Tour della città ETERNA.

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 Partenza alle ore 9 dal Parco degli Acquedotti Il Parco degli Acquedotti è un'area verde del comune di Roma, nel Municipio X, facente parte del Parco Regionale Suburbano dell'Appia Antica; è compreso tra il quartiere Appio Claudio, via delle Capannelle e la linea ferroviaria Roma‐Cassino‐Napoli, per un'estensione di circa 240 ettari Il nome deriva dalla presenza in elevato o sotterranea di sette acquedotti romani e papali che rifornivano l'antica Roma: Anio Vetus (sotterraneo), Marcia, Tepula, Iulia e Felice (sovrapposti), Claudia e Anio Novus (sovrapposti). Rappresenta il residuo di un tratto di campagna romana che originariamente si estendeva senza interruzioni tra Roma e i Colli Albani. Appia Antica è una strada romana che collegava Roma a Brindisi, il più importante porto per la Grecia e l'Oriente nel mondo dell'antica Roma. L'Appia è probabilmente la più famosa strada romana di cui siano rimasti i resti, la sua importanza viene confermata dal soprannome con il quale i Romani la chiamavano: regina viarum. Parco della Caffarella Il Ninfeo viene erroneamente detto di "Ninfeo di Egeria" per via di uno sbaglio commesso dai primi esploratori della zona; in realtà la sorgente egeria era il primo miglio fuori le Mura Repubblicane, lì infatti vi erano il laghetto ed il bosco sacro alle camene, con una grotta ancora esistente in età imperiale. Gli studiosi del '600‐'700 confusero le Mura Serviane con le Mura Aureliane che non esistevano prima del III secolo d.C.; così, calcolando un miglio a partire da porta S.Sebastiano, essi giunsero a questo ninfeo, al quale erroneamente diedero il nome di Egeria. Le Camene erano le ninfe delle sorgenti che vivevano in una grotta circondata da un bosco sacro ed Egeria era la più importante di esse. Era la moglie e consigliera di Numa Pompilio, il secondo re di Roma, e quando lui morì fu trasformata in sorgente da Diana commossa dal suo dolore. Oltre a questo, le fonti antiche riportano anche che, alla morte del Re Numa Pompilio Egeria scappò da Roma per rifugiarsi nel bosco dell’Ariccia e lì fu trasformata in sorgente. In realtà questo edificio, appartiene al Triopio di Erode Attico e di Annia Regilla ed è del II secolo d.C.. L’edificio è costituito da una sala rettangolare con volta a botte, una nicchia sul fondo, dove vi è una statua coricata (forse il Dio Almone), e tre sui due lati mentre sulla facciata c’era un portico parallelo alla vasca. Al centro della sala e lungo le pareti l’acqua correva tramite tubature di terracotta creando dei giochi d’acqua, ed inoltre l'umidità condensando nella volta, creava uno stillicidio che, insieme alla ricca vegetazione che scendeva dall'alto, rendeva l'ambiente molto fresco e suggestivo. Il Ninfeo fu costruito in "opus mixtum", cioè accostando l’opera reticolata e laterizi, rivestita di marmi. Per il pavimento fu usato il serpentino, per le pareti il verde antico e per le nicchie il marmo bianco. Tra queste e la volta c’era una fascia di mosaici. Fu costruito, quindi, in maniera che somigliasse ad una grotta (infatti dalla volta scendeva il capelvenere che era stato fatto attecchire in uno strato di pietra pomice) in cui Erode Attico poteva recarsi quando faceva troppo caldo per passeggiare, conversare con gli amici e banchettare. Via Consolare Appia al km zero, (collega Roma a Brindisi, 713 km., dal 312 a.C.) P.zza Numa Pompilio di origine sabina, per la tradizione e la mitologia romana, tramandataci grazie soprattutto a Tito Livio e a Plutarco, che ne scrisse anche una biografia, era noto per la sua pietà religiosa e regnò dal 715 a.C. fino alla sua morte nel 673 a.C. (ottantenne, dopo 43 anni di regno) succedendo, come re di Roma, a Romolo. Viale di Caracalla Le Terme di Caracalla o Antoniniane (dal nome della dinastia degli Antonini), costituiscono uno dei più grandiosi esempi di terme imperiali di Roma, essendo ancora conservate per gran parte della loro struttura e libere da edifici moderni. Furono volute dall'imperatore Caracalla sull'Aventino, tra il 212 e il 217, come dimostrano i bolli laterizi, in un'area nei pressi del Circo Massimo. Le terme erano grandiose, ma destinate a un uso di massa per il popolino dei vicini quartieri popolari della XII Regio. Circo Massimo è un antico circo romano, dedicato alle corse di cavalli, costruito a Roma. Situato nella valle tra il Palatino e l'Aventino, è ricordato come sede di giochi sin dagli inizi della storia della città: nella valle sarebbe avvenuto il mitico episodio del ratto delle Sabine, in occasione dei giochi indetti da Romolo in onore del dio Consus. Di certo l'ampio spazio pianeggiante e la sua prossimità all'approdo del Tevere dove dall'antichità più remota si svolgevano gli scambi commerciali, fecero sì che il luogo costituisse fin dalla fondazione della città lo spazio elettivo in cui condurre attività di mercato e di scambi con altre popolazioni, e ‐ di conseguenza ‐ anche le connesse attività rituali (si pensi all'Ara massima di Ercole) e di socializzazione, come giochi e gare. La Bocca della Verità è un antico mascherone in marmo pavonazzetto, murato nella parete del pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin di Roma dal 1632. La scultura, databile attorno al I secolo, ha un diametro di 1,75 m e un peso calcolato di circa 1300 kg. Rappresenta un volto maschile barbato nel quale occhi, naso e bocca sono forati e cavi. Il volto è stato interpretato nel tempo come raffigurazione di vari soggetti: Giove Ammone, il dio Oceano, un oracolo o un fauno. Anche le sue funzioni sono incerte: fontana o tombino di impluvium o addirittura di cloaca (ipotesi quest'ultima legata probabilmente alla vicinanza del sito alla Cloaca Massima, in questo ultimo caso rappresenterebbe il più antico chiusino noto in Italia). Quel che è certo, invece, è che il mascherone gode di fama antica e leggendaria: si presume sia questo l'oggetto menzionato nell'XI secolo nei primi Mirabilia Urbis Romae[1] (una guida medievale per pellegrini), dove alla Bocca viene attribuito il potere di pronunciare oracoli. In essa si dice Ad sanctam Mariam in Fontana, templum Fauni; quod simulacrum locutum est Iuliano et decepit eum ("Presso la chiesa di santa Maria in Fontana si trova il tempio di Fauno. Questo simulacro parlò a Giuliano e lo ingannò"). Un testo tedesco del XII secolo racconta un mito avverso all'imperatore restauratore del paganesimo: descrive dettagliatamente come, da dietro quella bocca, il diavolo ‐ qualificatosi come Mercurio (non a caso protettore dei commerci e anche degli imbrogli) ‐ trattenesse lungamente la mano di Giuliano (che aveva truffato una donna e su quell'idolo doveva giurare la propria buona fede), promettendogli infine riscatto dalla figuraccia e grandi fortune se avesse rimesso in auge le divinità pagane. Campidoglio detto anche Monte Capitolino (Mons Capitolinus) è uno dei sette colli su cui venne fondata Roma. Una sella (Asylum) divideva la sommità settentrionale (Arx) da quella meridionale (Capitolium propriamente detto), una cui propaggine, la Rupe Tarpea, era il luogo da dove venivano fatti precipitare i traditori. Per la sua collocazione tra la pianura del Foro Romano e il fiume Tevere, in prossimità del guado dell'isola Tiberina, fu l'acropoli cittadina. Secondo la leggenda un primo insediamento sul colle fu fondato dal dio Saturno, nel quale furono accolti i Greci guidati da Ercole. Il Campidoglio dovette essere abitato fin dall'età del Bronzo, come provano alcune ceramiche scoperte ai piedi di esso, nell'area sacra di Sant'Omobono e nello scavo presso il cosiddetto Giardino Romano. Secondo lo storico Tacito il Campidoglio come pure il sottostante Foro romano furono aggiunti alla Roma quadrata di Romolo da Tito Tazio.[1] Altri lavori sul monte furono posti in essere dal quinto re di Roma, Tarquinio Prisco, il quale vi costruì l'ingresso trionfale. Carcere Mamertino o Tulliano (il latino Carcer Tullianum) è il più antico carcere di Roma e si trova nel Foro Romano. Consisteva di due piani sovrapposti di grotte scavate alle pendici meridionali del Campidoglio a fianco delle Scale Gemonie, verso il Comitium. La più profonda risale all'età arcaica (VIII‐VII secolo a.C.) ed era scavata nella cinta muraria di età regia che ‐ all'interno delle Mura serviane ‐ proteggeva il Campidoglio; la seconda, successiva e sovrapposta, è di età repubblicana. Si trova al di sotto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, del XVI secolo, in un'area del Foro dove, in età romana, si amministrava la giustizia. Foro Traiano: Fu voluto dall'imperatore Traiano e costruito dall'architetto Apollodoro in quattro anni dal 109 al 113 d.C. Fu il foro più ampio a Roma, aveva una estensione di metri 101 per 106 ed era circondato da un ampio colonnato, nel centro del quale sorgeva la Basilica Ulpia, con la spettacolare Colonna Traiana La Fontana di Trevi è la più grande ed una fra le più note fontane di Roma, ed è considerata all'unanimità una delle più celebri fontane del mondo. La settecentesca fontana, progettata da Nicola Salvi e adagiata su un lato di Palazzo Poli, è un connubio di classicismo e barocco. La storia della fontana è strettamente collegata a quella della costruzione dell'acquedotto Vergine, che risale ai tempi dell'imperatore Augusto, quando Marco Vipsanio Agrippa fece arrivare l'acqua corrente fino al Pantheon ed alle sue terme. Benché compromesso e assai ridotto nella portata dall'assedio dei Goti di Vitige nel 537, l'acquedotto dell'acqua Vergine rimase in uso per tutto il medioevo, con restauri attestati già nell’VIII secolo, poi ancora dal Comune nel XII secolo, in occasione dei quali si provvide anche ad allacciare il condotto ad altre fonti più vicine alla città, poste in una località allora chiamata “Trebium”, che potrebbe essere all’origine del nome. Il condotto dell’Acqua Vergine è il più antico acquedotto di Roma tuttora funzionante, e l’unico che non ha mai smesso di fornire acqua alla città dall’epoca di Augusto. Il punto terminale dell’”Aqua Virgo” si trovava sul lato orientale del Quirinale, nei pressi di un trivio (“Treio”, nella lingua dell’epoca: altra ipotesi, abbastanza accreditata, sull’origine del nome). Al centro dell’incrocio venne realizzata una fontana con tre bocche che riversavano acqua in tre distinte vasche affiancate; risale al 1410 la prima documentazione grafica della “Fontana del Treio” (o “di Trevi”), così rappresentata. Poco tempo dopo, nel 1453, su incarico di papa Niccolò V, Leon Battista Alberti sostituì le tre vasche con un unico lungo bacino rettangolare, appoggiandolo ad una parete bugnata e merlata e restaurando i tre mascheroni da cui fuoriusciva l’acqua. Sulla parete fu apposta una lapide a memoria dell’intervento Trinità dei Monti è una chiesa di Roma, nel rione Campo Marzio, prospiciente la celebre scalinata di piazza di Spagna. Piazza di Spagna, con la scalinata di Trinità dei Monti, è una delle più famose piazze di Roma. Deve il suo nome al palazzo di Spagna, sede dell'ambasciata dello stato iberico presso la Santa Sede.Al centro della piazza vi è la famosa Fontana della Barcaccia, che risale al primo periodo barocco, scolpita da Pietro Bernini e da suo figlio, il più celebre Gian Lorenzo Bernini. La monumentale scalinata di 135 gradini fu inaugurata da papa Benedetto XIII in occasione del Giubileo del 1725; essa venne realizzata (grazie a dei finanziamenti francesi del 1721‐1725) per collegare l'ambasciata borbonica spagnola (a cui la piazza deve il nome) alla chiesa di Trinità dei Monti. Venne progettata sia da Alessandro Specchi che da Francesco De Sanctis dopo generazioni di lunghe ed accese discussioni su come il ripido pendio sul lato del Pincio dovesse essere urbanizzato per collegarlo alla chiesa. La soluzione finale scelta fu quella di Francesco De Sanctis: una grande scalinata decorata da numerose terrazze‐giardino, che in primavera ed estate viene addobbata splendidamente con molti fiori. La sontuosa, aristocratica scalinata, posta all'apice di un lungo asse viario che portava al Tevere, fu disegnata in modo che avvicinandosi gli effetti scenici aumentassero man mano. Tipico della grande architettura barocca era infatti la creazione di lunghe, profonde prospettive culminanti con quinte o sfondi a carattere monumentale. La scalinata è stata restaurata nel 1995. Salita del Grillo Onofrio del Grillo (Fabriano, 5 maggio 1714 – Fabriano, 6 gennaio 1787) è stato un nobile italiano. Marchese di nascita, fu sediario pontificio, cameriere segreto di spada e cappa di Sua Santità e Guardia Nobile. Nativo di Fabriano, si trasferì a Roma dove, divenuto ricchissimo in seguito a un'eredità, entrò nella Corte Pontificia e vi divenne celebre per il suo carattere eccentrico. Le sue gesta e la fama dei suoi colossali scherzi si diffusero in tutta Roma e furono notevolmente ampliate dalla voce popolare che probabilmente fuse episodi attribuibili a diversi membri della famiglia. Ritiratosi in età avanzata nella città natale, restaurò una villa, tuttora esistente, dove trascorse gli ultimi anni. L'identificazione del personaggio storico con quello protagonista di tanti aneddoti è tuttora dubbia; secondo alcuni il personaggio visse nella prima metà dell'ottocento. La famiglia del Grillo possedeva uno splendido palazzo settecentesco collegato con un sovrappasso a un'adiacente torre medievale, situato nel cuore del centro storico dell'Urbe, nei pressi dei Mercati di Traiano. L a via dove è ubicato si chiama tuttora Salita del Grillo, così come la torre. Morì a Fabriano, nel feudo di famiglia[2]ed attualmente la sua salma riposa nella Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini a Roma. Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio o semplicemente come Amphitheatrum, è il più famoso anfiteatro romano, ed è situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere fino a 50.000 spettatori, è il più grande e importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento della Roma antica che sia giunto fino a noi. L'anfiteatro è stato edificato su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. e fu inaugurato da Tito nell'80 d.C., con ulteriori modifiche apportate durante il regno di Domiziano. Non più in uso dopo il VI secolo, l'enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Il nome "Colosseo", che deriva dalla vicina statua del Colosso del Dio Sole (adattamento del Colosso di Nerone), si diffuse solo nel medioevo. Ben presto l'edificio divenne simbolo della città imperiale, espressione di un'ideologia in cui la volontà celebrativa giunge a definire modelli per lo svago del popolo. Oggi è un simbolo della città e una delle sue maggiori attrazioni turistiche. Era usato per gli spettacoli gladiatorî e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). La tradizione che lo vuole luogo di martirio di cristiani è destituita di fondamento. Esprime con chiarezza le concezioni architettoniche e costruttive romane della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ellittica e sulla complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale. L'edificio forma un'ellisse di 527 m di perimetro, con assi che misurano 187,5 m per 156,5 m. L'arena all'interno misura 86 m per 54 m, con una superficie di 3.357 m². L'altezza attuale raggiunge i 48,5 m, ma originariamente arrivava ai 52 m. Il Colosseo, come tutto il centro storico di Roma, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO nel 1980. Nel 2007 il complesso è stato anche inserito fra le Nuove sette meraviglie del mondo, a seguito di un concorso organizzato da New Open World Corporation (NOWC). L'arco di Costantino è un arco trionfale a tre fornici (con un passaggio centrale affiancato da due passaggi laterali più piccoli), situato a Roma, a breve distanza dal Colosseo. Oltre alla notevole importanza storica come monumento, l'Arco può essere considerato come un vero e proprio museo di scultura romana ufficiale, straordinario per ricchezza e importanz]. Le dimensioni generali del prospetto sono di 21x25,70 metri. Antica strada(basolato) Romana Palatino è uno dei colli centrali di Roma, ma a differenza del Campidoglio e dell'Aventino è vicino al fiume ma non adiacente ad esso. L'altezza massima è di 51 metri s.l.m.. Il colle guarda da un lato sul Foro Romano e dall'altro sul Circo Massimo. La sommità centrale era detta Palatium, mentre il pendio che digrada verso il Foro Boario e il Tevere era anticamente chiamato Germalus. È collegato al retrostante Esquilino tramite una sella e una sommità secondaria, la Velia. La leggenda vuole che Roma ebbe le sue origini sul Palatino. In effetti, scavi recenti hanno mostrato che delle popolazioni vi abitavano già nel 1000 a.C. circa. Si trattava di un villaggio di pochi ettari, circondato da paludi, dal quale era possibile controllare il corso del Tevere. Questo primo agglomerato urbano è la "Roma quadrata", così chiamata dalla forma approssimativamente romboidale della sommità del colle su cui si trovava. Il roseto di Roma è un giardino situato presso il Circo Massimo. Storia [modifica]Fu istituito nel 1931 sul colle Oppio, presso il Colosseo, su decisione del Governatore di Roma principe Francesco Boncompagni Ludovisi su sollecitazione della contessa Mary Gayley Senni, costituito da circa 300 piante, dove era presente già una raccolta di rose provenienti dal Vivaio del Governatorato Il Giardino degli Aranci è il nome con cui si indica Parco Savello, un parco di Roma di circa 7.800 m², posto sul colle Aventino, nel rione Ripa, da cui si gode un'ottima visuale della città. Il giardino, il cui nome deriva dalla presenza caratteristica di numerose piante di aranci amari, si estende nell'area dell'antico fortilizio eretto dalla famiglia dei Savelli (da cui il nome Parco Savello) tra il 1285 e il 1287 nei pressi della Basilica di Santa Sabina sull'Aventino, su un preesistente castello fatto costruire dai Crescenzi nel X secolo. Piazza Cavalieri di Malta Testaccio il nome deriva dal cosiddetto "monte" (mons Testaceus): 35 metri di cocci (testae, in latino) e detriti vari, accumulatisi nei secoli come residuo dei trasporti che facevano capo al porto di Ripa grande (Emporium). L'Isola Tiberina (anche nota come Insula Tiberina, Insula Tiberis, Insula Aesculapi, Isola dei Due Ponti, Licaonia, Isola di San Bartolomeo, o semplicemente Insula), nata in modo alluvionale, è l'unica isola urbana del Tevere, nel centro di Roma. Nella Forma Urbis Severiana aveva nome di "inter duos pontes". La leggenda vuole che l'isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni (i fasci di spighe) del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo al momento della rivolta: alcuni studi proverebbero che l'isola ha origini molto anteriori all'evento. Poco coinvolta nelle vicissitudini della città, per questa ragione ospitò il tempio di Esculapio, dio della medicina, il cui culto fu introdotto nel 292 a.C. in seguito ad una pestilenza. Nella prima metà del I secolo a.C. venne monumentalizzata in opera quadrata, parallelamente alla costruzione dei ponti Fabricio e Cestio, e del Vicus Censorius che li collegava al suo interno: si riprendeva la forma di una nave, di cui oggi è ancora visibile la prua, con blocchi di travertino che rivestono l'interno in peperino, e alcune decorazioni raffiguranti Esculapio con il suo serpente e una testa di toro, forse utile per gli ormeggi. Al centro vi era un obelisco, a raffigurare un albero maestro simbolico, ricordo dell'arrivo nel 292 a.C. da Epidauro del culto della divinità. Due anni prima infatti alcuni saggi si erano recati nella città greca per consultare la divinità dopo una grave pestilenza: il mito vuole che un serpente ‐ simbolo del dio ‐ si allontanò dal tempio e salì sulla nave, ed una volta giunti a Roma lo stesso animale scese sull'isola stabilendovisi; dopo la costruzione di un tempio dedicato al dio, si racconta che la peste svanì miracolosamente. Secondo una versione differente, Campo Marzio, il Campo di Marte, non era di proprietà dei Tarquini, fu invece consacrato dalla Vestale Tarquinia. Gianicolo è un colle romano, prospiciente la riva destra del Tevere e la cui altezza massima è 82 metri. Non fa parte del novero dei sette colli tradizionali. La pendice orientale digrada verso il fiume e alla base si trova il rione storico di Trastevere, mentre quella occidentale, meno ripida, costituisce la parte più vecchia del moderno quartiere di Monteverde Fontana acqua Paola Sarà raro sentir parlare i cittadini romani direttamente della Fontana dell’Acqua Paola in quanto tale; più che altro essi sono soliti chiamarla affettuosamente “il fontanone”, viste le grandi dimensioni di questo monumento. Per poterlo scorgere sarà sufficiente recarsi presso il colle del Gianicolo, nei pressi della chiesa di San Pietro in Montorio, nel pieno centro della città. La sua costruzione risale al periodo compreso tra il 1610 e il 1612 e doveva costituire il terminale ideale dell’omonimo acquedotto dell’Acqua Paola (anticamente conosciuto come Acquedotto Traiano), un’opera che papa Paolo VI aveva voluto fortemente ristrutturare, il che spiega questo nome così particolare. Si tratta, tra l’altro, di un monumento che vanta un bel primato, visto che è la più grande fontana romana della riva sinistra del Tevere. Trastevere nome deriva dal latino trans Tiberim (al di là del Tevere), che era già il nome antico della regione augustea; questo perché la città ebbe origine e principale sviluppo invece nella opposta sponda. Si trova sulla riva ovest (destra) del fiume Tevere e a sud della Città del Vaticano. Ponte Cestio, noto anche come pons Aurelius, pons Gratiani, ponte di San Bartolomeo o ponte Ferrato, è un ponte che collega il lungotevere degli Anguillara a piazza di San Bartolomeo all'Isola, a Roma, nei rioni Ripa e Trastevere. Il ponte fu costruito simmetricamente a quello Fabricio, dal pretore Gaio Cestio nel 46 o 44 a.C. (titolare dell'omonima piramide), oppure da Lucio Cestio l'anno successivo. Subì un primo restauro nel 152, ma fu completamente ricostruito nel 370 con materiali di reimpiego, provenienti anche dal vicino Teatro di Marcello, dagli imperatori Valentiniano I, Valente e Graziano; quest'ultimo diede un nuovo nome al ponte. Un altro restauro, documentato da un'epigrafe, si ebbe nel 1191‐93 da parte di Benedetto Carissimi. A causa dell'ampliamento del lato destro del Tevere, viene semidemolito nel 1888 (fu salvata l'arcata centrale)e ricostruito nel 1892 con parte del materiale lapideo originale. Il Portico di Ottavia (porticus Octaviae) è un complesso monumentale di Roma antica, edificato nella zona del Circo Flaminio in epoca augustea . L'insieme monumentale sostituiva il "portico di Metello" (porticus Metelli), del II secolo a.C., ed era costituito da un recinto porticato che circondava i templi di Giunone Regina e di Giove Statore. I resti attualmente visibili appartengono ad una radicale ricostruzione dell'epoca di Settimio Severo. Il Ghetto ebraico di Roma è tra i più antichi ghetti del mondo; è sorto infatti 40 anni dopo quello di Venezia che è il primo in assoluto. Il termine deriva dal nome della contrada veneziana, gheto, dove esisteva una fonderia (appunto gheto in veneziano), ove gli ebrei di quella città furono costretti a risiedere. La fontana delle Tartarughe è una fontana di Roma, che si trova nella piccola piazza Mattei, nel rione Sant'Angelo. La piazza era al centro dell'isolato dei palazzi che appartenevano alla potente famiglia Mattei. L'Obelisco della Minerva, noto anche come il Pulcin della Minerva (dove pulcin sta per porcino) è uno dei tredici antichi obelischi di Roma, collocato nella piazza di Santa Maria sopra Minerva. Proveniva dall'Iseo Campense, decorato con materiale proveniente da Eliopoli sotto Domiziano, assieme agli obelischi del Pantheon, di Dogali e quello di Boboli (che è a Firenze). Venne sistemato da Gian Lorenzo Bernini, che lo allestì sulle spalle di un elefante di marmo: il modello fu offerto da un elefantino portato in omaggio all'Urbe da Cristina di Svezia convertitasi al cattolicesimo, ma segue un'iconografia mutuata dall'Hypnerotomachia Poliphili. L'iscrizione sul basamento recita: "Sapientis Aegypti/ insculptas obelisco figuras/ ab elephanto/ belluarum fortissima/ gestari quisquis hic vides/ documentum intellige/ robustae mentis esse/ solidam sapientiam sustinere." Molto più beffardo è il distico che circolò per Roma: " (tratto da Alfredo Cattabiani) Ma il Bernini architettò una beffa, forse con il consenso di Alessandro VII: disegnò l'elefantino, eseguito nel 1667 da un suo allievo, Ercole Ferrara, in modo che voltasse le terga al convento degli ottusi frati, mentre la proboscide ne sottolineava la posizione irriverente e la coda, spostata sulla sinistra, ne accentuava l'intenzione offensiva. La beffa non passò inosservata se Quinto Settano ‐ pseudonimo di monsignor Sergardi ‐ scrisse il celebre epigramma : "Vertit terga Elephas, versaque proboscide clamat: Kiriaci fratres hic ego vos habeo"; ovvero: "L'elefante volge le terga e grida con la proboscide rivolta all'indietro: frati domenicani, qui mi state". "
Il Pantheon ("tempio di tutti gli dei") è un edificio di Roma antica, costruito come tempio dedicato alle divinità dell'Olimpo. Gli abitanti di Roma lo chiamano amichevolmente la Rotonna, o Ritonna ("la Rotonda"), da cui anche il nome della piazza antistante. Fu fatto ricostruire dall'imperatore Adriano tra il 118 e il 128 d.C., dopo che gli incendi del 80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea. Piazza Navona è una delle più celebri piazze di Roma. La sua forma è quella di un antico stadio, e venne costruita in stile monumentale per volere di papa Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphilj).Resti dello stadio di Domiziano sotto piazza Navona visibili da via Zanardelli Piazza Navona, ai tempi dell'antica Roma, era lo stadio di Domiziano che fu costruito dall'imperatore Domiziano nell'85 e nel III secolo fu restaurato da Alessandro Severo. Era lungo 276 metri, largo 54 e poteva ospitare 30.000 spettatori. Lo stadio era riccamente decorato con statue, una delle quali è quella di Pasquino (forse una copia di un gruppo ellenistico pergameno che si presume rappresentante Menelao che sorregge il corpo di Patroclo), ora nell'omonima piazza di fianco a piazza Navona. Edificato intorno al 123 d.C. come sepolcro per l'imperatore Adriano e la sua famiglia, Castel Sant'Angelo ha un destino atipico nel panorama storico‐artistico della capitale. Mentre tutti gli altri monumenti di epoca romana vengono travolti, ridotti a rovine o a cave di materiali di spoglio da riciclare in nuovi, moderni edifici, il Castello ‐ attraverso una serie ininterrotta di sviluppi e trasformazioni che sembrano scivolare l'una nell'altra senza soluzione di continuità ‐ accompagna per quasi duemila anni le sorti e la storia di Roma. Da monumento funerario ad avamposto fortificato, da oscuro e terribile carcere a splendida dimora rinascimentale che vede attivo tra le sue mura Michelangelo, da prigione risorgimentale a museo, Castel Sant'Angelo incarna nei solenni spazi romani, nelle possenti mura, nelle fastose sale affrescate, le vicende della Città Eterna dove passato e presente appaiono indissolubilmente legati. La basilica di San Pietro in Vaticano (nome esatto completo Papale Arcibasilica Patriarcale Maggiore Arcipretale di S. Pietro in Vaticano) è una basilica cattolica della Città del Vaticano, cui fa da coronamento la monumentale Piazza San Pietro. È la più grande delle basiliche papali di Roma], spesso descritta come la più grande chiesa del mondo e centro del cattolicesimo. Non è tuttavia la chiesa cattedrale della diocesi romana poiché tale titolo spetta alla basilica di San Giovanni in Laterano che è anche la prima per dignità essendo Madre e Capo di tutte le Chiese dell'Urbe e del Mondo. Il mercato di Campo de' Fiori fino al quattrocento la piazza non esisteva in quanto tale, e al suo posto vi era un prato fiorito con alcuni orti coltivati, da cui il nome. Secondo una leggenda, la piazza dovrebbe invece il suo nome a Flora (donna amata da Pompeo, il quale aveva costruito nei pressi il suo teatro). Nel 1456, Papa Callisto III fece lastricare la zona, nell'ambito di un progetto più ampio di risistemazione dell'intero rione Parione. Questo rinnovamento fece sì che molti palazzi importanti fossero costruiti in zona: in particolare palazzo Orsini, che dava proprio su Campo de' Fiori. Il teatro di Marcello è un teatro di Roma antica, tuttora parzialmente conservato, innalzato nella zona meridionale del Campo Marzio nota come Circo Flaminio, tra il fiume Tevere e il Campidoglio, per volere di Augusto. Il giro si concluderà da dove si è partiti con una fantastica………sorpresa culinaria TOUR DELLA CITTA’ ETERNA 
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