118 MILANO FINANZA II Personal 24 Febbraio 2007 I bambini che crescono con una cultura musicale adeguata sono più coordinati, oltre a sviluppare una maggiore FORMAZIONE attenzione. Ecco come curare la loro educazione Famiglia Farli crescere come Mozart di Cristina Cimato Q uando ascoltano le prime note hanno pochi mesi di vita,a tre anni iniziano un’educazione al ritmo, a cinque suonano le riduzioni di composizioni famose e a sei imparano a conoscere Mozart. Anche se non diventeranno tutti affermati concertisti, i bambini che crescono con una cultura musicale diventano sicuramente intonati, coordinati e, secondo recenti studi pubblicati sulla rivista Brain sviluppano una migliore capacità di distinguere suoni diversi e una più vivida attenzione involontaria a uno stimolo uditivo. Molto spesso le scuole materne ed elementari non aiutano i giovani allievi ad avvicinarsi in modo completo alla musica, ed è frequente che i bambini non conoscano né gli strumenti, né le melodie prodotte da un violino, un’arpa e un fagotto. Per colmare questa lacuna numerose scuole private organizzano corsi per bimbi anche in fasce, seminari intensivi, lezioni di musica d’insieme,stage estivi e prove d’orchestra. Mentre per avvicinare i piccoli spettatori alla magia della musica suonata dal vivo dai professionisti, i conservatori organizzano concerti dedicati ai bambini, con musiche adatte alla loro età, ma pur sempre tratte dal repertorio classico o jazzistico. Fauré e Corea nella vita prenatale Prima si comincia, meglio è. L’educazione musicale,infatti,può iniziare ancor prima della nascita con le iniziative rivolte alle future mamme. Gli appuntamenti organizzati presso l’auditorium Santa Cecilia a Roma in collaborazione con l’Associazione Aigam (Associazione italiana Gordon per l’apprendimento musicale) prevedono l’ascolto di brani scelti in una sequenza che rievoca l’esperienza gestazionale. Si alternano così composizioni contemporanee, come quelle di Arvo Part, a barocche, con Antonio Vivaldi, Arcangelo Corelli, Wolfgang Amadeus Mozart, Johann Sebastian Bach, ma anche Gabriel Fauré e composizioni del jazzista Chick Corea.I bambini,infatti,sen- L’approccio alla musica d’insieme è un tratto fondamentale del percorso formativo messo a punto presso la scuola La nuova musica di Milano. Tutti gli allievi, fin dall’inizio, lavorano in mini-orchestre, sperimentando così non solo la musica da spartito ma anche la bellezza dell’improvvisazione. Lo stesso spirito di gruppo viene esportato all’esterno della scuola in occasione dei campi estivi, dove sono ammessi sia i neofiti, sia i bambini che già suonano uno strumento. Qui la musica d’insieme viene vissuta in modo molto avvincente dai ragazzi (da otto anni in su), che si allenano a suonare in orchestra e a cantare nel coro. Queste clinic musicali hanno luogo nel Monferrato e durano circa una settimana. Per i bambini che mostrano una predisposizione anche al teatro, invece, vengono organizzati «Camp in musical», in questo caso nella sede di Milano (www.lanuovamusica.com). Nel Convento dell’Osservanza, un’antica dimora francescana nei pressi di Siena, da alcuni anni vengono organizza- tono i suoni anche in utero. «Prima della 2021° settimana», spiega Andrea Apostoli, presidente di Aigam, «li percepiscono sulla pelle grazie alle vibrazioni del liquido amniotico, quindi se la madre ride o ascolta musica loro la sperimentano attraverso l’epidermide. Poi si sviluppa l’orecchio e quindi l’ascolto diventa più particolareggiato». Sono stati condotti numerosi studi con l’obiettivo di dimostrare che la musica prenatale ha effetti positivi sul nascituro e che le melodie ascoltate nell’utero materno rimangono memorizzate nei bambini una volta nati. «Abbiamo condotto di recente u n a ricerca su 120 gestanti che sono state seguite per tutto il periodo della gravidanza e poi per i seguenti sei anni», afferma Johannella Tafuri, docente di pedagogia musicale al Conservatorio di Bologna, «e abbiamo constatato come la reazione dei bebè a una musica ascoltata già nell’ultimo trimestre di gravidanza fosse molto differente rispetto a quella Anche l’estate è a suon di musica mai udita prima». Alcuni segmenti dello studio, pubblicati sulle riviste Council for research for music education e British journal for music education, hanno dimostrato che lo sviluppo musicale inizia già nella vita prenatale e che la produzione vocale, la capacità di andare a tempo, suonare strumenti e inventare canzoni è notevolmente sviluppatata soprattutto nei bambini che hanno da sempre ascoltato canti o musiche. Ai bimbi di due, quattro e sei mesi è stato infatti affiancato un gruppo di controllo e le risposte vocali in colo- ti stage estivi e fine settimana musicali. La sede, che tutto l’anno organizza corsi di musica, può ospitare circa 17 ragazzini, di un’età compresa fra 8 e 12 anni, per un approfondimento sullo strumento da effettuare in piccole formazioni di musica da camera e orchestra. Il pomeriggio è dedicato invece allo svago, con giochi all’aperto, lettura, pittura o gite al vicino fiume. Antonio Vivaldi e Johann Strauss fanno compagnia ai ragazzini che frequentano i corsi estivi della scuola Anton Rubinstein di Roma. Lo scorso anno il tema della vacanza musicale è stato Il piccolo Principe, il racconto di Antoine de Saint-Exupéry. I più grandicelli vengono portati fuori città in una sede immersa nel verde dotata di pianoforti. A fine giornata gli allievi si riuniscono per piccoli concerti di musica da camera. Lezioni e musica d’insieme anche per i piccoli musicisti della scuola Suzuki, che, a partire da otto anni, frequentano un corso estivo di due settimane dove studiano e stanno in gruppo durante tutta la giornata. 24 Febbraio 2007 MILANO FINANZA III 119 Personal Piccoli spettatori in platea È come una finestra che si apre, un mondo che si dischiude davanti ai loro occhi per la prima volta. Per i bambini il concerto di musica è un momento di grande magia, che insegna loro ad apprezzare le composizioni classiche con la stessa naturalezza con cui si avvicinano a un gioco. Per stimolare i bimbi all’ascolto, così che la musica diventi patrimonio della loro formazione, il Conservatorio di Milano organizza tutti gli anni alcuni incontri-concerti mirati al pubblico giovanissimo. «Spesso i piccoli, quando vengono spronati a scegliere uno strumento, optano per il pianoforte perché è l’unico che conoscono», dice Carla Canedi, docente di didattica della musica al Conservatorio di Milano,«mentre è importante che vedano e scoprano la bellezza degli archi, dei fiati e degli ottoni». I prossimi appuntamenti sono previsti il 18 marzo con «Magie di suoni e rumori» in cui il leit motiv sono le percussioni, il 15 aprile con «Fauna sonora». Il 13 maggio sarà la volta di «Lady Day, una vita blues» e infine il 3 giugno verrà ro che erano stati sollecitati per la prima volta dalle note erano molto rare. Questa ricerca si aggiunge a numerosi studi effettuati negli ultimi anni nell’area nordamericana da alcuni studiosi come Sandra Trehub,psicologa dell’Università di Toronto, che ha iniziato a lavorare sui neonati e ha dimostrato come i bambini abbiano abilità musicali analoghe, se non superiori, a quelle degli adulti. «Alcuni studi recenti hanno invece testato la reattività dei neonati anche nei confronti del canto e dell’esplorazione degli strumenti.Ne è emerso che i bimbi hanno capacità ricettive straordinarie», aggiunge Tafuri. Queste baby-abilità saranno oggetto del convegno «Musica 0-3» organizzato dalla Siem (Società italiana per l’educazione musicale) che avrà luogo a Modena il prossimo 10 marzo. «L’appuntamento», commenta Roberto Neulichedl, presidente della Siem,«intende fare il punto sulle diverse esperienze culturali promosse a favore della musica come fattore di sviluppo all’interno dei contesti educativi scolastici e familiari». La music learning theory di Edwin E. Gordon, professore e ricercatore presso la South Carolina University, si basa sul principio che esiste uno strumento interiore paragonabile al pensiero nel linguaggio e che quando un bambino arriva a suonare il violino, il pianoforte o la chitarra, porterà la sua musicalità già sviluppata allo strumento, e non viceversa. I primi passi nelle note I corsi oganizzati in tutta Italia da Aigam (www.aigam.org) partono da questo insegnamento e si rivolgono già ai bambini da zero a tre anni, che vengono educati all’ascolto insieme ai propri genitori con brani di diversa complessità alternati al silenzio. Nella fascia da tre a sei anni,invece,i bimbi iniziano a cantare spontaneamente ascoltando musiche brevi estrapolate dal repertorio classico e jazzistico, che favorisce l’avvicinamento all’improvvisazione. Si ispira alla teoria gordoniana anche la propedeutica musicale svolta nell’istituto bolognese Music Together, centro di riferimento per un programma musicale codificato al Center for music and young children di Princeton. Le musiche che vengono fatte ascoltare sono state composte ad hoc e racchiudono un ampio vocabolario musicale fatto di scale modali e tempi diversi dai comuni 4/4 e 3/4. Gli strumenti più utilizzati sono quelli ritmici, come i bastoni e i tamburi (www.musictogether.it). eseguita la fantasia musicale Pierino e il lupo (www.consmilano.it). Anche all’Auditorium Santa Cecilia di Roma vengono organizzati, in collaborazione con Aigam, gli spettacoli Che orecchie grandi che ho, concerti interattivi dedicati ai bambini più piccoli, di età compresa tra zero e due anni. Un’altra iniziativa, concepita con il Centro didattico musicale, riguarda le lezioni-concerto Nuove storie di musica. Partendo dalla lettura di un libro illustrato, queste favole fanno diventare i bimbi protagonisti della storia con l’ausilio della musica. Per gli spettatori più grandi sono previsti veri e propri viaggi nel mondo dei suoni e nelle opere come Il flauto magico e l’Aida (www.santacecilia.it). Così fan tutte e La bella addormentata nel bosco, insieme ad alcuni concerti di violoncelli, archi e voci bianche arricchiscono il cartellone del Teatro alla Scala di Milano e si rivolgono ai bambini, che possono entrare nel teatro milanese gratis (dai 6 ai 18 anni), se accompagnati da un genitore pagante (www.teatroallascala.it). L’immersione nel linguaggio musicale inizia precocemente, a partire da tre mesi di vita, anche presso le due sedi milanesi della scuola I piccoli musicisti. Le lezioni si basano sul ritmo, sul canto e sui movimento. Già a tre anni gli allievi approcciano al repertorio classico e popolare (www.i-piccoli-musicisti.com). Sempre rivolto ai piccolissimi un nuovo progetto ancora in fieri che coinvolgerà i musicisti del Teatro alla Scala di Milano.Basandosi sull’esperimento alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino, Daniel Barenboim (atteso a novembre nel teatro milanese) ha avuto l’idea di creare in alcuni asili nido un comparto sperimentale in cui la musica sia predominante. Questo progetto pilota ancora da definire prevederà la presenza di uno spazio educativo per sviluppare precocemente l’attitudine alla musica. La lezione di strumento è anche virtuale Si chiama metodo della madrelingua e parte dal presupposto che, così come il bambino impara a parlare ascoltando la madre, allo stesso modo impara a conoscere la musica ascoltandola da una buona registrazione.Il Suzuki talent center di Torino, con sedi in tutta Italia, punta sull’assimilazione e sulla memorizzazione delle note già nei bambini piccoli. Ma non solo, si basa sull’idea che il talento si conosce solo nella misura in cui viene sviluppato o sciupato. A cinque anni, quando il fanciullo si avvicina allo strumento, inizia subito a suonare piccoli pezzi, come un minuettino o una ninna nanna, poi gradualmente si avvicina al repertorio barocco e solo verso i 10-11 anni,quando inizia a capire e comprendere il vibrato, approccia al romanticismo. «La presenza dei genitori nel nostro metodo è fondamentale»,spiega Antonio Mosca, fondatore della scuola, «sono loro che devono portare avanti l’insegnamento a casa, altrimenti le ore di lezione a scuola non sono sufficienti. In questo momento stiamo sperimentando su alcuni bambini una sorta di lezione virtuale grazie all’utilizzo della web cam. Così gli insegnanti sono in grado di controllare a distanza lo studio degli allievi, ascoltarne l’esercizio, ma anche guardare la postura e l’espressione». Dopo due anni di studio i ragazzini iniziano a lavorare anche in orchestra e sperimentano la musica d’insieme (www.suzukicenter.it). A Roma la scuola di musica Anton Rubinstein punta su un approccio intuitivo alle note, che coinvolge il solfeggio solo in un secondo momento e che crede molto nelle lezioni di gruppo. «Già dalle prime settimane», afferma Sara Matteo, cofondatrice della scuola, «gli allievi eseguono piccole composizioni semplici, come le riduzioni fatte da Remo Vinciguerra delle opere di Modest Musorgskij.Poi,entro sei mesi iniziano a studiare le prime opere di Mozart, Johann Sebastian Bach e Georg Friederich Haendel per approdare alle prime composizioni di Ludwig Van Beethoven, Robert Schumann e Frédéric Chopin.In linea generale a sette-otto anni lavorano già sul repertorio barocco e fino all’inizio dell’800». Sempre a Roma l’Imi (International music institute) ha messo a punto Mousiké,un approccio didattico in collaborazione con un’équipe di pedagoghi, psicologi infantili e esperti in propedeutica musicale.I bambini di sei, sette anni possono sperimentare diversi strumenti prima di sceglierne uno, e così per un paio di mesi suonano il piano, la chitarra, il violino e il flauto. «A questa fase segue un periodo di studio sullo strumento prescelto e solo a otto anni i bambini approcciano al solfeggio in modo ritmico,quindi senza pentagramma, sui tamburi», spiega Donato di Donato, direttore della scuola. (riproduzione riservata)