Alla Scoperta del Asiatico:Le Filippine Sud L’arcipelago delle Filippine sono un gruppo di isole a carattere vulcanico posto nell’immenso oceano Pacifico, a sud della Cina e dell’Isola di Taiwan e poco a nord dell’Isola del Borneo. Esse hanno un clima tipicamente tropicale che favorisce la biodiversità ecologica del paesaggio, ricoperto da foreste di vario genere e sovrastate da imponenti vulcani dai quali escono pennacchi di fumo nero che insieme alle grosse nubi grigie cariche di pioggia, soprattutto nei mesi estivi, rendono suggestivo l’ambiente. Spesso purtroppo queste terre sono teatro di violenti uragani monsonici ed eruzioni. Le Isole che compongono l’Arcipelago sono abitate fin dalla preistoria da numerose e svariate tribù di stirpe indocinese, che nel corso dei secoli hanno subito l’influenza di popolazioni provenienti dall’impero cinese, dai vari regni Indiani, dai sultanati Arabi, dal regno di Spagna e infine dagli Stati Uniti d’America. Fu il noto esploratore spagnolo Ferdinando Magallanes, il primo europeo a mettere piede nell’arcipelago nel 1521, a cui seguì una massiccia immigrazione proveniente del popolo Iberico, il quale si stanziò dapprima nelle piccole isole di Cebu e Samar, poi nelle tre isole maggiori, Aguinaldo e Quezon nel 1935 Luzon,Visayas e Mindanao e in fine nelle isole di Palawan, Negros e Leyte. La dominazione spagnola iniziata dal 1522, epoca in cui l’arcipelago prese il nome in onore del principe Filippo delle Asturie futuro Filippo II di Spagna, durò più di tre secoli e lasciò un indelebile traccia nella cultura, nella religione, nella toponomastica e nel paesaggio delle Isole. Essi infatti unirono amministrativamente le popolazioni delle isole fino ad allora indipendenti fra di loro; istituirono come capoluogo Manila nell’Isola di Luzon, favorirono la diffusione del cattolicesimo, costruirono scuole, città, ospedali, impianti amministrativi in stile coloniale e imposero la lingua castigliana, rimasta tutt’ora nei cognomi della gente. Nel 1898, in seguito alla fallita rivoluzione locale, guidata da Emilio Aguinaldo, il quale aveva proclamato la prima repubblica delle Filippine, vi fu la sconfitta spagnola per mano degli Stati Uniti che imposero l’amministrazione americana. Emilio Aguinaldo continuò a guidare la lotta anche contro gli americani e questo comportò grosse perdite ai filippini compresa la cattura dello stesso Aguinaldo nel 1901; le rivolte si conclusero definitivamente nel 1913. Gli U.S.A, essendo attratti dalle enormi risorse naturali del paese, fra le quali petrolio e rame, posero il loro protettorato concedendo un’autonomia nel 1935 in vista di una totale indipendenza fissata nel 1946. Nel 1935 infatti, grazie a un accordo fra il capo del governo filippino Manuel Luzon e il Presidente americano Franklyn Delano Roosvelt, il Paese adottò una costituzione identica a quella degli Stati Uniti, riconobbe l’inglese come lingua ufficiale e lasciò importanti basi in mano Americana. Sul finire del 1941, all’indomani dell’attacco giapponese alla base Americana di Pearl Harbour, i Nipponici invasero l’arcipelago e il governo ufficiale collaborò con gli americani mentre alcune sacche della popolazione appoggiò gli invasori. L’isola di Leyte fu teatro di due importanti battaglie, nelle quali i Giapponesi subirono altrettante pesanti sconfitte e lasciarono il paese nel 1945. In quel momento le Filippine diventarono formalmente indipendenti sempre sotto l’orbita americana e nel 1965 diventò presidente Ferdinand Marcos Ferdinand Marcos militare anticomunista che si guadagnò l’appoggio americano combattendo affianco a essi nelle guerra del Vietnam. Nel 1972 Marcos impose una feroce dittatura, elevò a capitale un sobborgo a Nord di Manila chiamandola Quezon city, perseguì l’etnia Moro di fede musulmana presente nell’isola di Mindanao, arrestò e uccise tutti i suoi avversari oppositori, tra i quali spicca il senatore Benigno Aquino e cercò di eliminare le varie fazioni di orientamento comunista. In campo economico ridusse il paese sul lastrico intascandosi ingenti somme di denaro coadiuvato dalla terribile moglie Imelda; aprì colossali conti bancari all’estero e inserì tutti i parenti nelle posizioni di dirigenza dello Stato. Nel 1986 col paese in gravi condizioni socio economiche e con la guerra del Vietnam abbondantemente terminata, le alte sfere decisero che doveva finire l’epoca di Marcos. Il deposto presidente insieme alla moglie si recarò in esilio alle Hawaaii e Cory Aquino, vedova del senatore assassinato Benigno, fu eletta presidente; il nuovo governo ripristinò la democrazia. L’Aquino cercò di pacificare il paese tentando di trovare un accordo col Fronte Moro di Liberazione Islamico che voleva l’indipendenza dell’isola di Mindanao; riportò la capitale a Manila e proclamò il Pilipino, la lingua dell’etnia Tagalog, come lingua ufficiale insieme all’inglese riconoscendo tuttavia lo spagnolo e l’arabo come lingue regionali. Lo spagnolo è parlato soprattutto nell’isola di Cebu, l’arabo a Mindanao, mentre a Visayas e nelle altre isole si parla il tagalog ovvero il pilipino che è una lingua che presenta un raro miscuglio di termini, di origine cinese, inglese e spagnola. La situazione nazionale sconvolta anche da vari uragani e terremoti non accennava a migliorare, il Paese era indebitato e numerosi furono i filippini che emigrarono verso l’estero in cerca di lavoro. Nelle elezioni del 1998 si presentò per le presidenziali l’attore Joseph Estrada, sostenuto da una coalizione che rappresentava i cosiddetti “scontenti” il LABAN NG MASANG PILIPINO (Movimento delle masse popolari filippine) che potrebbe ricordare un movimento presente oggi nel parlamento Italiano. Egli, dopo una campagna elettorale all’insegna del populismo, vinse le elezioni ma fu colpito da impeachment appena due anni dopo per corruzione proprio durante la campagna elettore e fu sostituito dalla sua vicepresidente Maria Gloria Macapagal Arroyo, figlia del presidente Macapagal battuto Pana Banaue Rice Terraces dall’ex dittatore Marcos nel 1965. Siamo nel 2001 e appena assunta la presidenza da parte dell’Arroyo ci furono gli attentati dell 11 settembre in America e la neo-presidente si trovò a combattere contro Abu Sayyaf, una potente cellula di Al Qaeda presente nelle Filippine che faceva comune con il Fronte Moro di liberazione Islamico a Mindanao. La Arroyo ha rilanciato l’economia nel paese e ha ritrovato una fragile tregua con i separatisti islamici tanto da essere rieletta per un secondo mandato presidenziale; ma dopo aver seguito gli U.S.A in tutta la politica estera, la guerriglia islamica insieme a nuove formazioni comuniste ha riacceso focolai di guerra nel Sud del Paese e la presidente si è ritrovata con accuse di presunta violazione di diritti umani e senza più l’appoggio popolare. Dal 2010 il nuovo presidente è Benigno Aquino, figlio di Cory e oppositore principale della Arroyo. Purtroppo la situazione attuale della nazione rimane delicata e pochi mesi fa il Paese è stato colpito da un devastante uragano che ha provocato danni e disastri. Mi auguro che le potenze mondiali non dimentichino mai questo meraviglioso arcipelago così pieno di storia, tradizioni, frutto di un connubio di diverse culture e con un paesaggio naturale straordinario. Andrea_Forliano