In lista d’attesa dagli USA per essere operati da Colletti a Verona Bambini di New York, San Diego e Los Angeles aspettano da mesi l’intervento all’orecchio del professor Colletti Bambini americani in lista d’attesa per essere operati dal Prof. Colletti a Verona. Si tratta di bimbi provenienti da New York, Los Angeles, San Diego, San Francisco e altre città statunitensi, affetti da gravi malformazioni dell’orecchio, come la mancanza del nervo uditivo, quello che connette l’attività periferica della chiocciola al sistema nervoso centrale. “E’ come se a un telefono mancasse la linea che lo collega alla centrale”, spiega con un esempio efficace Vittorio Colletti, direttore della Clinica di Otorinolaringoiatria al Policlinico e padre dell’orecchio bionico troncoencefalico nei bambini. Interventi d’avanguardia iniziati da tempo, esattamente nel 2000 e per i quali “non sono mancate le critiche perché tutte le innovazioni suscitano sospetto”, sorride Colletti che ora vanta però il riconoscimento dei medici del Nord America. E’ infatti arrivata l’autorizzazione da parte della FDA (Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici ed in generale della salute negli Stati Uniti) per consentire questi interventi in centri selezionati degli States. Ma questi centri ancora non ci sono e i chirurghi americani hanno chiesto al Prof. Colletti ed all’Azienda Ospedaliera di Verona di accogliere non solo i loro bimbi ma anche i medici per imparare le complesse tecniche operatoria d’assoluta avanguardia. La storia parte da lontano. Cinque anni fa, Colletti operò la figlia di un atleta medaglia d’oro di bob. L’intervento andò bene. E la stampa americana ne parlò come un prodigio. Alcuni medici californiani cercarono un contatto con la nostra Università. Dopo alcuni viaggi, visite alla Clinica di Otorinolaringoiatria di Borgo Roma e partecipazione agli interventi di impianto dell’orecchio bionico gli ospedali americani hanno chiesto (e ottenuto) di poter inviare a Verona i loro bimbi. In febbraio quattro bambini americani sono stati operati dal professor Colletti . La scorsa estate altri sei bambini statunitensi sono stati sottoposti al delicato intervento. E ora c’è una lista d’attesa di altri dieci piccoli pazienti che dovranno essere operati entro gennaio. La gerarchia dei malati è odiosa. Ma colpisce il fatto che proprio dal Paese che declassa l’Italia sui listini internazionali di Standard and Poor’s, arrivino i bimbi e i medici nei nostri ospedali. I bambini per essere curati. I medici per imparare a curare. Si tratta di pazienti difficili perché spesso affetti da più patologie. Spiega il prof. Colletti. “A volte riscontriamo non solo danni all’apparato uditivo, ma anche cardiaco o nervoso e per questo è indispensabile la competenza specializzata del dipartimento di Rianimazione con gli anestesisti Vittorio Schweiger, Mara Confente e Alessandro Bisoffi Varani , oltre alla squadra di strumentiste specializzate Martina Ronca, Teresa Ziviani e Kety Bistaffa. “Senza la competenza di queste persone non sarebbe stato possibile arrivare ai risultati raggiunti”, sottolinea Colletti, aggiungendo che “questo sarà il vero problema anche per gli Stati Uniti perché non sono professioni facili da costruire e trovare”. E aggiunge: “Ho operato bambini in molti paesi del mondo e devo dire che la professionalità italiana non ha nulla da invidiare a nessuno. “Prima di far muovere da così lontano i piccoli pazienti americani”, spiega Colletti, “chiediamo una documentazione dettagliata dei singoli casi per evitare di sottoporre a lunghi viaggi dei bambini malati che non potrebbero essere operati con successo”. E aggiunge che alcuni di questi bambini avevano già affrontato l’impianto del cosiddetto orecchio bionico, ma a casa loro, con medici americani che avevano agito sulla coclea. Purtroppo con evidente insuccesso e forti spese. “E questo perché”, spiega il chirurgo tornando all’esempio del telefono, “i colleghi americani si sono limitati ad aggiustare la cornetta in carenza del filo che va alla centrale. Anche per questa ragione i medici hanno chiesto di imparare me”. 1 Nei giorni scorsi Sandro Caffi, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera, ha siglato un memorandum d’intesa con il Children Hospital e l’House Ear Research Institute di Los Angeles che favorirà questa collaborazione. I°BOX I BIMBI CHE ASPETTANO DI ESSERE OPERATI C’è Anna una bimba deliziosa che proviene dal Texas, Bruce, piccolo californiano di otto mesi e Diva, una bimba di un anno che vive a New York. Sono tre dei prossimi pazienti che saranno sottoposti all’intervento dell’orecchio bionico alla Clinica di Otorinolaringoitaria, diretta dal professor Vittorio Colletti. Pochi mesi fa, sono stati operati a Verona Adrianna, Evie, Finn, Aari, Ricardo e William, Shainfulla, Amelia, Alicia, robert, tutti provenienti dal Nord America. Ogni intervento di impianto di un orecchio bionico costa mediamente 35 mila euro. II°BOX L’ACCORDO FRA VERONA E GLI STATES Il memorandum d’intesa favorirà la collaborazione fra l’House Ear Research Institute, il Children’s Hospital di Los Angeles e il Centro per la riabilitazione chirurgica e bionica della clinica Otorinolaringoiatrica di Verona. Tutto è cominciato nel 2005, quando sono iniziati i viaggi esplorativi a Verona del dottor Robert Shannon, americano, “per condurre una verifica indipendente dei risultati audiologici dei pazienti sottoposti a impianto di orecchio bionico a Verona”, si legge nell’accordo appena firmato. Era infatti necessaria una validazione dei risultati da parte di un esperto esterno in quanto “molti ritenevano irraggiungibili i risultati ottenuti con questa tecnica d’avanguardia”, riporta il documento. Da allora Shannon e Colletti hanno pubblicato insieme molti articoli e hanno consolidato una forte relazione professionale. Nel 2012, con l’obiettivo di promuovere la collaborazione, un team formato dai medici Shannon, Wilkinson, Schwartz e Krieger ha frequentato il nostro Policlinico con lo specifico scopo della “osservazione di diversi interventi all’orecchio su pazienti pediatrici”. Poi l’House Research Institute di Los Angeles ha inviato i piccoli americani a Verona per sottoporli agli interventi chirurgici di impianto bionico perché questa tecnica operatoria “non è ancora disponibile negli USA ed è in attesa di trial clinici che sono in via di preparazione”, recita il documento ufficiale. Nel mese di gennaio 2013 finalmente l’approvazione da parte della FDA Americana. III° BOX LE ONDE ACUSTICHE DEL CERVELLO La tecnica operatoria per l’impianto dell’orecchio bionico prevede l’inserimento di un certo numero di elettrodi nel cervello. “E’ come infilare una spina” dice Colletti, “accoppiando l’area dei nuclei uditivi con l’impianto”. Precisione e delicatezza sono determinanti. Dopo l’esecuzione spetta all’elettrofisiologo, sulla base delle cosiddette “risposte sensoriali presumibili”, dire ai chirurghi se l’intervento è riuscito. Sono infatti le prove elettrofisiologiche a stabilire che un bimbo è sordo. Ossia una serie di accertamenti di tipo elettroencefalografico, nei quali si misurano le risposte agli stimoli acustici somministrati. Questi esami vengono definiti dagli esperti “Studio dei potenziali evocati acustici”. Gli specialisti sanno infatti che, inviando al cervello certi stimoli acustici, si provoca l’insorgenza di un certo numero di onde. Ma se un bambino non sente lo stimolo acustico, come fa il chirurgo ad avere la certezza che l’impianto collocato in quella determinata zona del cervello sarà efficace? “Il nostro sistema nervoso”, risponde il professor Colletti, “è organizzato in modo tale che, se gli elettrodi sono stati installati nella giusta posizione, essi evocano una risposta elettrica simile a quella che sarebbe evocata da uno stimolo acustico. 2 Quando l’elettrofisiologo valuta le onde elettriche evocate dai vari elettrodi ci comunica se abbiamo lavorato bene ovvero se dobbiamo modificare opportunamente la posizione degli elettrodi nel cervello, capiamo così se il bimbo potrà sentire i suoni, vivendo come una persona normale. “La comucazione positiva dell’elettrofisiologio è il momento più bello e appagante di tutta l’operazione” conclude il professor Colletti con un sorriso dolcissimo. 3