XV secolo - Storia

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XV secolo
Il conflitto Francia vs Spagna e le riforme religiose
Dopo la fine della guerra dei cent’anni iniziò in Europa un periodo di restaurazione per le grandi
potenze Europee e uno di fioritura per i nuovi stati nazionali nati in questo secolo, ma anche per i
comuni italiani. In Inghilterra, nel 1485, terminò la guerra delle Rose che vide trionfare la famiglia
Lancaster e che diede il via alla potente e famosa dinastia dei Tudor con l’ascesa al trono di Enrico
VII; quest’ultimo mise fine alla rivalità delle due famiglie sposando Elisabeth York. La dinastia dei
Tudor rimase al trono inglese per tre generazioni, fino alla morte di Elisabetta I nel 1603/1606. La
famiglia degli Asburgo stabilì una continuità definitiva sul trono imperiale fino alla caduta dello
stesso nel 1806/1807, sebbene rimase un’entità politica fino allo scoppio della prima guerra
mondiale. Nacque lo stato della Svizzera, che nel ‘500 diventò il polmone finanziario dell’Europa
specializzandosi nell’attività bancaria; questa rappresentò un essenziale limite all’espansionismo
tedesco e francese. In Italia l’indebolimento della chiesa provocò una breve crisi dei comuni che si
frammentarono sempre di più abbandonando il sogno di unità nazionale. Tuttavia essa fu anche il
luogo in cui il capitalismo ricominciò a produrre ricchezza portando ad una ripresa economica
civile e religiosa. Nella penisola ci furono cinque grandi entità che rappresentavano l’evoluzione
delle maggiori città da comuni a signorie e poi a principati: la Chiesa, l’unico ecclesiastico; Milano,
travolta dalla rivalità tra la famiglia Sforza e Visconti; Venezia, appena uscita vincitrice da una
guerra contro Genova e le altre città marinare, e che era governata dalla famiglia Foscari; Il Regno
di Napoli, che comprendeva l’intero Sud sotto la famiglia degli Angioini parenti degli Aragonesi, e
quindi degli Spagnoli; Firenze, controllata dai Medici, che era diventata capitale culturale italiana.
Tuttavia altre sei entità si svilupparono molto nella penisola Italica: la Contea di Savoia, la più
antica casata dinastica occidentale; la Repubblica di Genova, che dopo essere stata sconfitta da
Venezia era diventata un polo finanziario; la Signoria degli Estensi che governava la zona intorno a
Ferrara; la Signoria dei Gonzaga, che governava la zona di Mantova; la Repubblica di Siena, che si
era opposta al dominio di Firenze rendendosi indipendente; alcune famiglie alpine conservavano
le proprie tradizioni che rimangono ancora oggi soprattutto in Valle D’Aosta e in Trentino AltoAdige. Nella penisola iberica vengono gettate le fondamenta del Regno di Spagna e Portogallo
poiché quest’ultimo, a causa delle diverse cultura e società rispetto agli spagnoli si rese un regno a
sé stante; la Navarra rimase un feudo della chiesa; Castiglia ed Aragona si unirono attraverso un
matrimonio ma secondo un principio di unità basato sulla religione come fece la Francia nel
medioevo e fondarono il Regno di Spagna nel 1464; la Granada, unico stato ad essere ancora sotto
l’influenza araba, entrò in conflitto con la Spagna dal 1481 al 1492 che vide la seconda trionfare e
l’annessione della Granada nel regno di Spagna. Nel 1453 cadde l’impero Romano d’Oriente dopo
l’ennesimo attacco dei Turchi che occuparono il loro territorio fino a controllare l’intera penisola
balcanica. Ciò comportò un trasferimento della cultura ortodossa sia a Firenze col neoplatonismo
sia verso il mondo slavo. Quest’ultimo fu luogo di scontro fra Normanni e Ucraini nel 1200 che
vide i primi vincitori; per i due secoli successivi i mongoli conquistarono il territorio russo
sottomettendo la popolazione; solo con l’arrivo dei Romani i Mongoli si ritirarono in Asia mentre
Mosca diventa il terzo polo culturale Europeo. Sebbene in Italia ci fossero molti piccoli stati diversi
tra loro, Lorenzo il Magnifico creò un equilibrio tra tutte quelle entità italiane e garantì un’enorme
sviluppo culturale e un periodo di pace. Tuttavia nel 1492 muore e ciò mise fine alla libertà
politica italiana; infatti dal 1494 i francesi entrarono in Italia.
Nel 1492 la scoperta dell’America mutò a fondo il profilo europeo che si aprì al colonialismo.
Nello stesso anno Carlo VIII di Valois venne chiamato dal signore di Milano Ludovico di Sforza, zio
di Giangaleazzo Visconti, precedente signore della città, per controbilanciare l’alleanza del nipote
con gli spagnoli. A Milano fu accolto come liberatore tuttavia il Re francese scese in Italia al vero
fine di conquistare i territori francesi a sud ma così facendo scatenò un’insurrezione dei piccoli
regni italiani contrari ai medici. A Roma Papa Alessandro VI lo lasciò passare mentre il signore di
Napoli Alfonso abdicò in favore del figlio Ferdinando credendolo capace di fermare l’avanzata
francese. Carlo invece lo fece fuggire ad Ischia e riuscì ad imporsi nel sud italia.
Contemporaneamente, preoccupati dell’avanzata di Carlo, Venezia Milano ed il papato si allearono
e riuscirono a rimandarlo in Francia. Il sovrano morì tre anni dopo e gli successe Luigi XII il quale
riprese il progetto di Carlo; perciò si alleò con Venezia promettendogli parte del milanese ed
arrestò Ludovico portandolo a Parigi dove morì tre anni dopo mentre a Venezia diede il
Cremonese. Nel 1500 col trattato di Granada cercò accordi con Ferdinando di spagna secondo i
quali quest’ultimo avrebbe preso Puglia e Calabria mentre Luigi Campania e Abruzzo.
I patti non furono rispettati e ciò fece scoppiare un grande conflitto nel 1504 che vide trionfare la
spagna nella battaglia di barletta. Con il trattato di Lione la Francia diede l’armistizio rinunciò al
sud ma continuò a controllare il nord. L’Italia era quindi divisa al nord sotto la Francia, a est sotto
Venezia, al centro sotto la Chiesa con Papa Cesare Borgia filospagnolo e a sud sotto la Spagna. Nel
1503 morì Cesare Borgia e venne eletto un Papa anti Borgia Giulio II che fu nominato il “Papa
soldato” poiché aveva in mente di togliere la Romagna a Venezia e sottometterla; perciò fondò la
lega di Cambrai con Francia, Impero, la Spagna nel 1509. Tuttavia Giulio II ritenne che Venezia
fosse un freno equilibrante per l’espansionismo dei grandi stati nazionali. Nel 1510 ruppe questa
lega e ne fonda un’altra detta lega santa con la Spagna la Svizzera e l’Inghilterra e riuscì a vincere.
A Milano tornarono gli Sforza mentre a Firenze i Medici; inoltre nel 1515 la Navarra venne ceduta
alla Spagna come premio. Nel 1513 Giulio II morì mentre la Francia approfittò e cercò di tornare in
Italia ma venne fermata dalla Svizzera. Nel 1515 morì anche Luigi XII e salì al trono Francesco I di
Valois, il quale tentò una terza volta di entrare in Italia, sconfisse i Savoia e nel 1516 conquistò
Milano. Nello stesso momento Carlo d’Asburgo, figlio di Filippo d’Asburgo e Giovanna di Castiglia,
grazie alla sua fortunata posizione dinastica, ottenne una grande eredità diventando Carlo I re di
Spagna. Alla morte del nonno, che era stato imperatore, si propose per la nomina di reale ma lo
stesso fece il re francese; allora Carlo comprò i voti e nel 1519 venne eletto anche imperatore
diventando Carlo V. La politica di Carlo rappresentò l’ultimo tentativo imperialistico e
conservatore; il suo unico ostacolo era rappresentato dalla Francia. L’imperatore sarebbe anche
riuscito nel suo intento se non fosse stato fermato da due eventi inaspettati: l’avanzata dei Turchi
e la nascita delle riforme religiose. I primi rappresentavano già da tempo un pericolo per l’Europa
soprattutto per la Spagna e per Venezia che dominavano i commerci nel mediterraneo. Le riforme
invece fratturarono l’Europa in due grandi linee di sviluppo, una cattolica mediterranea che
seguiva la chiesa cattolica di Roma, una borghese/protestante atlantica che ebbe inizio con Martin
Lutero. Egli infatti era un tradizionalista che riprese da Erasmo da Rotterdam e quando viaggiò a
Roma rimase sconcertato dalla diffusa corruzione del clero e le molteplici indulgenze concesse
dalla chiesa; perciò nel 1517 tornò in Germania e appese le sue famosissime 95 tesi sulla porta
della cattedrale di Wittenberg. Il luteranesimo si fondava su una nuova teologia basata sul servo
arbitrio (mentre Roma predicava il libero arbitrio), cioè basata sul fatto che un uomo non poteva
liberarsi dal peccato originale se non per grazia divina e quindi non per mezzo della confessione
ma solo attraverso la disperazione. Questo perché per Lutero la fede era un’esperienza
fondamentale di tutti gli uomini non consolatoria e lacerante, un messaggio ma anche un
sentimento universali che non coinvolgevano tutti ma erano silenziosi, poiché l’uomo non ha
bisogno di una mediazione può interagire con Dio attraverso il silenzio della sua interiorità.
Inoltre egli credeva nella consustanziazione cioè Essa sostiene che nel sacramento eucaristico il
pane e il vino al tempo stesso mantengono la loro natura fisica e divengono anche sostanza del
corpo e del sangue del Cristo. Differisce dalla transustanziazione, in cui crede il cattolicesimo,
poiché quest'ultima afferma invece la reale conversione di tutta la sostanza del pane nella
sostanza del corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo sangue. Lutero
giustifica la gerarchia dei ceti e vede come unico modello di sviluppo quello contadino. Egli dice
inoltre che la chiesa deve essere una comunità affidata all’uguaglianza ed alla libertà dei fedeli.
Inoltre Lutero ammetteva lo scorporamento della vita religiosa da quella politica; infatti secondo
lui la chiesa si stava degradando sempre di più perché aveva perso quell’universalità del potere
ecclesiastico che l’aveva sempre contraddistinta. Il luteranesimo diventò strumento di rottura
politica e religiosa da parte di tutti i principi tedeschi dalla pesante influenza del Sacro Romano
Impero (si creò una situazione simile a quella avvenuta nel XIII secolo quando il Barbarossa si
scontrò contro i comuni che volevano l’indipendenza). Anche il mondo slavo e i regni nordici
appoggiarono questa religione poiché avevano una struttura politica monarchica e patriarcale ben
formata. Anche l’arte del nord europa riprese la dottrina di lutero, infatti in tutte le opere di
questo periodo l’angoscia è protagonista Il luteranesimo riprende la sua teologia dalla dottrina
agostiniana che si diffuse in Europa più di mille anni prima la quale predicava che l’uomo dovesse
trattare il discorso sul male attraverso due percorsi: il libero arbitrio ed il servo arbitrio. Lutero
inoltre tradusse la Bibbia in volgare tedesco e ridusse i sacramenti al battesimo ed alla comunione.
Gli anabattisti erano particolari protestanti che non riconoscevano nemmeno il battesimo perché
credevano che un uomo dovesse decidere solo quando cosciente. Nel 1517 Lutero viene perciò
scomunicato ma non ucciso perché protetto e difeso dai principi tedeschi soprattutto dalla
famiglia degli Hohenzoller, i quali avranno fortuna nella storia perché signori del Brandeburgo.
L’unico stato del nord Europa a non seguire la dottrina luterana fu l’inghilterra, la quale sotto
Enrico VIII si convertì alla chiesa anglicana, secondo la quale la chiesa viene integrata nello stato
cioè diventa ente statale perché il re diventa capo politico e religioso.
La costola più importante del luteranesimo fu il calvinismo (da Giovanni Calvino che era
francofono ma nato in Svizzera) che si diffuse a partire da Ginevra. Questa dottrina si
differenziava dal luteranesimo perché aveva un codice religioso compatibile perfettamente con la
vita borghese (calvino predicava una visione socio culturale del servo arbitrio, dicendo che per
raggiungere la salvezza bisognasse lavorare molto al fine di migliorare il creato e che la fede fosse
laboriosità e che la religione avesse senso solo nella moralità dell’uomo). Il Calvinismo si diffuse in
Francia, provocando una guerra civile, in Scozia, dove nacque la chiesa presbiteriana (da
presbiterio uguale consiglio degli anziani). Tuttavia la vera patria del calvinismo era l’Olanda
poiché dopo Venezia era il territorio in cui si era sviluppata maggiormente la borghesia.
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