Broadway. Paramour,Cirque du Soleil.Danzando nell`aria

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Broadway. Paramour,Cirque du Soleil.Danzando nell’aria
Broadway. Paramour, er la prima volta il Cirque du Soleil si cimenta in
un musical tradizionale. Un tripudio di arti, d’interazioni d’idee e
confluenze di stili che s’intrecciano in uno spettacolo mirabolante che
tiene alta l’attenzione dello spettatore.
di Antonella Iozzo
New York – Broadway. Paramour, Cirque du Soleil vuole sorprendere, giocare una nuova
carta e la favola ha inizio. New York, Broadway, Musical, logica sequenza che ci riporta a
uno sfavillante arcobaleno di luci, danze, artifici coreografici e musica.
Spettacolo nello spettacolo che seduce tutti, spettatori e artisti, tutti vogliono arrivare a
Broadway, Cirque du Soleil compreso che tenta la sua scalata nel mondo del musical con
Paramour al Lyric Theater.
Un tripudio di arti, d’interazioni d’idee e confluenze di stili che s’intrecciano in uno
spettacolo mirabolante, un continuo rimbalzo di situazioni, artifici e tempistiche che
tengono alta l’attenzione dello spettatore dallo sguardo irretito dall’abilità fisica e dalla
perizia tecnica con i professionisti del Cirque du Soleil volteggiano nell’aria.
Per la prima volta il Cirque du Soleil si cimenta in un musical tradizionale, con una trama,
personaggi, show tunes e anche un po’ di tip-tap.
Ideato e diretto da Philippe Decouflé, la sontuosità della produzione scintilla nella
lucentezza dell’oro e del rosso, sin dalle prime battute sembra essere un glorioso
omaggio al “Golden Age” di Hollywood, un ritorno ai fasti del tempo, si alza il sipario ed è
splendore visivo dalle scenografie alle coreografie. Lo show indossa l’illusione del
successo, il sogno deborda il lusso di un desiderio che sembra sfiorare l’eleganza dello
show-man Sinatra. Lo stile particolare che lo ha contraddistinto sembra nei primi minuti
di Paramour riemergere come una radiosa stella che illumina il palcoscenico per
giungere fin dentro i sogni celati, tutto è possibile sul borderline tra realtà e spettacolo.
Tre i personaggi principali il direttore artistico AJ (Jeremy Kushnier, l’aspirante cantante
Indigo (Rubino Lewis); e il cantautore Joey (Ryan Vona).
La trama è semplice, gioca sull’allure del successo sognato da parte di artisti ancora
all’ombra dei luoghi di periferia. Un allure rivisitata e dal forte impatto coreografico.
Giochi circensi, per i quali il Cirque du Soleil, è maestro indiscusso, coreografie, abilità
tecnica e audacia vestono la storia di ritmo incalzante e coinvolgente.
AJ incontra Indigo e Joey, pianista e compositore, in un anonimo locale di Los Angeles
dove il regista è venuto a trovare una nuova stella per la sua nuova produzione,
Paramour. Indigo diventa una star ma quando A.J. decide di sposarla e renderli entrambi
immortali, Indaco si ribella.
AJ è subito sedotto da Indigo, dalla sua voce calda e dalle sua movenze, intanto il
palcoscenico si trasforma, l’occhio dello spettatore corre letteralmente da un’azione
scenica all’altra. Spazialità e temporalità sembrano rincorressi a vicenda, non ci sono
tempi morti ma solo arabesque, movenze, virtuosismo fisico e artistico che scivola come
nastri di luce nell’aria, intanto Indigo incanta e canta con l’anima, nuances che filtrano
l’empasse visivo.
L’immagine del successo prende corpo, la celebrità investe Indigo, è una pulsazione
battente il tempo e la storia, non c’è tempo per i pensieri o i ricordi perché la memoria
diventa materia viva e pulsante nelle pose che emulano varie dee dello schermo in
manifesti famosi: Marlene Dietrich in “The Blue Angel” Vivien Leigh in “Via col vento”,
Elizabeth Taylor in “Cleopatra”.
La teatralità irrompe con la forza dello spettacolo puro, colori ed esotismo amplificano
l’effetto emozionale nella scena di Cleopatra. La voce di Indico, ovvero dell’artista Rubino
Lewis in cima ad una scalinata, è fresca, vitale, tecnica vocale, fraseggio, respiri,
dipingono un’interpretazione toccante e degna di nota, ma la scena straripa di artisti,
stelle in caduta libera che nel silenzio del loro canto corporeo catalizzano l’iride, come i
gemelli identici Andrew e Kevin Atherton, trapezisti abbaglianti che si librano sopra il
pubblico, come un volo planare, sembrano sfiorare le nostre teste per poi volare alto
afferrandosi l’un l’altro sinuosamente in un esteso pas de deux nell’aria che lascia la folla
estasiata.
Paramour è un’atletica estensione teatrale, una dodecafonica espressione artistica che
riscrive i canoni del musical, tutto in una sintesi contemporanea che mixa leggende e
tradizione, tecnica e competenze artistiche. I numeri atletici da circo sono la costante
dell’intero show, le leve del puro divertimento che conquista il pubblico fino al finale del
primo atto, una sequenza di Calamity Jane, che ricorda anche se non soprattutto “Sette
spose per sette fratelli” che presenta acrobati battenti fino al boccascena, twirling in aria
mentre si scambiano a turno saltando da una grande altalena, tecnicamente teeterboard.
Virtuosismo teso al massimo livello che gioca con le emozioni della platea, mettendo però
in leggera penombra la romantica canzona di Indigo e Joey e la fascinosa coreografia di
Daphné Mauger.
La musica di Guy Dubuc e Marc Lessard con Andreas Carlsson paroliere e cocompositore, scivola facilmente nella sensibilità uditiva, è musicale, è musicalità è anche
lontani rimandi a Andrew Lloyd Webber. Musica che diventa tavolozza di sentimenti per
una storia capace di commuovere nella sua semplicità; desiderio di celebrità, successo,
amore che immancabilmente vive e tocca corde passionali sfocia in un triangolo amoroso,
con Joey e Indigo, l’uno la metà dell’altra e AJ, che vuole sposare Indigo per un successo
insieme, oltre l’amore. Gioco di relazioni simboleggiati in un balletto aereo fortemente
inspirato, la notte come fondale, il cielo come estensione di un pensiero che diventa
essenza non detta ma vissuta sotto pelle ed improvvisamente implode in movenze,
artificio tecnico che deborda la seduzione.
Paramour, lo spazio tra creatività e virtuosismo atletico, il suono e il movimento, la
personalità artistica e la danza, giungono al momento clou, un finale capace di cogliere
l’irruenza e la libertà espressiva di grandi professionisti, uno spettacolare e coinvolgete
inseguimento che trova Indigo e Joey in fuga, aiutati dallo staff di AJ, mentre una vivace
compagnia di saltimbanchi su trampolini invisibili, innesca un inseguimento da brivido in
cima agli edifici dello skyline di New York, catturando principalmente l’attenzione del
pubblico che sorride alla divertente messa in scena dall’intrinseca destrezza e
straordinaria abilità fisica.
È un tripudio, un esilarante esprit d’artefice con corpi che nuotano attraverso l’aria con
leggerezza apparente. Brillanti figure per spumeggianti, tempestosi e ipnotici giochi
atletici. Funambolici artisti che hanno saputo creare contrasti tra massima tensione e
distensione, muovendosi autorevolmente fra una variegata gamma di situazioni
confluendo inevitabilmente in un unico vortice di emozioni Paramour.
Cast: Jeremy Kushnier, Ruby Lewis, Ryan Vona, Bret Shuford, Sarah Meahl, Kat Cunning
Paramour – Cirque du Soleil
Lyric Theatre
213 W 42nd St, New York, NY 10036
https://www.cirquedusoleil.com/paramour
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(11/11/2016)
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internet: www.bluarte.it
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