SESTA EDIZIONE DELL`INTERNATIONAL BANKING FORUM

SESTA EDIZIONE DELL’INTERNATIONAL BANKING FORUM
DI UBI BANCA DEDICATO ALLE ECONOMIE DEL MEDITERRANEO
“L’Italia come ponte tra l’Unione Europea e il Nuovo Mediterraneo”, è il titolo della
sesta edizione dell’appuntamento che per due giorni ha riunito a Brescia circa 100
rappresentanti ed esperti del sistema bancario internazionale provenienti da 25
Paesi.
Brescia 14 giugno - si è concluso oggi a Brescia l’International Banking Forum che ha visto riuniti per due
giorni presso la Sala Conferenze del Centro Direzionale UBI Banca i rappresentanti delle principali banche
corrispondenti del Gruppo, oltre a economisti ed esperti del sistema bancario italiano e internazionale.
L’appuntamento biennale, promosso e organizzato dal Gruppo UBI Banca per discutere dei temi di più
stringente attualità economica e finanziaria, è giunto alla sesta edizione ed è stato intitolato “Italy as a
bridge between the European Union and the New Mediterranean”. Sono intervenuti circa 100
professionisti del settore, provenienti da 25 Paesi. Un dato in crescita rispetto all’ultima edizione del 2011,
dedicata a “Risk and Trade in the new Emerging Markets: the CIVETS”, quando il numero dei partecipanti fu
di circa 70.
Quest’anno si è inoltre aggiunta la partecipazione di un gruppo di studenti dell’Università del Montana (USA)
che frequentano la Summer School del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di
Brescia e che hanno in particolare assistito alle sessioni di approfondimento su economia e sistema
bancario italiani.
In questi anni si è progressivamente affermato il bisogno per le imprese italiane di individuare la crescita al di
fuori dei tradizionali mercati domestici per continuare a sostenere il proprio sviluppo, ma spesso per
continuare a restare operative. Di conseguenza si è sviluppata la necessità di poter contare su punti di
riferimento nel sistema bancario che possano assistere le aziende nell’operatività all’estero, offrendo
attraverso partner qualificati, l’opportunità di analizzare e comprendere i sistemi economici dei mercati esteri
che affrontano.
L’edizione 2013 dell’International Banking Forum è stata strutturata con l’obiettivo di offrire un
aggiornamento puntuale sulla congiuntura macroeconomica europea e sulle implicazioni operative che
questa sta avendo dopo la grande crisi affrontata dai Paesi e dal sistema bancario dell’area euro. In secondo
luogo i relatori hanno offerto un quadro informativo dettagliato, per illustrare l’andamento delle economie
dell’area del Mediterraneo a seguito degli importanti cambiamenti politici intervenuti in molti Paesi e in parte
ancora in corso.
I lavori sono stati organizzati in tre sessioni dedicate a Italia ed Europa, Turchia e Medio Oriente e Nord
Africa.
L’Italia e l’Europa
Ha presieduto i lavori Victor Massiah, Consigliere Delegato UBI Banca e sono intervenuti Lucio Pench,
Directorate for Economic & Financial Affairs, European Commission; Markus Berndt, Policy & Strategy
Division, Economics Department, European Investment Bank.
Nell’ambito della sessione dedicata a Italia ed Europa si è tenuto un approfondimento dedicato a “UBI and
the Italian Banking System” presentato da Laura Ferraris, Head of Investor Relations, UBI Banca e
Pierfrancesco Gaggi, Head of International Relations, Associazione Bancaria Italiana.
Principali temi emersi.
L’Europa ha appena attraversato una fase di instabilità trasmessa al sistema finanziario dall’interazione
negativa di eccesso di indebitamento dei Paesi dell’area Euro e difficoltà sul fronte della crescita
dell’economia reale. Problemi che in parte riflettono una particolare congiuntura dell’economia
internazionale, ma che in parte dipendono dalla storia economica recente dell’area. I singoli membri
dell’Unione e le istituzioni economiche europee, come per esempio la Banca Centrale Europea, ma anche la
Banca Europea per gli Investimenti, hanno reagito con misure eccezionali, impensabili anche solo nel
recente passato, ma di straordinario impatto.
A titolo di esempio sono state ricordate le Outright Market Transactions della BCE, la proposta della
Commissione Europea di istituzione del meccanismo unico di sorveglianza, le misure note come Fiscal
Compact per la crescita e l’occupazione oltre alle radicali riforme avviate in alcuni stati membri.
Le istituzioni bancarie italiane sono entrate nel periodo di crisi, che si è inasprito dal 2009, in una condizione
di solidità relativamente elevata, come dimostra il fatto che hanno dovuto ricorrere in misura limitata ad aiuti
diretti o indiretti da parte dei governi e di altri organismi pubblici. Inevitabilmente, però, la profondità e la
persistenza della crisi economica sono state determinanti nel creare condizioni di notevole selezione del
credito.
La crescita anche in Italia è oggi il vero problema da affrontare partendo dalle riforme necessarie a ricreare
un quadro di efficienza e competitività, che il Paese ha perso nello scenario mondiale anche a causa di una
specializzazione internazionale sfavorevole.
Tra le raccomandazioni specifiche all’Italia rientrano:
a) Perseguire politiche di riforma favorevoli alla crescita anche incrementando efficienza e qualità della
spesa pubblica.
b) Rafforzare l’ambiente amministrativo ed economico sorvegliando in particolare i processi di
implementazione delle riforme.
c) Promuovere l’efficienza del sistema bancario e l’ulteriore sviluppo del mercato dei capitali diversificando
l’accesso al finanziamento delle imprese.
d) Presidiare le riforme del mercato del lavoro e favorire l’istruzione anche superiore.
Turchia e il Medio Oriente.
Ha presieduto il lavori Antonino Mafodda, Istituto per il Commercio Estero e sono intervenuti Nihan Ziya,
Senior Economist, Turkiye Garanti Bankasi Istanbul; Valeria Giannotta, Assistant Professor, Istanbul
Sabahattin Zaim University; Nassib Ghobril, Head of Economic Research & Analysis, Byblos Bank
Beirut; Marina Calculli, Post-doc research fellow, Ca’ Foscari University of Venice and Saint Joseph
University of Beirut; Melis Metiner, Economist, HSBC Turkey.
Principali temi emersi
Un importante partner commerciale. Le esportazioni dall’Italia verso l’area ammontano a USD 30 mld
equivalenti al 5% dell’export complessivo, mentre le importazioni sono pari a oltre USD 50 mld, un dato
rilevante a causa anche del peso di Oil&Gas ed equivalente al 7% dell’import nazionale. La quota di mercato
dell’Italia è pari al 3,2% a livello mondiale e di quasi un punto percentuale superiore per l’area della Turchia
e del Medio Oriente (circa 4%).
La Turchia è uno dei fenomeni economici più rilevanti sullo scenario mondiale degli ultimi anni. Un Paese
considerato in fase di transizione, ma che è in misura crescente la destinazione di beni e servizi prodotti in
Italia. La Turchia ormai è un membro stabile e rilevante del G20 e dell’OECD, ma a differenza delle
economie avanzate è in una fase di forte espansione.
Gli indicatori macroeconomici mostrano infatti come il Paese non sia stato toccato dalla crisi del 2011, anno
in cui in termini di crescita aggregata del PIL la Turchia con +8,5% si sia collocato alle spalle della Cina
(+9,2%), ma davanti all’India (+7,2%). La Crescita media nel decennio 2002-2012 è stata pari al 5,2%.
Pil in ascesa costante, demografia favorevole, circa la metà dei 75 milioni di abitanti ha meno di 30 anni, e
un reddito procapite, triplicato dal 2002 da USD 3.150 a circa USD 10.600, attestano che il Paese è anche
un mercato di buone potenzialità per l’export di beni di consumo, ma anche di beni strumentali oltre che un
riferimento importante per le imprese attive nel campo delle infrastrutture.
La Turchia a partire dal 2000 ha avviato un processo di liberalizzazione degli scambi particolarmente
evidente analizzando l’interscambio con i restanti Paesi del Medio Oriente che è più che triplicato nell’ultimo
decennio. Questo fa del grande Paese Eurasiatico un’importante punto d’accesso a quei mercati per le
imprese europee.
Il Nord Africa
Ha presieduto i lavori Jacob Kolster, Regional Director, Egypt Libya Tunisia - African Development
Bank; Silvia Colombo, Researcher Mediterranean & Middle East, Istituto Affari Internazionali Rome;
Francesco Anghelone, Scientific Coordinator Historical and Political Research Area, Institute of Political
Studies “S. Pio V” Rome; Lorenzo Tassini, Area Manager Correspondent Banking, UBI Banca.
Principali Temi Emersi
La cosidetta Primavera Araba ha avuto un impatto importante sull’economia della regione e quindi sulle
relazioni commerciali dell’Italia e dell’Europa con i Paesi dell’area Nordafricana, i quali rappresentano
tradizionalmente un partner di primaria importanza. La quota di mercato dell’Italia sul totale delle
esportazioni mondiali è infatti pari al 3,2%, mentre è dell’8% il peso del nostro Paese nell’interscambio con le
economie nordafricane.
L’effetto immediato della Primavera Araba, che ha comportato rivolte, elezioni e instaurazione di nuovi
regimi è stato di rallentare produzione e scambi, anche perché la definizione di un nuovo assetto
istituzionale e quindi economico richiederà alcuni anni. E’ evidente che i Paesi che hanno vissuto le proteste
più radicali e violente hanno registrato i rallentamenti maggiori. Il caso più evidente è quello libico, ma il
fenomeno riguarda anche grandi economie dell’area come quella egiziana. In ogni caso gli istituti di ricerca
internazionali ritengono che già nel 2012 ci sia stata una ripresa, che potrà consolidarsi a partire dal 2013.
Le previsioni ufficiali fornite da istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale (nel World Economic
Outlook dell’ottobre 2012) mostrano per il 2013 e 2014 una crescita economica positiva per il Nord Africa,
favorita da una situazione macroeconomica complessiva dell’area che non presenta squilibri particolarmente
gravi. Quindi, se i nuovi governi si manterranno sulla linea di modernizzazione intrapresa, i tassi di crescita
del PIL dovrebbero continuare a essere mediamente superiori al 3% e anche gli scambi commerciali
continueranno a crescere.
Un dato rilevante anche per le imprese lombarde se si considera che i principali settori di esportazione sono
i prodotti energetici, i macchinari, i prodotti dell’acciao e i metalli, seguiti dal tessile e dai prodotti elettrici e
chimici.
L’analisi, qui sintetizzata, è però rilevante per il complesso delle imprese italiane se si ricorda che i nostri
scambi con i paesi della regione si sono notevolmente intensificati nell’ultimo decennio, arrivando a superare
il 5% dell’interscambio totale italiano. E anche in prospettiva europea è possibile osservare come l’Italia sia il
partner principale del Nord Africa seguito, a distanza, da Francia, Spagna e Germania. In ogni caso,
l’evidenza delle relazioni passate e il recupero economico che segue la Primavere Araba mostrano come il
potenziale di crescita degli scambi per il nostro Paese è notevole.