Lezione XV Lavoro e Energia 1 Energia meccanica in presenza di forze dissipative Abbiamo visto che se le forze agenti su un punto materiale sono conservative, l’energia meccanica E = 12 mv 2 + U (~r) si conserva, cioè rimane costante nel tempo. Che cosa accade se oltre alle forze conservative sono presenti forze dissipative (gli attriti), che compiono cioè lavoro sempre negativo? La variazione di energia cinetica è sempre uguale al lavoro della forza totale: Z B Z B Z B F~diss ·d~r = U (A)−U (B)+Wdiss F~cons ·d~r+ F~tot ·d~r = K(B)−K(A) = A A A Poiché Wdiss < 0 se ne deduce che K(B) − K(A) < U (A) − U (B) → K(B) + U (B) < K(A) + U (A) L’energia meccanica totale, legata alla“capacità di mettere in moto i corpi”, non può che diminuire in presenza di forze dissipative (che esistono sempre, in misura più o meno grande, nel mondo macroscopico). 2 Conservazione dell’energia: moto unidimensionale Consideriamo il caso di un punto materiale soggetto a una forza unidimensionale generica dipendente solo dalla posizione, F (x). Come vedremo, il caso è formalmente identico a sistemi apparentemente più complessi, ma in realtà descritti da una sola coordinata (per esempio, un corpo solido di forma complicata vincolato a ruotare attorno a un asse fisso). Se la forza dipende solo dalla posizione, come abbiamo ipotizzato, allora è conservativa e ammette un’energia potenziale Z xB WAB = F (x)dx = U (xA ) − U (xB ) xA dove U (x) è una primitiva di F cambiata di segno, ossia una funzione tale che F = − dU dx . L’energia totale E = 12 mv 2 + U (x) è una costante del moto determinata dalle condizioni iniziali x(0) e v(0) 1 U(x) E x2 x1 x Figura 1: Moto unidimensionale in presenza di un’energia potenziale U (x). La regione permessa è quella in cui U < E, ed è in questo caso compresa tra i due punti di inversione x1 e x2 Poiché l’energia cinetica K = 21 mv 2 è sempre maggiore o uguale a zero, si ha che durante tutto il moto deve rimanere verificato che U (x) ≤ E. La condizione individua l’intervallo1 di valori delle x per cui il moto è permesso (date le condizioni iniziali), come illustra la figura 2. I punti x1 e x2 (che possono anche trovarsi all’infinito), sono detti punti di inversione e sono quelli in cui U (x) = E, e dunque K = 0. In ognuna delle posizioni intermedie x1 < x < x2 il punto materiale avrà energia cinetica positiva K = E − U e una velocità fissata 2 (a parte il segno), data da v 2 = m (E − U ). In corrispondenza di ciascun punto di inversione la velocità cambia segno. Consideriamo per esempio il moto in prossimità del punto x1 . Supponiamo che il punto si trovi in x1 + ∆x con ∆x sufficientemente piccolo da permetterci di da approssimare la funzione U (x) come una retta che ha come coefficiente angolare il valore della derivata nel punto x1 (sviluppo di Taylor al primo ordine – in realtà è semplicemente la definizione di derivata come limite del rapporto incrementale): dU U (x1 + ∆x) ≈ U (x1 ) + ∆x dx Non consideriamo il caso (particolare) di dU dx (x1 ) = 0. Negli altri casi il valore della derivata in x1 sarà negativo se il punto rappresenta l’estremo inferiore della regione permessa, giacché la in quel punto la funzione U (x) passa da valori “proibiti” maggiori di E a valori “permessi” minori di E ed è quindi decrescente. 1 In realtà gli intervalli che soddisfano la condizione U (x) < E possono essere più di uno, tutti disgiunti tra loro. Uno solo di questi sarà però quello in cui si trova il punto materiale date le condizioni iniziali: quello sarà l’unico possibile per il moto, giacché per raggiungere un intervallo disgiunto il punto dovrebbe attraversare una regione “proibita” per cui non può passare. 2 Il moto in prossimità del punto di inversione x1 è approssimabile con un 1 dU F = −m moto uniformemente accelerato con accelerazione a = m dx > 0. Se il punto m si stava dirigendo verso il punto x1 con velocità v < 0, in prossimità del punto subisce un’accelerazione positiva, e la direzione di v si inverte. Osserviamo che, viceversa, in nessun altro punto compreso tra x1 e x2 si ha inversione del moto, poiché questa implicherebbe necessariamente v = 0, mentre per tutti i punti compresi strettamente tra i due estremi la velocità non è nulla. Dunque il punto prosegue nello stesso verso fino ad arrivare a un punto di inversione, dove il moto si inverte e viene ripetuto identico ma a ritroso.2 Nel caso rappresentato in figura, dunque, in cui la regione permessa è delimitata da due valori finiti (moto limitato), il moto è sempre periodico e dunque oscillatorio, anche se non necessariamente armonico. Approfondimento: legge oraria del moto unidimensionale generico (Come sempre, si tratta di un approfondimento non indispensabile, destinato a chi ha maggior dimestichezza con l’elaborazione matematica formale.) Consideriamo il caso di moto unidimensionale rappresentato in figura 2. Nella regione di moto permessa vale m 2 v = E − U (x) 2 da cui, scegliendo per v = dx dt la soluzione positiva (moto di ”andata”) r dx 2 = [E − U (x)] (1) dt m Questa è un’equazione differenziale a variabili separabili: dividendo entrambi q i membri per dt/ 2 m [E − U (x)] si ha dx q 2 m [E = dt (2) − U (x)] Integrando a destra tra 0 e t e corrispondentemente a sinistra tra x(0) e x(t), si ottiene una equazione del tipo t = f (x) che si può usare per ottenere x(t) invertendo opportunamente la funzione, oppure per calcolare, per esempio, la durata del moto tra i due punti di inversione. Infatti integrando l’equazione 2 x1 e x2 a sinistra e tra i corrispondenti istanti t1 e t2 a destra, otteniamo Z x2 1 q dx = t2 − t1 = ∆t 2 x1 m [E − U (x)] A sinistra abbiamo un integrale definito perfettamente calcolabile, anche se non sempre in modo analitico: a destra invece l’intervallo di tempo trascorso durante il moto da x1 a x2 , pari al semiperiodo del moto periodico di andataritorno tra i due punti di inversione. Con questa tecnica si può per esempio calcolare il periodo esatto di un pendolo matematico in funzione dell’ampiezza, e stabilire di quanto devia dall’isocronicità. 2 In linea di principio la legge oraria è perfettamente determinabile, come illustrato nell’approfondimento. 3 Esempio: il pendolo semplice reloaded Torniamo al pendolo semplice visto qualche lezione fa, e riesaminiamolo alla luce della conservazione dell’energia meccanica. L’energia cinetica se il pendolo ha massa m e lunghezza ` si scrive K= m 2 m v = θ̇2 2 2 dove al solito θ è l’angolo tra il pendolo e la verticale. z y x θ θ0 -θ0 mg Figura 2: In assenza di attriti, la regione permessa per il moto del pendolo è −θ0 < θ < θ0 , con −mg` cos θ0 = E L’energia potenziale della forza peso, se ne prendiamo lo zero in corrispondenza del punto di sospensione, vale U = −mg cos θ. La conservazione dell’energia ci dice che E = U + K = −mg cos θ + m 2 `θ̇ 2 è costante. L’angolo massimo (in valore assoluto) a cui arriva il pendolo si trova imponendo che si tratti di un punto di inversione, ossia di un punto in cui l’energia cinetica si annulla e U (θ0 ) = −mg`θ0 = E, da cui cos θ0 = − E mg` Notiamo che se E > mg` l’equazione non ha soluzione (si dovrebbe avere cos θ < 1). Questo significa che il pendolo ha energia sufficiente (per esempio data da una velocità iniziale abbastanza grande) da riuscire a fare il giro completo attorno al punto di sospensione. Formalmente non ci sono punti di inversione perché in questo caso θ(t) è una funzione sempre crescente (o sempre decrescente): il pendolo continua a girare attorno al perno, sempre nello stesso verso. L’energia potenziale ha un minimo per θ = 0. Questo corrisponde al massimo valore possibile dell’energia cinetica e quindi della velocità: 4 2 vmax = 2 2 [E − U (θ = 0)] = (E − mg`) m m Esempio: Energia potenziale gravitazionale e velocità di fuga Consideriamo la conservazione dell’energia nel caso di forza gravitazionale esercitata su un punto materiale di massa m da di un corpo di massa M m considerato fermo in un sistema inerziale. Come abbiamo visto, con la convenzione di prendere lo zero dell’energia potenziale all’infinito l’energia potenziale è sempre negativa e tende asintoticamente a 0 per r → ∞ Abbiamo, per l’energia meccanica totale Mm 1 (3) E = mv 2 − G 2 r E>0 r rmax E<0 U(r) Figura 3: Se l’energia totale E è negativa, esiste un raggio massimo rmax oltre al quale il corpo m non può allontanarsi. Se invece E > 0 il corpo m si allontana indefinitamente e sfugge all’attrazione di M . Se disegniamo U (r) come in figura 3 possiamo fare alcune considerazioni sul moto – che non è unidimensionale e quindi dal punto di vista rigoroso va trattato in maniera diversa. Già da questo grafico, tuttavia, ci si convince facilmente che il comportamento del corpo m è diverso al seconda del segno dell’energia totale E. Se infatti E < 0 esiste sicuramente una distanza massima rmax (tale che U (rmax ) = E) oltre la quale il corpo m non può allontanarsi dal centro di attrazione. Per r > rmax , infatti, si avrebbe U > E, e ciò non è possibile, come abbiamo visto. Al contrario, se E > 0 il corpo m può allontanarsi indefinitamente dal centro e “sfuggire” cosı̀ all’attrazione di M . • Problema: Quanto vale la velocità minima (velocità di fuga) che si deve imprimere a un razzo sparato dalla superficie terrestre per riuscire a farlo allontanare indefinitamente? (Occorre conoscere un risultato non completamente banale, qui non dimostrato: per quanto riguarda la forza 5 gravitazionale esercitata sui corpi al suo esterno la Terra – e in generale qualunque corpo a simmetria sferica – si comporta come se la sua massa fosse tutta concentrata nel centro). • Risposta: Se il razzo parte dalla superficie terrestre si trova inizialmente a una distanza dal centro della Terra pari al raggio terrestre. La sua energia potenziale gravitazionale vale U0 = −G mMT RT (4) dove MT è la massa della Terra, e RT il suo raggio. Per poter allontanarsi indefinitamente deve avere almeno energia totale nulla: K + U0 = 0. La minima energia cinetica necessaria è quindi 1 mv 2 = −U0 2 F da cui vF2 = 2G MT RT Per ottenere il valore numerico usiamo il valore noto della forza di gravità in prossmità della superficie terrestre¿ mg = G mMT GMT ⇒ = gRT 2 RT RT Otteniamo per la velocità di fuga vF2 = 2gRT = 2 × 9.8ms−2 × 6.4 × 106 m ≈ 12.5 × 107 m2 s−2 da cui vF ≈ 11 × 103 m/s = 11km/s 3 Punti di equilibrio. Equilibrio stabile e instabile Un punto materiale si trova in equilibrio se, date le condizioni inziali ~r(0) = ~r0 e ~v (0) = ~r˙ (0) = 0 (il corpo è fermo all’istante iniziale), la soluzione del moto è ~r(t) = ~r0 : il punto rimane fermo anche agli istanti successivi. Questo naturalmente implica che la sua accelerazione sia nulla in ogni istante e dunque che si abbia F~ tot = 0. Se siamo in presenza di una forza conservativa, questo significa che ~ =0 F~ = −∇U 6 Tutte le componenti della forza devono essere nulle, e dunque ∂U =0 ∂x ∂U =0 ∂y ∂U =0 ∂z Consideriamo per semplicità il caso unidimensionale descritto da un’energia potenziale U (x) : un punto x0 sarà di equilibrio se dU (x0 ) = 0 dx Questo significa x0 è un punto stazionario per la funzione U (x), che quindi in quel punto ha un massimo, un minimo o un flesso. Se U ha un minimo in x0 , l’equilibrio è stabile, cioè tale che una piccola perturbazione tenda a riportare il sistema (in questo caso il punto materiale) all’equilibrio, o a mantenerlo comunque in un intorno del punto stesso. Consideriamo infatti un piccolo spostamento da x0 a x0 +∆x. Se la funzione ha un minimo in x0 , in un intorno del punto sarà crescente per ∆x > 0 e decrescente per ∆x < 0: la sua derivata prima U 0 ≡ dU dx sarà dunque positiva per ∆x > 0 e negativa per ∆x < 0, passando per lo zero in x0 . La derivata prima è dunque una funzione crescente in x0 , e ha a sua volta derivata positiva. Usando al solito la definizione di derivata come limite del rapporto incrementale possiamo scrivere che U 0 (x0 + ∆x) ≈ U 0 (x0 ) + 0 dU 0 dU 0 (x0 )∆x = (x0 )∆x = −k∆x dx dx 2 d U con k ≡ dU dx (x0 ) = dx2 (x0 ) > 0 indipendentemente dal segno di ∆x. Dunque la forza risentita dal punto materiale per un piccolo spostamento ∆x dalla posizione di equilibrio x0 è una forza di richiamo di tipo elastico: il punto oscilla armonicamente attorno alla posizione di equilibrio, senza allontanarsi. La situazione è rappresentata graficamente dal punto di vista energetico in figura 4: se la funzione U (x) ha un minimo locale e se il valore dell’energia totale E è di poco superiore al valore di U nel punto di minimo, il moto è limitato a un intorno del minimo stesso. Questo significa che se il punto materiale era fermo nel minimo (K = 0 → E = Umin ) e gli viene fornita un po’ di energia extra (mettendolo in moto con una piccola velocità, o spostandolo di poco e quindi aumentando U ), il punto si muoverà sempre in un piccolo intorno del punto di minimo, in generale con un moto armonico (piccole oscillazioni). A causa degli attriti inevitabilmente presenti nel mondo degli oggetti macroscopici, l’energia totale inevitabilmente diminuirà col tempo e il punto finirà con il ritrovarsi fermo in un punto di minimo dell’energia potenziale (compatibile con i vincoli e con le condizioni iniziali). 7 U(x) E x1 x2 x Figura 4: Se l’energia totale E supera di poco il valore minimo (locale) dell’energia potenziale, il moto è limitato a un intorno del punto di minimo (equilibrio stabile) Equilibrio instabile Con considerazioni del tutto analoghe a quelle fatte sopra (cambia solo un segno), si vede che se il punto di equilibrio non è un punto di minimo relativo, ma è di massimo relativo o di flesso, il ragionamento seguito sopra non è più valido. In particolare, nel caso di massimo relativo si ha che la funzione U 0 è decrescente nel punto di equilibrio (la derivata seconda è negativa). La forza per un piccolo spostamento diventa quindi approssimativamente proporzionale allo spostamento ma positiva U 0 (x0 + ∆x) ≈ U 0 (x0 ) + dU 0 dU 0 (x0 )∆x = (x0 )∆x = k∆x dx dx con k > 0. La forza tende ad allontanare il punto materiale dal punto di equilibrio3 , che è quindi un punto di equilibrio instabile. Anche un grafico equivalente a quello di figura 4 ci mostra che la conservazione dell’energia limita il moto a un intorno del punto di equilibrio solo nel caso in cui questo sia stabile, ossia un minimo locale di U . 3 l’equazione del moto diventa mẍ = kx che ha soluzioni di tipo esponenziale x(t) = Aeαt con α2 = k/m 8