Spesa aggregata e prodotto nazionale

Capitolo 16
Spesa aggregata e prodotto
nazionale
Abbiamo visto che il livello del prodotto nazionale, per lo meno nel breve
periodo,1 è determinato dal principio della domanda e¤ettiva. Se le imprese
si accorgono di aver prodotto troppo (sicché non riescono a vendere tutto)
o troppo poco (sicché non riescono a soddisfare tutte le richieste) non cambiano i prezzi ma cambiano la loro quantità prodotta, riducendola nel primo
caso e aumentandola nel secondo. Esse continuano a far così …no a quando la
quantità prodotta non è diventata uguale alla quantità domandata. A livello
aggregato, le reazioni delle imprese cessano quando il prodotto nazionale Y
(ossia la quantità di beni complessivamente prodotti dalle imprese) è diventato uguale alla spesa aggregata E (ossia la quantità di beni complessivamente
richiesta dai soggetti economici. L’equilibrio macroeconomico nel mercato
dei beni è perciò identi…cato dalla condizione
Y =E
(16.1)
Proprio perché assume il ruolo di pivot nella determinazione del livello di
equilibrio del prodotto nazionale, dobbiamo ora occuparci in dettaglio della
spesa aggregata.
1
L’espressione “breve periodo” (e la sua complementare “lungo periodo”) viene usata
in economia con diversi signi…cati. Nel nostro caso essa signi…ca una situazione in cui i
prezzi dei beni non variano di fronte agli eccessi di domanda, ossia non vale la legge della
domanda e dell’o¤erta. L’idea è che le imprese non abbassano immediatamente il prezzo
di un bene per cui vi è poca richiesta. Alla lunga, però, …niranno per farlo (appunto nel
lungo periodo). Lo stesso vale per il salario e il mercato del lavoro: nel breve periodo è
…sso (perché è scritto nei contratti); ma quando i contratti verranno rinnovati, il salario
potrà cambiare (appunto nel lungo periodo).
140
141
La spesa aggregata
Essa è la somma degli acquisti di “pezzi” di prodotto nazionale e¤ettuati
dai vari soggetti della macroeconomia. Ricordiamo innanzitutto quali sono
questi soggetti. Sono cinque: le famiglie (che raccolgono tutti i consumatori),
le imprese, lo Stato, la Banca centrale e il Resto del mondo (che raccoglie
le famiglie, le imprese, gli Stati e le Banche centrali delle economie che intrattengono relazioni economiche con l’economia di cui ci occupiamo). Per
ora facciamo l’ipotesi (che più avanti verrà rimossa) che la nostra economia
non abbia relazioni economiche col resto del mondo. È la cosiddetta ipotesi
di “economia chiusa”.2 Questo signi…ca che, per ora, possiamo cancellare il
Resto del mondo. Restano perciò quattro soggetti. Gli acquisti di beni e
servizi da parte della Banca centrale sono trascurabili.3 Perciò la spesa aggregata è la somma delle spese dei tre soggetti residui: le famiglie, le imprese
e lo Stato.
Il consumo e il risparmio. L’acquisto di beni e servizi da parte delle
famiglie viene chiamato consumo e indicato col simbolo C. L’idea, appunto,
è che le famiglie acquistano beni e servizi per consumarli. Si tenga presente
che le famiglie fanno anche altre spese: comprano titoli, pagano debiti, ecc.
Ma siccome queste spese non si traducono in acquisti di beni e servizi, ossia di
“pezzi”di prodotto nazionale, esse non fanno parte della spesa aggregata. Per
acquistare beni e servizi da consumare le famiglie hanno bisogno di risorse da
spendere. Conosciamo già la fonte di queste risorse. È il reddito disponibile
Yd. Non tutto il reddito disponibile viene speso per il consumo. La parte che
rimane costituisce il risparmio, che viene indicato col simbolo S.4 Abbiamo
cioè
S = Yd
C
(16.2)
Vedremo tra poco cosa acquistano le famiglie quando decidono di risparmiare.
2
L’ipotesi simmetrica, quella in cui ci sono relazioni economiche col resto del mondo,
viene chiamata ipotesi di “economia aperta”.
3
Gli acquisti di beni e servizi da parte della Banca centrale non hanno rilevanza macroeconomica perché sono una quota minima della spesa aggregata complessiva. Vedremo più
avanti che altre decisioni della Banca centrale hanno una grandissima rilevanza macroeconomica, sia per quanto riguarda il livello di equilibrio del prodotto nazionale sia per quanto
riguarda altre grandezze, come l’in‡azione e il tasso di cambio tra la moneta nazionale e
le monete del resto del mondo.
4
Il risparmio in inglese si dice saving. Ecco il motivo del simbolo S.
142
L’investimento. L’acquisto di mezzi di produzione addizionali (beni e
servizi) da parte delle imprese viene chiamato investimento. Questa spesa viene indicata col simbolo I. Anche le imprese fanno molte altre spese:
pagano i salari ai lavoratori, ricostituiscono le scorte di materie prime e semilavorati consumati nel corso del processo produttivo, fanno gli ammortamenti
(ossia ricostituiscono i loro mezzi di produzione durevoli), pagano gli interessi
ai proprietari dei capitali e i dividendi ai proprietari delle imprese. Alcune di
queste spese non si traducono in acquisti di beni e servizi ma in trasferimenti
di risorse che vanno a costituire il reddito disponibile delle famiglie (sono –
come sappiamo –i salari, gli interessi e i dividendi). Altre spese, invece, sono
acquisti di beni e servizi (la ricostituzione delle scorte e gli ammortamenti),
ma anche esse non fanno parte della spesa aggregata. Perché? Il motivo
è questo: quando abbiamo calcolato il prodotto nazionale, all’acquisto del
quale si rivolge appunto la spesa aggregata, abbiamo sottratto proprio quelle
voci (si veda la (??) di p. ??). Perciò l’unica spesa delle imprese che fa parte
della spesa aggregata è quella per mezzi di produzione addizionali, ossia gli
investimenti.
I titoli e il tasso di interesse. Dove trovano le risorse le imprese per
pagare gli investimenti? Come abbiamo visto in precedenza (si controlli la
(??) di p. ??) i ricavi delle vendite sono su¢ cienti per pagare tutte le altre spese (salari, interessi, dividendi, scorte, ammortamenti) ma niente più.
Ne consegue che per …nanziare gli investimenti le imprese devono indebitarsi. In questa nostra economia sempli…cata in cui (per semplicità) non ci
sono banche, chi vuole ottenere un prestito deve emettere un titolo, un’obbligazione che impegna chi lo ha emesso a restituire dopo un anno la somma
ottenuta maggiorata di un interesse. Chi compra i titoli presta una somma
pari al valore dei titoli acquistati a chi li ha emessi. I titoli verranno indicati
col simbolo B e il loro prezzo col simbolo Pb .5
Nelle economie reali ci sono molti tipi di titoli, che si distinguono per la
durata e per altre caratteristiche. Nella nostra economia sempli…cata, invece,
c’è un solo tipo di titolo. Chi lo acquista paga Pb e ottiene, dopo un anno
la somma Rb > Pb pre…ssata all’atto dell’emissione. La di¤erenza Rb Pb
è appunto l’interesse. Possiamo ora de…nire il tasso di interesse. Esso
misura quanto rende un euro prestato (oppure, il che è lo stesso, quanto
costa prendere un euro a prestito). Il tasso di interesse verrà indicato col
simbolo r.6 Per calcolare il tasso di interesse basta dividere l’interesse per la
5
Un titolo in inglese si dice bond. Questo spiega l’uso della lettera B.
Abbiamo già parlato del tasso di interesse e usato questo simbolo quando abbiamo
de…nito il prodotto nazionale e il reddito nazionale.
6
143
somma prestata. Supponendo che si sia prestata la somma di un titolo, il cui
prezzo è Pb , il tasso di interesse è
r=
Rb
Pb
Pb
Abbiamo detto che le imprese emettono titoli per ottenere in prestito le
somme con cui …nanziare gli investimenti. Chi acquista i titoli, ovvero chi
presta il denaro alle imprese? La risposta è ovvia: i titoli sono acquistati
dalle famiglie, sono appunto la destinazione del loro risparmio.
La spesa pubblica. L’acquisto di beni e servizi da parte dello Stato viene
chiamato “spesa pubblica per beni e servizi”, spesso abbreviato in spesa
pubblica. Il simbolo con cui viene indicata è G.7 Anche lo Stato fa altre spese, oltre ad acquistare beni e servizi (“pezzi” di prodotto nazionale).
Ne abbiamo parlato in precedenza (vedi p. ??): sono i trasferimenti alle
famiglie (le spese per pensioni, sussidi e interessi).
Per …nanziare le sue spese (G + T r) lo Stato può ricorrere al prelievo
…scale (T ). La di¤erenza tra queste spese e le entrate …scali ci dà il saldo del
bilancio dello Stato, indicato col simbolo D. Abbiamo cioè
D = (G + T r)
T
(16.3)
Se le spese G + T r superano le entrate T (abbiamo D > 0) il bilancio dello Stato presenta un disavanzo.8 Per …nanziare questo disavanzo lo Stato
deve trovare altre risorse. In teoria vi sono due possibilità. La prima è quella di fare ricorso al signoraggio, ossia alla creazione di moneta.9 Tuttavia
nelle società moderne gli Stati hanno ceduto il potere di creare moneta alle
Banche centrali. Se queste ultime sono indipendenti, gli Stati non possono
più ricorrere al signoraggio per far pronte ai propri disavanzi. Resta aperta, perciò, solo la seconda possibilità, quella di ricorrere al prestito. Anche
gli Stati, come le imprese, emettono titoli e si fanno prestare le risorse che
occorrono loro dalle famiglie.10 Il risparmio di queste ultime, cioè …nanzia
7
È l’iniziale della parola “Governo”.
Ecco il motivo per cui il saldo del bilancio dello Stato viene indicato col simbolo D.
9
Il conio della moneta e l’imposizione di questa moneta coniata come mezzo di
pagamento costituisce un attributo tradizionale della sovranità.
10
Esiste anche la possibilità che i titoli emessi dallo Stato vengano acquistati dalla Banca
centrale. Quest’ultima può …nanziare questa spesa creando moneta ossia facendo lei ricorso
al signoraggio. In alcuni paesi ciò è possibile. Nell’Unione Europea questa pratica è vietata
dallo statuto della Banca centrale. Perciò nella nostra economia sempli…cata supporremo
che il ricorso al signoraggio (sia diretto che indiretto attraverso la Banca centrale) sia
impossibile. Il disavanzo può essere …nanziato solo emettendo titoli e collocandoli nel
8
144
sia gli investimenti delle imprese che il disavanzo dello Stato. Formalmente
abbiamo
S =I +D
Le componenti della spesa aggregata. Possiamo concludere allora che
(per lo meno in un’economia “chiusa” agli scambi con l’estero) la spesa aggregata si articola in tre componenti: il consumo C (la spesa delle famiglie),
l’investimento I (la spesa delle imprese) e la spesa pubblica per beni e servizi
G. Formalmente abbiamo
E =C +I +G
(16.4)
Il livello di equilibrio del prodotto nazionale
Ora proviamo a costruire un modello che ci permetterà di determinare da
che dipende il livello di equilibrio del prodotto nazionale. Dato che abbiamo
assunto che nel mercato dei beni non vale la legge della domanda e dell’o¤erta,
ci sempli…cheremo le cose assumendo che i prezzi non variano. Costruiremo
cioè un modello a prezzi …ssi.11 Possiamo sempli…care ancora di più il modello
ponendo P = 1. In questo modo i prezzi scompaiono dalle equazioni.12
Finora abbiamo visto che il prodotto di equilibrio è determinato dalla
spesa aggregata:
Y =E
e che (equazione 16.4 di p. 144) la spesa aggregata si articola nelle tre
componenti del consumo, dell’investimento e della spesa pubblica:
E =C +I +G
Dobbiamo ora stabilire da che dipendono il consumo, l’investimento e la
spesa pubblica. Cominciamo dalla terza componente. Assumeremo che la
spesa pubblica G sia una grandezza esogena.13 La giusti…cazione di questa
mercato, ossia ricorrendo al risparmio delle famiglie.
11
Sappiamo bene che nelle economie reali i prezzi cambiano. Perciò più avanti rimuoveremo l’ipotesi di prezzi …ssi e la sostituiremo con quella di prezzi variabili. Intanto, però, possiamo imparare parecchio sui meccanismi che determinano il livello del prodotto nazionale
facendo uso di questa sempli…cazione. E allora perché non farla?
12
Si noti che, quando si fa l’ipotesi di prezzi …ssi, e in particolare di P = 1, il prodotto
nominale coincide col prodotto reale.
13
Si dice che una grandezza, o una variabile, è esogena, quando il suo valore non è
spiegato dal modello economico che si sta studiando. Naturalmente il valore di questa
145
ipotesi è che la spesa pubblica è largamente il frutto di decisioni politiche.
Scriveremo allora
G=G
dove la “barretta” sopra la variabile ci ricorda appunto che si tratta di un
dato esogeno. Assumeremo provvisoriamente che anche l’investimento I sia
un dato esogeno e scriveremo perciò
I=I
Questa volta, però, la giusti…cazione di questa scelta è dovuta solo alla sua
semplicità. Più avanti quest’ipotesi verrà sostituita da una spiegazione più
“ricca”di che cosa in‡uenza le decisioni di investimento delle imprese.
La funzione del consumo. Per quanto riguarda il consumo, possiamo
dire subito qualcosa di più facendo ricorso a quel che abbiamo imparato
studiando la microeconomia. Ricordiamo che il singolo consumatore sceglie le
quantità dei vari beni in corrispondenza del punto del suo vincolo di bilancio
identi…cato dalla curva di indi¤erenza più alta. La scelta dipende dai prezzi
dei beni e dal reddito del consumatore. Vediamo se queste conoscenze ci
possono aiutare a stabilire da che dipende il consumo aggregato.
Il soggetto che sceglie è costituito dall’insieme di tutti i consumatori, un
aggregato che abbiamo chiamato famiglie. Abbiamo già incontrato qualcosa
che può essere interpretato come il vincolo di bilancio delle famiglie. Si vada
a vedere a p. 141 l’equazione (16.2) che de…nisce il risparmio. Possiamo
riscriverla nel modo seguente:
C + S = Yd
(16.5)
Scritta in questo modo, l’equazione (16.5) ci dice che le famiglie devono
distribuire il loro reddito disponibile tra consumo e risparmio. Dato che
il risparmio servirà a consumare in futuro, possiamo dire che l’equazione
(16.5) rappresenta l’insieme delle possibilità di scelta tra due beni, il consumo
corrente, appunto C, e il consumo futuro, qui rappresentato indirettamente
da S. Nel nostro modello i prezzi sono …ssi e perciò non ci possono aiutare a
capire da che dipende la scelta tra C e S. Rimane però il reddito disponibile
Yd. La microeconomia ci dice che al crescere del reddito il consumo di un
bene aumenta se quel bene è normale. Qui abbiamo a che fare con C che è il
consumo di tutti i beni, e che perciò va considerato evidentemente normale;
grandezza in‡uenza i risultati del modello. Vedremo tra poco che un cambiamento di G
in‡uenza il livello di equilibrio del prodotto nazionale.
146
lo stesso vale per quanto riguarda il consumo futuro (al quale è destinato il
risparmio). Possiamo concludere allora che, quando aumenta il loro reddito
disponibile, le famiglie accrescono sia il consumo che il risparmio. Possiamo
sintetizzare questo risultato nella seguente formula:
(16.6)
C = C + cYd
Il termine noto C è una grandezza positiva (esogena) che sintetizza tutte le
variabili che in‡uenzano il consumo e che il modello non prende in considerazione; essa viene chiamata consumo autonomo. Il coe¢ ciente (angolare)
c che moltiplica il reddito disponibile è un numero compreso tra zero e uno
(0 < c < 1); come tutti i coe¢ cienti angolari misura di quanto aumenta
il consumo quando il reddito dispponibile aumenta di 1; appunto aumenta
di meno, perché una parte dell’aumento del reddito disponibile viene destinata ad accrescere il risparmio; il coe¢ ciente c viene chiamato propensione
marginale al consumo sul reddito disponibile.
Ricordiamo (equazione ?? di p. ??) che il reddito disponibile è dato dal
reddito nazionale meno il prelievo …scale più i trasferimenti: Yd = Y T +T r.
Possiamo assumere che anche i trasferimenti siano una grandezza esogena:
T r = T r.14 Per il prelievo …scale supporremo invece che esso sia proporzionale al reddito nazionale e scriveremo perciò T = tY , dove il coef…ciente t è un numero compreso tra zero e uno (0 < t < 1) che si chiama
aliquota.15 Con queste ipotesi il reddito disponibile può essere scritto così:
Yd = Y
tY + T r = (1
t) Y + T r
dove si è raccolto Y nei primi due addendi al secondo membro. Sostituendo
questo risultato nella formula (16.6) che descrive la relazione tra consumo
e reddito disponibile e riordinando i termini, si arriva alla seguente formula
che lega il livello di C al livello di Y ed è conosciuta come la funzione del
14
Il motivo di questa ipotesi è lo stesso che ci ha suggerito di assumere che G sia una
variabile esogena. Si tratta di decisioni che vengono prerse in ambito politico.
15
Anche nel caso del prelievo …scale avremmo potuto assumere, per semplicità T = T
(e qualche volta ci serviremo di questa ipotesi). Tuttavia assumere che il prelievo dipenda
dal reddito nazionale è decisamente più realistico. Si pensi alle principali imposte del
sistema tributario e …scale italiano: l’irpef, l’iva e i contributi previdenziali; sono tutte
imposte che variano in funzione del reddito. Il coe¢ ciente t misura due cose: (i ) di quanto
aumenta il prelievo quando il reddito nazionale aumenta di uno (è l’aliquota marginale);
(ii ) quanto si paga in media di imposte sul reddito (è l’aliquota media YT , detta anche
pressione …scale). Normalmente l’aliquota marginale è diversa dall’aliquota media. Nel
nostro caso sono uguali perché abbiamo assunto, per non complicare troppo le formule, che
il prelievo fosse proporzionale al reddito (nelle economie reali la relazione è più complicata).
147
consumo:
C = C + cT r + c (1
(16.7)
t) Y
La formula è molto simile alla (16.6) e ha un signi…cato analogo. Abbiamo
anche in questo caso una retta crescente con un termine noto positivo (l’espressione entro la parentesi quadra) e con un coe¢ ciente angolare compreso
tra zero e uno (0 < c (1 t) < 1).16 Il termine noto sintetizza le grandezze
esogene che in‡uenzano il livello del consumo; stavolta, oltre al consumo autonomo C compaiono anche i trasferimenti.17 Il coe¢ ciente angolare c (1 t)
misura di quanto aumenta il consumo ogni volta che il reddito nazionale aumenta di uno. Viene chiamato anch’esso propensione marginale al consumo,
ma questa volta sul reddito nazionale. Il signi…cato della formula è abbastanza intuitivo: quando il reddito nazionale aumenta di 1 alle famiglie va
solo una parte dell’aumento, e precisamente 1 t perché il resto è incassato dallo Stato sotto forma di prelievo. Quell’1 t che arriva alle famiglie
(e che costituisce l’aumento di reddito disponibile) va diviso in due parti:
c (1 t) va in maggior consumo e il resto, ossia (1 c) (1 t), va in maggior
risparmio.
C
C
# + cTr
C
0
c(1−t)
Y
figura 16.1: La funzione del consumo
Nella figura 16.1 è stato riportato il gra…co della funzione del consumo.
16
Il coe¢ ciente angolare è il prodotto di due numeri positivi ma entrambi minori di uno.
E un prodotto di due numeri minori di uno dà ancora un numero minore di uno (e più
piccolo di entrambi). Per esempio, 0:8 0:6 = 0:48.
17
Un aumento di uno dei trasferimenti (per esempio delle pensioni) fa aumentare il
consumo di c, ossia di meno di uno. Esso fa aumentare di uno il reddito disponibile ma,
come abbiamo visto, quanto il reddito disponibile aumenta di uno, il consumo aumenta di
meno perché il resto (ossia 1 c) va ad aumentare il risparmio.
148
Abbiamo appunto una retta crescente, con intercetta positiva (pari a C+cT r)
e con un’inclinazione minore di 45 perchè il coe¢ ciente angolare c (1 t) è
positivo ma minore di uno.
Il modello e la sua soluzione. Possiamo ora sfruttare tutte le informazioni che abbiamo per scrivere le equazioni del modello che determina il
valore di equilibrio del prodotto nazionale. Abbiamo le seguenti equazioni:
8
Y =E
>
>
>
>
< E =C +I +G
(16.8)
C = C + cT r + c (1 t) Y
>
>
I
=
I
>
>
:
G=G
La prima equazione è la condizione di equilibrio; la seconda è la de…nizione
di spesa aggregata; la terza è la funzione del consumo; la quarta e la quinta
ci ricordano che il livello dell’investimento e quello della spesa pubblica sono
stati assunti esogeni.
Il modello (16.8) può essere risolto per sostituzione. Il primo passo è
quello di mettere nella seconda equazione le espressioni per C, I e G che si
ricavano dalle tre ultime equazioni. Il secondo passo è quello di sostituire
al secondo membro della prima equazione l’espressione per E che abbiamo
appena ricavato col primo passo. Si arriva così all’equazione
Y = C + cT r + c (1
t) Y + I + G
L’ultimo passo è quello di risolvere questa equazione.
conduce al risultato18
Y =
1
1
c (1
t)
Un facile calcolo
C + cT r + I + G
dove l’asterisco ci dice che abbiamo trovato il livello di equilibrio del prodotto
nazionale, quello appunto che è stato determinato dal principio della domanda e¤ettiva (secondo il quale la produzione varia …nché non si arriva alla
situazione in cui il prodotto Y è uguale alla spesa aggregata E).
Un modo più compatto di scrivere la soluzione è il seguente:
Y = mA
18
(16.9)
I passaggi: (i ) si portano al primo membro tutti i termini con la Y che sono Y
c (1 t) Y ; (ii ) si raccoglie Y ottenendo, sempre al primo membro, Y [1 c (1 t)]; (iii )
si divide quel che era rimasto al secondo membro, ossia tutti i termini noti (C +cT r+I +G),
per il coe¢ ciente di Y che abbiamo appena trovato e si arriva così alla formula del testo.
149
dove si è posto
m=
1
1
c (1
t)
(16.10)
e si è posto
A = C + cT r + I + G
(16.11)
La frazione m è un numero maggiore di 1 perché il denominatore è più piccolo
del numeratore (si ricordi che c (1 t) < 1). Esso viene chiamato moltiplicatore. Il termine A raccoglie tutte le componenti autonome (ossia non
dipendenti da Y ) della spesa aggregata. Per questo esso viene chiamato spesa autonoma. Usando questa terminologia possiamo dire che il livello di
equilibrio del prodotto nazionale può essere ottenuto moltiplicando la spesa
autonoma per il moltiplicatore.
La soluzione gra…ca. C’è un modo per trovare la soluzione di equilibrio del prodotto nazionale utilizzando un gra…co. Esso si basa sull’idea
che la spesa aggregata E può essere rappresentata come una funzione del
prodotto Y . Ricordando le equazioni del modello (16.8), sostituendo le
ultime tre equazioni nella seconda, riordinando i termini e utilizzando la
de…nizione (16.11) della spesa autonoma, si ottiene la seguente espressione
che dà appunto E in funzione di Y :
E = A + c (1
t) Y
Si tratta di una retta crescente, che ha la stessa inclinazione della funzione
del consumo ma che ha un termine noto più grande. Essa è stata disegnata
nella figura 16.2 con Y in ascissa e E in ordinata. Dato che l’equilibrio si
ha dove E = Y , si deve identi…care il punto della retta che ha l’ascissa (Y )
uguale all’ordinata (E). Trovarlo è facile. Basta tracciare un’altra retta che
ha in tutti i suoi punti l’ascissa uguale all’ordinata e vedere dove le due rette
si incontrano. L’altra retta è, ovviamente, la retta inclinata a 45 ossia la
bisettrice del primo quadrante. Essa è stata etichettata come E = Y appunto
perché in tutti i suoi punti l’ordinata è uguale all’ascissa. Il punto di incontro
tra questa retta e la retta E ci dà la soluzione di equilibrio. L’ascissa di quel
punto è proprio Y . Questo gra…co che consente di identi…care l’equilibrio
macroeconomico viene chiamato croce keynesiana, perché sintetizza le idee
del fondatore della macroeconomia John Maynard Keynes.
Notare che a destra di Y si ha Y > E (l’ordinata della retta a 45 è maggiore
dell’ordinata della retta E). Perciò, per il principio della domanda e¤ettiva,
150
E=Y
E
E
A
c(1−t)
45°
0
Y*
Y
figura 16.2: La “croce keynesiana”
a destra di Y il prodotto diminuisce. Il contrario avviene a sinistra di Y :
stavolta, come si veri…ca subito, si ha E > Y e perciò, sempre per il principio
della domanda e¤ettiva, si ha Y > 0. Insomma, a sinistra di Y il prodotto
aumenta e a destra di Y il prodotto diminuisce: da qualunque punto parta,
l’economia converge verso l’equilibrio macroeconomico Y .