03_GLOTTODIDATTICA_CAPITOLO_TERZO

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CAPITOLO 3
L’acquisizione di
una lingua altra
tra
predisposizione
apprendimento.
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+
UPS
Scienze
dell’Educazione
Scienze
dell’Educazione
Caterina
Cangià
1. Introduzione
+
Cosa ci rivela lo studio del sistema nervoso
centrale riferito alla capacità di acquisire una
lingua altra?
1. Introduzione
Il 18 aprile 1861, Paul Broca, in una
comunicazione davanti alla società di
antropologia di Parigi, ha infranto la legge
della “simmetria funzionale” secondo la
quale due organi o due metà di un organo
simmetrico, adempiono
obbligatoriamente alle stesse funzioni.
1. Introduzione
Come collaborano i due emisferi cerebrali in
ambito linguistico?
Partendo dai primi stadi dello sviluppo
linguistico troveremo una risposta alle domande
circa i “periodi critici” di acquisizione di una
lingua altra e le caratteristiche della personalità
bilingue?
Le novità nel campo delle neuroscienze, in che
senso sono legate all’acquisizione delle lingue?
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1. Introduzione
+
1. Introduzione
Il decennio 1990-2000 è stato proclamato il
decennio del cervello.
Molti e validi autori, difatti, si sono
occupati di studiare il cervello!
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1. Introduzione
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Mai come in questi anni si è verificata una
massiccia concentrazione d’intelligenze,
finanziamenti e tecnologie per capire i
segreti della materia più complessa di tutto
l’universo conosciuto: IL CERVELLO!
+
1. Introduzione
A differenza del passato, oggi i
neurofisiologi dispongono di strumenti
sempre più raffinati in grado di studiare il
cervello nel suo insieme, o nei suoi singoli
elementi, in piena attività, anche nella
persona sana.
+
Le acquisizioni sul cervello ottenute in
questi 15 anni (1990-2015) spaziano dalle
applicazioni terapeutiche sempre più
efficaci ai tentativi di ricostituzione delle
vie nervose interrotte.
+
1. Introduzione
1. Introduzione
TAC = Tomografia Assiale Computerizzata
RMN = Risonanza Magnetica (con o senza
contrasto) per seguire alcuni aspetti
dinamici del metabolismo
PET o tomografia a emissione di positroni
(dall’inglese Positron Emission
Tomography), utilizzata per la produzione
di bioimmagini o immagini del corpo
+
Figura 1 (slide precedente) Rielaborazione grafica di quattro
tomografie a emissione di positroni sui
quattro stadi di elaborazione di una parola
rispettivamente udita (in alto a sinistra),
pensata (in alto a destra), vista (in basso a
sinistra) e pronunciata (in basso a destra)
(Rivista Sfera, n. 33, 1993; Fabbro, 1996, p.
76).
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1. Introduzione
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I neuroscienziati analizzano il sistema
nervoso andando a guardare la sua
struttura molecolare per capire quali sono
le particelle coinvolte nella crescita e
nello scambio dei messaggi.
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1. Introduzione
Le molecole nel loro insieme
contribuiscono a fare del neurone una
centrale operativa con proprietà uniche,
che vengono studiate dal secondo livello
di ricerca, quello della neuroscienza
cellulare.
+
Il livello dei sistemi si occupa, invece, di
comprendere a quali funzioni attendano
alcuni circuiti neuronali; si dedica, cioè,
all’approfondimento dei meccanismi che
regolano alcuni apparati cerebrali, come il
sistema visivo o quello motorio.
+
1. Introduzione
Le acquisizioni che ci interessano in
questo contesto sono riferite ai sensi e
agli emisferi del cervello, da collegare
con attività quali l’uso del computer, il
teatro e l’apprendimento di una lingua
altra.
1. Introduzione
1. Introduzione
L’ultima frontiera delle neuroscienze viene
definita cognitiva e il suo obiettivo –
ambizioso – è svelare i misteri dell’attività
intellettuale umana più alta, quella, cioè, in
cui «l’attività del cervello crea la mente».
Primo fra questi misteri è il linguaggio
(Bear - Connors - Paradiso, 2001).
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1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
Più parti costituiscono il sistema nervoso:
-  gli organi dei sensi;
-  i nervi;
-  il cervello;
-  il cervelletto;
-  il tronco encefalico;
-  il midollo spinale.
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1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
Alla parte più esterna del cervello, o
corteccia cerebrale, sono affidati compiti
complessi quali il linguaggio, la memoria,
l’immaginazione e altri.
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1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
+
Attraverso i nervi passano tutte le
informazioni che ci arrivano dall’ambiente
e tutti i comandi che vengono mandati alle
varie parti del corpo dal Sistema nervoso
(SN). Quest’ultimo si divide in Sistema
Nervoso Periferico (SNP) e Sistema
Nervoso Centrale (SNC).
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1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
1.1. La centrale operativa: il neurone
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1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
1.2. Componenti del Sistema Nervoso
Centrale
1.2.1. Le funzioni principali della corteccia
cerebrale
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+
1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
Muoversi, camminare, “fare” in generale,
stimolano il cervello.
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1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
Due disegni illustrano:
l’homunculus motorio
l’homunculus sensoriale
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1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
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1.2.2. La specializzazione degli emisferi
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1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
Gli emisferi cerebrali sono coinvolti nelle
funzioni cognitive superiori: linguaggio,
scrittura, lettura, musica, pittura, calcolo.
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1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
Lungo la sezione centrale, oltre due
miliardi di fibre nervose s’incrociano,
passando da un emisfero all’altro e
facendo delle due metà un’unità singola.
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1. 1. Anatomia e fisiologia del
sistema nervoso
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Tra le connessioni che si creano, il
“ponticello” più importante è il corpo
calloso, uno smisurato ammasso di neuroni
che assicurano duecento milioni di
commessure (Bear - Connors - Paradiso,
2001; Marini, 2008) che a loro volta
recapitano quattro miliardi circa di
informazioni al secondo da un emisfero
all’altro (Guyton, 1984; Eccles, 1990).
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2. La neurolinguistica
+
2. La neurolinguistica
Neuro + Linguistica
+
2. La neurolinguistica
La neurolinguistica è una disciplina
autonoma che tratta dei rapporti che ci sono
tra cervello e linguaggio.
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2. La neurolinguistica
L’interesse per la neurolinguistica, nel
presente contesto, è in funzione
dell’insegnamento/acquisizione di lingue.
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2. La neurolinguistica
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2. La neurolinguistica
Oggi la neurolinguistica si occupa:
2.1. Il cervello nei primi anni di vita
-  della
(leggere sul testo se lo si desidera)
maturazione del cervello
-  della
localizzazione e del funzionamento
del linguaggio
-  delle
2.2. Localizzazione e funzionamento del
linguaggio
specializzazioni dei due emisferi
+
+
Figura 7 - Le aree
dell’emisfero sinistro
preposte al linguaggio.
+
Figura 8 - Le vie per la ricezione di una parola che viene poi pronunciata.
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2. La neurolinguistica
2.3. Linguaggio e competenze degli emisferi
cerebrali
Figura 8 - La ricezione di una parola scritta che viene poi scritta
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2. La neurolinguistica
2.4. Il lavoro collaborativo degli emisferi e la
responsabilità del corpo calloso
Figura 9 - Le funzioni linguistiche in riferimento agli emisferi.
Rielaborazione grafica dello schema di Danesi (1988b, p. 16).
+
2. La neurolinguistica
+
2.4. Il lavoro collaborativo degli emisferi e la
responsabilità del corpo calloso
L’idea che ogni emisfero sia specializzato in
funzioni diverse si esprime come
“specializzazione complementare”, e la
collaborazione tra i due emisferi prende il
nome: “cooperazione-complementare-eintegrativa”.
È oggi fatto consolidato che i due emisferi
contribuiscono nello svolgimento di attività
mentali complesse e che, al tempo stesso,
sono differenziati nelle loro funzioni e
organizzazione.
+
2. La neurolinguistica
Tale cooperazione viene anche chiamata
bimodale (Danesi, 1988b). Perciò il
linguaggio, nella sua totalità espressiva, è il
risultato dell’attività dei due emisferi, è il
risultato della loro cooperazione.
2. La neurolinguistica
+
2. La neurolinguistica
2.5. Il ruolo fondamentale della memoria
La memoria si può considerare come un
mosaico i cui tasselli costituiscono unità
funzionali indipendenti. Una lesione a un
tassello non necessariamente determina la
perdita di tutte le capacità mnemoniche.
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2. La neurolinguistica
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Tra i vari tipi di memoria che possiamo
individuare c’è quella sensoriale, relativa ai
ricordi che si formano nel momento in cui
si osserva o si ascolta qualcosa.
+
2. La neurolinguistica
Nel momento in cui si guarda il fotogramma
di un film, se ne conserva il ricordo almeno
fino a quello successivo e lo stesso vale per
una frase che viene pronunciata: quando ci
viene comunicato un numero telefonico, si
ricordano le ultime cifre piuttosto che le
prime, perché si conserva di esse ancora
una breve memoria uditiva.
+
Sia la memoria visiva o iconica, che quella
uditiva o ecoica, hanno un ruolo
fondamentale nello svolgimento delle
funzioni quotidiane, ma esse sembrano a
volte quasi assimilabili più a un processo di
percezione che a un vero e proprio
processo di memorizzazione (Baddeley,
1997).
+
2. La neurolinguistica
Tale tipo di memoria è molto utile a livello
della comunicazione linguistica, in quanto
permette di conservare il messaggio
abbastanza a lungo da poter rispondere
all’interlocutore senza perdere il filo
dell’argomento trattato.
2. La neurolinguistica
2. La neurolinguistica
Una distinzione diffusa è anche quella tra
memoria a breve termine e memoria a lungo
termine. La prima è deputata alla
conservazione dell’informazione per un
breve periodo di tempo trascorso il quale
viene dimenticata, perché non più
necessaria.
+
2. La neurolinguistica
La memoria a lungo termine, invece, è
necessaria al mantenimento di informazioni
che occorrono per un lungo lasso
temporale. Sapere il proprio nome o
ricordare la propria lingua madre, sono
ricordi che si installano nella memoria di
questo tipo.
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2. La neurolinguistica
+
memoria a lungo termine:
memoria a lungo termine:
memoria episodica (es. ciò che ho mangiato
a pranzo)
memoria implicita o non dichiarativa
(conoscenze sia motorie che cognitive che
non sono consapevoli)
memoria semantica (es. tutto ciò che
sappiamo)
+
2. La neurolinguistica
2. La neurolinguistica
Gran parte delle conoscenze che ci
permettono di comprendere e di esprimerci in
una lingua, dipendono da una memorizzazione
procedurale.
memoria esplicita o dichiarativa (tutte le
conoscenze che sono accessibili alla nostra
consapevolezza)
+
2. La neurolinguistica
IMPORTANTE!
Ciò che si è appreso in maniera implicita
viene utilizzato in forma automatica;
le conoscenze implicite migliorano con la
pratica.
Nell’acquisizione del linguaggio la memoria
implicita interviene nel riconoscimento e
nell’articolazione dei suoni e nelle regole di
combinazione delle parole.
+
2. La neurolinguistica
+
3. Lo sviluppo linguistico
La memoria esplicita presenta le seguenti
caratteristiche:
3.1. Un baule di competenze
l’acquisizione di informazioni viene
facilitata dalla volontà e dalla focalizzazione
dell’attenzione;
3.3. I processi di comprensione e di produzione
le conoscenze possono essere recuperate
consapevolmente e descritte verbalmente,
per questo motivo si parla anche di
memoria dichiarativa;
3.2. La profezia dell’intenzione-azione-contesto
3.3.1. La comprensione del linguaggio
parlato e scritto
3.3.2. La produzione di linguaggio orale e
scritto
le conoscenze esplicite si possono
memorizzare anche dopo una sola
esposizione, come quando riconosciamo un
volto dopo averlo visto una sola volta.
Le parole e il significato che esse hanno
vengono memorizzati a livello della
memoria esplicita. L’apprendimento di
nuovi vocaboli in maniera consapevole è
consentito dalla memoria semantica, che,
come abbiamo visto, è una delle
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3. Lo sviluppo linguistico
Le prime parole, secondo Griffiths (1986)
vengono apprese attraverso la modalità
“here and now” (qui e adesso) in virtù del
fatto che adulto e bambino attribuiscono a
esse un valore comunicativo condiviso, il
cui significato nasce da azioni che si
compiono in presenza di oggetti, immersi
in un contesto chiaramente definito.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Nella produzione di frasi con più di due parole, è
possibile rilevare, per un certo periodo, la
coesistenza di semplici concatenazioni del tipo:
attore+azione, azione+oggetto che a volte si
integrano nell’unica struttura attore+azione
+oggetto. Dopo poche settimane, si nota la
presenza di strutture gerarchiche i cui costituenti
si organizzano a livelli diversi.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Dopo i sei mesi di vita il bambino inizia a
produrre con frequenza un’ampia varietà di
suoni simili a quelli del linguaggio,
contemporaneamente a suoni non-linguistici.
+
3. Lo sviluppo linguistico
All’inizio, le parole morfologicamente
complesse vengono percepite come un
amalgama non analizzabile, poi i piccoli
riescono a operare generalizzazioni su possibili
relazioni fra forma e significato (per l’inglese, la
presenza della -s alla forma plurale dei
sostantivi) e tentano di comunicare in tutti i modi
finché riescono a elaborare regole morfologiche
che impiegano poi sia in fase di comprensione
che in fase di produzione (Bybee - Slobin, 1982).
+
3. Lo sviluppo linguistico
Ora il bambino è pronto a lanciarsi nella
nuova competenza acquisita. Di colpo, si
rileva un incremento sia della lunghezza che
della complessità sintattica delle frasi che
riesce a produrre. Non lo si fermerà più.
+
3. Lo sviluppo linguistico
La loro produzione diminuisce gradualmente
nel periodo che va dai dieci ai quindici mesi,
in concomitanza con l’apparizione delle
prime parole.
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3. Lo sviluppo linguistico
Sul versante della percezione dei suoni, a
meno di dieci giorni dalla nascita, il cucciolo
d’uomo è in grado di distinguere la voce
umana dagli altri suoni. Ed è sensibile,
piccolissimo, all’intonazione della voce
(D’Odorico, 2005).
+
3. Lo sviluppo linguistico
Nelle numerose e ripetute interazioni, l’adulto
emette copiosi indici, verbali e non-verbali,
che hanno forza predittiva in relazione al suo
comportamento, soprattutto intonazioni che
suggeriscono insistenza, piacere e protesta.
Gli enunciati sono accompagnati dall’azione:
indicare, giocare con oggetti, nascondere,
cercare, rifiutare.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Il significato delle parole nasce e cresce
all’interno delle numerose “azioni condivise”
tra adulto e bambino.
+
3. Lo sviluppo linguistico
3.2. La profezia dell’intenzione-azionecontesto
La comunicazione presuppone l’intenzione, il
bisogno, lo scopo di comunicare. Secondo
Bruner (1983), l’intenzione comunicativa si
sviluppa perché l’adulto attribuisce un
significato ai pianti, gesti, espressioni e
posture del suo piccolo interlocutore da
quando inizia a esserci.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Il contesto situazionale degli enunciati
prodotti è sempre chiaro: prepararsi per il
pranzo, andare a passeggio, accingersi a
riposare, lavarsi, vestirsi, e così via. Ogni
“compito” vissuto tra adulto e bambino viene
gradualmente strutturato in ruoli reciproci e
porta all’alternanza dei turni, aspetto
fondante della capacità comunicativa.
+
3. Lo sviluppo linguistico
All’inizio, il significato è legato al contesto in
cui una parola o una frase vengono usate,
gradualmente vi si stacca e da allora è
disponibile per essere utilizzato a piacere.
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3. Lo sviluppo linguistico
Ogni dimensione linguistica viene influenzata
dal contesto o ambiente fisico immediato nel
quale la comunicazione ha luogo, dove c’è chi
parla, chi ascolta.
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3. Lo sviluppo linguistico
3.3. I processi di comprensione e di
produzione
Comprendere il linguaggio parlato o scritto è
un’abilità sul versante del ricevere. Produrre
linguaggio parlato e scritto è un’abilità sul
versante del donare. In rapporto io-tu.
+
3. Lo sviluppo linguistico
3.3.1. La comprensione del linguaggio parlato
e scritto
Quando ascoltiamo qualcuno parlare nella
nostra lingua cogliamo distintamente le
parole, mentre quando sentiamo parlare in
una lingua che conosciamo poco sentiamo un
lungo suono interrotto da brevi pause e ogni
tanto riusciamo a distinguere le parole.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Il contesto è il linguaggio stesso.
Il contesto o l’ambiente psicologico e sociale
nel quale i parlanti operano, carico di
aspettative e di valori culturali specifici.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Cosa entra in gioco quando capiamo?
A cosa attingiamo quando produciamo
linguaggio?
+
3. Lo sviluppo linguistico
Le parole non assomigliano al loro significato!
Ci sono alcune eccezioni: “bisbigliare”,
“chuchoter”, “flüstern”, “whisper”,
“uashuesh”. Sarebbe un gioco il processo di
comprensione se le parole racchiudessero, nel
loro stesso suono, il significato che veicolano.
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3. Lo sviluppo linguistico
La comprensione è l’attività umana più
esigente: coinvolge la percezione, la
memoria, il pensiero e il problem solving. È
un processo costruttivo, orientato alla
produzione di rappresentazioni mentali
coerenti basate sulle informazioni in arrivo e
sulle conoscenze che già possediamo.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Questo adeguamento è lo stesso processo di
comprensione! La comprensione è un
processo a finale aperta (open-ended): le
nuove informazioni ampliano le conoscenze
previe che influenzano i processi successivi,
che portano di nuovo a una modifica della
conoscenza e così via (Neisser, 1976).
+
3. Lo sviluppo linguistico
Entriamo ora più specificamente nel
meccanismo della comprensione orale del
linguaggio, che prevede diverse fasi (Marini,
2008):
analisi uditiva
trasformazione dello stimolo acustico in
formato fonologico
selezione lessicale
accesso lessicale e unificazione grammaticale
+
3. Lo sviluppo linguistico
È avviata dalle informazioni esterne che
offrono il materiale per le costruzioni mentali
ed è controllata da condizioni interne,
soprattutto dalle conoscenze previe, dagli
scopi, dagli interessi e dalle attese che
abbiamo. Per capire, dobbiamo adeguare le
nuove informazioni nelle strutture cognitive
pre-esistenti e/o accomodare queste strutture
secondo la nuova informazione.
+
3. Lo sviluppo linguistico
La comprensione dipende dal contesto, dato
che l’informazione è sempre incastonata in un
contesto che ne influenza l’interpretazione: le
azioni sono incastonate in situazioni sociali, le
parole in frasi e queste in testi. I rispettivi
contesti servono a evitare l’ambiguità.
+
3. Lo sviluppo linguistico
L’apprendimento del linguaggio scritto e il
suo utilizzo dipendono da apparati
neurologici dedicati, che si sono formati a
partire da un adattamento del sistema visivo a
svolgere compiti specifici mirati al
riconoscimento delle lettere e delle parole
(Denes, 2009).
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3. Lo sviluppo linguistico
La lettura inizia con una prima elaborazione
dei tratti visivi che caratterizzano i grafemi
che compongono una parola. L’analisi di
questi tratti consente un confronto con le
rappresentazioni dei grafemi a un livello
superiore.
+
3. Lo sviluppo linguistico
I livelli di analisi che entrano in gioco sono
l’analisi guidata dai dati (bottom-up) e
l’analisi guidata dai concetti (top-down) (De
Beni - Pazzaglia,1995).
+
3. Lo sviluppo linguistico
Quando una parola è conosciuta si attiva la
via lessicale, attraverso la quale le parole lette
vengono messe a confronto con il modello
che è già presente a livello del lessico
mentale: attraverso questo confronto
riconosciamo le caratteristiche della
pronuncia, ma anche il loro significato
(Marini, 2008).
+
3. Lo sviluppo linguistico
Quanto detto avviene poi, anche a livello
della parola.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Dipendentemente dal fatto che le parole che
leggiamo sono conosciute o meno, si attivano
nella nostra mente due vie differenti, quella
lessicale e quella non lessicale, tanto che il
modello viene definito a due vie.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Si ha una situazione completamente diversa
quando la parola è sconosciuta: non possiamo
attingere a un meccanismo di comparazione
con quanto già appreso, eppure siamo in
grado di leggere parole mai viste prima,
come nel caso di una lingua altra. Ciò accade
grazie alla via non lessicale, che ci consente
di convertire i grafemi in fonemi e poi nei
foni corrispondenti.
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3. Lo sviluppo linguistico
3.3.2. La produzione di linguaggio orale e
scritto
Noi, in generale, nella produzione di frasi o
discorsi o testi, traduciamo in parole le idee e
i fatti che intendiamo comunicare. Il termine
“tradurre” implica che il codice verbale e il
codice cognitivo non sono uguali.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Il parlante fluente è quello capace di dire
cose appropriate in un’ampia varietà di
contesti, in maniera tale da rendersi
comprensibile da chi ascolta, in tempo reale
(Bruner, 1986; 1981; Nattinger - DeCarrico,
1992).
+
3. Lo sviluppo linguistico
Novità! Il breve tempo che s’impiega a
richiamare stringhe di linguaggio bene
esercitate dichiara che la pratica è
importantissima. Non di parole isolate, bensì
di parole in gruppi significativi... come
potrebbero essere le battute di un copione
teatrale (Schmidt, 1993).
+
3. Lo sviluppo linguistico
In riferimento alla produzione di una lingua
altra orale, sono interessanti le ricerche
riferite alle memorizzazione di stringhe di
linguaggio prefabbricate. Si basano sul fatto
che i parlanti non nativi producono discorso
fluente in tempo reale appoggiandosi su
stringhe di linguaggio prefabbricate o
materiale linguistico più lungo di una parola
(Schmidt, 1993).
+
3. Lo sviluppo linguistico
Allora, dato che la memoria è un’ottima base
per la fluenza, l’apprendimento di stringhe di
linguaggio prefabbricate è importante.
Più si fa pratica, in contesti e condizioni
diversificate, più si riesce a fare un buon
transfer.
+
3. Lo sviluppo linguistico
Per Pawley e Syder (1983, p. 208) «le frasi
memorizzate sono i mattoni normali per il
linguaggio parlato fluente e, al tempo stesso,
offrono modelli per la creazione di molte parzialmente nuove - sequenze che [...] a loro
volta entrano nello stock degli usi familiari».
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3. Lo sviluppo linguistico
Per Raupach (1984), la fluenza in lingua
seconda dipende decisamente dalle stringhe
di linguaggio memorizzate, che possono
essere immagazzinate come sequenze
piccole o lunghe con slots vuoti per
personalizzare gli enunciati a seconda dei
bisogni immediati del parlante.
+
3. Lo sviluppo linguistico
+
Anche nella produzione orale del messaggio
si possono riconoscere alcune fasi specifiche:
pianificazione concettuale del messaggio
intenzione comunicativa
codifica grammaticale
codifica morfofonologica
codifica fonetica
articolazione
+
La scrittura nasce dalla coordinazione
motoria della mano e delle dita abbinata a un
processo di integrazione di dati visuo-spaziali
e linguistici. Il primo passo è la
concettualizzazione del messaggio. Dopo
aver raggiunto le informazioni semantiche si
accederà a quelle ortografiche riferite alle
parole da scrivere; queste ultime verranno
reclutate attraverso il lessico ortografico di
output.
+
3. Lo sviluppo linguistico
3. Lo sviluppo linguistico
3.4. Le tappe principali dello sviluppo
linguistico
Leggere sul libro la parte riguardante le
tappe principali dello sviluppo linguistico
+
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02/03/17
+
+
+
+
4. Acquisizione di una lingua
altra
La competenza in più di una lingua può
influenzare significativamente il
funzionamento del cervello, difatti si
riscontra maggiore attività nel cervello di
chi parla una seconda lingua quando lo si
confronta con il cervello di chi parla una
lingua sola (Fabbro, 1996).
+
4. Acquisizione di una lingua
altra
Nei bambini e negli adulti, è sempre
l’emisfero destro a essere maggiormente
coinvolto nello stadio iniziale
dell’acquisizione di una lingua altra.
+
4. Acquisizione di una lingua
altra
Alla Cornell University è stata presentata,
da Joy Hirsch e colleghi, la relazione di una
ricerca sulla localizzazione della
rappresentazione, nel cervello, della
conoscenza di più lingue.
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02/03/17
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4. Acquisizione di una lingua
altra
+
In particolare è stato evidenziato, dalla
risonanza magnetica funzionale, che nei
soggetti tardo-bilingui si attivano due
centri distinti nell’area di Broca, in
corrispondenza dell’uso di ogni singola
lingua, distanti fra loro circa 8 millimetri,
mentre, nei soggetti bilingui precoci le
distanze tra i centri attivati sono minime,
proprio come se venisse attivata sempre la
stessa zona.
+
4. Acquisizione di una lingua
altra
L’osservazione che la separazione
anatomica dei circuiti neuronali dove sono
immagazzinate le due lingue cambi a
seconda dell’epoca in cui si è imparata
l’altra lingua suggerisce che l’età
dell’apprendimento della lingua può
essere un fattore significativo nel
determinare l’organizzazione funzionale di
quest’area nel cervello umano.
+
4.1. Periodi critici per acquisizione delle
lingue altre
4. Acquisizione di una lingua
altra
Per quanto riguarda la grammatica, i
problemi sono diversi a seconda della
classe di parole interessate
nell’apprendimento. Le parole di classe
chiusa o parole funzione (come le
congiunzioni o le preposizioni) sono
soggette a un periodo critico di
apprendimento.
4. Acquisizione di una lingua
altra
dagli otto ai ventidue anni la presenza
dell’accento straniero rimane in modo più o
meno debole; dopo i ventidue anni la
pronuncia della lingua altra è caratterizzata
da un forte accento straniero (Fabbro,
2004).
Il livello di correttezza della pronuncia
della lingua altra dipende dall’età di
acquisizione della lingua stessa: se la si
apprende prima degli otto anni, la
pronuncia sarà perfetta;
+
4. Acquisizione di una lingua
altra
+
4. Acquisizione di una lingua
altra
Le parole di classe aperta o parole
contenuto (sostantivi, verbi, aggettivi) non
presentano periodi critici di
apprendimento.
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4. Acquisizione di una lingua
altra
+
Quando la lingua altra è appresa prima
degli otto anni le rappresentazioni delle
parole di classe chiusa sono identiche a
quelle di L1. Infatti, attorno agli otto anni, il
bambino ha completato lo sviluppo
fonologico e morfosintattico della L1.
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4. Acquisizione di una lingua
altra
Va precisato che all’interno del periodo
critico esiste una differenza se si apprende
la lingua prima dei tre anni o dopo i tre
anni di età.
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Se si apprende una lingua prima o dopo i
tre anni si padroneggiano, a livello
linguistico, competenze identiche, ovvero si
ha la medesima abilità a livello
grammaticale e fonologico per la L1 e per
la lingua altra. A livello neurobiologico,
invece, apprendere la lingua altra dopo i tre
anni di età significa ricorrere a un
maggiore fabbisogno energetico quando la
si parla.
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4. Acquisizione di una lingua
altra
Essere bilingue viene dichiarata
un’esperienza che amplia gli orizzonti, che
consente una doppia prospettiva di vita,
che favorisce l’apertura mentale, che
rafforza la capacità di attenzione, che dà
maggiore consapevolezza della relatività
delle cose e maggior approccio critico
all’esistenza (Grosjean, 1995, pp. 53-78).
4. Acquisizione di una lingua
altra
4. Acquisizione di una lingua
altra
4.2. La personalità bilingue
Com’è, nei bilingui, l’auto-percezione o il
concetto di sé? Titone afferma che la
personalità bilingue, con la sua
organizzazione dinamica molteplice,
appare, per certi aspetti, più ricca di quella
che caratterizza un monolingue e definisce
questo patrimonio come meta-sistema.
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4. Acquisizione di una lingua
altra
Se poi sei multilingue, «ti senti a casa
dovunque tu sia» (Grosjean, 1995, p. 57).
Secondo Titone, «la personalità bilingue
non solo è cosciente di possedere due
sistemi di comunicazione ma è anche certa
che essi possono essere completamente
dominati e assoggettati da una scelta e una
decisione appropriata secondo i contesti
comunicativi» (Titone, 1995, p. 90).
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02/03/17
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5. Considerazioni sulla didattica
delle lingue altre
+
Perché avvenga acquisizione di una lingua
altra è fondamentale un ambiente ricco e
stimolante anche dal punto di vista della
“confezione” delle conoscenze in pacchetti
chiari per i processi cognitivi e appetibili
per la motivazione.
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5. Considerazioni sulla didattica
delle lingue altre
L’uso poi di contesti globali, come le azioni
sceniche, porta a un grado eccellente
l’impiego della cooperazione emisferica!
5. Considerazioni sulla didattica
delle lingue altre
Un uso accorto della collaborazione
emisferica si concretizza con la presenza
delle tecnologie digitali come sistemi di
input, con la drammatizzazione, il teatro e
con tutte quelle attività coinvolgenti e
motivanti che arricchiscono l’ambiente di
insegnamento e di acquisizione e che sono
appetibili al “cervello destro”.
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5. Considerazioni sulla didattica
delle lingue altre
L’uso delle tecnologie digitali,
coinvolgendo i due emisferi del cervello,
rende indispensabile capire, esprimersi e
lavorare insieme.
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