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SCAFFALE APERTO - PSICOLOGIA
Massimo Giardinieri
LO PSICOSCIAMANESIMO
DI CRISTÓBAL
JODOROWSKY
L’incontro tra psicologia e sciamanismo
ARMANDO
EDITORE
GIARDINIERI, Massimo
Lo psicosciamanesimo di Cristóbal Jodorowsky.
L’incontro tra psicologia e sciamanismo ; Pref. di Laura Pieroni
Roma : Armando, © 2014
112 p. ; 20 cm. (Scaffale aperto - psicologia)
ISBN: 978-88-6677-779-3
1. Sciamanesimo e psicologia
2. Lo psicosciamanesimo di Cristóbal Jodorowsky
3. Antropologia
CDD 150
In copertina: illustrazione di Barbara Pesenti
© 2014 Armando Armando s.r.l.
Viale Trastevere, 236 - 00153 Roma
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21-09-102
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Sommario
Prefazione di LAURA PIERONI, PH.D.
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Introduzione
9
Capitolo 1: Sciamanesimo
1.1 Cenni antropologici
1.1.1 Inquadramento generale
1.1.2 Vie verso lo sciamanesimo
1.1.3 Simbolismo degli oggetti
1.1.4 Animali di potere e spiriti guida
1.1.5 Guarigioni sciamaniche
1.1.6 La transe sciamanica
1.2 Sciamanesimo e psicologia
1.2.1 Cenni alla psicologia dello sciamanesimo
1.2.2 Sciamano e psicologo
13
13
13
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20
22
23
25
25
28
Capitolo 2: Lo psicosciamanesimo di Cristóbal Jodorowsky
2.1 Premessa al capitolo
2.2 La proposta di Cristóbal Jodorowsky
2.2.1 Atti psicomagici
33
33
34
44
Capitolo 3: Approfondimenti e conclusioni
3.1 Approfondimenti
3.1.1 Della psicogenealogia
3.1.2 Dei Tarocchi di Marsiglia
3.1.3 Dell’atto psicomagico
3.1.4 Possibili meccanismi di funzionamento
3.2 Conclusioni
49
49
50
64
70
74
104
Bibliografia
109
Alla mia famiglia
Ringraziamenti
Si ringraziano, per i consigli e le preziose indicazioni, la Prof.ssa
Laura Pieroni, la Prof.ssa Maria Teresa Bernardi, il Prof. Pietro Paolo
Notarfranchi e il Dott. Roberto Ponziani.
Prefazione
LAURA PIERONI, PH.D.*
Questo libro ci accompagna mirabilmente attraverso dimensioni che
hanno a che fare con la nostra cultura, la nostra vita familiare, la nostra
psiche e, infine, con le molteplici relazioni che si instaurano tra di esse.
Nell’affrontare il tema delle influenze tra queste dimensioni, Giardinieri
non si limita a prendere in considerazione il punto di vista di Cristóbal
Jodorowsky, ma lo inquadra in quello che è lo sfondo dello sciamanesimo, offrendoci la possibilità di coglierne gli elementi essenziali, e lo
confronta, lo amplia e lo sistematizza all’interno del panorama teorico
della psicologia.
In questa continua ricerca di paralleli, differenze e radici, lo psicosciamanesimo di Jodorowsky prende corpo e beneficia di una raffinata
rete di supporti teorici, che ci evidenziano come alcuni dei concetti ad
esso appartenenti siano condivisi da autori e correnti psicologiche anche
molto lontani tra loro, da Jung, con le sue intuizioni sulle sincronicità,
a Schützenberger, impegnata sul fronte della psicogenealogia, da Hellinger, con le sue costellazioni familiari, a Boszormenyi-Nagy ed al suo
concetto di lealtà familiare, a dimostrazione di quanto il tema dell’influsso dei familiari sulla psiche e sulla vita attuale dell’individuo sia
centrale. Nel presentarci l’uso dei Tarocchi e della psicogenealogia (o
metagenealogia), quali strumenti conoscitivi al servizio degli atti psicomagici, l’autore, attraverso il pensiero di Jung e dello stesso Jodorowsky, coglie l’occasione per parlarci del potere evocativo del simbolo,
lontano da una cristallizzata e sovrumana forma di conoscenza cara, ad
esempio, a Guénon, e vicino, al contrario, alla possibilità di una forma
d’introspezione e di espressione di natura prevalentemente analogica.
Un tipo di linguaggio, quello analogico, che permea gli atti psicomagici,
* Psicologa, Psicoterapeuta della Gestalt – Docente di Psicologia Clinica, Università di Roma Tor Vergata.
7
e che permette l’intima ed intensa elaborazione emotiva e la successiva
messa in atto creativa in grado di integrare l’elaborazione cognitiva. È
qui che l’autore compie un importante sforzo intellettuale, nel trovare e
mettere in relazione quei sottili ma saldi fili tra le scienze psicologiche
che possano dare ragione dei meccanismi coinvolti, non solo a livello
psicologico, ma anche psicofisiologico, integrando temi delle Neuroscienze Cognitive a me cari.
Un libro che, nel suo insieme, ci obbliga piacevolmente a riflettere e
a riconsiderare il processo trasformativo nell’uomo, e lo fa ponendo le
radici nello sciamanesimo, dando corpo all’approccio di Jodorowsky e,
infine, aprendosi ai più innovativi riscontri scientifici.
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Introduzione
È possibile accostare la psicologia allo sciamanismo senza forzature? Si è realizzata, nel tempo, una qualche forma di continuità? Lo psicosciamanismo di Cristóbal Jodorowsky rappresenta una possibile (e
credibile) sintesi, o una forzatura che non soddisfa i criteri di entrambi i
campi di conoscenza?
Pur sullo sfondo di una grande curiosità, che mi ha spinto, negli anni,
ad avvicinarmi ad argomenti molto eterogenei, e spesso considerati
fuori dall’ortodossia scientifica, anche al tempo delle mie prime letture
dei libri di Alejandro Jodorowsky mi muovevo, più o meno consapevolmente, seguendo premesse sicuramente cartesiane e “falsificatorie”
(secondo la concezione popperiana di scienza), affascinato dalla logica,
a livello dialettico-argomentativo, e talvolta perfino “inconsciamente”
desideroso di confutare, piuttosto che di apprendere.
E tuttavia, proprio lo studio della psicologia, parallelamente allo
scorrere della vita ed al passare degli anni, accanto ad un insieme più o
meno grande di nozioni, ha nutrito ciò che, evidentemente, era presente in me in forma di seme, e cui oggi non rinuncerei, considerandolo
uno dei più preziosi tesori dell’essere umano. Mi riferisco al “dubbio”,
all’incompletezza, alla sospensione del giudizio, e di conseguenza, a
quell’apertura mentale che mi portano oggi a considerare più importanti
le domande che le risposte.
In virtù delle prime parziali letture, ritenevo lo sciamanismo lontano
dalla psicologia, e guardavo con sospetto a molte delle affermazioni di
Alejandro Jodorowsky, e forse anche alla definizione stessa di “psicosciamanesimo”, poi ripresa e strutturata nella proposta del figlio Cristóbal. Ma il dubbio in me aveva ormai messo radici, e proseguendo gli studi
9
su sciamanesimo e psicosciamanesimo, pur nei limiti della presenza di
punti d’ombra e nel formarsi di nuove critiche, avrei finito per trovare
analogie che, a posteriori, non avrei timore a definire “forti”.
Per la molteplicità e la vastità delle materie che andrebbero coinvolte, non tutte le vie che mi si sono parate innanzi, ovviamente, sono
qui percorse. D’altronde, l’obiettivo di questo lavoro, forse non eccessivamente ambizioso, è quello di offrire una panoramica sull’ipotesi di
sintesi operata da Cristóbal Jodorowsky, evidenziandone i lineamenti
essenziali, non per arrivare ad un giudizio definitivo, ma per stimolare la
curiosità del lettore, e gli eventuali successivi approfondimenti.
Sotto il profilo strutturale, ho scelto di dividere il lavoro in tre parti.
Nella prima, dedicata allo sciamanesimo, ho assunto un’ottica prevalentemente antropologica, cercando di fornire una ricostruzione della fenomenologia dello sciamanismo “tradizionale” o, meglio, storico.
Tale prima parte vuole fornire una chiave interpretativa autonoma per i
capitoli successivi, una lente di decodifica in grado di far comprendere taluni aspetti particolari di quella fusione, rappresentata dalla sintesi
tra sciamanesimo e psicologia, che è lo psicosciamanesimo di Cristóbal
Jodorowsky. E forse, anticipando un cenno a ciò che si dirà di Géza
Róheim, perfino di gettare una luce particolare sulla funzione attuale
della “scienza”. Sarà qui inevitabile la centralità dell’opera di Mircea
Eliade, sia perché grande conoscitore della fenomenologia dello sciamanismo sia perché la maggior parte dei testi consultati, indirettamente o
direttamente, trova in Eliade un ineludibile punto di riferimento. A tale
autore si rimanda per una conoscenza più approfondita dello sciamanismo, sebbene si ritenga il capitolo non una semplice riduzione del suo
testo, giacché, oltre che da altre “voci”, esso fornisce spunti su ciò che
parte del mondo “psi” ha avuto da dire sul fenomeno in analisi.
Nella seconda parte, ho esposto, in “presa diretta” (utilizzando, appunto, il “discorso diretto”), le linee essenziali della teoria di Cristóbal
Jodorowsky, così come desunta da uno dei suoi seminari tenuti in Italia
nel 2012, limitando al minimo il ricorso ad altri testi, di Cristóbal stesso o di altri autori. Ho operato questa scelta per due ragioni. In primis,
perché manca un testo di riferimento che riassuma sistematicamente la
proposta di Cristóbal Jodorowsky, tracciandone premesse epistemologiche e dimensioni teorico-pratiche. In secundis, per dar conto di quell’at10
teggiamento, desumibile già nelle origini pre-storiche della teoria di
Jodorowsky (giacché lo sciamanismo affonda le radici nel passato più
lontano dell’uomo), che vede nella prassi, nel “passaggio all’azione”,
il focus della proposta di Cristóbal. Nel capitolo in questione, al fine
di rappresentare compiutamente il funzionamento della sua teoria, ho
inserito un paragrafo con alcuni “atti psicomagici”, ideati da Cristóbal
Jodorowsky su richiesta dei partecipanti ai suoi seminari.
Nella terza e ultima parte, ho approfondito l’analisi della proposta
jodorowskiana, soffermandomi su alcuni suoi capisaldi teorici, cercando
di metterli in relazione, laddove esistenti, con altre proposte similari,
recenti e non, e soprattutto avanzando ipotesi sui meccanismi di (ipotizzato) funzionamento. Qui ho anche posto le conclusioni, limitandole comunque all’essenziale, mirando ad evidenziare criticità e proposte, nella
speranza, oltre di non aver annoiato il lettore, di rendere tale parte fonte
di nuove domande sull’argomento, in conformità a quello che ritengo
sia il vero compito della scienza e della conoscenza.
E, comunque, in ossequio al “dubbio” su quello che Mircea Eliade
definisce come il “residuo irriducibile alla spiegazione”.
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Capitolo 1
Sciamanesimo
1.1 Cenni antropologici
1.1.1 Inquadramento generale
Ai fini di un inquadramento preliminare del fenomeno, risulta importante comprendere se si possa parlare di “sciamanismo”, utilizzando
cioè il singolare del sostantivo, senza risultare eccessivamente approssimativi, posto che la storia dell’uomo e la geografia del pianeta nel quale
si trova ad esistere sono costellate da diverse e numerose manifestazioni
del fenomeno in questione.
È tuttavia vero che lo sciamanismo, fenomeno religioso nato, conferma Alix de Montal1, in Asia centro-settentrionale e nelle regioni artiche
nord-europee, si replica nel tempo e nello spazio dell’essere umano con
caratteri analoghi, al punto da rendere non esiziali, in tal senso, le differenze eventualmente ravvisabili in capo ai differenti sciamani ed alle
diverse popolazioni del mondo.
Parleremo dunque di “sciamanesimo” (o “sciamanismo”), con un’approssimazione accettabile, sottintendendo l’esistenza di più sciamanismi, e cercando di mettere in evidenza principalmente i tratti unitari,
anche perché un preciso inquadramento storico e storico-religioso esula
dal presente lavoro.
D’altronde, come scrive Hancock2, «siamo di fronte ad un fenomeno: che noi lo chiamiamo “sciamanismo” o in qualche altro modo, esso
resta un fenomeno universale dalle caratteristiche molto peculiari, riconoscibili e misteriosamente costanti… nel corso della storia e su tutti i
continenti abitati».
1
2
De Montal A., Lo sciamanismo, SugarCo Edizioni, Milano 1985, p. 13.
Hancock G., Sciamani, TEA, Milano 2012, p. 191.
13
Eliade3, riconfermando la collocazione geografica asiatica ed europea, cita gli studi di Karl J. Narr e fa risalire le prime prove (crani e
ossa d’animali utilizzati nei riti, pitture rupestri nelle grotte di Lascaux)
dell’origine dello sciamanismo tra il 50.000 e il 25.000 a.C., ma lascia
irrisolto il dubbio se in tale fascia temporale si debba collocare l’effettiva nascita dello sciamanismo o se si possa ipotizzare un’origine ancora
più antica della quale, tuttavia, si siano perse le tracce. Hancock4 fornisce considerazioni analoghe: riprendendo le conclusioni degli studi di
David Lewis-Williams, propone un’argomentata spiegazione delle pitture di Lascaux e di altre grotte, aventi ad oggetto figure teriantropiche e
chimeriche, in chiave simbolico-sciamanica, con modalità tali da gettare
un ponte con le produzioni artistiche più recenti degli sciamani moderni
e contemporanei.
La parola sciamano deriva dal tunguso “shaman” o “saman”, che
rimanda al sanscrito “sramana” e al pali “samana” (con ciò tradendo
l’influenza mesopotamica, indiana e successivamente buddista)5, traducibili come “uomo ispirato dagli spiriti”. Nella sua zona d’origine, lo
sciamano si pone come il centro della vita magico-religiosa, nonostante,
come ben esprime Eliade6, «egli non sia il solo e unico manipolatore
del sacro, né l’attività religiosa sia totalmente monopolizzata dallo sciamano»: in molte realtà, infatti, ad esso si affiancano altre figure legate
all’ambito magico e religioso, quale, ad esempio, il prete sacrificatore,
ma nessuna di esse raggiunge la centralità dello sciamano, in quanto
“maestro dell’estasi”, essendo l’esperienza estatica «considerata come
l’esperienza religiosa per eccellenza». E tuttavia, come lo stesso autore
spiega, non è “la” religione dell’Asia centro-settentrionale e delle regioni artiche nord-europee, e il rapporto che si può delineare tra lo sciamanesimo e le religioni di tale immensa area è l’equivalente del rapporto
tra misticismo e religione, laddove lo sciamano, inquadrabile nella categoria dei misticismi, ha esercitato ed esercita una rilevante influenza
sull’ideologia religiosa, sulla mitologia e sui rituali, ma di essi non è
certamente il creatore.
3 Eliade M., Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi, Edizioni Mediterranee, Roma
2005, pp. 533-534.
4 Hancock G., op. cit., capp. 4-5-6.
5 De Montal A., op. cit., p. 13.
6 Eliade M., op. cit., p. 22.
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