SCIENZE SOCIALI (Classe 36) Metodologia e tecnica della ricerca

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Luca Corchia – Seminario di Metodologia e tecnica della ricerca scientifica – Classe 36 – I Lezione
SCIENZE SOCIALI
(Classe 36)
Metodologia e tecnica della ricerca sociale
Prof. Massimo Ampola
SEMINARIO
Dott. Luca Corchia
Il pensiero scientifico come sfera specialistica della cultura moderna
Luca Corchia – Seminario di Metodologia e tecnica della ricerca scientifica – Classe 36 – I Lezione
IL PENSIERO SCIENTIFICO COME SFERA SPECIALISTICA DELLA CULTURA MODERNA
Il pensiero scientifico è una delle maggiori forme del sapere culturale contemporaneo, i
cui prodotti, allargano e migliorano la descrizione, la spiegazione e la previsione di eventi
del mondo naturale, sociale e psichico e rendono possibile una maggiore razionalità dei
mezzi nella manipolazione degli oggetti e organizzazione delle persone in funzione dei fini.
Con il sapere scientifico si ricerca la soluzione di problemi conoscitivi e di problemi pratici.
Seguendo la terminologia di F. Bacon, la ricerca scientifica conduce a realizzare in tutti i
campi della realtà il regnum hominis e sottraendo il genere umano ai pregiudizi o idola che
generano e giustificano delle concezioni erronee. Si tratta di una forma di sapere sul mondo
che promuove valori culturali, quali la verità constatativa e l’efficacia pratica e che si è
istituzionalizzata, lungo il corso di molti secoli, tramite la ricerca di profani e di specialisti,
tecnici e scienziati, nel sapere teoretico delle scienze naturali e delle scienze storico-sociali.
La scienza è una attività professionale di tipo intellettuale e specialistico che richiede il
sistematico impiego di procedure e di tecniche metodologiche che consentano, a tutti coloro
che dispongono delle competenze necessarie e delle informazioni adeguate, la riproduzione
delle ricerche e il controllo della correttezza logico-formale e della verità empirico-fattuale
delle proposizioni osservative sugli stati di fatto e delle proposizioni teoriche ipotizzate.
La metodologia si interessa delle condizioni di validità della conoscenza scientifica,
riflettendo sulle possibilità e limiti del sapere, indirizzando il disegno di ricerca, stabilendo
le tecniche di rilevazione e di analisi dei dati raccolti ed elaborati e il controllo dei risultati.
In tal senso, la metodologia indaga la logica della scoperta e della giustificazione scientifica
rendendo pubbliche e trasparenti l’acquisizione dei dati e la verifica delle ipotesi previste.
La corroborazione dei procedimenti e delle tecniche metodologiche adottate consente alla
comunità scientifica di valutare e di assumere criticamente i risultati raggiunti dalla ricerca.
Prima di esaminare le principali peculiarità che distinguono la scienza dalle altre sfere del
sapere culturale, presenti e passate, occorre definire, anzitutto, che cos’è il sistema culturale
in quanto struttura sottostante alla riproduzione simbolica del mondo della vita quotidiana.
Nelle prossime lezioni vedremo le caratteristiche logiche che definiscono il genus del
sapere scientifico - comuni a ogni scienza naturale o storico-sociale - e altre che attengono
alla species delle scienze storico-sociali - in cui si integrano metodi qualitativi e quantitativi.
Il concetto di cultura, al centro della riflessione della filosofia e delle scienze sociali, ha
finito per assumere, a seconda dell’orientamento disciplinare, una quantità di significati
difficilmente riassumibile in un concetto sociologico che non sia poli-dimensionale.
La cultura è l’insieme degli oggetti simbolici e fisici in cui si incarna un sapere implicito e
un sapere esplicito trasmesso nel quadro di tradizioni culturali, più o meno, consapevoli,
omogenee e durevoli. A tale riguardo si studiano, il linguaggio simbolico e grammaticale, il
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senso comune, le immagini del mondo (la mitologia, le religioni e la metafisica), le sfere di
valore specialistiche (le scienze e le tecniche, le morali e il diritto, le arti e l’estetica), i loro
prodotti e le procedure, ma anche le competenze necessarie per realizzare tali argomenti.
È possibile distinguere le risorse fornite ai processi di comprensione e di intesa dal
linguaggio e dalla tradizione culturale, a cui attingono i partecipanti alle comunicazioni
quotidiane e specialistiche, dal consenso o dissenso che in esse, discutendo, gli individui
realizzano su qualcosa nel mondo. Gli individui, infatti, si intendono a partire da un mondo
vitale che resta alle loro spalle come risorsa di sfondo non problematica - un orizzonte
condiviso dato in forma peculiarmente pre-riflessiva di presupposti semantici e pragmatici.
Dal punto di vista letterario, l’indagine strutturale del sapere linguistico e del senso
comune, è stata compiuta dall’analisi della Lebenswelt dell’ultimo Husserl, già rintracciabile
nella filosofia del linguaggio di Humbold, e poi ampliata nell’ontologia fondamentale di
Heidegger, nell’ermeneutica filosofica di Gadamer, nella sociologia fenomenologica di
Schutz, Luckmann e Berger, per finire all’etnometodologia di Garfikel, Cicourel e al., ecc.
Dalla prospettiva del sistema culturale, il mondo vitale è una riserva tramandata e
linguisticamente strutturata di modelli interpretativi, modelli valutativi e modelli espressivi.
Questi modelli culturali sono costituiti da dei sistemi di concetti fondamentali – gli
schematismi pragmatici e le categorie semantiche – tramite i quali, il nostro essere-nelmondo è organizzato cognitivamente in esperienze con oggetti e formulate semanticamente
in opinioni su oggetti. Tale know how si separa dal know that solo se parti del sapere
implicito diventano oggetti di discorso, cioè sapere esplicito connesso a pretese di validità.
Anche il concetto di senso comune ha grande rilevanza sociologica perché si riferisce al
qual complesso variamente sistematico e coerente di giudizi sulla realtà fattuale, normativa
o interiore, utilizzato nei gruppi sociali o nei collettivi con un grado minimo o nullo di
consapevolezza, e acquisito nel corso del processo di socializzazione da parte dei loro
appartenenti. Il senso comune è il principale fattore di orientamento non solo della maggior
parte delle azioni normali e ricorrenti, ma anche delle forme di sapere più specializzate
e razionalmente più fondate, come dimostrano i lavori della sociologia della conoscenza.
Il centro della situazione linguistica è l’ambito percepito, il quale è inserito in orizzonti
non-percepiti disposti in modo concentrico nello spazio e nel tempo, e a partire dai quali si
consolida gradualmente - filtrato dalle chiuse della tematizzazione - il sapere convalidato.
Poiché la determinazione del significato specifico del senso inteso avviene attraverso la
continua ed ininterrotta collocazione di un vissuto personale nel contesto della esperienza
sociale, il sistema delle rilevanze - che varia in funzione del percorso biografico di un
soggetto o della storia di un gruppo – determina, volta per volta, l’identificazione
dell’oggetto, l’attribuzione di senso e il nesso semantico con le altre esperienze della vita.
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L’insieme di elementi culturali, elaborato e utilizzato in modo tipico da un gruppo, sia
che si tratti di comunità etniche o regionali, di classi di età o di genere, associazioni
politiche o confessionali, categorie professionali, ecc., è definito con il termine subcultura.
Se i processi di integrazione sociale e di socializzazione avvengono sempre nel contesto
di una particolare cultura che definisce tipi di valori, di norme sociali e di identità personali,
nelle società storiche esistono una varietà di subculture che dischiudono vere forme di vita.
E’ interessante notare che nelle società moderne, le tecnologie comunicative, come la
stampa, la radio, la televisione, intenet, pur tessendo una vaga coscienza comune, rendono
possibile una rete altamente differenziata di sfere pubbliche locali, letterarie, scientifiche e
politiche, intrapartitiche o di associazioni, e dipendenti da temi specifici, in cui si esprime la
ricchezza delle loro subculture – una ricchezza che il multiculturalismo deve garantire,
evitando alle società odierne la frammentazione e l’emarginazione delle subculture estranee.
Il sistema culturale è una sfera analiticamente distinta della società in generale, ma
interdipendente con le sfere dei sistemi sociali e del sistema della personalità. Per quanto le
tradizioni culturali siano intrecciate ai processi di integrazione sociale sul piano delle
relazioni interpersonali e ai processi di socializzazione sul piano delle relazioni
intrapsichiche, le componenti del mondo della vita sono grandezze distinte, come mostrano
ontologicamente le loro diverse incarnazioni. Infatti, la trasmissione culturale di codici
simbolici e di prodotti materiali è riprodotta in processi che attraversano lo spazio sociale
delle comunità e il tempo storico delle generazioni. Non è inconsueto, veder riattualizzati le
forme e i contenuti elaborati da individui e fatti propri da comunità in tempi e spazi
altri. La riattualizzazione tra sistemi culturali è definita dagli antropologi acculturazione.
Ai processi di elaborazione e di trasmissione delle tradizioni culturali corrispondono i
processi di recezione e rielaborazione, nel tempo e nello spazio, del sistema dei codici e dei
prodotti, in un processo ricreativo che Gadamer denomina storia degli effetti – un processo
che si diffonde tra culture, determinando la convergenza delle tradizioni in una fusione di
orizzonti che le rende semanticamente più complesse e temporalmente non–contemporanee.
La sociologia della cultura ha illuminato il sapere implicito che entra a tergo in tali
processi, mostrando come si configura lo sfondo del sapere linguistico e di senso comune,
sul quale si sovrappone, e retroagisce, una tradizione culturale degli esperti che, attraverso
argomentazioni, ha elaborato delle visioni del mondo e delle forme di sapere specialistico.
D’altro lato, la sociologia della cultura ha ricostruito, anche, la logica dello sviluppo del
sapere esplicito, a partire dalle visioni tradizionali del mondo – le narrazioni mitologiche, le
religioni monoteistiche e le dottrine metafisiche – verso quelle forme specialistiche di
sapere che, a partire dalla prima modernità nelle società europee, finirono per affermare
l’autonomia delle differenti sfere di valore, articolando la ragione in una “pluralità di voci”.
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L’analisi comparativa delle tradizioni culturali - nel tempo storico e nello spazio sociale –
è orientata da una teoria dell’evoluzione culturale, volta a ricostruire le strutture universali
della coscienza e i livelli di apprendimento riordinandoli secondo una logica di sviluppo.
La dialettica tra i problemi di adattamento e le tradizioni culturali sviluppa le possibilità
racchiuse nell’intesa comunicativa arricchendo di senso e innovando l’uso delle credenze,
in un processo che J. Habermas ha definito la razionalizzazione delle immagini del mondo.
Con il termine immagini del mondo, ci si riferisce alle rappresentazioni e alle spiegazioni
complessive del mondo che veicolano le tradizioni culturali, diffuse nelle comunità sociali
e che si riproducono grazie a movimenti culturali e processi di apprendimento esemplari.
Tra queste le visioni religioso-metafisiche sono, dal punto di vista della razionalizzazione
della tradizione culturale, uno stadio evolutivo superiore rispetto alle immagini mitologiche.
Mentre le immagini mitiche del mondo permettono di elaborare spiegazioni narrative con
l’aiuto di storie esemplari, che combinano una serie di proposizioni secondo una struttura
interna caratterizzata dalle relazioni di analogia e di contrasto, le immagini religiosometafisiche del mondo sono delle dottrine teologiche e metafisiche aventi delle pretese di
validità universali che si collocano al livello cognitivo delle operazioni astratte in quanto
permettono di elaborare argomentazioni (spiegazioni o giustificazioni) deduttive a partire
da principi supremi - oggetti astratti di identificazione - al di là dei quali non si può risalire.
D’altra parte, nonostante quelle immagini del mondo trasmesse all’interno di tradizioni
culturali, presentino una chiara differenziazione di forme del discorso che permettono la
riproduzione dei contenuti di fede e di sapere razionalizzati in senso dogmatico da parte di
ceti intellettuali alfabetizzati, la loro struttura argomentativa, da un lato, non prevede la
differenziazione tra le questioni di verità constatativa, di giustizia normativa e di autenticità
espressiva, dall’altro, non ammette una prassi comunicativa orientata a pretese di validità –
una prassi che sottopone, continuamente, il senso già dato alle prove critiche di conferma.
Il processo di razionalizzazione culturale presenta due aspetti diversi ma complementari
che segnano via via il superamento dell’orizzonte dischiuso dalle immagini tradizionali del
mondo: a) la differenziazione di sfere di valore e a) la riflessività come principio costitutivo.
La scienza è una forma di sapere culturale che sviluppa appieno entrambe le caratteristiche.
Ad a) Il pensiero scientifico si specializza in una sfera autonoma di valore in cui avanza
delle pretese di validità come elaborazione specialistica del sapere empirico-teoretico.
La scienza si differenzia da altre sfere autonome di valore culturale – la morale e l’estetica.
i) le dottrine morali si interrogano sulla definizione dei principi della vita giusta,
mentre le moderne dottrine del diritto, scientificamente sistematizzata dalla giurisprudenza,
istituzionalizzano negli ordinamenti sociali e politici il complesso di sapere pratico-morale;
ii) la dottrine estetiche tematizzano le questioni del bello e del gusto, ritrovando il valore
dell’arte nella sua capacità di dischiudere un esperienza autentica del mondo a partire
dall’affermazione di una soggettività interiore vissuta in modo radicalmente espressivo.
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La critica estetica accanto all’attività artistica, rappresentata nelle istituzioni della cultura,
teatri, musei, ecc., ma anche per strada, esplora il complesso di sapere estetico-espressivo.
iii) la scienza naturale conferisce una forma matematica al sapere teoretico, lo verifica
con l’ausilio di calcoli ed esperimenti controllati e orienta la creazione di nuove tecniche,
arricchendo quel complesso di sapere cognitivo-strumentale alla base delle forze produttive.
Dallo studio dei fenomeni naturali, la concezione scientifica del mondo si è, poi, estesa
anche all’analisi dei fenomeni culturali, sociali e psichici, finendo per ridefinire nelle
scienze storico-sociali, le proprie categorie concettuali e i propri strumenti metodologici.
Nelle scienze moderne l’interpretazione del mondo si è differenziata in una sfera di
valore culturale specializzata nella ricerca della verità constatativa e che, in un certo
grado, si è distaccata dal sapere del senso comune e delle immagini tradizionali del mondo.
Le scienze hanno dei vocabolari comuni e specifici e proprie regole di buona formazione.
Ad b) La scienza non risparmia dalla forza critica del pensiero ipotetico alcun ambito.
L’impresa scientifica esprime la forma moderna dell’intendersi, il cui aspetto basilare
riguarda il distacco dei processi di intesa dai contesti normativi della tradizione e l’apertura
di uno spazio di contingenza cognitiva che si allarga al progredire della nostra conoscenza.
Si assiste così alla nascita di attività riflessive di secondo grado in cui, tramite argomenti,
ci si interroga sui presupposti conoscitivi dei stessi processi di apprendimento scientifici. La
validità dei risultati dipende dalla ragionevolezza delle procedure, in base alle quali si tenta
di risolvere i problemi che, nella comunità dei ricercatori e nell’impresa scientifica
organizzata, sono di tipo empirico e teoretico. Vale come razionalmente valido quella forma
di risoluzione dei problemi che ha una riuscita nel mondo, mediante una giusta procedura.
Il sapere scientifico è intersoggettivo poiché le procedure tramite i quali sono ottenute le
scoperte sono pubbliche, cioè accessibili in linea di principio al controllo della comunità dei
ricercatori, il cui consenso sulle proposizioni constatative - fondato su ragioni -, in ultima
istanza, si basa su contenuti d’esperienza che si fondano su una oggettività della percezione
garantita dalla stessa struttura intersoggettiva degli oggetti propri dell’esperienza possibile.
Le scienze sociali, come ogni disciplina scientifica, offrono dei risultati utili in rapporto
alla rilevanza dei problemi affrontati e in virtù della chiarezza espositiva e dell'onestà delle
risposte. La qualità delle questioni e delle soluzioni proposte determinano il valore sociale.
E come ogni sapere scientifico, le scienze sociali producono argomentazioni specialistiche,
in quanto i processi di apprendimento sono istituzionalizzati in sottosistemi socio-culturali,
all’interno dei quali si formano tradizioni suffragate e fluidificate dalla critica permanente.
Queste condizioni procedurali per la produzione di conoscenze scientifiche che risultino
sistematicamente accessibili a una valutazione oggettiva e intersoggettiva, sottolineano
il rapporto riflessivo di una razionalità cognitiva che tematizza, anzitutto, il suo metodo.
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Nel Discorso sul metodo (1637), R. Descartes identificava il metodo con regole la cui
osservanza garantisce «l'ottenimento del fine desiderato (euristica); un risparmio di forze,
attraverso il dominio dell'aleatorietà (economia); la riduzione degli effetti dannosi degli
errori e delle variazioni indesiderate (stabilità); la cumulazione dei passaggi e dei risultati
delle procedure (gradualismo)». Evitando di entrare nel merito della proposta cartesiana
si osservi, per ora, che essa si inserisce nella nozione di metodo come procedura condivisa.
La pubblicità dei risultati, delle procedure e delle tecniche è il criterio che consente di
estendere idealmente il controllo alla comunità scientifica: chiunque sia dotato della stessa
preparazione e degli stessi mezzi può replicare la ricerca e giungere al medesimo risultato.
Secondo R. Boudon, la metodologia della ricerca, contrariamente a quanto si ritiene
comunemente, non indica l'insieme dei metodi e delle tecniche utilizzati nella pratica
di indagine, ma l'attività critica che si applica ai diversi prodotti della ricerca scientifica.
Questa definizione insiste sull'aspetto normativo della metodologia della ricerca, ovvero
come dovrebbero essere svolte le ricerche, anziché di come vengono svolte effettivamente.
Fare della ricerca non è difficile, in particolar modo grazie all'ausilio dei potenti strumenti
di elaborazione informatizzata oggi a disposizione, ma è difficile fare della buona ricerca –
seguendo procedure e utilizzando tecniche adeguate in tutte le sue fasi, dalla formulazione
del disegno di ricerca all'analisi dei dati. Una ricerca che non rispetti gli “standard di
qualità” definiti dalla comunità scientifica, oltre ad essere una perdita di tempo e di risorse,
è anche dannosa, perché conduce a dei risultati fallaci, non contribuendo alla conoscenza.
Il dibatto sulla metodologia adeguata a descrivere, comprendere e spiegare accuratamente
l’oggetto d’analisi è importante non solo per stabilire i criteri di garanzia (seppur relativa)
della validità delle conclusioni delle ricerche. L‘altro aspetto complementare consiste nella
rinnovata consapevolezza che, i tentativi di definire la metodologia, hanno condotto i
ricercatori a tematizzare criticamente la presenza di nuove e complesse questioni sostanziali,
che con lo sguardo del passato non erano neppure riusciti a percepire e a problematizzare.
La definizione di metodologia pone, però, problemi di confini tra discipline scientifiche e
filosofiche, evidenziando stretti legami e spesso sovrapposizioni. In letteratura si distingue
solitamente tre livelli – epistemologico, metodologico e tecnico - sui quali la metodologia
nel complesso trova il suo ambito di dispiegamento all’interno della ricerca sui fondamenti.
Al livello epistemologico di riflessione ci si interroga sulla natura e i limiti del sapere
e, particolarmente, sul problema “trascendentale” della sua scoperta e della giustificazione,
assumendo come oggetto di indagine i procedimenti effettivi e il linguaggio della scienza.
Al livello metodologico la discussione verte sui metodi, ovvero sull’insieme di
prescrizioni relative allo svolgimento ottimale del disegno di ricerca (sia pura o applicata).
Nella formulazione del disegno della ricerca sociale rientrano molte “scelte ragionate”:
occorre individuare l’oggetto dello studio, decidere la tecnica di raccolta dati e predisporre
lo strumento conoscitivo che si reputa maggiormente adeguato ai diversi scopi dell’analisi.
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Al livello tecnico si cerca di fornire elementi di valutazione sulle tecniche di rilevazione
e di analisi dei dati, focalizzato sui problemi della corretta applicazione e lettura dei risultati.
Ciò che intreccia tali aspetti è la logica, la quale si pone nella duplice veste di cornice
dell'architettura di pensiero e di linea guida delle tecniche e degli strumenti utilizzati. Infatti
la logica - termine che deriva dal greco logos ("discorso", "ragione") e dal verbo “légein”
(“discorrere” o, in generale, “raccogliere”) indaga i principi di validità del ragionamento - le
forme argomentative e le loro componenti fondamentali – concetti, proposizioni e inferenze.
A provvisoria giustificazione della problematica logica nella ricerca scientifica basti per
il momento la convinzione che se la tanto auspicata obiettività fosse fondata soltanto
sulla imparzialità o avalutatività degli scienziati noi dovremmo senz'altro rinunciare ad essa.
La validità e la verità delle ricerche sono strettamente legate, da un lato, all’aspetto
sociale del metodo scientifico, ossia al fatto che la qualità del sapere prodotto non possa
dipendere soltanto dagli sforzi che compie un singolo scienziato, ma dalla “cooperazione
amichevole-ostile di molti scienziati” all’interno degli spazi pubblici di libera discussione,
d’altro lato, alla fedeltà alle regole condivise del metodo critico e ai suoi strumenti logici.
Rispondere alla domanda su come si caratterizza la metodologia della ricerca nell’orizzonte
della logica classica richiederà, altresì, di svolgere alcune considerazioni epistemologiche.
Si tratta, anzitutto, di provare a ripensare le problematiche del nostro tempo con l’ausilio
dei strumenti che sono fondamentalmente gli stessi in tutte le scienze, per poi, finalmente,
caratterizzare meglio le specificità di ciascuna disciplina, e nel ns. caso i tratti originali di
una metodologia della ricerca in grado di fornire una lettura adeguata dei fenomeni sociali.
In effetti, nelle scienze sociali, a seconda dell’ambito di analisi, i discorsi scientifici in
cui si formulano le proposizioni descrittive ed esplicative richiedono due logiche di accesso
metodologico all’oggetto del sapere empirico. L’estensione della conoscenza mira sia alla
descrizione di stati di fatto e alla scoperta di correlazioni più o meno causali tramite la
metodologia delle scienze empirico–analitiche, che alla interpretazione di significati e alla
scoperta delle loro ragioni, tramite la metodologia delle scienze empirico–ermeneutiche.
Si inviteranno i ricercatori delle scienze sociali a fare proprio un approccio pluralistico
aperto a diversi punti di vista metodologici (osservatore versus partecipante) e obiettivi
teorici (descrizione e spiegazione causale versus comprensione e spiegazione narrativa). Le
scienze sociali si misurano tanto con l’osservazione di stati di fatti quanto con la
comprensione di nessi simbolici elaborando ipotesi esplicative e, al livello superiore, sistemi
teorici, la cui validità richiede particolari condizioni di scoperta e di giustificazione,
all’interno di una comunità di ricercatori che ne valuti bene i concetti, i metodi e i risultati.
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