Lucia Bellizia
Cardano racconta Cardano1
“Tot tantaque ei mira in vita acciderunt,
ut suspicari cogar & ipse, qui illi intimus sum,
Genium ei esse, & magnum & potentem & rarum,
ut non sit suarum actionum dominus.”
Girolamo Cardano - Dialogus qui dicitur Tetim
E’ il Liber XII geniturarum2 una raccolta di geniture, con la quale Girolamo Cardano, medico,
filosofo, matematico e astrologo, poliedrica figura del Rinascimento italiano, si riprometteva di
illustrare con esempi la dottrina sugli effetti degli astri e sulla loro possibile interpretazione, che
Claudio Tolemeo aveva esposto nella Tetrábiblos e che egli stesso aveva commentato nel De
astrorum iudiciis.3
Leggiamo infatti nella Prefazione:
Qui in verità sceglieremo, come abbiamo promesso, dodici geniture degne di ammirazione, illustri per
avvenimenti ed eventi, calcolate con estrema cura, la cui vita è stata da noi sufficientemente
esaminata. Sette di queste sono di viventi, quattro di morti un tempo; una, di Edoardo VI Re di
Inghilterra, che fu iniziata quando era vivo, ma che è morto mentre (il libro) veniva edito, la cui sorte
non può essere eguagliata e tantomeno superata non solo per la fortuna, poiché fu un grande Re, ma
neanche per il valore e per la morte.
Una di esse, l’ottava, la più lunga e dettagliata nell’esposizione e nell’esame, è proprio quella
dell’autore stesso, che egli con falsa modestia introduce dicendo che, nonostante si fosse riproposto
di presentare solo geniture di uomini illustri, e nonostante rischi quindi di essere tacciato di
incostanza, si è sentito spinto a ciò dall’esempio mirabile che essa costituisce, non di buona sorte,
tutt’altro, ma di estrema varietà degli eventi. Nulla, aggiunge, delle cose che aveva pubblicamente
previsto per sé, non si è avverato, né accadde alcuna cosa di quelle che non aveva previsto, al punto
tale che la figura è talmente rispondente a quel che gli accadde, che si potrebbe pensare che più che
la previsione ed il dettato delle stelle, egli stia narrando la sua vita.
In effetti, laddove non ci si lasci intimidire dal latino spesso involuto, dallo stile non proprio
arioso e dalla prolissità delle frequenti digressioni, che pongono dinanzi a periodici «Ut ad rem
revertar», la lettura di questa genitura si rivela per l’astrologo una vera e propria miniera di
informazioni, non solo sulla vita del Cardano, ma anche sull’applicazione delle tecniche tolemaiche,
della cui validità egli si era fatto nel tempo convinto assertore. Aveva infatti egli inizialmente
appreso l’ars astrologica dal padre Fazio, ma non si era discostato nei suoi primi scritti dalle forme
arabizzanti e sancite dalla tradizione ed aveva pubblicato tra le altre cose, un Pronostico4 per gli
1
2
3
4
Ove non diversamente esplicitato, a nostra cura tutte le traduzioni da altre lingue.
Liber XII geniturarum in HIERONYMI CARDANI MEDIOLANENSIS Philosophi ac Medici Celeberrimi OPERUM
TOMUS QUINTUS - LVGDVNI, Sumptibus IOANNIS ANTONII HVGVETAN ET MARCI ANTONII RAVAVD M.DC.LXIII, pag. 503 e segg.
De astrorum iudiciis, op. cit. alla nota 2, pag. 93 e segg.
Pronostico o vero iudicio generale composto per lo eccellente messer Hyeronymo Cardano phisico milanese, dal
1534 insino al 1550, con molti capitoli eccellenti, Venezia, 1534 per i tipi di Bernardino de Bindoni. Cfr. Astri e
anni che andavano dal 1534 al 1550 ed una raccolta in sette libri di Aforismi astrologici.5 Il
Pronostico, edito in italiano nel 1534 a Venezia per i tipi di Bernardino de Bindoni, segue la
falsariga delle opere della specie: alla descrizione delle configurazioni celesti attese si affiancano
previsioni sul tempo, sulle malattie e sulle epidemie, sulle guerre, sugli eventi insomma di carattere
generale e di comune interesse. Negli Aforismi poi, terminati tra il 1546 e il 1547, c’è ancora
qualche traccia delle Araborum nugae, che in seguito verranno decisamente rifiutate. In questi due
lavori tuttavia Cardano prende già le distanze dall’astrologia incolta e superficiale, priva di
conoscenze adeguate o da quella cortigiana, che in barba alla corretta applicazione della dottrina, si
preoccupava solo di accattivarsi il principe di turno. E’ all’inizio però del 1552, che avviene - ed in
modo quasi casuale - la svolta che lo porterà alla consapevolezza della necessità di una rifondazione
dell’astrologia: fu chiamato infatti da un amico, lo spagnolo Guglielmo Casanato,6 medico curante
di John Hamilton, Arcivescovo di Edimburgo,7 perché curasse quest’ultimo, che soffriva d’asma;
cosa peraltro che gli riuscì brillantemente. Mentre attraversava la Francia per recarsi in Scozia, si
imbatté in un insegnante di scuola, che gli fece conoscere la traduzione in latino, da poco stampata,
di Antonio Gogava8 della Tetrábiblos. Senza por tempo in mezzo ne iniziò il commento stando
sulla barca, che da Lione lo portava a Parigi,9 si ché esso fu edito già nel 1554. Pienamente fedele a
Tolemeo, fece sua la convinzione che l’astrologia è ars congetturale, che non può andar disgiunta
dall’astronomia, e cioè dalla scienza dei moti; e che nulla ha a che fare, in quanto parte della
filosofia naturale, con la superstizione e con la magia. Si pensi all’appassionata e categorica
dichiarazione del Textus 74 del De astrorum iudiciis:10 «Nulla est via praedicendi praeter hanc,
quam tradidit Ptolemaeus»! Andò così a porsi con voce autorevole tra gli studiosi, che a partire dal
Cinquecento riformarono l’ars, ricominciando ad esporla secondo il dettato del maestro
alessandrino, e tra i quali annoveriamo anche Valentin Naboth, Johannes Schöner, Antonio Magini,
Francesco Giuntini, Johannes Stadius, Heinrik Rantzau, Conrad Rauchfuss, Hyeronimus Wolff,
Johannes Garcaeus, Andrea Argoli, Placido Titi e Gerolamo Vitali, solo per citarne alcuni.
Ma per tornare alla genitura del Cardano....
Ad interessare il Cardano fu soprattutto la genetliaca e testimonianza ne sono le numerosissime
geniture da lui commentate; né differisce in questo da altri autori della sua epoca, che vide, a
testimonianza del vigore e dell’interesse suscitato dall’ars, un fiorire di raccolte e trattati.11 Tra
quelle contenute nel Liber XII geniturarum, con buona pace degli altri personaggi illustrati, è ovvio
abbia ai nostri occhi il maggior appeal quella del Cardano stesso, sia perché ci pare che egli ci
racconti, con la sua viva voce, quella che fu la sua vita, sia per la puntuale applicazione del dettato
5
6
7
8
9
10
11
previsioni. Il ‘Pronostico’ di Cardano del 1534, a cura di G. ERNST, in Girolamo Cardano. Le opere, le fonti, la
vita, a cura di M. BALDI e G. CANZIANI, Milano, Franco Angeli, 1999, pp. 457-476.
Aphorismorum astronomicorum segmenta septem. Leggibile in traduzione italiana in G. Cardano, Aforismi
astrologici, a cura di G. BEZZA, Milano, Xenia, 1998.
Liber XII geniturarum, genitura IX.
Liber XII geniturarum, genitura II.
Operis quadripartiti in latinum sermonem traducti, adjectis libris posterioribus, Antonio Gogava interprete. Item de
sectione conica, orthogona, quae parabola dicitur, deque speculo usterio libelli duo, restituti ab Antonio Gogava.
Cum praefatione Gemmae Frisii - Cum gratia et privilegii - Lovanii - Apud Petrum Phalesium ac Martínum
Rotarium, Anno M. D. XLVIII Mense Octobri.
La stesura del De iudiciis viene narrata dal Cardano del De libris propriis come il risultato di un evento
occasionale. Vedi G. ERNST Veritatis amor dulcissimus, pp. 157-158.
De astrorum iudiciis Libro IV Cap. X “De morte” Textus 74, traduzione a nostra cura, leggibile al link
http://www.apotelesma.it/upload/Cardano_-_Come_se_qualcuno_volendo_costruire_una_casa......pdf , nel sito di
Apotélesma, Associazione Culturale per lo studio dell’Astrologia.
O. POMPEO FARACOVI. Cfr. tra i tanti scritti al riguardo L'astrologia - Il Contributo italiano alla storia del
Pensiero – Scienze (2013) leggibile al link http://www.treccani.it/enciclopedia/l-astrologia_(Il-Contributo-italianoalla-storia-del-Pensiero:-Scienze)/
2
tolemaico. L’esposizione, molto dettagliata, copre le pagine che vanno dalla pag. 517 alla pag, 541,
in doppia colonna, dell’edizione da noi consultata e si articola su vari paragrafi: ad una piccola
introduzione segue la figura, con la posizione dei pianeti e delle stelle inerranti poste nei luoghi
principali; seguono poi i dati relativi al momento del concepimento, che a quel che la madre gli
aveva detto, era avvenuto il 28 dicembre del 1500 «horis 11. mi. 30 à meridie».12 Comincia poi
l’interpretazione, divisa per argomenti: i genitori; i fratelli e le sorelle; il sesso; il numero; la specie;
la “nutrizione”; lo spazio della vita; la forma del corpo e il temperamento; le imperfezioni e le
malattie del corpo; le qualità dell’animo; i difetti e le malattie dell’animo; le ricchezze; gli onori, le
dignità, il favore dei Principi; la professione, il matrimonio; i figli; gli amici, i nemici ed i servitori;
i viaggi; la morte. Come si vede, viene seguito lo stesso ordine dei capitoli dei libri III e IV della
Tetrábiblos. Si aggiunge inoltre l’esame degli anni 1562, 1564, 1567 e 1568 e per chiudere un
paragrafo intitolato «De quodam fortuito», nel quale viene narrato un malore doloroso ed inatteso,
di cui fu l’autore preda nel novembre del 1553, riuscendo poi a guarire, e la cui esposizione viene
ovviamente corredata dalla posizione degli astri in quei giorni.
Ci occuperemo in questo saggio, in particolare della famiglia del Cardano, così come egli ce la
rappresenta, non senza aver prima osservato la posizione degli astri nella sua figura di natività.
La figura di natività
Ecco dunque il grafico, che l’autore ci offre in forma quadrata (Fig. 1),
Fig. 1 - Genitura di Girolamo Cardano
12
Ovvero le h. 23:01 TU.
3
assieme all’elenco delle posizioni, del moto e della latitudine dei pianeti e all’indicazione della
sizigia precedente la nascita [«locus coniunctionis luminarium praecedentis nativitatem»: 28° 48’
], calcolata con sorprendente precisione (Fig. 2):
Fig. 2 - Genitura di Girolamo Cardano
(tabellina con i dati astronomici)
La divisione delle case è quella dell’Alcabitio. Queste le annotazioni sulle stelle fisse poste nei
locis principalibus:
*
*
*
*
*
*
*
*
13
14
15
16
17
18
Giove, a causa della latitudine, ascende pressappoco con l’oroscopo e con la brillante della
dell’Acqua dell’Aquario,13 di prima magnitudo, di natura Venere e Mercurio.
Con il medio Cielo c’è il Vultur Volans14 di seconda magnitudo, di natura Giove e Marte.
Al discendente la stella più luminosa del piatto meridionale della Bilancia, di seconda
magnitudo, di natura Mercurio e Marte.15
All’Imo Cielo pressappoco il Cane Minore o Procione, di prima magnitudo, natura Mercurio.
Il Sole con l’ultima stella dell’ala sinistra della Vergine di quarta magnitudo di natura Mercurio
e un poco Venere.16
La Luna pressappoco con Caput Medusae17 di seconda magnitudo, di natura Saturno e Giove,
sul circolo di posizione.
Mercurio è nel circolo di posizione più basso, con una stellina della propria natura e di quella di
Venere.
Saturno è con l’omero destro di Orione,18 di prima magnitudo e con l’omero destro
dell’Auriga19 di seconda magnitudo, entrambe di natura Marte e Mercurio. E con una stellina di
natura Marte.
Fomalhaut, a Piscis Austrini, stella che compare in Tolemeo sia nella bocca del Pesce che all’inizio dell’Acqua
dell’Acquario.
Costellazione dell’Aquila e quindi Altair, a Aquilae.
Zubenelgenubi, a Librae. Secondo Tolemeo (Tetrábiblos Libro I, cap. IX Della virtù delle stelle inerranti) si trova
nella chela meridionale dello Scorpione - nell’antichità le stelle della Bilancia erano situate infatti nelle pinze di
questa costellazione - ed ha natura Saturno/Marte. Il Cardano invece attribuisce a tutte le stelle della Bilancia la
natura Mercurio/Marte (cfr. Hieronymi Cardani Medici mediolanensis Libelli Duo, Norimbergae, apud Io. Petreium,
Anno MDXLIII, Liber I De supplemento Almanach, Cap, VII De stellis Zodiaci).
Nel capitolo di cui alla nota precedente viene recensita come Ultima quatuor alae sinistrae Virginis
Algol, b Persei.
Betelgeuse, a Orionis.
4
Volendo ricondurre il grafico alla forma20 ai moderni più avvezza abbiamo (Fig. 3):
Fig. 3 - Girolamo Cardano, nato a Pavia il 4 ottobre 1501 greg.
e questa è la nostra tabellina dei dati astronomici (Fig. 4):
Girolamo Cardano
b
0,00
Casa
Q
5,09
186,18
q
190,68
DO
4,28
CH (p)
40,52
AO
3
a
189,81
DH
6
d
-4,24
DA
Sole
l
190,68
194,09
185,53
Luna
340,64
-4,50
12
1
-11,76
343,89
12,09
4,17
35,06
352,29
347,95
355,98
331,80
Mercurio
206,45
-3,26
6
3
-13,27
203,31
13,73
5,41
42,28
190,92
199,41
217,04
189,57
Venere
203,17
0,77
6
3
-8,31
201,72
8,45
5,60
43,24
193,83
204,88
210,17
193,27
Marte
71,25
-0,76
2
4
21,44
69,79
23,28
3,59
31,54
55,85
71,93
46,52
93,07
Giove
32,66
-1,51
12
1
11,01
30,98
11,30
6,00
45,16
19,69
36,09
19,69
42,28
Saturno
79,33
-1,54
2
4
21,54
78,52
23,41
2,82
25,76
67,54
80,31
55,11
101,93
Nodo L.
40,39
0,00
1
4
15,36
39,16
16,05
5,73
43,89
23,84
40,39
23,11
55,20
MC
IC
288,24
AM
108,24
Fig. 4 - Girolamo Cardano, Tabellina dei dati astronomici à la manière dell’astrologia antica
(posizione degli astri nella sfera celeste e nella sfera locale)
19
20
Menkalinam, b Aurigae
Quando si cerca di ricalcolare questi grafici sorge sempre il problema della scelta se rispettare la posizione di Medio
Cielo e Ascendente (il che comporta delle differenze nella posizione del Sole) o viceversa. Abbiamo scelto - per
questa come per le restanti geniture - la prima opzione; il Sole risulta quindi essere a 10° 41’ della Bilancia e le h.
17:51:52 TU l’orario di nascita usato.
5
Così il Cardano (Fig. 5) descrive sé stesso:
[...] capelli piuttosto scarsi, biondo oro, con temperamento più umido. Per quanto riguarda la
grandezza, poiché la madre era piccina, il padre di mediocre corporatura, e i significatori non sono
negli apogei, inclinai alquanto alla piccolezza. Poiché sono anche nato da genitori vecchi, fui meno
bello e robusto. Quando mia madre mi generò, aveva 36 anni, mio padre 56. Ed anche per questo,
poiché il nodo era all’ascendente, fui, camminando, massimamente curvo nel collo, non nelle spalle,
anche da bambino, come un vecchio. Essendo il segno primaverile e Giove e Venere signori, con la
Luna piena di luce, indicarono un temperamento sanguigno e la sua eccessiva quantità. Il Toro poi fa
la fronte prominente dai lati. E poiché Marte è in aspetto con Sole e Luna, e gli stessi luminari cadono
dagli angoli, e sono lontani da grandi stelle fisse, ciò significa occhi piccoli e che quasi sempre si
serrano. E questo derivava anche dal padre, cosicché non avevo una vista forte, sì da vedere lontano,
tuttavia molto acuta, e senza occhiali, come il padre. Ma quegli aveva gli occhi chiari, io li ho verdegrigio. Per il resto, di così non particolare pregio, che avendo molti tentato con grande impegno, di
scolpire, raffigurare e dipingere la mia immagine, dopo molti sforzi ed impiego non esiguo di tempo,
persero il loro tempo. Non ho segni naturali, eccetto il segno di una lentiggine sulla palpebra sinistra,
quasi nascosto.
Fig. 5 - Girolamo Cardano
nel ritratto presente all’inizio dei Libelli Duo,
Norimbergae, apud Io. Petreium, Anno MDXLIII
6
La famiglia natale
Nacque da Fazio Cardano, il che fu, a parer suo, già la prima cosa mirabile della sua vita, in quanto
quegli era vecchio e si diceva non avesse procreato prima di lui alcun figlio. A seguire poi:
Sono stato estratto per morto a forza dall’utero essendo mia madre in travaglio già da tre giorni,
affinché alla fine potesse salvarsi. Risuscitai con un lavacro di vino. Fornito di capelli prima di
nascere, portai con me l’indizio dei miei tormenti. Io che ebbi infatti nascendo nera chioma,
lunghissima e troppo spessa, come la madre stessa raccontava. Nella prima infanzia soffrii di peste, il
più grande dei mali, e poi di idropisia; infine a sette anni condotto alla morte dalla dissenteria, fui
salvato contro ogni speranza.
In effetti, Fazio, giureconsulto, di famiglia antica e nobile, aveva 55 anni quando concepì suo
figlio; la madre, Chiara Micheri, più giovane di circa venti anni, era vedova di Antonio Alberio ed
aveva già altri tre figli. I due non erano sposati e Girolamo venne al mondo quindi illegittimo, dopo
che Chiara aveva tentato inutilmente di abortire.21 Pare che i genitori avessero l’abitudine di
percuoterlo talora senza motivo, cosa alla quale seguiva sempre che egli si ammalasse gravemente;
finalmente, quando aveva ormai sette anni, si risolsero a non farlo più. Anzi il padre, affittata una
casa, vi portò lui e la madre, dando inizio ad una comune convivenza e - osserva il Cardano - ad un
nuovo male per lui, in quanto, senza alcun riguardo per il suo fisico mingherlino, si faceva
accompagnare in tutti i suoi giri d’affari e lo trattava di fatto come un servitorello («ut servus»).22
Cosa in verità che si protrasse sino ai suoi sedici anni. Cagionevole di salute, i malanni di varia
natura non gli difettarono certo, al punto tale che, nel paragrafo della genitura dedicato alle
imperfezioni ed alle malattie del corpo, così li elenca: sudorazione notturna, eccessiva produzione
di orina, scabbia, emorroidi, impotenza, palpitazione di cuore, debolezza visiva e lacrimazione
all’occhio sinistro; per finire lingua che smozzicava le parole, il che lo costrinse a farne incidere tre
o quattro volte il frenulo:
Poiché nel sesto luogo ci sono Venere, Mercurio ed il Sole, e Saturno aspetta Venere, Marte la Luna, e
Saturno poi getta i suoi raggi, certamente decretano modeste imperfezioni e più mali. E’ palese che
queste cose sono peggiori delle malattie (morbus), per la continuità che proviene dai pianeti posti in
sesto luogo e dall’aspetto delle malefiche alla Luna, posta in dodicesimo luogo e priva di forze; meno
gravi dei mali (vitium) per la piccolezza quando né i luminari, né le malefiche sono poste negli angoli.
Da contraltare faceva tuttavia l’intelligenza brillante:
Essendo Mercurio posto nella Via Lattea e con una piccola stella della propria natura e di Venere, in
segno umano e retrogrado, dà un’ottima intelligenza, e profondissima, lenta, tuttavia agitata.
che sconfinava nella smodata cupidigia di sapere, difetto che egli dice di aver ereditato dal padre, al
punto tale da disprezzare onori e denaro «scientiae causa». Frequentò infatti con profitto
l’Università di Pavia e poi quella di Padova e nel 1524 si laureò in Medicina. E la sua vastissima
multiforme opera letteraria ne è testimonianza,23 senza contare che, a suo dire, avrebbe imparato, tra
i 20 e i 25 anni, da autodidatta il latino, il greco, lo spagnolo e il francese.24
21
22
23
24
De vita propria liber Cap. II, in HIERONYMI CARDANI MEDIOLANENSIS Philosophi ac Medici Celeberrimi
OPERUM TOMUS PRIMUS - LVGDVNI, Sumptibus IOANNIS ANTONII HVGVETAN ET MARCI ANTONII
RAVAVD - M.DC.LXIII.
De vita propria liber Cap. IV
Cardano ebbe gli interessi più svariati, coprendo una gamma di conoscenze straordinariamente ampia anche per una
epoca “enciclopedica” come il Rinascimento. L’Opera Omnia (1663) consta di circa 5.000 pagine in folio su due
colonne, scritte quasi totalmente in latino.
De vita propria liber, Cap. XLIII
7
Quanto all’animo poi:
Venere è signora del luogo della Luna e di Mercurio e commista molto con Mercurio, mediocremente
con Saturno. Rende pertanto adatto all’esecuzione di lavori manuali, di animo da filosofo ed idoneo
alle scienze, ingegnoso, elegante, ben costumato, voluttuoso, allegro, pio, fedele, amante della
sapienza, con la mente sempre rivolta a qualcosa, che sempre cogita varie cose, di mente brillante,
idoneo all’apprendimento, che vuole emulare i migliori, inventore di cose nuove, che fa programmi
senza l’aiuto del maestro, di costumi temperati, curioso della medicina, studioso delle cose prodigiose,
inventore, cavilloso, ingannatore, caustico, perito delle cose arcane, sobrio, industrioso, laborioso,
diligente, solerte, che vive alla giornata, burlone, che disprezza la religione, memore delle offese
ricevute, invidioso, triste, che tende insidie, traditore, mago, incantatore, soggetto a frequenti
disgrazie, odiatore dei suoi, dedito a vergognosa libidine, solitario, sgradevole, austero, che dà vaticini
spontaneamente, geloso, lascivo, osceno, maldicente, ossequioso, che si diletta della conversazione
con i vecchi, versatile, doppio, impuro e soggetto ad inganni femminili, calunniatore e del tutto
sconosciuto, per la ripugnanza della natura e dei costumi, anche a coloro con i quali assiduamente mi
intrattengo. Poiché i luminari non sono di aiuto, manca quello che in greco viene detto tò prépon.25
Ma per tornare alla famiglia, fu proprio Fazio ad insegnargli a leggere e a scrivere, nonché la
matematica, di cui era professore alle Scuole Piattine di Milano.26 Quest’uomo singolare, che
vestiva, in modo insolito per le usanze della città, abiti rosso porpora con la sola variante di un
cappuccio nero, fu anche colui, come abbiamo detto, dal quale apprese l’astrologia. E non solo. Pare
infatti che fosse dedito alla negromanzia: nel De iudiciis Girolamo lo definisce necromanticus, per
avere la Luna in Sagittario,27 e nel De exemplis centum geniturarum gli attribuisce, esaminandone la
genitura, «la conoscenza delle arti occulte e una così grande perizia nella negromanzia, da superare
tutti quelli della nostra epoca», 28 grazie a Saturno all’ascendente ed alla Luna in sesta, in Sagittario,
in trigono a Mercurio. Si credeva pubblicamente inoltre Fazio avesse uno spirito familiare ed egli
stesso non aveva difficoltà ad ammetterlo.29 La circostanza è ribadita dal figlio nel De rerum
varietate:
Fazio Cardano ebbe a lungo, come egli stesso diceva, uno spirito etereo; il quale, per tutto il tempo in
cui ne dispose mediante rituale evocativo (coniuratio), gli dava risposte veritiere, avendolo poi però
annullato [il rituale], si presentava in verità, ma dava risposte mendaci. Lo tenne pertanto, se non
sbaglio, 28 anni a mezzo rituale evocativo, e circa 5 sciolto. Come che stiano le cose, finché era
vincolato, si mostrava vantaggioso a sufficienza: e senz’altro quegli faceva si che si credesse che gli
spiriti esistono, in quanto si era informato con precisione da quelli su ogni cosa. Né infatti si
presentava sempre da solo, sebbene la maggior parte delle volte, ma talora anche con dei compagni.
Egli pertanto concordava nella più parte delle cose con quel che dice Psello: coi Platonici poi, di cui
dirò, quasi per nulla. Ma tuttavia dissentiva da quel che Psello dice in alcune cose e di grande
importanza. Per prima cosa in verità perché diceva che essi nascono e muoiono. Che sono inoltre
veramente longevi: tuttavia non lo resero edotto sul tempo, ma egli stesso, avendo fatto una congettura
dall’aspetto, poiché [essendo] nato ormai da quarantadue anni sembrava giovanissimo, stimava
vivessero fino a 200 o 300 anni. Affermava fossero generati e nascessero ed invecchiassero. Riteneva
che al momento della loro morte, le loro anime, così come le nostre, morissero insieme al corpo e che
25
26
27
28
29
“Quel che è ben visibile, che si distingue, che si fa notare” o anche “quel che è conveniente”
Leonardo da Vinci lo consultò per alcune questioni geometriche e lo cita nel f. 225 del Codex Atlanticus
Cfr. il nostro saggio http://www.apotelesma.it/upload/La_Luna_madre_della_divinazione.pdf, traduzione del De
astrorum iudiciis, Libro IV cap. IV Paragrafo XVIII.
La genitura IV, calcolata con domificazione a case eguali (metodo che fu poi abbandonato dal Cardano) e che reca
l’annotazione cor coeli 18° .
E’ così rispettato il dettato tolemaico sulla professione, che vuole che se la Luna è signora del Medio Cielo, si
applica a Mercurio ed è in Sagittario o in Pesci, nascono gli ex mortuis vaticinantes & daemonum provocatores.
8
tuttavia, quelli non sapessero ciò con certezza. Vi erano presso di loro dei ginnasi ed altre cose che
altrove ho citato. Non disse se in verità alcuni di loro fossero vili o stupidi, come sostiene Psello.30
e nel De subtilitate, dove troviamo questo singolare racconto:
In verità aggiungerò qui a tutte le storie una più meravigliosa, che udii non una sola volta né con pochi
cambiamenti da mio padre, Fazio Cardano, che dichiarava di aver avuto uno spirito familiare per trenta
anni. Infine, cercando i suoi scritti, trovai affidato alle lettere ed al ricordo, quel che così spesso avevo
ascoltato. Idi di Agosto del 1491. Avendo portato a termine i rituali, nell’ora ventesima del giorno,
apparvero come d’uso sette uomini, che indossavano vesti di seta, per così dire un mantello greco, con
calzari (come sembrava) rosso porpora, le tuniche con giubbetti splendenti e rossi, si da sembrare color
cremisi, di bellezza più maestosa che comune e assai ragguardevoli. E non tuttavia vestiti tutti così, ma
due, che era chiaro fossero di rango più alto tra di loro; infatti seguivano l’uno di loro, che era più alto
e rubicondo, altri due come compagni; e l’altro, che era più pallido e di corporatura più piccola, altri
tre. E così erano sette in tutto. Non lasciò scritto se avessero qualcosa sulla testa o questa fosse nuda.
Avevano circa quaranta anni di età, ma all’apparenza neanche trenta. Essendo stato loro chiesto chi
fossero, risposero di essere uomini quasi aerei, e che anch’essi nascevano e morivano: invero la loro
vita era molto più lunga della nostra, sì da estendersi ai trecento anni. [...] 31
I sette si fermarono più di tre ore a parlare di filosofia e di religione con Fazio; interrogati
sull’immortalità dell’anima, affermarono che nulla sopravvive di quello che a ciascuno appartiene;
e sul perché non rivelassero agli uomini dove sono nascosti i tesori, risposero che ciò era loro
vietato, pena severissime ammende. Conclude Girolamo che, storia o favola che fosse, le cose
stavano così; ma è più probabile fosse una favola, perché suo padre non fu per nulla più felice con i
suoi demoni, o più ricco o più famoso tra gli uomini, rispetto a lui che non ne vide mai.
Ecco la genitura di Fazio Cardano (Fig. 6 e 7):
Fig. 6 - Genitura di Fazio Cardano
30
De rerum varietate Libro XVI, cap. XCIII (Daemones et mortui), in HIERONYMI CARDANI MEDIOLANENSIS
Philosophi ac Medici Celeberrimi OPERUM TOMUS TERTIUS - LVGDVNI, Sumptibus IOANNIS ANTONII
31
De subtilitate Cap. XIX (De daemonibus), stesso Tomo di cui alla nota precedente.
HVGVETAN ET MARCI ANTONII RAVAVD - M.DC.LXIII.
9
Fig. 7 - Genitura di Fazio Cardano
(domificazione Regiomontanus)
La divisione delle case è quella di Regiomontanus. Queste le annotazioni sulle stelle fisse poste nei
praecipuis locis:
*
*
*
*
*
*
L’ascendente con Apollo32, di seconda magnitudo, natura Mercurio, e coascende la cintura di Orione,
di natura Saturno e Giove.
Il Sole con l’Asino, di quarta magnitudo,33 natura Sole e Marte.
Saturno con il piede boreale del Cancro,34 di quinta magnitudo, di natura Saturno e Mercurio.
Giove con una stella extra formam del Cancro,35 di quarta magnitudo, di natura Saturno e Mercurio.
Marte con una stella di quarta magnitudo di natura Mercurio ed un poco Venere.36
Venere con la stessa con la quale è anche Saturno.
Ed ecco cosa Girolamo ci dice di lui:
Una grandissima devozione fa sì che io non mi dimentichi di lui. Soprattutto perché questa genitura
presenta molte cose illustri e conoscerle aggiunge non poco alla comprensione della nostra. Poiché il
32
33
34
35
36
Si tratta di Castore, a Geminorum, così definita da Tolemeo nel Capitolo di cui alla nota 15.
Una dei due Asini e cioè Asellus Borealis e Asellus Australis (g e d del catalogo di Bayer), due stelline che Tolemeo
colloca ai due lati dell’agglomerazione nebulosa che è nel petto, chiamata la Greppia, ed alle quali attribuisce nel
Capitolo di cui alla nota 15, la natura Sole e Marte.
m Cancri
Nel catalogo del VII Libro dell’Almagesto il Cancro ha nove stelle nella figura e quattro extra formam
(ßmórfwtoi), a due delle quali (p e k del catalogo di Bayer) Tolemeo assegna la 4a magnitudo. Si tratta di quella
che è alla sommità dell’articolazione della chela meridionale (p) e di quella che è ad oriente della sommità della
chela meridionale (k); ßmórfwtoj, tradotto in latino con extra formam, significa non figurato ed indica quelle
stelle che non formano costellazione, rimanendone all’esterno.
Deve trattarsi di n Geminorum, che Tolemeo, nell’Almagesto l.c., chiama la stella nell’estremità del piede destro del
gemello occidentale e Cardano, nel capitolo di cui alla nota 15, Extremitas pedi dextri praecedentis, attribuendole
natura Mercurii et parum Veneris.
10
Sole fu il significatore della vita e fu con Giove e Venere in Leone, perciò ebbe una vita robusta e
sana. Visse fin quando il Sole quadrato a Marte non si trovò in Bilancia, dove entrambi cadono nei
confini di Saturno: avendo compiuti 79 anni, morì il 28 agosto 1524. Perciò decrepito, facilmente
vinto con una morte lenta dal quadrato di Marte. Saturno infatti era il signore del confine cui
l’ascendente pervenne. Saturno era sotto i raggi del Sole. Ed anche a suo padre era annunciata una
lunga vita, gli sopravvisse 27 anni, visse d’altra parte 86 anni. [....] E poiché il Sole era con l’Asino e
la Luna era infelice in sesto luogo nella Via Lattea, ebbe gli occhi chiari come un gatto e piccoli,
brillanti nella notte, non vedeva lontano, tuttavia vide senza occhiali. Poiché in verità Saturno fu
combusto ed in Cancro, significa perdita di tutti i denti, sopravvisse tuttavia 21 anni dopo che gli erano
caduti. E forse perché quella piccola stella con Saturno o l’Asino col Sole apportò qualcosa alla
perdita. Per il resto bello, infatti dell’ascendente e del luogo della Luna erano signori Giove e Luna.
Perciò fu candido,37 rosso, carnoso, senza particolari segni distintivi.38 E poiché Venere era infelice,
con il Sole e Saturno, perciò a 23 anni bevve l’Auripigmentum album, che chiamano arsenico. E nel
cinquantanovesimo anno (bevve) un veleno corrosivo, e si salvò, ma perse tuttavia, come ho detto,
tutti i denti, poiché a causa del precedente veleno, laddove tutti i compagni morirono, si rovinarono
tutti i denti e sempre da allora in poi furono ammalati. Per il resto sano, come dissi, se non che veniva
meno, soggetto per sempre a palpitazioni di cuore. E poiché la Luna fu nella Via Lattea, fu un pochino
di mente turbata e debole. Ma poiché la Luna guardava Mercurio con trigono e furono entrambi nelle
dignità di Giove, fu un matematico erudito, giureconsulto, non imperito in medicina, grandissimo
professore di discipline occulte; al punto dal dire che aveva con sé uno spirito familiare. Questo
accadde perché la Luna era in sesto luogo in Sagittario. Fu inoltre di labile memoria39 per la debolezza
della Luna e debole di cuore per l’unione di Venere con Saturno, e massimamente in Cancro. Per quel
che attiene ai costumi, Giove dominava il luogo della Luna e di Mercurio, infatti il Sole non prende la
signoria: e poiché Giove era con il Sole nel suo domicilio, debolissimo, significò un uomo di totale
bontà e giustissimo, tuttavia pusillanime e di animo fiacco. Ma poiché il Sole era con Saturno infelice,
lo rese timido, selvatico, che trascura le cose, indeciso in tutte le faccende, che non portava a termine
nulla, di animo servile, duro, che non si occupava dei suoi. E poiché il Sole riceve la signoria per la
debolezza di Giove, lo rese bramoso degli affari pubblici e desideroso di sapere le cose generali e le
attività dei Principi. Per questo motivo, anche severo e veritiero. [...] E così fu studiosissimo, se mai
uno dei mortali. E certamente dirò, con licenza, con esiguo risultato, a fronte di tanti sforzi. Si procurò
esigue ricchezze, poiché signore della Sorte era Giove commisto al Sole, ma sotto i raggi ed
occidentale [...]. A stento prese moglie a causa della Luna afflitta, e la prese in vecchiaia, poiché la
Luna era in quadrante discendente, nel secondo quarto dopo la congiunzione ed alla fine di esso,
perciò in vecchiaia. Indicò il vivere insieme per sempre, per Venere posta con Saturno, ma anche
l’unica (moglie), infatti la Luna aspetta solo Mercurio, non applicandosi a nessun altro e da nessun
altro separandosi. Ma poiché si affaccendavano per avere figli, Giove e la Luna che dava due figlie,
Venere dunque orientale e congiunta ad un pianeta maschile, e configurata al Medio Cielo, e signora
del luogo, promise un figlio. E che a stento avrebbe vissuto per Saturno succedente, il luogo era
soccorso tuttavia anche dal quadrato della Luna, che seguiva Saturno ed ebbe dignità nel luogo. La
genitura stessa dimostra che avevano avuto altri figli, che morirono, essendo io il solo superstite a
lungo dopo la sua morte.
A questo punto dell’esposizione Gerolamo volontariamente omette la genitura di Fazio tratta
dalla sua (Fig. 8 e 9), in quanto già esaminata nel De astrorum iudiciis commentando il capitolo sui
genitori.40
37
38
39
40
Di carnagione
Moderatus, aggettivo che sembra avere (il Cardano lo usa anche parlando di sé, nel paragrafo dedicato alla forma del
corpo) più che il significato di equilibrato, quello di privo di caratteristiche che saltano all’occhio.
Fuit praeterea humidi cerebri. L’eccesso di umidità nel cervello porta problemi di memoria e catarrosità di occhi e
narici.
De astrorum iudiciis, Libro III, Cap. IV, Textus XIV (De parentibus)
11
Fig. 8 - Genitura di Fazio Cardano
derivata da quella di Girolamo, suo figlio.
[De iudiciis astrorum - Libro III cap. IV Textus XIV]
Fig. 9 - Genitura di Fazio Cardano
derivata da quella di Girolamo, suo figlio.
[Domificazione Regiomontanus]
12
Il dettato tolemaico41 prescrive infatti di formulare giudizi sul padre tracciando una nuova figura
ricavata da quella del figlio: si pone quale ascendente il luogo del Sole se la nascita è diurna, quello
di Saturno se la nascita è notturna e si procede al ricalcolo delle case senza spostare in longitudine i
rimanenti pianeti. Per la madre si usano invece Venere nel giorno e la Luna nella notte.
Così Cardano si era espresso riguardo al padre:
E’ chiaro che trattandosi di genitura notturna dovette esser posto Saturno all’ascendente: avendolo lì
posto significa che il padre (ricavato dalla nostra natività) è debole, povero, per la Sorte pessimamente
collocata, e compromesso. Diressi pertanto la Luna, che era afeta, e pervenni in 23 anni
all’opposizione del Sole, e l’ascendente al quadrato di sé stesso; e poiché era un vecchio ottuagenario,
morì. E se non vi fossero stati i raggi trigoni di Mercurio e Venere all’ascendente, la morte non
sarebbe stata tanto a lungo differita, in quanto la figura è debole. E se comparerai questa figura a
quella propria di mio padre, che si trova esposta più sotto, laddove c’è l’VIII genitura, vedrai poca
differenza. Se non che in quella vedrai la condizione della giovinezza e della vecchiaia, qui solo della
vecchiaia, perché vedrai solo il periodo di tempo che sopravvisse alla mia nascita.
Il capitolo di Tolemeo sui genitori è quanto mai interessante ed ancor più l’accurato commento
che il Cardano ne fa nel De astrorum iudiciis. In buona sostanza dalla propria genitura si possono
ricavare quelle dei genitori e dei nonni; da quelle dei figli e dei nipoti la propria. Le indicazioni così
acquisite sono valide tuttavia solo dal momento in cui nacque colui, dalla genitura del quale le altre
vengono tratte.
Desideroso di fornire altri esempi al riguardo, il nostro autore prosegue l’esame della propria
famiglia nel Liber XII geniturarum, mostrando direttamente la genitura della madre Chiara Micheri,
derivata dalla propria (Fig. 10 e 11):
Fig. 10 - Genitura di Chiara Micheri
derivata da quella del figlio Girolamo.
41
Claudio Tolemeo, Tetrábiblos, Libro III Cap, V
13
Fig. 11 - Genitura della madre di Girolamo Cardano tratta dalla sua
[domificazione Regiomontanus]
e la chiosa solo con brevi cenni, in quanto si tratta di una donna.42
Per mia madre poi posi, poiché la natività era notturna, la Luna quale luogo ascendente. E il
significatore della vita divenne il Sole, e verso il ventesimo anno per una direzione conversa pervenne
al discendente ed opposto alla Luna e quadrato a Marte, e fu ghermita numerose volte fin quasi alla
morte da una malattia all’utero43. Infine diressi rettamente (con direzione diretta) il Sole opposto a
Marte ed arrivai ad esso alla fine dei trentasei anni ed allora ella morì. E poiché Marte guardò
l’ascendente e la Luna con aspetto quadrato, indicò che ella era irosa e che doveva esser danneggiata
nell’aspetto e così fu danneggiata due volte, la prima volta quando era bambina, dal mento tagliato dal
pernicioso antrace. Poi dal fuoco per caso quando io avevo sedici anni: e Saturno fu all’Imo Cielo e il
Sole nell’angolo con Venere e significarono maggior considerazione per lei che per il padre. E poiché
è una donna non mi dilungo ulteriormente, se non che fu ricca di ingegno, sapiente, di nobili
sentimenti ed onesta.
Quanto ai fratelli, essi morirono tutti:
La Luna in verità ed il Medio Cielo, poiché un luogo è aspettato da Giove, l’altro da Venere e
Mercurio, indicavano due fratelli ed una sorella dalla medesima madre. Avevo un fratello, Tommaso,
di tredici anni, una sorella, Caterina, di otto anni e suo fratello Giovanni Ambrosio di tre anni, nati dal
precedente marito Antonio Alberio: tutti questi, dopo un anno, nello spazio di quaranta giorni
morirono, perché la loro genitura concordava con la generale posizione degli astri della peste, che
allora incrudeliva. Questo, come ritengo, a causa della madre, infatti anche io sono stato colpito dalla
peste, e la madre stessa, quando era fanciulla fu ghermita dalla stessa malattia. Erano d’altra parte
deboli, tanto quelli che erano indicati dalla Luna, quanto quelli che erano indicati dal Medio Cielo, e
per questo tutti morirono, non tuttavia così deboli, da non sopravvivere in caso di malattia generale.
Inoltre fu generato da entrambi i genitori un altro figlio, che morì nascendo.44
42
43
44
Et quia est mulier non amplius me extendo
Hysterica passio
Non viene nel Liber XII geniturarum riproposta dal Cardano la genitura dei fratelli uterini tratta dalla propria, che
aveva egli già commentato, seguendo il dettato tolemaico, nel Libro III Caput V Textus XVII del De astrorum
14
La famiglia acquisita
Guarito dall'impotenza sessuale, che lo aveva tormentato per tutta la giovinezza, Girolamo sposò
nel 1531 Lucia Bandareni, una giovane di Saccolongo, dove si trovava ad esercitare medicina; la
donna, figlia di un piccolo commerciante, capitano della milizia veneta, sarebbe poi morta nel 1546.
Nonostante fosse innamorato di lei, ravvisò in quelle nozze, precedute da un sogno premonitore,
l’inizio di tutte le sue sciagure,45 o comunque di quella, che specie per uno studioso, è un’ulteriore
servitù.46
[...] Essendo la Luna configurata a Marte, indicò una moglie impetuosa, caparbia ed indomita. E
poiché era nelle dignità delle benefiche, mite ed intelligente e moderatamente bella. Poiché in verità
era in Pesci ed in aspetto a pianeti maschili, feconda di maschi. Abortì pertanto tre maschi, ne generò
perfettamente due con il parto ed una fanciulla. E’ tempo pertanto che parli di questi. Infatti non posso
parlare della concordanza tra noi, in quanto non ho la sua genitura.
Dall’unione nacquero dunque tre figli: nel 1534 Giovanni Battista, nel 1537 Chiara, e nel 1543
Aldo: questa la genitura di Giovanni Battista, il primogenito (Fig. 12 e 13):
Fig. 12 - Genitura di Giovanni Battista Cardano
45
46
iudiciis. Trattandosi di genitura notturna occorre porre la Luna all’ascendente e la figura che si ottiene è la
medesima di quella della madre tratta dalla propria (Fig. 9 e 10), in cui Saturno è in opposizione al Medio Cielo ed
uccide tutti i fratelli e le sorelle.
De vita propria liber Cap. XXVI e XVII.
31. anno uxorem duxi, altera servitus praesertim studioso (genitura in esame, paragrafo intitolato De opificio).
15
Fig. 13 - Giovanni Battista Cardano (figlio primogenito di Girolamo)
Il disegno rispetta le cuspidi, ma il Sole è 2° 38’ 51’’
[Domificazione Regiomontanus]
Leggiamo parte del commento che l’accompagna:
Fu dunque il primo oppresso dall’infanzia da molte malattie e molto spesso lasciato per morto, poiché
i luminari erano privi di ogni aiuto e alla Luna succedeva Mercurio, e poi le malefiche: solo Venere
difendeva l’ascendente, rimase sordo all’orecchio destro. Era piccolo piuttosto che grande, col corpo
un pochino curvo, con gli occhi chiari, piccoli e sempre in movimento. Viso bianco, rosso, ebbe il
secondo dito del piede, sin da fanciullo, giunto al medio, e quando il Sole giunse a Mercurio, prese la
laurea in medicina. Era buon musico e quando il Medio Cielo giunse al quadrato di Giove, guardando
Giove il Sole con tutti (i pianeti) infortunati, nel ventiquattresimo anno fu cooptato nel Collegio. Nella
stessa cooptazione sposò a mia insaputa una donna poco pudica e senza alcuna dote. Di poi scacciato
dalla casa paterna, per quanto potevo gli portavo aiuto, ma non avendo nulla ed essendo
completamente dedito al gioco, a causa di Giove opposto a Marte e per l’eccessiva potenza di
Mercurio nei confini di Marte, e la stessa Sorte malmessa, dominando Saturno e Marte entrambi
infelici su di essa e poiché erano in opposizione alla seconda casa, sicché non si poteva sperare aiuto
nemmeno da essa, e Marte con Saturno elevato su Giove lo conducevano alla miseria estrema; non
sarebbe mai stato ricco, a quanto consta, anche se fosse sopravvissuto. Tuttavia traeva profitto dalla
professione e vestiva splendidamente per il suo stato. Ebbe dalla moglie una figlia ed un figlioletto.
Questo a stento si salvò e ne mostriamo più avanti la genitura, la fanciulla morì nella prima infanzia.
La vicenda di Giovanni Battista merita qualche parola. Nato dopo che le prime due gravidanze
della moglie si erano risolte in aborti al quarto mese e quando Girolamo, disperando ormai di aver
prole, cominciava a sospettare che le fosse stato fatto un maleficio, era il figlio tanto atteso.
Somigliantissimo al nonno Fazio, visse morigerato e tranquillo fino ai 23 anni, quando si laureò in
medicina. Ma a questo punto ebbero inizio le disavventure. Si innamorò infatti di Brandonia Seroni
e la sposò senza consultare il padre. Questi, nella notte precedente il matrimonio, ebbe una
premonizione che all’indomani sarebbe accaduto qualcosa di grave, ma non poté far nulla per
16
impedirlo. Racconta infatti di non esser riuscito a prender sonno, nonostante lo desiderasse
fortemente e che ad un certo punto sentì tremare il letto, anzi l’intera stanza, al punto tale che pensò
ad una scossa di terremoto. Appena fece giorno destò Simone Sofia, servo di casa e gli chiese se
avesse sentito qualcosa durante la notte e quegli gli confermò di aver sentito tremare letto e camera
verso le sei o le sette. Recatosi in piazza per avere ulteriore conferma, si accorse che nessuno invece
aveva sentito nulla; tornato poi a casa gli si fece incontro con viso triste il servo e gli annunciò che
Giovanni Battista aveva preso in moglie Brandonia, fanciulla povera e senza dote. 47 La
premonizione - dichiara il Cardano - era senz’altro da attribuire al suo spirito famiglio, che ottimo e
pietoso, aveva voluto a tal punto metterlo sull’avviso, da far si che anche il servo avvertisse il
terremoto.48 Buon sangue non mente! anch’egli aveva dunque un demone familiare come il padre
Fazio, circostanza che ribadisce, per esempio, alla fine del dialogo filosofico Qui dicitur Tetim:49
[....] RAM. Vuoi che lo dica? Io credo avesse uno Spirito (genium) come compagno, che si manifestò
a lui tardi, che era solito ammonirlo in precedenza a mezzo di sogni e rumori: infatti cosa di più
grande? Senza alcuna medicina fu liberato di un’ernia intestinale laterale destra: che non gli fosse
sopraggiunta, sembra che egli avrebbe dato seguito alla morte del figlio in un modo tale, che sarebbero
seguiti forse molti e grandi mali: liberato tuttavia, si riprese da questo proponimento: liberato anche
dal prurito dell’orina; gli accaddero durante la vita tante e tanto grandi cose mirabili, da esser costretto
a sospettare io stesso, che gli sono intimo, che egli abbia uno Spirito grande, potente e raro, al punto
tale da non essere padrone delle proprie azioni. Ma non ha le cose che desidera e quelle che ha, non le
aveva desiderate, e tanto meno le aveva sperate: egli tuttavia ha in avversione questa cosa, ma si calma
pensando che tutte le cose dipendono dalla volontà di Dio.
TETIM. Ma quale natura è? Dicono infatti che alcuni sono di quella di Saturno, altri di quella di
Giove, e così di altre.
RAM. Sospetta sia della natura di Venere, mista a quella di Saturno e di Mercurio.
TETIM. Tali uomini vivono e periscono miseramente: benché di taluni grande sia il nome.
RAM. Questo non lo so, in quanto non ho conosciuto nessuno oltre costui e suo padre e Socrate, che
sia stato aduso alla frequentazione di Spiriti di tal tipo. [....]
Ma torniamo a Giovanni Battista: il suo matrimonio durò due anni e tre mesi, nei quali nacquero
una figlia, Diaregina, che visse solo 15 mesi, ed un figlio Faziolo, il 31 gennaio 1560. Proprio in
occasione di questo secondo parto, la moglie gli confessò apertamente, dinanzi alla madre, di essere
impudica e che la bambina che era nata, era stata concepita da un adulterio. Il giovane adirato si
lasciò mal consigliare da uno dei suoi servitori adolescenti - dice il Cardano - e consenti a che questi
le desse del veleno.
E benché prima si fosse pentito, e non sia morta per questo, poiché tuttavia in poco tempo morì, alle
none di aprile del 1560, nel mezzo della notte, fu condannato a morte, senza che io lo sapessi.
Incriminato dunque per uxoricidio e catturato, Giovanni Battista fu difeso davanti al Regio
Senato dal padre, che nulla però poté fare per salvarlo ed ottenne solo che, il 13 aprile 1560, la pena
per decapitazione non venisse eseguita pubblicamente, ma nel chiuso delle carceri stesse. Girolamo
ne rimase sconvolto e visse la condanna come un attacco personale da parte dei suoi nemici,
invidiosi della competenza medica del figlio e della sua stessa; come un crimine, che i suoi
esecutori, sottolinea con malcelata soddisfazione,50 avrebbero scontato in vario modo: il senatore
Falcuzzi, che morì di li a poco; lo stesso Presidente del giudizio, Rigoni, la cui moglie spirò e fu
47
49
De propria vita liber Cap. XLI
De propria vita liber Cap. XLVII
Dialogus qui dicitur Tetim seu de humanis consiliis pag. 666 e seg.. in HIERONYMI CARDANI
MEDIOLANENSIS Philosophi ac Medici Celeberrimi OPERUM TOMUS PRIMUS - LVGDVNI, Sumptibus
IOANNIS ANTONII HVGVETAN ET MARCI ANTONII RAVAVD - M.DC.LXIII.
50
De vita propria liber Cap. XLI
48
17
sepolta sine cereis, ed il cui figlio passò a miglior vita nel fiore degli anni; Evangelista Seroni,
padre di Brandonia, che dopo pochi giorni, spogliato della carica di pubblico esattore, fu messo in
catene ed il cui amato figlio finì sulla forca in Sicilia. Di quanti lo accusarono insomma, non uno
non pagò il fio con qualche grave disastro: allo stesso Filippo II d’Asburgo, Re di Spagna, reo,
nonostante la sua fama di umanità e generosità, di aver abbandonato Giovanni Battista al suo
destino, toccarono infermità, guerre e rivolte e persino una grave sconfitta militare, con la perdita
dell’isola di Djerba.51
Quanto al giudizio astrologico su questa morte, il Cardano pone l’accento innanzitutto sul
reditus52 ovvero sulla rivoluzione solare dell’anno 1559 (Fig.14 e 15):
Esaminai poi il ritorno di quello stesso anno, che fu veramente violento: altri infatti compiendo azioni
malvagie si salvano, egli stesso, per averlo solo voluto, morì. Nella sua genitura pertanto la Luna fu da
parte sua peregrina in settimo luogo in opposizione a Giove, che essendo nel suo domicilio era nemico
della Luna, Mercurio, anche con Venere in quadrato alla Luna e a Giove, Marte in verità in
opposizione a tutti, o in quadrato, e nell’angolo del decimo luogo elevato su tutti, e non avrebbe potuto
affatto scampare ad una morte violenta. [..] La morte pubblica veniva decretata dal ritorno: poiché la
Luna luminare del tempo era sopra l’orizzonte e Marte al Medio Cielo e Giove indica giudici ostili
essendo all’ascendente, non congiunto; dalla direzione, poiché la Luna era vicina al Sole, che era con
l’occhio del Toro. E perciò a tal punto incrudelì quel rinomato senato regio, che alcuni proposero fosse
arso vivo [...].
Fig. 14 - Giovanni Battista Cardano
Rivoluzione solare 1559
51
52
Cardano parla qui di «Zotophagite insula amissa, classe Regia dissipata», alludendo alla clamorosa sconfitta della
Lega Santa nel 1560 da parte di Solimano il Magnifico ed alla perdita della Rocca di Djerba.
Sorge qui lo stesso problema di cui abbiamo parlato alla nota 20: nel grafico del Cardano il Sole è a 2° 50’  , ma
con questa posizione diviene impossibile confermare la domificazione ed abbiamo dovuto optare per 2° 38’ 51”.
D’altra parte la rivoluzione dell’anno 1559 ricalcolata con i moderni software produce grafici differenti sia che si usi
l’una sia che si usi l’altra posizione del Sole. Per poter riprodurre quella proposta nel Liber XII geniturarum e
seguire il commento dell’autore, abbiamo dovuto proporre un grafico con il Sole a 2° 45’ 56” . Ci perdonino i
lettori, che ben conoscono invece la nostra abitudine di effettuare calcoli ad unguem.
18
Fig. 15 - Giovanni Battista Cardano
Rivoluzione solare 1559
Si serve poi qui, oltre che delle consuete tecniche previsionali quali rivoluzione solare e direzioni,
anche di quella delle geniture derivate cui abbiamo prima accennato. Cominciamo da quella del
Cardano stesso, tratta da quella di suo figlio (Fig. 16 e 17):
Fig. 16 - Genitura di Girolamo Cardano
derivata da quella di Giovanni Battista, suo figlio.
19
Fig. 17 - Genitura del Cardano tratta da quella del figlio primogenito
(La Luna va considerata a 20° 40’ Gemelli)
Essendo la nascita notturna, viene posto Saturno all’ascendente
Non vi era nulla per cui potesse essere condannato, ad eccezione di Marte vicino all’ascendente, ma le
restanti cose erano straordinariamente in buono stato. Verso la fine del 26 anno la Luna, una degli
afeti, e debole poiché il circolo di posizione la attraversa, ritornando quasi il cielo indietro, come si
suol fare nella direzione conversa, pervenne ai raggi sestili di Marte, cosicché essa stessa fosse a stento
libera, al contrario non libera dai raggi del Sole, ma sotto di essi. E Mercurio, l’altro afeta, nello stesso
anno, si applicò a Saturno, cosicché su consiglio di uno dei due servi adolescenti ordinò fosse dato del
veleno alla moglie durante il parto.
Le direzioni danno il loro triste frutto dunque sia nella genitura di partenza che in quella
derivata: verso la fine del 26° anno (Giovanni Battista morì a 25 anni e 10 mesi ca.) la Luna con
direzione conversa, quindi secondo il moto diurno, si porta nel luogo dove cadono i raggi sestili di
Marte, e Mercurio, si porta invece lungo lo Zodiaco a Saturno. I due afeti si portano ai due anereti.
Sul fatto che Mercurio (oltre alla Luna, luminare del tempo, in luogo afetico) fosse afeta concorda
anche Valentin Naboth, che nel commento al cap. XI del III Libro della Tetrábiblos,53 osserva che il
pianeta ben merita questo ruolo in quanto è angolare in genitura, è signore del segno e della casa,
nonché della sizigia precedente la nascita, è congiunto alla Luna, è diretto, alla massima
elongazione dal Sole ed al suo sorgere eliaco vespertino. Saturno è invece l’anereta e Naboth lo
dimostra con i calcoli che sempre vanno eseguiti, secondo il suo metodo, per i pianeti che si trovano
nell’emiciclo ascendente e che abbiamo illustrato nel saggio a lui dedicato 54
53
54
Il commento ai due capitoli della Tetrábiblos (Libro III, 10 e 11), che hanno come argomento le direzioni, fu posto
da Giovanni Antonio Magini nel 1607 a chiusura della sua De astrologica ratione ed è quindi fruibile in versione
stampata, al contrario del Commentario del Naboth, che si conserva solo in forma manoscritta.
Per ulteriori informazioni sul Commentario del Naboth, sui capitoli riportati dal Magini, e sui calcoli per i due
emicicli, vedi il nostro saggio http://www.apotelesma.it/upload/Valentin_Naboth.pdf .
20
Segue poi la conferma degli avvenimenti che viene dalla genitura del nipote di Girolamo e cioè
Faziolo Cardano (Fig. 18 e 19):
Fig. 18 - Faziolo Cardano
figlio di Giovanni Battista e nipote di Girolamo.
Fig. 19 - Faziolo Cardano
figlio di Giovanni Battista e nipote di Girolamo.
Anche nella sua genitura gli astri avevano scritto la prematura morte dei suoi genitori:
Nel frattempo ormai aveva avuto un figlioletto, e poiché Venere indicava la madre, ed era prossima al
quadrato di Marte, indicò la morte, infatti Marte era elevato su Venere e sulla Luna, e fu trigono di
breve ascensione e la Luna era afflitta dai raggi opposti di Saturno, con il cuore dello Scorpione di
21
natura Marte. Per il padre indicava vita breve, il Sole infatti era nell’angolo occidentale nella sua
caduta.
Ed essa era scritta anche nella genitura di Giovanni Battista derivata da quella di Faziolo (Fig. 20
e 21):
Ricavai dunque la genitura di suo padre dalla genitura del figlio, e posi il Sole all’ascendente, e la
Luna divenne l’afeta, perciò indicò morte imminente, per i medesimi motivi, per cui li indicò nella
madre: poiché in verità la Luna era elevata su Marte e Saturno, e si separava da Saturno, e mancò poco
si salvasse, se non fosse stata in opposizione al luogo del Sole, del padre, e perciò in luogo infortunato
e fu anche con quella stella che è poco utile in ogni caso. Ed è manifesto che la figura è miserevole per
il padre: il Sole solo, infelice, Saturno in terzo luogo, peregrino, essendo anche significatore del padre
e signore del luogo del Sole e dell’ascendente. La Luna con la Sorte, peregrina, percossa da entrambe
le malefiche, e dai raggi ostili della benefica, lontana dagli angoli e da aspetti salvifici.55
Fig. 20 - Genitura di Giovanni Battista Cardano
derivata da quella di Faziolo, suo figlio.
55
Essendo la Luna a 1° 52’ del , si trova in nona casa ed in opposizione a Saturno.
22
Fig. 21 - Genitura di Giovanni Battista Cardano tratta da quella del figlio Faziolo
(La Luna va considerata a 1° 52’ Sagittario)
Crediamo che gli esempi finora portati illustrino a sufficienza sia il dettato tolemaico sia la
fiducia che il suo illustre commentatore in esso ripone:56 e perciò non pensino perciò i nostri lettori
che si voglia far torto alla figlia secondogenita ed figlio terzogenito del Cardano, Aldo Urbano, se
non proponiamo ora le loro natività57 e quelle che il loro padre fa da esse derivare; aggiungeremo
per par condicio solo qualche piccola informazione sul loro conto:
[Mia figlia] nacque con il brancocele58 della grandezza di un uovo per via di Venere combusta da
Cauda Draconis, sicché mia madre ne ebbe un grande dispiacere, ma tuttavia senza alcun aiuto sparì
quasi del tutto. Il significatore della vita è l’ascendente o comunque Venere che ha un debole potere,
nel luogo del Sole o della congiunzione ed incerto il confine dell’ascendente. Come che sia tutto
l’argomento va giudicato secondo questi due. La vita fu grazie ad essi sana e salva, si sposò con un
uomo sufficientemente ricco, ma risultò sterile, per tanto molteplice conflitto dei pianeti. Infatti Giove
è opposto a Saturno e in quadrato al Sole e a Mercurio, i due sono in quadrato allo stesso Saturno:
Marte guarda il Sole e con trigono.
La genitura del figlio minore ha Giove pressappoco nel luogo dove io ho Venere e Mercurio; ed
abbiamo Luna nello stesso luogo. Dove ci sono anche i raggi di Giove in sestile all’ascendente. [...] E
si sarebbe trovato in pericolo di essere muto per l’opposizione di Saturno a Mercurio, ma ormai
Mercurio veloce si era allontanato, cosicché fino al quinto anno stette muto, poi essendosi sciolta la
lingua, parla senza esitazione. [...] la Luna nel settimo luogo, peregrina decreta pericoli dall’acqua, che
subì due volte, al punto tale da essere senza speranza; ed occorre anche guardarsi da morte violenta per
spada, dalle quali non andò molto distante. La stessa lo rende itinerante; e così dal 14 anno in avanti
non stette mai fermo, ma peregrinò sempre per l’Italia e poiché la Luna si commistiona con Saturno,
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Al punto che, siccome da una genitura si possono ricavare anche indicazioni sui nonni, egli trae da quella di Faziolo
anche la sua, ponendo Saturno all’ascendente.
I lettori desiderosi di prenderne visione possono consultare le pagine del Liber geniturarum che vanno dalla 532 alla
534 dell’edizione di cui alla nota 2.
Ingrossamento della ghiandola tiroidea.
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Giove e Marte sarà alieno dall’inclinazione a prender moglie. Subirà pericoli per calunnie e veleno, ma
stimo che sfuggirà ad esse. [....]
Ma era destino che dai figlioli non dovessero venirgli che dispiaceri. Se in verità, la figlia non
fu per lui fonte di alcuna molestia - se non quella di assegnarle una dote affinché potesse sposare
Bartolomeo Sacco, giovane ricco e di ottima famiglia - risultò ella tuttavia sterile, negandogli la
possibilità di altri nipoti; Aldo Urbano, poi, si rivelò stolto e ribaldo:59 avendo ereditato da lui la
passione per il gioco, perse ogni suo avere e lo derubò di denaro e gioielli; lo vessò a tal punto da
costringerlo a denunciarlo alle autorità.
Questa dunque la sua famiglia.
Accusato di eresia nel 1570, il Cardano venne arrestato e costretto, dopo molti mesi di carcere,
ad abiurare e a lasciare la cattedra che occupava all’Università di Bologna. Si trasferì così a
Roma, ove ottenne alla fine un vitalizio da Papa Gregorio XIII, che era stato un tempo suo
collega nell’Ateneo felsineo; nell’estate del 1575, l’anno prima di morire, redasse testamento
lasciando il suo patrimonio al nipote Faziolo. Chi vide la stanza in cui viveva a Roma, scrisse
che non vi erano quadri alle pareti, ma solo arazzi recanti la scritta «Tempus mea possessio».60
Genova, 26 settembre 2014
[email protected]
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De vita propria liber, Cap. XVII.
François d’Amboise, Discours ou traité des devises, Paris, 1620, in A. GRAFTON, Cardano’s Cosmos, London,
Harward University Press, 2001, Cap, 1.
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