n. 38 - maggio-agosto 2012 n. 38 - maggio-agosto 2012 Rivista quadrimestrale della FENIARCO Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali Feniarco Poste Italiane SpA – Spedizione in Abbonamento Postale – DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 1 NE/PN solidarietà e pratica corale la base per il futuro javier busto note in libertà morten lauridsen tra stile e cliché mente, corpo, voce e cuore far musica, essere musica italia’s got festival l’europa canta a torino www.feniarco.it Anno XIII n. 38 - maggio-agosto 2012 Rivista quadrimestrale della Fe.N.I.A.R.Co. Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali Presidente: Sante Fornasier Direttore responsabile: Sandro Bergamo Comitato di redazione: Efisio Blanc, Walter Marzilli, Giorgio Morandi, Puccio Pucci, Mauro Zuccante Segretario di redazione: Pier Filippo Rendina Hanno collaborato: Silvana Noschese, Rosanna Danelon, Alessandra Muratori, Silvia Azzolin, Simone Scerri, Maria Galantino, Manolo Da Rold, Giorgio Susana, Lorenzo Donati, Lorenzo Montanaro, Stefania Piccardi, Rossana Paliaga cori da tutta Italia concerti in città e sul territorio incontri e nuove conoscenze Redazione: via Altan 39 33078 San Vito al Tagliamento Pn tel. 0434 876724 - fax 0434 877554 [email protected] In copertina: Festival di Primavera 2012 (foto Renato Bianchini) turismo Progetto grafico e impaginazione: Interattiva, Spilimbergo Pn Stampa: Tipografia Menini, Spilimbergo Pn arte Associato all’Uspi Unione Stampa Periodica Italiana ISSN 2035-4851 Poste Italiane SpA – Spedizione in Abbonamento Postale – DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 1 NE/PN Abbonamento annuale: 25 € 5 abbonamenti: 100 € c.c.p. 11139599 Feniarco - Via Altan 39 33078 San Vito al Tagliamento Pn il più importante festival corale in Europa per la prima volta in Italia seguici su www.ectorino2012.it cultura e tradizioni n. 38 - maggio-agosto 2012 Rivista quadrimestrale della FENIARCO 2 4 8 Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali DossieR Cori e solidarietà Solidarietà, festa e pratica corale una base solida su cui costruire il futuro Sante Fornasier siamo strumenti in… costruzione? un’esperienza di musicoterapia 37 italia’s got festival Silvana Noschese la gioia nelle voci e nelle mani 48 mente, corpo, voce e cuore: Rosanna Danelon e Alessandra Muratori 11 coro e integrazione: l’io e l’altro Simone Scerri 15 fare uno alchimie corali fra teatro sociale e lavoro di gruppo Maria Galantino 16 Coeurs en choeurs / hearts in harmony Lorenzo Montanaro far musica, essere musica Stefania Piccardi Silvia Azzolin 13 un coro in psichiatria Attività dell’Associazione Giorgio Morandi cronacA 52 già mi trovai di maggio 46º concorso nazionale corale di vittorio veneto Giorgio Morandi 55 aspettando poulenc… Dossier compositore Javier Busto 19 note in libertà Intervista al maestro javier busto Manolo Da Rold il florilège di tours all’insegna dei giovani Rossana Paliaga Rubriche 60 Mondocoro 25 hodie christus natus est hodie christus natus est di javier busto Giorgio Susana Nova et veterA 29 prigionieri di un grande mistero tra stile e cliché nelle opere di Morten lauridsen portrait Lorenzo Donati INDICE 32 cosa, come e perché così! intervista ad angelo agazzani Efisio Blanc dossIER 3 Solidarity, fun and choral practice a sound foundation on which to build our future Solidarietà, festa e pratica corale una base solida su cui costruire il futuro di Sante Fornasier Questo numero della rivista esce in occasione del Festival Europa Cantat XVIII Torino 2012. Oltre che ai suoi abituali lettori, Choraliter si rivolge quindi anche alle migliaia di cantori convenuti a Torino da tutta Europa e non solo, ai quali va il nostro benvenuto e l’augurio di vivere un’esperienza importante, creativa, festosa. Le premesse ci sono tutte: è un’edizione particolarmente ricca di proposte per tutti i generi di coralità, di idee innovative, di stimoli per riprendere, una volta tornati a casa, il nostro percorso corale arricchiti da un’esperienza che lascia il segno. Torino è una città accogliente, che sa offrire, unendoli saggiamente, gli strumenti della cultura più alta e uno stile di vita sereno. E il nostro appuntamento vuole essere, prima di ogni altra cosa, una grande festa della coralità. Questa sfida, in cui ci siamo gettati con grande entusiasmo, facendo prevalere la voce del cuore, si è sviluppata in un contesto sempre più difficile e non sono mancati i timori di un esito inferiore alle aspettative. Invece la risposta dei coristi è stata appassionata e ha determinato un’edizione tra le più partecipate della storia del festival e con un’alta presenza del paese ospitante: una reazione di salutare ottimismo di fronte alle difficoltà che, in misura diversa da un paese all’altro, un po’ tutti stiamo vivendo. Ma vivere intensamente l’attività corale è proprio questo, e così vogliamo che sia la nostra coralità: un luogo dove compiere un’esperienza gioiosa di condivisione, di vicinanza che rafforza le ragioni del vivere sociale e dell’impegno personale, che getta ponti tra persone diverse, unendole in uno scopo comune; che insegna ad affrontare insieme le situazioni, convinti che non esistano soluzioni buone che non includano tutti. Per questo ci è parso opportuno dedicare il dossier di questo numero proprio al tema della solidarietà attraverso il coro. Anche in Italia, come in molti altri paesi, si sono sviluppati progetti che hanno fatto del coro uno strumento efficace per aiutare le persone ad integrarsi, a vivere con dignità, a superare condizioni o momenti difficili. Una trattazione non sistematica dell’argomento, che senza pretesa di completezza, basandosi su alcune concrete esperienze, mostra una dimensione che è tipica della coralità amatoriale e del suo carattere inclusivo. Solidarietà e festa: questi due elementi, complementari tra loro, fanno della buona pratica corale un elemento importante, una base solida su cui costruire il nostro futuro. This issue marks the Festival Europa Cantat XVIII Torino 2012, which means that, in addition to its usual readership, Choraliter also reaches out to the thousands of singers converging on Torino from the whole of Europe and beyond, to whom we extend a warm welcome and wish a meaningful, creative, joyful stay. All the ingredients are there. This year’s festival is brimming with items featuring every choral genre, innovative ideas, and spurs to resume our choral endeavours back home enriched by an experience that has left its mark on us. Torino is a welcoming city that holds out an ideal blend of first-rate facilities for the arts and a relaxed lifestyle, and our event sets out to be, first and foremost, a great celebration of singing together. This challenge, into which we have thrown ourselves with the utmost enthusiasm, giving priority to heart over mind, has unfurled in an increasingly tough context, and there has been no lack of fears that the result might fall short of expectations. Instead, the choirs’ response has been wildly enthusiastic and has made for one of the best-attended events in the festival’s history, with a high number of entries from the host country: a reaction of healthy optimism to the difficulties that, to a different extent from one country to another, almost all of us are facing. But this is precisely what wholehearted participation in choral activity means, and it is what we want our rally to be: a setting for a joyful experience of sharing and togetherness that shores up the cause of community life and personal commitment, that builds bridges between different people, uniting them in pursuit of a common goal, and that teaches them how to face situations together, in the conviction that there is no such thing as a positive solution that does not include everybody. This is why we thought it a good idea to devote this issue’s focus feature to the very topic of the choir as a tool of solidarity. Projects that have turned the choir into an effective tool for helping people to integrate, live a life of dignity, and overcome difficult conditions or periods have grown up in Italy, as in many other countries, as well. Our admittedly piecemeal treatment of the topic, without any claim to completeness, but based on a number of concrete examples, reveals a dimension typical of amateur choral singing and its inclusive nature. Solidarity and fun: these two mutually complementary aspects make good choral practice a major building block, a sound foundation on which to build our future. solidarietà presidente feniarco e eca - europa cantat dossIER 4 Siamo strumenti in… costruzione? un’esperienza di musicoterapia di Silvana Noschese musicoterapeuta e direttore dell’associazione estro armonico «La vita non è mai una mezza vita… vivere non è morire ogni giorno, ma costruire in ogni momento la realtà che viene dopo.» (Marco Trabucchi) Are we instruments… being built? a music therapy experience «Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera…»: cominciava così una canzone di Guccini di qualche anno fa; cantandola si apriva il cuore al sogno di una vita in continuità. Il periodo dell’anzianità viene considerato, da recenti ricerche, non come un segmento di vita a sé stante, ma come un «continuum storico esistenziale considerato nella sua totalità». Invecchiare è vivere, conservare cioè la possibilità di esprimere pienamente la propria energia vitale. Di tutte le fasce d’età l’anziano è caratterizzato da una “fragilità umana” complessiva: ha bisogno di continui interventi, soprattutto di tipo preventivo. In questi ultimi anni la società sta mostrando maggior interesse verso la terza età e per contrastare l’inevitabile decadimento sia fisico che mentale della vecchiaia gli anziani vengono sempre più coinvolti in percorsi animativi o preventivo-terapeutici: suonare, cantare, danzare, dipingere…, attività che permettono la riconquista di una «latente capacità di piacere e una gratitudine nuova per la propria corporeità». Ci si prende cura di loro anche con la musica per aiutarli a vivere bene nel presente e per facilitare l’accettazione del proprio processo d’invecchiamento. «La musica e la ricerca musicoterapeutica tentano – dice Lorenzetti – di farsi carico di una difficilissima ma indispensabile operazione: riflettere sull’uomo muovendo da ciò che egli possiede, dalla parte sana della sua storia, dei suoi desideri, dal suo contesto di vita, dalla sua grammatica comunicazionale, dalla sua possibilità di operare creativamente, dal suo modo di interpretare e organizzare la propria esistenza, dal rapporto che ha stabilito con l’universo dei suoni, se stesso e gli altri». Diverse esperienze e ricerche dimostrano che la musica, in particolare il canto, possono rappresentare, anche per gli anziani, un importante strumento espressivo-comunicativo da cui trarre benefici. È presente, in ciascuno di loro, una competenza nel campo sonoro che deriva dalla personale cultura musicale, dalla conoscenza di canti, danze, serenate e da altre esperienze similari. Anche il ricordo di momenti musicali particolarmente significativi concorre alla costruzione di questa capacità, che in realtà è connaturata nella specie umana. Tale competenza parla della storia individuale, secondo diverse dimensioni: emotive, sentimentali, cognitive, unitamente alla soggettiva sensibilità e a quell’insieme di vissuti che caratterizza ciascuna persona. Andare a riesplorare questo universo esperienziale può offrire l’opportunità di costruire un racconto di sé arricchito di Abstract The author, a music therapist, describes her experience of choral work with the old people at Salerno’s Francesco Petraglia Multifunction Social Centre. The project by the name of “Siamo strumenti in… costruzione?” [are we instruments being built?] works on the assumption that every person has acquired an inherent ability to express sound deriving from his or her personal musical background, from a familiarity with songs, dances, serenades and other experience of a similar kind. Retrieving memories of all this musical sediment has extended beyond mere maintenance therapy and the goal of socialisation and shown that, even despite old age and illness, it is possible to maintain and enhance expressive skills capable of imparting meaning to that time of life. consapevolezza della ricchezza della propria vita in una prospettiva di rinnovata vitalità per il presente e il futuro. Queste principali – benché non uniche – premesse sono state alla base del progetto “Siamo strumenti in… costruzione?” realizzato lungo l’arco di quattro anni, presso il Centro sociale polifunzionale “Francesco Petraglia” del Comune di Salerno. Il progetto è nato per offrire percorsi di musicoterapia preventiva agli ospiti del Centro diurno con l’obiettivo primario di valorizzare e favorire l’aspetto creativo dell’essere umano (in salute e in malattia), attraverso un ascolto attento alla “qualità dell’essere” e alla sua espressione artistica. A partire dai bisogni che gli ospiti della struttura con il tempo hanno imparato a riconoscere ed esprimere sono stati proposti alcuni generi diversi – ma fra loro coordinati e integrati – di percorsi: vocali, motori, sonori, strumentali. Semplici movimenti del corpo accompagnati da musica; giochi con la voce; sonorizzazioni con oggetti e/o piccoli strumenti musicali; canti; danze; altre esperienze motorio-ritmicosonore…; in primo piano l’intento di valorizzare le singole persone all’interno del gruppo e di ricercare una relazione che stimolasse un “fare e un essere creativi”, di tipo individuale e collettivo. Alcune pratiche che hanno caratterizzato momenti e fasi dei percorsi proposti, nati da esigenze del gruppo e dalle finalità del progetto, sono state le seguenti: • Inspirare espirare che piacer che piacer, cantata sulle note di Fra Martino Campanaro, ha dato connotati giocosi alla respirazione che, una volta diventata piacevole melodia, 5 ha potuto convertirsi in un momento di rilassamento e distensione fisica e psichica. • Le diverse esplorazioni sensoriali proposte, sui cinque sensi, si sono trasformate in canzoni. Ad esempio Pioggia di fiori su di me… è stato il canto conclusivo dell’esperienza olfattiva. Guarda le mie mani si muovono ben, quello che sonorizzava il tatto; mentre Io gusto con la mia bocca tante cose buon il canto che ha dato voce al gusto… Alcune delle canzoni utilizzate sono state scelte dal libro Je me chante di Marie Louise Aucher, la fondatrice della psicofonia. Un testo che contiene una serie di canti che si prestano a sperimentazioni musicali, corporee e sensoriali. Ogni movimento, piccolo o ampio, accompagnato da musiche diverse o da semplici vocalizzazioni è stato riscoperto nella sua piacevolezza e ciascuno ha potuto constatare quante risorse – mai sopite dall’età – possiede il corpo, con la sua naturale predisposizione al ritmo e alla espressività psicomotoria condivisa, partecipata nel gruppo. Non appena una canzone offriva qualche spunto ritmico-corporeo ecco subito farsi strada la danza: a coppie, in cerchio… e l’andamento diventava proprio, nel rispetto delle possibilità di ciascuno. Le conte, i giochi infantili (Un due tre stella, Le belle statuine, Oh quante belle figlie e altre filastrocche cantate) sono stati occasioni per incentivare la motricità o riscoprire movimenti stereotipati, resi in altre modalità, in un piacevole e gioioso recupero di essi. Muovendosi e cantando insieme si è resa possibile una maggiore consapevolezza dei potenziali sopiti o sottoutilizzati dell’espressività e della modulazione vocale. Spesso il canto, spiega Delicati, è anche finalizzato «al recupero della memoria sonora: il canto è il linguaggio degli Invecchiare è vivere, conservare cioè la possibilità di esprimere pienamente la propria energia vitale. affetti, delle emozioni, è un mezzo per creare la motivazione al narrare, al raccontare e al raccontarsi». Le filastrocche recitate con intonazioni improvvisate hanno consentito di scoprire anche le molteplici e multiformi possibilità espressive della voce parlata. Cantare, nel progetto realizzato, si è rivelata possibilità di esperienza-progettazione personale e collettiva di sé nonché occasione preziosa per esplorare e stimolare le capacità espressive ancora integre di anziani che, spesso a causa di malattie o di danni legati all’età, avevano perso già buona parte delle capacità mnemoniche e di orientamento. Si è riusciti – grazie alla disponibilità e all’adesione sentita e intensa dei partecipanti – a individuare canzoni adatte alle diverse circostanze, con il concorso di tutto il gruppo e palese soddisfazione. dossIER 6 Note 1. Tali dati sono emersi non solo da nostre osservazioni e da dichiarazioni esplicitate nel corso degli incontri, ma anche da testimonianze degli operatori del centro: sociologa, assistenti sociali, psicologo, responsabili vari, che hanno raccolto dati riguardanti il gradiente di motivazione alla partecipazione al nostro laboratorio, e anche evidenti trasformazioni nell’approccio complessivo alla permanenza nel centro e al loro modo di affrontare la vita. Da tali valutazioni è scaturito il rinnovo dell’incarico nel corso degli anni. 2. Su questo principio-concetto e sulla sua operatività rimandiamo alla bibliografia indicata di seguito. 3. Ringrazio Simona Totaro, danzaterapeuta, ed Eligia Levita, musicoterapeuta, con le quali abbiamo progettato, condotto e condiviso il progetto 4. cfr. www.laes.it 5. A. Bianchini Alcune tra le canzoni proposte hanno generato tangibili trasformazioni negli stati d’animo dei partecipanti. Soprattutto si sono evidenziati: positivi cambiamenti d’umore; maggiore fiducia in sé stessi; diversa disponibilità all’esserci; accresciuta facilità nel superare momenti di apatia o d’isolamento.1 Ogni anno le attività avviate nel prosieguo del progetto hanno dato vita a piccole performance per mettere in forma estetica l’esperienza2 e condividere quanto sperimentato. Ciò con il fine di consolidare l’acquisito, valorizzarlo, renderlo ben cosciente e farne oggetto sia di personale esperienza (carica di vissuti e riflessioni), sia di esperienza socializzata e accomunante. Come il canto è nella musica popolare «strumento evocativo che risveglia le memorie affettive legate alle esperienze della vita passata e che fa riaffiorare le emozioni vissute in gioventù, centro del racconto collettivo, l’espressione di ogni aggregazione e di ogni solitudine», così nel nostro “piccolo grande coro” ogni canzone diventava strumento d’espressione della storia, del vissuto di ciascuno. Diversi sono stati gli spettacoli prodotti, in base a quanto più è risultato d’interesse per il gruppo e funzionale a una resa collettiva. Tra questi È arrivato un bastimento carico di M… come Memorie, Mare, Meraviglie, Musica… in cui la voce di ogni partecipante ha preso corpo, presenza, nel soggettivo ricordo di vecchie nenie, filastrocche, canti e danze dell’infanzia o della giovinezza. Cantare una canzone, o anche solo il ritornello, ha favorito l’instaurarsi di un’atmosfera gioiosa, distesa, di apertura verso gli altri. «Gocce di memoria… ci si ritrova fanciulli con filastrocche che riempivano un tempo spensierato. Sapore di semplicità, di amicizia, calore del focolare domestico, affetto, volti cari, voci antiche intatte nel tempo… torniamo a La musica e il canto possono rappresentare un importante strumento espressivo-comunicativo. sorprenderci ancora e ripartiamo per godere nuove accelerazioni e provare sensazioni sopite». Così recita il testo scritto da Elia, una delle ospiti più attive e intraprendenti del Centro. I testi sono scaturiti da una scrittura di gruppo, oppure selezionati e scelti assieme, in un’esperienza di lavoro che mette in gioco non solo sensazioni, episodi di vita, affetti ritrovati, ma anche momenti di narrazione di sé agli altri, alla scoperta di incontri possibili e di storie condivisibili. In questo modo di procedere ogni brano è stato scomposto e ricomposto: cantato, drammatizzato, ascoltato, mimato, ballato, interpretato… per poter “gustare” la molteplicità di idee e possibilità esecutive contenute in ciascuno di essi. Anche il tradizionale Girotondo è stato occasione di memorie reiterate… con l’intento di rendere “l’apparente ordinario” uno straordinario che la memoria può recuperare a fini fantasiosi, sostenuta da una immaginazione che ravviva e riutilizza innovativamente l’antico ricordo. Le proposte di lavoro sul corpo, sulla distensione muscolare, sull’ascolto reciproco, sulla respirazione, sulla riattivazione sensoriale, i brani d’insieme, si sono rivelati efficaci strumenti per vivere e condividere il quotidiano, oltre a offrire sostegno e rinforzo psicologico. Cantando, portando l’attenzione sul benessere che emergeva, ci si dimenticava della routine, si riusciva per un po’ di tempo a distogliere il 7 pensiero dai propri disturbi somatici e anche la mente si sollevava dalle possibili tristi preoccupazioni. La persona, riconoscendosi membro essenziale dell’insieme, sentendosi affermata nel collettivo e da esso apprezzata e stimata, trova in una coralità associante – che ha dimensioni relazionali, affettive, corporee, emotive – una nuova stima di sé, una rinnovata fiducia, oltre a percepire la possibilità di auto-educarsi alle esperienze vissute. È lo stato generale di salute che ne riceve sollievo e… anche l’ansia vola via! Partecipare al coro con il proprio io vitale ha prodotto arricchimento in ciascuno, con positivo riverbero nel gruppo. «L’arte in altre parole – afferma Bordignon – e la musica nella sua forma più antica qual è il canto corale, consente a ciascuno di percorrere sentieri non abituali aprendogli possibilità esplorative ed esperienziali difficilmente raggiungibili… è in questa capacità dell’arte di dare all’uomo ottiche individuali e sociali alternative che si può fondare un progetto educativo-terapetico a dimensione individuale e di gruppo. Un progetto che fa non della musica in sé ma di colui che se ne appropria e la esercita insieme agli altri (l’anziano che canta) oggetto di autoeducazione-terapia». Resta un’utopia pensare di poter costruire una realtà sociale in cui la pratica corale assuma il ruolo di un’attività estetico-etica compagna dell’uomo lungo l’arco della vita? Etica unente prima che estetica – e amatoriale-artistica – perché come dice Bernardino Streito «sperimentare, esercitare e sviluppare le proprie capacità creative cantando arricchisce la crescita della per-sona (che si esprime col suono) schiudendo inattesi spiragli di conoscenza sul dentro e fuori di noi». In fondo, alla base del progetto, c’era l’obiettivo di contribuire a far crescere attraverso il canto cultura e ben-essere insieme, facendo della coralità (e dei suoi molteplici significati estetico-etico-sociali) una delle tematiche e delle espressioni significative della vita comunitaria, non inferiore a temi filosofici, etici, politici, scientifici, culturali e ludici. Far coro può diventare un progetto esistenziale, sociale, umano, un modo di vivere: donarsi in una coralità di voci-storie; unirsi nelle diversità vocali riconosciute; associarsi in un intento estetico etico corale… Proprio con un “motivo” dedicato alla vita, si è concluso il quarto anno d’attività condotto dalla scrivente e da altri esperti 3 dell’Associazione Laes (l’arte è salute)4 con gli anziani del Centro. Il canto è strumento evocativo che risveglia le memorie affettive legate alle esperienze della vita passata. Come un canto sia la vita mia calma e dolce la sua melodia ogni gesto pieno d’armonia senza affanno, senza frenesia. del mio canto resti la magia la mia voce, sia la via.5 Ciascun anziano ha cantato da solo e insieme, con gusto e pienezza, da protagonista non solo di un’esperienza, ma d’una vita costruita e vissuta con arte, giorno dopo giorno. Per approfondire A a.Vv., Musica adulti e terza età, «Quaderni di musica applicata», P.C.C., Assisi, 1984. M.L. Aucher, L’homme sonore, Epi, Parigi, 1977. M.L. Aucher, Je me chante - 30 chansons pour la decouverte du corps vivant et l’eveil (cd). L.M. Lorenzetti, La dimensione estetica dell’esperienza, Franco Angeli, Milano, 1995. L.M. Lorenzetti, Psicologia estetica narrazione, Franco Angeli, Milano, 1997. L.M. Lorenzetti, Persona amore bellezza, Franco Angeli, Milano, 2001. S. Navone, Musica tra le menti, La casa Centro assistenza servizi per anziani, Schio, 2009. dossIER 8 La gioia nelle voci e nelle mani di Rosanna Danelon e Alessandra Muratori educatrici presso l’istituto la nostra famiglia di san vito al tagliamento Joy in Voices and Hands «…imparano la musica con il cuore e, se non hanno la voce, la cantano con le mani, le loro piccole mani avvolte dai guanti bianchi. Esprimono ritmicamente qualsiasi pezzo musicale, tracciando poetiche geografie, insegnano il ritmo delle vibrazioni. Il loro “canto dei segni” è gioia e cura, è diritto a esprimersi, è possibilità di partecipare alla vita degli altri.» (Josè Antonio Abreu) La storia del Coro Manos Blancas ha inizio nel 1999 in Venezuela quando Naybeth Garcia, docente e assistente nella scuola di musica del maestro Josè Antonio Abreu, ebbe l’idea di applicare il metodo “El Sistema”, fondato 24 anni prima dallo stesso maestro Abreu, a bambini con deficit cognitivi e sensoriali. Giannola Nonino, imprenditrice e fondatrice nel 1975 del Premio Internazionale Nonino, ha accolto per prima in Italia l’esperienza Manos Blancas attribuendo nel 2010 il premio Risit d’àur a Naibeth Garcia. In quell’occasione la Garcia in una sola settimana dimostrò l’efficacia di quella disciplina coinvolgendo un gruppo di bambini friulani nell’interpretazione di un brano musicale. Giannola Nonino, con la collaborazione degli operatori del centro di riabilitazione La Nostra Famiglia di San Vito al Tagliamento e del Piccolo Coro Artemìa di Torviscosa del maestro Denis Monte, dette così vita al Coro Manos Blancas del Friuli. In Venezuela di questi cori in dieci anni ne sono stati creati dodici, nell’ambito dell’avanzatissimo programma di educazione speciale del sistema nazionale delle orchestre giovanili ideato dal Maestro Abreu, che si propone il riscatto dei bambini e dei ragazzi più sfortunati attraverso la musica considerata «un agente dello sviluppo sociale nel senso più elevato, perché trasmette i valori di solidarietà, armonia, compassione reciproca». Un programma che prevede la suddivisione in due aree: quella gestuale, formata principalmente da bambini e giovani con deficit uditivi, i quali utilizzano i guanti bianchi o colorati a seconda dell’opera che interpretano, e quella vocale, formata da bambini e giovani con handicap visivi e cognitivi, con difficoltà motorie, dell’apprendimento e autismo; partecipano anche ragazzi senza alcun tipo di deficit all’insegna della piena integrazione e dell’armonia di cui è veicolo la musica stessa. Il sistema venezuelano ha saputo coinvolgere direttori come Claudio Abbado, Simon Rattle, Shoji Sato, ma anche il quartetto d’archi della Filarmonica di Berlino e il Museo Beethoven di Bonn, dove un paio di guanti bianchi conservati in una teca ricordano che anche il celebre compositore era una persona sorda. In Italia, e in particolare in Friuli, dopo un primo momento di grande entusiasmo e di fascino suscitati dalla figura carismatica di Naybeth Garcia, ci si è trovati innanzitutto a impostare un sistema di obiettivi, proposte e attività da adattare alla realtà italiana sicuramente “sorda” ai richiami dell’educazione musicale in genere e in modo particolare a quella da proporre a scuola; a tutto ciò si è aggiunta una proposta di educazione musicale per disabili e non (diversa dalla musicoterapia), da implementare all’interno di una progettualità più ampia che pone tra i suoi obiettivi principali l’integrazione e la promozione della persona in un clima di attenzione e di partecipazione umana. Si può facilmente comprendere quanto l’impresa racchiuda in sé un sapore di sfida: a San Vito al Tagliamento si è deciso di affrontarla sicuramente aiutati da molto ottimismo, da una lunga esperienza lavorativa nell’ambito dell’educazione speciale ma soprattutto dall’entusiasmo e dalla carica energetica di Giannola Nonino e dalla competenza e grande disponibilità a sperimentare assieme del maestro Denis Monte e del suo coro. Fondamentale è stato, inoltre, il corso di formazione che la signora Nonino ha organizzato a settembre 2010 presso la Nostra Famiglia di San Vito al Tagliamento dove, chiamati dal Venezuela, la Garcia, il marito Jhonny Gomez, direttore nazionale del programma, e il prof. Chichilla Anchieta Luis Angel, direttore del Coro Manos Blancas venezuelano per la parte vocale, per due settimane hanno lavorato con operatori del centro di riabilitazione, con insegnanti e musicisti al fine di fornire loro alcune tecniche di direzione e gestione di un coro del tipo Manos Blancas. A tale corso hanno partecipato anche alcuni insegnanti della scuola di musica del Testaccio di Roma che successivamente, per volontà di Giovanna Marini e con l’appoggio dell’Associazione Stentore, hanno costituito il Coro Mani Bianche della scuola popolare di musica del Testaccio. Dopo il corso formativo, a San Vito si è sperimentata la metodologia appresa e sono state riadattate le proposte adeguandole alle esigenze dei bambini chiamati a far parte del coro. Soprattutto si è cercato di valorizzare le opportunità educative e gli stimoli all’ampliamento delle capacità espressive e comunicative perché la partecipazione all’attività si trasformasse per i bambini in preziosa occasione di crescita umana. Attualmente il coro gestuale è formato da 30 elementi di età compresa tra i 7 e i 29 anni; i bambini e ragazzi sono affetti da patologie quali Sindrome di Down, deficit cognitivi, deficit sensoriali, disturbi linguistici, compromissioni motorie, disturbi emozionali e di relazione. Del gruppo fanno parte anche alcuni ragazzi normodotati che hanno deciso di avvicinarsi a questa altra voce della musica e che sono stati accolti proprio per testimoniare come l’integrazione possa avvenire anche a partire da momenti piacevoli da condividere. Il coro è diretto dalla dott.ssa Paola Garofalo, logopedista che da molti anni si occupa di disturbi della comunicazione in età evolutiva e di disturbi specifici del linguaggio, in particolare quelli legati alla sordità. La sua attività è coadiuvata da alcune insegnanti di scuola primaria, da un’assistente alla comunicazione e dal presidente dell’associazione Amici Coro Manos Blancas del Friuli. L’attività del coro gestuale consta nell’interpretare una melodia, un canto, un brano musicale eseguiti dal coro vocale, con le mani “che segnano” cioè che si muovono in modo coreografico concretizzando la musica, ovvero trasformandola in qualcosa che oltre a essere ascoltato, si può anche vedere. I coristi indossano dei guanti bianchi per enfatizzare i loro movimenti e renderli al contempo più fruibili per il pubblico. La musica diviene così un momento altamente comunicativo espresso anche senza la verbalità. Una delle principali finalità, infatti, consiste nell’arrivare alla comunicazione attraverso una modalità espressiva diversa: «le parole dell’anima attraverso le mani che segnano… anzi che cantano». Il progetto sviluppato a San Vito consta di due parti: una relativa al coro gestuale e una relativa all’educazione musicale propedeutica allo svolgimento delle attività proposte a livello gestuale. Con il programma di educazione musicale si propone di coinvolgere i bambini con sviluppo atipico in modo 9 Abstract The article describes the application in Italy of the Manos Blancas [White Hands] choral project run by Naybeth Garcia as part of Josè Antonio Abreu’s musical education system. Manos Blancas brings children and young people with hearing impairments, who take on the choreographic aspect, together with others with impaired sight and cognitive problems, who play the vocal role. Kids with no impairment of any type take part as well, reflecting the full integration and harmony conveyed by music itself. The project has been imported from Venezuela to Italy’s Friuli region at the initiative of distillery owner Giannola Nonino, who invited Naybeth Garcia over and awarded her the company’s Risit d’Aur prize in 2010. The course that the Venezuelan teachers held at that time at the La Nostra Famiglia rehabilitation school in San Vito al Tagliamento was the springboard that launched a Manos Blancas chorus in Friuli, trained by Denis Monte and his assistants. The course was also attended by teachers from Rome’s Testaccio district school, where a similar project has been started up. Manos Blancas is now a scheme widespread in Italy, proving that music, in its many and varied interpretations, can overcome all barriers. globale. Il comprendere e dunque anche produrre e, in questo contesto, il “far musica insieme” diventa occasione di socializzazione e, quindi, in senso lato, preziosa opportunità per star bene con se stessi e con gli altri. Dal momento che l’esperienza musicale si arricchisce nell’interazione con esperienze “di più ampio respiro” e proprio perché si vuole Il “far musica insieme” diventa occasione di socializzazione. coinvolgere il bambino in modo globale, viene dato ampio spazio all’utilizzo dei linguaggi verbale e motorio. Il corpo diventa lo strumento privilegiato per l’interiorizzazione delle strutture ritmiche, ma anche per la comprensione degli altri aspetti della musica, oltre a sviluppare la coordinazione, la lateralità e la manualità (in riferimento allo strumentario in classe). Le attività proposte in questa esperienza musicale dossIER 10 11 Coro e integrazione: l’io e l’altro di Silvia Azzolin direttrice del coro giovanile di thiene Choir and Integration: The Other and I hanno, inoltre, lo scopo di potenziare i tempi di attenzione e concentrazione, di affinare la percezione e l’osservazione, migliorare la socializzazione attraverso l’interazione con i compagni, favorire il rispetto delle regole e il superamento degli atteggiamenti inadeguati. I risultati fin qui ottenuti si possono considerare stupefacenti in termini di competenze raggiunte, motivazione dei ragazzi e partecipazione attiva delle famiglie che vedono nell’attività del coro un’occasione di valorizzazione delle “altre” abilità dei loro figli. Ne sono testimonianza i numerosi eventi ai quali abbiamo partecipato come ad esempio l’assegnazione del Golden Opera Award per la Solidarietà - Oscar della lirica all’Arena di Verona; il concerto presso il teatro Olimpico di Roma all’interno della manifestazione Mani bianche per Stentore, promosso dall’Associazione Corrado Sanucci, con l’esibizione assieme al Coro Mani Bianche di Roma; la partecipazione al Premio Nonino del 2010-2011-2012; l’assegnazione del premio Colombe d’oro - Archivio disarmo per la pace a Roma; la partecipazione alla manifestazione Marelba con esibizione a Portoferraio; la partecipazione al concerto Voci e mani inCanto tenutosi alla Basilica Superiore di Assisi. Al di là di queste esperienze importanti e stimolanti, l’attività quasi quotidiana con i bambini e i ragazzi del Coro Manos Blancas ci rende ancora più consapevoli di come la musica, nelle sue diverse e molteplici interpretazioni, sia in grado di superare tutte le barriere, sia quelle reali sia quelle innalzate arbitrariamente dall’essere umano. Quando le voci bianche (candide non solo in senso canoro) dei meravigliosi coristi del Piccolo Coro Artemìa riempiono il silenzio di un qualsiasi palcoscenico e i Manos Blancas fanno danzare le loro mani, la musica diventa la protagonista assoluta e ogni diversità si trasforma in opportunità e ricchezza per chi guarda e ascolta. Ogni diversità si trasforma in opportunità e ricchezza per chi guarda e ascolta. Ultimo giorno di carnevale, serata conclusiva di un progetto musicale interno a una scuola elementare che vedeva tutti i bambini protagonisti di uno spettacolo di canti e danze popolari del proprio territorio. Uno di loro è A., un bambino affetto da sindrome di down con grave compromissione della sfera cognitivo-comportamentale. I musicisti che ci accompagnavano intervallano i canti fatti con i bambini, a esecuzioni di pezzi strumentali, raccolti nelle loro ricerche etnomusicologiche. Durante uno di questi brani A. si alza, si infila sotto la sedia del percussionista e prende uno dei suoi tamburi, unendosi all’esecuzione con un ritmo velocissimo e perfettamente a tempo. I musicisti iniziano a improvvisare con lui e i bambini seguono a ruota accompagnandoli con mani e piedi. Incrocio lo sguardo del papà di A. con le lacrime agli occhi, mentre accompagna anche lui con il battito delle sue mani: mi auguro di cuore che abbia avuto altre occasioni di vedere suo figlio felicemente partecipe a un’esecuzione musicale autentica e di godere nel fare musica insieme a lui. Questa esperienza, ben impressa nella memoria mia e di tutti i presenti a quella serata, mi ha confermato che la musica può… …può rendere le differenze una risorsa musicale, può rendere tutti partecipi attivi di un progetto significativo, può offrire a tutti la possibilità di fare autentiche esperienze del bello, può farci sentire in pienezza persone. Da più parti si considera la musica, accanto ad altre forme artistiche come ad esempio la danzaterapia e l’arteterapia, un mediatore educativo di straordinario valore nell’incontro con l’altro inteso come altro da me, ovvero il compagno, il bambino diversamente abile, chi presenta difficoltà comportamentali o d’apprendimento di varia natura, il bambino che proviene da un altro paese, che appartiene a un’altra cultura. Il linguaggio musicale infatti può costituire un Abstract In addition to being an artistic experience of enormous value, music can be an exceptional formative go-between in the encounter with the other, in the sense of other than oneself: indeed, the language of music can act as a fast track for relating and sharing experience, so making music together is a resource for inclusion. Making music, and singing in a choir in particular, with a view to inclusion, at the same time staunchly upholding artistic intent, calls for an on-going quest for solutions and strategies making it possible to fulfil every individual’s potential and reveal and enhance his or her identity, starting out from creating the awareness of the self in relation to the other. This, at times, comes about in ways not explicitly planned, when a circuit of actions, sensations, glances, and intentions is generated and, as if by alchemy, makes each individual feel a truly active part of the musical project. Performance, the show, which they all perceive as the prime goal, can turn into a context for integration in so far as priority has been given to the individual, to his or her specificity and need/desire for recognition and acceptance. If this is to come about, the conditions in which the choir truly becomes an environment for human, personal and musical growth have to be fostered, making it jointly responsible for the creative processes and the prime crafter and beneficiary of the wonder of making music and performing together. dossIER 12 13 Un coro in psichiatria di Simone Scerri psicologo e ricercatore A Choir for Psychiatric Patients canale privilegiato di relazione e condivisione di esperienze: dunque, fare musica insieme rappresenta una risorsa per l’integrazione o, mutuando un termine anglosassone, per l’inclusione. Cosa significa concretamente fare musica, e in particolare fare coro, in prospettiva inclusiva? Nella mia esperienza di direttrice di coro e insegnante di scuola, spesso coinvolta in attività musicali, mi sono posta spesso questa domanda e ho cercato, con molta onestà, di interrogarmi sul mio fare quotidiano perché lavorare integrando le differenze di ciascuno non è così semplice: non si tratta di far suonare il tamburo agli stonati o i legnetti (che si sentono meno) ai bambini con difficoltà, non si tratta semplicemente di fare divertire cantando anche chi non riesce a partecipare ad altre attività, bensì valorizzare ogni persona, scoprire e integrare la sua identità, a partire dalla costituzione del sé in rapporto all’altro, attraverso l’esperienza del suono, dello spazio, del tempo e delle relazioni. Questo non mi riesce sempre, almeno non in modo specificatamente progettato e programmato, ma a volte si genera una circolarità di azioni, emozioni, sguardi, intenzioni che, come in un’alchimia, fa sentire ciascuno parte davvero attiva nel progetto musicale, insomma ci unisce tutti. L’esecuzione, lo spettacolo, obiettivo sentito da tutti come primario, può diventare contesto di integrazione nella misura in cui sia data priorità alla persona, alla sua specificità, al suo bisogno/desiderio di essere riconosciuta, accolta, ri-chiamata, “toccata” dagli sguardi, dalle parole, dalle mani dell’altro. Ciò non significa necessariamente piegare la ricerca del bello in musica alla banalità per far partecipare tutti: i ragazzi del coro di cui sono direttrice sono riusciti a ottenere un significativo riconoscimento artistico al concorso di Vittorio Veneto lo scorso maggio pur essendo di età, provenienza e “abilità” molto diverse. L’integrazione del bambino, come dell’adulto, non avviene quando lui si adegua ai modelli comportamentali del gruppo e nemmeno quando il gruppo si adegua ai suoi, ma quando si sente autenticamente accolto e valorizzato nelle sue potenzialità, quanto sente di essere, in modo significativo, parte del progetto collettivo, il che significa, per un direttore e un educatore, costruire dei contesti educativi e musicali autentici dove ciascuno, a partire dai propri bisogni, come pure da quelli degli altri, possa esprimersi e crescere. In questo senso, personalmente considero un contesto autentico di integrazione proprio l’attività corale, intesa in prospettiva ampia, non solo e non tanto come l’acquisizione La musica può rendere le differenze una risorsa musicale. di un repertorio e relativa esibizione di gruppo schierato con direttore, ma come momento di condivisione di esperienze, di proposte, di emozioni, di sfide, di creazioni, di aggregazione e comunicazione interpersonale, oltre che di ricerca, di crescita musicale, di studio. Dal mio modesto punto di vista, sta a noi direttori costruire le condizioni in cui si possa generare questa alchimia, in cui il coro diventi veramente un ambiente di crescita umana, personale e musicale, scegliendo repertori adeguati, pensando all’esecuzione come momento di comunicazione più che di “esibizione” d’eccellenza ma soprattutto rendendo il gruppo corresponsabile nei processi creativi investendo energie nella ricerca di soluzioni “diverse”, protagonista consapevole nelle scelte estetico-musicali, primo artefice e fruitore della bellezza del far musica e del creare insieme. L’idea di partenza Nel 2004, all’interno del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza, nasce l’idea di costituire un laboratorio corale composto da pazienti in carico al servizio e operatori. Si intende utilizzare questa attività a scopo riabilitativo: infatti i pazienti dovranno mantenere un impegno settimanale, mettersi in gioco dal punto di vista relazionale, mettere in azione capacità di apprendimento, giocarsi dal punto di vista espressivo e tanto altro ancora. Mi viene affidato il compito di condurre questo progetto: la mia passione per l’attività corale e la mia professione di psicologo hanno un’occasione per incontrarsi, così con passione ed energia mi metto al lavoro. Già in fase di progettazione occorre tenere conto del fatto che lavorare con la voce vuol dire lavorare con le emozioni: numerosi studi dimostrano infatti che le emozioni agiscono sulla voce modificandone ad esempio il ritmo, l’intonazione, l’intensità, il timbro. Allo stesso modo è evidente come la voce possa a sua volta agire sulle emozioni in un rapporto di circolarità. Questo apre spazi di pensiero anche sulle potenzialità dell’uso comunitario della voce: questi aspetti non sono marginali se si considera che la maggior parte dei pazienti gravi che prende parte a questa esperienza vive un rapporto spesso compromesso con il proprio mondo emotivo e ha pochissime occasioni di socializzazione. L’obiettivo primario del laboratorio non è dunque di tipo artistico; piuttosto, la musica diventa uno strumento messo Abstract The article tells the story of a choir formed in a psychiatric department in Lombardy. It starts with the initial idea and recounts the chief factors to which attention has to be paid when planning a choral workshop of this type. It then goes on to give a brief account of a number of key episodes in the choir’s life, concluding by addressing a number of factors that may be used to appraise the importance of this type of work and its potential musical and social spin-offs. al servizio di obiettivi “altri”: obiettivi per la persona (percezione della risonanza interna di suoni provenienti dall’esterno e percezione di sé come “sorgente musicale”; sviluppo dell’attenzione globale e selettiva attraverso un lavoro sulla concentrazione e sull’ascolto; riconoscimento del rapporto tra suono prodotto e stati d’animo), obiettivi per la persona in relazione al gruppo (sperimentazione di sé come parte di un gruppo di lavoro; socializzazione) e obiettivi musicali (presa di coscienza di elementi relativi a respirazione, postura, intonazione, fonazione; organizzazione del tempo musicale per mezzo del ritmo; percezione di armonie e disarmonie sonore). Lo sviluppo del progetto Gli incontri avvengono a cadenza settimanale e hanno la durata di due ore. Al progetto prendono parte circa 25 persone e il percorso sembra andare nella direzione opposta rispetto a quello dei cori “ordinari”: generalmente si inizia a cantare a una voce per poi passare alla polifonia, qui si inizia con 25 voci – tante quanti sono i partecipanti o quasi – fino ad amalgamarle dal punto di vista dell’intonazione, del ritmo e del suono per arrivare a una voce sola. E poi a due. E poi a tre. Dal punto di vista del repertorio, inizialmente vengono alternati canti popolari italiani (che facilitano l’apprendimento) alla musica leggera italiana (fortemente richiesta dal gruppo). Dopo un periodo di sperimentazione si punta su un repertorio meglio definito: la canzone italiana degli anni ’40. Essa sembra unire le caratteristiche che facilitano l’apprendimento con quelle che generano divertimento, così il coro acquisisce un’identità – oltre che con un nome (Voci Fuori Dal Coro) – anche dal punto di vista del repertorio. L’identità viene costruita anche attraverso una divisa, ideata e realizzata dai cantori stessi: una maglietta arancione, con un arcobaleno a fare da pentagramma con alcune note musicali. Dopo sei mesi di lavoro insieme arriva una prima importante opportunità: il coro partecipa infatti al primo Festival Nazionale “Coralmente Abili” di Volterra (Pi), dove può vivere per due giorni a contatto con gruppi analoghi provenienti da dossIER 14 tutta Italia. Si tratta di una iniziativa sociale molto interessante, a cui il coro parteciperò anche negli anni successivi. Negli anni saranno molteplici le occasioni anche per altre esibizioni. Alcune riflessioni Delle tante attività proposte ai pazienti del dipartimento, il coro sembra essere quella con maggiore tenuta nel tempo e con maggiore attaccamento da parte dei partecipanti. Questo lo si deve al potere della musica corale, ma molto anche all’impegno con cui gli operatori hanno sostenuto e tuttora sostengono questo progetto: dal punto di vista pratico/organizzativo, con l’entusiasmo, nel motivare i pazienti nei momenti di fatica. Il coro è diventato un appuntamento fisso e atteso settimanalmente, un’occasione di incontro, un’occasione di appartenenza a un gruppo. Alcune istantanee mi aiutano nel testimoniarne la preziosità: Marina, che in comunità passava tutto il suo tempo senza parlare con nessuno, come fosse muta, veniva al coro a cantare e quello era l’unico momento in cui gli altri sentivano la sua voce; Angelo, che cantava urlando nonostante i miei inviti a non “coprire” gli altri e poi raccontò di avere allucinazioni uditive che tentava di coprire – informazione importante ai fini della sua cura; Francesco, da sempre chiuso in se stesso, che un giorno arriva a cantare in pubblico un brano da solista; Mauro, che componeva canzoni e una di queste è entrata nel repertorio natalizio del coro. E poi la cena per i cinque anni di vita del coro, dove si ricordavano tantissimi episodi che erano lì a testimoniare che con quel coro avevamo costruito, insieme, una storia. Lavorare con la voce vuol dire lavorare con le emozioni. FARE UNO Alchimie corali fra teatro sociale e lavoro di gruppo di Maria Galantino direttrice della corale del ce.n.tr.o. 21 onlus Choral Alchemy Between Community Theatre and Group Project Sono già passati più di tre anni dal primo incontro, ma la sensazione è di un tempo in-nato che ci accompagna ogni volta nel laboratorio musicale, nella lezione di coro, nelle lezioni di approfondimento sulla messa in scena… Sto parlando di un work in progress che è anche una commedia musicale: fare uno - Frammenti da un Mondo sconosciuto, un’esperienza di creazione collettiva, con diversi gradi di partecipazione. La “matrice umana” è la Corale del Ce.N.Tr.O. 21 di Bologna, una realtà associativa già al ventesimo anno di attività nel panorama del volontariato bolognese, la cui azione è dedicata allo sviluppo delle autonomie nelle persone Down adulte; la direzione artistica del progetto è affidata a Calyx Luoghi sensibili dell’Ascolto, una giovane associazione culturale che ho l’onore di presiedere e che si ispira all’alchimia come pratica del fare arte, sia nelle relazioni tra gli artisti e con il pubblico che nell’ideazione delle proposte di spettacoli e/o laboratori. Ciò al Abstract Solidarietà per l’Emilia Siamo profondamente addolorati per il sisma che ha colpito molti paesi e zone dell’Emilia; esprimiamo il nostro sentito cordoglio per le vittime e la solidale vicinanza a tutti coloro che sono stati colpiti da questo tragico evento. In particolare vogliamo far sentire agli amici dei cori emiliani la nostra solidarietà e quella della coralità italiana aprendo una sottoscrizione per raccogliere fondi la cui destinazione sarà concordata con l’Aerco (Associazione Emiliano-Romagnola Cori). È stato pertanto attivato un conto dedicato sul quale versare offerte e contributi; Feniarco ha già provveduto con una sottoscrizione di mille euro. Le coordinate sono le seguenti: FENIARCO - pro Emilia Banca Prossima IBAN IT62 V033 5901 6001 0000 0067 783 Esprimiamo il più vivo auspicio che le ferite di questa calamità possano essere al più presto rimarginate pur nella consapevolezza che resteranno irreparabili alcune perdite di legami umani, storici e culturali. 15 fare uno - Frammenti da un Mondo sconosciuto [Making One: Fragments from an Unknown World] is a community theatre project, a collective production staged by Maria Galantino with Bologna’s non-profit Ce.N.Tr.O. 21 [National Trisomy Centre 21] choral society, a 35-strong group that includes 15 adults with Down’s syndrome; its artistic direction has been taken on by Calyx Luoghi sensibili dell’Ascolto, a cultural association that takes its cue from alchemy as a method of practising art. It sets out to guide us towards our innermost space, the “unknown world.” fare uno uses songs, sketches and choreography to recount this journey, but it primarily uses the bodies, eyes, hands and embraces, unexpected smiles and wonderfully judged ad libs of the real stars, who call themselves I Ragazzi [the lads]. A “handicap” is a widespread condition that we “normally” attempt to disguise. Establishing an authentic relationship makes it possible to dissolve the “handicap.” This is where art’s transforming power lies! fine di riportare in uno spazio molto vicino a noi le dinamiche e le azioni solitamente proiettate e rappresentate fuori di noi, sul “palcoscenico”, per accompagnarci, come una magica lanterna, verso il nostro spazio interiore, il “mondo sconosciuto”. L’alchimia, processo alla base di ogni forma di vita e di arte, ricompone le distanze, avvicina, facendo emergere le paure e le difficoltà, le differenze, ma anche le meraviglie della condivisione e la gioia di essere nella partecipazione. fare uno prova a raccontare un’esplorazione di questo mondo sconosciuto non privo di pericoli e di tranelli anche molto sofisticati, e lo fa attraverso le canzoni (brani da musical, dal pop italiano o internazionale), le scene recitate (da Collodi o da Carrol o da riflessioni degli stessi componenti il gruppo) o le coreografie ma, soprattutto, lo fa attraverso quello che non viene detto e cantato, attraverso i corpi, gli sguardi, le mani e gli abbracci, i sorrisi inaspettati, i fuori tempo splendidamente calibrati dei protagonisti, detti “I Ragazzi” (grazie allo sguardo genitoriale “allargato” dei volontari/e che contribuiscono ad animare la corale). Nei miei percorsi artistici e formativi non avevo ancora avuto, prima di questo incontro, l’occasione di essere posta in maniera così forte e delicata davanti all’autenticità del disagio, condizione comune a tutti/e ma che tutti/e proviamo a rimuovere e a mascherare. La pratica di una relazione autentica fa sì che il “disagio” possa essere sciolto, senza comunque perdere di vista le difficoltà. In questa prima fase del progetto fare uno, obiettivo centrale è stato quello di curare il fiorire della relazione, attraverso l’espressione artistica, musicale, attoriale e coreografica, evitando da subito un’immersione in aspetti più “tecnici”, di intonazione, di emissione o di articolazione; ma, come accade in una buona fioritura, questa esigenza si fa ugualmente sentire spontaneamente nella stessa pratica artistica, che si tratti di prepararsi all’incisione in studio (il primo cd portavoce del progetto è stato registrato nel 2011) oppure quando si lavori al perfezionamento della recitazione di una scena, dimostrando che «…sbagliando si cambia», come afferma orgogliosamente uno dei Ragazzi… dossIER COEURS EN CHOEURS HEARTS IN HARMONY di Giorgio Morandi «Lo stare insieme di disabili, ammalati e persone in buona salute è condividere la felicità della comunione di tutti gli esseri umani…Non ci sono due mondi, quello delle persone abili e quello degli “altri”. Esiste un solo mondo, quello di tutti gli uomini e di tutte le donne che formano la società. Non esiste una causa umanistica più grande di quella che vuole superare le differenze… Praticare il canto corale significa mettere in armonia le voci, gli spiriti e i cuori.» Trondheim (Norvegia) nel 2008; nel 2010 fu la volta di Budapest, Barcellona e Valencia; nel 2011 Örebro (Svezia), Novi Sad (Serbia) e Francia; nel 2012 si ripeterà a Novi Sad mentre per il 2013 l’evento è già programmato nelle Fiandre. È da sottolineare anche il fatto che gli eventi di Budapest, Barcellona e Örebro fanno parte del programma Uniting Youth in Song (Unire i giovani nel canto) realizzato in collaborazione con Feniarco, scic (associazione corale della Catalogna/Spagna), kota (associazione corale ungherese), il Festival Europa Cantat di Utrecht (2009) e Europa Cantat. Questo progetto è stato selezionato e finanziato nel Programma Cultura 2007-2013 dell’Unione Europea. Hearts in Harmony a Barcellona ha ricevuto il premio Musical Rights Award dell’International Music Council, un’importante riconoscimento per programmi e progetti che sostengono in modo esemplare i diritti musicali enunciati dal Consiglio stesso il quale afferma, fra l’altro, che «il Musical Rights Award di imc è un programma che mira a coinvolgere nel fare musica persone con handicap e disabilità diverse, fondandosi su due importanti principi: le persone con disabilità definita siano integrate con i musicisti e quant’altri facciano musica senza aver visto riconosciute possibili disabilità. E inoltre, i responsabili, come dirigenti e direttori di coro di gruppi integrati attraverso studi privilegiati, siano preparati a creare una unità naturale di tutti coloro che fanno musica.» A tutt’oggi Hearts in Harmony ha coinvolto portatori di handicap della vista (campo in cui hanno un merito speciale il Youth Committee di Europa Cantat, che nel 2009 promosse un workshop dal titolo “Cantare con un handicap”, e l’associazione corale ungherese kota), persone disabili nell’udito (in Norvegia e in Svezia, usando il linguaggio dei segni), disabili affetti dal Morbo di Alzheimer (in Spagna) e disabili affetti da Morbo di Parkinson (in Francia). Allo scopo di rendere più comprensibile in concreto di cosa si tratta, si ritiene di fornire alcuni dettagli sugli ultimi due eventi citati, peraltro rimasti memorabili. Il primo straordinario evento ebbe luogo a Valencia nel settembre 2010. Straripante per quantità e per emozioni il pubblico del Palau de la Musica di Valencia, composto da una variegata gamma della società locale, amici, parenti e simpatizzanti per la causa, ha vissuto l’esperienza dell’ascolto di un coro molto speciale, un coro composto da pazienti affetti da Morbo di Alzheimer. Alzheimer è una condizione neuro-degenerativa cronica e progressiva che provoca la perdita irreversibile delle capacità intellettuali quali la memoria, la comunicazione e l’abilità organizzativa. È in questa situazione che, grazie alle felicissime intuizioni e alla dedizione di alcune persone, la musica è diventata un alleato straordinario materializzatosi in un coro. La storia del coro era cominciata qualche mese prima al centro diurno di terapia per l’Alzheimer. L’esperto di terapia musicale lavorava da tempo adottando strategie diverse. Usando il ritmo, il canto ed esercizi di percussione aiutava i pazienti a socializzare fra loro e a migliorare – cosa ancor più importante – la loro salute fisica ed emozionale. Il successo della terapia fu presto evidente e superò ogni iniziale aspettativa: pazienti che 17 Abstract Coeurs en Choeurs began as special project (thanks to ‘A Coeur joie’) in France in 2006 in order to include people with disabilities in choirs. The first event was a magnificent concert at the Palais des Congrès de Paris performed by a choir of 300 singers – half with impairments and disabilities – accompanied by an orchestra. The European Music Council (emc) recognized the Paris concert as the Musical Event Of The Year and part of the Biennale Européenne. Since its inception, the project has snowballed and now two or three events take place every year in various countries under the supervision of the European Choral Association. The project aims to involve singers who are blind or sight-impaired, deaf or hearing-impaired an, those with Parkinson’s or Alzheimer’s disease. With Hearts-in-Harmony, Europa Cantat and the choral world are hoping to promote the wider inclusion of singers with impairments. Two Hearts-in-Harmony events were held in Spain and France recently, the former designed to include those suffering from Alzheimer’s disease and the latter for those with Parkinson’s disease. coeurs en L’insieme di tutte queste convinzioni è all’origine del progetto Coeurs en Choeurs (Hearts in Harmony) in cui cantori disabili e cantori abili si mettono insieme per operare in comunione esprimendosi con la musica e prevalentemente nella forma corale. Poiché il canto corale è per essenza eminentemente fusione e quindi portatore di virtù umanistiche, il progetto Coeurs en Choeurs è nato per raccogliere in un solo coro molte centinaia di cantori disabili e abili (in proporzioni paritarie o con prevalenza dei disabili), allo scopo concreto finale di costruire e presentare un grande concerto pubblico a Parigi. Il progetto quindi è nato in Francia nel 2006 e ha messo insieme la passione e le energie della federazione internazionale dei cori A Coeur Joie, della federazione corale europea Europa Cantat, dei cori della federazione Handivox, di Turbulences – associazione che si occupa delle persone autistiche – del coro Quinze-vingt e di molti altri cori. Grazie al sostegno della Fondation de la 2 e Chance (associazione che attraverso una rete di sponsors si dedica all’accompagnamento di persone che nonostante un percorso di vita a ostacoli – perdita di lavoro, disabilità, ecc. – lottano per realizzare i loro progetti professionali), grazie al contributo del Groupe Bolloré e di molte istituzioni che operano a favore delle persone disabili, il progetto Coeurs en Choeurs si è concretizzato per la prima volta il 6 maggio 2006 nel Palazzo dei Congressi a Parigi quando i cuor di 300 cantori – di cui 150 disabili – hanno vibrato all’unisono grazie alla loro passione per il canto. I coristi furono diretti da Thierry Thiébaut, direttore generale di A Coeur Joie, e accompagnati dall’Orchestra delle Università di Parigi diretta da Pierre Calmelet. Presentato allo European Music Council, il concerto di Parigi fu dichiarato “Evento Musicale Europeo dell’Anno” e diventò un evento europeo a programmazione biennale. In realtà il progetto in tre o quattro anni si sviluppò molto più del previsto e dal 2010 in poi non solo è diventato un evento annuale, ma addirittura si presenta con più manifestazioni: dopo Parigi ci fu 18 praticamente non parlavano più, cominciarono a intervenire nei canti sempre più frequentemente, ed altri che a malapena stavano in piedi e potevano ancora camminare terminavano la loro sessione terapeutica musicale danzando. Incredibile, e non soltanto per noi che oggi conosciamo questi eventi, ma anche per chi ebbe il coraggio e la lungimiranza di introdurre sui propri assistiti questo genere di terapia. L’idea iniziale del coro era stata di uno studente di musicoterapia che incoraggiò i pazienti a cantare insieme agli altri, cominciando dal ricordo dei canti della loro giovinezza. Ben presto quella che era una delle tante attività del centro diurno degli alzheimeriani, divenne una attività specifica, precisa ed autonoma. Per farla breve, dopo soli tre mesi di prove di coro i cantori erano capaci non soltanto di eseguire i canti che ricordavano dalla loro fanciullezza, ma riuscivano anche ad apprendere brani nuovi, completamente sconosciuti e in lingue diverse. Il tempo per la condivisione delle proprie abilità e conoscenze con un pubblico era ormai maturo e il passo fu immediato. Fu organizzato un concerto presso una struttura turistica primaria di Valencia. Per i membri del coro era l’opportunità di condividere la propria esperienza con amici e familiari, per questi speciali protagonisti era un’operazione estremamente gratificante e concretamente utile. Per gli operatori assistenti dei malati, i benefici furono chiari e inequivocabili. Prima del grande concerto vi furono dei concerti/prova generale. Durante tutte le esecuzioni il coro era attivo, di buon umore, partecipativo e mostrava chiaramente che le competenze chiave di tutti i cantori, come quelle collegate alla memoria, al linguaggio e all’attenzione, erano pienamente applicate. Il grande concerto al Palau de la Musica fu un successo strepitoso; il coro ricevette una standing ovation da un pubblico formato da oltre 1500 persone. Era, il concerto, la materializzazione di un progetto pionieristico che avrebbe fatto storia nel campo della musico-terapia applicata ai malati di Alzheimer. Il secondo grande evento che si vuole presentare in qualche dettaglio è anche il più recente. Nasce in Francia all’inizio del 2011, dall’incontro fra Coeurs en Choeurs (il progetto nato proprio in quel paese soltanto cinque anni prima) e l’Associazione Francese Parkinsoniani. Un cuore che batte (Un Coeur qui bat) è il nome del coroevento di cui si vuole parlare. Fin dall’inizio è sostenuto dal già citato Pierre Calmelet, direttore di coro e d’orchestra e professore al Conservatorio di Boulogne (vicino a Parigi). In perfetto accordo coi principi di Coeurs en Choeurs questo coro è aperto sia a cantori abili e in salute, sia a cantori che soffrono di Morbo di Parkinson. La motivazione si trova nel fatto che i malati di Parkinson vivono diverse forme di handicap quali la lentezza di movimenti (Akinesia), tremore o aritmia, problemi di linguaggio… tutti problemi che – oggi lo sappiamo per certo – il canto può aiutare a mitigare o correggere. Inoltre il senso di depressione sperimentato da questi ammalati può essere alleviato e represso attraverso attività svolte collettivamente e il canto corale è praticato – appunto – con compagni, coniugi, amici… Questo aumenta grandemente la fiducia degli ammalati. L’atto di cantare (come del resto la cultura in generale) dona piacere e gioia di vivere specialmente nei casi in cui la salute è debole o mancante. Attraverso il canto, dalla fragilità individuale emerge la bellezza collettiva. «In Coeurs en Choeurs – dice il suo responsabile – noi non cerchiamo di sviluppare la compassione, ma di portare ogni cantore un po’ oltre, sempre attraverso la domanda di qualità artistica…» Gli scopi del coro Un Coeur qui bat non sono principalmente Attraverso il canto, dalla fragilità individuale emerge la bellezza collettiva. terapeutici; si canta prima per piacere e per condividere gioia e poi si canta per contribuire alla crescita del benessere dei pazienti. Certo, coloro che si prendono cura degli ammalati hanno anche mire terapeutiche. Direttori di coro e operatori sanitari usano risorse similari. Hanno un’unica attenzione: i pazienti non sono “casi” ma individui unici. È indiscutibile: praticare il canto corale è mettere in armonia lo spirito, le voci, i cuori. Ma questa è la finalità di Coeurs en Chœurs (Hearts in Harmony): nella musica coristi-disabili e coristi-in-buona-salute, di solito in pari numero ma spesso con più disabili che persone in salute, si associano per operare insieme ed esprimere comunione. note in libertà Intervista al maestro javier busto a cura di Manolo Da Rold direttore della corale zumellese Unfettered Notes Ho avuto la fortuna di avere tra gli ospiti d’onore al quarantennale di fondazione Interview with composer della Corale Zumellese di Javier Busto Mel il celebre direttore e compositore spagnolo Javier Busto. coro degli studenti baschi Ederki presso Il maestro Busto ha tenuto, durante la sua l’Università di Valladolid; gruppo che condussi dal permanenza italiana, un interessante stage alla 1970 al 1976. Proprio a Valladolid conobbi Erwin guida della Corale Zumellese e del coro voci List, il quale dimostrò subito una certa fiducia nei bianche Roberto Goitre di Mel; all’incontro hanno miei confronti incoraggiandomi vivamente a partecipato numerosissimi direttori e compositori intraprendere gli studi di direzione. Grazie ai provenienti da tutto il triveneto. consigli del maestro studiai dapprima direzione a Durante la seconda parte del concerto di gala Valladolid e successivamente in Catalogna a tenutosi a Mel, la Corale Zumellese è stata diretta Lleida. Devo la mia fortuna proprio al maestro dai maestri Piero Caraba e Javier Busto; sono Erwin che mi ha sempre sostenuto e ha creduto in state cantate alcune partiture in prima esecuzione me fin dagli esordi della mia carriera. assoluta, partiture che rientrano tra le ventuno opere contenute in un volume, presentato durante Quali sono state le esperienze più significative la serata, dal titolo emblematico: nella sua carriera di direttore di coro? Contemporaneamente. Il brano che il maestro Come già accennato la mia carriera iniziò a Busto ha dedicato alla Corale Zumellese si intitola Valladolid con il coro Ederki, e lì imparai Canticum Isaie. veramente cosa fosse un coro! Antecedentemente il mio legame con la musica corale era limitato al Maestro Busto, quando è iniziata la sua carriera di semplice ruolo di corista nel coro del collegio e direttore di coro e che importanza ha avuto nella della chiesa. La grande svolta avvenne quando sua formazione l’incontro con il maestro Erwin Lizt? iniziai a condurre nel 1978, e ininterrottamente La mia carriera di direttore iniziò al tempo fino al 1994, il coro Eskifaia a Hondarribia con cui dell’università quando mi fu chiesto di dirigere il Javier Veduta di Valladolid (Paesi Baschi) compositorE 20 Javier Busto_______ Ha studiato direzione corale con il maestro Erwin List. Parallelamente agli studi musicali si è laureato in Medicina all’Università di Valladolid. È stato direttore del coro Ederki di Valladolid (1971-1976) con cui ha vinto il terzo premio a Tolosa (1975). Nel 1978 ha fondato il coro Eskifaia di Hondarribia che ha diretto fino al 1994 vincendo con esso primi premi ai più importanti concorsi corali internazionali come: Tolosa, Avilés, Tours, Gorizia, Spittal an der Dräu, Mainhausen e Marktoberdorf. Ha fondato nel 1995 il Kanta Cantemus Korua di Gipuzkoa con il quale ha ottenuto il primo premio ai concorsi internazionali di Tours nel 1997 e di Tolosa nel 1999. Le sue composizioni eseguite in tutto il mondo dai più importanti cori polifonici, sono state premiate a Bilbao, Tolosa e Igualada e pubblicate in Svezia (Gehrmans Musikförlag), USA (Walton, Alliance Music P. and Santa Bárbara), Germania (Ferrimontana) e Spagna (Bustovega). Docente di direzione corale in Spagna, Francia, Svezia, Venezuela, prende parte regolarmente alle giurie dei più importanti concorsi corali quali Arezzo, Debrecen, Las Palmas de Gran Canaria, Tours, Takarazuka (Giappone), Tolosa, ed è membro del comitato tecnico del concorso di Tolosa e del Festival di Legnano. È stato direttore ospite in numerose occasioni quali: il IV World Symposium on Choral Music nel 1996 a Sydney (Australia), e a Kobe / Osaka / Tokyo (1998), ospite d’onore a Tokyo Cantat nel 2000 e nel 2002 all’Americafest International Women’s Singing Festival, Seattle (2001), al festival Europa Cantat a Barcellona (2003), e ha diretto illustri cori in Giappone, Svezia, Canada, Spagna, Argentina e in Italia (Corale Renato Portelli di Mariano del Friuli, Corale Zumellese di Mel). ottenni grandi successi sia ai concorsi nazionali e internazionali, sia ai più rinomati festival corali in diversi paesi europei. La direzione del coro Eskifaia fu veramente impegnativa da tutti i punti di vista: tre prove settimanali, produzioni sinfonico corali (Requiem di Fauré, War Requiem di Britten, Aleksandr Nevskij di Prokofiev, Carmina Burana di Orff, Gloria di Vivaldi, il Magnificat di Schütz, l’8ª Sinfonia di Mahler, ecc.). Tra i concorsi vinti alla guida del coro Eskifaia ricordo con particolare emozione i primi premi assoluti al Concorso di Gorizia, a Tours, a Tolosa, a Mainhausen, a Marktoberdorf, e molti altri. Nel 1995 fondai il Kanta Cantemus Korua, coro a organico femminile con coriste molto preparate sia musicalmente che vocalmente. Alla guida di questo coro mi esibii in tutta Europa e negli Stati Uniti, di cui ricordo particolarmente il festival di Seattle per cori femminili America Fest. Nel 2007 conclusi la splendida avventura con il kck dopo le vittorie ai concorsi internazionali di Tolosa e di Tours e con un repertorio di oltre 250 partiture corali; sono stati dodici anni meravigliosi! Contemporaneamente ho avuto le piacevoli esperienze in giro per il mondo come docente a numerosi laboratori di canto corale in Francia, Italia, Giappone, Australia, Canada, Svezia, Germania, Venezuela, ecc. Nel giugno 2012 andrò a Taiwan per lavorare con il Taipei Male Choir e alti cori appartenenti a questa organizzazione. Lei è un compositore conosciuto in tutto il mondo, quando e con quali modalità si è delineato nel tempo il “fenomeno” Javier Busto? Senza dubbio la composizione che mi ha reso famoso è stata l’Ave Maria per coro misto; si tratta di una partitura carica di emozione che riflette sul fatto religioso. Fu inserita come brano d’obbligo al concorso di Tolosa (e per tale motivo sarò sempre grato ai commissari che scelsero la mia composizione). Nonostante la mia produzione sacra sia molto eseguita a livello internazionale, ho notevoli riscontri anche nella musica di ispirazione popolare, partiture come Ametsetan, Zai Itxoiten e Sagastipean si cantano in moltissimi paesi e ciò che mi inorgoglisce è il fatto che siano scritte in lingua basca. Cosa si prova a sapere che migliaia di cori di tutto il mondo eseguono le sue composizioni? Sinceramente non avrei mai immaginato che la mia musica potesse ottenere un così grande successo nel mondo corale. Per me è motivo di orgoglio, di emozione e di immensa soddisfazione essere consapevole che molte persone abbiano deciso di considerare la mia musica interessante e degna di essere eseguita dal proprio coro. Confidenzialmente mi ha detto che alcuni compositori sono troppo vincolati dai dettami accademici tendendo così a dare la precedenza al ragionamento piuttosto che al cuore; cosa intende con questa affermazione e qual è secondo lei l’obiettivo primario che deve porsi un compositore nel momento in cui inizia a scrivere una nuova opera? Questa domanda ha una risposta piuttosto chiara e ferma. Io di professione faccio il medico, non ho mai approfondito accademicamente lo studio dell’armonia, del contrappunto e della composizione: in questo campo specifico mi considero un autodidatta e tutti gli amici compositori professionisti ribadiscono spesso il concetto che, sicuramente, se avessi studiato composizione, non avrei mai potuto esprimere le mie idee musicali con la stessa libertà con cui le esprimo attualmente. Se oltre allo studio della direzione avessi studiato anche composizione forse mi sarei dedicato alla musica strumentale, avrei scritto sinfonie o composizioni pianistiche, chissà… mi rimarrà per sempre il dubbio! 21 La sua Ave Maria è divenuta celebre e con essa altre numerose partiture di carattere sacro. Recentemente la Corale Zumellese ha eseguito in prima assoluta e sotto la sua direzione un interessantissimo mottetto dal titolo Canticum Isaie il cui testo è tratto dall’Antico Testamento; qual è il suo rapporto con i testi sacri e con la musica sacra in generale? Il mio rapporto con la musica sacra fonda le sue origini nella mia infanzia, periodo in cui cantavo nel coro voci bianche del collegio e nel coro liturgico della parrocchia, inoltre prestavo servizio come chierichetto durante le celebrazioni liturgiche. Tutto questo mi ha permesso di imparare molti testi liturgici che ormai fanno parte della mia formazione e della mia cultura personale. Nonostante il mio rapporto con il clero cattolico non sia stato sempre idilliaco, anzi spesso ho dovuto subire da parte di alcuni sacerdoti delle vere e proprie cattiverie, ho sempre cercato di distinguere tra chiesa degli uomini e chiesa di Dio, inserendo nella mia musica tutta la spiritualità di cui molti prelati erano privi. Per me la Bibbia è un libro meraviglioso, ricco di verità legate anche alla quotidianità ed è proprio per questo motivo che mi Avessi studiato composizione, non avrei potuto esprimere le mie idee musicali con la stessa libertà. interessano tanto la Sacra Scrittura e le tematiche religiose in generale. Canto di tradizione orale e canto di ispirazione popolare: come affronta le due tematiche nella sua produzione? Ho lavorato molto durante il corso della mia vita sul canto di tradizione orale, conosco molti melos popolari e questo mi ha aiutato ad approfondire nel dettaglio il mio folklore e le sue caratteristiche, con una lingua come la basca (Euskera) complessa, ma bellissima dal punto di vista fonetico. Abstract In this interview recorded during a course taught by Javier Busto in Italy last November, the Basque composer and conductor talks about his training and career, commencing with his youthful experience conducting the Valladolid university chorus and his encounter with Erwin List, and extending to his current projects, on which he is working in the Far East. When revealing the roots of his inspiration, Javier Busto highlights the role played by the Scriptures and the folk traditions of his native land, which he nevertheless develops with the utmost creative freedom. On the subject of freedom, he stresses that practising medicine as his prime profession frees him from all constraints. In conclusion, Javier Busto casts an eye over the Italian choral scene and wishes Torino 2012 every success. compositorE 22 Generalmente mi piace scrivere musica con libertà senza la pressione psicologica di una commissione, però se il tema da affrontare mi sembra interessante e la scadenza della consegna è a lungo termine, questa non mi pesa. La mia attività prevalente è quella di medico rispetto a quella di musicista e ciò mi permette di lavorare come compositore senza l’assillo di dover vivere con la composizione e mi dà una grande libertà di scelta e di movimento nel mondo musicale. Partendo dalla musica popolare arcaica sono riuscito a scrivere opere a essa ispirate che ormai la gente identifica come “musica basca popolare” ma che sono mie composizioni in cui sono riuscito a esprimere con genuinità tutte le caratteristiche della musica della mia terra. Quanto è importante il suo rapporto con il territorio dei paesi baschi e con la lingua basca? È fondamentale sia nella mia vita professionale che nella mia attività musicale: il fatto è che la fonetica basca è profondamente musicale. Il mio impegno di compositore di musica contemporanea che scrive in lingua basca ha uno scopo ben preciso nell’intento che in un futuro prossimo il popolo basco abbia non soltanto melodie arcaiche legate alla tradizione, ma anche un ricco repertorio di musica scritta da compositori attuali. Quando una sua composizione entra a far parte del repertorio di un coro la considera ancora “sua” preferendo che gli esecutori rispondano precisamente alla sua idea interpretativa o l’opera diventa proprietà di chi la canta con una piena libertà di interpretazione? Mi piace ascoltare differenti interpretazioni dei miei lavori, sempre che non si allontanino troppo dalle mie idee e soprattutto dalle mie indicazioni metronomiche. Se il tempo indicato è semiminima a 60, non mi piace che si trasformi in semiminima a 80, tuttavia che il direttore imprima un determinato carattere, una dinamica differente, ecc. mi piace molto. Lascio sempre libertà d’interpretazione, però con assoluto rispetto di quanto scritto in partitura. Lei è membro del comitato tecnico del Concorso Corale Internazionale di Tolosa dove quest’anno si è svolto il Gran Premio Europeo di canto corale: mi può fare un’analisi dello Lavorare senza l’assillo di dover vivere con la composizione mi dà grande libertà di scelta. Molta della sua produzione è rivolta ai cori giovanili e ai cori di voci bianche, e spesso per queste composizioni utilizza testi in lingua basca; cosa mi può dire a riguardo? Ho scritto molto per cori di voci bianche: mi ricollego alla domanda precedente specificando proprio il fatto che far apprendere la lingua basca alle giovani generazioni è fondamentale per la salvaguardia del nostro idioma che tra l’altro i bambini imparano con estrema facilità, perché lo percepiscono come semplice e vicino alla loro sensibilità. Ovviamente ho scritto anche molta musica in latino per i cori di bimbi, ma vi assicuro che le partiture in basco hanno maggior successo tra i piccoli coristi. stato di salute della coralità europea e mondiale? Credo che in questi anni si sia sviluppato in tutto il mondo un grande fermento intorno alla musica corale, in Europa è evidente il fenomeno. Quello però che mi preme analizzare è quanto sta accadendo in questi ultimissimi anni in Asia. Proprio nei territori asiatici sta progredendo in maniera esponenziale l’interesse nei confronti del mondo corale, coralmente parlando l’Asia è un vero e proprio vulcano in piena eruzione. Tornando alla vecchia Europa, considero di particolare interesse la musica corale di provenienza scandinava, e soprattutto l’interessante e fortunato connubio che in questi paesi si è effettuato tra grandi compositori e cori tecnicamente di altissimo livello. Preferisce scrivere musica liberamente o la commissione di un’opera da parte di un direttore o di un coro la spinge a lavorare con maggior entusiasmo? Che rapporto ha con la coralità italiana e cosa ne pensa dei cori e dei compositori italiani? Ammetto con sincerità di non conoscere approfonditamente la realtà corale italiana, conosco però alcuni casi di ottimi direttori alla guida di altrettanto ottimi gruppi corali… È un po’ come capita ovunque, anche qui in Spagna e in tutto il resto del mondo, ossia non esistono buoni o cattivi cori, ma solamente buoni o cattivi direttori! I coristi non hanno alcuna colpa! Ho sentito cori diretti bene da Lorenzo Donati, Mauro Marchetti, Manolo Da Rold; loro hanno cori interessanti perché sono loro a essere interessanti! Ribadisco però che la mia conoscenza della coralità italiana è piuttosto limitata e siccome questa è la rivista corale nazionale italiana chiedo scusa per questo mio limite. Quali consigli darebbe a un giovane direttore di coro alle prime armi? L’unico consiglio che darei a un giovane direttore all’inizio della sua carriera è che il canto corale diventi per lui una vera e propria droga (nel senso buono del termine ovviamente) da cui quotidianamente possa trarre beneficio. Dedicarsi con anima e corpo alla coralità investendo tutta l’energia possibile per conseguire risultati artistici elevati e interessanti. Quali consigli darebbe invece a un giovane compositore che per la prima volta dedica la propria attenzione al mondo corale? Gli consiglierei di non trattare il coro come fosse un’orchestra, gli consiglierei inoltre di conoscere a fondo le caratteristiche timbriche, le tessiture, i colori delle singole voci corali. Le caratteristiche della voce umana sono molto diverse da 23 quelle di un violino, di una viola o di un violoncello, forse tecnicamente più limitate, ma sicuramente timbricamente più ricche e “calde” sempre se ben lavorate compositivamente parlando. Quest’anno il festival Europa Cantat ha sede in Italia nella bellissima città di Torino, qual è il suo augurio per la manifestazione? Penso sarà un grande successo, come tutti i festival Europa Cantat. Torino inoltre è veramente una città straordinaria. Io ho partecipato insieme a Vytautas Mis̆kinis alla manifestazione di Barcellona e fu una meravigliosa esperienza, in cui è stato fatto un ottimo lavoro, con tanta buona musica in un clima di collaborazione e grande amicizia. Io credo che l’aspetto più importante di questo tipo di manifestazioni sia legato all’enorme quantità di gente che ha l’opportunità di conoscersi, cooperare e sentire musica corale di livello alto. Sicuramente, nonostante la crisi economica globale, quello di Torino sarà un festival stupendo! Un augurio particolare lo rivolgo a Feniarco e a Sante Fornasier che ho avuto il piacere di incontrare proprio a qui a Mel in occasione del quarantennale di fondazione della Corale Zumellese. Un fuerte abrazo. Javier Busto Traduzione a cura di: Almudena Marazuela Catalogo delle opere di Javier Busto A tu lado, satb, 2003, BustoVega (pdf) A tu lado, ssaa, 2003, BustoVega (pdf) A tu lado, ttbb, 2003, BustoVega (pdf) Agnus Dei, satb div., Santa Barbara Music Publishing Agur Jaunak, saa e satb, Carus Verlag Agur Maria, sa div., 2000, BustoVega (pdf) Alleluia, ssaa, Gehrmans Musikförlag Alma Redemptoris Mater, ssaa e satb div., Gehrmans Musikförlag Altxa Pello Artzaia, satb, Gehrmans Musikförlag Ametsetan, satb div., 2000, BustoVega (pdf) Ametsetan (Zati bat), satb div., 2000 rev. 2003, BustoVega Amodioa, satb, 1995, BustoVega Amodioa, ssaa, 1995, BustoVega Ave Maria, satb divisi, Gehrmans Musikförlag Ave Maria gratia plena, ssaa, 1983, BustoVega Ave Maris Stella, satb-s solo, Gehrmans Musikförlag Ave Verum, satb divisi, Gehrmans Musikförlag Axuri beltza, ssaa, 1991, 2004, BustoVega (pdf) Axuri beltza, ttbb, 1991, 2004, BustoVega (pdf) Axuri beltza (Folk. Arr), satb, 1991, BustoVega Basque Magnificat, satb div., 2001, BustoVega Beati omnes qui timent Dominum, satb, Editions À Coeur Joie Bidasoa, satb div., 1986, BustoVega (pdf) Bustapi, ssaa, Walton Music Cansado de tanto amor, sa, 2004, BustoVega (pdf) Cansado de tanto amor, tb, 2004, BustoVega (pdf) Cantate Domino, satb, Carus Verlag Cantiga nº 100, saa/tbb, 1995, BustoVega (pdf) Canto a la Virgen, satb, Editions À Coeur Joie Cantus Marianus, ssaa, 2003, BustoVega (pdf) Comedetis Carnes, satb divisi, Edition Ferrimontana Con nostalgia… Ejea, satb, 1994, BustoVega (pdf) Cuatro cantos penitenciales, ttbb, 1999, BustoVega Da pacem Domine, satb, Carus Verlag Deux chansons pour choeur, satb, 2008, BustoVega Ego sum Pastor Bonus, satb, Carus Verlag compositorE 24 25 la gioia dei cristiani HODIE CHRISTUS NATUS EST di Javier Busto segue Catalogo delle opere di Javier Busto Ejea, la de los Caballeros, satb, 2009, BustoVega Euskal jokoak, satb div., 2006 rev. 2010, BustoVega Exsultate Deo, satb, 1991, BustoVega For us, ssaa, 1996, BustoVega (pdf) For Us, satb divisi, Editions À Coeur Joie Francisco Pino “Poemas”, satb, 2003, 2004, BustoVega Gabon Izar Eder, sa, Gehrmans Musikförlag Gabona, berri ona!, sa, acordeón, 1999, BustoVega (pdf) Gauaren zergatiaren bila, saa, 1987, 1988, BustoVega Gerezi – Lux Aeterna, satb divisi, Pana musica Gizon on bat…, saa, 2007, BustoVega GLORIA (Missa Brevis Pro Pace), satb divisi, Alliance Music Publishers Gure Amaren Seaskabestiya, satb, Editions À Coeur Joie Gut’n Abend Euch Allen Hier Beisamm, sa divisi (arm.), Carus Verlag Herrens Nǻd Tar Inte Slut, satb, Gehrmans Musikförlag Himno A La Virgen, satb, Carus Verlag Hiru Eguberri kanta, saa, 1982, 1985, BustoVega Hodie Christus natus est, satb div., 2003, BustoVega Itsasoa laño dago (arr.), satb, 2007, BustoVega (pdf) Jesu Redemptor Omnium, satb divisi, Editions À Coeur Joie Jetzt Gang I Ans Brünnele, sa divisi (arm.), Carus Verlag Joseph fili David, satb, 1992, BustoVega Jubilate Deo, satb divisi, Edition Ferrimontana Kaia barrenean (Arm.), ssa, 2000, BustoVega Kom Till Mig, satb, Gehrmans Musikförlag Kuttun Kantak, satb-t solo, Oxford University Press Kyrie (Missa brevis pro pace), satb div., 1987, BustoVega (pdf) La Gran Fira, satb, CM-Ediciones Musicales La noche en la isla, ssaa, 1992 rev. 1998, BustoVega La noche en la isla, ttbb div., 1992, BustoVega (pdf) Laetabundus, satb, Editions À Coeur Joie Lafa-lafa, ssaa, 1988, BustoVega Laudate Dominum, saa, Gehrmans Musikförlag Laudate Dominum, satb divisi, Edition Ferrimontana Laudate Pueri, satb divisi, Gehrmans Musikförlag Lili eder bat, ssaa, 2001, BustoVega (pdf) Lili eder bat (Arm.), satb, 2001, BustoVega Lux Fulgebit, satb divisi, Gehrmans Musikförlag Magnificat, saa, Gehrmans Musikförlag Maiteak galdegin zautan, satb, 2006, BustoVega (pdf) Maria Maialen, satb, Editions À Coeur Joie Maritxu nora zoaz (Arm.), ssa, 2000, BustoVega Maritxu nora zoaz (Arm.), satb, 2000, BustoVega Mila begi, saa, 2001, BustoVega (pdf) Mila begi, libro 35 canciones, voci pari, 1985, 2006, BustoVega Misa San Francisco Javier, satb div., 2006, BustoVega Missa Augusta, ssaa, 2001, BustoVega Missa pro defunctis, satb, Ss. Bs. Clarin, 1996, 1997, BustoVega No lloréis mis ojos (Arm.), sa div., satb, 1987, 1995, BustoVega Noeyt De Salut, satb, Editions À Coeur Joie Notre Père, satb, Editions À Coeur Joie O Eguberri Gaua, satb, Editions À Coeur Joie O magnum mysterium, satb, 1998, BustoVega O quam suavis est, satb div., 2009, BustoVega O Sacrum Convivium, satb divisi, Gehrmans Musikförlag O salutaris Hostia, satb div., 2008, BustoVega O Vos Omnes, satb divisi, Gehrmans Musikförlag Oi Bethleem!, saa, Oxfrord University Press Pater Noster, satb divisi, Gehrmans Musikförlag Poema del polvo y la vereda, satb, 2008, BustoVega (pdf) Popule Meus, saa, Gehrmans Musikförlag Porrusalda, satb, 2004, BustoVega (pdf) Praise the Lord, satb, 1999, BustoVega Psalmus 100, satb, Carus Verlag Puer natus est nobis, satb, 1999, BustoVega Responsorio de Navidad, ssa, 1985 rev. 1997, BustoVega Responsorio De Semana Santa, satb, Editions À Coeur Joie S’ha feito de nuey (arr.), satb div., 2002, BustoVega (pdf) Sagastipean, satb, 1990, BustoVega Salve Regna, ssaa, Gehrmans Musikförlag Shorter’s Gloria, satb, 1999, BustoVega Soinuen itsasoa, satb div., 2001, BustoVega (pdf) Stabat mater, satb, 1998, BustoVega Te Lucis Ante Terminum, satb, Editions À Coeur Joie The Lord Is My Shepherd, satb divisi e ssaa, Gehrmans Musikförlag Tres nanas cántabras (arr.), satb, 2008, BustoVega (pdf) Tú venías, ttbb, 1995, BustoVega (pdf) Txantxangorria, satb, 2001, BustoVega (pdf) Verbum Caro Factum Est, satb divisi, Editions À Coeur Joie Virgo Dei Genitrix (Hymnus), ssaa, 2003, BustoVega (pdf) Zai itxoiten, saa, 1987, BustoVega Zutaz, satb, 1998, BustoVega Zutaz, ssaa, 1998, BustoVega www.bustovega.com a cura di Giorgio Susana compositore e direttore Hodie Christus natus est è l’antifona al Magnificat dei Secondi vespri nel giorno di Natale. Moltissimi sono i compositori che hanno musicato questo testo (da Byrd a Palestrina, da Gabrieli a Monteverdi fino ai moltissimi contemporanei) o che si sono serviti dell’originale antifona gregoriana elaborandola, inserendola in originali composizioni o semplicemente mantenendola intatta come fa Benjamin Britten nella sua celebre A ceremony of carol. Potremmo dividere il testo in quattro idee basilari ciascuna preceduta dalla parola Hodie che sembra voglia sottolineare l’importanza e l’unicità del giorno di Natale. Hodie Christus natus est. Hodie Salvator apparuit. Hodie in terra canunt Angeli, laetantur Archangeli. Hodie exultant justi dicentes: Gloria in excelsis Deo, Alleluia. Cristo è nato. In questa prima sezione il compositore affida all’armonia il ruolo principale. L’annuncio degli angeli nella notte santa è ripetuto per ben tre volte. Il numero tre è assai ricorrente nelle sacre scritture e nell’arte sacra (nel Cristianesimo tre sono le virtù cardinali su cui si fonda la perfezione della vita umana: fede, speranza e carità; tre sono i soggetti che costituiscono la SS. Trinità; tre i giorni in cui Cristo rimane nel sepolcro, ecc…). Nelle prime due ripetizioni le armonie tendono alla dominante di mi producendo una cadenza sospesa arricchita di tutte le dissonanze naturali proprie della dominante, mentre la terza volta il giro armonico risolve sull’accordo di tonica con l’aggiunta della settima di quarta specie e della nona. Anche nella disposizione delle entrate si potrebbe alludere a un messaggio simbolico: le voci entrano dall’alto al basso ( s-a-t-b), rispettando la successione melodica del tetracordo discendente mi - re# - do# - si, quasi a voler simboleggiare Dio che si fa carne scendendo dai cieli in terra… Oggi Cristo è nato. Oggi è apparso il Salvatore. Oggi sulla terra cantano gli Angeli, si rallegrano gli Arcangeli. Oggi i giusti esultano dicendo: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli”: Alleluia. La versione musicale, che ne fa il compositore spagnolo Javier Busto, mantiene fede alla divisione del testo in più parti con particolare attenzione al rapporto musicale con ogni singola parola. A tal proposito utilizza, mediante la tecnica compositiva, effetti, artifici madrigalistici, ricorrendo addirittura al prestito di spunti melodici e ritmici propri della tradizione popolare e sacra… L’effetto finale è un componimento di sicuro impatto emotivo. Musicalmente il brano può essere diviso in otto parti (esattamente il doppio rispetto al testo), contrastanti per andamento e carattere: – prima parte, ricerca dell’effetto armonico; – seconda parte, ampi salti melodici; – terza parte, omoritmica e cantabilità; – quarta parte, omofonica (piccola parte di transizione); – quinta parte, a cori battenti su un ritmo di danza affidato alle percussioni; – sesta parte, omoritmica in tempo composto; – settima parte, come la quinta a cori battenti; – ottava parte (alleluia), sul ritmo di Zortziko (danza popolare spagnola). Seguono alcune battute di finale. La prima parte corrisponde al primo versetto del testo: Oggi Abstract Hodie Christus natus est is one of the texts most frequently set to music, and Javier Busto, too, has given us his own version. The article examines the composition in each of the eight segments into which it is divided, highlighting each section’s contrasting nature, the use of rhetorical figures typical of the madrigal, the citing of techniques dear to the hearts of the Renaissance schools (two or more choirs, modal forms etc.), and the inclusion of elements deriving from the Basque folk tradition. compositorE 26 Nelle tre frasi le voci entrano ad intervalli regolari ma, mentre nella prima rispettano la pulsazione di semiminima, nella seconda e nella terza entrano in modo più “stretto” (a distanza di mezza pulsazione). soprani. La consapevolezza che il Messia è nato si rafforza sempre di più nel corso del brano fino all’Alleluja finale. Busto, come si vedrà in seguito, tradurrà tale gioia con un aumento della velocità ritmica e con un continuo crescendo sonoro fino al fortissimo finale. In questa seconda parte la melodia procede, in crome e terzine, per intervalli di quinta ascendente sulle note sol#-re#. Il compositore imposta una sorta di piccola progressione il cui modello iniziale di tre misure viene ripetuto una sola volta. In realtà l’ascoltatore tende a credere che si tratti di una progressione: a un’analisi più attenta si evince però che nella seconda ripetizione i salti melodici non sono più di quinta bensì di sesta maggiore. Le altre voci, che accompagnano questo momento, ripropongono il gioco contrappuntistico della prima parte con entrate ravvicinate dall’alto al basso. Per non togliere l’interesse alla melodia dei soprani, il compositore sceglie di “spezzare”, con alcune pause, la parola Chri-stus, alleggerendo l’accompagnamento mediante le pause e realizzando nel contempo un movimento ritmico interessante. Per sopperire alla mancanza della quarta voce (i soprani, impegnati nella melodia) divide a due la parte dei bassi. coda aggiuntiva che contiene il re naturale (la settima della dominante di la), necessaria ai cantori per modulare alla nuova tonalità di la maggiore. A questo punto il brano acquisisce maggiore slancio e sonorità, infatti sono le voci virili a ripetere, con gioia ed entusiasmo, la buona novella: “oggi i giusti esultano dicendo: Gloria a Dio nel più alto dei cieli”. Nel rispetto della tradizione del canto monodico cristiano, l’autore affida ai soli tenori la prima frase (lo si potrebbe considerare una sorta di intonazione al Gloria da parte del celebrante) mentre le altre voci rispondono all’unisono Gloria in excelsis Deo. È esplicito, in questa risposta, il riferimento al Gloria gregoriano della Messa VIII in Festis Duplicibus, conosciuta più popolarmente come Messa De Angelis, anche se Busto, per non farla apparire come una esplicita citazione, ne modifica le ultime quattro note conducendo la linea melodica al si (suono facente parte della triade di dominante di la e dunque un’altra cadenza sospesa). Conclude questa prima parte la ripetizione delle parole Christus natus est con armonie più calme a valori larghi. La cadenza finale è impostata sul sesto grado con l’aggiunta della settima di seconda specie, della nona e dell’undicesima. Interessante notare come in quest’accordo conclusivo manchi la terza esattamente come nella cadenza sospesa della prima e della seconda frase, e come anche l’armonia, ricorrendo ancora a un messaggio figurativo, “scenda” verso il basso. Tutta questa prima parte esige una sonorità tenue e in diminuendo (dal mp al ppp) poiché sono gli angeli, essere spirituali servitori di Dio, i primi a portare agli uomini il lieto annuncio… Nella seconda parte si assiste a uno slancio melodico dei La seconda parte si chiude con un piccolo pedale sulla nota mi (affidato ai soprani) che prepara l’ennesima cadenza sospesa (alla dominante vengono aggiunte ancora una volta le dissonanze di settima, nona e undicesima). Segue un periodo regolare di 16 misure, omoritmico, formato da quattro frasi regolari ( a-aı-b-aı) e molto cantabile (l’autore indica Nostalgico - espressivo) in cui la melodia della voce acuta, rispetto alla sezione precedente, procede per intervalli melodici di seconda e terza minore ristabilendo quindi una sorta di tranquillità emotiva. Il giro armonico delle prime due frasi è assai semplice (i-iv-v-i) anche se Busto arricchisce gli accordi con lievi e gradevoli dissonanze di seconda armonica. La frase b (frase di transizione) è impostata, secondo i canoni classici, sul quarto grado con cadenza sulla tonica. Per chiudere segue la ripetizione della frase aı con una piccola Ormai l’entusiasmo del popolo credente è ufficiale e Busto, specificando Dantza - con jùbilo con una indicazione metronomica di 96 alla semiminima (la velocità iniziale era 52), dà vita a un vero e proprio ritmo di danza con tanto di strumenti a percussione. Egli esige tamburi africani o indiani suonati con battenti e stabilisce una semplice successione di crome, con accento sulla prima in tempo, 2/4. Dopo poche misure di percussioni sole, entrano le sole voci femminili (divise a 3-4 parti) che da questo punto in poi dialogheranno a mo’ di cori battenti o spezzati, con le voci maschili (a loro volta divise a 3-4 parti). Sul semplice ritmo di crome dei tamburi si innesta un ritmo più vario affidato alle voci: crome puntate, utilizzo del modo ritmico brevis - longa (valore corto seguito da valore lungo). L’armonia tonale di la maggiore viene sostituita dall’armonia di la misolidio (la scala di la maggiore con il sol naturale). Le voci femminili rispondono a quelle maschili imitandone il 27 senso ma modificandone il punto di arrivo delle armonie: la prima semifrase (antecedente) affidata alle voci maschili, infatti, si conclude sul primo grado del modo misolidio di la mentre quella affidata alle voci femminili si conclude sul secondo grado. Entrambe le semifrasi conseguenti, invece, si portano al quinto grado (anche se con conclusione con la quarta sospesa per i tenori e bassi). Per entrambi i gruppi, inoltre, c’è una analogia sulla conduzione delle parti: nella semifrase di proposta le voci procedono in forma di discanto mentre nella risposta procedono in forma di organum parallelo. Da segnalare la irregolarità delle due frasi formate infatti da 7 misure. Per ottenere la prima semifrase di 4 battute Busto ripete la parola Christus, mentre nella seconda semifrase omette la ripetizione. Seguono due frasi più lunghe (15 misure per le donne, 8 per gli uomini) più o meno simili alle precedenti. Nella frase finale dei tenori e bassi si riacquista il senso tonale di la maggiore, mediante il riutilizzo della sensibile (sol#). Questa sezione si conclude con una cadenza al secondo grado di la maggiore in primo rivolto… Segue un breve periodo di transizione dove il tempo di 6/8 composto favorisce, naturalmente, un aumento della velocità. Il materiale melodico e ritmico viene desunto dal precedente periodo: ad esempio l’insistenza dei bassi, divisi a due, sul piede ritmico giambo croma-semiminima, e la conduzione per quinte parallele. Si ritorna al modo misolidio di la. L’insistenza sull’armonia del primo grado, anche se arricchita con una doppia appoggiatura dei bassi sol n - re (quinte vuote) sul secondo tempo di ogni misura, l’utilizzo abbondante del moto parallelo, il ritmo ossessivo del tamburo e l’uso della modalità antica, ci riportano alle prime forme di polifonia. A rendere ancor più interessante questo breve periodo di transizione è il ritmo della percussione che, alternando figurazioni ritmiche in 6/8 ad altre in 3/4, contrasta con la ritmica del coro. Tale ritmo inoltre potrebbe essere associato, vista la provenienza spagnola di Busto e dell’amore per la sua terra, a un palo del Flamenco. Infatti ricorda molto il ritmo della danza popolare di Petenera la cui struttura, in 12 beat, prevede gli accenti forti sulla prima, quarta, settima, nona e undicesima suddivisione. 28 Dopo questo breve periodo di passaggio in tempo composto si ritorna a una sezione molto simile alla precedente con i due gruppi, femminile e maschile, in alternanza. Il tempo ridiviene binario, la percussione si riporta su un semplice ritmo di crome, si passa dal modo misolidio alla tonalità di la maggiore. L’accordo di settima di dominante di re maggiore, affidato a tutte le voci con divisione a due di ogni parte, ci conduce al gran finale: è il momento più gioioso di tutto il brano, è il popolo in festa che si unisce in un fragoroso Alleluia! Il compositore si serve di alcuni ingredienti per evidenziare questo giubilo: l’omoritmia, tipica delle forme polifoniche popolari, l’aumento della dinamica che raggiunge il forte, la ripetizione della parola Alleluia (per ben venti volte!), l’ascesa delle voci verso l’alto (nell’accordo conclusivo tutte le voci toccano l’apice del loro range vocale). Infine Busto personalizza e rende davvero unico il suo Hodie Christus natus est, con il ritmo di Zortziko. Tale ritmo è tipico di una danza spagnola nella regione Basca e prevede l’uso del tempo 5/8 con questa suddivisione: 1+2+2. È interessante però notare come Busto, come aveva fatto già nella sesta parte, affidi al coro un ritmo diverso rispetto alle percussioni realizzando il 5/8 con la suddivisione 3+2. Le frasi sono regolari di quattro misure ritornellate ed è evidente nelle prime sedici misure la tonalità di re maggiore. Busto però non cede alla tentazione di “pulire” in modo consonante le sue armonie mantenendosi fedele al suo stile che prevede l’aggiunta di piacevoli dissonanze agli accordi mediante l’uso di quarte o seconde armoniche. Solo alla fine di ogni frase gli accordi sono triadi perfette di re maggiore. 29 Nelle ultime otto misure si ritorna al modo misolidio impostato sul re (dal modo maggiore di re il do# diventa do naturale). Tutte le voci salgono toccando il punto più acuto del brano in un crescendo di sicuro impatto emotivo. Nell’accordo finale si condensa tutta la gioia dei credenti per la venuta del Salvatore e si scarica così tutta l’energia accumulata in questa meravigliosa interpretazione dell’Antifona natalizia che ne fa Javier Busto. prigionieri di un grande mistero Tra stile e cliché nelle opere di Morten Lauridsen di Lorenzo Donati Prisoners of a Great Mystery Chi frequenta il mondo della coralità conosce certamente il nome di Morten Lauridsen o, se non il suo nome, Morten Lauridsen between almeno una delle sue opere più eseguite, O style and cliché magnum mysterium. Questa composizione, e diffuso, dando così la possibilità al compositore non troppo difficile, ma che necessita comunque di divulgare, di riflesso, anche altre opere. Ciò per una buona esecuzione di un coro di ottimo vale anche per moltissimi altri autori, sia moderni livello, è tra i “best sellers” della musica corale che antichi. contemporanea. Studiata e diffusa da cori di Infatti il grande pubblico si avvicina ad alcuni tutto il mondo, amata per la gradevole linea nomi grazie a un’opera in particolare, l’opera melodica che il compositore a volte mostra e a divenuta celebra porta all’attenzione del pubblico volte nasconde tra le voci, registrata da cori e dei musicisti lo stile di un autore che ha in professionali e proposta in vari concorsi, questa questo modo la possibilità di diffondere altre composizione ha portato il nome di Lauridsen opere. Quanti appassionati si sono avvicinati al alla fama internazionale. nome di de Victoria grazie a un altro celebre O magnum mysterium, oppure quanta attenzione Un autore, un’opera ha ricevuto Samuel Barber per mezzo del suo Per un autore è certamente importante avere una straordinario Adagio. Lo stesso si può dire per o più opere trainanti, una composizione come O tanti autori: César Franck e il suo Panis magnum mysterium di Lauridsen, che venga Angelicus, Marc-Antoine Charpentier conosciuto eseguita spesso e in molte parti del mondo. per il Te Deum, magari solo per la sua prima Questo rende il nome del compositore conosciuto Morten compositore nova et vetera 30 parte. Potremmo continuare questa lunga lista, che forse vale anche per me e il mio Ponetemente, ma il punto che vorrei approfondire è il rapporto che ogni compositore, soprattutto contemporaneo, ha con l’opera che lo rende “famoso”. Creare e divulgare, due scelte differenti Pur vivendo l’azione creatrice come un momento di intima congiunzione con qualcosa che sta oltre la realtà i tutti i giorni, il compositore si deve confrontare con questa realtà. L’artista crea quando sente sinceramente la necessità di far sorgere, attraverso le proprie intuizioni, un qualcosa, come un dono. Creare è vivere nella gioia, questo sentimento è il primo dono che fa l’artista, e lo fa a se stesso. Ciò che crea, in seguito si confronta con la realtà e da quel momento le strade si moltiplicano e si ramificano. Ci sono compositori che lavorano per divulgare la propria opera, per personale desiderio di successo o per l’incontenibile anelito verso l’incontro con l’umanità, altri invece non sono interessati alla divulgazione delle proprie opere. Per coloro che anelano a diffondere la propria arte, è una grande opportunità avere un’opera che riceve apprezzamenti dal pubblico e che li aiuta a rendere noto il proprio nome. Allo stesso tempo questa fortunata condizione può generare dipendenza. con una nona aggiunta, che “colora” e “accende” le tensioni tra le note. Ma gli elementi musicali che il compositore mette in campo presentano un equilibrio maggiore tra le scelte melodiche, quelle ritmiche e quelle armoniche. Il predominio delle sonorità create con sapienti passaggi armonici tornerà anche in altre sue opere successive, ma in questo ciclo la volontà di avvicinarsi alla relazione tra suono e parola, tipica del Rinascimento, lo spingono a piegare le armonie diatoniche in cromatismi e le sinuose linee in processi imitativi. I Fire Songs ci fanno comprendere il desiderio del compositore di relazionarsi con i grandi della storia, infatti cita nella prefazione Monteverdi e Gesualdo, mentre dedica due dei sei madrigali a due compositori del Novecento: Robert Shaw e Benjamin Britten. Proprio la dedica del brano «Quando son più lontan» alla memoria del grande compositore inglese ci porta alla memoria un altro importante ciclo di madrigali del Novecento, i Five Flower Songs di Britten. Anche in quel caso l’autore cercava di unire la sensibilità della musica del Novecento con alcune peculiarità dell’estetica musicale rinascimentale. siete domandati se quell’artista non fosse un po’ troppo ripetitivo, sempre i soliti colori, sempre i soliti soggetti, sempre i soliti tagli. Certamente quando l’arte si confronta con il mercato qualche dubbio può venire e ci si può domandare se le caratteristiche stilistiche di quell’artista non possano essere divenute a un certo punto un cliché. Stravinskij diceva che Vivaldi aveva scritto sempre lo stesso concerto: in effetti ci sono autori che hanno amato variare con una certa continuità il loro percorso stilistico e altri che, potremmo dire, rimangono “fedeli” a un’unica linea stilistica. Ma ciò dipende anche dal periodo e dal contesto storico nel quale si trova a vivere l’artista. Si potrebbe sostenere l’ipotesi che i compositori che mantengono per tutta la loro fase Il grande pubblico si avvicina ad alcuni nomi grazie a un’opera in particolare. Stile o cliché Quante volte ascoltando un’opera di un musicista vi siete chiesti se non era un po’ troppo simile a qualcosa che aveva già scritto prima. Quante volte guardando una mostra non vi Abstract The article, which starts out from an examination of one of Morten Lauridsen’s best-known compositions, O Magnum Mysterium, highlights the fact that it features a number of stylistic elements repeated in subsequent compositions, to the point of turning into the composer’s hallmark. The author ponders the role that a popular piece plays in a composer’s subsequent output, emphasising its ambiguity: it both marks his language, ensuring that the audience recognises it, and threatens to imprison him, turning stylistic element into cliché. In Six Fire Songs on Italian Renaissance Poems, a work that precedes O magnum mysterium and takes its cue from the Italian Renaissance, the composer achieves greater originality by aiming for the balance between continuity and individual style that marked the era in question, and urges Lauridsen to return to that approach. creativa lo stesso stile, lo fanno per ragioni di opportunità. Nel caso di Lauridsen si potrebbe ad esempio pensare che lo stile O magnum mysterium, fatto armonicamente di concatenazioni accordali tonali, “colorate” con none e undicesime, possa essere un cliché. L’intreccio di voci, semplice e moderatamente denso, le linee melodiche che dolcemente sgorgano dalle cadenze con salti ascendenti di quarta, tutto potrebbe divenire un marchio di fabbrica assai gradevole, ben fatto e di sicuro successo. Certamente era anche quello che pensavo io, perché le opere più eseguite del compositore americano hanno queste caratteristiche. Con alcune differenze e tante similitudini i brani di Lauridsen O magnum mysterium, O nata lux, Ubi caritas, Ave Maria creano un corpo omogeneo di composizioni, che farebbe pensare a caratteristiche poetiche definite. La domanda che sorge spontanea ascoltando le opere più conosciute di Lauridsen riguarda l’utilizzo che egli fa di alcuni stilemi armonico-ritmico-melodici. Il ritorno in differenti composizioni a medesime situazioni fa nascere il dubbio sulla ricerca di originalità che queste opere sembrano non evidenziare. Ma la differenza tra stilemi, segni distintivi di uno stile, e cliché, stereotipi compositivi, non è facile da distinguere e in generale darei fiducia alla sincerità dell’artista. La maledizione dell’opera famosa Certamente l’artista può divenire schiavo del proprio successo e delle caratteristiche stilistiche che lo hanno portato alla fama. L’immagine che le opere più eseguite di Morten Lauridsen danno del suo stile compositivo è infatti di una certa ripetitività. A volte chi commissiona un brano chiede al compositore, in modo più o meno esplicito, di rifarsi allo stile utilizzato in un’altra composizione. Questo può portare 31 l’artista a riproporre legittimamente scelte già fatte, divenendo a volte fotocopia di se stesso. Ma se si studia meglio l’opera del compositore americano si possono notare scelte stilistiche aperte anche ad altre strade musicali. In questo senso l’opera famosa o più conosciuta di un artista può divenire quasi una maledizione, quando diventa un termine di paragone con le produzioni nuove e quando pubblico, critica ed editoria etichettano l’artista sulla base di quell’opera di successo. Trovare e cercare, l’equilibrio rinascimentale La ricerca e la spinta verso una tradizione musicale lontana, ma fondamentale per l’evoluzione della musica vocale mondiale, ci dà la possibilità di conoscere un aspetto stilistico del maestro americano, che viene così liberato dalla gabbia stilistica nella quale siamo abituati a chiuderlo e ci fa altresì sperare in un suo futuro ritorno alla lingua italiana e alle radici dell’energia creativa della polifonia rinascimentale. Il Rinascimento, Palestrina, Monteverdi, Marenzio, Gesualdo Se si studia meglio l’opera del compositore americano si possono notare scelte stilistiche aperte anche ad altre strade musicali. La cifra stilistica dei Fire Songs Nel catalogo delle opere corali di Morten Lauridsen trova spazio un ciclo musicale scritto nei primi anni ottanta, quando aveva circa quarant’anni: una suite di sei madrigali in lingua italiana. Un omaggio al Rinascimento, alla musica profana sorta in Italia nel Cinquecento e alla poesia amorosa. I Six Fire Songs on Italian Renaissance poems propongono un percorso musicale basato, come dice l’autore, su «riferimenti stilistici ai madrigali italiani, mescolati a elementi compositivi contemporanei». Il rapporto con la musica rinascimentale e con i testi poetici italiani consente a Lauridsen di addentrarsi in percorsi melodico-armonici differenti rispetto a quelli che poi conosceremo nelle opere successive. Certo armonicamente e melodicamente sono presenti alcuni suoi stilemi, come l’accordo su cui si fonda buona parte del ciclo, quello che lui chiama fire-chord, che è un accordo maggiore potranno ancora essere per i compositori contemporanei un esempio di come, pur proponendo un proprio stile personale, si potesse trovare il giusto equilibrio tra continuità e innovazione, rendendo sempre la musica viva. Questo è il grande mistero di cui ogni compositore è prigioniero e di cui deve trovare soluzione, quanto trovare in ciò che già c’è e quanto cercare in ciò che ancora non c’è. portraiT 32 Cosa, come e perché così! Intervista ad Angelo Agazzani 33 Abstract a cura di Efisio Blanc What, how and why! Interview with Angelo Agazzani Angelo Agazzani è uno dei pionieri della coralità italiana: nel gennaio del 1955 fonda a Torino il Coro Alpino La Grangia (poi Camerata Corale La Grangia), coro maschile che dirige tuttora. Quale è stata la motivazione che l’ha portata a fondare il coro La Grangia, in tempi non certo facili e senza tanti esempi a cui ispirarsi? La conoscenza, al conservatorio G. Verdi di Torino nel 1952, del coro della sat mi “folgora”. Ero cantore di messe in parrocchia e con quattro compagni d’oratorio, imparando “a tastino” le varie parti delle armonizzazioni del coro trentino, riesco a mettere assieme le voci di alcuni canti tra i più facili. Ma intanto mi studio tutte le parti presenti nel libro! Ho poi occasione di conoscere in Trentino e nella sede i cantori satini e ne esce una esperienza amicale ma soprattutto “armonica”. Nel 1954, dopo essere entrato nel coro del cai Uget di Torino, porto colà i miei primi colleghi coristi e con altri, aggiuntisi come coro di riserva, riesco a proporre a timidi concerti – peraltro subito apprezzati – rifiutati dal coro maggiore, finché, dopo il fatale inevitabile “strappo”, prendiamo il nome di Coro Alpino La Grangia. Sin da subito la sua attività di direttore è stata affiancata da quella di ricercatore. Le sue numerose incisioni e pubblicazioni di canti popolari piemontesi testimoniano di questa meritoria ricerca. Forse a quei tempi era anche un passaggio obbligato perché non esisteva un repertorio disponibile? Diciamo subito che la motivazione prima, tenuto conto dell’indiscutibile esempio degli amici trentini propositori di canti della loro terra, fu di proseguire su quella strada della ricerca e riproposta dei canti, questa volta, della mia terra: il Piemonte. Fu una vera fatica convincere anche i miei colleghi coristi che bisognava lasciare il “canto di montagna”, rischiando la perdita di pubblico affezionato a quel repertorio. Di repertorio “montanoide” (mi si scusi l’aggettivo), specie veneto-trentino, ne esisteva già parecchio. Una delle questioni più dibattute nell’ambito della coralità popolare è relativa all’elaborazione corale delle melodie tradizionali: c’è chi considera tale pratica un tradimento dello spirito popolare e chi la considera una nobilitazione. Qual è il suo pensiero in merito? È un sofisma, questo, che lascia e lascerà sempre scontente le due parti. Io ho sempre sostenuto che quando una della tante Virtuose Memorie che ho incontrato mi stava confidando una canzone, quella conteneva una carica emotivo-storico-sociologica che irrimediabilmente moriva lì. Questo perché non sarebbe più stato possibile riproporre la caratura antropologica e musicale di quella voce, che mi stava affidando un testamento della sua vita culturale. Anche se ritenevo che questi aspetti non dovessero scomparire. D’altra parte quella voce, assieme alle altre della sua epoca e della sua gente, aveva sicuramente cantato quella canzone in coro, e quindi è giusto riportarla in coro anche al pubblico attuale. Sul tipo di elaborazione (non si dimentichino quelle di autori celebri, Beethoven e Sinigaglia per citarne due) si impone il buon gusto dell’elaboratore. Ma c’è chi può discutere le armonizzazioni di Arturo Benedetti Michelangeli e tutti gli altri nobili musicisti che hanno scritto per il Coro della sat? In definitiva non credo che si debba pensare di rendere “più bella” una canzone elaborando la melodia ascoltata (o copiata!) perché essa è già “bella” anche se semplice o breve. Ogni melodia – intendo soprattutto quelle in parlata dialettale – possiede non solo il suono ma anche il valore aggiunto del testo che le memorie viepiù hanno valorizzato. E non ci vedo tradimento nella elaborazione, se in essa ne viene rispettato il contesto dal quale è uscito l’originale. L’importante è che chi l’ascolta possa sentire, pur se attualizzato, un legame a quelle origini. Se trasformiamo il canto in musica rock credo che siamo fuori strada. Se ne facciamo un piccolo madrigale, presentandolo nelle dovute reminiscenze cultural-sociologiche rendiamo comunque un servizio al gusto dei nostri ascoltatori e sicuramente alla crescita dei nostri colleghi coristi. E forse anche all’attenzione di chi prima non aveva degnato di rispetto e/o attenzione al repertorio popolare. Oggi è forse più difficile che in passato far riconoscere il valore culturale della canzone e della coralità popolare, viste talvolta come qualcosa di superato. Cosa potrebbero fare i cori per ridare a questo splendido repertorio la visibilità e l’importanza che merita? C’è a mio avviso (e mi viene fatale un collegamento con quanto ho detto poc’anzi) un mezzo – tra l’altro ampiamente verificato “sul campo” – per rendere accettate alla Alta Cultura le proposte della coralità popolare, anche se, sempre più, quest’ultima rischia di diventare una inutile forma esibizionistica di cantori, per lo più illetterati musicalmente (e a volte non solo), senza essere di altra utilità che alla soddisfazione del proprio spirito edonistico. Se è pur vero che è possibile raccogliere a volte un numeroso pubblico ai concerti dei nostri cori “popolari” è altrettanto vero che a questo pubblico il più delle volte si offrono soltanto preziose esecuzioni musicali senza che a queste si aggiunga la “socio-storico-etnologica” motivazione dell’offerta. Ogni regione ha senza alcun dubbio un passato comunitario e culturale – musica degli incolti, mi piace definirla – che c’è racchiuso in ogni documento vocalmusicale. Ricercare queste radici, giustificarne tematiche e Angelo Agazzani is one of the pioneers of Italian choral singing. After being “thunderstruck” by hearing the famous sat [Trentino Alpine Society] choir, he founded the La Grangia Alpine Choir (subsequently renamed the Camerata Corale La Grangia), the male-voice choir he still conducts, in Torino in January 1955. As the sat choir did in Trentino, his choir, too, set out to trace and perform songs from its own region, Piedmont, leaving aside the “mountain songs” that were already well known and extremely popular. As regards the arrangement of such tunes, Agazzani takes the view that, as they are in any case to be sung in chorus (as they were in the past), and as it is clearly impossible to recreate their emotional, historical and social charge, they need to be entrusted to the expert ministrations of skilled harmonisers (such as Leone Sinigaglia, Arturo Benedetti Michelangeli for the sat and so on). However, while not setting out to “beautify” a song by arranging it (because it is already “beautiful,” albeit simple), he does not see arrangement as a betrayal if it seeks to abide by the original context and to ensure that the listener can hear the link to its origins, even if it has been updated. One way of highlighting the cultural value of a folk song, Agazzani says, is to accompany choirs’ performances (at times reduced to simple forms of performance) with explanatory notes pointing up the roots, the linguistic particulars, and the rites and customs of the area from which each song comes. «Teaching those who come and listen to us about these aspects is the very purpose of each of these choirs’ existence and work. What is more, such endeavours might arouse interest in young people and help them realise that taking part in choral activities is worthwhile.» Agazzani’s advice to a young folk choir conductor is to question his choices and the reasons for making them all the time. He also urges him to learn about and appreciate classical music, both choral and symphonic, and to find a trustworthy guide to listening to it. 34 portraiT 35 Camerata Corale La Grangia significa… …un gruppo di studiosi del canto popolare piemontese (una eco delle seicentesche camerate culturali), dilettanti, ma con impegno “professionale” in quanto seriamente impegnati a schedare l’anagrafe poetica della tradizione popolare del loro Piemonte. Un coro di uomini (secondo la tradizione piemontese) dalle più svariate professioni che dal 1953 – chi più chi meno! – studia e ripropone le canzoni della sua terra. Primo concerto il 4 novembre 1954 a Torino. Fondatore, ricercatore, armonizzatore e direttore-cantore: Angelo Agazzani, grafico di professione e autodidatta nel campo musicale. La Camerata Corale La Grangia (ex Coro Alpino La Grangia) ottiene il suo primo successo importante meritando, a Bellagio sul lago di Como, nel 1956 il primo premio assoluto al Concorso Nazionale fra i cori italiani. Si ripete a Novara, nel 1958, primo assoluto con il Campano d’Argento che lo pone così fra i più importanti cori ripropositori della tradizione popolare italiana. Con una attenta ricerca “sul campo” Agazzani e i suoi collaboratori-cantori, seguendo la via tracciata da Costantino Nigra e Leone Sinigaglia, riportano alla luce centinaia di documenti canori ormai in via di estinzione. Canta nelle più importanti sale da concerto e per numerose emittenti tv, italiane e straniere. Angelo Agazzani è stato chiamato a far parte di giurie di concorsi corali, ha tenuto conferenze sul canto popolare piemontese e scritto articoli per varie pubblicazioni. Ha pubblicato i primi due volumi di Conte e canson contenenti 400 canzoni raccolte dalla viva voce della sua gente e ha iniziato una collana «perché non tutto vada perduto» di documenti sonori e/o rituali della tradizione piemontese meno noti. Gli è stato assegnato il Castello d’oro, ambito premio designato dai direttori di cori italiani, istituito dal Corocastel di Conegliano Veneto; il premio Mario Fontanesi istituito dal Coro Val Dolo e Aerco, il premio Acqui Settembre istituito dalla Corale Città di Acqui Terme e il premio Venendo giù dai monti ai benemeriti del canto popolare, istituito dal Coro Montenero di Ponte dell’Oglio. La Camerata Corale La Grangia di Torino è stata onorata con il Sigillo d’Argento della Città di Torino dal Sindaco Diego Novelli. Il 18 novembre 1992 ha ricevuto il premio Circolo della Stampa di Torino prezioso riconoscimento della stampa subalpina alla cultura e operosità piemontesi. È, in definitiva, un coro che cerca le radici della propria civiltà, che tenta di identificare la filigrana del vecchio Piemonte. Studiosi… che cantano. particolari linguistici, rituali, di costume di ognuno di essi e farlo conoscere a chi viene ad ascoltarci giustifica l’esistenza e l’attività (e anche la richiesta di contribuzioni agli enti culturali e quel tanto ricercato rispetto desiderato dall’Alta Cultura e della critica musicale) di ognuno di questi cori. Altrimenti, secondo me, è puro e costoso autoesibizionismo. Comunque la libertà è un bene supremo e guai a chi lo incrina! Rispetto al passato, la pratica della coralità popolare sembra essere oggi più lontana dal mondo giovanile. È veramente così? E se così fosse, come si potrebbe recuperare tale affezione? Ci si può collegare alla precedente mia risposta. Credo proprio che, impegnando l’esecutore corale in questo tipo di discipline su accennate, si possa riuscire (ma non può essere solo il risultato di qualche mosca bianca) a coinvolgere i giovani che vogliono vivere, anche con competenza e convinzione, un loro impegno e interesse musicale e far loro comprendere il valore di una loro partecipazione all’attività corale. D’altronde noi constatiamo sempre più una presenza giovanile ai concerti della coralità classica (si pensi all’immenso valore dei King’s Singers che offrono documenti musicali con precise tematiche e con quale bravura! E non solo loro!). A un giovane direttore di coro che si apprestasse a dovere dirigere un gruppo corale con repertorio popolare, cosa si sentirebbe di consigliare? Molto umilmente di cercare in queste mie considerazioni d’anziano credente nel valore anche propedeutico delle sue scelte – e metto a sua disposizione tutto il materiale della mia ricerca – di seguire i tre per me fondamentali impegni di direttore, cantore e ricercatore: cosa, come e perché così! Voglio aggiungere una invocazione: ai coristi di un coro, seppur improntato al “popolare”, si faccia conoscere la La libertà è un bene supremo e guai a chi lo incrina! musica classica, non solo corale ma soprattutto sinfonica. Nel momento in cui si produce armonia le differenze fra quelle prodotte da un’orchestra e quelle di una partitura corale non sono molto lontane. E sapere che esiste quell’altra musica non può fare che del bene e esser di grande aiuto al direttore. 4187 coristi + 1 (tu)* 111 concerti e molto altro! italia’s got festival di Lorenzo Montanaro Sta per aprirsi il sipario su Europa Cantat XVIII Torino 2012, il più importante festival corale europeo che per la prima volta fa tappa in Italia. Parliamo di un’avventura dalle mille sfaccettature, in cui tutti possono trovare un loro posto. In preparazione a questo grande evento, abbiamo provato a raccogliere alcuni spunti che, pur senza essere esaustivi, ci auguriamo possano introdurre i lettori allo spirito della manifestazione. Ecco, quindi, una serie di approfondimenti su particolari aspetti di Europa Cantat, ma anche alcune “digressioni” su luoghi simbolici e significativi, nonché qualche piccolo consiglio per le tante persone che, durante il festival, visiteranno Torino e il Piemonte. Carrasco (direttrice), Rob Kearley (regista) e Bridget Kimak (scenografa) un gruppo di bambini catalani e polacchi metterà in scena Cello Rising, del compositore austriaco Manfred Länger. Si tratta di un lavoro innovativo, a cominciare dalla struttura della narrazione. Niente lupi cattivi, nessun drago da sconfiggere, niente principi e principesse. Piuttosto una riflessione filosofica, venata di spiritualità, sul rapporto fra essere e apparire nella società contemporanea. Protagonista della vicenda è un gruppo di ragazzi che, grazie all’intervento di un misterioso violoncellista, scoprono l’immenso potere della musica. Quella che Länger propone è una realtà non necessariamente consolatoria, anzi, a tratti squassata dalle onde della storia. Ma esiste una grande ancora di salvezza, la musica, nella quale tutti possono trovare uno spazio vivificante di condivisione e sperimentare una diversa dimensione del vivere. Soprattutto Cello Rising vuole essere un lavoro corale sotto tutti i punti di vista: «il mio obiettivo – dichiara il compositore – non era scrivere un’opera per solisti nella quale il coro si limita a commentare alcuni sentimenti, ma un’opera in cui tutto il coro interpreta tutta la gamma degli stati d’animo». A conclusione dell’atelier, Cello Rising sarà rappresentata al teatro Espace di Torino. Il secondo progetto, The sound of silent films, trova nel capoluogo piemontese un valido alleato. A Torino, infatti, il cinema italiano ha mosso i italia’s Musica nuova per gli atelier Attento a valorizzare stimoli e proposte della musica contemporanea, il Festival Europa Cantat ha commissionato due lavori corali da abbinare ad altrettanti atelier: lavori che saranno studiati a fondo ed eseguiti durante il festival. Ci riferiamo ai progetti Opera for Children e The sound of silent films. Opera for children ha l’ambizioso obiettivo di realizzare, in appena sette giorni di prove, l’allestimento di un’opera per voci bianche. Un percorso estremamente complesso, dunque, in cui musica e arte scenica devono fondersi in un tutto organico. Sotto la guida di Elisenda ASSOCIAZIONE 38 The curtain is about to raise on Europa Cantat XVIII Torino 2012, for the first time in italy. Europa Cantat is the most important European choral festival, a thousand facets adventure for everyone. In preparation for this big event, we gathered some ideas that we hope will introduce readers to the festival’s spirit. Here, then, a series of discussions on particular aspects of Europa Cantat, but also some “digressions” on symbolic and significant places and some little advices for all those people who will visit Torino and Piemonte during the festival. primi passi e tuttora la città, con i suoi festival internazionali e le sue numerose produzioni di film, continua a essere un punto di riferimento. Chi desidera ripercorrere questa affascinante storia può visitare il Museo del Cinema, una miniera di informazioni e documenti collocata all’interno della Mole Antonelliana. E proprio dagli archivi del museo provengono le quattro pellicole di film muti cui il compositore inglese Jonathan Rathbone ha reso omaggio, scrivendo musiche per coro e strumenti (pianoforte, contrabbasso, percussioni) da eseguire in sincrono con le proiezioni. Le pellicole scelte hanno un carattere molto diverso: si spazia da La madre e la morte, che Rathbone ha musicato usando il testo della Messa da Requiem, a Donna che balla, sequenza di appena un minuto; da Robinet innamorato di una Chanteuse, a La peine du talion, cioè La legge del taglione. Quest’ultimo film, una rara pellicola colorata a mano, racconta di un cacciatore di farfalle che, trovandosi improvvisamente a ricevere lo stesso trattamento riservato alle sue prede, si pente delle proprie azioni. L’atelier The sound of silent films coinvolge coristi appartenenti a diverse nazionalità, che, diretti dal maestro francese Loïc Pierre, lavoreranno sui quattro brani fino all’esibizione-proiezione conclusiva. potenzialità, alcune delle quali probabilmente sono ancora da esplorare. Una panoramica sulle opere commissionate, scritte per cori maschili, femminili e misti, è sufficiente per avere un’idea di quanto ampia e variegata possa essere la tavolozza di emozioni esprimibili attraverso un coro: c’è posto per il repertorio sacro come per la ninna-nanna, ma anche per brani in cui lo spunto compositivo è dato dai versi di grandi poeti del passato. Ed ecco, elencati in ordine rigorosamente alfabetico, i nomi dei dieci compositori protagonisti: Carlo Boccadoro, Matteo D’Amico, Michele Dall’Ongaro, David Del Puerto, Lorenzo Ferrero, Micha Hamel, Leo Hurley, François Parliamo di un’avventura dalle mille sfaccettature, in cui tutti possono trovare un loro posto. Spazio ai compositori Ma l’attenzione che il Festival Europa Cantat dedica alla musica contemporanea va anche oltre. Infatti sono state commissionate a dieci compositori dieci nuove opere che sono poi state proposte ad altrettanti cori partecipanti. Gli autori (cinque italiani e cinque internazionali) impegnati in questo entusiasmante progetto hanno alle spalle percorsi artistici e di ricerca molto diversi. Tra loro c’è chi ha più familiarità con il mondo corale, ma anche chi invece, finora, non l’aveva frequentato nella propria opera. In questa scelta sta racchiuso lo spirito del progetto: lanciare un ponte tra i compositori d’oggi e il movimento corale con le sue enormi Narboni, Luis Tinoco, Fabio Vacchi. La maggior parte dei lavori commissionati saranno eseguiti durante il festival. Inoltre gli autori parteciperanno a un interessante programma di tavole rotonde, nelle quali affronteranno aspetti legati alla creazione musicale e alla carriera artistica nell’epoca contemporanea. Il progetto è coordinato dal maestro Nicola Campogrande. Questa iniziativa rientra nel programma per compositori, una felice novità dell’edizione torinese, che certamente non mancherà di produrre i suoi frutti. I cori giovanili È con grande soddisfazione che l’edizione torinese di Europa Cantat accoglie la presenza di numerosi cori giovanili nazionali e regionali. È fondamentale dare spazio a realtà d’eccellenza così preziose, laboratori di crescita insostituibili New music for the ateliers The Festival Europa Cantat, giving value to contemporary music’s inputs and suggestions, has commissioned two choral operas, Opera for Children and The sound of silent films, in addition to all the ateliers’ work, and all of this will be thoroughly studied and performed during the festival. The ambitious aim of Opera for children is to create an opera in just seven days of rehearsal. This is an extremely complex path in which music and scenic art must form an organic whole. A group of Catalan and Polish children will stage Cello Rising, opera by the Austrian composer Manfred Langer, guided by Elisenda Carrasco (choir conductor), Rob Kearley (theatre director) and Bridget Kimak (set designer). This work is groundbreaking just for its narrative structure. It’s nothing about bad wolves, dragons to defeat, princes and princesses. It’s rather a philosophical thought, tinged with spirituality, on the relationship between being and appearing in contemporary society. The protagonist is a group of kids who, thanks to a mysterious cellist, discover the immense power of music. Langer suggests that reality is not necessarily comforting, indeed, it gets at times violently shaken by the waves of history. But there is a great lifeline, music, in which everyone can find a life-giving space where to share and experience a new living dimension. Cello Rising wants, above all, to be a choral work from all points of view. «My aim – says the composer – was not to write a solo-opera with a choir who is commentating some feelings. I want to write an opera for a whole choir with the whole range of feelings.» At the conclusion of the atelier, Cello Rising will be performed at the Teatro Espace of Torino. The second project, The sound of silent films, finds a valuable ally in Torino. Torino, in fact, is the city where Italian cinema has taken its first steps and the city continues nowadays to be a reference point for film festivals and productions. The Museum of Cinema offers a mine of information and documents, located inside of the Mole Antonelliana, for all those who want to trace the fascinating history of cinema. The English composer Jonathan Rathbone paid a tribute to four silent films coming from the museum’s archives, by writing music for choir and instruments (piano, bass, percussion) to be played in sync with the projections. The selected films have very different characters. They range from 39 The mother and death, scored by Rathbone using the text of the Requiem Mass, to Dancing woman, a one minute sequence, and then from Robinet in love with a Chanteuse, to La peine du Talion (The Talion Law). The latter film, a rare hand-painted film, tells about a butterfly hunter who repents of his actions, finding himself suddenly to receive the same treatment reserved to his victims. The sound of silent films atelier involves singers from different nationalities, who will work on the four tracks up to the final performance-projection directed by French master Loïc Pierre. Giving space to composers The Festival Europa Cantat attention to contemporary music goes even further. In fact, ten new works have been commissioned to ten composers and, then, have been proposed to as many participating choirs. The authors involved in this exciting project, five of which are Italian and five international, come from very different artistic and research paths. Among them, there is who is more familiar with the choral world, but also who, until now, has never practised it. This choice reflects the spirit of the project that is to build a bridge between today’s composers and the enormous potential of the choral movement that, probably, still needs to be more explored. It’s enough doing an overview on all commissioned works, written for male choir, female and mixed, to get an idea of how wide and varied range of emotions can be expressed by a chorus. There is room both for the sacred repertoire and the lullabies, but also for pieces in which the composing input is given by verses from the great poets of the past. And here the names of the ten composers listed alphabetically: Carlo Boccadoro, Matteo D’Amico, Michele Dall’Ongaro, David Del Puerto, Lorenzo Ferrero, Micha Hamel, Leo Hurley, François Narboni, Luis Tinoco, Fabio Vacchi. Most of the commissioned works will be performed during the festival. The authors will also participate to an exciting program of panel discussions, in which they will discuss aspects of creating music and career in contemporary art. The project is coordinated by ASSOCIAZIONE 40 per assicurare un futuro alla coralità europea. Al Coro Giovanile Italiano spetta il compito di fare gli “onori di casa”: un compito importante, visto che per la prima volta il festival fa tappa nel nostro Paese. Ma ora scopriamo chi sono gli altri partecipanti: Norges Ungdomskor (Norvegia), Schweizer Chor (Svizzera), Hamrahlidarkorinn (Islanda), Estonian National Youth Choir (Estonia), Nederland Studenten Kammerkoor (Olanda). Due cori giovanili regionali provengono dalla Germania: Landesjugendchor RheinlandPfalz e Landesjugendchor Niedersachen, e uno dall’Austria: Cantanima (Stiria). Va inoltre menzionato il Coro Accademia Feniarco, altra vitale esperienza italiana, impegnato quotidianamente nell’open singing. I cori giovanili (nazionali e regionali) hanno un ruolo di primo piano all’interno del festival e molti sono i momenti che li vedono protagonisti. Segnaliamo un progetto in particolare, che attira l’attenzione per il coinvolgimento dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, che ha la sua sede a Torino e che attraverso questo concerto offre il suo prestigioso contributo all’esperienza di Europa Cantat. Tre cori giovanili (quello italiano, quello svizzero e quello islandese) insieme ad alcuni cori di voci bianche partecipanti, si cimentano nell’esecuzione dell’oratorio Le Laudi, opera del compositore svizzero Hermann Suter. Le Laudi, la cui composizione risale al 1923, è un’opera molto eseguita oltralpe, ma non conosciuta nel nostro Paese. Eppure il suo legame con l’Italia è evidente. L’oratorio infatti è basato sul Cantico di Frate Sole di san Francesco d’Assisi, uno dei testi fondativi della letteratura “in volgare” e un costante punto di riferimento spirituale, capace di ispirare artisti di ogni tempo. Più in generale, il lavoro di Suter si riallaccia all’antica forma della lauda, molto praticata nell’Italia medievale, soprattutto in area centrosettentrionale. Per secoli le “compagnie dei laudesi”, composte da religiosi ma spesso anche da laici, si sono riunite in chiese e spazi di culto per esprimere la loro devozione, proprio attraverso il canto. È forse anche per rendere omaggio a questo antico genere che l’opera si apre con un’introduzione affidata alla voce di un tenore solista, il quale espone il tema senza accompagnamento strumentale né interventi corali. Spesso le antiche laude presentavano una forma responsoriale, basata proprio sull’alternanza di voce solista e coro. Un riferimento alla lauda medievale si potrebbe cogliere anche nella dichiarata scelta di riprendere, al n. 2 dell’opera, l’antico modo dorico. Ma naturalmente a questi echi, per quel processo di stratificazione tipico della pratica compositiva, si sommano anche stimoli molto diversi: soprattutto influssi di Brahms, Strauss e Mahler, compositori che ebbero molto peso nella formazione e nella riflessione musicale di Suter. Per chi non ha mai cantato Il festival è uno spazio per tutti, un’opportunità per tanti cori già formati (e spesso già affermati), ma anche per singoli cantori alla ricerca di esperienze di condivisione. Chi non ha mai cantato, poi, trova in Europa Cantat l’occasione giusta per avvicinarsi al mondo della coralità. Esistono diverse offerte studiate ad hoc, nelle quali il rigore e la serietà delle proposte artistiche si sposano con un approccio divertente e “leggero”, ideale per i neofiti. L’atelier F3 ha un titolo quanto mai significativo: “Coro amore a prima vista!”. È aperto a tutti L’edizione torinese di Europa Cantat accoglie la presenza di numerosi cori giovanili nazionali e regionali. (singoli e gruppi dagli 11 anni in su): non solo a chi è digiuno di lettura musicale, ma anche a chi si considera stonato e pensa di non avere alcun feeling con il canto. Ecco l’occasione giusta per ricredersi. La voglia di mettersi in gioco è l’unico “requisito” davvero necessario per lanciarsi in questa avventura e liberare la propria energia creativa. I partecipanti saranno seguiti da docenti italiani e internazionali e direttori ospiti provenienti da diversi Paesi. Ma il festival è attento anche alle esigenze dei più piccoli. I bambini dai 6 ai 10 anni, fascia d’età fondamentale per lo sviluppo della sensibilità artistica, possono inserirsi nell’atelier F2 “Laboratorio per le scuole primarie”. Sono benvenuti sia i cori scolastici (anche non al completo), sia i singoli. In un clima di festa e di gioco, i piccoli partecipanti possono immergersi nella magia del canto, proprio come i grandi, e nello stesso tempo incontrare coetanei provenienti da ogni Nicola Campogrande. This initiative is part of the program for composers, a happy novelty for the festival edition in Torino, that certainly will not fail to bear its fruit. The Youth Choir Torino’s edition of Europa Cantat welcomes with great satisfaction numerous national and regional youth choirs. It’s important to give space to excellent and precious realities such as irreplaceable workshops ensuring growth and a future to the European choirs. The Italian Youth Choir will be doing the “honours”. This is an important task because the festival stops for the first time in our Country. But now let’s discover who the other participants are: Norges Ungdomskor (Norway), Schweizer Chor (Switzerland), Hamrahlidarkorinn (Iceland), Estonian National Youth Choir (Estonia), Nederland Studenten Kammerkoor (Netherlands). Two regional youth choirs come from Germany: Landesjugendchor Rheinland-Pfalz and Landesjugendchor Niedersachsen and one from Austria, Cantanima (Styria). Another vital Italian experience has to be also mentioned: the Coro Accademia Feniarco, that is engaged every day in open singing. The national and regional youth choirs have a major role in the festival. We report a particular project drawing attention to the involvement of the Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, which has its headquarters in Torino. This event gives a prestigious contribution to the experience of Europa Cantat. Three youth choirs (the Italian, Swiss and Icelandic) along with some children choirs will be executing the oratorio Le Laudi, by the Swiss composer Hermann Suter. Le Laudi, the composition of which dates back to 1923, is often performed beyond the Alps, but it’s not known in our Country. Yet its relation with Italy is evident. The oratorio is in fact based on the Cantico di Frate Sole by St. Francis of Assisi, one of the founding texts of literature “in the vernacular” (ie Italian) and a reference point of spirituality, that inspired artists of all time. More generally, the work of Suter is linked to the ancient form of the hymn, widely practiced in medieval Italy, especially in the north-central area. For centuries, the “compagnie laudesi”, groups of religious or lay people, gathered in churches and places of worship to express their devotion by chanting. The Opera in 41 fact opens with an introduction entrusted to the voice of a tenor soloist, who exposes the theme without instrumental accompaniment or choral interventions, perhaps to pay homage to this ancient genre. The ancient laude had often a responsorial form, based on the alternation of solo voice and chorus. A reference to the medieval hymn may also be perceived in the choice to return, at n. 2 of the Opera, to the ancient Dorian mode. But of course very different inputs add up to these echoes, in the process of stratification that is typical of the practice of composition. In particular we can find the influence of Brahms, Strauss and Mahler, composers who had a lot of weight in Suter’s training and musical thinking. For who has never sung The festival is a place for everyone, an opportunity for already formed or well established choirs, but also for individual singers looking for shared experiences. Who has never sung can find in Europa Cantat the right opportunity to approach the world of choral music. There are different ad hoc artistic offers, in which the rigor and seriousness are combined with a fun and light approach ideal for beginners. The workshop F3 has a very significant title: “Choir, love at first sight”. It’s open to everyone (individuals and groups starting from 11 years of age). It’s open not only to those who have never read music, but also to those who consider themselves tone deaf and without singing feeling. Here’s a chance to change idea. The only “requirement” that is really necessary to embark on this adventure, is the desire to get involved and freeing the creative energy. Participants will be guided by Italian and international directors and guest conductors from different countries. But the festival is also attentive to the needs of children. Children aged 6 to 10 years, a crucial period for the development of artistic sensibility, can fit in the atelier F2 “workshop for primary schools”. We welcome both school choirs (even if not complete), and individuals. In a festive and playful atmosphere, young participants can immerse themselves in the magic of chant and, at the same time, they can meet peers from around the world. All of this under the guidance of experienced and highly specialised teachers. For the under 6 years old children there is the “Musical Kindergarten,” a workshop of songs, dances, musical games and movement. All those activities are accompanied by a healthy snack. Thus, while parents attend a workshop or other programs of the festival, children can count on a comfortable space and be looked after by professional staff. It’s impossible to conclude this quick overview without mentioning the Open singing, a tradition of the festival that sums up its spirit. The appointment is every evening at 8 pm in Piazza San Carlo, under the main stage. Short time, many participants, a chorus leader, suggestions given by an experienced director. These simple ingredients are enough to create a magic of sounds able to excite and give participants the joy of singing together. As the name suggests, the Open ASSOCIAZIONE 42 parte del mondo. Tutto questo sotto la guida di docenti esperti e altamente specializzati. Per i bimbi ancora più piccoli (al di sotto dei 6 anni) c’è il “Musical kindergarten”, un laboratorio di canti, danze, giochi musicali e movimento (il tutto accompagnato da un sano spuntino). Così, mentre i genitori frequentano un atelier o un altro programma del festival, i bimbi possono contare su uno spazio confortevole ed essere accuditi da uno staff professionale. È impossibile concludere questa rapida panoramica senza citare gli Open singing, una tradizione del festival che in un certo senso ne sintetizza lo spirito. Tutte le sere, alle ore 20, l’appuntamento è in piazza san Carlo, sotto il palco principale. Pochi minuti, tanti partecipanti, un coro guida, i suggerimenti di un direttore esperto: possono bastare questi semplici ingredienti per dar vita a una piccola magia sonora capace di emozionare e regalare ai partecipanti la gioia di cantare tutti insieme. Come il nome stesso suggerisce, gli Open singing sono aperti a tutti: iscritti al festival, ma anche semplici passanti, curiosi e turisti. XXVI del Purgatorio (un caso unico in tutta la Commedia). Durante il Sound System sarà proprio un gruppo occitano a guidare le danze: i Lou Dalfin, “trovatori contemporanei” che hanno saputo costruire una felice sintesi fra passato e presente. I loro testi si rifanno a temi antichi, ma affrontano anche l’attualità; la formazione accoglie strumenti tradizionali, come la ghironda e la fisarmonica, accanto a chitarra e basso elettrificati. Tutti pronti, dunque, per rispondere in coro all’invito di Se chanto, melodia simbolo e inno dell’Occitania. Il secondo protagonista, il Salento, si trova in Puglia (Sud Italia). In quest’area permangono ancora oggi delle comunità di lingua greca, la cui origine potrebbe risalire al periodo bizantino, ma secondo alcuni studiosi va ricercata ben più indietro nel tempo, all’epoca della Magna Grecia, cioè ancor prima della conquista romana dell’Italia. Il Salento è terra di grande ricchezza musicale, che si esprime in varie tradizioni. Una di esse è la pizzica, forma che va messa in relazione con le tarante, diffuse un po’ ovunque nel Sud Italia e caratterizzate dalla compartecipazione di canto, musica strumentale e danza. La loro chiave di lettura sta nel ritmo: un ritmo ancestrale, talvolta ossessivo, eredità dei tempi più remoti. Tempi in cui alla musica si riconosceva un valore magico, taumaturgico, capace di facilitare il superamento di Europa Cantat Sound System: voci dall’Occitania e dal Salento Per sua stessa natura il festival, fin dagli esordi, accoglie la sfida delle “musiche del mondo”. Perché l’orizzonte della coralità non si esaurisce nella cosiddetta “musica colta”, ma include un’infinità di esperienze, dal folk alla musica etnica, dai canti di lavoro alle multiformi espressioni della religiosità popolare: tutti casi in cui il coro diventa espressione tangibile della vita di una comunità. L’edizione torinese accoglie questa sfida offrendo ai partecipanti qualche assaggio di una realtà tutta mediterranea, fatta di lingue, dialetti, ambienti sonori e “microclimi culturali” unici al mondo. Il concerto Europa Cantat Sound System ha come protagoniste principali due realtà geografiche: l’Occitania e il Salento. La prima, molto vicina a Torino, deve il suo nome alla lingua d’oc, l’occitano appunto. Seppur divisa in diverse varietà, questa lingua è diffusa in un’area molto vasta e riesce ad affratellare alcune vallate piemontesi con ampie zone della Francia meridionale e perfino con alcune propaggini della Spagna. Una parlata così affascinante e musicale ci riporta all’epoca dei trovatori, poeti-cantanti che, girando di corte in corte, ebbero un ruolo fondamentale nella stabilizzazione di un’identità culturale europea. Nel medioevo la lingua d’oc godeva di grande prestigio, tanto che venne usata anche da Dante nel canto dolori e lutti e ottenere la guarigione dalle malattie (“mal d’amore” compreso). Dopo decenni di oblio, negli ultimi anni queste tradizioni hanno conquistato grande popolarità, grazie anche al coinvolgimento dei giovani, che talvolta hanno saputo ibridarle con forme diverse come il reggae e farle rivivere in piccole e grandi feste di piazza. Feste, proprio come quella che, nel nome di canto e ritmo, unirà i partecipanti del Sound System e anche coloro che frequenteranno gli atelier e i concerti del gruppo torinese Paranza del Geco. Occitania e Salento sono solo due facce di una realtà molto ampia, cui da anni Feniarco dedica attenzione, grazie a progetti di studio sulle diverse comunità linguistiche italiane, proprio in virtù di quel legame inscindibile che unisce coro, parole, letteratura e cultura. Il festival è attento anche alle esigenze dei più piccoli. Il Lingotto: storia di una fabbrica Il programma degli eventi del festival prevede quattro importanti concerti e un punto di accoglienza al Lingotto, spazio dall’alto valore simbolico, con una storia peculiare e molto caratteristica. Dagli anni ’20 al 1982, infatti, il Lingotto è stato uno dei principali stabilimenti di produzione dell’industria automobilistica Fiat. In questo immenso complesso hanno visto la luce decine di modelli di automobili, singing is open to everyone who applied to the festival, but also to people who are simply passing by, curious ones and tourists. Europa Cantat Sound System: voices from Occitania and Salento The festival has always welcomed, by its very nature, the challenge of “world music”. This because choral music is not confined to so-called “cultured music”, but includes a multitude of experiences, from folk to world music, from work songs to various expressions of popular religiosity. These are all cases in which the choir becomes a tangible expression of community life. The Torino festival edition embraces this challenge by offering participants a glimpse of a Mediterranean reality, made of languages, dialects, sound environments and “cultural microclimates” which are unique in the world. Protagonists of the concert Europa Cantat Sound System are Occitania and Salento, two geographical realities. The first one, very close to Torino, owes its name to the langue d’oc, precisely the Occitano. Even if it’s divided into several varieties, such language is common on a wide area and connects some valleys of Piemonte with large areas of southern France and even with some offshoots of Spain. A charming and well spoken music brings us back to the troubadours, poet-singers who, turning from court to court, played a key role in establishing a European cultural identity. In the Middle Ages, the langue d’oc had great prestige, so that it was used by Dante in Canto XXVI of Purgatory (a unique case in the whole Commedia). The Occitan group Lou Dalfin will be leading the dances during the Sound System. The Lou Dalfin are our “contemporary troubadours” who knew how to build a successful synthesis 43 between past and present. Their lyrics are based on old themes, but they also deal with actuality; the formation in fact plays traditional instruments like the hurdy-gurdy and accordion alongside electrified guitar and bass. Be ready to answer as choir to the call of Se chanto symbol and anthem melody of Occitania. The second protagonist, Salento, is located in Puglia (South of Italy). In this area there is still a Greek-speaking community, whose origin can be traced back to the Byzantine period. According to some scholars, this community can be found further back in time at the time of Magna Graecia, even before the Roman conquest of Italy. Salento is a land of great musical richness that is expressed in various traditions. One of them is the pizzica, a musical form in relation with the tarante, spread in different areas of Southern Italy and characterized by a participated time of singing, instrumental music and dance. The key to understand this form lies in the ancestral, sometimes obsessive rhythm, that has been inherited from earlier times when the music was recognized as magical, miraculous and capable of helping people to overcome the pain and grief and to be healed from disease (“love sickness” included). After decades of oblivion these traditions have gained recently a great popularity, thanks to the involvement of young people, who have been able to cross them with different forms such as reggae and make them revive in small and large street parties. A party, in fact, will gather the participants of the Sound System and those who attend ateliers and concerts held the group Paranza del Gecko (Torino). Occitania and Salento are just two sides of a wide reality, studied for many years by Feniarco through research projects on various Italian language communities, just for that unbreakable bond that joins choir, words, literature and culture. ASSOCIAZIONE 44 45 Salone del Libro, kermesse dell’editoria che richiama ogni anno migliaia di visitatori, e il Salone del Gusto, dedicato alle eccellenze alimentari. È inoltre sede della prestigiosa Pinacoteca Agnelli. Ma anche la musica ha un posto di assoluto riguardo: nel 1994 è stato inaugurato l’auditorium Giovanni Agnelli, intitolato al fondatore della Fiat, uno spazio a capienza variabile (da meno di 500 a oltre 2000 posti) dove si tengono molti concerti, a cominciare dalle stagioni sinfoniche dell’Unione Musicale di Torino. Nel corso degli anni l’auditorium Agnelli, apprezzato per la sua eleganza e la sua pregevole acustica, ha ospitato artisti e formazioni ai massimi livelli della scena contemporanea, compresi i Berliner Philharmoniker, che, sotto la direzione del maestro Claudio Abbado, vi hanno tenuto il concerto inaugurale. tra cui le ormai mitiche Balilla, Topolino e Torpedo. Per molto tempo la fabbrica ha raccolto in sé le storie di migliaia di lavoratori provenienti dal Sud Italia, che si lasciavano alle spalle la loro vita di contadini, inseguendo un lavoro più sicuro, per sé e per le loro famiglie. Gente che arrivava portandosi sulle spalle, a volte come unico bagaglio, le proprie tradizioni, canti compresi, naturalmente. Non solo: dal Lingotto è passato quel percorso di identificazione che per decenni, nell’immaginario collettivo, ha fatto coincidere la Fiat con la città stessa, generando abitudini, modi di pensare e anche qualche stereotipo, sia positivo (Torino città operosa e produttiva), sia negativo (Torino città industriale un po’ grigia). Ai tempi della sua costruzione il Lingotto aveva una struttura avveniristica e altamente funzionale. Due rampe elicoidali collegavano i lunghi corpi longitudinali delle officine con il tetto della struttura: in questo modo le vetture prodotte al piano terra potevano raggiungere una pista di collaudo, costituita da due rettilinei lungi oltre 400 metri uniti da due curve sopraelevate. L’idea della pista sul tetto piacque molto a Le Corbusier, che infatti menzionò il complesso torinese nella sua opera Vers une architecture (1923), nel capitolo Architettura o rivoluzione. La seconda e più recente vita del Lingotto è legata al nome di un altro grande architetto, il genovese Renzo Piano, che nel 1985, tre anni dopo la dismissione dell’impianto industriale, fu incaricato di ristrutturare l’intero complesso. Non più fabbrica, ma centro polifunzionale, sede di servizi, alberghi, ma soprattutto polo culturale. Tra i vari elementi di innovazione è impossibile non notare “La bolla”, una sala riunioni in vetro e cristallo posta al di sopra della torre Sud, con vista panoramica sull’arco alpino. Attualmente il Lingotto, una delle più grandi strutture europee di questo genere, ospita numerose manifestazioni culturali di ampio respiro, come il Il Borgo Medievale: un “autentico” falso storico A proposito di luoghi particolari, ecco un altro spazio torinese che merita un approfondimento, se non altro per la sua storia inconsueta. Parliamo del Borgo Medievale (inserito nel parco del Valentino). Durante il festival vi si terranno alcuni eventi della sezione Fringe: estemporaneità e immaginazione creativa saranno elementi dominanti. Anche il borgo medievale nasce da un “sogno creativo”, un po’ visionario. Per comprenderne lo spirito bisogna ritornare alla Torino di fine Ottocento. Da circa un secolo la sensibilità romantica aveva disseminato in tutta Europa un’autentica passione per il medioevo, non più considerato era buia e barbarica, ma momento fecondo e genuino (che, tra l’altro, dava occasione alle dinastie regnanti di legittimare il loro potere). Fu Il Piemonte è una terra dalle mille ricchezze paesaggistiche e artistiche. l’Esposizione Generale Italiana, che si tenne a Torino nel 1884, a suggerire lo spunto per il progetto. Per il padiglione Arte Antica, su consiglio dello studioso Alfredo D’andrade, si pensò di ricreare un borgo feudale quattrocentesco, prendendo a modello le testimonianze architettoniche disseminate in Piemonte e Valle d’Aosta. Nacque così il villaggio, raccolto attorno a un castello turrito, proprio come avveniva nel XV secolo, quando i centri abitativi avevano come fulcro le dimore dei signori. L’inaugurazione avvenne alla presenza dei sovrani d’Italia, Umberto e Margherita di Savoia. Il borgo è, nel suo insieme, un prodotto di invenzione, ma ogni singolo elemento (compresi i motivi decorativi e gli arredi) è riprodotto con precisione filologica da modelli originali. Per questo, oltre a essere un luogo pittoresco, è considerato un valido spunto didattico, molto visitato da bambini e ragazzi delle scuole. Lingotto, the story of a factory The program of the festival’s events consists of 4 major concerts and a reception point in the Lingotto area, that has a highly symbolic value for its peculiar and characteristic history. From the ’20s to 1982, in fact, Lingotto was one of the main Fiat car manufacturing industry. Dozens of car models, including the legendary Balilla, Topolino and Torpedo, have been produced in this huge industrial complex. For many years the factory has collected the stories of thousands of workers from southern Italy, who have left behind their peasant life searching for a more secure condition for themselves and their families. They would come carrying traditions and songs on their shoulders, sometimes as a single piece of luggage. For decades Fiat has been identified with the city itself, generating habits, ways of thinking and even a few stereotypes, both positive (Torino as an industrious and productive city) and negative (Torino as an industrial and gray city). At the time of its construction Lingotto presented a futuristic and highly functional structure. Two spiral ramps were connecting the longitudinal bodies of the workshops with the building’s roof. In this way the cars, produced at the ground floor, could reach a test track made of two straight stretches with over 400 meters of length, connected by two raised curves. Le Corbusier really liked the idea of the track on the roof, in fact he mentioned the Turinese industrial complex in his work Vers une architecture (1923), in the chapter Architecture or Revolution. The second and more recent life of Lingotto is connected to the name of another great architect, Renzo Piano who, in 1985, three years after the disposal of the industrial establishment, was commissioned to renovate the entire complex. Lingotto, instead of a factory, became a multifunctional centre with home services, hotels and especially a cultural centre. Among the innovative elements, you can’t miss “The Bubble”, a meeting room, made of glass and crystal placed above the South Tower, with panoramic views over the Alps. Lingotto, one of the largest European structures of this kind, is currently home of numerous cultural events as the Salone del Libro, an important publishing event that every year attracts thousands of visitors, and Salone del Gusto, dedicated to excellence in food. It’s also home of the prestigious Pinacoteca Agnelli. Music as well finds an important place in Lingotto, in fact, in 1994, the auditorium Giovanni Agnelli opened. The auditorium, named after the founder of Fiat, is a space of variable capacity (from less than 500 to over 2000 people) where numerous concerts are held, starting from the symphonic season organised by the Unione Musicale of Torino. The Auditorium Agnelli, has been appreciated over the years for its elegance and its fine acoustics and has hosted artists and formations at the highest levels of the contemporary scene, including the Berliner Philharmoniker that has played the opening concert directed by maestro Claudio Abbado. The Medieval Village, an “authentic” historical fake This is another special place in Torino which deserves attention, even just for its unusual background. We are speaking about the medieval village inside of Parco del Valentino. During the festival, some of the events of the fringe section will be hosted there. Improvisation and creative imagination will be their dominant elements. The medieval town was created by a creative and visionary dream. To understand its spirit we must return back in time to Torino at the end of the nineteenth century. For nearly a century, the Romantic sensibility had scattered all over Europe a genuine passion for the Middle Ages, no longer considered a dark and barbaric period, but rather fertile and genuine (that gave to the ruling dynasties the occasion of legitimizing their power). It was the Esposizione Generale Italiana, held in Torino in 1884, to inspire the project. For the Ancient Art section it was ASSOCIAZIONE 46 cori. Questi momenti sono importanti occasioni di confronto, a metà strada tra musica, arte, turismo e convivialità. Tutti i luoghi piemontesi interessati dall’iniziativa meriterebbero un approfondimento, ma ci limitiamo a citarne alcuni, perché particolarmente densi di storia o perché situati nei capoluoghi di provincia: il teatro Alfieri ad Asti, la basilica di San Sebastiano a Biella, la Chiesa di San Francesco a Cuneo, il cortile medievale all’interno del palazzo del Broletto a Novara, l’abbazia di Staffarda, un gioiello dell’architettura sacra risalente al XII secolo. E come dimenticare la Sacra di San Michele, monastero posto a strapiombo su una vallata, uno dei monumenti simbolo dei Piemonte capace di offrire ai visitatori una totale immersione nella storia medievale, oltre a una visuale incredibilmente suggestiva? Il programma dei concerti sul territorio è coordinato da Acp (Associazione Cori Piemontesi). Sul territorio Le proposte di Europa Cantat non si limitano alla città di Torino. L’intera regione Piemonte è coinvolta, cosa che permette ai partecipanti di scoprire, insieme con la magia del canto, il fascino di una terra dalle mille ricchezze paesaggistiche e artistiche. Il 30 luglio l’intera “macchina” del festival si trasferisce alla Reggia di Venaria (o Venaria Reale). Situata alle porte di Torino, questa meraviglia architettonica, che oggi è uno dei luoghi artistici più visitati d’Italia, nacque nel XVII secolo su commissione dei duchi di Savoia, che intendevano usarla come base per le battute di caccia nella vicina zona collinare (il suo stesso nome, Venaria, è da mettere in rapporto con l’azione del cacciare, in latino venare). Il progetto iniziale si deve ad Amedeo di Castellamonte, ma, in epoche successive, vi lavorarono diversi altri architetti. Spicca su tutti l’imponente programma di restauri voluto da Filippo Juvarra, il geniale artista che (accanto a Guarino Guarini) seppe rinnovare il volto di Torino in epoca barocca. Oggi, tornata ai suoi antichi splendori dopo secoli di oblio, la Venaria si mostra in tutto il suo incanto: saloni decorati e luminosi corridoi ispirati alla magnificenza di Versailles, come la cosiddetta Galleria di Diana, ampi cortili e sontuosi giardini all’italiana. Inoltre, da diversi anni, la Reggia è sede di importanti mostre d’arte. Tra le più recenti ricordiamo La bella Italia, allestita nel 2011 per il centocinquantesimo anniversario dell’unità nazionale, che ha richiamato migliaia di visitatori. Ma le occasioni per scoprire le bellezze del Piemonte non si esauriscono in una singola giornata. Più di cinquanta cori partecipanti al festival sono coinvolti in un ricco programma di eventi sul territorio. Si tratta di concerti choir to choir, cioè che prevedono, per ogni esibizione, la partecipazione di due Quanto ampia e variegata può essere la tavolozza di emozioni esprimibili attraverso un coro! decided, with the advise of the architect Alfredo D’Andrade, to recreate a fifteenth century feudal village, modeled on Piemonte and Valle d’Aosta architectural testimonies. Thus the village was born, built around a turreted castle, like in the fifteenth century when the towns’ focus were the gentry’s homes. The Medieval Village was opened in the presence of the sovereigns of Italy, Umberto and Margherita of Savoy. The village is entirely a product of invention, but each element (including the decorations and furnishings) is reproduced with philological precision of the original models. For this reason, besides being a beautiful place, the Medieval Village is considered a valid educational tool and is largely visited by children and school groups. On the territory Europa Cantat suggestions are not limited to the city of Torino. The whole Piemonte is involved in it and this allows the participants to discover, along with the magic of singing, the charm of a land made of a thousand natural and artistic treasures. On the 30 th of July, the entire festival “machine” will move to the Reggia di Venaria (or Venaria Reale). This architectural beauty, situated on the outskirts of Torino, is today one of the most visited art places of Italy. It was built in the seventeenth century, commissioned by the Duke of Savoy, who intended to use it as a hunting base (its very name, Venaria, is related to the action of hunting, in Latin venare). The initial plan was designed by Amedeo Castellamonte, but later in time, has been reviewed by several architects. The impressive restoration program done by Filippo Juvarra, a gifted artist who (along with Guarino Guarini) was able to renew the face of Torino in the Baroque period, stands out among all the others. Now, back to its former beauty after centuries of oblivion, Venaria shows itself in all its charm. We can admire decorated living rooms and illuminated corridors inspired by the magnificence of 47 Versailles, like the Gallery of Diana, the large courtyards and magnificent Italian style gardens. Moreover, since several years, the Palace is hosting major art exhibitions. Among the most recent works we want to remember La bella Italia, set up in 2011 for the hundred and fiftieth anniversary of National Unity, which attracted thousands of visitors. But the opportunities of discovering the beauty of Piemonte are not exhausted in a single day. More than fifty choirs are involved in a varied program of events through the territory. These events are the choir to choir concerts, with the participation of two choirs scheduled for each performance. These are important sharing opportunities, halfway between music, art, tourism and hospitality. All the places involved in the initiative would deserve to be named, but we just mention a few, because they are particularly rich in history and because they are situated in the provincial capitals as the Teatro Alfieri of Asti, the Basilica of S. Sebastiano in Biella, the Church of S. Francesco in Cuneo, the medieval courtyard inside the Broletto palace in Novara, Staffarda Abbey, a gem of religious architecture dating from the twelfth century and the Sacra di San Michele, a monastery falling sheer into a valley. The Sacra is one of Piemonte’s symbolic monuments, offering to visitors a complete immersion in medieval history as well as an incredibly beautiful sight. The program of concerts across the territory is coordinated by ACP (Associazione Cori Piemontesi). ASSOCIAZIONE 49 Abstract mente, corpo, voce e cuore far musica, essere musica di Stefania Piccardi Mind, body, voice, heart La musica, vissuta fin da bambini, rende consapevoli, capaci e curiosi di conoscere, ascoltare, apprezzare, discriminare, appassionarsi ed emozionarsi. Ne sono certa. being music, making music La mia curiosità musicale è iniziata da piccolissima. Registravo con la mia voce una melodia e giocavo improvvisando controcanti, sempre diversi nei ritmi e nelle armonie. A tredici anni cantavo nel coro polifonico della mia città, dove potevo realmente intrecciare la mia voce con quella di altre persone. Non ho mai smesso di amare il coro. Durante i miei studi ho avuto la fortuna di conoscere e collaborare con tanti musicisti: direttori, compositori, strumentisti… Artisti che dedicano la propria esistenza alla musica come una ragione d’essere e, da ognuno di loro, ho avuto in dono esperienza e energia. Col passare del tempo, ho maturato la convinzione che potevo contribuire anche io, nel mio piccolo, a diffondere conoscenze e passione per la musica corale, ma non avevo chiaro come… Un giorno, partecipando da corista a un concorso nazionale corale, ascoltai un gruppo giovanile, il Genova Vocal Ensemble, diretto da Roberta Paraninfo. Vedevo e ascoltavo dei ragazzi meravigliosi, certamente consapevoli della musica che stavano interpretando con straordinaria naturalezza e semplicità. Autonomi, ma perfettamente uniti. Il loro messaggio mi arrivò come un grido: forte e chiaro. «…Il respiro è già canto… nel silenzio, prima di emettere un suono, la voce nasce nella mente, vive attraverso la musica che interpreta e finisce nelle emozioni di colui che ascolta…» Seppi in quel momento che dovevo studiare, ricercare, conoscere, sapere quanto più possibile sulla coralità e vocalità infantile, per poter contagiare con la mia musica quanti più bambini potevo. Mi misi subito a cercare. Attraverso l’attività del Centro Musicale Aureliano di Roma e grazie alla pluriennale esperienza con le voci bianche di Bruna Liguori Valenti, ebbi le prime indicazioni e motivazioni. L’interessante e formativo percorso di studi mise ordine alle informazioni da me acquisite negli anni precedenti, “obbligandomi” a metterle in pratica. Così durante questo cammino, il piccolo laboratorio vocale di bambini diede vita al primo nucleo del Coro Aurora, gruppo associativo di voci bianche e giovanili, con cui mi impegno a vivere e diffondere la musica corale. «…Music education should begin very early, because taste and skills can be more readily influenced in childhood: impressions that last a lifetime can be created in the early years…» I accepted Feniarco’s invitation to run the Music in Movement workshop during the Spring Festival in Montecatini Terme – an opportunity for the school choirs attending to meet each other, study and compete – with curiosity, enthusiasm and the desire to pass on my experience, and I have, as always, received as much as I gave. Feniarco staff’s excellent management and organisation, the constant exchange and debate with the other workshops’ teachers and the good work performed closely with the pupil’ music teachers helped capture the collective attention of the 400 girls and boys aged from 10 to 14, stimulating their curiosity. I think this is the chief purpose of the Spring Festival: immersing the young choristers in choral activity, enabling them to relate to one another under the guidance of new chorus masters and spurred by rivalry with choirs of the same age. The atmosphere that came about during the final concert was striking. The hundreds of voices followed each other on stage, displaying discipline, attention, commitment, respect and joy, all concentrating on imparting their own nuance, essential to making the music real. Alive… not just performed! Boys and girls ready to be drawn, mind, body, heart and voice, into the demands made by the score. Youngsters enthralled by being and making music. «…Music is a moral law. It gives soul to the universe, wings to the mind, flight to the imagination, and charm and gaiety to life and to everything…» It is everybody’s right, and children’s in particular, to enter into contact with it and enjoy making it. It is everybody’s, not only music lovers’ duty, to strive to defend and disseminate it. mente, corpo, «…La musica è necessaria nella formazione generale dell’uomo poiché stimola l’intelletto sviluppando maggiore recettività verso le altre discipline…» Avendo dei figli in età scolare, nella scuola primaria, mi sono resa conto personalmente di quanto, purtroppo, manchi nel nostro sistema scolastico l’attenzione e il rispetto verso l’insegnamento della musica. L’ora di educazione musicale è prevista, ma non sempre si pratica. In pagella sono indicati gli obiettivi curricolari e, per assurdo, esiste anche una valutazione espressa di insegnamenti che spesso non vengono neanche proposti agli alunni. Il devastante risultato è che i nostri bambini crescono musicalmente analfabeti, fruitori passivi di infinite quantità e tipologie di suoni e per niente in condizione di poterne apprezzare i contenuti. Fortunatamente esistono istituzioni scolastiche e Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali 51 33078 San Vito al Tagliamento (Pn) via Altan, 39 tel. 0434 876724 - fax 0434 877554 - [email protected] - www.feniarco.it 50 x 5x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x10005x1 FESTIVAL DI PRIMAVERA 2012 Montecatini Terme (Pt) 18-21 aprile 2012 - Scuole medie Partecipanti 12 cori - 400 giovani coristi oltre 500 persone coinvolte Atelier Antica ma non troppo - docente: Debora Bria John Rutter - docente: Roberta Paraninfo Vocal pop - docente: Fabio Alberti Musica in movimento - docente: Stefania Piccardi World music - docente: Edoardo Materassi Concerti Giovedì 19 aprile 2012 - Palazzo dei Congressi Concerto di apertura del Festival Venerdì 20 aprile 2012 - Palazzo dei Congressi Gran Concerto di Primavera Sabato 21 aprile 2012 8 concerti nelle scuole del territorio 25-28 aprile 2012 - Scuole superiori Partecipanti 21 cori - 620 giovani coristi oltre 700 persone coinvolte Atelier Musica rinascimentale - docente: Mauro Marchetti Antonio Vivaldi - docente: Luigi Marzola Musica contemporanea - docente: Basilio Astulez (Spagna) World music - docente: Cinzia Zanon Vocal pop - docente: Lorenzo Fattambrini Moses Hogan - docente: Flavio Becchis Concerti Giovedì 26 aprile 2012 - Palazzo dei Congressi Concerto del Coro Accademia Feniarco Venerdì 27 aprile 2012 - Nuovo Teatro Verdi Gran Concerto di Primavera Sabato 28 aprile 2012 10 concerti nelle scuole del territorio insegnanti che si preoccupano di questa realtà e, credendo nella interdisciplinarietà della pratica musicale, si impegnano progettando percorsi formativi sin dalla scuola primaria. Si offre così ai bambini l’opportunità di incontrare la musica che altrimenti non potranno mai amare: non la conoscono! «…L’educazione musicale deve iniziare molto presto, perché il gusto e le abilità sono maggiormente influenzabili in età infantile: nei primi anni si possono creare impressioni che dureranno tutta una vita…» Con curiosità, entusiasmo e volontà di donare la mia esperienza, ho accettato l’incarico da Feniarco di condurre l’atelier Musica in movimento a Montecatini Terme, durante il Festival di Primavera, momento d’incontro, studio e confronto tra i cori scolastici partecipanti e come sempre ho ricevuto nel dare. L’ottima gestione e organizzazione dello staff di Feniarco e Act, il continuo scambio e confronto con i docenti degli altri atelier e la positiva collaborazione con i professori degli alunni cantori, hanno contribuito a catturare l’attenzione corale dei 400 ragazzi di età compresa tra 10 e 14 anni, motivandone la curiosità. Credo sia questo l’obiettivo principale del Festival di Primavera: immergere nell’attività corale i giovanissimi cantori, permettendo loro di relazionarsi, guidati da nuovi maestri e stimolati dal confronto con cori composti da coetanei. Emozionante l’atmosfera che si è creata durante il concerto finale. Le centinaia di voci si sono susseguite sul palco, con serietà, attenzione, impegno, rispetto e gioia. Tutti concentrati nel regalare la propria sfumatura, necessaria a rendere la musica vera. Viva… non solo eseguita! Ragazzi pronti a farsi coinvolgere dalle argomentazioni richieste dallo spartito. Mente, corpo, voce, cuore. Giovani affascinati dall’essere e dal far musica. «…La Musica è una legge morale. Essa dà un’anima all’universo, le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza e la vita a tutte le cose...» È diritto di tutti, in particolare dei bambini, entrare in contatto con essa e goderne l’espressione. È dovere di tutti, non solo di chi ama la musica, impegnarsi a difenderla e diffonderla. 0 0 0 1 O 5 C R A I N E F E P x 5 x 10 0 0 5 5 x 10 0 0 5 10 0 0 5 x 1 x 10 0 0 5 x 0005x1 10 0 0 5 R 0 0 5 x 10 0 0 0 5 x 10 ia l a t i n i e l a i r lità amato la cora 0 0 5 x 10 0 0 5 x 10 0 5 x 10 0 0 0 5 x 10 0 0005x1 10 0 0 5 x 1 0 5 x 10 0 0 0 0 0 5 x 10 5 x 10 0 005x1 5 x 10 0 0 0 5 x 10 0 0 0 0 5 x 10 0 0 0 5 x 10 5 x 10 0 0 5 0 0 5 x 10 0 o c r a i n e f i ella n d o e i i z t a p s s So a nell’apposito gno 10 0 0 5 x x 10 0 0 5 x 10 0 0 5 x 1 0005x ste o s l e firm a o t a v riser i t ) i S d P d e A ( r i e l e a d i c e n So dichiarazio ioni di Promozione D, U C e O z C I a N ci delle Asso i nei modelli 730, U ice fiscale: d o c o r t che trov s o n l nco i a fi a o 6 d 1 n 5 0 indica 4 3 04 920 t i . o c r a i n www.fe x1 05x1 CRONACA 52 GIÀ MI TROVAI DI MAGGIO 46º Concorso Nazionale Corale di Vittorio Veneto di Giorgio Morandi Vittorio Veneto National Choral Competition Già mi trovai di maggio una mattina entro un bel teatro con palco adorno di tanti fiori nella città della vittoria alata. Sembra (e chiedo venia fin d’ora se a qualcuno apparisse una insolenza) la parafrasi del testo di un bel canto dell’indimenticabile maestro Bruno Bettinelli, pezzo forte del repertorio di tanti cori, nonché uno dei brani del concorso di cui ora si parlerà. Ma per chi scrive non è che, letteralmente, la realtà vissuta a Vittorio Veneto nel fine settimana del 26 e 27 maggio del corrente anno 2012. «46° Concorso Nazionale Corale Trofei “Città di Vittorio Veneto 2012”» tuona al microfono del bel teatro Lorenzo Da Ponte la voce decisa del maestro Giorgio Mazzuccato, speaker ufficiale e portavoce della Commissione Artistica del concorso. Ricordato il Comune di Vittorio Veneto come ente organizzatore dell’evento, lo speaker prosegue citando la Regione Veneto, la Provincia di Treviso, Feniarco, Asac Veneto e l’Associazione e Coro Ana della città quali enti la cui attenzione e partecipazione concreta ha contribuito a realizzare anche quest’anno il Concorso Corale Nazionale; il maestro Mazzuccato presenta quindi gli altri membri della Commissione Artistica: Stefano Da Ros (coordinatore artistico e trascinatore di tante edizioni del concorso), Francesco Luisi e Alvaro Vatri. Procede con la presentazione dei membri della giuria che è presieduta da Antonio Sanna ed è formata da Arnaldo De Colle, Francesco Erle, Floranna Spreafico e Paola Stivaletta. E quindi… Signori si va a cominciare! Aprono le audizioni per il concorso i sei cori della categoria d Progetto-programma riservato a cori giovanili. Nulla richiama una qualsiasi religiosità del luogo se non il “sacro” silenzio dell’attento pubblico presente in sala che, interessatissimo, ascolta attento il risultato di un lungo lavoro svolto dai cori nei mesi precedenti. Un applauso convinto saluta ogni coro al termine dell’esibizione e alla fine introduce la pausa di poche decine di minuti che permette alla giuria di stilare la classifica dei concorrenti. Questa prima fase del concorso è conclusa dalla proclamazione dei primi tre cori classificati. Ed è solo in questo momento che la sala si eccita e le grida di gioia dei cori citati dal portavoce della giuria la riempiono. Nei due giorni dell’importante evento corale questo rito si ripete per altre quattro volte, con la categoria a Progettoprogramma musiche originali d’autore (con 9 cori), la categoria c Progetto-programma riservato a cori maschili” (4 cori), la categoria b Progetto-programma canto popolare (con 3 cori) e la categoria e Progetto-programma riservato a cori di voci bianche (7 cori). Se momento atteso con ansia è, come già citato, il momento della proclamazione dei vincitori delle diverse categorie, ancor di più lo è il momento dell’esibizione di tutti i vincitori nel grande concerto finale che permetterà alla giuria di dichiarare il vincitore assoluto del festival con l’assegnazione del 18° Gran Premio Efrem Casagrande, istituito a ricordo dell’illustre e indimenticato cittadino di Vittorio Veneto, grande esponente della coralità italiana, fondatore e sostenitore dello stesso Concorso Corale Nazionale. Va evidenziato che per la prima volta al superconcorso ha dato un tocco di prestigio particolare la presenza competitiva del coro italiano che nell’edizione del 2011 ha vinto il Concorso Nazionale Guido d’Arezzo e precisamente il Coro da Camera di Varese diretto dal maestro Gabriele Conti. Con la sua qualifica di vincitore di Arezzo il coro varesino è stato ammesso di diritto al Gran Premio Efrem Casagrande. In una scheda a parte onoreremo giustamente tutti i cori vincitori delle singole categorie, ma non possiamo omettere di citare, già qui, almeno il vincitore del Gran Premio 2012, il coro femminile Ensemble La Rose di Piovene Rocchette (Vi), diretto dalla maestra Jose Borgo, coro già vincitore nella categoria Progetto-programma musiche originali d’autore con il progetto Sub tuum Praesidium: devozione mariana nella musica corale contemporanea. Quest’ultima informazione ci introduce e ci porta a evidenziare un tratto caratteristico del concorso corale di Vittorio Veneto: ogni coro partecipa al concorso proponendo un piccolo unitario progetto corale. Non è qui possibile citare tutti i 29 progetti, ma è garantito il fatto della loro interessante originalità che va a coprire tantissimi aspetti della cultura e della storia dell’umanità che caratterizza la nostra società. Il progetto ritenuto dalla giuria il più interessante fra quelli ammessi al concorso, e nel caso specifico il progetto Pitture vocali: disegno e coloro con la voce presentato dal Coro Aurora di Bastia Umbra (Pg) diretto da Stefania Piccardi, ha ricevuto uno dei premi speciali previsti dall’organizzazione del concorso. La lista dei premi speciali si completa con la citazione del: premio per il direttore di coro che ha espresso le più spiccate doti interpretative, assegnato a Giorgio Susana, direttore del Corocastel di Conegliano (Tv); premio per il coro veneto che ha ottenuto la migliore valutazione nel concorso, assegnato all’Ensemble La Rose di Piovene Rocchette (Vi), diretto da Jose Borgo; premio speciale per i cori scolastici, assegnato al coro Voci bianche Italo Calvino di Milano, diretto da Sonia Spirito, unico coro scolastico presente a questa edizione del concorso. A mo’ di conclusione piace riferire le seguenti parole: «Ancora una volta nella nostra città si è realizzata una festa: quella del canto, soprattutto della voce, educata e disciplinata dalla tecnica, ma sempre fluente dal cuore; quello strumento sonoro insuperabile, certamente duraturo quanto la stessa umanità». Sono parole del Sindaco di Vittorio Veneto, Gianantonio Da Re che, accompagnato dall’Assessore alla Cultura Michele De Bertolis e dal Prefetto di Treviso Aldo Adinolfi, essendo presente al concerto per l’assegnazione del Gran Premio Efrem Casagrande, ha voluto di persona ringraziare tutti i cori partecipanti al concorso, il pubblico presente, gli organizzatori (con menzione particolare al coordinatore maestro Stefano Da Ros) e tutti gli enti che hanno contribuito alla realizzazione della grande festa corale. A livello statistico, informiamo che ben ventinove sono state le compagini corali che con circa ottocento coristi si sono iscritte e hanno effettivamente partecipato alla 46 a edizione del Concorso Nazionale Corale Trofei “Città di Vittorio Veneto” 2012. La loro provenienza copre geograficamente tutto il paese, dalla Sicilia al Friuli passando attraverso sette diverse regioni. Il futuro? Dal punto di vista sia organizzativo sia dei contenuti il concorso gode ottima salute e il suo futuro è assicurato, anche se alcune novità, per la vivacità e l’incisività della 53 Abstract In the last weekend of May, 2012, the National Choral Competition “Trofei Città di Vittorio Veneto” was held in Vittorio Veneto, a town in the province of Treviso. Twenty-nine choirs from all over Italy sang for a jury composed of Antonio Sanna (chairman), Arnaldo De Colle, Francesco Erle, Floranna Spreafico and Paola Stivaletta. The list of winning choirs is published elsewhere but mention must be made of the winner of the Gran Premio Efrem Casagrande, the Ensemble La Rose (from Piovene Rocchette, in Vicenza province) conducted by Jose Borgo. The competition was staged to great acclaim in the town’s Teatro Da Ponte, provided by the municipal authorities, which were represented by the mayor Gianantonio Da Re and Culture Committee councillor, Michele De Bertolis (both of whom were present at the final concert). Other dignitaries, attending various concerts and greeting the choirs, were the Prefect of Treviso, Aldo Adinolfi, the General Secretary of Feniarco, Lorenzo Benedet, and the President of ASAC (the regional choral association), Alessandro Raschi. The 46 th edition of the National Choral Competition, under the leadership of maestro Stefano Da Ros, reflected the town’s long-standing legacy of Italian choral music, a legacy it is determined to preserve and continue, as confirmed by the parting promise of the maestro to «see you next year». CRONACA 54 55 ASPETTANDO POULENC… IL FLORILÈGE DI TOURS ALL’INSEGNA DEI GIOVANI RISULTATI DEL CONCORSO CAT. A - Progetto-programma musiche originali d’autore 1° Classificato: Ensemble La Rose di Piovene Rocchette (Vi), dir. Jose Borgo 2° Classificato: Coro Dalakopen di Legnano (Mi), dir. Pietro Ferrario 3° Classificato: Coro Iride di Roma, dir. Fabrizio Barchi CAT. B - Progetto-programma canto popolare 1° Classificato: non designato 2° Classificato: Coro da Camera Trentino di Borgo Valsugana (Tn), dir. Giancarlo Comar 3° Classificato: Coro S. Ilario di Rovereto (Tn), dir. Antonio Pileggi CAT. C - Progetto-programma riservato ai cori maschili 1° Classificato: Corocastel di Conegliano (Tv), dir. Giorgio Susana 2° Classificato: Coro S. Romedio Anaunia di Romeno (Tn), dir. Luigi De Romedis 3° Classificato: Coro S. Ilario di Rovereto (Tn), dir. Antonio Pileggi CAT. D - Progetto-programma riservato ai cori giovanili 1° Classificato: Coro Iride di Roma, dir. Fabrizio Barchi 2° Classificato: Gruppo vocale Vogliam Cantare di Trento, dir. Maria Cortelletti 3° Classificato: Gruppo vocale Vivae Vocis Concentus di Perugia, dir. Franco Radicchia CAT. E - Progetto-programma riservato ai cori di voci bianche 1° Classificato: Voci bianche Vogliam Cantare di Trento, dir. Maria Cortelletti 2° Classificato: Coro Aurora di Bastia Umbra (Pg), dir. Stefania Piccardi 3° Classificato - exequo: Voci bianche Garda Trentino di Riva Del Garda, dir. Enrico Miaroma; I Piccoli Cantori di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), dir. Salvina Miano Gran Premio Efrem Casagrande Ensemble La Rose di Piovene Rocchette (Vi), dir. Jose Borgo manifestazione stessa, sono sempre possibili e talvolta auspicabili. Se è lecito esporre a mo’ di esempio un’idea personale, forse ci sarebbe spazio affinché il concorso dei cori italiani diventasse un po’ di più anche concorso della musica corale italiana (ora fortemente penalizzata dalla imperante – e non sempre giustificata – moda della musica straniera). Siamo certi che la Commissione Artistica del concorso ha ben presente la situazione e vi dedicherà attenzione per il futuro. Dal punto di vista finanziario bisogna ammettere che anche il concorso di Vittorio Veneto risente della pesante crisi in corso a livello nazionale, ma le parole pur molto prudenti delle autorità e del regista Stefano Da Ros hanno lasciato ampia speranza dandoci il loro cordiale arrivederci al prossimo anno. L’originalità dei progetti va a coprire tantissimi aspetti della cultura e della storia dell’umanità. di Rossana Paliaga Florilège Vocal de Tours: Waiting for Poulenc… Cantare bene è una cosa seria: bisogna crederci e impegnarsi di conseguenza nell’approfondimento della tecnica vocale, dello stile, dei necessari dettagli interpretativi che permettono, attraverso la condivisione autenticamente corale di un approccio, di passare dalla buona esecuzione all’interpretazione che suscita e trasmette emozioni. Per alcuni è un traguardo realizzabile, per altri ancora il tentativo di raggiungere un obiettivo, ma la sola espressione di questa volontà dona senso e dignità all’attività di un coro, predisponendolo a considerazioni di natura artistica. Questa è la fede che accomuna chi partecipa ai più rinomati concorsi corali internazionali, un acuto senso critico che al di là della giuria deputata coinvolge anche i coristi e il pubblico, costituito in grande maggioranza da conoscitori che in questa sede amano analizzare con cognizione le singole esibizioni. Per questo motivo i grandi concorsi non sono soltanto una gara tra i cori partecipanti, ma il momento in cui godere dell’arte corale nella sua forma più alta, confrontandosi e arricchendosi reciprocamente in uno scambio ad ampio raggio tra direttori, compositori, organizzatori, coristi e appassionati, nel quale poter parlare di coralità con un linguaggio comune, quello dell’adesione al dogma dell’onestà artistica e della necessaria competenza. Questa è stata anche quest’anno l’atmosfera vissuta al Florilège vocal di Tours, roccaforte francese del circuito europeo del Grand Prix corale. La 41ª edizione del concorso ha offerto all’attenzione del suo pubblico un programma ramificato che ha suddiviso i cori di adulti in piccole categorie a seconda dell’organico misto, a voci pari o da camera, affiancando alle loro prove, come da regolare tradizione biennale, il concorso internazionale dedicato esclusivamente ai cori giovanili. A sorpresa la gara dei giovanissimi ha rivelato potenzialità più interessanti rispetto a quelle espresse dai cori di adulti. Il nuovissimo brano d’obbligo di questa categoria, l’accattivante canzonetta Le rat des villes et le rat des champs (Il topo di città e il topo di campagna), è stato commissionato dal concorso al compositore Julien Joubert. Sul podio sono saliti i rappresentanti di tre diversi approcci alla coralità giovanile: sul gradino più alto la Solfa de la Schola Cantorum Coralina da Cuba con le sue accattivanti note folk, la grande musicalità e l’irresistibile voglia di ballare degli affiatati coristi, seguito dal coro femminile Spigo di Jelgava in Lettonia, gruppo vocalmente valido e agguerrito ma che con le sue scelte di programma votate a un’ostentazione di facile effetto ha suscitato le maggiori riserve proprio per l’atteggiamento. Agli antipodi rispetto a questo tipo di scelte, ha conquistato il terzo posto il coro Radost di Praga, per programma, vocalità e concetto di esibizione erede di un metodo tradizionale quanto efficace, che punta più sui contenuti che sulla decorazione e ha portato al coro anche il premio del pubblico e il meritato premio all’esperienza del direttore Vladislav Soucek, “capitano” professionale ma cordiale, che con ammirabile minimalismo di gesti sa ottenere massima attenzione, grande precisione e una dinamica curata nei minimi dettagli. Sono partiti invece in sordina i cori di adulti, ma la variabilità del fattore umano e “atmosferico” che caratterizza lo strumento-coro ha portato nelle successive categorie qualche piacevole sorpresa, evidenziando tre gruppi che si sono poi contesi con sostanziale equivalenza di mezzi il Grand Prix. La giuria, che ha avuto anche la sua voce italiana con il compositore Giovanni Bonato, ha confermato l’impressione con una condivisibile severità di giudizio: niente primo premio nella categoria dei cori misti, niente primo e terzo premio nella categoria dei gruppi vocali, addirittura nessun premio 56 Abstract Major choral competitions are not simply contests, but opportunities to enjoy choral art in its highest form. They are occasions for conductors, composers, promoters and singers to come together, a place for people who speak the common language of artistic honesty and mastery. Such was the atmosphere at the 41th Florilège Vocal de Tours, where choirs competed in three restricted categories (mixed choirs, equal voices, vocal groups) as well as the biennial international competition dedicated exclusively to youth choirs. The latter showcased the very different approaches of the three choirs on the podium. The Solfa de la Schola Cantorum Coralina from Cuba sang catchy folk music with great tonality, the female choir, Spigo from Jelgava in Latvia, who performed most effectively, and the Radost choir from Prague, heirs to the traditional method which concentrates more on content than decorative flourishes. Three adult groups of similar standing competed for the Grand Prix. These were the harmonious Samford University, A Cappella Choir, of Birmingham, Alabama, competently directed by Philip Copeland, the brilliant Swedish choir, Härlanda Kammarkör, meticulously directed by David Molin and the florid Musicaquantica of Buenos Aires, featuring the confident flourishes of the conductor, Camilo Santostefano. The international jury awarded the Grand Prix de la ville de Tours to the choir from Argentina, which ensures their participation in the Grand Prix final in Arezzo in 2013. The head of international relations for the Florilège Vocal de Tours, Jacques Barbier, said this year’s competition was a prelude to forthcoming changes in the contest rules in the next edition. There will be fewer choirs with longer programmes and new ideas to revitalise the traditional approaches. The competition will mark the fiftieth anniversary of the death of Francis Poulenc, who spent part of his life in Tours and whose name is forever linked with the competition. 57 assegnato nelle voci pari. I premi consegnati sono stati divisi tra il coro dell’università di Birmingham in Alabama, il coro svedese Härlanda e i Musicaquantica di Buenos Aires, che oltre a cinque premi (tra secondi, terzi e premi speciali) hanno conquistato anche il riconoscimento più ambito, il Grand Prix de la ville de Tours che garantisce la loro presenza alla finalissima del Gran premio nel 2013 ad Arezzo. La riflessione sulle singole esibizioni insieme ad alcuni dei direttori dei cori partecipanti ha offerto l’occasione per capire quale sia l’immagine, il ruolo e la fama della quale godono i concorsi del gpe e Tours in particolare. Una delle caratteristiche peculiari del concorso francese è l’importanza riservata alla categoria di musica rinascimentale che ha attirato in maniera particolare il raffinato coro belga Reflection Vocaal Ensemble. Come conferma il direttore Patrick Windmolders, «l’idea di partecipare al concorso di Tours è nata in occasione dell’International choir contest of Flanders, dove abbiamo ricevuto l’invito a partecipare alle selezioni. Abbiamo immediatamente accolto la proposta con interesse perchè è importante cogliere l’opportunità di superare i confini nazionali per far conoscere a un nuovo pubblico il proprio lavoro e repertorio e per imparare, attraverso il contatto con altri direttori e l’ascolto di cori di diversa provenienza. A Tours è particolarmente interessante il confronto sul piano del repertorio rinascimentale, a proposito del quale esistono molte scuole di pensiero differenti.» Per tutti i direttori e i coristi è stato unanime l’entusiasmo rispetto alla scelta dell’idilliaco priorato di San Cosma a La Riche, oasi contemplativa dove i roseti si intrecciano alle vestigia medievali e cornice e acustica risultano perfette per immergersi nello spirito e nello stile della polifonia antica. Rimpiange di non aver avuto più tempo a disposizione per godere della bellezza del luogo il simpatico direttore del coro svedese Härlanda Kammarkör, David Molin, che con serietà, modestia e onestà ha portato in tutte le categorie la varietà di repertorio e l’entusiasmo di un lavoro accurato. «Avevo sentito parlare molto di Tours anche perchè nel 2007 vi aveva preso parte con successo un altro coro di Göteborg, l’ottimo Simon Phipps Vokal Ensemble, che aveva vinto il primo premio assoluto. Dalle parole dei colleghi ho capito trattarsi di un concorso di grande prestigio che si svolge in un posto meraviglioso e si distingue per le sue qualità anche all’interno del circuito del gpe. Devo ammettere che i fatti hanno confermato le aspettative e siamo molto grati per la generosa accoglienza, inoltre per il piacere della scoperta di un luogo eccezionale come La Riche, che è stato una fonte di ispirazione per il repertorio rinascimentale.» Ha giocato senza riserve e con una resa costante in tutte le categorie il coro americano Samford University A Cappella Choir, ensemble armonioso e capace di delicate sfumature nella gestione della vocalità sotto la guida del valido Philip Copeland, pienamente consapevole dell’importanza di questa esperienza europea. «I grandi concorsi europei sono eventi di riferimento a livello mondiale e sono noti nel nostro paese anche attraverso le esperienze di gruppi americani che vi hanno partecipato. L’idea del circuito del Grand Prix è fenomenale e aggiunge prestigio ai concorsi che ne fanno parte. Negli Stati Uniti non abbiamo nulla di simile; con il gpe potremmo confrontare, nonostante i diversi presupposti, soltanto i World choir games.» I grandi concorsi europei sono ben noti nell’ambiente corale americano e hanno costituito un punto di riferimento e una sfida importante anche per il vincitore di quest’anno, il coro argentino Musicaquantica Voces de Camara, per il quale questo traguardo, accolto con entusiasmo “latino” sul palco del Grand Théâtre, ha rappresentato un riconoscimento per un impegno che supera l’ambito puramente musicale e costituisce la base della coesione di questo gruppo di coristi dal forte temperamento, guidati dalla competenza di un giovane direttore dalle idee molto chiare, Camilo Santostefano. «Il circuito del Grand Prix è molto conosciuto nel nostro paese, inoltre ho avuto la possibilità di sentirne parlare da chi vi ha preso parte. Decidere di partecipare è stata per noi una scelta impegnativa, per questo abbiamo cercato di sfruttare al massimo l’opportunità della nostra prima tournée in Europa iscrivendoci a due concorsi e un festival, che posto in mezzo alle due competizioni ha costituito strategicamente un momento di distensione. Ci siamo iscritti a tutte queste manifestazioni per due motivi principali. Il primo è di carattere pratico ovvero economico: la preparazione al viaggio è durata un anno e mezzo e non soltanto per garantire la migliore preparazione musicale. Il secondo motivo era il desiderio preciso di partecipare a una delle competizioni del Grand Prix e metterci alla prova in tutti gli stili previsti dal regolamento. I coristi provengono da esperienze musicali molto diverse, dalla musica antica all’elettronica, al folk, per questo motivo cerco di valorizzare questo bagaglio variegato con un repertorio eclettico. Sono convinto infatti che l’attività corale debba coinvolgere ogni singolo corista in maniera personale, ognuno deve trovarvi il genere che più lo rappresenta, il proprio spazio di espressione per dare un contributo attivo al lavoro comune. Oltre al grande impegno che dedichiamo alla musica, il coro ha per noi un forte significato anche a livello umano. La maggior parte dei nostri coristi vive a Buenos Aires, ma proviene da altre zone dell’Argentina ed è lontana dalla propria famiglia e dagli affetti, quindi il coro è diventato una specie di famiglia allargata, nella quale trovare sostegno. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro e questo rappresenta l’anima più autentica del nostro gruppo.» Il legame umano e artistico di questo coro ha convinto giuria I grandi concorsi sono il momento in cui godere dell’arte corale nella sua forma più alta. e pubblico con lo slancio di una forte motivazione, una struggente adesione ai colori della letteratura nazionale e uno studio accurato dei brani proposti, impreziosito per il pubblico più attento da una rara precisione negli attacchi. Con la soddisfazione dei coristi argentini e il consueto concerto in piazza di tutti i cori partecipanti, regalato agli abitanti di Tours (che hanno dimostrato anche quest’anno grande interesse per l’omaggio musicale), si è conclusa un’edizione che prelude a importanti perfezionamenti, come ci ha rivelato il responsabile alle relazioni internazionali Jacques Barbier. «Quest’anno abbiamo dedicato particolare attenzione ai 58 59 + notizie> + approfondimenti> + curiosità> + rubriche> + + musica> servizi sui principali> avvenimenti corali LA RIVISTA DEL CORISTA giovani, rinunciando ad attivare la categoria dei cori di voci bianche a favore di un maggiore rilievo dato ai cori giovanili. In generale il concorso ha visto la partecipazione di un numero volutamente inferiore di gruppi; si tratta di un anno di transizione che prelude ai cambiamenti che metteremo in atto fin dalla prossima edizione, a partire dalle novità nel regolamento del concorso. Prevediamo infatti di far partecipare in futuro meno cori con programmi più lunghi. Tutte le selezioni si svolgeranno al Grand Théâtre di Tours senza disperderdere le categorie in luoghi limitrofi. Sono convinto inoltre che l’ingresso di Loïc Pierre nello staff organizzativo del concorso porterà idee nuove e ci permetterà di evitare di accumulare la polvere dell’abitudine con proposte attuali. Nella prossima edizione celebreremo anche il cinquantenario della morte di Francis Poulenc, compositore il cui nome è legato alla storia di questa competizione e a questi luoghi, dove ha trascorso una parte della propria esistenza. Poulenc conosceva bene la regione della Touraine e ha composto nella sua casa di campagna vicino a Tours molte opere corali. Ovviamente vogliamo incoraggiare in questa occasione l’esecuzione di opere di Poulenc e introdurremo un premio speciale dedicato proprio alla migliore interpretazione di brani dal suo repertorio corale.» La volontà di non portare avanti una tradizione preconfezionata, ma di trovare sempre l’opportunità e le idee per migliorarla, sta guidando il Florilège oltre la boa del primo quarantennio, secondo le parole di Pierre de Coubertin che la presidente Isabelle Renault ha scelto come incipit del proprio saluto introduttivo: «Il successo non è un fine, ma un modo per mirare più in alto». È importante superare i confini nazionali per far conoscere a un nuovo pubblico il proprio lavoro. Anche per il 2012 rinnova il tuo abbonamento e fai abbonare anche i tuoi amici CHORALITER + ITALIACORI.IT Rivista quadrimestrale della FENIARCO abbonamento annuo: 25 euro / 5 abbonamenti: 100 euro Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali Via Altan, 39 33078 S. Vito al Tagliamento (Pn) Italia Tel. +39 0434 876724 - Fax +39 0434 877554 www.feniarco.it - [email protected] modalità di abbonamento: • sottoscrizione on-line dal sito www.feniarco.it • versamento sul c/c postale IT23T0760112500000011139599 intestato a Feniarco • bonifico bancario sul conto IT90U063406501007404232339S intestato a Feniarco RUBRICHE 60 61 MONDOCORO a cura di Giorgio Morandi «Living in troubled and confusing times, listening to music is a solace, a deliverance, a release. Especially when the music comes from human voices, the most expressive, gentle and creative medium in inspiring and expressing Art.» (Tharassos Cavouras) I festival e le rassegne sono motivo e occasione per condividere e scambiare esperienze significative e per un vero incontro. Incontrarsi significa apprezzarsi reciprocamente. Ma spesso significa anche scoprire lati sorprendenti che arricchiscono e realizzano le nostre aspettative… International choral events and festivals… are a wonderful opportunity for young people to meet each other, to share and swap experiences… (EC Magazine 1/1997) Per questo e per tutte le altre ragioni che ognuno di noi può trovare partecipando al Festival Europa Cantat XVIII Torino 2012, ai partecipanti singoli, ai gruppi corali, ai conduttori/responsabili di tutti gli ateliers, a tutti coloro che a Torino e per Torino hanno lavorato e lavorano per il successo del festival e quindi per la gioia della coralità europea, Mondocoro anticipa un cordiale saluto e augurio: godiamoci il nostro cantare a Torino! For these, and for the many other reasons that motivate each one of us who are participating in the Festival Europa Cantat XVIII in Torino in 2012, Mondocoro sends his best chordial greetings and wishes in advance to the individual singers, choral groups, all the musicians who will give tutorials to workshops, all the people who have worked and who are working for the success of the festival and, especially, for the joy of the European choral movement: let’s enjoy our singing in Torino! Chorus America premia la coralità Chorus America, fondata nel 1977 in Nord America, è un’organizzazione avente lo scopo di difendere, promuovere e sviluppare la leadership che fa progredire i cori professionisti, quelli amatoriali e i cori giovanili, dando sostegno ai direttori di coro, ai dirigenti, ai membri del direttivo e ai cantori, con strumenti, formazione, networking che permettono loro di contribuire meglio al loro gruppo corale. Più di 2000 cori, individui, aziende e organizzazioni sono membri di Chorus America e hanno accesso a un’ampia gamma di programmi, pubblicazioni, ricerche e servizi personali sviluppati per loro. Chorus America, tramite commissioni esaminatrici indipendenti, anche per il 2012 ha selezionato e annunciato i destinatari dei vari premi che verranno consegnati in occasione della 35a conferenza annuale Chorus America a Minneapolis, dal 13 al 16 giugno 2012. Questi premi hanno lo scopo di riconoscere una vasta gamma di realizzazioni nel campo della musica corale, inclusa l’eccellenza artistica, la programmazione avventurosa, i programmi di formazione innovativi, la filantropia generosa e la longevità di servizio e dedizione personale all’arte corale. «La leadership esemplare dimostrata da questi individui e organizzazioni meritevoli funge da modello per tutti i cori che lottano per il successo delle loro comunità», afferma Ann Meier Baker, presidente di Chorus America. L’elenco e le motivazioni dei premi e l’elenco e le notizie sui premiati si possono trovare in www.chorusamerica.org Chorus America recognizes outstanding choirs and individuals Chorus America (founded in 1977) is a national organization with the objective of developing and promoting professional, amateur and youth choirs. It acts as advocate, promotes research and develops leadership to advance the interests of the choral world. It supports and serves choir conductors, administrators, board members and singers by providing tools, training, peer networking and access so that choirs are better able to contribute to their communities. More than 2,000 choirs, individuals, businesses and organizations are members of Chorus America and have access to a wide range of programmes, publications, research and personal services developed for their benefit. Chorus America has announced the recipients of its 2012 awards in recognition of a broad range of achievements in choral music, including artistic excellence, adventurous programming, innovative education programmes, generous philanthropy and lifetime service to the choral art. «The exemplary leadership displayed by these deserving individuals and organizations serves as a model for all choirs as they strive for success in their communities,» said Ann Meier Baker, President and ceo of Chorus America. Independent panels selected the winning individuals and choirs, who will receive the awards at Chorus America’s 35th Annual Conference in Minneapolis, June 13-16, 2012. Details of the awards and news about the winners are available at www.chorusamerica.org MUSICA, l’archivio corale per tutti L’associazione Musica International ogni anno gestisce diversi workshops che portano il partecipante a migliorare la qualità e la quantità del repertorio corale presente nel database di musica. Se il promotore del workshop è italiano, il repertorio corale incrementato in musica sarà italiano (e ce ne sarebbe bisogno!). I partecipanti leggono partiture, ne inseriscono i dati e/o correggono dati già presenti: i direttori si occuperanno dei loro brani preferiti, i compositori delle proprie composizioni, i bibliotecari delle opere presenti nella loro biblioteca, i musicologi sono benvenuti in modo tutto particolare per le loro esperienze specialistiche. I dati da inserire vanno da una descrizione bibliografica completa all’analisi della partiture fino ad aspetti più soggettivi quali le chiavi appropriate per una ricerca efficace, il livello di difficoltà di apprendimento e di esecuzione per direttore e per coro, i temi musicali, ecc. Quando è reperibile, è possibile inserire nell’archivio musica l’immagine della prima pagina della partiture, un estratto di una buona esecuzione piuttosto che la pronuncia corretta del testo e la sua traduzione in diverse lingue. Per informazioni: http://www.musicanet.org/en/workshops.php MUSICA, the choral database open to everyone Musica International association holds several workshops in order to assist participants to discover the research tool musica and, at the same time, improve the quality and quantity of the data of the Musica International database on the choral music repertoire. If an Italian member of Musica International were to organise a workshop, this would increase the currently very limited extent of Italian choral music in the Musica International database. Participants read through choral music scores, enter new data into the database and/or correct and improve existing records. Conductors enter their favourite pieces, publishers enter their publications, composers enter their compositions, librarians enter the content of their library and musicologists are especially welcome to work on scores in their specialist field. Data entry consists of a comprehensive bibliographic description and an analysis of each score, along with other, more subjective information, such as appropriate keywords to make searching more effective, an assessment of the level of difficulty in learning and performing for both conductor and choir, and musical themes to enable display and direct searching when only the tune is known, etc… Where available, features like “Image of the first page” of the score, “Sound of an excerpt” from a good interpretation, the correct pronunciation of the text (sound file) and translations of the text in different languages can also be entered. For more details: http://www.musicanet.org/en/workshops.php RUBRICHE 62 63 Cori che cambiano il nostro mondo Vienna: Festival Corale Pace Nel Mondo cd Dal 19 al 23 giugno ha avuto luogo la prima edizione dello Yale International Choral Festival organizzato in collaborazione con la Yale School of Music, il Festival Internazionale delle Arti e delle Idee e lo Yale Alumni Chorus. Tutti gli eventi hanno avuto luogo nel campus dell’Università di Yale (New Haven, ct, usa). Importantissimi cori da quattro continenti si sono trovati insieme per cinque giorni di canto, di studio e di scoperta delle relazioni interpersonali che solo la musica corale sa offrire. Ogni sera è stato dato un concerto formale nella celebre Sprague Hall di Yale, e la giornata è stata piena di lezioni, workshops e master class per i direttori partecipanti, tenute da docenti selezionati ospiti e da professori dell’Università di Yale. Fra i cori ospiti erano presenti il Central Conservatory of Music Chorus, Pechino; il Cambridge University Consort of Voices, UK; il Manado State University Choir, Indonesia; il Imilonji Kantu Choral Society, Sud Africa; lo Yale Choral Artists e lo Yale Alumni Chorus. Durante il festival (22 e 23 giugno) si è tenuto anche un Symposium della durata di due giorni, intitolato Cori che cambiano il nostro mondo, organizzato con la collaborazione di Direttori Senza Frontiere di ifcm e del Programma di Scambio Internazionale di Direttori di Coro della American Choral Directors Association. Il Symposium ha messo a fuoco le modalità con cui le persone (sia negli usa che negli altri paesi) stanno utilizzando la musica corale per generare cambiamenti positivi nella società, per promuovere il benessere personale e accrescere il senso di comunità. Per maggiori informazioni: www.yaleinternationalchoralfest.org Il terzo Vienna-World Peace Choral Festival sarà il carnevale dei cori di bambini e ragazzi. Vedrà riuniti insieme cori da tutto il mondo. Avrà luogo a Vienna dal 30 luglio al 1° agosto 2012 e fin dalla cerimonia di apertura rappresenterà un’esperienza di prestazioni al massimo livello, di attività ricche e di scambio e integrazione multiculturale. Hanno già manifestato forte interesse per questo festival e apprezzato il suo tema e l’impostazione delle varie attività i seguenti cori: Türkischen Kultur und Tourism Ministerium Kinderchor (Turchia), Vesna Children’s Choir (Russia), Cor Divisi Choir (Spagna), Speghani Choir (Armenia), Estonian Television Concert Choir (Estonia) e Unison Children’s Choir and Vlastarele Orastiei Choir (Romania), ma il numero di partecipanti sta crescendo ancora. In particolare si deve rilevare un grande interesse a questo festival da parte dei cori cinesi che arriveranno da Pechino, Shanghai, Guangzhou, Xi’an, Yantai, Nanjing, Chongqing e Kunming. Benché i cori abbiano culture diverse e diversi stili corali, per buona volontà e per cantare tutti insieme essi si riuniscono e cantano per la pace. Il festival sarà una sfilata e un luna park per i giovani appassionati del canto corale. Altri dettagli: www.wpcf.at Vespro della Beata Vergine di Alessandro Grandi D. York, D. Taylor, E. Lyon, P. Harvey - Gächinger Kantorei BachCollegium Stuttgart - Matthew Halls. Choirs Transforming Our World The Yale International Choral Festival is a new event organised in collaboration with the Yale School of Music, the International Festival of Arts & Ideas, and the Yale Alumni Chorus. The event is to be staged between June 19th and 23rd, 2012, on the campus of Yale University (New Haven, ct, usa). Outstanding choirs from four continents will come together for five days of singing, learning and exploring the bonds that choral music forges between people. Each evening, a formal concert will be held in Yale’s renowned Sprague Hall, and every day will be filled with lectures, workshops and master classes for the Conducting Fellows, led by visiting conductors, guests and members of the Yale faculty. Participating ensembles will include the Central Conservatory of Choral Music, Beijing; the Cambridge University Consort of Voices, UK; the Manado State University Choir, Indonesia; the Imilonji Kantu Choral Society, South Africa; the Yale Choral Artists, and the Yale Alumni Chorus. A two-day symposium will be held on June 22nd and 23rd entitled Choirs Transforming Our World, organized in association with the International Federation for Choral Music’s ‘Conductors Without Borders’ network and the International Conductors Exchange Program of the American Choral Directors’ Association. The symposium will explore ways in which people throughout the us and the world are using choral music to foster positive social change, promote mental health, and engender community spirit. Details at www.yaleinternationalchoralfest.org Nel Catalogo Carus Verlag troviamo questo cd che fu inciso live durante la Musikfest Stuttgart 2010. È un cd da possedere, non fosse altro che per avere una buona idea della musica di Grandi e per poter magari proporre al proprio coro qualcuno dei brani preferiti. In questa incisione, la Carus paga un giusto tributo alla profondità della musica di Grandi. Questa compilation delle opere di Grandi rappresenta un insieme di molti stili musicali e si può certo affermare che i musicisti della Gächinger Kantorei Stuttgart, integrati dallo stupendo set di solisti York (sop.), Taylor (alt.), Lyon (ten.) e Harvey (bas.), sono meravigliosi. Ricordiamo brevemente che Alessandro Grandi (1586-1630) è uno dei tanti compositori la cui opera fu a lungo sottovalutata e poco conosciuta. Tutta la sua carriera si sviluppò all’ombra della sua guida, Claudio Monteverdi, la cui fama prevalse su quella di Grandi. La musica di Grandi è stata senza dubbio una forza fondamentale per lo sviluppo della prima musica barocca di cui Grandi è un pioniere. Vienna - World Peace Choral Festival 2012 The 3rd Vienna - World Peace Choral Festival is to be staged in Vienna from July 30th to August 1st, 2012. Excellent performers, abundant activities and the opportunity for multicultural interchange mean that expectations will be high, right from the opening ceremony. The festival draws many choirs from all over the world: Turkey’s Türkischen Kultur und Tourısm Ministerium Kinderchor, Russia’s Vesna Children’s Choir, Spain’s Cor Divisi Choir, Armenia’s Speghani Choir, Estonia’s Estonian Television Concert Choir and Romania’s Unison Children’s Choir and the Vlastarele Orastiei Choir. Leading choirs from Beijing, Shanghai, Guangzhou, Xi’an, Yantai, Nanjing, Chongqing, and Kunming have also signed up for the festival. In spite of their different cultural backgrounds and choral styles, all will come together in a spirit of peace and goodwill. The festival is both a pageant and a carnival for all young choral lovers. You can find more about the festival at www.wpcf.at This Carus Verlag cd was recorded live during the Musikfest in Stuttgart in 2010. This is a must-have cd if only to gain wider recognition for A. Grandi (1586-1630) and perhaps encourage more choirs to perform some of his pieces. In this recording Carus pays tribute to Grandi’s musical breadth and depth. This compilation is a wide cross-section of different musical styles and allows us to praise the Gächinger Kantorei Stuttgart, complimented by the impressive roster of soloists York (sop.), Taylor (alt.), Lyon (ten.) and Harvey (bas.). It is timely to remind ourselves that Alessandro Grandi’s works, as with those of many other classical composers, have long been undervalued and neglected. His entire career was overshadowed by that of his mentor, Claudio Monteverdi, whose renown prevailed over Grandi’s. Alongside Monteverdi, he was pivotal in the development of early baroque music, of which he is regarded as a pioneer. 64 LIBRI 90 Days To Sight-Reading Success [Successo nella lettura a prima vista in 90 giorni], Stan McGill & H. Morris Stevens Jr., Alliance Music Publications Another 90 Days To Sight Reading Success (A Singer’s Resource for Competitive Sight-Singing) [Un altro successo nella lettura a prima vista in 90 gorni (Un ausilio per i cantori che si preparano alla lettura a prima vista)], Stan McGill & H. Morris Stevens Jr., Alliance Music Publications Le citate pubblicazioni sono opera di due grandi direttori di coro e hanno avuto enorme successo nell’insegnamento del canto a prima vista agli studenti. Le tecniche che si trovano in questi libri davvero hanno funzionato egregiamente per molti studenti come pure per molti bambini. 90 Days To Sight-Reading Success è un libro di lavoro con cd, calibrato sulle necessità degli studenti di canto della scuola secondaria che si preparano all’esame di lettura vocale a prima vista. Si tratta di un approccio al canto a prima vista compatto e semplificato, che funziona davvero, e a un prezzo speciale. Another 90 Days To Sight-Reading Success è un nuovo sforzo collaborativo di Stan McGill e H. Morris Stevens Jr. che vogliono fornire agli studenti esercizi che possano servire come preparazione per l’esperienza competitiva di lettura a prima vista. È stato scritto a seguito di numerose richieste da parte di studenti che hanno trovato di notevole aiuto l’uso del loro libro originale 90 Days to Sight-Reading Success. Le premesse di questo secondo libro pareggiano molto bene quelle del loro predecessore. Ci sono dei cambiamenti notevoli in base al feedback di coloro che hanno utilizzato l’originale e alla pratica guidata, con ogni settimana organizzata per temi e con l’utilizzo dei brani del cd migliorati e ampliati. I consigli utili sono una raccolta di istruzioni dei due direttori preparate per i propri studenti coinvolti nella lettura a prima vista individualmente o per gli esami. È la speranza degli autori che tanto gli studenti quanto gli insegnanti trovino questo libro gratificante almeno quanto la loro prima edizione e utile nella preparazione per le competizioni di lettura a prima vista. Il cd allegato al volume è inestimabile per guidare lo studente alle lezioni e agli esempi. Gli autori sperano che questo loro lavoro sia di aiuto e augurano: buona lettura a prima vista! These publications by two great choral directors have met with tremendous success in teaching students – and even young children – to sing by sight-reading. The 90 Days To Sight-Reading Success workbook and cd meet the needs of the secondary school choir student who is preparing for vocal sight-reading auditions. It’s a compact, streamlined approach to sight singing that really works – at a bargain price. Another 90 Days to Sight-Reading Success is a collaborative effort of Stan McGill and H. Morris Stevens Jr., aimed at providing training exercises for students in preparing for the competitive sight reading experience. It was written as a result of numerous requests from students who had read their original book, 90 Days to Sight-Reading Success. The second volume has been amended to take into account the feedback from those who read the first. Like its predecessor, it contains weekly, guided practice on different themes, supported by improved and expanded cd tracks. It includes ‘helpful hints’, a compilation of instructions the two directors gave their own students. The authors hope that students and teachers alike will find this book just as rewarding and useful as the first edition in preparing for sight reading competitions. The accompanying cd is invaluable as a guide for students to the lessons and examples. Hope this helps! Happy sight-reading! www.feniarco.it Anno XIII n. 38 - maggio-agosto 2012 Rivista quadrimestrale della Fe.N.I.A.R.Co. Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali Presidente: Sante Fornasier Direttore responsabile: Sandro Bergamo Comitato di redazione: Efisio Blanc, Walter Marzilli, Giorgio Morandi, Puccio Pucci, Mauro Zuccante Segretario di redazione: Pier Filippo Rendina Hanno collaborato: Silvana Noschese, Rosanna Danelon, Alessandra Muratori, Silvia Azzolin, Simone Scerri, Maria Galantino, Manolo Da Rold, Giorgio Susana, Lorenzo Donati, Lorenzo Montanaro, Stefania Piccardi, Rossana Paliaga cori da tutta Italia concerti in città e sul territorio incontri e nuove conoscenze Redazione: via Altan 39 33078 San Vito al Tagliamento Pn tel. 0434 876724 - fax 0434 877554 [email protected] In copertina: Festival di Primavera 2012 (foto Renato Bianchini) turismo Progetto grafico e impaginazione: Interattiva, Spilimbergo Pn Stampa: Tipografia Menini, Spilimbergo Pn arte Associato all’Uspi Unione Stampa Periodica Italiana ISSN 2035-4851 Poste Italiane SpA – Spedizione in Abbonamento Postale – DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 1 NE/PN Abbonamento annuale: 25 € 5 abbonamenti: 100 € c.c.p. 11139599 Feniarco - Via Altan 39 33078 San Vito al Tagliamento Pn il più importante festival corale in Europa per la prima volta in Italia seguici su www.ectorino2012.it cultura e tradizioni n. 38 - maggio-agosto 2012 n. 38 - maggio-agosto 2012 Rivista quadrimestrale della FENIARCO Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali Feniarco Poste Italiane SpA – Spedizione in Abbonamento Postale – DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 1 NE/PN solidarietà e pratica corale la base per il futuro javier busto note in libertà morten lauridsen tra stile e cliché mente, corpo, voce e cuore far musica, essere musica italia’s got festival l’europa canta a torino