Arlecchino/Don Giovanni Quando lo spettacolo fa viaggiare La rassegna teatrale del liceo James Joyce riapre i battenti e inaugura un nuovo anno portandoci indietro nel tempo, tra le maschere della Commedia dell’Arte italiana. Il 26 ottobre infatti, il pubblico dell’auditorium è rimasto conquistato da Arlecchino/Don Giovanni, superbamente diretto e interpretato da Michele Modesto Casarin e dalla sua compagnia Pantakin. Rivisitazione di un antico canovaccio della seconda metà del ‘600 di Dominique Biancolelli, lo spettacolo vede Arlecchino raccontare in prima persona ad un insonne Re Sole le disavventure passate al fianco di Don Giovanni. Tra litigi e dialoghi fra il più famoso sciupa-femmine del teatro e l’amata maschera italiana, le risate del pubblico non si fanno attendere, forse per quell’autentica popolarità che la commedia emana grazie ai diversi dialetti parlati dai diversi personaggi (volutamente stereotipati), o per gli originali brani cantati dal vivo, o soprattutto per quel ritmo dinamico e frizzante che fa mantenere l’atmosfera viva: le pareti dell’auditorium effettivamente sembrano sparire ed ha inizio quel viaggio nel tempo in grado di trasportare in una delle tante piazze italiane di qualche secolo fa, quando attori tanto bravi quanto i nostri Casarin, Manuela Massimi, Federico Stridei, Roberto Serpi, si esibivano improvvisando e attirando uomini e donne di tutte le età. Quattro attori per una moltitudine di personaggi: notevole quindi la loro abilità nello scivolare, apparentemente senza difficoltà, da un carattere all’altro, da un dialetto all’altro e da un costume all’altro. Ma a questa vera e propria testimonianza storica teatrale, piena di ingredienti farseschi e drammatici, va riconosciuta l’abilità di efficaci rimandi ai nostri tempi, che creano, soprattutto per chi abbia la cultura di coglierlo, un flusso di scene e ricordi dell’intera storia del teatro, in cui perdersi, abbandonandosi ad un piacevole mix di presente e passato. Il rischio però, è che uno spettatore meno attento o preparato si focalizzi solo su questi elementi moderni che, anche da soli, sono in grado sì di reggere una comicità autonoma, ma portatrice di una risata facile e di una visione quasi infantile del racconto. Diversi strati di comicità in cui inserirsi, dunque, ma se si trova il giusto posto. CATERINA LEONE IV LA REFERENTE: prof.ssa C. Lucarini