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PRIMO PIANO
Venerdì 12 Febbraio 2016
Due mesi fa veniva data per certa vincitrice delle primarie del partito democratico in Usa
Hillary Clinton sta arrancando
Si ritiene possa ancora vincere ma ha il fiato grosso
da Washington
ALBERTO PASOLINI ZANELLI
I
sette anni abbondanti di
amministrazione del primo
presidente di colore nella
storia degli Stati Uniti sono
stati contrassegnati da atteggiamenti e iniziative attribuibili a diverse radici ideologiche,
tranne che a quella marxista.
Lo stesso va detto, anche se
magari è un po’ troppo presto,
delle intenzioni dell’ “erede”
alla Casa Bianca, la Clinton
di ritorno.
L’occasione per una verifica la fornisce la seconda tappa della maratona elettorale
Usa, che ha portato i quindici
girini nel New Hampshire, il
luogo più adatto per fare questo esperimento. Più dell’Iowa
di partenza, una specie di cantone svizzero abitato da plebi
ricche e pie e a movimentare il
quale era giunto inatteso un eccentrico supercapitalista come
Donald Trump, portatore di
un linguaggio dinamico, ipercolorito, deliberatamente esagerato. Che ha fatto parlare
di sé in tutto il mondo e che,
alla fine, non ha vinto, anche
se è rimasto ben vivo. Il New
Hampshire, tappa successiva,
è molto diverso, soprattutto interiormente. Si offre come méta
quasi pastorale, ma in realtà è
da parecchio tempo un angolo
dedicato alla sperimentazione.
Non è un caso che l’abbiano
scelto, mezzo secolo fa, per Hampshire si è offerto come Clinton, moglie di presidente,
sperimentare le «primarie»: teatro a un senatore sociali- senatrice, ministro degli Esteuna microelezione generale sta del Vermont, mescolato ai ri, donna dall’ambizione pari
ma completa (l’Iowa spuntò professionisti delle campagne all’esperienza. E quello che
dopo, ma talmente eccentrica elettorali bipartitiche e a un ec- non chiameremmo un “proda incuriosire più che fare da centrico capitano di industria fessorino”, Bernie Sanders,
fino all’altro ieri simpatizzante visibilmente ultrasettantencampione).
Nella storia del New democratico, oggi leader dell’ul- ne, figlio anch’egli di profughi,
Hampshire (e nella Nuova tradestra repubblicana.
ebrei dalla Polonia, senatore da
Trump e Sanders. Non si decenni del Vermont, che tra le
Inghilterra in genere) ci sono
sorprese, duelli, cadumontagne del New
te e battesimi politici.
England ha piantato
Il linguaggio vi è più
la bandiera di quella
Hillary Clinton ha preso nel New
libero, l’apertura alle
che lui chiama “rivoHampshire, il 38 per cento, Sanders
idee tanto maggioluzione politica” ma
il 62. Per alcuni è diventato il favore. È l’unica regione
che i suoi ammirarito
alla
nomination
democratica
per
d’America rappretori traducono spesla
Casa
Bianca.
Non
è
detto:
Hillary
sentata al Senato di
so in spiccioli come
è
un
avversario
solido.
La
vedremo
Washington né da
“redistribuzione”.
un democratico, né
Nel suo stenalla prossima tappa, il South Carolida un repubblicadardo
non c’è il
na. Ci sono molti elettori di colore,
no: il senatore del
Sol dell’Avvenire ma
che
potrebbero
restargli
fedeli.
Hilgemello Vermont è
il ghigno brutto del
lary promette di «migliorare l’Ameriindipendente ma di
Nemico: Wall Street.
ca»,
Sanders
di
«cambiarla».
ideologia socialista.
«Padrona d’America»
Una qualifica che in
e per questo da comqualsiasi altra parte
battere, spogliare di
d’America è accolta con stupo- sono scontrati direttamente parte delle sue troppe penne. E
re a metà fra l’indignazione e perché, in un Paese bipartiti- dollari, se è possibile, da «rimetil divertimento, comprensibile co, le primarie sono due, una tere poi in giro». Quattro mesi
solo a immigrati recentissimi per i repubblicani e una per i fa, Sanders e le sue prediche
dall’Europa occidentale e pro- democratici. La prima ha atti- erano degli estranei nel mondo
spera completamente diversa rato ben tredici candidati alla politico americano, mentre Hilda quella meridionale o orien- Casa Bianca appena reduci lary Clinton era la favorita, adtale che magari il socialismo dalla scampagnata in Iowa, dirittura ovvia alla nomination
lo ha provato e quindi non ne dove Trump era stato “fermato” del Partito democratico. Toccheal secondo posto da un conser- rà poi a lei, si diceva, vedersela
vuole sapere.
Qui, in un’isola di benes- vatore classico, figlio di cubani con i repubblicani. L’impresa
sere, suscita interesse, di- esuli dal “socialismo” castri- non è mai stata facile, neanche
battiti e qualche simpatia. In sta, Ted Cruz e dai suoi con- quando Hillary ha cominciato
questi giorni si è verificata una generi. I democratici erano in ad aggrapparsi all’eredità di
congiunzione stellare: il New due: l’erede designata Hillary Barack, rilanciando il “clinto-
nismo” come erede dell’“obamismo”. Poi i sondaggi hanno
cominciato hanno cominciato a
mostrare che, almeno nel New
Hampshire e dintorni, Sanders
attraeva più ascoltatori e dunque elettori di lei. Soprattutto
fra i giovani. E, sorpresa sgradita per la Clinton.
Fra l’orgoglio di genere
donna che già aveva vissuto
otto anni nella Casa Bianca,
le giovani. (“eleggere la prima
presidente femmina della Storia”) e la curiosità del nuovo,
quest’ultimo le attrae, a quanto
pare, di più. Lo ha spiegato così,
almeno, il monumento vivente
del femminismo, Gloria Steinem: «Non meravigliatevi»,
ha detto la signora Steinem:
«le ragazze fanno così, vanno
dove sono i ragazzi». L’hanno
fatto anche nei paraggi delle
urne: Hillary Clinton ha preso
il 38 per cento, Sanders il 62.
Per alcuni è diventato il favorito alla nomination democratica per la Casa Bianca. Non è
detto: Hillary è un avversario
solido e non tutta l’America
è Nuova Inghilterra. Lo vedremo alla prossima tappa, il
South Carolina. Ci sono molti
elettori di colore, affezionati al
«patronaggio» democratico tradizionale.Potrebbero restargli
fedele. Hillary promette di «migliorare l’America», Sanders di
«cambiarla».
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IL CAMEO DI RICCARDO RUGGERI
Quale sarà il modello organizzativo che Grillo e Casaleggio
adotteranno dopo il fallimento della loro prima proposta?
DI
S
RICCARDO RUGGERI
ono culturalmente affascinato
dai tentativi che Grillo e Casaleggio fanno per trovare,
senza dirlo, una nuova governance del Movimento 5 stelle, essendo
fallita la precedente. Ipotizzavo che si
fossero ispirati al libro “Senza Leader
(da Internet a Al Qaeda)” di Ori Brafman e Rod Beckstrom (2007) e si
fossero innamorati dell’avveniristico
modello organizzativo “Stella Marina”, anziché del più convenzionale
“Ragno”. Riassumo per i lettori.
La Stella Marina, avendo una
configurazione pentamera (a cinque braccia) senza una testa centrale
è in grado di funzionare anche nel
caso di ferite o tagli, può garantire
l’operativa attraverso le membra rimaste, che cooperano autonomamente al funzionamento vitale. Il Ragno
invece ha una testa centrale, con il
compito di inviare comandi alle aree
periferiche del corpo, senza che queste partecipino al processo decisionale, ma senza la testa c’è la morte.
Il primo modello ha un elevato tasso
di anarchia, il secondo è gerarchicocentralizzato: una fusione dei due,
secondo me, è impraticabile. A mio
avviso il modello “Stella Marina”
può essere praticato solo da organizzazioni criminali che disprezzano il
denaro e la propria vita. Al Qaeda
lo adotta fin dal primo giorno, pure
Isis (il Bataclan è puro “Stella Marina”). Altri studiosi ritengono invece
che per certe organizzazioni tipiche
della Rete possa rappresentare un
modello vincente.
Credo piuttosto che Grillo e
Casaleggio abbiano tentato una
fusione dei due modelli, cioè costruire la parte operativa del M5S sullo
stile “Stella Marina” (e così è stato
venduto ai partecipanti e all’opinione
pubblica, «uno vale uno»), fingendo
che il potere fosse delegato alla Rete,
mentre in realtà era tutto nel gestore
della piattaforma, cioè nei due fondatori, a loro volta organizzati secondo
un modello “Ragno”, con tanto di staff
di complemento. Il modello bastardo
“Stella Marina + Ragno” non poteva
funzionare, e così è stato. I tentativi
di tenerlo in vita con (odiose) procedure di controllo convenzionali, tipo
penali o altro, sono destinati al fallimento.
Spero abbiano capito che la Politica non può che essere ancillare
al Ceo-capitalism imperante, quindi
devono essere i partiti o i movimenti
ad adeguarsi al suo modello organizzativo e non viceversa. Si veda il caso
Grecia e la fase attuale ove il potere
è mantenuto con ferocia attraverso lo
strumento “Banche”, moderna Cavalleria Imperiale romana.
Così mi rifugio nelle amate
teorie sulle grandi organizzazioni
e relative leadership del professor
Kets de Vries. Colloco quindi il
Ceo-capitalism nelle «organizzazioni nevrotiche», e di conseguenza
quelli che vi si rapportano devono a
loro volta configurarsi in una delle
cinque tipiche «disfunzioni» che le
caratterizzano: paranoide, ossessivo,
isterico, depressivo, schizoide. Queste definizioni, ovviamente, non sono
delle offese ma delle categorie prese
della milgiore letteratura scientifica
al riguardo.
Una delle caratteristiche dei
grandi leader, quindi delle loro organizzazioni, è stabilire quali sono
le «disfunzioni» organizzative e di
leadership dei propri competitori, in
questo caso dei propri nemici politici,
cioè Grillo/Casaleggio, Renzi, Salvini. A puro titolo di divertissement,
pur non conoscendo personalmente
nessuno dei tre, posso anticipare una
analisi, mixando il protocollo Kets de
Vries con mie valutazioni derivanti
da osservazioni esterne, per Renzi e
per Grillo/Casaleggio, mentre ho appena iniziato l’analisi su Salvini.
Renzi: “isterico” (iperattività,
impulsività, temerarietà, seduzione,
idealizzazione, strumentalizzazione,
superficialità, incoerenza)
Grillo/Casaleggio: “paranoide”
(diffidenza, ipersensibilità, vigilanza,
preoccupazione, concentrazione, freddezza, razionalità, insicurezza)
Berlusconi lo considero fuori
gioco, oggi è in quella terra di mezzo
nella quale sta prendendo coscienza
di aver perso l’insostituibilità e si
candida alla venerazione (non sempre è un automatismo).
Mentre Renzi fin dal primo
giorno da Premier non si è mai discosto dal modello nevrotico-isterico,
e da due anni pare sereno, sono curioso di capire come si comporteranno Grillo/Casaleggio, una mossa
sbagliata potrebbe fare cadere tutto
il loro “giochino”. I giovani italiani,
che per l’80% sono con loro, non se lo
meriterebbero.
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@editoreruggeri
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