CrescitaLa parità uomo-donna farebbe aumentare il Pil del 26%

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LUNEDÌ 28 SETTEMBRE 2015
Governance
Uguaglianza di genere
Crescita La parità uomo-donna
farebbe aumentare il Pil del 26%
Il 75% del lavoro non pagato è femminile. Vale il 12% della ricchezza
DI MARIA SILVIA SACCHI
S
e tutti i Paesi si comportassero come i migliori tra loro in termini di parità di genere, il beneficio che si otterrebbe nel mondo in dieci
anni sarebbe pari a 12 mila
miliardi di dollari (12 trilioni
di dollari, quasi 11 trilioni di
euro) di aumento di Pil. Come dire le dimensioni, sommate, del Pil attuale di Giappone, Germania e Regno
Unito.
Se, poi, l’uguaglianza tra
uomo e donna fosse perfetta
il maggior apporto di Pil salirebbe a 28 mila miliardi di
dollari (28 trilioni di dollari,
circa 25 trilioni di euro). Come le economie americana e
cinesi messe insieme.
In percentuale, significa
una crescita aggiunta del Pil
mondiale del 11% nel primo
caso e del 26% nel secondo.
Indicatori
Certo, si parte da una situazione di forti disuguaglianze e quindi le politiche
non possono essere di breve
periodo. Ma capire cosa significa in termini concreti
l’uguaglianza di genere aiuta
anche a comprendere perché è necessario attuarla.
Non solo perché è giusta (e
già sarebbe sufficiente di per
sé...) ma perché ai Paesi conviene da un punto di vista
1
economico. Proprio seguendo questo percorso di pensiero, negli ultimi anni sono
stati fatti più studi tesi a calcolare il cosiddetto «potenziale inespresso».
Oggi, però, esce sul mercato una nuova analisi di
McKinsey nella quale la
multinazionale della consulenza ha preso in esame 15
indicatori in 95 Paesi che
ospitano il 93% della popolazione femminile mondiale e
generano il 97% del Pil globale. «Si tratta probabilmente del tentativo più completo di mappare le disuguaglianze di genere nel mondo
e quantificare il potenziale
economico che deriverebbe
dal loro superamento — dice Jonathan Woetzel, direttore di McKinsey Global Institute, che ha guidato la ricerca —. Questo rapporto mostra quanto l’economia
globale potrebbe guadagnare accelerando lo slancio
verso la parità». Ed è la completezza della visione adottata a far sì che le stime indicate da McKinsey Global Institute siano parecchio più
alte (quasi il doppio) di quelle di cui si era parlato finora.
Lo studio definisce «un
problema urgente globale»
la disuguaglianza di genere.
Nei 95 paesi analizzati le
donne generano attualmente solo il 37% del Pil pur essendo il 50% della popola-
zione in età da lavoro. Tra le
diverse aree del mondo ci sono differenze notevoli, passando dal 17% di Pil generato
dalle donne in India, al 18%
del Medio Oriente, per arrivare al 40% dell’Europa, del
Nord America e dell’Asia
centrale.
Se si prende il lavoro di
cura non pagato, però, la situazione si capovolge: il 75%
di questo lavoro gratuito è
svolto dalle donne.
Purtroppo non viene calcolato nel Pil, perché secondo McKinsey il suo valore (e
il calcolo è stato prudenziale) è di 10 mila miliardi di
dollari, equivalenti al 12%
del Pil globale.
Legami
Dei 15 indicatori, cinque
considerano l’uguaglianza
nel lavoro e dieci l’uguaglianza nella società, divisi
questi ultimi tra servizi essenziali (dal tasso di mortalità per parto all’istruzione e
all’inclusione digitale), protezione legale e partecipazione politica e sicurezza e autonomia personale.
Sui 95 Paesi considerati,
ben 40 hanno «un elevato o
estremamente elevato livello
di disuguaglianza di genere
in almeno la metà di indicatori». I nodi più forti riguardano la rappresentanza politica, l’accesso a posizioni di
leadership nel mondo del la-
LE STIME GLOBALI - Quanto potrebbe crescere il Pil a seconda del tasso di partecipazione delle donne
al mondo del lavoro, Dati in Trilioni di dollari
Crescita normale:
Ipotesi 1:
Ipotesi 2:
Pil 2025
Pparra
Analisi McKinsey ha mappato le differenze nel mondo. E ha calcolato che nel 2025...
Imprese
al massimo
del potenziale:
Pil generato dagli uomini
Pil generato dalle donne
11%
Totale trilioni di dollari
% di crescita del Pil prevista
+12
Totale
Totale
74
108
21
12
69
47
27
Pil 2014
39
Pil 2025
voro, il lavoro non retribuito,
i minori diritti legali e la violenza contro le donne.
L’indicatore messo a punto da McKinsey ha evidenziato che c’è un forte legame
tra parità di genere, atteggiamenti e convinzioni riguardo il ruolo delle donne nella
società e la parità di genere
nel mondo del lavoro: «Quest’ultima non è realizzabile
senza un cambiamento della
prima».
La crescita
del Pil se ogni
Area del mondo
prendesse
a modello il Paese
che al suo interno
ha ridotto di più
le disuguaglianze
di genere
15%
26%
+16
Totale
trilioni di dollari
136
La crescita del Pil
se ci fossero
pari condizioni
e opportunità
per uomini
e donne
Ridurre i divari porterebbe ricchezza sia ai Paesi meno sviluppati su questo fronte, sia quelli più avanzati. Se,
per esempio, l’Europa seguisse il Paese con il miglior
risultato (che lo studio indica nella Spagna che tra il
2003 e il 2013 ha visto crescere l’occupazione femminile dell’1,5% l’anno) potrebbe avere in dieci anni un aumento del Pil del 9% superiore a quello che avrebbe
+28
69
Fonte: McKinsey Global Institute
CO R RI ER ECO NO M I A
67
Pil 2025
non modificando la situazione. In Europa occidentale,
tra l’altro, il 50% del potenziale economico potrebbe
arrivare colmando il divario
di ore lavorate.
Il rapporto sottolinea, infine, che le stime non presuppongono un calo della
partecipazione maschile come risposta all’ingresso delle donne nel mondo del lavoro.
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Il governo
E in Italia nasce la banca dati
delle professionalità femminili
Servirà per le nomine pubbliche
S
i chiama ProRetePA, l’acronimo sta per professioniste in
rete per la pubblica amministrazione ed è la prima banca dati
online dei curricula femminili
adatti a incarichi nelle società
pubbliche. Il database, preparato
dal dipartimento delle Pari opportunità insieme all’università
di Udine, raccoglierà i nomi e le
esperienze delle candidate per i
consigli di amministrazione delle
società controllate dalle amministrazioni statali o locali. È un primo strumento concreto per agevolare l’applicazione della legge
sulle quote di genere.
Declinare al femminile la governance degli organi di controllo
senza una lista di nomi tra cui
scegliere non è semplice e, così,
spesso si ricorre alla cerchia ristretta delle conoscenze. ProRetePA mette un rimedio proprio a
questa prassi. Da un lato, viene
incontro alle professioniste (avvocate, commercialiste, notaie,
etc) che aspirano a ruoli nelle società pubbliche e, dall’altra, aiuta
gli enti locali che devono cercare i
profili femminili a trovarli in modo trasparente e veloce. «Il progetto è importante per le donne
— spiega Giovanna Martelli,
consigliera del presidente del
Consiglio per le Pari opportunità
—. È un modo perché le professioniste possano essere conosciute e contattate per incarichi
tecnici non politici dalle pubbli-
che amministrazioni. È capitato
che pubbliche amministrazioni
abbiano dovuto procedere con un
bando, non avendo a disposizione nomi adatti. Con la banca dati
la scelta dei profili è più veloce. È
una vetrina per le donne e anche
uno strumento di trasparenza per
le nomine della Pa».
La rete dei profili femminili risponde alle nuove esigenze della
legge Golfo-Mosca, la normativa
che impone al genere meno rappresentato sia riservato fino al
33% negli organi di governo
delle società pubbliche e di quelle
quotate. «La legge riguarda solo
le società — prosegue Martelli
— ma auspichiamo che si possa
estendere a tutto l’ambito delle
nomine statali. Questa iniziativa
risponde a un bisogno vero e
nulla esclude che venga utilizzata
per qualsiasi nomina». Diversi
Ordini professionali hanno già
contattato il ministero per inserire nel database i nomi delle loro
associate (indirizzo www.prorete-pa.pariopportunita.gov.it).
La scelta di utilizzare la banca
dati in maniera vincolante o consultiva è rimessa alla libera volontà delle singole pubbliche
amministrazioni. Così come è lasciata libera la procedura ultima
per individuare, dalla rosa di nomi trovata nel data base, la candidata finale.
ROBERTA SCAGLIARINI
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Codice cliente: 2761866
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