Fenice Day», raccolta di fondi in concerto

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Riccardo Chailly per il
«Weihnachts Oratorium»
di Bach
I
di Letizia Michielon
l 22 novembre, alle ore 20.00, si terrà al Teatro La Fe-
nice la seconda edizione del «Fenice Day», serata di gala
organizzata da Fest srl servizi teatrali (società costituita
dalla Fondazione Teatro La Fenice, Fondazione di Venezia
ed Euterpe Venezia), finalizzata alla raccolta di fondi da devolvere al finanziamento dell’attività del teatro.
Molto attesa è la rilettura che ne proporrà il maestro Chailly, dal 2005 alla guida della Gewandhaus Orchestra e dell’Opera di Lipsia.
Nato a Milano nel 1953 da una famiglia di musicisti (il padre era il compositore Luciano Chailly) Chailly si è formato
nei conservatori di Perugia, Roma e Milano, perfezionandosi in direzione d’orchestra con Franco Ferrara a Siena.
A vent’anni è diventato assistente di Claudio Abbado al
Teatro La Scala, ove ha debuttato come direttore d’orchestra nel 1978, intraprendendo una folgorante carriera artistica che lo ha portato a esibirsi nei più prestigiosi teatri lirici e festival internazionali.
Dal 1982 al 1989 è stato direttore musicale della RundfunkSinfonieorchester di Berlino e dal 1983 al 1989 direttore
principale ospite della London Philharmonic Orchestra.
Tra il 1986 e il 1993 ha guidato il Teatro Comunale di Bologna, dando vita a produzioni operistiche e sinfoniche di
grande successo. Nel 1988 è stato nominato direttore stabile del Koninklijk Concertgebouworkest ad Amsterdam,
del quale dal 2002 è anche direttore emerito. Ha diretto le
principali orchestre internazionali (Berliner Philarmoniker, Wiener Philarmoniker,
London Symphony Orchestre, Royal Philarmonic Orchester, New York Philarmoniker, Chicago Symphony
Orchestra…) ed è stato invitato nei più importanti teatri
d’opera del mondo (Scala di
Milano, Wiener Staatsoper,
Metropolitan Opera New
York, Royal Opera Covent
Garden London…). Ospite del Festival di Salisburgo
e delle Musikfestwochen di
Lucerna, è stato primo direttore dell’Orchestra Giuseppe
Verdi di Milano fino al 2005.
Il suo repertorio spazia dai
capolavori della tradizione operistica e sinfonica alle
Riccardo Chailly
composizioni del XX secolo. Numerosi i riconoscimenti che gli sono stati tributati:
nel 1994 è stato insignito del titolo di Grand’Ufficiale della Repubblica Italiana e nel 1996 è stato nominato membro
onorario della Royal Academy of Music di Londra; nel novembre 1998, in occasione del decimo anniversario della sua
nomina a direttore stabile del Concertgebouw, è stato insignito dalla Regina d’Olanda dell’alta onorificenza di Cavaliere dell’Ordine del Leone d’Olanda. Nel 1998 è stato nominato Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana.
Nel 2003 gli è stato conferito il Premio «Antonio Feltrinelli
2003» dall’Accademia Nazionale dei Lincei di Roma, per il
suo impegno con l’Orchestra Verdi. Per la Decca (con cui ha
un contratto in esclusiva) ha registrato un ampio repertorio
sinfonico e operistico, tra cui spiccano i cicli delle sinfonie di
Mahler, Bruckner e l’opera omnia di Edgar Varèse, vincendo importanti premi della critica. Nel 1999 è stato nominato artista dell’anno dalla rivista francese «Diapason» e da quella inglese «Gramophone». ◼
La Provincia, la Regione e la Città saranno chiamate a sostenere il teatro aderendo alle diverse proposte studiate per
la serata: oltre al concerto, cena di gala e serata danzante
a partire da 500 euro a persona, con la partecipazione di
privati e aziende che sponsorizzeranno questo importante appuntamento.
Il concerto avrà come protagonista Riccardo Chailly, che
dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice nel Weihnachts Oratorium (Oratorio di Natale) BWV 248, capolavoro
con cui si inaugurerà la stagione sinfonica 2008-2009. A interpretare l’oratorio bachiano, creato nel 1734 e concepito
come un’unica cantata in sei parti, saranno le prestigiose voci di Sybilla Rubens, Sara Mingardo, Wolfram Lattke, Martin Lattke e Konstantin Wolff.
I sei quadri, costruiti utilizzando soventemente la tecnica
della parodia, comprendono le tre feriae di Natale (Natale, Festa di S. Stefano e Festa di S.
Giovanni), che formano una sezione unitaria,
Venezia
a cui si uniscono le cantate per il Nuovo Anno,
Teatro La Fenice
la domenica dopo il Capodanno e l’Epifania.
22 novembre, ore 20.00
Per informazioni e richieste: Fest, tel. 0415283780; email: [email protected]
la cornice sinfonica
«Fenice Day»,
raccolta di fondi
in concerto
la cornice sinfonica — 25
26 — la cornice sinfonica
Il «Settembre
dell’Accademia»
di Verona
A
ndate a sentire le grandi orchestre. Ve lo ricordere-
la cornice sinfonica
te, forse anche per sempre, perché non è facile far bene la Musica, e quando questo accade rimane un segno
dentro di noi. Quest’anno l’Accademia Filarmonica di Verona
ha fatto sicuramente centro con alcuni appuntamenti speciali
nell’ambito del sempre atteso «Settembre dell’Accademia», un
evento in Veneto che pochi conoscono. Non esiste un bel concerto senza una cultura del suonare bene, senza una storia. La
Staatskapelle di Dresda diretta da Fabio Luisi ha fornito forse
il migliore esempio di cosa significhi essere «orchestra», linguaggio e suono sinfonico. Ha dischiuso un mondo di tradi-
zione, passione e nobiltà di spirito verso la musica e l’arte. Un
mondo che ci provoca e ci aiuta a mettere il naso fuori dalla
routine in cui spesso anneghiamo. La musica ha le sue leggi, i
suoi richiami, il suo potere. Fra le orchestre con una tradizione musicale consolidata e affermata l’Orchestre National de
France, con pregi e frutti dell’equilibrio e della morbidezza del
respiro, è tornata diretta da Kurt Masur, saggio maestro della
concertazione, degli equilibri timbrici e contrappuntistici. Sa
evidenziare ogni passaggio, cura il legato con speciale delicatezza, vigila al mantenimento di un tempo giusto, né troppo
veloce né troppo lento. La Bbc Symphony diretta da Andrew
Davis sfiorava invece una routine di gran classe, ma anche
qui nuovi elementi suggestionavano, come la pulizia del suono degli archi, la brillantezza degli ottoni, la corposità dei flauti. C’è un equilibrio molto particolare nel suono delle grandi
orchestre, quasi appeso a un filo. C’erano anche la Rundfunk
Sinfonieorchester di Berlino, l’Orchestra della Radio di Vienna, l’Orchestra sinfonica di Stato di Mosca, l’Orchestra nazionale estone, l’Orchestra sinfonica di Sidney. Infine, Philippe
Herreweghe e l’Orchestre des Champs-Élysées su strumenti
originali. Trasparenze, cura infinita del fraseggio, delicatezza
dei fiati mai coperti dagli archi, totale fusione col solista. Meraviglie. Qui non si ascolta solo una bella interpretazione, si imparano nuovi elementi sulla musica e sul compositore. (m.s.) ◼
Fenice,
Capodanno
si fa in tre
T
di Manuela Pivato
Capodanno, con la bacchetta prestigiosissima di Georges Prêtre che dirigerà l’orchestra della Fenice e incanterà le platee del teatro. Per
il sesto anno consecutivo, la Fenice ospiterà il triplice evento che ormai è diventato un appuntamento irrinunciabile
per i melomani (e mondani) di mezzo mondo, strappando
lo scettro a Vienna. Primo appuntamento con il Maestro
francese e il più classico repertorio operistico italiano martedì 30 dicembre alle 20, mentre il secondo è in programma per le 16 del 31, prima dei vari cenoni di San Silvestro.
Il terzo, e più ricercato, sarà la mattina del primo gennaio
alle 11.15, con le telecamere della Rai in
diretta sul pubblico
Venezia
per metà in maglione
Teatro La Fenice
e per metà ancora in
30 dicembre, ore 20.00
abito da sera.
31 dicembre, ore 16.00
Trovata la formu1 gennaio, ore 11.15
la giusta – allegra,
festante, dove ogni
nota sa di buon auspicio – il concerto prevede una prima parte esclusivamente sinfonica e una seconda parte, ripresa dalla televisione, dedicata al grande repertorio operistico italiano con la partecipazione del coro e di
solisti di fama internazionale.
La conclusione, ormai da anni, è quella che esalta gli
spiriti un po’ affaticati dalla notte di bagordi e, a dispetto dal tasso alcolico più o meno alto raggiunto la notte
precedente, invita a libare «ne’ lieti calici» dopo le note
portentose di «Va’ pensiero» dal Nabucco.
In sala, come di consueto, amministratori, imprenditori, uomini della cultura e molti stranieri che impazziscono per il Capodanno in Fenice. Sul palco, per la seconda volta Georges Prêtre, il grande francese che debuttò all’Opéra di Marsiglia a soli 22 anni e poi, via via,
salì sui palcoscenici dei più importanti teatri del mondo. Tra le direzioni memorabili, quella della Turandot alla Scala oltre a quelle di
infiniti Requiem per
il centenario della
morte di Verdi. ◼
re concerti di
Sopra: l’interno
del Teatro Filarmonico
di Verona per la Fida Ninfa
di Vivaldi, 1732.
A fianco: Georges Prêtre.
la cornice sinfonica
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28 — la cornice sinfonica
Il tango di Piazzolla
a Vittorio Veneto
Marco Tezza dirige
«Maria de Buenos Aires»
I
i confini spazio-temporali di
Maria de Buenos Aires – tango-operita di Astor Piazzolla – sono indefiniti: un duende (diavolo, folletto) racconta la storia di Maria, prostituta morta ma rievocata, immagine della storia di Buenos Aires distrutta e ricostruita, un payador canta la figura di Maria, un coro di psicanalisti, l’ombra stessa di Maria, marionette, muratori maghi, personaggi irreali di una città brulicante di confusione e commistioni, appesi all’ora zero, la mezzanotte, porta
d’ingresso verso il sogno e l’inconscio. Marco Tezza la dirigerà al Teatro da Ponte di Vittorio Veneto per Teatri Spa
il 18 dicembre alle 20.45, allestimento del Conservatorio
di Vicenza con ensemble di professionisti, già in scena lo
scorso settembre a Vicenza. In Maria de Buenos Aires, com-
la cornice sinfonica
n un clima surreale ,
di Mirko Schipilliti
Tezza – il parlato del duende s’increspa e tende al canto,
che a sua volta scende graduale come un glissando lungo
i gradi di uno sprechgesang “porteño”, filo diretto, forse, con Ode to Napoleon di Schönberg e con le collaborazioni di Cocteau coi grandi maestri francesi del secolo scorso. Difficile non ritrovare il Puccini del Parpignol di Bohème nella scena degli Analisti o non ripensare a Faurè in Poema Valseado o al Debussy dei Nocturnes nella Lettera agli alberi e ai comignoli. Come non ritrovarsi immersi nei risvolti più ritmicamente violenti della Sagra di Stravinskij in Tocata Rea o Tangata del alba?». La scrittura per 13 strumenti è equilibratissima, agile, delicata, i temi sono spesso derivati fra loro mentre il contrappunto rimane una colonna portante, trasformando l’accademia in libertà e fantasia
in un tango sempre ricostruito personalmente. «Che c’è di
“colto” in Piazzolla? – dice Tezza – La complessità, la tensione a disporsi su un arco formale ed espressivo, la vocazione alla struttura. Classicità, prima che linguaggio, è in-
Marco Tezza
fine il senso del canto e del timbro. Questo senso lo aveva per istinto e per cultura. Piazzolla è riuscito a imporre la sua musica con un lento quanto inesorabile processo di stravolgimento della cellula iniziale del proprio liquido amniotico, il tango, e alla fine convinse anche i conservatori più scettici, che al suo apparire avevano scorto solo un pericolo per la tradizione. “Nella mia testa ci sono
posta quarant’anni fa (libretto del poeta uruguagio Horala musica colta e il jazz. Nelle mie vene il tango”, diceva».
cio Ferrer), Piazzolla ci guida in un modo di sentire la vita
Dopo anni di attesa e le esperienze col trio TrisTango
dove è la pura pulsione della musica, e non il racconto scededicato a Piazzolla, questa Maria è un punto fermo nel
nico, a imporsi per accompagnare la nostra immaginaziocammino di ricerca per Tezza. «Una tensione sviluppatane. Tra sacro e profano, sull’ombra di lavori come l’Opera
si nell’arco di dieci anni, sorta di Via Crucis di speranze e
da tre soldi di Weill, o Pierrot Lunaire di Schönberg, Piazzolricadute per esprimere in un’unica soluzione tutte le mie
la struttura una narrazione musicale ancorata ai pilastri del
“professioni musicali” (direttore, pianista, arrangiatore),
proprio tango, dove il concetto di «song»,
le esperienze stilisticamente distanti che ho
canzone, si fa emblema del linguaggio musempre avuto l’ardire e il coraggio di persicale novecentesco toccando una dimenseguire anche a dispetto delle perplessità
Vittorio Veneto
sione cinematografica in frammenti e flash.
che il mondo accademico non ha a volte riTeatro da Ponte
«Qui tutto è plastico, a zig zag – ci spiega
18 dicembre, ore 20.45
sparmiato al mio essere “contaminato”». ◼
la cornice sinfonica — 29
Agimus di Venezia: L’Offerta Musicale
a favore
progetti presenti
dell’«Ail»
e futuri
precedente numero delVenezia
la nostra pubblicazione
Ateneo Veneto
(cfr. VeneziaMusica n. 24, p. 20), 5 dicembre, ore 21.00
la sezione Agimus (Associazione giovanile musicale) di Venezia ha ripreso la propria attività, dando vita a una nuova, brillante stagione concertistica. Il
la alle manifestazioni è stato scoccato lo scorso settembre dal
Quintetto a fiati composto dai vincitori del Concorso Internazionale «Audi Mozart» 2008 di Rovereto. Dopo un buon
numero di concerti che in questi mesi hanno riscosso lusinghiero successo di pubblico e critica, la stagione vedrà il suo
concludersi il 5 dicembre, quando, presso l’Aula Magna dell’Ateneo Veneto, il duo pianistico Fabio Grasso – Letizia Michielon metterà le mani sui propri strumenti. Il concerto viene a contrappuntare le due giornate del Convegno nazionale di filosofia della musica, che si svolgerà proprio in Ateneo
il 5 e il 6 dicembre intorno al tema «Il suono nascente. Strutture del tempo nella musica del XX e XXI secolo». Nel corso
della serata che vedrà protagonista il duo pianistico – appuntamento da leggersi come ideale anticipazione della stagione
2009 che si dedicherà nella sua interezza ai giovani compositori – verranno proposti brani del Novecento storico e contemporaneo, firmati dagli autori approfonditi durante il convegno, e alcune prime assolute. La serata si snoderà dunque
attraverso Debussy, Messiaen, Stockhausen, Manzoni, Ambrosini, Ives, Ligeti, Bartók, Ravel e due composizioni firmate dagli stessi Grasso e Michielon. Il duo sta inoltre collaborando a programmi di recital condivisi, fra cui l’integrale degli
Studi di Ligeti a due e a quattro mani, che hanno recentemente eseguito al Festival «Aujourd’hui Musiques» di Perpignan,
alla rassegna Compositori a confronto di Reggio Emilia, e,
unitamente a conferenze e masterclass, alla Kunstuniversität di Graz, alla McGill University di Montreal, all’Accademia
Chopin di Varsavia e alla Mozart Hall di Bratislava.
La rassegna concertistica 2008 e l’articolato disegno pensato per il 2009 siglano dunque un nuovo buon inizio per l’Agimus, che si propone di contribuire affinché Venezia possa diventare davvero, poco per volta, un punto di riferimento (anche) per i giovani, un cantiere di idee e di
creatività. Particolare attenzione è stata riservata a questo scopo proprio agli studenti, che potranno entrare gratuitamente a tutti i concerti in programma. (i.p.) ◼
I
n collaborazione
con Zonta InternaVenezia – Scuola Grande
tional, sarà «Intor- San Giovanni Evangelista
no a Bach» il concerto
20 dicembre, ore 21.00
che l’Offerta Musicale
proporrà il 20 dicembre
nella Scuola Grande di
San Giovanni Evange- Felix Mendelssohn-Bartholdy
Sinfonia per archi n. 10 in Si minore
lista a favore dell’«Ail»
(Associazione italiaJohann Sebastian Bach
na contro le Leucemie),
Concerto Brandeburghese n. 3
manifestazione benefica
Concerto per violino
in La minore BWV 1041
che volge il suo sguardo
ai bambini di tutto il VeAntonio Vivaldi
neto affetti da leucemie,
«Sovvente
il sole» – Aria per contralto
linfomi e mielomi.
e violino concertante dalla serenata
Come lo scorso anno
«Andromeda Liberata»
(cfr. VeneziaMusica e
dintorni n. 18, p. 22) la
Béla Bartók
Divertimento per archi
manifestazione si inserisce all’interno del programma «Mozart a Venezia».
La bacchetta sarà ancora una volta quella di Mirko Schipilliti, che per l’occasione dirigerà il suo Interensemble
«Serenade» in un programma ricco di intrecci che da Bach,
autore molto ammirato da Mozart, arriveranno a Vivaldi, a
sua volta molto apprezzato da Bach, e a Mendelssohn, del
quale nel 2009 ricorrerà il bicentenario della nascita. Ma se
la regola base dell’Interensemble, come lo stesso Schipilliti
ci dice, è quella di eseguire sempre programmi in cui l’antico si abbini al moderno, ecco comparire in cartellone anche Bartók e il suo Divertimento per archi.
Non poche le novità che offrirà il concerto: Domenico
Nordio, uno dei più affermati violinisti della sua generazione, sarà il solista che, assieme al primo violino Piero Toso, accompagnerà la veneziana Sara Mingardo, contralto
ospite regolare delle principali istituzioni teatrali italiane
quali il Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro La Fenice
di Venezia, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e molte altre ancora. Non solo: di Vivaldi, infatti, verrà eseguita
Sovvente il sole, aria per contralto e violino
concertante dalla Serenata Andromeda Liberata. Accolto presso il Conservatorio «Benedetto Marcello»
di Venezia, si tratta dell’unico manoscritto vivaldiano custodito in
Veneto: non edito, spiega ancora Schipilliti, viene gentilmente
prestato dall’Orchestra Barocca
di Venezia che ne ha curato una
revisione e una trascrizione
dall’originale. (i.p.) ◼
Mirko Schipilliti
la cornice sinfonica
C
ome già evidenziato nel
V e n e to o r i e n ta l e
la cornice sinfonica — 31
I Concerti di Brahms
A Padova
i Quartetti per archi per l’Orchestra
diPadovaedelVeneto
di Haydn
I
di Francesco Dalla Libera
nizia nell’ultimo weekend di novembre la proposta da
parte degli Amici della Musica di Padova dell’esecuzione
integrale dei Quartetti per archi di Franz Joseph Haydn.
Sarà il Quartetto Auryn, il 28 novembre, a iniziare questo viaggio con l’interpretazione del quartetto op. 1 n. 1 del 1757, percorso che proseguirà domenica 30 novembre e lunedì 1 dicembre. Il ciclo presenta tutti e 68 i quartetti del compositore austriaco in sei appuntamenti annuali: un lungo viaggio che attraverserà tutto l’arco compositivo, dal 1757 al 1803. Si dipana così
un progetto triennale – in occasione delle celebrazioni del 2009
del bicentenario della morte del compositore austriaco – che si
ricollega alle recenti integrali presentate dagli Amici della Musica di Padova dei Quartetti di Beethoven e di Shostakovich.
L’
di Alberto Castelli
all’esperienza sinfonica
Padova
dell’Orchestra di
Auditorium Pollini
Padova e del Veneto, che
4 e 5 dicembre, ore 20.15
trova una conferma defiOla Rudner, direttore
nitiva nella Stagione 2008Denes Varjon, pianoforte
2009 con il ciclo dedicato
alle sinfonie e ai concerti di Johannes Brahms, si richiama in
maniera esplicita a una dimensione mitteleuropea. In senso
storico, anzitutto, guardando al modello esecutivo dell’Orchestra di Meiningen, la formazione dall’organico non amplissimo (40-50 elementi) con la quale Brahms stesso diresse alcuni suoi lavori sinfonici; in una prospettiva interpretatiapprodo
la cornice sinfonica
Ola Rudner
Quartetto Auryn
Matthias Lingenfelder, primo violino del Quartetto Auryn,
così commenta queste straordinarie composizioni per archi:
«Nel corso del nostro lavoro “sperimentale” non ci siamo mai
imbattuti in nemmeno uno dei quartetti che risultasse monotono, scoprendo come Haydn ogni volta arrivasse a nuove soluzioni per forma e contenuto della composizione a quattro voci. Nei 18 concerti di questo ciclo non di meno sarà possibile vivere la nascita del genere del quartetto d’archi e attraversare lo sviluppo del linguaggio musicale occidentale in tutta la
sua odierna valenza. Nessun altro compositore, oltre a Bach e
Beethoven – e certamente nessuno fra questi due – ha così tanto contribuito al linguaggio musicale come Haydn, e solo pochi hanno raggiunto simili vertici. Risulta assai avvincente seguire lo sviluppo dalle prime opere a quelle delle fasi successive: i primi divertimenti che Haydn ha composto (opere 1 e
2) sono ancora vincolati allo spirito della musica da intrattenimento di corte, ma sempre proposti tutti con stupefacente
maestria. Le prime tre serie, che lo stesso Haydn denominava come quartetti d’archi (opere 9, 17 e 20), riflettono la crisi e
la torsione del compositore nei riguardi della forma e del linguaggio musicale. In seguito, con la quarta serie (opera 33), era
in grado per la prima volta di compiere consapevolmente la sintesi fra “stile galante”, il cui particolare valore poggia sul sentimento e sull’espressività, e “stile erudito” con la sua severità razionale. Da questo momento in poi, la sua ispirazione e la sua
ricchezza di invenzione non hanno conosciuto più confini». ◼
va, in secondo luogo, traendo ispirazione da quell’idea di «via
mitteleuropea» dell’interpretazione che ebbe in Sándor Végh – violinista e direttore di riferimento nell’intero panorama
musicale novecentesco – il suo massimo sostenitore.
Alla leggendaria figura di Végh sono legati infatti i nomi di
Ola Rudner e Dénes Varjon, attesi protagonisti degli appuntamenti dei prossimi 4 e 5 dicembre, che saranno incentrati
sul Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 op. 15 in re minore di Brahms.
Rudner, direttore svedese, ha iniziato la sua carriera come
violinista solista (premiato anche al Concorso internazionale
«Paganini» di Genova), ed è stato primo violino di numerose
orchestre, tra le quali la Camerata Salzburg diretta dallo stesso Végh del quale fu anche assistente. E proprio all’ensemble
salisburghese e a Sándor Végh il pianista Dénes Varjon deve
il proprio debutto alla Salzburger Festspiele, occasione che lo
consacrò come uno degli artisti ungheresi più importanti della sua generazione. Allievo, tra gli altri, di Gyorgy Kurtag e
Andras Schiff, nel 1985 Varjon ha ricevuto un premio speciale al Concorso pianistico della radio ungherese e il primo premio al Concorso di musica da camera «Leo Weiner» di Budapest. Nel 1991 ha vinto il Concorso «Geza Anda» di Zurigo.
Nei due concerti in cartellone a Padova, l’imponente titolo brahmsiano sarà introdotto da due pagine del Novecento
«ungherese»: il giovanile Concert Românesc di Gyorgy Ligeti e la
celeberrima Musica per archi, percussioni e celesta di Béla Bartók. ◼
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