Notizie da La Domenica del 8/4/2012
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Santa Pasqua 2012
Gli auguri del Vescovo
Le donne che al mattino del giorno dopo il sabato andarono al sepolcro dove
era stato sepolto Gesù, rimasero sbalordite: la pietra che chiudeva
l’ingresso era stata rotolata via e dentro non c’era più nessuno.
Si erano recate al sepolcro con un subbuglio di sentimenti contrastanti ma
sostanzialmente ricolme di sofferenza, delusione e amarezza. Esattamente
come siamo noi tante volte. L’asprezza dell’esistenza ci mette duramente
alla prova. Non è difficile provare un senso di frustrazione e di infelicità.
Nella bocca, un certo non so che di amaro, quando non diventa pianto
esasperato, grido di disperazione. Le difficoltà dell’oggi, la terribile
mancanza di lavoro o di un lavoro che permetta un dignitoso
sostentamento, l’incertezza del futuro per i giovani, ma anche la malattia e
la vecchiaia, il fallimento degli affetti, la solitudine e quel dover fare i conti
con se stessi e trovarsi in grave difetto, ebbene, tutto questo ci avvicina a
quelle donne che per pietà ma senza speranza, andarono al sepolcro di
Gesù la mattina del giorno dopo il sabato. Come il loro, il nostro cuore
spesso è spento, stanco, demoralizzato, mentre sale purtoppo la rabbia, che
rischia di farci sentire sempre più nemici l’uno dell’altro.
Qualcosa però sconvolge l'assetto delle cose, il filo del cupo ragionamento e dei tristi sentimenti: le donne
si trovano di fronte a un fatto nuovo, inaudito, che cambia la prospettiva degli eventi. Il sepolcro è vuoto,
chi vi era stato deposto non c'è più, le bende che ne avvolgevano il corpo sono piegate in disparte. In più
le donne incontrano un personaggio misterioso che le invita a non temere, perché Colui che era morto è
risorto e precede i suoi in Galilea. Da quel mattino di Pasqua le cose si son potute cominciare a vedere
anche da un'altra prospettiva. Per quelle donne, i problemi non vennero meno, ma nacque nei loro cuori la
speranza. Così per molti altri allora e anche oggi. Da quel sabato si è immessa nella storia un’energia così
potente che ha permesso ad una moltitudine di uomini e di donne di sperimentare il coraggio nella lotta
per il bene, la gioia che conquista le profondità dell’anima, l’amore incondizionato alla vita, la libertà che
vince ogni catena.
Con questa convinzione porgo i miei più sinceri ed affettuosi auguri di Buona Pasqua a tutte le persone
che vivono nel territorio della Diocesi: alle autorità come al più umile degli uomini; agli italiani ma anche a
tutti gli stranieri che sono qui da noi; ai giovani come agli anziani; ai malati e ai sani, a chi ha perso il
lavoro o a chi ne è in cerca. Il mio augurio è che tutti, riascoltando nell’intimo della coscienza l’appello
esigente del vero e del bene, sappiamo impegnarci per una società migliore, più giusta e fraterna, senza
scoraggiarsi, superando anche il brutto momento che stiamo attraversando. Il mio augurio è che ci
stringiamo insieme come fratelli veri e che ognuno scopra e sperimenti la potenza della risurrezione di
Cristo che dà speranza all'uomo e lo rinnova dal profondo.
+Fausto Tardelli
Pontificale di Pasqua a Ponsacco
Come già fatto per Natale, anche per Pasqua, dopo aver celebrato la veglia pasquale in Cattedrale, il
Vescovo celebrerà il solenne Pontificale del mattino nella Chiesa di Ponsacco. È una bella occasione per
rendere presente anche fisicamente il Vescovo in mezzo alla gente, a significare l’unità della Chiesa
particolare, il suo essere famiglia e popolo di Dio. Ai parroci in particolare della Valdera il compito di far
conoscere questa cosa ai fedeli in modo che chi vuole possa prendervi parte.
In figura: La Resurrezione di Cristo, olio su tela, 1642 - Orazio Fidani
Pieve dei Santi Stefano e Giovanni Evangelista, Montopoli in Valdarno
La celebrazione della Veglia Pasquale (II)
di don Francesco Zucchelli
La benedizione del fuoco, l’accensione del cero e il canto dell’Exultet sono preludio
a tre momenti successivi: l’ascolto delle scritture intercalato da orazioni e dal
canto di salmi, la celebrazione del battesimo e, infine, il sacrificio eucaristico.
Nella Notte Santa si celebra la Pasqua cosmica: siamo invitati e introdotti alla
contemplazione del disegno di salvezza di Dio che si compie totalmente nella
Pasqua di Cristo. Si celebra la Pasqua storica attraverso l’ascolto delle grandi
tappe della storia della salvezza. In questa salvezza noi stessi siamo inseriti per
mezzo del battesimo e dell’eucaristica. Diveniamo parte di un cammino che ci
precede e ci accompagna, di una realtà che diviene fonte e culmine.
Il vegliare in questa notte ci invita a contemplare la vittoria di Cristo e ci rende
coscienti che essa può essere la nostra vittoria, siamo chiamati a far nostro il
passaggio- la Pasqua – di Cristo dalla morte alla vita. In proposito - accostando i
numerosi sacramentari che, a partire dal VII secolo e per tutto il Medioevo, hanno
collezionato, arricchito e tramandato la ricca tradizione liturgica occidentale - è
significativo notare come ci si muova tra il considerare la Veglia di Pasqua una
celebrazione del sabato santo e il ritenerla, invece, della domenica. Non si tratta
di errore, né di sbagliata considerazione, è soltanto il carattere particolare della celebrazione in questione
a lasciare quasi indeciso il luogo preciso della sua collocazione: tra la dolorosa memoria del venerdì, la
silenziosa attesa del sabato e l’esplosione di gioia della domenica, la solenne Veglia ci dice di un passaggio
dalle tenebre alla Luce. Infatti: «Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,lava le colpe, restituisce
l'innocenza ai peccatori,la gioia agli afflitti» (Dal preconio pasquale).
«Dall’inizio alla fine dei tempi, tutta l’opera di Dio è benedizione. Dal poema liturgico della prima creazione
ai cantici della Gerusalemme celeste, gli autori ispirati annunziano il disegno della salvezza come una
immensa benedizione divina» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1079); questa benedizione di Dio
discende a noi in maniera piena e definitiva per mezzo di Cristo che «apparso in forma umana, umiliò se
stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2, 7-8), perché, in Lui, l’uomo
impotente possa ascendere ed entrare nella salvezza. La gioia grande, che dalla Pasqua scaturisce, si
protrae, così, nelle settimane successive fino a giungere alla Pentecoste, preceduta dalla solennità
dell’Ascensione, laddove la colletta ci esorta in questo modo: «Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre,
per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è
innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo».
Speranza che troverà il suo pieno compimento nell’ultimo giorno: non è un caso se una pia tradizione
orientale riteneva che il ritorno finale del Redentore dovesse avvenire nella notte anniversario della sua
resurrezione. È radicato qui il senso stesso del vegliare; siamo in attesa dello Sposo, così come ci richiama
il Messale: «Per antichissima tradizione questa è la notte di veglia in onore del Signore (Es 12,42). I
fedeli, portando in mano, secondo l’ammonimento del Vangelo (Lc 12,35 ss), la lampada accesa,
assomigliano a coloro che attendono il Signore al suo ritorno in modo che, quando egli verrà, li trovi
ancora vigilanti e li faccia sedere alla sua mensa» (p. 161).
Pasqua: una giornata di gioia cristiana
di Antonio Baroncini
È Pasqua! Quante parole sono state spese per celebrare
questo evento e ripeterle sarebbe nella forma non nella
sostanza ridondante, quasi inutile per illustrare il sommo
mistero cristiano che questa grande festa di coscienza, di
credo, di fede e di sane azioni evangeliche racchiude.
Pasqua vuol solennizzare la gioia di essere cristiani,
evidenziando, nei vari settori, la testimonianza reale,
operativa dei credenti in Cristo Risorto, loro Signore.
Oggi, purtroppo, molte decisioni, molti atti di forza
economica e finanziaria, molte situazioni sociali di
allarmismo, di tensioni, di contrasti, forse oscureranno la
gioia della Pasqua.
Il cristiano vero deve reagire, poiché il suo Credo non è
racchiuso in quel sepolcro vuoto, ma nella speranza e nella concretezza di quelle parole che Gesù, figlio di
Dio, ha detto: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». (Mt. 28,16-20; Mc 16, 1518).
Il mistero del Cristianesimo è Cristo: la sua vita, la sua parola, la sua morte.
La Chiesa, custode e motore di questo mistero, non rappresenta la società dei morti, ma dei viventi.
Questo lo possiamo contemplare, in questi ultimi giorni nell’ammirare il meraviglioso e trascinante
spettacolo che ha offerto a tutti quel flusso oceanico di folla che ha assistito alla visita di Benedetto XVI in
Messico ed a Cuba.
È stato non solo spettacolo o curiosità il movente di così tanta partecipazione, ma l’attesa e la conferma
del forte messaggio evangelico del Papa, racchiuso nella speranza di un futuro più giusto ed equo, aiutato
da un costante desiderio di conoscere sempre di più Dio, richiedendo costantemente la Sua Divina
presenza.
In questa cornice universale della Chiesa ed in questo momento di solennità pasquale si inserisce anche la
nostra vita diocesana che, senza dubbio, si sta ampiamente impegnando perché ogni domenica sia per
tutti una giornata di risurrezione.
Pasqua è una giornata anche di umana fratellanza e di stretto legame sentimentale ed emotivo.
Non possono mancare auguri e ringraziamenti e la nostra attenzione, con sincerità, vada all’infaticabile
impegno episcopale del nostro amatissimo Vescovo mons. Fausto Tardelli, a tutti gli uffici curiali e
diocesani, ai notevoli movimenti spirituali, ai dinamici gruppi giovanili, alla forte presenza dei cori
parrocchiali.
Una particolare riconoscenza sia rivolta a tutti i nostri sacerdoti diocesani che si stanno impegnando, con
rettitudine e zelo nel difficile compito della loro missione pastorale.
Ai nostri sacerdoti, non nativi dei nostri luoghi, vada una nostra singolare gratitudine per aver superato i
non facili problemi di integrazione con la nostra gente.
Ai nostri seminaristi che ormai settimanalmente ci allietano con le loro riflessioni sulla loro vita
preparatoria al «grande» salto del sacerdozio e a tutti i membri consacrati alla vita religiosa, insieme alle
nostre umili, dolci suore di ogni congregazione, rivolgiamo un sincero grazie.
Mons. Simoncini, a cui ero molto unito, diceva e scriveva: «Sono fiero di essere un Sacerdote della diocesi
sanminiatese».
Il vero significato della Pasqua
di Gabriella Guidi
La Pasqua per il cristiano rappresenta la festa più importante dell’anno, il momento liturgico più forte che
siamo chiamati a vivere con letizia e cuore aperto. Anche la natura ogni anno ce lo ricorda con l’arrivo
della primavera: tutte le piante tornano a fiorire e anche le giornate sono più lunghe. Vi è quindi, non solo
una rinascita spirituale ma anche terrena! Il cero, segno per eccellenza del periodo pasquale, è simbolo di
luce: Cristo Luce del mondo; l’uovo con la sua forma circolare indica una vita nuova che nasce e prende
forma.
Il periodo di Quaresima, i quaranta giorni che precedono la Pasqua, è un tempo di preghiera, digiuno e
purificazione spirituale e materiale che, facendo ritornare tutti più vicini al Signore, è degno preludio per
cogliere e comprendere il grande mistero della Pasqua: la Risurrezione di Gesù Cristo! Certo, non
dobbiamo mai dimenticare che, affinché ci sia risurrezione, è necessario che vi sia una precedente morte.
«Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora
vana è la nostre predicazione e è vana anche la nostra fede», dice San Paolo in 1Cor 15,14. Gesù il Messia
è risorto ed è vivente per sempre in mezzo a noi.
Ecco, quindi, che in questa chiave di lettura che va oltre a quelle che sono le percezioni umane, oltre a ciò
che i nostri sensi possono constatare o la nostra mente capire, la morte è vista come una tappa
intermedia di un lungo percorso di vita, un punto di passaggio da un vita all’altra. Allora, sapremo
affrontare le situazioni di morte, di sofferenza, di dolore sapendo che certamente vi sarà una resurrezione,
consapevoli che il Signore ha sconfitto la morte una volta per tutte e che niente, se illuminati dalla Sua
Parola e camminando sulla sua strada, può farci paura o toglierci la pace del Cristo Risorto!
Un invito a vivere cristianamente e consapevolmente, anche all’interno delle celebrazioni liturgiche della
comunità parrocchiale, e non in ultimo in famiglia, questa festa così importante: fulcro e perno per la
nostra fede cristiana.
dalla diocesi
Don Livio, Sacerdote e Pastore fedele
di don Morello Morelli
Nel pomeriggio di domenica scorsa, Domenica delle Palme, ci ha lasciati,
all’età di 90 anni, mons. Livio Costagli, Proposto Emerito di Santa Croce
sull’Arno e Canonico della Cattedrale.
In un manoscritto medievale trovato a Salisburgo così viene delineata la
figura del sacerdote: «Uomo di frontiera, chiamato a svolgere nel nome
di Cristo la sua missione fra Dio e gli uomini, deve vivere la propria
esistenza per gli altri non certo come sicurezza facile, ma come rischio e
audacia, per sovvertire la logica umana del successo e anteporre invece
la bellezza del dono …Un prete dev’essere contemporaneamente piccolo
e grande, teso verso l’alto, con i piedi sulla terra, seminatore della gioia
evangelica,lungimirante, un amico della pace, un nemico dell’inerzia,
fedele per sempre».
Quanto sottolineato in questo antico documento trova straordinaria
corrispondenza
nelle confidenze e nei “desideri” che il compianto
Proposto mons. Livio Costagli faceva alla comunità parrocchiale in
occasione del Cinquantesimo della sua Ordinazione sacerdotale: «La mia
vita è vostra, carissimi figlioli, il mio tempo, la mia intelligenza,la mia
salute, tutto metto al vostro servizio… Io voglio lavorare, pregare,
insegnare il Catechismo, amministrare i sacramenti, assistere gli
ammalati…Le mie preferenze saranno per i bambini, i giovani, gli operai,
che furono anche i preferiti di Gesù».
Un primo dato è certo: sia come Arciprete ad Orentano dal 1950 al
1963 sia come Proposto della Collegiata di Santa Croce sull’Arno dal 1963 al 2005, don Livio, dotato di un
carattere forte e volitivo, ha speso tutte le sue migliori energie per la crescita spirituale e morale di
queste comunità. Uomo di fede solida, di preghiera e di buona preparazione teologica, ha accolto con
entusiasmo il rinnovamento conciliare non solo ristrutturando il presbiterio della Chiesa Collegiata, ma
soprattutto impostando una pastorale biblica, catechistica e liturgica più adeguata e più corrispondente
alle attese dei ragazzi e delle giovani generazioni.
Nell’intento di far scoprire la fede battesimale e far conoscere in tutto il suo splendore il messaggio
cristiano agli adulti, fin dal lontano marzo del 1974, ha promosso in Parrocchia il Cammino
neocatecumenale.
Per mantenere poi un costante rapporto con le famiglie, dare una puntuale informazioni delle attività
parrocchiali, fornire una appropriata catechesi sulle solennità e sulle principali verità del “credo cristiano”
ha dato vita nelle due parrocchie al Bollettino mensile: «Voce di Orentano» e «Santa Croce».
Un secondo dato da evidenziare è senz’altro l’impegno profuso da Don Livio nel ristrutturare il Centro
Parrocchiale «Giovanni XIII», nel dotare la Parrocchia di un Circolo per i giovani, di aule catechistiche e,
soprattutto, visti il rapido espandersi della popolazione e l’innesto nella cittadina del cuoio di una folta
schiera di persone provenienti dai paesi del Terzo Mondo, nel favorire la costruzione di due nuove Chiese
e l’erezione di due nuove Parrocchie: nel 1975 quella di Sant’Andrea Apostolo, affidata a Mons. Romano
Maltinti, e nel 1978 quella di San Quintino in San Donato, affidata a Don Erino Toni.
Un’ultima annotazione da sottolineare è l’affetto di don Livio per la cittadina di Santa Croce. È vero che
talvolta è apparso burbero e severo, ma nel cuore ha sempre coltivato un amore sincero e profondo per
la laboriosa e generosa popolazione santacrocese.
» L’omelia del Vescovo Fausto per le Esequie di Mons. Costagli
Calambrone - Fauglia
Patto di gemellaggio tra Rsa
Stipulato, dopo mesi di reciproca collaborazione, il Patto di gemellaggio tra la RSA «Villa S. Caterina» al
Calambrone e la RSA «Madonna del soccorso» di Fauglia. Le due strutture collaborano da mesi sia sul
piano tecnico organizzativo che su quello dell'incontro e condivisione di momenti di vita tra i nonni
residenti nelle due strutture. Sono state festeggiate congiuntamente, infatti, sia le feste del Natale e
dell'Epifania e si sono tenuti intensi incontri nelle due strutture con possibilità, da parte dei nonni, di nuovi
incontri e contatti con altre persone. Questa collaborazione si è fatta tanto stretta da aver condotto i
responsabili delle due RSA a siglare ufficialmente un patto di gemellaggio che, partendo dalla comune
visione cristiana dell'uomo e del servizio reso alla persona, impegna le due realtà ad una fattiva
collaborazione in tutti i settori al fine di assicurare un interscambio ed un arricchimento delle rispettive
esperienze in un'ottica di crescita congiunta. Dal testo dell’accordo siglato leggiamo che le due strutture si
impegnano a: «stabilire un rapporto di gemellaggio che favorisca e promuova le seguenti tipologie di
attività: - organizzazione di comuni attività ed iniziative finalizzate all'animazione della vita degli ospiti alla
loro socializzazione e miglioramento delle capacità residue; - messa a disposizione, dietro accordi con le
rispettive direzioni, di spazi comuni al fine di organizzare attività di animazione e progetti comuni; messa a disposizione delle reciproche conoscenze nell'ottica di un arricchimento comune e teso al
miglioramento organizzativo-funzionale delle due realtà. Si concorda inoltre che il presente “Patto di
gemellaggio” si estende a tutte le opere gestite dalle rispettive strutture, comprese quelle di carattere
educativo e formativo». Il Presidente della Fondazione «Madonna del soccorso» afferma che: «Questa
tipologia di accordi di collaborazione e messa in comune delle rispettive esperienze è specificamente
promossa e rientra nelle finalità proprie anche dalla recente normativa regionale sull’accreditamento ex
LRT 82/2009 e Regolamento attuativo. Si ringraziano tutti i dipendenti per la fattiva collaborazione
dimostrata nell'organizzazione di queste iniziative». La dott.sa Lina Mariannelli, titolare dell’Rsa Villa S.
Caterina afferma «di essere particolarmente soddisfatta dell'iniziativa che, a suo parere, apre le porte a
forme ancora più ampie di condivisione tra strutture similari nel comune interesse degli anziani cui è
diretto il servizio reso da parte di queste Case».
La messa in comune di esperienze, basate sulla medesima visione dell’uomo e dei valori naturali e
fondamentali, contribuisce certamente all'arricchimento di tutti e costituisce un esempio di collaborazione
e crescita congiunta. Oltre all'esperienza finalizzata all'arricchimento del servizio reso agli anziani, inoltre,
l'accordo amplia le sue finalità anche al settore educativo ed a momenti di scambio con le realtà
scolastiche che possono usufruire, soprattutto per l'estate, di spazi al mare ed in campagna per
l'organizzazione di iniziative ed attività ricreativo-educative che vanno a realizzare anche un importante
circuito di contatto con gli anziani nell'interesse reciproco della crescita dei bambini e dell'arricchimento
dei nonni che, nel collaborare con i giovani, ritrovano entusiasmo e vitalità.
La V catechesi sul Padre Nostro
Nella catechesi di mercoledì 28 marzo, il Vescovo si è soffermato
sulle parole del Padre Nostro: Rimetti a noi i nostri debiti come noi
li rimettiamo ai nostri debitori.
Il Vescovo ha sottolineato che la richiesta del perdono è
condizionata subito dalla necessità di essere disposti a perdonare.
Qui ci viene in aiuto la parabola del servo malvagio da Vangelo di
Matteo (18,24-35) e ci appare in tutta la sua chiarezza il perdono
ricevuto e il perdono rifiutato. Questa è spesso la durezza del
nostro cuore. Ma davanti a noi l’immagine di Gesù ci dice che per
essere perdonati bisogna perdonare gli altri. Riconoscerci peccatori,
questo è il primo passo di un cammino sincero di conversione.
Certo, oggi noi dobbiamo fare i conti con il mondo in cui viviamo,
con una cultura che tende a cancellare la consapevolezza del
peccato. Questo ci priva di fare esperienza dell’amore di Dio e della
gioia di sentirsi riconciliati.
Mons. Tardelli ha riflettuto sui mali del nostro tempo, al quale
vengono dati altri nomi: angosce, turbamenti, solitudini. Oggi si
preferisce parlare di reati, e non di peccati, perché la parola reato
porta ad affidarci solo alla legge umana. Ma la trasgressione alla
legge di Dio rimane tale in ogni luogo e in ogni tempo. Limitarsi a
parlare di condizionamenti o di «turbe psicologiche» significa
uccidere la libertà dell’uomo e togliergli ogni responsabilità.
Il peccato è la divisione da Dio e la causa di ogni male nell’uomo. È la lebbra che causa l’ingiustizia
sociale. Dal peccato non ci possiamo liberare da soli, ci può liberare solo la misericordia di Dio. «Rimetti a
noi i nostri debiti»: solo Lui può fare questo perché ci ha riscattati sulla Croce e ha effuso il dono dello
Spirito Santo. Il Padre Nostro è la preghiera ideale, che ci aiuta a vincere il mondo, la malvagità, la paura,
il dolore. Solo la preghiera e i sacramenti ci possono aprire pienamente nei confronti degli altri, ci rendono
capaci di perdonare, di usare quella stessa misericordia che è dono del Padre nostro che è nei cieli.
«La misericordia penetra nei nostri cuori se noi sappiamo perdonare anche ai nostri nemici. Ora anche se
per l’uomo sembra impossibile soddisfare questa esigenza, il cuore che si offre allo Spirito Santo può,
come Cristo, amare fino all’estremo della carità, tramutare la ferita in compassione, trasformare l’offesa in
intercessione. Il perdono partecipa della misericordia di Dio ed è il vertice della preghiera cristiana». (Dal
compendio della Chiesa Cattolica).
Alla catechesi del Vescovo è seguita l’adorazione eucaristica animata dai canti del Rinnovamento nello
Spirito Santo.
Associazione Culturale Capannese
Adozioni a distanza in Brasile
L’Associazione Culturale Capannese è stata
fondata nel 1991 con scopi culturali, sociali e
umanitari. Una delle sue più importanti
iniziative è il programma di adozioni a
distanza, che ormai va avanti da dodici anni.
Questo programma è stato organizzato,
attraverso il Movimento dei Focolari, a favore
dell’Aaca di Recife (Brasile). Attualmente più di
50 bambini usufruiscono del nostro aiuto, che
permette loro di vivere dignitosamente e di
studiare in maniera proficua. Sempre sotto la
guida amorosa degli educatori brasiliani, che
abbiamo
avuto
modo
di
conoscere
e
apprezzare in diverse occasioni, durante i nostri viaggi presso la loro sede.
In questi giorni la nostra associazione ha avuto la graditissima visita della responsabile e referente
dell’Aaca, signora Maria José Chaves Silva, che è venuta a trovarci approfittando di un suo limitato
soggiorno a Loppiano, cittadella italiana del Movimento dei Focolari.
La signora Maria José ha ringraziato per i contributi e l'impegno profuso da tanti capannesi e di altre
località vicine, che hanno potuto conoscere l’Aaca grazie alla nostra associazione. Un particolare
ringraziamento, fatto in maniera diretta e personale, è stato rivolto dalla signora Maria José a Cinzia e
Marilucy della pizzeria «Pizza in piazza», a Roberta e Sabrina della pescheria «L’era glaciale», a Michela e
Nicola della vineria «La botte piena», a Rossano e al suo staff dell’osteria «La tagliola», i quali tutti
collaborano fattivamente offrendo gratuitamente i loro servizi per la grande cena di solidarietà, che
facciamo ogni anno. In più, Rossano ha voluto compiere un ulteriore gesto di solidarietà ospitandoci nel
suo ristorante e devolvendo all’Aaca il controvalore del pranzo.
La sera di venerdì 29 marzo, presso i locali della parrocchia di Capanne, di fronte a numerosi aderenti al
programma di adozione a distanza, Maria José ha illustrato a parole e anche tramite un video la vita
dell’Aaca e, soprattutto, ha fatto constatare i progressi umani e scolastici dei tanti bambini che lì sono
ospitati. Otto di questi, che una volta erano bambini, hanno raggiunto un traguardo per loro
inimmaginabile, conseguendo la laurea grazie al nostro contributo protrattosi per anni e anni. In questo
video i neolaureati ci hanno ringraziato, salutato e confermato il loro impegno a restare presso l’Aaca al
servizio delle giovani generazioni, che saranno educate in futuro in quella comunità straordinaria.
Una bambina, Gaia, e una giovane coppia di sposi, Lisa e Davide, hanno rinunciato alle bomboniere
rispettivamente per la prima comunione e per il matrimonio, donando l’equivalente ai bambini dell’Aaca.
Alle parole di Gaia, Lisa e Davide, la signora Maria José si è profondamente commossa.
Prima di lasciarci, ha espresso un giudizio estremamente positivo sulla serietà della nostra associazione e
sul grado di solidarietà dei nostri aderenti. (r.d.l.)
Capanne
La festa di San Giuseppe
Durante l’anno la comunità di Capanne ricorda e
festeggia con solennità due date importanti: l’ultima
domenica di Settembre dedicata a Maria, Madre del
Buon Viaggio e il 19 Marzo Festa di S. Giuseppe, nostro
patrono.
Quest’anno il triduo di preparazione alla festa di S.
Giuseppe è iniziato il venerdì con l’adorazione
eucaristica, seguita dalla S. Messa e dalla lettura della
preghiera «A te, o Beato Giuseppe». Anche il sabato c’è
stata l’adorazione eucaristica e Mons. Idilio Lazzeri, che
ha officiato la S. Messa prefestiva, nella sua omelia ha
fatto riferimento a S. Giuseppe, dichiarando che ci
possiamo ritenere fortunati ad averlo come patrono. Da
lui abbiamo tanto da imparare e non ultimo il suo
silenzio. Non vengono riportate nei Vangeli frasi dette da lui ma, dalle sue azioni, ne esce fuori un uomo
lavoratore, un uomo di fede, sposo presente e custode attento del figlio di Dio. Che coraggio ha avuto
nell’affrontare viaggi non programmati e che prontezza nel dire il suo “si” a Dio! C’è veramente tanto da
imparare.
Ma ritorniamo alla festa. Anche la domenica c’è stata un’ora di adorazione, prima della S. Messa delle
11.30. Devo dire che non siamo abituati all’adorazione, ma molti fedeli ce la mettono tutta ad essere
presenti perché, anche da questi momenti di silenzio e di riflessioni, ne possa uscire una comunità
parrocchiale rafforzata nella fede, più unita e più pronta a testimoniare.
Lunedì 19 Marzo: la S. Messa delle 11.30, preceduta dalla ormai consueta Adorazione e dal S. Rosario, è
stata celebrata dal Vicario Generale Morello Morelli e con lui c’erano intorno all’altare altri nove sacerdoti
del vicariato. E’ stata una bella Messa seguita da un nutrito numero di chierichetti e da altrettanti bambini
della scuola elementare, accompagnati soprattutto dai nonni. Anche in questa occasione il celebrante ha
lasciato alcune riflessioni sulla figura di S. Giuseppe. Oltre che “uomo del silenzio” è stato definito “uomo
giusto” cioè timorato di Dio, ma non pauroso, e ubbidiente alle sue richieste. Alle parole dell’Angelo “non
temere Giuseppe” egli decide immediatamente di prendere Maria come sua sposa senza farsi troppe
domande (come spesso ci poniamo noi) e senza tentennamenti.
A conclusione della festa, la S. Messa delle 21.15 è stata celebrata da don Fabrizio, il quale ha ringraziato
sia per la numerosa presenza (costituita anche da giovani e ragazzi delle scuole medie) sia per
l’attaccamento che la popolazione nutre per il suo patrono.
Ed ora cosa ci è rimasto nel cuore dopo queste giornate di maggiore preghiera? La certezza che nelle
nostre quotidiane difficoltà, ci possiamo rivolgere sia a Maria che a Giuseppe, convinti di essere capiti e
aiutati in quanto anche loro hanno avuto una vita travagliata, come spesso è la nostra. Travagliata si, ma
sempre fiduciosi e abbandonati alla volontà del Padre che ci ama e desidera il nostro bene.
Santa Maria a Monte
La Beata Diana: santa in un popolo di santi
Sulla Beata Diana, che Santa Maria a Monte festeggia in
questi giorni pasquali, le fonti documentali sono state finora
avare di informazioni. Ma non si può escludere che in futuro
le nuove tecniche di ricerca forniscano gli elementi ai quali
finora ha supplito la tradizione e l’agiografia.
Sulla straordinaria figura di Diana c’è però un sigillo
indelebile: quello che le hanno impresso i suoi
contemporanei, testimoni della sua esemplarità evangelica.
La prova delle virtù eroiche sta proprio in quella fama di
santità di cui il popolo di Dio è garante. Come dire: “vox
populi, vox Dei”. E quella di Diana appare una condizione in
cui il popolo, la gente che l’ha conosciuta ha sentenziato:
“Beata subito”.
A questo riguardo c’è da premettere che non è la Chiesa a "fare i santi", semmai li dichiara. Infatti la
canonizzazione altro non è che il riconoscimento autorevole che una persona è stata un santo durante la
sua vita.
Per comprendere la posizione per così dire “giuridica” dello status di “beata” di Diana dobbiamo svolgere
alcune considerazioni storiche.
Nel corso del primo millennio il culto dei martiri e poi dei confessori era regolato dalle diverse Chiese
particolari. I Vescovi, singolarmente o collegialmente in occasione di sinodi, autorizzavano nuovi culti
particolari, che iniziavano con la “elevatio” o la “translatio corporis”. Tali iniziative sono state chiamate in
seguito “canonizzazioni vescovili o canonizzazioni particolari” in quanto coinvolgevano direttamente la sola
chiesa
locale.
Nel secolo XI cominciò ad affermarsi il principio che solo il Pontefice, in quanto Pastore Universale della
Chiesa, ha autorità di prescrivere un culto pubblico sia nelle Chiese particolari che nella Chiesa universale.
Con una Lettera al Re e ai Vescovi della Svezia, Alessandro III rivendicò al Papa l'autorità di conferire il
titolo di Santo con il culto pubblico connesso. Tale norma divenne legge universale con Gregorio IX nel
1234.
Nel secolo XIV poi, la Santa Sede cominciò ad autorizzare un culto limitato a determinati luoghi e ad
alcuni Servi di Dio, la cui causa di canonizzazione non era ancora iniziata o non ancora terminata. Tale
concessione, orientata alla futura canonizzazione, è all'origine della beatificazione.
I Servi di Dio, ai quali veniva concesso un culto limitato, furono chiamati Beati a partire da Sisto IV
(1483), determinando così la definitiva distinzione giuridica tra il titolo di Santo e di Beato, che veniva
usato indifferentemente in epoca medievale. A questa decisione si conforma la posizione giuridica della
Beata Diana. A questo proposito dobbiamo rammentare che una delle speranze del canonico Lelio
Mannari, indimenticato ed indimenticabile proposto di Santa Maria a Monte, strenuo ricercatore di notizie
storiche sulla Beata Diana, era quella di rintracciare un documento di Sisto IV che riconoscesse il culto
della Beata Diana.
Infatti la concessione del culto locale veniva formalizzata e comunicata agli interessati mediante Lettera
apostolica sotto forma di Breve, che il Vescovo locale mandava ad esecuzione auctoritate apostolica.
Nonostante gli sforzi, don Mannari non ci riuscì, ma tracciò un possibile filone di ricerca da svolgersi
presso gli archivi vaticani. Sarebbe auspicabile che qualche studioso raccogliesse l’eredità e proseguisse
nella ricerca, certamente più agevole ai nostri giorni per gli strumenti a disposizione.
Per proseguire nell’ excursus storico dobbiamo ricordare che dopo l'istituzione della Congregazione dei Riti
(1588), ad opera di Sisto V, i Papi continuarono a concedere culti limitati (“Missa et Officium”), in attesa
di pervenire alla canonizzazione. La procedura poi trovò una sua definitiva strutturazione ad opera di
Benedetto XIV con il suo “De servorum Dei beatificatione et beatorum canonizatione” (1734-38).
Tuttavia, al di là del percorso di ufficializzazione della santità, vi è il profilo che nel Vangelo Gesù fa del
Santo: è l'uomo delle beatitudini e di quelle beatitudini che vanno contro il pensare comune. Per questo
san Giovanni nell'Apocalisse ha scritto: "Apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare,
di ogni nazione, razza, popolo e lingua". Questo significa che sono santi tutti quelli morti nell'amicizia del
Signore. E questo è estremamente consolante, perché è un'opportunità riguarda tutti noi.
Santa Maria a Monte
Nasce il nuovo bollettino parrocchiale
Parlerà di Chiesa e Ici, di problematiche legate alla famiglia e
del servizio offerto dalla Caritas il nuovo giornalino parrocchiale di Santa Maria a Monte dove – vista
l’uscita in concomitanza con le festività Pasquali e con quelle per la patrona – non mancherà lo spazio
dedicato alla Beata Diana e quello volto a far conoscere le attività della scuola calcio. Si chiama «In
Dialogo», proprio per sottolineare la volontà di instaurare un dibattito costruttivo con la comunità, e il
numero zero uscirà sabato 31 marzo, durante la messa prefestiva delle 18. «Mancava, in parrocchia, un
giornale nel quale affrontare tematiche che toccano l’intera comunità santamariammontese – dice don
Marco Pupeschi, proposto del paese e tra i promotori dell’iniziativa -. Uno spazio per dar voce ai
parrocchiani, per far conoscere i servizi attivi rivolti alla comunità e all’interno del quale approfondire, alla
luce delle fede, temi attuali che coinvolgono tutta la parrocchia». «Siamo felici di poter offrire ai
compaesani questo nuovo strumento di dialogo – aggiunge il direttore responsabile, Maria Elena Manzi,
che sottolinea – l’obiettivo del giornalino, che avrà cadenza quadrimestrale, è dar voce alle esigenze dei
parrocchiani discutendo con loro temi importanti come le sfide che si trova ad affrontare oggi una famiglia
o come la crisi che ha investito un po' tutti i settori e cambiato la scala delle priorità della gente. Non
offriamo risposte certe ai dubbi e ai quesiti dei parrocchiani, ma siamo pronti ad ascoltare, a parlarne con
loro e a cercare insieme delle soluzioni. Per questo – conclude il direttore – invitiamo tutti a contribuire
fattivamente alla stesura di “In Dialogo”, inviandoci commenti agli articoli che pubblicheremo, scrivendoci
le loro riflessioni e raccontandoci le loro storie». Il giornalino, la cui distribuzione proseguirà alla fine delle
messe di domenicali è a offerta libera.
rubriche, appuntamenti e segnalazioni ...
Incontri al Consultorio Familiare Diocesano
I Volti della Vecchiaia
Dopo il primo ciclo di incontri formativi rivolto ai genitori in attesa di un
figlio, il Consultorio Familiare Diocesano “A. Giani” promuove tre incontri sul
tema della vecchiaia, rivolti in particolare agli anziani, alle famiglie che ogni
giorno si dedicano all’assistenza dei loro congiunti anziani, e in generale a
tutti coloro che si trovano a contatto con le problematiche dell’età anziana.
Gli incontri saranno guidati da esperti dell’equipe del Consultorio: la dott..sa
Ferri parlerà sugli aspetti psicologici dell’età anziana (sabato 14 aprile), la
dott.ssa Pagni, tratterà in particolare la cura degli anziani affetti da
demenza (sabato 28 aprile), infine una riflessione spirituale sul tema della
vita e della morte, condotto dal consulente etico del Consultorio familiare,
don Mario Brotini (sabato 21 aprile).
Gli incontri si svolgeranno presso la sede del Consultorio (San Romano, via
Matteotti n. 139) il sabato pomeriggio delle seguenti date: 14-21-28 aprile,
sempre dalle 15,30 alle 17,30.
La partecipazione agli incontri è gratuita e aperta a tutti. Per esigenze
organizzative è opportuno segnalare la partecipazione, contattando la Segreteria del Consultorio Familiare
ai seguenti recapiti: cell. 328.1575989 - email: [email protected].
A conclusione della XXI Rassegna dei Cori parrocchiali
Nell’antica chiesa di San Leonardo a Cerreto Guidi si è conclusa la XXI Rassegna dei cori parrocchiali dove
hanno partecipato gli ultimi 6 gruppi corali della diocesi: il Coro San Leonardo della stessa cittadina, il
coro di Ponte a Elsa/Pino, gli amici in coro di San Romano, le voci bianche di San Rocco e Cecina, i cori
parrocchiali di Larciano (S. Rocco) , di Castelfranco e di Cortenuova. Quattro serate “edificanti”, di vera
riflessione intorno al canto che in questo caso diventa un servizio necessario e prezioso per la preghiera
delle comunità parrocchiali.
Un ringraziamento a tutte le persone che si sono impegnate per la buona riuscita della manifestazione in
primo luogo i maestri direttori, gli organisti, i numerosi coristi (quasi 700!! in tutta la diocesi) , i parroci di
San Miniato Basso, di Casciana alta, di Orentano e di Cerreto Guidi che hanno accolto con grande
ospitalità l’iniziativa e il nostro Vescovo che ha seguito e sostenuto di persona l’operato di tutti.
Ci prepariamo ora alla Festa della Dedicazione della Cattedrale, quest’anno Lunedì 14 Maggio, quando
saremo riuniti tutti insieme a San Miniato per la Celebrazione Eucaristica che sarà presieduta da S. Ecc.
mons Carlo Ciattini, al termine della quale il Vescovo Fausto consegnerà ai singoli cori l’attestato di
partecipazione.
La Commissione Diocesana di Musica Sacra
Semi di senape
Catechismo con le cose
di don Luciano Marrucci
La distribuzione del pane di Sant’Antonio
«Mi piace consegnare con le mie mani e nelle vostre mani questo pane benedetto
in onore di Sant’Antonio Abate. Altre volte vi ho parlato di come è nata una bella
tradizione che ha portato nelle nostre chiese questo buon odore del forno. Sono
contento perché oggi mi sento veramente il capo della mia famiglia che siete voi.
Nell’assolvere questo compito mi pare di rispondere a ciò che tutti insieme abbiamo chiesto a Nostro
Signore quando abbiamo detto: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Mi sbaglierò, ma oggi mi sento più
importante per tutti voi proprio per il servizio di dare ciò che vi è dovuto come miei familiari. Questa
ricorrenza viene ogni anno per ricordarci almeno in questo giorno che chi mangia dello stesso pane
appartiene ad una stessa famiglia».
Presentazione del nuovo Rito delle Esequie
Giovedì dopo Pasqua, 12 aprile, alle ore 10, nell’auditorium del Seminario ci sarà la presentazione per i
sacerdoti e diaconi della nuova edizione del Rito delle Esequie, uscito da poco e che diverrà obbligatorio
con l’Avvento di quest’anno. Fate di tutto per essere presenti, dal momento che dobbiamo essere ben
preparati ad utilizzare uno strumento pastorale come questo, che ci fa incontrare le persone in un
momento di estrema delicatezza.
L’agenda del Vescovo
Sabato 7 aprile - ore 9: In Cattedrale, Ufficio delle Letture e Lodi
mattutine. Ore 16,30-19: Confessioni in S. Domenico. Ore 22: In
Cattedrale, Veglia Pasquale.
Domenica di Pasqua, 8 aprile - ore 11,30: S. Messa Pontificale,
nella chiesa parrocchiale di Ponsacco. Ore 18: Vespri nella chiesa di S.
Domenico.
Lunedì 9 aprile - ore 11: S. Messa a Santa Maria a Monte per le feste
annuali della Beata Diana.
Martedì 10 aprile - ore 9,30: Udienze.
Giovedì 12 aprile - ore 10: Incontro del clero in seminario.
Venerdì 13 aprile - ore 9,30: Udienze.
Sabato 14 aprile - ore 18: S. Messa a San Romano con le
Confraternite di Misericordia.