Semiologia Studio e rilievo dei segni clinici che si basa su 4 tecniche: ispezione (capacità visiva, olfattiva e acustica di raccogliere i segni), palpazione, percussione e auscultazione. Bisogna rilevare, valutare e interpretare i segni per arrivare a una diagnosi di: 1. sindrome → quadro clinico con insieme di sintomi comuni a più stati patologici, ad esempio la tosse, segno che può interessare bronchiti, polmoniti, laringiti, ecc…; 2. sede → ossia determinare dove il problema è localizzato, tramite le 4 tecniche; 3. natura → determinare a cosa è dovuta la patologia, quindi identificazione della causa; 4. eziologica. Più si va in profondità nella diagnosi, più si rischia di sbagliare. In questi casi quindi entra in gioco la conoscenza della frequenza con cui le malattie si presentano. Ispezione Si effettua mediante un percorso centripeto, cioè si parte dalla lontana per arrivare al punto cardine; nell’ispezione non c’è contatto diretto con l’animale, a differenza delle altre tecniche, ma è una tecnica che serve a capire se l’animale è aggressivo o presenta malattie infettive o se mostra dei segni particolari. L’ispezione si effettua sull’animale, ma anche sull’ambiente che lo circonda. Per questa tecnica bisogna tenere in considerazione le caratteristiche dell’animale: sesso, razza, età, attitudine e spesso bisogna confrontare il soggetto in esame con altri soggetti simili (dell’allevamento, ad esempio) per capire se è normale o meno; bisogna inoltre valutare il comportamento dell’animale e come esso reagisce all’ambiente esterno. Palpazione Si utilizza il tatto che ci permette di apprezzare sensazioni tattili, termiche, eventuale dolorabilità provocata sull’animale e sintomi riflessi; consistenza, volume e resistenza della superficie, umidità, movimenti di organi interni e itto cardiaco. Posso poi avvertire dei crepitii, dovuti ad esempio a enfisema sottocutaneo. Per la palpazione si utilizza una o entrambe le mani (ad esempio nell’analisi del cuore), e chiudere gli occhi aiuta a concentrarsi sulla sensibilità, così come palpare con i polpastrelli o anche con il palmo della mano ci aiuta per avere un diverso tipo di sensibilità. Percussione Questa tecnica si effettua per due scopi: 1. verificare la dolorabilità dell’animale; 2. creare delle vibrazioni su determinate aree del corpo alle quali corrispondono suoni diversi a seconda dei tessuti in cui si propagano le onde da noi provocate. La percussione può essere digito-digitale o con martelletto e plessimetro. Bisogna quindi capire la consistenza del tessuto sotto la zona da noi percossa. In ogni zona naturalmente ci aspettiamo un suono differente a seconda che l’organo sia compatto, contenga aria, sia una cavità, abbia la parete rigida, tesa o non rigida. Ad esempio se percuoto il Fegato le onde si propagano in un tessuto compatto, dove non c’è aria, per cui ottengo un suono ottuso. Quindi possiamo sentire: 1. suono ottuso: al di sotto della zona percossa troviamo un tessuto compatto, dove non c’è aria. Nel rumine abbiamo una situazione particolare in quanto nella porzione dorsale abbiamo una bolla gassosa, dunque la parete è elastica e le onde si propagano in maniera differente dando un suono timpanico; 2. suono timpanico: tipico di aree dove si ha un accumulo di aria. Oltre che nel rumine (nella parte dorsale) si può avere in caso di meteorismo gastrico, intestinale, ciecale. Le pareti sono lisce e non molto tese però si può ottenere anche con tensione delle pareti notevole. In corrispondenza della fossa del fianco nel bovino trovi il rumine nel cavallo il cieco; 3. suono chiaro (a metà tra ottuso e timpanico) è tipico di un organo come il polmone, dove l’aria è raccolta in piccole cellette, ma anche della zona del rumine in cui le parti grossolane sono frammiste a aria e liquidi. 4. suono smorzato: di organo che ha aria con una componente che frena la sonorità; ad esempio nel caso in cui un animale possieda una cute più spessa, il suono verrà modificato da questa componente. Dunque a parità di condizione del parenchima polmonare, un animale obeso dà un risultato diverso da uno cachettico. 5. suono subottuso: diminuzione della sonorità cioè tra suono chiaro e ottuso; 6. suono soprachiaro: nel caso in cui in un organo ci sia più aria del dovuto (in caso di enfisema polmonare), oppure le pareti siano più tese (diminuita elasticità) oppure se abbiamo un diminuito strato solido antistante il punto di percussione; 7. suono anforico: suono di vuoto che presuppone la presenza di aria o gas e le pareti sono lisce e rigide; ad esempio pneumotorace e certe caverne polmonari; 2 8. pentola fessa: parte da una cavità contenente aria o gas con comunicazione con l’esterno; esempi: fisiologico come nel caso della trachea, patologico broncoectasie e pneumotorace aperto. Auscultazione Viene utilizzata per ricercare suoni prodotti in condizione fisiologica o patologica dall’organismo: 1. toni cardiaci (fisiologici o patologici → soffio); 2. borborigmi intestinali → svuotamento della valvola ileo-ciecale; 3. murmure vescicolare: dovuto all’aria che passa dai bronchi agli alveoli. Nel caso in cui il suono diventi patologico si parla di rantoli, dovuti al catarro; 4. rumori di cascata del rumine. L’auscultazione può essere diretta (poggiando l’orecchio al corpo dell’animale) o con uno strumento amplificatore come il fonendoscopio (ha una membrana che altera un po’ il suono), o lo stetoscopio (ha un imbuto). Esame clinico Il metodo è centripeto, cioè si parte da lontano e poi si entra sempre di più nel dettaglio del problema. Presenta una sua scaletta, ma è elastico nel senso che se si rilevano dei segni di pericolo per la vita si andranno ad analizzare e si stabilizzerà l’animale, a questo punto si procederà con l’esame clinico. Anamnesi È la storia del paziente da parte del proprietario. Rappresenta il ricordo di tutto quello che è successo nella vita dell’animale e può essere raccolta anche senza la presenza del soggetto in esame. Si divide in: 1. ambientale: cioè tutto ciò che riguarda l’ambiente in cui vive l’animale, come ad esempio se son stati fatti dei trattamenti contro topi, se ci sono antifermentativi nei foraggi, se sono utilizzati degli addolcitori d’acqua, ma anche il tipo di mangime, il tipo di stabulazione, ecc… anche persone ed altri animali; 2. collettiva: ossia del gruppo → se l’animale vive con animali della stessa specie o di specie diverse (la promiscuità tra pecore e bovini favorisce la trasmissione a quest’ultimi della febbre catarrale maligna) e se lo stato del paziente è condiviso da altri (compreso l’uomo; ad esempio nelle micosi del gatto); 3. individuale: ossia l’anamnesi del soggetto presentato, che può essere: a. remota: se l’animale è stato vaccinato o meno, se è stato sverminato, se ha fatto profilassi per la filaria, subito trattamenti ormonali, ecc.. b. recente: ci dice la storia del soggetto in modo più strettamente legato al problema che presenta (da quanto è malato, cosa manifesta…); c. fisiologica → defeca, urina, mangia; d. patologica → riguarda il motivo della visita e comprende anche il tempo in cui è insorto il problema o da quando il proprietario se n’è accorto, quali sono state le manifestazioni patologiche. Segnalamento Ci dice specie, razza, sesso, età, attitudine e mantello dell’animale e relativi segni particolari in modo da poterlo identificare univocamente. Esame obiettivo generale Anamnesi e segnalamento anticipano l’esame clinico diretto (valutazione dello stato presente), che prevede un esame obiettivo generale, al quale segue un esame obiettivo particolare dei singoli apparati. Infine posso poi effettuare degli esami di laboratorio. L’esame obiettivo generale è costituito da 11 voci: 1. sviluppo scheletrico e costituzione → è una valutazione prettamente ispettiva dello sviluppo dell’impalcatura ossea dell’animale in relazione alla specie, alla razza e all’età. Si effettua una valutazione dei singoli segmenti ossei, osservati in altezza e in lunghezza (rachitismo), della proporzione della testa rispetto al corpo, con eventuali deformazioni o lesioni; 2. stato di nutrizione e tonicità muscolare: comprende la valutazione dello stato di ingrassamento e dello stato muscolare dell’animale. Lo stato di nutrizione è un parametro più che altro soggettivo, ma si può utilizzare anche un criterio oggettivo quale il BCS, che si basa su 3 elementi: rotondità delle forme, presenza delle prominenze ossee (tuberosità ischiatica, iliaca, base della coda, cresta scapolare, garrese, cresta zigomatica, ecc) ed evidenza dei solchi intercostali. Per la tonicità muscolare invece sarebbe meglio parlare di “trofismo muscolare”, in quanto il metabolismo del muscolo è strettamente legato allo stato di nutrizione; http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html 3 in ogni caso, si può avere atrofia per un problema nervoso, quindi non sempre associata allo stato di nutrizione. L’atrofia muscolare è associata anche al tono muscolare, cioè al grado di contrazione del muscolo. Per questo parametro quindi bisogna controllare (palpazione e ispezione) i muscoli della coscia, della groppa, della spalla, del dorso. Il tono muscolare quindi può essere: ipotonico, atonico o ipertonico; 3. stato del sensorio o temperamento: ci dà un’idea dello stato del sistema nervoso, indicandoci il grado di sensibilità nervosa, che si divide in: a. diretta: rappresenta la risposta cosciente, cioè lo stato che fa sì che l’animale abbia un rapporto con l’ambiente esterno; risposta cosciente che è basata su stimoli esterni dati dall’ambiente, e stimoli effettuati da noi, cioè stimoli simulati ad arte (fastidi a cui l’animale reagisce, come ad esempio stimolare le orecchie con una pagliuzza oppure risposta alla minaccia); se l’animale non risponde si può avere un problema di sensibilità o di mobilità (se passando una mano velocemente sull’occhio non chiude le palpebre ma muove la testa, la sensibilità è presente, ma manca la mobilità); in base a quanto visto si descrivono gli stati: depressione, sopore, comatoso (non reagisce a nessuno stimolo), eccitazione (accentuate risposte agli stimoli esterni; l’animale è molto reattivo, agitato, si guarda intorno, ringhia, abbaia fino all’aggressività; si può arrivare anche a reazioni epilettiformi); b. riflessa: ci indica lo stato della conducibilità nervosa (indipendente dalla volontà dell’animale) mediante dei riflessi: superficiali o cutanei o esterocettivi: ad esempio il riflesso superficiale del garrese, il riflesso scrotale del cane, il r. cremasterico del cavallo, ecc.. profondi o tendinei: riguardano la propriocezione del sistema nervoso e comprendono i riflessi patellare, achilleo e radiale; centrali o craniali: servono per saggiare la conducibilità nervosa dei nervi cranici: - palpebrale: si effettua toccando le ciglia o il canto mediale dell’occhio; la chiusura delle palpebre può essere la risposta al “riflesso della minaccia” (serve per saggiare la sensibilità cosciente dell’animale) o allo spostamento dell’aria. La prima manca nel neonato; - corneale: è l’ultimo che scompare prima della morte, ed è stimolato dal contatto con un dito a livello di cornea; - del garrese: presente solo nel Bovino; comprimendo i processi spinosi l’animale si inarca, e viene utilizzato per verificare eventuali patologie dell’apparato digerente; - pupillare. La perdita della sensibilità riflessa viene definita: paralisi, paresi, iperergia anche nel caso in cui manchino le strutture che regolano a monte; 4. atteggiamenti e segni particolari: questa voce rappresenta tutti segni o comportamenti che presenta l’animale mentre manifesta la patologia. Comprendono difetti di appiombo, atteggiamento “a cavalletto” in caso di colica, contrattura da tetano (Facies sardonica) con orecchie portate vicine, in caso di laminite il Cavallo presenta un atteggiamento antalgico con arti anteriori in avanti e posti sotto di sé, cifosi, lordosi, opistotono, testa ruotata per tumori, ecc… 5. cute e connettivo sottocutaneo: si possono apprezzare alterazioni cutanee che sono: a. primarie: legate a un problema della cute che quindi ci indirizza all’EOP dell’apparato tegumentario; b. secondarie: legate ad altre patologie, come ad esempio l’eczema della cute del dorso che è dovuto a insufficienza renale cronica nella vacca. Possiamo poi notare eventuali disturbi ormonali che si manifestano sottoforma di aree alopeciche. Dopo aver valutato la cute andiamo ad osservare il pelo, che potrà essere assente, ridotto, orripilato, di lunghezza normale o più corto, si possono avere deviazioni dell’andamento, arrossamenti, croste, ecc… importante poi è il colore del pelo e della cute sottostante. Importante anche la valutazione della temperatura della cute, in quanto un aumento di questa può indicare infiammazione, specialmente un aumento nella zona della pastoia del cavallo può essere indice di laminite, così come un aumento di temperatura della cute del muso può farci pensare a una sinusite in cavallo e bovino. Al contrario, una diminuzione della temperatura si può riscontrare ad esempio in caso di trombosi delle arterie iliache nei piccoli animali, in cui apprezzeremo l’arto freddo, ma anche in caso di shock circolatorio o http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html 4 ipovolemie gravi tenderemo a sentire una diminuzione della temperatura alle estremità degli arti per cercare di portare al centro del corpo il circolo. Oltre a questi fattori è importante valutare: a. odore della cute (in caso di rogna demodettica si ha un odore rancido della cute) b. ectoparassiti come pidocchi, pulci o zecche c. lesioni cutanee da rogna d. lesioni primitive come vescicole, pustole, croste, noduli o ulcere e. neoplasie f. spessore della pelle g. elasticitàdella cute, influenzata dalla quantità di connettivo sottocutaneo presente Valutando questi fattori, possiamo avvertire un crepitio, che indica la presenza di aria nel connettivo lasso sottostante: si tratta di un enfisema sottocutaneo detto anche pneumoderma, che può anche simulare uno stato di nutrizione aumentato. Normalmente l’aria va verso l’alto, e questo lo differenzia dal gas prodotto dalla gangrena, il quale invece può essere anche nelle zone declivi. Oltre ad aria/gas si può accumulare anche liquido, che può essere un trasudato e in questo caso di parla di edema: l’accumulo di liquido si ha soprattutto nel tessuto connettivo perché è un tessuto lasso, e in caso di edema si ha gonfiore soprattutto nelle parti declivi del corpo per un fattore idrostatico. Tipico di questa degenerazione è la permanenza della fossetta (fovea digitalis) che si genera dopo aver premuto col dito. Infine, verificando l’elasticità della cute, ci possiamo rendere conto in maniera indiretta del grado di idratazione dell’animale, sollevando una plica di pelle (solitamente a livello del garrese) e osservando quanto tempo impiega questa plica per ritornare alla normalità. 6. mucose apparenti: ci permettono di individuare la situazione di apparato cardio-circolatorio, di malattie infettive, ecc…; l’esame delle mucose apparenti comprende: a. mucosa oculo-congiuntivale → per apprezzarla, nel cavallo, mettiamo un dito nella piega sopra alle ciglia e spingiamo indietro il bulbo oculare, con la mano tiriamo giù la palpebra inferiore così evidenziamo anche la terza palpebra. Nel bovino e nel cane si fa la stessa cosa, usando due mani; b. mucosa nasale → si evidenzia la parte di mucosa all’interno delle cavità nasali. Nel cavallo si possono mettere due dita all’interno delle narici, dilatando il vestibolo, oppure con una mano si allarga un’estremità. Nel bovino e nei carnivori invece si cerca di guardare in profondità; c. mucosa buccale → nel cavallo si osserva bene il vestibolo; per aprirgli la bocca si infila la mano nella zona del filetto, si afferra la lingua e il cavallo apre la bocca. Nel bovino si spinge con un dito sul palato, e una volta che apre la bocca gli si afferra la lingua (aiutandosi con uno straccio essendo molto scivolosa) e la si sposta su un lato. Nel cane si mette un laccetto/museruola e si osservano le mucose gengivali, poi si toglie il laccetto e si spinge con le dita sulle guance, in modo che apre la bocca, dopodiché si afferra la mandibola a livello degli incisivi per tenere aperta la bocca; d. mucosa vaginale/prepuziale. Come detto, le mucose ci danno un’idea dello stato del circolo: in caso di anemia infatti le mucose appariranno di un colore più pallido rispetto al normale, e nel caso in cui siano di colore bianco porcellana si avrà addirittura un’assenza di perfusione. Nel caso in cui il colore delle mucose sia invece più carico si ha congestione, dove il flusso aumenta; questo si può verificare ad esempio in caso di stomatite o di congiuntivite. Se invece abbiamo un animale con cianosi, le mucose saranno tendenti al bluastro, dovute al fatto che il sangue è poco ossigenato. In caso di ittero avremo un accumulo di pigmenti (bilirubina) a livello di sclera e cute. Possono poi evidenziarsi anche petecchie, soffusioni, macchie o vibici (a forma di virgola) con piastrinopenie: avremo quindi delle emorragie puntiformi a livello delle mucose. Importante per l’EOG delle mucose apparenti è anche la valutazione del tempo di riempimento capillare: si crea una temporanea ischemia premendo col dito sulla mucosa gengivale; questa a livello della nostra impronta diventa bianca e calcoliamo il tempo con cui i capillari si riempiono nuovamente di sangue, che normalmente è di circa 1-2 secondi. Un aumento di questo tempo si verifica ad esempio in caso di collasso cardio-circolatorio. 7. Linfonodi esplorabili: questi linfonodi possono essere affetti da ripercussioni dei tessuti a cui sono tributari oppure possono avere patologie proprie (Linfoadenopatie/ linfadeniti). Alcuni sono già fisiologicamente esplorabili, altri lo diventano se aumentano di volume (linfoadenomegalia). http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html 5 Nel cane si apprezzano i retrofaringei (dietro la branca montante della mandibola, e si possono apprezzare con la mano a lato della trachea), i prescapolari, i poplitei (nel cavo popliteo). In condizioni patologiche poi possono essere apprezzabili anche gli inguinali, gli ascellari e anche i sottoscapolari. Nel cavallo l’unico pacchetto esplorabile è quello intermascellare (mandibolare), il cervicale in condizioni patologiche. Nel bovino si apprezzano i prescapolari, i precrurali (subiliaci: posti davanti al ginocchio, a livello del Triangolo di Scarpa), i sopramammari (inguinali superficiali) e i parotidei (evidenti specialmente nel vitello). Dei linfonodi valutiamo il volume, che può aumentare in caso di infiammazioni, neoplasie (metastasi da altri tessuti o tumori primari, ossia i linfomi). Nel linfoma l’aumento di volume è eclatante e la linfadenomegalia è sistemica. Valutiamo poi la consistenza, che solitamente è parenchimatosa-elastica. Un aumento della consistenza è dovuto alla presenza di linfociti, e se è dovuto a metastasi la consistenza varia a seconda del tipo di tumore, e cambia da duro a lapideo (per calcificazione, ad esempio in TBC). Un aumento può essere dovuto anche a un’infiammazione cronica, dove si ha una deposizione di fibrina che poi connettivizza. Una diminuzione, invece, può essere dovuta a necrosi colliquativa ma anche a una infiammazione purulenta, tipica dell’adenite equina. Apprezziamo poi la temperatura, e avremo che in caso di infiammazione acuta il linfonodo presenta un aumento di questa per aumento della vascolarizzazione. Si valuta anche la regolarità della superficie: solitamente il linfonodo ha forma ovoidale e superficie liscia, ma in caso di metastasi la superficie diventa disomogenea perché viene infiltrata da cellule tumorali. Una superficie irregolare è data anche da infiammazione cronica, dove si ha un deposito di fibrina che dà poi una retrazione cicatriziale che fa ritrarre i tessuti. Infine si valuta la mobilità, o meglio l’aderenza con i tessuti circostanti: i linfonodi normali sono mobili nel sottocute e scorrono bene fra le dita; quindi se notiamo una scarsa mobilità o addirittura un’adesione possiamo pensare a un processo come può essere un’infiammazione, che si è diffuso per contiguità prima alla capsula e poi al tessuto circostante. Si valuta anche la libertà di movimento, cioè solitamente il linfonodo scivola sotto la cute e non è attaccato al tessuto circostante. Se ciò non avviene significa che il tessuto peri-linfonodale è stato interessato dal processo patologico per estensione; 8. temperatura: solitamente la temperatura è nel bovino 38,5-39 °C, nel cavallo 37,5-38 °C, nel cane: 38-38,5 °C. Col termine ipertermia indichiamo un aumento della temperatura corporea; quando parliamo di febbre invece ci riferiamo a una serie di sintomi comuni in differenti situazioni patologiche, e tra questi sintomi abbiamo anche l’ipertermia. Il meccanismo avviene per un’alterazione del centro termoregolatore, e spesso la febbre è associata a: a. diminuzione della minzione e della defecazione; b. vasocostrizione periferica, che quindi provoca i brividi; c. aumento del battito cardiaco; d. diminuzione della sudorazione; e. abbattimento del sensorio; f. anoressia; g. diminuzione della ruminazione nel bovino. La febbre può essere continua, remittente, intermittente o ondulante; 9. polso arterioso: ci dà informazioni sullo stato dell’apparato cardio-circolatorio, ma non solo. Si deve cercare un’arteria che permetta di apprezzare il polso, considerando che l’onda pulsante diviene sempre più piccola fino a sparire a livello dei capillari. Nell’EOG ci si riferisce, di norma, alla sola frequenza delle pulsazioni arteriose, quale elemento base di ogni alterazione funzionale dell'apparato circolatorio, primitiva e secondaria. Nell’EOP invece si valutano anche ampiezza, celerità, durezza e ritmo. Nel cavallo il polso si apprezza a livello di a. mascellare o a. facciale, che passa nella porzione mediale della branca della mandibola; si pone quindi una mano all’interno della branca nel margine del massetere, sul quale appoggiamo 2-3 dita. 30-40 pulsazioni al minuto. Nel cane apprezziamo il polso sull’a. femorale, a livello del piatto interno della coscia. Può essere utile palpare da entrambi i lati per valutare ad esempio la simmetria, che può presentarsi alterata eventualmente in caso di trombosi dell’a.iliaca. 60-80 pulsazioni al minuto. http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html 6 Nel bovino sempre dall’a. facciale, ma a differenza del Cavallo si palpa meglio quando palpiamo al davanti del massetere. Si può anche sfruttare l’a. coccigea, che però consente di apprezzare solo la frequenza, mettendo un dito nella doccia vertebrale. 50-70 pulsazioni al minuto. La frequenza sfigmica, ossia la frequenza delle onde percepite a livello periferico, corrisponde a quella cardiaca, ma non sempre. In caso si abbia un aumento si parla di tachisfigmia, mentre una diminuzione prende il nome di bradisfigmia. Alterazioni del polso possono essere dovute anche a malattie dell’apparato respiratorio, trombosi o anemie, a causa della minore ossigenazione dei tessuti che fa sì che il cuore cerchi di compensare; 10. respiro: apprezziamo la frequenza degli atti respiratori, ponendoci tangenzialmente all’animale, osservandolo da davanti o da dietro. Nel cavallo abbiamo 10-14 a.r./min e si osserva a sinistra; nel cane 1618 a.r./min e nel bovino 12-18 a.r./min e si osserva a destra per non interferire con il rumine. Un aumento degli atti respiratori prende il nome di tachipnea, una diminuzione bradipnea. 11. grandi funzioni organiche: comprende la valutazione della defecazione, con la considerazione delle caratteristiche delle feci, quante volte l’animale defeca al giorno; allo stesso modo valutiamo le modalità di minzione, quante volte lo fa e osserviamo le caratteristiche dell’urina. Inoltre valutiamo se l’animale ha appetito, come assume l’alimento, quindi valutiamo presenza o meno di anoressia, inappetenza, disoressia, polifagia, o pica, cioè la perversione del gusto che fa sì che l’animale assuma alimenti non consoni (questo si verifica nel caso della rabbia, della stomatite eosinofilica nel gatto. Osserviamo anche la modalità di assunzione delle bevande e quindi come avviene la deglutizione. Questo punto dell’EOG comprende anche la valutazione di vomito (espulsione dell’alimento che è già arrivato nello stomaco) e rigurgito (= espulsione dell’alimento dalla bocca o dall’esofago a causa di patologie esofagee; il cibo esce dalla bocca nel bovino e nel cane, mentre nel cavallo esce dal naso). Inoltre la differenza si nota per il fatto che se l’alimento è rimasto a lungo nello stomaco presenta caratteristiche di acidità, e in più il vomito presenta segni prodromici come la nausea e i conati; infatti abbiamo una “fase precedente” in cui si ha un’inspirazione a glottide chiusa che crea una depressione nel mediastino e permette all’esofago di risucchiare l’alimento quando si ha la contrazione dello stomaco. http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html