minerbe da scoprire - "TerraNostra"

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MINERBE DA SCOPRIRE
Stemma di Minerbe
(Nel Febbraio 2001, dopo vent'anni d'attesa, Minerbe ottiene un proprio stemma: lo sfondo è azzurro, presenta al centro un albero verde avente in
cima una colomba argentata con in becco un ramoscello d'ulivo. Da quanto ricavato in alcuni documenti, pare che il simbolo precedente non avesse
avuto una colomba con il ramo d'ulivo, bensì un uccello di un'altra specie, si pensa una civetta, che nulla avrebbe tenuto in bocca.)
Di notevole interesse storico-artistico sono le ville dei nobili edificate per lo più tra il
XIV e il XVIII secolo nella pianura veronese. Queste particolari abitazioni, sebbene
siano state costruite in secoli diversi, alcune come ville, altre come corti nobiliari,
presentano delle differenze architettoniche molto labili.
Sia per un tipo che per l‟altro, l‟edificio principale è molto simile nella struttura
architettonica: può variare lo scalone d‟accesso ai piani nobili, può variare un
balcone, una loggia, può variare il contorno alle finestre, il portone d‟accesso con il
suo viale, ma in linea generale, l‟impianto resta sempre lo stesso.
L‟elemento fondamentale che differenzia questi tipi di costruzioni è l‟aspetto
scenografico del giardino, l‟uso della vegetazione, come complemento architettonico.
Nel territorio minerbese si sviluppò maggiormente la “corte da padrone” dove gli
edifici dovevano rispondere ad esigenze d‟immagine e a finalità produttive.
(MINERVA
Dea dei Romani, probabilmente di origine etrusca; fu da principio soltanto padrona degli
artigiani; la sua identificazione con l’Atena dei Greci tardò alquanto a essere assoluta. I Tarquini
stabilirono la triade: Giove, Giunone e Minerva, dando a quest’ultima il carattere che aveva
Atena, di custode e padrona della città. Con l’andar del tempo la dea, similmente a quella greca,
da cui ormai ben poco si differenziava, fu per i Romani padrona di tutte le più elevate
manifestazioni dell’intellettualità.)
Alla scoperta di Ville, Chiese, Antiche Pievi, Palazzi Nobiliari che arricchiscono il
territorio comunale di Minerbe.
Un percorso nel paese e attraverso aree agricole che fanno ancora oggi rivivere
nell'aria le tradizioni di un tempo, pur combinate con la modernità.
Un percorso tra strade e stradine, percorribile anche in bicicletta, tra mulini
abbandonati, filari di pioppi che portano da decine di anni la loro ombra sulla fertile
terra della pianura veronese.
Itinerario possibile
1. P.zza IV Novembre / Chiesa
2. Villa Ferri (propr. Giuliari)
3. Via Roma / Palazzo Bighinatus
4. Villa Weill Weiss
5. Via Roma / Villa Spolverini detta “Il Palazzone”
6. Villa Da Prato
7. Via Roma / Villa Burzio
8. Via Roma / Villa Pignolati-Nichesola ( ora Leopardi)
9. Chiesa di Santa Lucia
10. Frazione di Santo Stefano
11. Villa Visconti
12. Villa Spolverini- Buri- Bernini
(Corte Campeggio)
13. Corte Colombaron
14. Pila Vecia
15. Villa Bernini- Cavazzocca
(La Colombara)
16.Frazione di San Zenone e chiesa
17 Villa Guarienti -Principe Alliata
18 Villa Bernini (propr. S.I.P.A
dott. Armellini Arrigo.)
19. Villa Conti Somaglia Di Stoppazzola
20. Villa Angari sede comunale
Piazza IV Novembre
fino agli anni ‟50 la piazza era caratterizzata da due edifici: la
chiesa e la loggia. Tra di loro c‟era una costruzione ornata da merli,
adibita per tanto tempo a scuole elementari e di catechismo, che
venne poi demolita. Un grande portone in legno immetteva nel
cotile della canonica. Davanti alla costruzione e a fianco del
campanile c‟era un vespasiano. Alcuni alberelli abbellivano la
piazza e le vie principali.
Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo
Risale al 1848-49, dopo un'edificazione durata più di vent'anni. Il
campanile, con 6 campane, è stato ultimato nel 1859. E'uno dei più
imponenti edifici religiosi della zona, composto da tre navate, con
cinque altari laterali per parte. Inizialmente presentava inserite sulla
facciata le statue dei quattro evangelisti, poi tolte per preservarle
dall'azione degli agenti atmosferici. Sopra l'arco della porta centrale
è stata invece posta la statua del patrono del paese, San Lorenzo
martire. La chiesa dalla sua costruzione venne più volte ampliata, e
dalla iniziale facciata in stile romanico passò alla più complessa
attuale. Inoltre il piccolo campanile costruito inizialmente fu
abbattuto nel 1874, per lasciare posto a quello che campeggia ora
sul lato sinistro della chiesa. Contiene alcuni dipinti di Antonio
Rebustini, pittore del paese, recanti la rappresentazione di alcuni
miracoli.
Edificio detto " La Loggia " ex Caffè Negri
E' un imponente municipio in stile ottocentesco ma con richiami ad
epoca romanica. Si presenta con un ampio loggiato a 6 arcate
frontali. Nell'edificio trova sede oggi il bar centrale e la biblioteca
civica, mentre in passato era stato dimora della sede municipale del
paese. Le finestre sono ornate da bifore e il tetto, a struttura
piramidale, si conclude in una fascia in pietra lavorata.
Il palazzo della Loggia è la vecchia sede del Municipio di Minerbe.
Partendo dalle origini, il palazzo comunale che sorgeva nella piazza
del paese era diverso da quello che possiamo vedere oggi in quanto
di dimensioni più modeste e dotato di soli tre archi invece degli
attuali sei. Non sappiamo quando sia stato costruito il primo
edificio, cronache riferiscono che un palazzo comunale era presente
in quel punto nel 1666, e che l‟edificio venne restaurato nel 1767 in
seguito ad un incendio. La forma e le dimensioni attuali sono da
datare negli anni 1879-1880 anno in cui il palazzo venne ricostruito
in seguito ad un altro incendio.
Gli incendi infatti hanno caratterizzato la storia di questa struttura
in maniera molto pesante; si ha notizie di incendi più o meno gravi
accaduti nel 1767, 1809, 1879, 1914 e 1922.
L‟attuale edificio dunque di epoca ottocentesca è elemento di
spicco nella piazza di Minerbe ed è sicuro punto di riferimento e di
ritrovo per tutti i minerbesi. Oltre ad ospitare un tempo il noto caffè
Negri che aveva suggestioni ottocentesche con i notabili del paese
che andavano a conversare e a giocare a carte, ora ospita un bar e al
piano superiore dove fino al 1974 vi erano gli uffici comunali, la
biblioteca civica, una bella sala civica che ospita anche il Consiglio
Comunale nelle pubbliche assemblee, e altre stanze in cui vengono
annualmente organizzate mostre pittoriche, fotografiche e
recentemente anche una mostra riservata agli hobbyes. Oltre allo
stemma comunale di Minerbe, sotto i portici e all‟interno della sala
civica sono state collocate delle iscrizioni marmoree, di cui alcune
meriterebbero di avere le iscrizioni recuperate essendo consunte e
illeggibili, a memoria di accadimenti salienti del paese.
dalla piazza in via G. Verdi troviamo Villa Ferri.
Recentemente restaurata, è una villa settecentesca in stile neoclassico.
Un tempo apparteneva ai conti Ferri di Padova
sempre lungo via Verdi, nel luogo attualmente occupato dalla scuola
Secondaria di Primo Grado, sorgeva la Villa dei nobili Bergolo Bottagisio
Via Roma, un tempo strada Santo Stefano
Palazzo Beghinatus
Dichiarato monumento nazionale, palazzo Bighignato è un esteso
caseggiato con un‟imponente entrata in stile barocco. Fu fatto
costruire nel 1705 dalla famiglia Bighignati, su progetto dell‟ing.
Gaspare Bighignati che prestava la sua opera alle dipendenze della
repubblica di Venezia. L‟entrata principale, imponente rispetto al
resto dell‟edificio, divide simmetricamente il fabbricato. Sopra il
cancello in ferro, una decorazione lignea fa bella mostra di sé. Sul
frontone spicca una scritta latina che ne commemora la costruzione:
“IN DEI SOLIUS HONOREM ET LOCI DECUS – ANNI DEI
MDCCV – GASPAR BIGHIGNATUS EREXIT” (In onore dell‟unico
Dio e a decoro del luogo, costruito nell‟anno del Signore 1705 da
Gaspare Bighignati). Il Palazzo e gli annessi vennero successivamente
ceduti alla famiglia dei Conti Stopazzola. Negli anni che seguirono
venne ceduta ad un unico acquirente che, a sua volta, la vendette
frazionandola.
Da via Roma , dopo aver imboccato via degli Alpini (ex via vallette)
troviamo villa Weill Weiss, costruita nel 1868, di appartenenza al
barone austriaco Weill Weiss. Ora è proprietà Chiavegato
Via Roma / Palazzone
Villa Spolverini ( detta " Il Palazzone " )
E'una delle ville minerbesi più vicine al centro del paese. Si trova a
poche centinaia di metri dalla piazza, sull'incrocio che porta a Legnago.
Per questa sua posizione strategica è sempre stata un punto di ritrovo per
la gente di Minerbe, nonché un importante punto di passaggio. Detta
comunemente " Il Palazzone ", questa villa, risalente al XIV, si
contraddistingue per la solidità della struttura, molto squadrata, ricoperta
da mattoni faccia a vista, e con un tetto piramidale. Da notare le finestre
molto ampie e bordate con marmo bianco, gli affreschi interni ed i
soffitti in legno dipinto. Anche la corte è particolare, in quanto
comprende una rimessa sostenuta da colonne di ordine dorico, non
comuni nell'architettura rurale.
Vicino alla villa Spolverini troviamo il palazzo un tempo dimora dei
nobili Da Prato ora è proprietà Zancanella
Via Roma
Villa Burzio ( Frattini )
Si trova in posizione quasi frontale rispetto alla villa Pignolati. E' datata
al XIV° secolo. La facciata culmina in un grande timpano ornato da
strutture curve, pinnacoli e cuspidi, con la consueta presenza dello
stemma di famiglia e un iscrizione del 1727, a ricordo di un
ampliamento della struttura, effettuato da Aurelio Bartolini. La corte è
oggi divisa nel corpo centrale di proprietà Frattini e in un ala laterale,
retrostante al giardino interno, di proprietà Stopazzola. In quest'ala si
cita un camino ben conservato in tipico stile veneziano.
Villa Pignolati- Nichesola (ora Leopardi)
Risale al 1700 ed era inizialmente di proprietà Pignolati, poi Nichesola
di Salerno. Dall'ampio portone si accede al parco alberato, resto del
grande brolo un tempo esistente. Attraverso un vialetto si raggiunge
l'ingresso, caratterizzato da tre arcate balaustrate e un balcone
soprastante. In cima al balcone si può osservare lo stemma di famiglia,
lo stesso che è impresso sulla chiave di volta del portone di entrata.
Chiesa di Santa Lucia A OSPEDALETTO
La chiesa, recentemente restaurata, si presenta con una facciata in stile
neoclassico e un interno sobrio, il cui particolare principale è l'altare
barocco. Curiosa è la sistemazione di questo altare, decentrato rispetto
alla chiesa, cosa che fa supporre un ampliamento dell'edificio
successivo all'originaria costruzione. La chiesa è datata al XIV-XV
secolo. Nei documenti se ne ha traccia a partire dal 1526, con la visita
del vescovo veronese Giberti all'adiacente ospedale dedicato a San
Rocco e Bastiano, oltre che a Santa Lucia. A quell'epoca il responsabile
della chiesa e dell'ospedale era Don Cesare da Legnago, capoluogo
della Bassa Veronese. La chiesa, oltre che come ospedale, era usata
come " albergo " per i pellegrini di passaggio che chiedevano alloggio.
Nel 1809 la chesa diventa di proprietà del Pio Istituto elemosiniere di
Santa Maria dell'Ospedale. Durante i recenti restauri del 1957 furono
rinvenuti affreschi di valore risalenti al XIV sec. .
Questa chiesa, già denominata Santa Maria dell‟Ospedale, pare
collochi la sua antica origine nel secolo IX, anche se i suoi elementi
costruttivi indicano con maggiore certezza una datazione risalente al
secolo XIV.
L‟edificio fu utilizzato anche come ospedale ed albergo per i pellegrini
di passaggio che chiedevano alloggio.
L‟aspetto e le dimensioni della cappella erano quelle tipiche di una
piccola struttura romanica ad un‟unica navata, con il tetto in legno.
Aveva piccole finestre strombate ed altare orientato ad est, esattamente
dove ora vi è l‟ingresso. Nel XVI secolo la chiesa è stata ampliata e
modificata, l‟ultima definitiva trasformazione avvenne nel „700,
quando fu demolita la parete destra per allargare la chiesa; per questo
l‟altare è decentrato.
L‟altare è di gusto barocco con paliotto a marmi policromi; l‟attuale
facciata è in stile neoclassico; le pitture murali, di carattere
devozionale, decoravano la cappella originaria (sec. XV, XVI) e a
seguito delle trasformazioni successive sono andate perdute in buona
parte, interessante la parte sinistra e i due lati dell‟altare su cui sono
stati rinvenuti due stemmi non attribuibili, suddivisi in sei riquadri:
I-II Madonna in trono con Bambino e alato San Giuseppe;
III Santo con il simbolo del Santissimo;
IV Madonna in trono con Bambino e a lato Santa Caterina
d‟Alessandria;
V Tre Santi tra i quali è riconoscibile San Sebastiano;
VI scrittura latina.
I dipinti sono a tempera e la tecnica è l‟affresco.
Frazione Santo Stefano
Chiesetta di Santo Stefano
La chiesa viene menzionata a partire dalle visite del vescovo Ghiberti nel 1526-2930-32-41. La chiesa, inizialmente, dipendeva dall'abbazia di San Gabriele di
Cremona e, nel 1526, quando viene menzionata, si trovava in pessime condizioni,
in stato di semi-abbandono e con parti di essa crollate o a rischio di crollo. Nel
1523, ad un ulteriore visita del vescovo veronese a Santo Stefano, frazione
minerbese, venne constatato il miglioramento delle condizioni dell'edificio di
culto, grazie al rifacimento del tetto. Il cappellano era,allora, don Cesare da San
Bonifacio. Secondo le leggende popolari, l'attuale chiesa venne ricostruita su un
capitello di proprietà della famiglia Malachin. All'inizio la chiesa era usata solo
per celebrazioni nei giorni più importati, come per la ricorrenza di Santo Stefano.
Nel 1920 venne costruito il campanile e venne istituita la festa, il 24 Maggio, di
Santa Maria Ausiliatrice, festeggiata ogni anno con una solenne processione.
Villa Visconti
Sulla strada statale per Verona, in località Santo Stefano; questa villa un tempo fu
residenza dei Visconti di Milano e dei nobili veronesi Rossi successivamente.
E'datata al XVII-XVIII secolo, e sulla porta di accesso è ancora oggi visibile lo
stemma dei Visconti (il piscione dei Visconti). Ora propr. Milanese
Frazione Anson
Chiesetta della Maternità di Maria
Secondo la tradizione popolare la chiesa di Anson deriverebbe
dall‟ampliamento di un vecchio capitello. Si sa di una piccola chiesa fatta
costruire nel 1858 da Giovanni Farina, che nel 1868 era già dotata di necessari
arredi sacri per celebrare la S.Messa. Verso la fine dell‟800 gli abitanti di
Anson apportarono ulteriori modifiche e ampliamenti alla chiesa. Nel 1930
venne alzato il campanile e, nel 1935, poste le campane. Nella seconda metà
degli anni ‟30 iniziarono i lavori di allungamento della chiesa mentre, nel 1995,
furono eseguiti lavori di restauro. All‟interno si possono ammirare numerose
opere del pittore minerbese Antonio Rebustini tra cui spicca una decorazione
raffigurante l‟ultima cena, collocata sopra l‟altare della chiesa. La chiesetta è
dedicata alla Divina Maternità di Maria, che si festeggia la terza domenica di
ottobre.
Località Campeggio
Pila Rebustini
Tappa n°6 ZONA CAMPEGGIO Dove Siamo: Da Santo Stefano imbocchiamo, sul
lato destro della chiesetta, via Luppia. Al termine di questa svoltiamo a sinistra e
proseguiamo per alcuni km, sino ad incontrare il mulino. Da qui imbocchiamo la
strada sterrata alla destra del mulino. Cosa c'è da Vedere: - Mulino Rebustini E'uno
dei tre antichi mulini di Minerbe, l'unico ad oggi ancora in funzione. Alimentato dal
corso d'acqua che lo attraversa e che ne muove la pala, è stato utilizzato ed è
utilizzato tutt'oggi per realizzare la farina.
Villa Spolverini-Buri-Bernini ( corte Campeggio )
Dimora dei Conti Buri, in origine Spolverini, dalle pagine della storia della villa
compare poi il nobile Giandanese Buri; ora è dimora dei Conti Bernini, , Camilla,
Isabella e Giovanni, figli del conte Giandanese Bernini, scomparso qualche anno fa.
Essa è di notevole interesse storico-artistico perché espressione di quelle ville dei
nobili edificate per lo più tra il XIV e il XVIII secolo nella pianura veronese. Queste
particolari abitazioni, sebbene siano state costruite in secoli diversi, alcune come
ville, altre come corti nobiliari, presentano delle differenze architettoniche molto
labili. Corte Campeggio è l‟esempio esplicativo di una bella e funzionale corte
nobiliare veneta che, con la grande aia in mattoni,è di notevole interesse storicoartistico perché espressione di quelle ville dei nobili edificate per lo più tra il XIV e il
XVIII secolo nella pianura veronese. Queste particolari abitazioni, sebbene siano
state costruite in secoli diversi, alcune come ville, altre come corti nobiliari,
presentano delle differenze architettoniche molto labili. È la tipica “corte da
padrone” dove l‟edificio risponde ad esigenze d‟immagine e a finalità produttive; in
passato, dopo il Colombaron, è stato il “quartier generale” dell‟organizzazione del
lavoro. Essa ha un tipico disegno rinascimentale veneto ed è l‟esempio esplicativo di
una bella e funzionale corte nobiliare veneta che, con la grande aia in mattoni, è
quella classica “corte patronale” racchiusa e protetta da fabbricati e mura. In questo
complesso architettonico si può vedere un‟antica torre e ammirare la chiesetta di
Santa Chiara (risalente all‟anno 1567) dedicata a Sant‟Antonio da Padova, nella quale
si entra all‟esterno della corte e sulla cui porta d‟entrata è posto l‟antico stemma del
casato Spolverini; dotata di paramenti sacri, viene aperta al pubblico in occasione
della commemorazione del santo e in alcune particolari ricorrenze.
Corte Colombaron
Grande corte padronale, tuttora in stato di abbandono, caratterizzata dall'enorme aia,
su cui si affaccia un imponente colonnato. Rispecchia la costruzione delle
caratteristiche corti agricole padronali, con un corpo centrale e più corpi laterali
dedicati agli alloggi dei contadini ed alle strutture di servizio annesse alla corte.
Corte Comuni
Corte Comuni, ora proprietà della famiglia Vivaldi, è un tipico esempio di corte
rurale del Basso Veronese, terra di "gran corsa all'acqua"… per far risara", la cui
economia è passata dalla coltivazione del riso al mais, all'allevamento di pregiati
volatili che vengono poi immessi nella attigua riserva di caccia.
È qui che fu messa a dimora la prima pianta di riso, come del resto la prima pianta di
granoturco. Fino a qualche decennio fa Corte Comuni era al centro di ampie risaie ed
era dotata di un mulino e di una pila a sedici pestelli, ora sapientemente restaurata dai
proprietari.
Mulino " Pila Vecia "
Si incontra tornando verso il centro del paese. E'in avanzato stato di degrado, ma vi si
può ancora notare bene la struttura. Attraversato da un corso d'acqua che un tempo ne
muoveva le pale, è composto da una grande struttura, ancora in parte conservata al
suo interno. Anch'esso, come gli altri precedentemente incontrati, è testimonianza
dell'importanza che queste strutture rivestivano nell'economia di un tempo del piccolo
paese veronese.
Corte Bernini-Cavazzocca ( detta " La
Colombara ")
Risalente al XIV secolo, recentemente
ristrutturata, è caratterizzata da una scala di
accesso a doppia rampa, che conduce al
piano nobile, e da una torre tozza che si
innalza al centro dell'edificio.
ora è proprietà Facchetti
Frazione San Zenone
Chiesa di San Zenone
Sorge dove prima, in epoca romana, si trovava un tempio pagano
dedicato alla dea Minerva, da cui prende il nome il territorio
comunale. La chiesa è al vescovo Zenone, che portò il
cristianesimo nel paese. Già nel secolo X era denominata Pieve e
venne menzionata in una bolla del 16 giugno 1145 dal papa
Eugenio III
Corte Guarienti " Principe Alliata "
L'origine di questa villa è remota, probabilmente rientra tra i beni
acquistati dai Guarienti dalla Camera di Verona nel 1407. Già nel
1696 il Marchese Antonio Guarienti di San Quirino possiede tale
proprietà con giardino antistante l'entrata principale e cappella,
oggi scomparsa. Nel 1816 fu costruita la grande aia per
l'essiccazione dei prodotti agricoli. Oggi la villa con annessa corte
appartiene alla nobile famiglia degli Alliata, che trova origine nei
Conti di Pisa. Il titolo di principe del sacro impero, spettante in
successione all‟attuale discendente è stato conferito da Carlo VI
d‟Amburgo nel secondo decennio del XVIII secolo.
Vicinissima a villa Guarienti è villa Bernini. Essa è un imponente
edificio dalle caratteristiche cinquecentesche, esempio di “corte”
contadina con abitazioni dei dipendenti e con ampia barchessa
con colonne doriche. Un tempo si raggiungeva la corte , oltre
attraverso il grande cancello vicino alla villa , per via fluviale,
tramite un corso d‟acqua , oggi parzialmente coperto, che
percorrendo buona parte della campagna, permetteva il trasporto
con barche dei prodotti agricoli.
Frazione Stopazzole
Corte Conti Somaglia di Stoppazzola
Antica corte rurale, composta da una parte originaria del XIV secolo. La parte più
recente, comprendente una torre che svetta sulla campagna circostante, risale al
periodo successivo, ed è stata restaurata nell'ultimo secolo. La corte appartiene
all'antica famiglia nobiliare dei conti Somaglia di Stopazzola, provenienti dalla val
Sumaia, in Lombardia. La corte è protetta da un alto muro, che termina nella chiesetta
di famiglia dedicata alla Vergine Maria.
Via Marconi
Villa Angari /sede municipale
Attualmente è la sede del municipio di Minerbe.
Completamente restaurata all'esterno, ha ripreso lo
splendore di un tempo. E'un maestoso edificio su due
piani, composto di un frontone superiore. Sul lato
sinistro dell'edificio possiamo notare anche la chiesetta,
tipicamente annessa alle ville della zona. Attraverso il
grande cortile alberato si accede, mediante una piccola
scalinata, al primo piano dell'edificio. Essa, di forme
sobrie ed eleganti, è di epoca ottocentesca ed è
fronteggiata da un bel parco. Fu ceduta da Giovanni
Babini nel 1969 al Comune di Minerbe, che con
delibera dell‟ottobre 1974 la destinò a sede del
Municipio, con il trasferimento degli uffici nel gennaio
del 1975. comprende anche un oratorio. L‟oratorio di
palazzo Angari è collocato a sinistra di chi guarda la
sede municipale, a cui come anzi detto è stata adibita
questa tipica villa signorile. L‟oratorio di piccole
dimensioni, presenta al suo interno decorazioni murali e
un bell‟altare marmoreo con un dipinto raffigurante la
Madonna con un‟aureola di stelle, il Bambino e due
santi. Si può quindi ammirare un bel soffitto in azzurro
e oro, riquadrato al centro da una pittura dai toni
delicati, che rappresenta due angeli. Attualmente non è
adibito al culto. L‟oratorio è collocato nella suggestiva
cornice dell‟antistante parco da cui ha diretto accesso
attraverso un cancello ricavato in una cinta in muratura
e ferro battuto, che allinea questa appendice del
fabbricato con il corpo principale della villa.
P.S. Esisteva la villa Bergolo-Bottagisio dei Conti Chiodo poi demolita nel 1972 per
far spazio alle attuali Scuole Medie in via Giuseppe Verdi nel 1974
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