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GIORNO DELLA MEMORIA
Manifestazione promossa dalla Città di Torino
in ricordo dello sterminio e della persecuzione
del popolo ebraico e dei deportati militari
e politici italiani che hanno subito prigionia e morte.
Teatro Regio
Domenica 28 gennaio 2007
ore 20.30
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È una volontà precisa - da parte della Città di Torino - quella che si manifesta anche quest’anno
nell’organizzazione di diversi appuntamenti e iniziative per la ricorrenza del 27 gennaio, Giorno
della Memoria: dare a questa data un valore autentico e condiviso di ponte fra le generazioni
affinché la riflessione sappia andare oltre la commemorazione e farsi coscienza.
Non solo ricordo delle tragedie dello sterminio e della persecuzione del popolo ebraico e dei
deportati militari e politici italiani che hanno subìto la prigionia e la morte, ma affermazione di
quei valori di democrazia, di pace, di libertà che costituiscono oggi l’eredità positiva degli anni
tragici della guerra e dei totalitarismi.
Princìpi che hanno trovato espressione nella nostra Costituzione e che tutti abbiamo il dovere di
mantenere vivi ogni giorno.
Torino, gennaio 2007
Il Sindaco
Sergio Chiamparino
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Saluto del Sindaco di Torino
Sergio Chiamparino
Testimonianza di
Ferruccio Maruffi, Presidente della sezione piemontese
dell’Associazione Nazionale Ex Deportati Politici
Intervento di
Rosa Corbelletto, studiosa dell’internamento Rom e Sinti
Edoardo Brizio
AI BAMBINI DI TEREZÍN
Oratorio per soli, coro femminile, voce recitante e orchestra d’archi
Dalle poesie e diari dei bambini prigionieri nella città-ghetto di Terezín dal 1942 al 1944
Alexandra Zabala
soprano
Eliana Laurenti
mezzosoprano
Antonio Usai
voce recitante
Edoardo Brizio
direttore
Sonia Franzese
maestro del coro
Orchestra e Coro femminile della Compagnia d’Opera Italiana
Allestimento Progetto Scriptorium Onlus
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alla fine del 1941 alla liberazione nella città-ghetto di Terezín soggiornarono più o meno
a lungo gli ebrei cecoslovacchi destinati al campo di sterminio di Auschwitz.
Tra di loro 15.000 tra bambini e giovinetti, dei quali sopravvissero meno di cento.
Del loro passaggio a Terezín è rimasta una commovente testimonianza, rappresentata da alcune
migliaia di disegni e qualche decina di poesie.
Da tali documenti, che furono oggetto di affettuoso studio da parte di psicologi, letterati ed
artisti, traspare una maturità di pensiero straordinariamente precoce, la straziante consapevolezza di un destino inesorabile, e soprattutto il disperato insopprimibile anelito alla vita
delle giovani vittime.
Nella maggior parte dei versi, già di per sé toccanti per i motivi ispiratori e la vicenda umana
che sottintendono, sono presenti valori poetici autentici, che stupiscono per l’altissimo, imprevedibile livello di forma e linguaggio e la sconvolgente capacità espressiva. Questa impressionante, commovente documentazione ha ispirato produzioni artistiche di ogni genere: pittura,
scultura, teatro, letteratura e, naturalmente, musica.
Tra le molte composizioni, prevalentemente ceche, dedicate all’argomento è anche questo
oratorio, nel quale le più significative poesie sono commentate da brani musicali. La rievocazione
della tragedia dei bambini ebrei di Terezín, che si riteneva memoria di un oscuro passato
destinato a non più ripetersi, ci ricorda invece dolorosamente che in più parti del mondo
attuale simili atrocità si ripetono e i bambini sono sempre le prime vittime dell’umana ferocia.
L’oratorio è stato eseguito anche in molte città italiane e straniere (Roma, Praga, Bristol,
Washington, ecc.) teletrasmesso e radiotrasmesso dalle televisioni di stato italiana, ceca e svizzera
italiana, oltreché da molte emittenti private.
Le più importanti esecuzioni avvennero nel ghetto di Praga, e nella stessa città-lager di
Terezín alla commossa presenza di foltissimo pubblico e di alcuni superstiti dei bambini di
Terezín.
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AI BAMBINI DI TEREZÍN
Musica e libretto di Edoardo Brizio
Soprano
Dove sei, dove sei, dove sei?
Dovrò soffrire,
dovrò morire,
senza di te?
Forse mi stai chiamando,
mi stai cercando
ed io non son con te!
E il tuo piccolo cuore,
pieno d’angoscia,
batterà forte forte.
Forse t’hanno già ucciso
e non piangerai più.
Lo so, non tornerai
e non potrò vederti più.
Allora
meglio morire,
che nell’angoscia
chiamare invano:
dove sei? Dove sei?
dagli occhi asciutti,
perché il terrore
frenava il pianto?
Ed ora,
che le voci dei bimbi,
spensierate e felici,
volan nell’aria,
io sono sola
colla mia infanzia perduta.
Soprano
La farfalla volava
sopra i fior nel giardino:
la seguiva e batteva
le manine il piccino.
Il bambino rideva
nella luce del sole,
e felice strillava
le sue prime parole.
Ma non c’è più giardino,
non ci sono più fiori;
non c’è più la farfalla
dai vivaci colori.
Non c’è più il tuo sorriso
nella luce del sole,
non si levan nell’aria
le tue prime parole.
C’è solo tanto buio
e silenzio di morte.
E il lieve rumor di passi
lungo il sentiero della speranza
non odo più,
perché per sempre t’allontani
verso la fine
del tuo breve cammino.
E non potrò nemmeno dirti addio.
Coro
Casa mia, casa mia,
perché da te m’hanno portato via?
E siamo giunti
dove il debole muore,
dove non c’è
speranza alcuna.
Mezzosoprano
Sola,
son tornata sola,
sola coi ricordi
che non danno pace;
son ritornata sola
in un mondo nuovo,
dove nessuno
vuol la mia vita:
dove ho pane ogni giorno,
dove ho sonno ogni notte,
e non regna il terrore.
Ma sono sola…
Dove siete bimbi
dalle labbra mute,
Coro
Il trasporto parte verso l’est.
Col suo carico di morte
lento parte verso l’est.
Un corteo dolente s’incammina
verso un vecchio treno fermo nella stazioncina.
Vecchi, donne, bimbi laceri, affamati,
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senza la speranza di poter tornar.
Lento il vecchio treno li trasporta verso l’est…
Molti moriranno nello sporco, vecchio treno,
gli altri soffriranno tanto prima di morire;
vecchi, donne, bimbi laceri, affamati
parton col trasporto per non più tornar.
Lento il vecchio treno s’allontana verso l’est…
tra mille soavi profumi
recati da brezze leggere.
Vedi, il cielo s’oscura pian piano;
questa è l’ora dei sogni. Partiamo.
Coro
Tra continue sofferenze,
prigionieri noi moriamo;
collera ed odio
ci han tolti al mondo.
Soprano
La vecchia canzone
volevi ogni sera,
la stessa di sempre
gentil tiritera.
E quando finiva
ancor la chiedevi,
fin quando felice
al sonno cedevi.
Con gli occhi socchiusi
in sogno lontano,
e mamma cantava,
ma sempre più piano.
La vecchia canzone
gentil tiritera
che sogni felici
ti dava ogni sera.
La notte discende
ma tu non ci sei,
non puoi più sentir
la mia voce;
e certo piangerai
perché non son con te.
Non pianger bambino,
ricorda ogni sera
la buffa canzone,
gentil tiritera,
che canto piangendo
a un vuoto lettino,
sperando che giunga
a te, mio piccino.
Mezzosoprano
Tenero, come un fiore
che sboccia a primavera,
era nato per noi
il primo amore;
desiderio dolcissimo
d’un mondo sconosciuto,
trepida attesa
piena di speranza.
Ma tu non ci sei più,
ed io devo morire;
e ciò che non è stato
è solo nostalgia.
Povero primo amore sconosciuto…
Come bimbo che muore
nel grembo della madre,
non eri ancora nato
e t’ho perduto.
Soprano
Giorno dopo giorno,
notte dopo notte,
vivi nell’angoscia
senza più speranza,
senza amore
certo solo di morire.
Ore disperate,
notti senza sonno,
giorni senza pane
tu vivi tra la morte,
il dolore, la miseria
e già sai,
così piccino tu già sai
che domani non c’è più.
Vedi, si fa notte;
presto, chiudi gli occhi,
cerca tra i ricordi
Mezzosoprano
Ce ne andremo lontano, lontano,
dove in cielo non sono mai nubi,
dove l’aria risuona di canti.
Vedi, il cielo s’oscura pian piano;
questa è l’ora dei sogni. Partiamo.
Vedremo paesi di fiaba,
baciati dal sole, dal mare,
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quelli più felici,
cedi al sonno
come tanto tempo fa…
e sogna che domani
rivedrai la tua mamma,
e, mano nella mano,
ritorneremo a casa.
Dormi piccino, sogna…
Dormi…presto…
Soprano, Mezzosoprano, Coro
Dagli abissi più profondi
del terrore, dell’orrore;
dalle tombe senza nome,
dai silenzi della morte;
dalle ceneri disperse,
dalle spoglie profanate,
una voce sale al cielo:
dice pace, chiede pace!
Per il pianto delle madri,
per le lacrime dei bimbi,
per il sangue già versato,
troppo sangue, pace, pace!
Dai deserti dell’amore
dove l’uomo uccide l’uomo;
dalle terre tormentate
dove muore l’innocente;
dove i bimbi non han tetto,
non han pane, non han vita,
una voce sale al cielo:
dice pace, chiede pace!
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POESIE ORIGINALI RECITATE DURANTE L’ORATORIO
Terezín
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Da troppo tempo siamo una schiera di maledetti
che vuole stringere le tempie dei suoi figli
con le bende della cecità.
Quattro anni dietro a una palude
in attesa che irrompa un'acqua pura.
Ma le acque dei fiumi scorrono in altri letti,
in altri letti,
sia che tu muoia o che tu viva.
Non c'è fragore d'armi, sono muti i fucili,
non c'è traccia di sangue qui: nulla,
solo una fame senza parole.
I bambini rubano il pane e chiedono soltanto
di dormire, di tacere e ancora di dormire...
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Neppure gli anni potranno cancellare tutto ciò.
La farfalla
L'ultima, proprio l'ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l'ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell'altra volta fu l'ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
Anonimo
Pavel Friedman (1921-1944)
Nostalgia della casa
È più di un anno che vivo al ghetto,
nella nera città di Terezín,
e quando penso alla mia casa
so bene di che si tratta.
O mia piccola casa, mia casetta,
perché m’hanno strappato da te,
perché m’hanno portato nella desolazione,
nell’abisso di un nulla senza ritorno?
Oh, come vorrei tornare
a casa mia, fiore di primavera!
Quando vivevo tra le sue mura
io non sapevo quanto l’amavo!
Il giardino
È piccolo il giardino
profumato di rose,
è stretto il sentiero
dove corre il bambino:
un bambino grazioso
come un bocciolo che si apre:
quando il bocciolo si aprirà
il bambino non ci sarà.
Anonimo 9 marzo 1943
Vorrei andare sola
Vorrei andare sola dove c'è un'altra gente migliore,
in qualche posto sconosciuto
dove nessuno più uccide.
Ma forse ci andremo in tanti
verso questo sogno,
in mille forse...
e perché non subito?
Alena Synkova (1926 sopravvissuta)
Franta Bass (1930-1944)
Uomini distrutti
Uomini distrutti
vanno per la via;
i bimbi pallidi in volto
sulla schiena hanno gli zaini
e questo trasporto polacco va.
Vanno con lui i vecchi,
e con lui vanno i giovani,
e con lui vanno i sani,
e con lui vanno i malati,
e non sanno se sopravviveranno.
È partito il trasporto A,
e la maggior parte di noi se n’è andata;
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qui sono morti uomini a migliaia,
ma ciò ancora non basta;
questa donnola tedesca
vuole sangue e sangue ancora.
e una parola: quando?
Qui non ci sono molti soldati
e solo gli uccelli abbattuti ricordano la guerra.
Si finisce per credere a tutte le voci.
Le case non sono mai state così piene:
un corpo sull’altro.
Stasera passavo per una strada deserta
e a un tratto ho visto un carro che trasportava
cadaveri.
Perché i tamburi rullavano tanti appelli?
Perché ora tanti soldati?
Poi…
una settimana dopo la fine
tutta la città sarà vuota
e un colombo affamato beccherà le briciole
intorno.
Nel mezzo della strada
sordido e vuoto
resterà il carro da morto.
Vedem, Zdenek Weinberger (1928-1944)
Il topolino
In fondo al nido il topolino
si cerca una pulce nel pelo fino.
Si dà da fare, fruga e rifruga,
ma non la trova, non ha fortuna.
Gira di qui, gira di là,
ma la pulcetta non se ne va.
Ed ecco arriva il papà topo,
che al suo pelo fa un sopralluogo.
Ecco che acciuffa quella pulcetta
e poi nel fuoco lesto la getta.
Il topolino corre diretto
ad invitare il suo nonnetto:
“Menù del giorno pulcetta al forno”.
Anonimo
Koleba
Addio
Tutti gli istanti felici
sono perduti per sempre,
e non ho più la forza
di proseguire il cammino.
Ancora una volta, una sola,
tenere il tuo capo tra le mani,
poi chiudere gli occhi, e in silenzio
andarmene verso le tenebre...
A Olga
Ascolta,
già fischia la sirena della nave.
Su, partiamo
per porti sconosciuti!
Ecco,
è già l'ora.
Navigheremo lontano,
i sogni diventeranno realtà.
Oh, dolce nome del Marocco!
Ecco,
è già l'ora.
Il vento ci porta canzoni
di paesi lontani.
Guarda il cielo
e pensa soltanto alle violette.
Ecco,
è già l'ora.
Anonimo
Terezín
Una macchia di sporco dentro sudice mura
e tutt'attorno il filo spinato:
30.000 dormono
e quando si sveglieranno
vedranno il mare
del loro sangue.
Sono stato bambino tre anni fa.
Allora sognavo altri mondi.
Ora non sono più un bambino,
ho visto gli incendi
e troppo presto sono diventato grande.
Ho conosciuto la paura,
le parole di sangue, i giorni assassinati:
dov'è il Babau di un tempo?
Alena Synkovà (1926 sopravvissuta)
La città chiusa
Ogni cosa cade giù di sghembo
come la gobba di una vecchia.
In ogni occhio brilla l’immobile attesa
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La paura
Di nuovo l'orrore ha colpito il ghetto,
un male crudele che ne scaccia ogni altro.
La morte, demone folle, brandisce una gelida falce
che decapita intorno le sue vittime.
I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
e preleva le sue decime dal branco.
Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederli morire
vorrei io stesso trovare la morte.
Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
II mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. È vietato morire!
Ma forse questo non è che un sogno
e io ritornerò laggiù con la mia infanzia.
Infanzia, fiore di roseto,
mormorante campana dei miei sogni,
come madre che culla il figlio
con l'amore traboccante
della sua maternità.
Infanzia miserabile catena
che ti lega al nemico e alla forca.
Miserabile infanzia, che dentro il suo squallore
già distingue il bene e il male.
Laggiù dove l'infanzia dolcemente riposa
nelle piccole aiuole di un parco,
laggiù, in quella casa, qualcosa si è spezzato
quando su me è caduto il disprezzo:
laggiù nei giardini o nei fiori
o sul seno materno, dove io sono nato
per piangere...
Alla luce di una candela m'addormento
forse per capire un giorno
che io ero una ben piccola cosa,
piccola come il coro dei 30.000,
come la loro vita che dorme
laggiù nei campi,
che dorme e si sveglierà,
aprirà gli occhi
e per non vedere troppo
si lascerà riprendere dal sonno...
Èva Pickova, anni dodici, (morta 18 dicembre 1943)
Hanus Hachenburg (1929 -1943)
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Edoardo Brizio, direttore d’orchestra, compositore e musicologo, è nato a Milano da famiglia piemontese.
Dopo essersi affermato come compositore nel 1961, vincendo il prestigioso Premio ‘Gershwin’ con il brano
sinfonico Un pianoforte a Stalingrado, ha iniziato una brillante carriera di direttore d’orchestra, in particolare in campo discografico e dedicandosi soprattutto al recupero di autori e musiche del passato raramente
eseguite. Ha composto numerose opere, tutte rappresentate con successo; il suo oratorio Ai bambini di
Terezín (1981) è stato eseguito in Italia e all’estero con commossa partecipazione di pubblico e critica.
Ultimamente si è dedicato con unanimi consensi alla produzione e direzione di cd di musica sacra inedita
dei grandi operisti italiani (Rossini, Bellini, Paisiello, Generali, Donizetti e Pacini) e a una nuova collana
intitolata Civiltà musicale piemontese, destinata al recupero di autori piemontesi dimenticati, con l’apporto di prestigiosi solisti e di acclamate orchestre internazionali, spesso con importanti risultati storico-culturali. Titolare di cattedre nei Conservatori di Stato e socio della Siae, vive e lavora a Roma. Hanno scritto di lui in termini positivi Giulio Confalonieri, Giovanni Carli Ballola, L. Fait, Giorgio Gualerzi e altri
famosi critici.
Alexandra Zabala è nata a Bogotà (Colombia) dove ha iniziato gli studi di canto a 16 anni presso
l’Università Nazionale. All’età di 19 anni ha ottenuto una borsa di studio dal governo Colombiano per studiare a Bologna con Geneviève Ians e successivamente con Luisella Ciaffi. Diplomata con il massimo dei
voti e la lode in canto lirico nel 2001 e in Musica vocale da camera (con Erik Battaglia) nel 2005 al
Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Torino, attualmente si sta perfezionando con Paolo Washington. Finalista
al Concorso Luciano Pavarotti Competition a Philadelphia (1995), si è aggiudicata il Concorso
Internazionale di Casale Monferrato ‘Giovani voci per l’Opera’ (Novembre 2000) e il Premio quale ‘Miglior
voce di interesse discografico’ al Concorso Titta Ruffo di Pisa.
Dopo il fortunato debutto nella Vedova allegra di Lehár, sono seguite le interpretazioni di: Elisir d’amore
di Donizetti, Rigoletto di Verdi, La bohème di Puccini, Didone ed Enea di Purcell, Giustino di Vivaldi.
Recentemente ha interpretato il ruolo di Venere nell’Orfeo all’inferno di Offenbach al Teatro Coccia di
Novara, Musetta ne La bohème di Puccini al Teatro Colón di Bogotà, il ruolo di Costanza nella Griselda di
Vivaldi nei Teatri di Perugia e Bibbiena, Anaide nel Mosè e Amenaide nel Tancredi di Rossini
all’Opernhaus di Bayreuth, Elisa ne Il re pastore, diretto da Claudio Desderi al Festival di Kufstein, Tamiri
nella Semiramide (2003) e Galatea nel Polifemo di Niccolò Porpora (2004) al Teatro di Bibbiena, la
Contessa nelle Nozze di Figaro al Teatro di Merano. Ha cantato inoltre ne Il viaggio a Reims al Rossini
Opera Festival (2004) e nel Mosè al Tiroler Festspiele 2005 su invito di Gustav Kuhn, infine nel Trovatore
al Festival di Lavagna.
Intensa anche l’attività concertistica e quella discografica: ha inciso per le etichette Sony - DADC (Austria),
Tactus, BMG (Germania), Nuova Era e Kikko Records.
Eliana Laurenti si è diplomata brillantemente in canto nel 1998 presso il Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’
di Torino sotto la guida di Aida Claretto e in violoncello presso il Conservatorio ‘Ghedini’ di Cuneo sotto
la guida di Francesca Gosio. Dopo il diploma ha proseguito lo studio presso l’Accademia della Voce di
Torino con Wally Salio e con Franca Mattiucci e successivamente si è perfezionata con Giovanna De Liso
e con Monica Piccinini per quanto riguarda il repertorio antico.
Svolge attività concertistica prevalentemente vocale collaborando con ensemble musicali quali Gli Affetti
Musicali, la Compagnia Barocca dell’Istituto Comunale di Musica Antica Cordero di Pamparato, l’Ensemble
Monteverdi, il Coro Roberto Goitre di Torino e con il Coro Filarmonico Ruggero Maghini per alcune produzioni con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Canta inoltre nel gruppo ‘I Pensieri notturni di Filli’
che si esibisce nel repertorio sei-settecentesco per voce, flauto e basso continuo. Si occupa inoltre di preparazione vocale per cori amatoriali e di progetti di avvicinamento alla musica per bambini in età prescolare e scolare.
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Ha insegnato violoncello presso la Scuola Intercomunale di Musica della Val Pellice e Canto lirico presso
la Scuola dell’Associazione ‘Musicaremifa’ di Perosa Argentina. Attualmente insegna canto presso l’Istituto
Civico Musicale di Saluzzo e Educazione musicale e coro per bambini presso la Scuola Intercomunale di
Musica della Val Pellice.
Antonio Usai è nato a Cagliari e vive e lavora a Roma. Attore e doppiatore cinematografico molto richiesto, canta regolarmente in prestigiose compagnie di operette. Ha interpretato la voce recitante alla prima
esecuzione assoluta e nelle successive repliche dell’opera Ai bambini di Terezín.
Sonia Franzese si è diplomata in pianoforte al Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Torino perfezionandosi
in seguito con Wally Peroni e frequentando i Corsi presso l’Accademia ‘Domenico Scarlatti’ di Savigliano
tenuti da Jörg Demus e Paul Badura Skoda; in seguito ha intrapreso lo studio del canto lirico (mezzosoprano) conseguendone il diploma.
Dopo aver collaborato con numerose istituzioni musicali, nel 2000 ha iniziato l’attività di maestro del coro.
Dirige stabilmente il Coro dell’Accademia della Voce di Torino, dove insegna pianoforte principale ed esercitazioni corali, con il quale ha preso parte a numerosi spettacoli lirici nell’ambito delle Soirée musicali
della Nuova Arca (allestendo Don Giovanni, La traviata, L’italiana in Algeri, Il trovatore, L’elisir d’amore,
Don Pasquale). Dirige inoltre stabilmente il Coro lirico del Piemonte nella Stagione del Teatro Superga di
Nichelino e il Brixia Sinergy Chorus con il quale ha affrontato le più importanti composizioni del repertorio sacro. Nel dicembre 2005 ha preparato il coro per Don Giovanni all’Opéra de Chambre de France di
Mentone, il Coro Easo della città di Irun in Spagna per Tosca e il Coro Lirico ‘Luis Mariano’ per L’elisir
d’amore, sempre a Irun. Nella presente stagione operistica sarà il maestro del coro per la produzione
As.Li.Co del Faust di Gounod. Dal 2004 segue regolarmente le prove con il maestro Bruno Casoni presso
il Teatro alla Scala di Milano.
L’Orchestra e il Coro della Compagnia d’Opera Italiana sono nate appositamente per la realizzazione del
progetto discografico CANTOLOPERA, grazie alla collaborazione di professionisti di maturata esperienza in
ambito lirico e sinfonico. La formazione orchestrale svolge da diciotto anni una costante e assidua attività
concertistica in Italia e all’estero, collaborando con solisti quali Alirio Diaz, Severino Gazzelloni, Joerg
Demus, Giuseppe Valdengo, Sviatoslav Richter, Bruno Canino. La formazione corale da oltre un decennio
partecipa a concerti e allestimenti operistici in Italia e in Europa, sia autonomamente sia fornendo elementi
d’appoggio a cori stabili di teatri e istituzioni sinfoniche. Completa di maestranze tecniche d’appoggio, personale artistico e organizzativo, studi professionali di incisione, due teatri per prove ed allestimenti, La
Compagnia d’Opera Italiana possiede inoltre più di mille costumi di scena per più di quindici titoli, costumi più volte usati anche per allestimenti esterni alla Compagnia. Di assoluta importanza sono poi scene e
arredi per le più importanti opere di repertorio, anch’essi più volte usufruiti da teatri quali il Gran Teatro
di Las Palmas, il Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro di Città del Messico. La Compagnia vanta inoltre un
completo cast di trenta cantanti solisti provenienti da ogni parte del territorio nazionale con consolidate
esperienze di palcoscenico sperimentate in importanti teatri lirici italiani e stranieri.
In collaborazione con la BMG Publications la Compagnia d’Opera Italiana ha inciso più di quaranta cd di
generi diversi.
Da dieci anni la Compagnia d’Opera Italiana collabora poi con la Banca Intermobiliare di Torino per la
realizzazione del Concerto di Natale, tenuto da cinque anni, presso il Teatro Regio.
Direttore artistico e fondatore della Compagnia è Antonello Gotta.
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