostante la Terra e a
Pellicola 100 ISO –
bombardare la fascia
Proiez. Oculare 20 mm con raccordo T
ionosferica che protegge la Terra. Non da
15:41
1/15
Filtro oculare
Autoscatto
preoccupare tuttavia.
15:41
1/30
Filtro oculare
Autoscatto
La nostra ionosfera
15:41
1/60
Filtro oculare
Autoscatto
può facilmente respin15:42
1/125
Filtro oculare
Autoscatto
gere l’attacco. Protoni
15:42
1/250
Filtro oculare
Autoscatto
con energie ben superiori a 100 Me sono stati osservati. Infatti l’influsso di protoni energetici è stato
così intenso che essi hanno prodotto reazioni secondarie con la ionosfera che
potevano essere osservate dai rilevatori di neutroni collocati a Terra nelle regioni
artiche. Questi eventi a livello del suolo (GLE) sono sintomo di un intenso flusso
14
di radiazione proveniente dallo spazio. Infatti, prima che questo flusso di
radiazioni cessasse, questo, al livello del suolo, ha superato la classe S4 (su una
scala tra S1 e S5). Per un ciclo solare (circa 11 anni) ci sono usualmente solo 3
tempeste di radiazioni che raggiungono quell’intensità.
Didier Vam Hellemont riporta che membri di un osservatorio astronomico in
Belgio, stavano testando una loro camera di ripresa durante il giorno e che
fortunosamente hanno catturato in video l’elusiva e rara componente in luce bianca
di questo flare.
Solo 21 minuti dopo il picco, un flusso di raggi X è stato osservato provenire da
questo flare; un’altra esplosione di protoni energetici “spazzolava” la Terra
rinvigorendo la già intensa tempesta di radiazioni. Questa tempesta di radiazioni è
diventata il secondo evento più energetico di questo ciclo solare. Quest’ultima
intensificazione delle radiazioni emesse non è stata così intensa come quella
dell’evento del 28-29 ottobre ma creava ugualmente un certo disordine agli
strumenti a Terra e nello spazio che sono sensibili ai protoni energetici. Per
esempio, quando i protoni impattano i sensori di luce delle videocamere,
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producono dei “flash” o rigature luminose che possono confondere gli algoritmi
dei programmi di guida su stella o semplicemente diventare un fastidioso disturbo
sulle immagini riprese dallo spazio.
Una curiosità: la regione 486, è stata una visione impressionante ad occhio nudo
per i residenti di San Diego dove il fumo dei vicini incendi boschivi di quel
periodo, attenuava così bene il Sole che permetteva un’ottima osservazione dei due
complessi di macchie (oltre alla citata 486, anche la 488), senza necessità di
speciali filtri protettivi. Non è mai consigliabile guardare il Sole,
indipendentemente dalle circostanze, senza i filtri solari che proteggono gli occhi.
Non di meno, numerose sono state le segnalazioni dalla California della
spettacolare visione di gruppi di macchie attraverso il denso fumo.
Al 30 ottobre, la Regione 486 era diventata il complesso di macchie più grande
dell’attuale ciclo solare in quanto copriva una superficie di 7,8 miliardi di Km2 e
sembra diventare ancora più esteso. Questo vuol dire che nell’area della Regione
486 avremmo potuto inscrivere le intere superfici dei pianeti “terrestri” (Mercurio,
Venere, Terra, Marte) insieme a quella del gigante Nettuno.
Gli effetti degli intensi CME osservati riescono finalmente a fare “scoccare la
scintilla” anche sopra il “vecchio continente” e le ultime due notti del mese di
ottobre i cieli d’Italia, soprattutto del meteorologicamente fortunato nord Italia, si
accendono:
Quanti di voi hanno visto l'aurora boreale stasera?
É stato uno spettacolo incredibile! Io avevo già avuto modo di vederne l'anno
scorso dall'Islanda, ma questo è stato un regalo dal cielo, "Once in a lifetime".
Devo ringraziare gli amici del Gruppo Astrofili Montegrappa di Nove (VI), per i
quali ho tenuto una serata di osservazione del cielo, perché a Feltre non avrei
visto nulla, essendo coperto. Proprio nel bel mezzo del riconoscimento delle
costellazioni, qualcosa di rosso si è acceso a nord, verso le 21:45 TMEC. Da quel
momento è stato un succedersi di burst aurorali in movimento, con lunghe cortine
rosse che si muovevano come ampie tende, inframezzati da pennacchi bianchi e
verdi, che arrivavano fino alla Polare.
Uno spettacolo straordinario! Immaginatevi i partecipanti al corso! Il tutto è
durato per tre quarti d'ora buono. L'unico rimpianto non aver osservato da cieli
più scuri (magnitudine limite, alla periferia di Nove, circa 5) ma, certo, anche
aver avuto questa schiarita inaspettata è stata una botta di c. non indifferente.
Gabriele Vanin
A quanto pare questa aurora boreale e' stata vista anche in Grecia. Ci sono delle
immagini di quanto si e' potuto vedere a queste latitudini bassissime nel sito
http://www.perseus.gr/Astro-Aurorae.htm
Molti dicono che sia impossibile osservare aurore a distanze così grandi dal polo
magnetico, ma invece ci sono testimonianze che a quanto pare dicono il
contrario. Mi ricordo di aver letto una volta di aurore viste anche in Sicilia.
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Enrico Stomeo
Io ho notizie che è stato visto qualcosa anche da Roma.
Matteo
Il 3 novembre la Regione denominata 488, localizzata giusto a nord della 486
(responsabile dei due superbrillamenti X 17 e X 10 dei giorni scorsi, alle ore 01:29
liberava un flare di classe X2.7. Questo flare è stato preceduto da un altro, circa 8
ore prima (alle 17:25 TU) prodottosi nella regione 486, di classe 8.3 e in soli 10
minuti (alle 17:35 TU) i raggi X avevano raggiunto la loro massima intensità.
Al flare di classe X 8.3 è seguita una CME una cui componente era diretta verso la
Terra. Sebbene l’intensità del flare fosse potenzialmente in grado di dare origine,
sulla Terra, a effetti analoghi a quelli del 29-30 ottobre, per il fatto di non essere
direttamente rivolto verso Terra, veniva previsto non dare gli effetti spettacolari
potenzialmente verificabili.
Questa era probabilmente l’ultima tempesta con effetti sulla Terra prodotta dalla
486 prima che questa ruotasse dietro il bordo ovest del Sole e quindi divenisse
invisibile.
Ma, meglio di un film “giallo” ricco di colpi di scena, ecco che alle 19:47 TU del
4 novembre, dalla Regione Attiva 486 esplodeva quello che sicuramente è il più
intenso flare di raggi X della storia da quando esistono sistemi di rilevazione di
questi fenomeni.
I sensori di raggi X a bordo del satellite GEOS sono capaci di registrare raggi X di
intensità fino al livello X 17.4; oltre, i rilevatori si saturano. Questo flare riusciva a
saturare i sensori per 11 minuti dando molto lavoro ai fisici solari per la
determinazione del valore effettivo dell’intensità del flare. Sulla base dei primi
calcoli è stato ricavato un valore compreso tra X 30 e X 40!!: una cosa mai vista
prima, in assoluto!
Nelle ultime due settimane la Regione Attiva 10486 ha prodotto ben tre flare nei
raggi X che si collocano nei “top ten” della storia.
Certamente se il “superflare” si fosse verificato solo pochi giorni prima, quando la
486 era rivolta verso la Terra, il nostro pianeta avrebbe ricevuto una bella
“spazzolata” di protoni altamente energetici con effetti ancor più spettacolari di
quelli già visti sul finire di ottobre.
Un “colpo di coda” della nostra stella (la quale lentamente si avvia verso il
“minimo” di attività) che decisamente non cessa mai di stupire e di affascinare.
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L’ECLISSI TOTALE DI LUNA DEL
9 NOVEMBRE 2003
(ovvero: l’eclissi eclissata)
Le condizioni geometriche di osservabilità di questo fenomeno erano veramente
buone: Luna ben alta sull’orizzonte e fasi interamente visibili. L’orario, forse, non
era dei più “popolari” poiché l’ingresso del nostro satellite nel cono d’ombra
terrestre cominciava alle 00:32 TMEC, la fase di totalità alle 02:06, la fine della
totalità (breve) alle 02:30 e uscita dall’ombra alle 04:04. Però si trattava della notte
fra un sabato ed una domenica così il tutto diventava più accettabile per molti.
Le giornate di venerdì 7 e di sabato 8 sono state caratterizzate da piogge
abbondanti, talvolta molto intense. La situazione si mostrava un poco tendente al
variabile sul far della sera di sabato tanto da lasciare sperare che le cose potessero
andare bene. Così, una volta preparato il materiale fotografico e caricatolo in auto
non mi sono dato più preoccupazione di guardare fuori, convinto com’ero che il
cielo stesse aprendosi. Intanto, alcuni soci mi telefonano e tranquillamente ci
diamo appuntamento per le 23:30 alla Terrazza del bagno Zara dove
l’osservazione è aperta al pubblico che vorrà intervenire.
Ma alle 23:25, quando zitto zitto (bimbi e moglie dormivano alla grande) esco di
casa, mi trovo di fronte ad una “bella” pioggia. Inutile partire ma a letto non ci
vado. Ricordo ancora che per motivi meteorologici gettai la spugna nell’occasione
della pioggia delle Leonidi del 2002 e poco dopo che mi ero coricato, ci fu una
schiarita con un bello spettacolo (visto solo da Luigi che, si sa, ha l’organismo
sincronizzato sui fenomeni astronomici!).
Ogni quarto d’ora mi affaccio alla finestra per verificare la situazione e finalmente,
intorno alle 00:30 vedo che non solo la pioggia è cessata ma le nuvole sono
rischiarate dalla Luna: che si stiano aprendo?
Parto alla volta della Terrazza della Repubblica. La Luna è ancora coperta ma filtra
la sua luce da dietro una nuvola. Sul momento prendo con me solo il binocolo
10x50. Sulla Terrazza trovo l’amico astrofilo Gaddo il quale ha piazzato un
cavalletto fotografico e una macchina digitale. Finalmente la Luna si libera dalle
ingombranti nuvole. È già fortemente “intaccata” dall’ombra terrestre nella sua
porzione superiore. Sono le 00:53. Al binocolo si nota che il bordo lunare più
prossimo al centro del cono d’ombra mostra già una colorazione rosata ma per lo
più la “falce” di ombra per ora ha una tonalità grigia.
Corro all’automobile e decido di prelevare il binocolo 15x80, la videocamera e il
cavalletto sul quale installarla. Per le foto non ritengo sia serata: è tutto bagnato e
si opera male, non c’è spazio su cui poter appoggiare oggetti o appoggiarsi noi
senza bagnarsi e per quel genere di riprese avevo predisposto la pesante montatura
Vixen con il teleobiettivo MTO: ...insomma un ingombro che in quelle condizioni
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non meritava tirare fuori. Inoltre le nuvole si erano sì aperte ma non mostravano di
volersi ritirare tanto in fretta. Infatti, dopo una brevissima ripresa con la
videocamera e alcuni istanti di osservazione binoculare, ecco che il sipario cala di
nuovo. Di tanto in tanto la Luna sembra fare capolino ma non c’è quasi tempo per
dire “eccola” che di nuovo sparisce. Gaddo è riuscito a fare due foto digitali che
nel “preview” sul display retrostante l’apparecchio fotografico appaiono niente
male. Ma data la persistenza delle nubi decide di desistere.
Veramente la tentazione è forte anche per me ma poi penso che ormai gli orari
sono tutti sballati, la totalità arriva tra poco più di un’ora: ...male che vada respiro
un po’ di aria salmastra. Così decido di attendere.
Tra speranze deluse di una riapparizione del nostro satellite che di tanto in tanto si
nota sempre più eclissato e una sgranchita di gambe, ecco che alle 02:10, si apre
uno squarcio fra le nubi, limpido, senza il benché minimo velo di nebbia e proprio
nella zona dove si trova la Luna. La totalità è cominciata da 4 minuti.
E’ bellissima. Una “palla” (ogni volta non posso fare a meno di notare come
durante la totalità, con la luce così smorzata, si ha un effetto tridimensionale,
appunto quello di una sfera e non quello bidimensionale del disco piatto che mi dà
la luna piena fuori eclisse) di colore rosso ramato per la maggior parte mentre la
falce inferiore è molto chiara, appena aranciata, in quanto molto vicina al limite del
cono d’ombra, che sfiora appena (la magnitudine dell’eclisse è solo 1,022). A
occhio nudo, nessuna difficoltà ad individuarla; al binocolo 15x80, si distinguono
tutti i disegni dei mari. Ma il colore è senza dubbio quello che più mi lascia senza
parole. Le stelle a brevissima distanza dal disco del satellite sono ottimamente
visibili quasi in una breve rivincita verso quell’astro dalla luce “ingombrante” che
altrimenti le “cancellerebbe”; in particolare una fila di tre stelline di mag. 6,91,
7,41 e 6,31, sopra il disco lunare e, poco sotto esso, a circa 1 grado, la sigma
dell’Ariete di 5,51. Il quadretto è meraviglioso: la sfera aranciata, il cielo attorno,
nero, decorato da scintillanti puntini. Riavvio anche la videocamera e la lascio
andare finché la Luna non si porta, per effetto della rotazione terrestre, vicina al
bordo del campo di vista dell’apparecchio. Non faccio in tempo a riallineare il
puntamento che vedo nuovamente le nubi ricoprire inesorabilmente la Luna.
Passano le 02:30 ma la Luna non riappare, so che la fase di totalità è cessata e
attendo ancora un po’ per vedere se riesco a dare un’occhiata anche alla fase di
uscita. Il satellite, in alcuni brevi momenti, sembra liberarsi dalle nubi ma al
binocolo si nota che la visione è fortemente disturbata da una velatura. Alle 02:50
dopo l’ennesima scomparsa dietro un fitto banco di nubi del quale non si vede né
la fine né qualche squarcio, termino l’osservazione per fare ritorno a casa.
Un’eclisse non certo fortunata ma considerando che l’immagine più bella, quella
della totalità, sono riuscita a vederla e gustarla (come poche altre volte devo dire,
quando ero magari intento a fare fotografie o a mostrarla al pubblico, limitandomi
quindi a fugaci occhiate) mi ritengo senza dubbio soddisfatto.
All’indomani, ho visionato i pochi minuti di riprese fatte con la videocamera: la
ripresa della fase parziale (circa 25 minuti dopo il primo contatto) mostra la Luna
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fuori ombra sovraesposta. Probabilmente essendo gran parte dell’inquadratura al
buio e anche parte significativa della Luna già in ombra, gli automatismi della
videocamera hanno imposto di forzare la sensibilità sovraesponendo ciò che era
illuminato. Per la fase totale, invece, il disco lunare è bilanciato, si nota il colore
rosso ramato ma qui, purtroppo, l’apparecchio, “in crisi” per la poca luce generale
del campo inquadrato, ha restituito un’immagine molto disturbata dalla “neve” (i
puntini bianchi). Comunque penso di non rinunciare a provarci di nuovo (prossimo
appuntamento il 4 maggio 2004): studiando le funzioni della videocamera in
ragione dell’ambiente particolare in cui si trova ad operare durante un’eclisse di
Luna, posso forse riuscire ad ottenere migliori risultati. E’ anche vero che le
condizioni meteo non consentivano di “giocare” più di tanto con le funzioni stesse
avendo tempi limitati a pochissimi minuti tra il passaggio di una nuvola e l’altra.
Speriamo che le condizioni della tarda primavera prossima siano più favorevoli.
Qui sopra e nella pagina seguente due immagini dell’osservazione pubblica del
13/12/2003 sulla Terrazza della Repubblica – Bagno Zara
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